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La roi écrit. Le correspondance du souverain hellénistique, suivie de deux lettres de'Antiochos III à partir de Louis Robert et d'Adolf Wilhelm
"Da molto tempo la corrispondenza reale, come tutto ciò che riguarda il re e la regalità ellenistica, è al centro dei miei interessi di studio. Questo volume vuole essere una riflessione generale e di metodo sulla corrispondenza reale e, nello stesso tempo, un nuovo studio di alcune lettere la cui lettura è stata fino ad oggi incompleta o la cui interpretazione è stata data come definitiva. Le due lettere reali che ho riunito nella seconda parte di questo volume non sono famose. Una proviene da Sinuri in Caria ed è nota tramite letture parziali date da Louis Robert nel 1945, sulla base di calchi mal riusciti o difficili da decifrare; l'altra viene da Soloi in Cilicia ed è stato copiata da Adolf Wilhelm nel 1892. Se ho potuto fare dei progressi nella decifrazione e interpretazione di queste due lettere reali, è stato grazie a ragioni specifiche per ciascuno dei due documenti. Così, nel caso della lettera di Sinuri, ho potuto applicare le tecnologie digitali e informatiche, che Jeanne e Louis Robert non avevano a disposizione, alla lettura dei calchi inventariati nel Fondo Louis Robert dell'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres. Nel caso della lettera di Soloi, sono stato in grado di mettere in discussione l'attribuzione tolemaica, dominante, grazie ai confronti con il gran numero di nuove lettere reali che sono oggi disponibili."""" (Dalla Prefazione dell'autore)" -
La scienza della natura per un intellettuale romano. Studi su Plinio il Vecchio
Il volume colloca la ""Naturalis Historia"""" sullo sfondo di una tradizione formata da tutto l'insieme della conoscenza filosofico-letteraria e retorica che, elaboratasi fin dagli inizi della cultura greca, poteva risultare attingibile a Plinio, e riconoscibile e comprensibile almeno ad una parte del suo pubblico. L'autrice studia le linee di coerenza che integrano elementi diversi nel discorso pliniano e valuta la competenza con cui Plinio le applica in base allo scopo che intende loro attribuire. I singoli elementi, per i quali siano riconoscibili ascendenze in un precedente discorso culturale, testimoniano della coerenza di Plinio e della sua competenza in un ampio complesso di àmbiti del sapere. Porre la """"Naturalis Historia"""" sullo sfondo di 'tradizioni' aiuta a cogliere meglio il senso di singoli passi e a comprendere di più la generale ideologia, che è umanitaria e politica. Ed è soprattutto nell'unione e coincidenza fra la cultura e l'impegno che risiede la cifra di Plinio come intellettuale."" -
Hermae. Scholars and scholarship in papyrology. Vol. 2
La presente opera arricchisce la serie dei ritratti dei papirologi più importanti contenuti in ""Hermae. Scholars and Scholarship in Papirology"""", volume pubblicato in questa stessa collana nel 2007. Si aggiungono qui i profili di altri diciassette studiosi, delineati da altrettanti autori. Così come per il volume precedente di Hermae, gli autori dei contributi hanno basato il loro lavoro sia sulla produzione dello studioso esaminato, sia su materiali d'archivio, sia su ricordi personali. Questo volume, proseguendo sulla stessa linea di quello uscito nel 2007, intende contribuire alla storia della papirologia e alla questione della natura e dei limiti di tale disciplina, e, al tempo stesso, è un omaggio a tutti gli studiosi che - in tutto o in parte - hanno dedicato le loro ricerche ai papiri, dando un contributo essenziale a tale ramo di studi classici."" -
Paroimiakòs. Il proverbio in Grecia e a Roma
Il proverbio, in passato come oggi, è l'anima di un popolo, perché ne condensa ideali e valori, abitudini e saperi. Nell'orizzonte letterario l'impiego di un proverbio rivela spesso la personalità di un autore, fa da specchio al suo contesto culturale e storico. Così è in Grecia e a Roma. Dopo una intensa, ma per certi versi pioneristica stagione di studi all'inizio del secolo scorso, l'interesse per il vasto patrimonio di proverbi ed espressioni proverbiali che la civiltà antica ci ha lasciato, sia nei testi letterati sia nei repertori paremiografici, è stato rilanciato negli ultimi due decenni. Questa raccolta di studi intende offrire una panoramica accurata della presenza di proverbi e sentenze negli autori greci e latini, anche grazie a moderne e diverse metodologie di ricerca. Da Esiodo al V secolo d.C., ogni capitolo offre il punto della situazione sugli studi paremiologici di un singolo autore o di un'opera, ne fornisce un repertorio completo e una bibliografia aggiornata. Altri studi si soffermano su aspetti più particolari o su singole, ma significative, espressioni proverbiali. -
