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Fratelli di cinema. Paolo e Vittorio Taviani in viaggio dietro la macchina da presa
Paolo e Vittorio Taviani rappresentano una grande lezione di cinema italiano. Dopo tanti film importanti, sono riusciti ancora a emozionarci profondamente con ""Cesare deve morire"""", vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino e di cinque David di Donatello nel 2012, tra cui quello al miglior film e alla migliore regia. E adesso sono impegnati nella sfida difficile, ma anche tanto congeniale alla loro sensibilità e cultura, di una trasposizione cinematografica del Decameron. In una sorta di autobiografia professionale, in cui prevale il racconto commosso e partecipato della loro giovinezza a Pisa, i fratelli Taviani ripercorrono in questo agile, ma denso libretto, le tappe di una straordinaria parabola esistenziale, facendoci entrare nelle pieghe del mestiere del cinema. Il racconto di due vite dove è impossibile tracciare un confine tra dimensione privata e dimensione professionale, di un cammino artistico d'eccezione che ha accompagnato la storia del nostro paese per oltre sessant'anni, regalando immagini che sono nella memoria di tutti noi. L'arrivo a Pisa dalla provincia, la scoperta dei Lungarni e della loro inesprimibile luce, gli anni dell'università, l'amore per il cinema e il rinsaldarsi di una fratellanza proprio nel nome di questo amore condiviso. Introduzione di Marco Filippeschi. Prefazione di Lorenzo Cuccu."" -
Letterature e controvalori. Critica e scritture nell'era del web
I controvalori sono quelli che, nel mercato finanziario, indicano il valore materiale di un titolo e insieme la disponibilità degli operatori al suo acquisto o alla sua vendita. Anche la letteratura sembra ormai soggetta a leggi di mercato, ma i suoi sono spesso ""valori contro"""", tendenzialmente rivolti più alla lunga durata che al realizzo immediato. Giocando in questo campo semantico, i saggi di Casadei delineano alcuni aspetti essenziali per la rilettura attuale delle opere letterarie: le potenzialità del loro particolare realismo, al di fuori di ogni mitologia dell'inesperienza; la loro capacità di rappresentare situazioni locali o nazionali anche in un contesto globalizzato; le basi che devono essere poste per interpretare criticamente i testi nell'epoca dell'inflazione degli spazi virtuali, tra blog e social network. Lo scopo non è quello di tornare a una passiva difesa dei valori umanistici o all'esaltazione delle opinioni acquisite, fossero pure quelle di grandi critici come Erich Auerbach. Bisogna invece avere il coraggio di accettare sfide che vengono non solo dalla società globale ma anche dalle nuove intersezioni fra campi del sapere (in primo luogo le scienze cognitive), campi di potere culturale e finalità della critica."" -
Collaborare per crescere. La cooperazione tra imprese al Nord e al Sud
Dove si diffonde un sistema di relazioni cooperative, le imprese sperimentano una più elevata crescita economica ed entrano con maggiore successo nei mercati internazionali. Tali tendenze sono state spesso richiamate soprattutto in questi anni di grave crisi economica e vengono confermate anche da questa ricerca della Fondazione Res, curata da Pier Francesco Asso e Emmanuele Pavolini. Ma a che cosa è legata la propensione delle imprese a cooperare? Perché la collaborazione è così ""difficile""""? Esistono differenze territoriali importanti che distinguono le imprese del Sud da quelle del Nord? Quali sono le attitudini a collaborare delle imprese meridionali e siciliane in particolare? E quali i risultati in termini di maggiore produttività e più brillanti performance aziendali? Il volume, che ha beneficiato del contributo di esperti e ricercatori qualificati, cerca di rispondere a queste domande e di mostrare le ragioni delle difficoltà incontrate dalle imprese. L'obiettivo è quello di elaborare misurazioni quantitative e di entrare nel vissuto degli imprenditori per individuare quali elementi - fiduciari, relazionali, culturali, o, più generalmente, politico-istituzionali - ci aiutano a fare luce sulle differenti propensioni a collaborare e a intessere reti di relazioni."" -
Filiere d'Italia. Produzioni e reti dell'agroalimentare