Studi ellenistici. Vol. 24
In questo volume miscellaneo sono contenuti sedici saggi dedicati a temi nodali della storia e della cultura ellenistica. Il volume si apre con l'appassionata rievocazione della figura e dell'opera di Louis Robert (1904-1985), studioso di storia, epigrafia e numismatica greca, Professore al Collège de France e membro dell'École française d'Athènes. Seguono i saggi sulla confederazione di Athéna Ilias (il cui studio è basato su un decreto scoperto nel 2001 in prossimità del sito di Ilion; essa era composta da una serie di città unite dal culto di Atena Ilias) e su una fondazione corcirese. Fra le iscrizioni inedite pubblicate, si segnalano poi tre nuove lettere reali degli Antigonidi di Macedonia e due nuove iscrizioni da Nasso e da Cirene. Inoltre, alcuni saggi sono dedicati alla ideologia della regalità ellenistica, ai rapporti fra città e regni ellenistici, al ruolo delle regine e della religione nelle dinastie di età ellenistico-romana e alla diffusione della monetazione bronzea nell'area Egea. -
Servio e la poesia della scienza
L'autrice del volume rivolge la sua attenzione al modo in cui il commento di Servio dimostra di cercare nel testo virgiliano l'occasione per soffermarsi su questioni relative alla scienza: un argomento che non ha avuto finora, a parte il lavoro pionieristico di E. Wallace, il rilievo che avrebbe probabilmente meritato. Alcuni punti, selezionati perché particolarmente significativi all'interno del commento, mostrano lo straordinario valore attribuito alla filosofia epicurea e a Lucrezio, il suo più prestigioso rappresentante, uno tra i modelli letterari più profondamente assimilati dalla poesia virgiliana. Colpisce l'interesse particolare per questa filosofia, invocata volentieri a spiegare il testo virgiliano, a volte a proposito, altre volte a prezzo di qualche forzatura: un'attenzione che può convivere tranquillamente con quella per altre dottrine, diverse o magari contrastanti, ma che mantiene un posto sicuramente molto rilevante, se non addirittura privilegiato, nonostante il contesto storico-culturale in cui Servio si trova ad operare. -
Alcune poesie di Ripano Eupilino
"È ragionevole aspettarsi che l'opera giovanile d'un autore manifesti, nella ricerca di accenti propri, soluzioni formali e stilistiche oscillanti tra i richiami d'una tradizione esemplare e le proposte dei contemporanei, tra lusinghe d'una sperimentazione innovativa ed esercizi poetici personali, nati da cultura, sensibilità e gusto formatisi in esperienze ancor brevi di scuola e di vita. Anche la scelta del genere nel quale l'artista pensa di esprimere i contenuti a lui più congeniali appare dubbiosa fino a quando egli non ha maturato una chiara coscienza del senso e della funzione della propria arte. Alcune poesie di Ripano Eupilino non contraddicono tale realtà, ma ritraggono un'immagine del loro poeta già netta nei tratti essenziali. Si pensi alle mai smentite fonti poetiche dal mondo greco e dalla latinità presenti nella raccolta: Mosco, Anacreonte, Catullo, Orazio, Giovenale. Pure la forza dell'indignazione morale e la riprensione dei vizi sociali e culturali, che saranno nutrimento degli scritti pariniani e che matureranno nell'energia e nell'amarezza della grande satira, si leggono nei versi della prima raccolta; si riconosce inoltre, in essa, il gusto di una lingua modulata sul razionalismo della tradizione classica antica e dell'umanesimo moderno, senza preclusioni verso le novità contemporanee, ma ostile alla falsità di pensiero e alla sproporzione o sconvenienza delle immagini"""". (Dall'Introduzione)" -
Persistenze ed evoluzione del popolamento in area centro-italica in età antica. Il caso del vicus di Nersae
Il Cicolano o valle del Salto, per la sua ubicazione strategica, ha da sempre rivestito un ruolo notevole di collegamento all'interno dell'Italia centrale e il suo territorio (ager Aequiculanus), da cui deriva il nome l'antico popolo che lo abitava, gli Equicoli, è connotato da un notevole patrimonio archeologico che fin dall'Ottocento fu oggetto di attenzione. L'inizio degli anni ottanta del Novecento ha poi conosciuto una ripresa delle indagini e degli studi: fra questi, importanti quelli relativi all'antico abitato di ""Nersae"""", un """"vicus"""" che conobbe un notevole processo di urbanizzazione fra I secolo a.C. e I secolo d.C. e che viene ricordato anche da Virgilio nel VII libro dell'Eneide. Di """"Nersae"""" e del suo comprensorio, questo volume presenta i risultati delle più recenti ricerche archeologiche e topografiche, senza trascurare tutta la possibile documentazione offerta sia dalle fonti antiche, sia dalle scoperte archeologiche note da tempo. L'opera costituisce quindi una tappa importante per la conoscenza della strategia insediativa delle popolazioni italiche in area sabellica, e più specificamente della nuova organizzazione territoriale che investe gli antichi abitati ed il loro territorio dopo la conquista di Roma, che impone nei territori occupati dalle popolazioni dell'area centro italica una nuova organizzazione e nuovi sviluppi."" -
Prose. Scritti polemici (1756-1760)
L'edizione nazionale delle ""Prose"""" di Giuseppe Parini si avvia con il presente volume degli scritti relativi alla polemica col padre Bandiera (1756) e col padre Branda (1760). Si tratta di testi che rappresentano momenti decisivi della sua formazione e della sua sperimentazione letteraria e linguistica nell'Accademia dei Trasformati; attraverso le polemiche Parini va infatti precisando meglio i contenuti e i contorni del suo nuovo classicismo, reinterpretandolo alla luce di apporti naturalistici rinascimentali e del razionalismo settecentesco. E, nello stesso tempo, egli dà inizio a quella riflessione sulla lingua che troverà più tardi, nelle """"Lezioni di Belle Lettere"""", una più organica sistemazione, rinnovata e rimeditata nel quadro delle idee sensiste e del suo nuovo impegno civile. Gli scritti polemici pariniani vanno perciò riletti e considerati in questa prospettiva, al di là delle occasioni che le innescarono e del personalismo in cui degenerarono."" -
Miti e culti tebani nella poesia di Pindaro
Come la tradizione manoscritta testimonia, tra i carmi di Pindaro furono gli epinici a godere di maggior fortuna, e tale vantaggio perdura anche negli studi moderni. Eppure i frammenti degli inni, dei peani, dei ditirambi sono una miniera preziosa da cui trarre tradizioni mitiche e allusioni a culti. Anche grazie al sussidio di testimonianze di diversa natura, letterarie e non letterarie, coeve e non coeve, si può capire un'ode pindarica non soltanto come prodotto letterario, ma anche come espressione del proprio tempo e crogiuolo di molteplici significati mitico-religiosi, politici, storici e sociali. Il mito narrato è sempre pertinente all'occasione rituale di esecuzione: così il mito unito al rito diventa un binomio inscindibile, una mescolanza ben amalgamata nella quale i singoli ingredienti si fondono. Questo tipo di ricerca è lo scopo precipuo del presente lavoro, che intende individuare ed analizzare il legame tra Pindaro e i miti e i culti tebani: il poeta da un lato si pone nel solco della vulgata mitologica, ma dall'altro riserva sorprese nella selezione e presenta varianti nella trattazione di miti di tradizione consolidata, grazie soprattutto ai poeti precedenti e alla tragedia attica coeva. Il volume risulta articolato in cinque capitoli, ognuno dei quali fa capo ad un personaggio, eroe o dio, costitutivo della ""mitologia tebana""""."" -
Novus unde furor. Una lettura del dodicesimo libro della Tebaide di Stazio
Il ritorno dell'interesse sul poeta (Publio Papinio Stazio) che negli anni di Domiziano indirizzò la sua maggiore opera all'epos tragico tebano (La Tebaide, che racconta della lotta fratricida tra Eteocle e Polinice per la successione al trono di Tebe), trova molteplici spiegazioni negli studi che si sono sviluppati sull'onda di un rinnovato interesse per la letteratura dell'età flavia. La ""Tebaide"""" è stata, negli ultimi decenni, oggetto di un ricco dibattito focalizzato sulla complessità ideologica e letteraria dell'opera. Sull'onda degli studi sulla lingua inquieta del racconto epico, la scelta dell'autore è stata quella di analizzare gli 819 versi che costituiscono il dodicesimo e ultimo libro. Esso propone infatti la riapertura inaspettata di un conflitto che sembrava risolto e che si dirama in numerose trame del racconto. La tensione è tra Eteocle e Polinice; tra due stirpi, quella argiva e quella tebana; tra il """"maschile"""" e il """"femminile"""", tra Creonte e Teseo, tra la pace e la guerra, tra il furor e l'armonia dell'equilibrio, tra il pianto del luctus e la gioia sfrenata, che sembrano coesistere con sinistri accenti di inquietudine negli ultimi versi della narrazione. La lingua si fa specchio e cassa di risonanza di una polisemia e di polarità non risolte: attraverso gli strumenti retorici della negazione, dell'enallage, dell'uso allusivo di alcuni lessemi, Stazio veicola un potenziale di ambiguità stilistica che riflette il disordine di un cosmo non pacificato."" -
Emblematics in the early modern age. Case studies on the interaction between philosophy, art and literature
L'emblema è una combinazione interdipendente di un'immagine simbolica (pictura), di un motto o di un titolo conciso (inscriptio), e di un brano di prosa o in versi (subscriptio). Le origini della forma sono complesse, ed essa è costruita su supposizioni riguardo il mondo naturale, l'arte e il linguaggio che, nello stesso tempo, precedono e caratterizzano il Rinascimento. Di importanza fondamentale è il punto di vista medioevale, che raffigurava la natura come un libro o uno specchio, e che attribuiva ad ogni cosa un significato corrispondente. L'arte come una pagina nel libro della natura, o come un passo della Bibbia, è suscettibile di diversi livelli di interpretazione, e la poesia e le immagini possono significare qualcosa che va oltre quello che effettivamente sono e non solo quello che sembrano rappresentare. Gli emblemi sono una forma di ragionamento per analogia, e sono spesso enigmatici. Come forma di discorso persuasivo, gli emblemi possono presentare la morale popolare o colta, dichiarazioni politiche o di propaganda religiosa. L'enorme successo della tradizione emblematica è dovuto anche alla stampa di libri economici, tascabili, dalla seconda metà del XVI secolo in poi, libri che hanno favorito la diffusione della cultura umanistica in settori più ampi della società alfabetizzata. Questo volume presenta saggi sulla letteratura emblematica del XVI e del XVII secolo e sulle sue relazioni con la contemporanea cultura del Rinascimento. -
Pergame de la fin du Ve au début du Ier siècle avant J.-C. Pratiques monétaires et histoire
Il nome di Pergamo evoca innanzi tutto il regno attalide. Tuttavia l'esistenza della città è anteriore alla nascita della dinastia. La città di Pergamo ha continuato ad avere un'esistenza istituzionale all'epoca della monarchia attalide, prima di essere dichiarata libera dall'ultimo sovrano nel suo testamento. La questione del rapporto tra città e re, una delle più dibattute della storia ellenistica, si pone quindi in un modo particolarmente complesso nel caso di Pergamo, sia come città sia come sede di un potere dinastico e reale. Lo scopo del volume è quello di affrontare questo rapporto attraverso la storia delle pratiche monetarie. Tale approccio ha il vantaggio di andare al di là del discorso ufficiale trasmesso dalle fonti epigrafiche e di porre la questione delle relazioni tra re e città attraverso un oggetto concreto, la moneta. Infatti, se la moneta è un'emanazione delle istituzioni e il riflesso di un'ideologia, ella è però soprattutto un mezzo di scambio che risponde a bisogni specifici. Quali sono state le scelte monetarie fatte dagli Attalidi? Quali sono i problemi che hanno incontrato, come si sono inseriti nella situazione monetaria esistente, in cosa hanno innovato? Quali sono state le conseguenze delle loro scelte nella produzione monetaria della città di Pergamo e nella circolazione di denaro all'interno della città? Per rispondere a queste domande è indispensabile tenere conto sia della moneta emessa dalla città di Pergamo sia di quella emessa dai re nella zecca di Pergamo. -
Pergame de la fin du Ve au début du Ier siècle avant J.-C. Pratiques monétaires et histoire
Il nome di Pergamo evoca innanzi tutto il regno attalide. Tuttavia l'esistenza della città è anteriore alla nascita della dinastia. La città di Pergamo ha continuato ad avere un'esistenza istituzionale all'epoca della monarchia attalide, prima di essere dichiarata libera dall'ultimo sovrano nel suo testamento. La questione del rapporto tra città e re, una delle più dibattute della storia ellenistica, si pone quindi in un modo particolarmente complesso nel caso di Pergamo, sia come città sia come sede di un potere dinastico e reale. Lo scopo del volume è quello di affrontare questo rapporto attraverso la storia delle pratiche monetarie. Tale approccio ha il vantaggio di andare al di là del discorso ufficiale trasmesso dalle fonti epigrafiche e di porre la questione delle relazioni tra re e città attraverso un oggetto concreto, la moneta. Infatti, se la moneta è un'emanazione delle istituzioni e il riflesso di un'ideologia, ella è però soprattutto un mezzo di scambio che risponde a bisogni specifici. Quali sono state le scelte monetarie fatte dagli Attalidi? Quali sono i problemi che hanno incontrato, come si sono inseriti nella situazione monetaria esistente, in cosa hanno innovato? Quali sono state le conseguenze delle loro scelte nella produzione monetaria della città di Pergamo e nella circolazione di denaro all'interno della città? Per rispondere a queste domande è indispensabile tenere conto sia della moneta emessa dalla città di Pergamo sia di quella emessa dai re nella zecca di Pergamo. -
Giani Stuparich tra ritorno e ricordo. Atti del Convegno internazionale (Trieste, 20-21 ottobre 2011)
"Tra ritorno e ricordo"""" è la traccia per il convegno su Giani Stuparich di cui questo volume contiene gli Atti, traccia scelta soprattutto per sintetizzare il personaggio e la sua opera: realmente il meglio della produzione letteraria di Stuparich trova infatti spunti e collegamenti con queste due prospettive, non di rado coincidenti, dove il ritorno più vistoso è quello dalla grande guerra, segnato dal dramma di coloro che non sono tornati, in primis il fratello Carlo e l'amico Scipio Slataper, mentre ogni epoca della sua vita è animata da ricordi così vivi e importanti da riportarlo quasi nelle situazioni precedenti, per riviverle, rielaborarle, forse correggerle, almeno quando divengono creazione letteraria. Giani Stuparich è stato contemporaneamente protagonista, testimone e narratore di un'epopea: la Trieste letteraria che ogni studioso del primo Novecento ha in mente è nata innanzi tutto dalla lettura del suo libro """"Trieste nei miei ricordi"""", dal quale balzano fuori come vivi Italo Svevo, Umberto Saba, Virgilio Giotti, Julius Kugy, James Joyce, Silvio Benco, Pierantonio Quarantotti Gambini, Roberto Bazlen e gli altri, persino coloro che negli anni venti non potevano più esserci, perché caduti per la Patria. I ricordi che contano per Stuparich sono quelli della sua formazione: ricordi familiari, legati al territorio, l'Istria e Lussino specialmente, poi gli anni fiorentini, infine la drammatica esperienza della guerra e della prigionia." -
Moderna. Semestrale di teoria e critica della letteratura. Indici 1999-2008
Il presente volume raccoglie e riassume l'attività scientifica di ""Moderna"""" nel suo primo decennio di vita, dal 1999 al 2008. L'indicizzazione comincia con l'elenco dei sommari di ciascun numero della rivista; poiché ogni sommario intende rispecchiare fedelmente la struttura di ciascun volume di """"Moderna"""", di esso - se monografico - è dato anzitutto il titolo; è quindi segnalato il nome del curatore o, più semplicemente, dell'autore della presentazione; segue infine il contenuto del volume, suddiviso nelle sue parti (rispettivamente sono indicati i contributi di teoria della letteratura, quelli di critica e il """"Bilancio"""", il cui tema è in certi casi coerente a quello dell'intero volume, discostandosene in altri). In calce ai sommari, un elenco alfabetico dei numeri monografici e dei bilanci propone una prima campionatura tematica del decennio 1999-2008. La sezione successiva contiene gli abstracts di ciascun contributo che """"Moderna"""" ha ospitato nei suoi primi dieci anni di vita; i contributi sono dati in ordine alfabetico per autore e - per gli autori che hanno firmato più di un contributo - in sequenza cronologica; per ciascuno di essi si dà un numero d'ordine tra parentesi quadre, che costituisce la chiave di citazione nei due indici che seguono. Il primo di questi contiene gli autori e le opere, il secondo gli argomenti notevoli: a ogni voce fa seguito l'annata della rivista (espressa in volume, anno) e il (numero d'ordine) del contributo che rinvia all'elenco con abstract."" -
Protagora tra filologia e filosofia. La testimonianza di Aristotele
Il volume ha la sua origine nella mancanza di un'indagine sistematica su Protagora in Aristotele: i motivi di questa assenza possono essere ricondotti in buona parte alla forma non organica della trattazione di Aristotele: è difficile separare, ad esempio nel libro G della Metafisica, il materiale realmente ascrivibile a Protagora dalla trama di riferimenti al pensiero presocratico e alla posizione dell'Accademia sul problema dei fondamenti di scienza e filosofia, una trama nella quale il filosofo è inserito come termine di confronto. Dalle pagine di Aristotele emerge una figura di Protagora complessa, i cui interessi possono essere collocati tra filologia e filosofia. L'autore torna dunque sulle pagine di Aristotele nella prospettiva di un contributo a una maggiore comprensione di Protagora e della storiografia filosofica che Aristotele sviluppa. -
Protagora tra filologia e filosofia. Le testimonianze di Aristotele
Il volume ha la sua origine nella mancanza di un'indagine sistematica su Protagora in Aristotele: i motivi di questa assenza possono essere ricondotti in buona parte alla forma non organica della trattazione di Aristotele: è difficile separare, ad esempio nel libro G della Metafisica, il materiale realmente ascrivibile a Protagora dalla trama di riferimenti al pensiero presocratico e alla posizione dell'Accademia sul problema dei fondamenti di scienza e filosofia, una trama nella quale il filosofo è inserito come termine di confronto. Dalle pagine di Aristotele emerge una figura di Protagora complessa, i cui interessi possono essere collocati tra filologia e filosofia. L'autore torna dunque sulle pagine di Aristotele nella prospettiva di un contributo a una maggiore comprensione di Protagora e della storiografia filosofica che Aristotele sviluppa. -
L' esagono imperfetto. I libri proibiti della Biblioteca Brancacciana secondo l'inventario del 1730 circa
Costituita a Roma nella prima metà del 1600 dal cardinal Francesco Maria Brancaccio e portata a Napoli per sua volontà, la Brancacciana è stata la prima biblioteca pubblica aperta a Napoli; con una dotazione annua di 800 scudi d'oro, fu inaugurata nel 1690 e aperta al pubblico a metà del 1691. A partire dal 1724 le venne assegnato il diritto alla copia d'obbligo e per tutto l'Ottocento fu beneficiaria di importanti donazioni. Con una consistenza di oltre sessantacinquemila unità bibliografiche, dai primordi della stampa agli inizi del Novecento, essa costituisce oggi uno dei fondi antichi di maggior rilievo della Biblioteca Nazionale. Ai primi tre inventari, databili tra la fine del Seicento e l'inizio del secolo successivo, fa seguito una quarta testimonianza documentaria, ""l'Inventario de' libri proibiti della Libraria Brancacciana"""", un codice in perfetto stato di conservazione, databile attorno al 1730, che riporta un catalogo speciale: circa mille notizie riguardanti il contenuto di quattro scansie composte da vari scaffali: in sostituzione dell'esagono di borgesiana memoria, il perimetro quindi di un semplice quadrilatero in cui si dovevano allineare all'epoca i libri proibiti. Il volume che si presenta propone di questo """"Inventario"""" la trascrizione completa, corredata dal confronto integrale delle segnalazioni settecentesche con il data base composto in questi ultimi anni."" -
Mediterranei orbis gentium linguae et scripturae. Recueil des écrits. Vol. 1-4
È a Michel Lejeune (1907-2000) che la nostra conoscenza delle lingue e delle scritture del Mediterraneo antico deve, nel XX secolo, il suo progresso più significativo. La sua attività scientifica, che comprende sia le lingue classiche che quelle di frammentaria attestazione dell'antichità greca e romana, tocca diversi settori disciplinari: linguistica, epigrafia, filologia, storia. La produzione scientifica di Lejeune, che è immensa, è stata molto proficua nei vari campi a cui ha dedicato la sua ricerca. Questa antologia dei suoi scritti (di cui sono qui presentati i primi quattro volumi) non è semplicemente una selezione di opere, ma mira a delineare un panorama completo dell'attività scientifica di Michel Lejeune a servizio della storia delle discipline interessate, fornendo un repertorio che integra gli altri lavori già pubblicati in volumi autonomi.