Parlare di filiere agroalimentari del made in Italy significa evocare molti temi che riscuotono oggi particolare interesse: cibo, tipicità, territori, sicurezza, sostenibilità ambientale, ma anche imprese, innovazione, mercati (locali e globali). La ricerca presentata in questo volume, tuttavia, evita di mescolare di tutto un po' e offre invece una lucida valutazione sullo stato delle filiere agroalimentari italiane. Il percorso di analisi prende avvio grazie a una ricca integrazione di fonti statistiche, con lo scopo di misurare il ruolo dell'agricoltura lungo la filiera dei prodotti alimentari, mantenendo come sfondo il confronto internazionale. Diversi gli ambiti considerati, tra cui la struttura delle aziende agricole e agro-industriali, la loro produttività, la competitività internazionale, i canali commerciali. Così, a una visione quantitativa dell'agricoltura se ne è affiancata una qualitativa, che oltre ai numeri guardasse la realtà. Attraverso interviste in profondità a significative industrie nazionali della trasformazione alimentare, si è cercato di dipingere un quadro inedito di otto filiere agroalimentari. Il tratto caratterizzante che ne è emerso è quello di intendere la filiera come uno spazio di relazioni fra attori, che può essere variamente configurato in funzione dei prodotti, delle tecnologie, dei mercati da presidiare. -
Fiabe e storie. Ediz. integrale
Le fiabe di Hans Christian Andersen costituiscono un corpus narrativo che non ha uguali per forza e ampiezza di diffusione nell'ambito delle culture occidentali. Composte e pubblicate fra il 1835 e il 1874, esse scaturiscono in gran parte dalla fantasia originale dell'autore e solo in minima parte dalla materia popolare cui pure, almeno inizialmente, egli dichiarò di ispirarsi. Il fatto è che Andersen non si limita a ripercorrere e reinterpretare il filo della grande tradizione favolistica europea, inaugurata da Basile, fissata da Perrault e ulteriormente strutturata da Hoffmann. Dotato di un'inquieta tensione romantica e di un'autentica consapevolezza borghese, Andersen cambia radicalmente la prospettiva della fiaba. Prima di lui maghi, streghe, gnomi, draghi, fate e orchi erano figure dotate di poteri speciali, dalla sapienza impenetrabile, misteriosa, ignota al lettore. Andersen, al contrario, opera una sorta di umanizzazione di animali e cose e spesso s'immerge egli stesso nelle creature di sua invenzione, diventando di volta in volta un abete, un salvadanaio, una lumaca, una teiera. È qui il segreto del suo planetario successo: inventare figure irreali, per poi subito immergerle nel mondo reale, nella quotidianità delle passioni e delle pulsioni. Introduzione di Vincenzo Cerami. -
I tre moschettieri
Qual è il segreto? Dove sta la magia? Nella forza del plot? Nella qualità possente dello scenario storico che è in grado di evocare? Nell'alternarsi continuo di ingenuità e malizia? Nella suspense? Forse, più di tutto, nella gioia del raccontare. È la seduzione narrativa, infatti, a fare dei ""Tre moschettieri"""" un capostipite del romanzo senza aggettivi (le etichette che di volta in volta gli sono state applicate - romanzo storico, d'avventura, d'appendice, di cappa e spada - rischiano di risultare fortemente riduttive). Questo capolavoro dell'intrigo cattura ad ogni pagina il lettore, lo spiazza, lo depista, lo inganna e lo rende complice, per poi coinvolgerlo in uno strabiliante """"effetto meraviglia"""". A partire dal titolo: non solo """"I tre moschettieri"""" sono quattro, ma - come ha osservato Umberto Eco - il romanzo è palesemente """"la storia del quarto"""", di d'Artagnan, che è l'assoluto protagonista non solo di questo libro, ma degli altri due che seguiranno: """"Vent'anni dopo"""" e """"Il Visconte di Bragelonne"""". """"Immaginatevi un Don Chisciotte a diciott'anni"""": è questo il primo impatto del lettore con d'Artagnan, e attorno a questo virtuoso della spada, a questo campione di lealtà, di fedeltà incondizionata alla causa del re, di dedizione assoluta alla regina, si dipanerà la storia dei tre romanzi, la storia di una vita. Con una introduzione e un dizionario dei personaggi di Claude Schopp."" -
Le nuove storie del piccolo Nicolas
"Se il Piccolo Nicolas fosse comparso sul palcoscenico a teatro, gli spettatori avrebbero applaudito così tanto, che il simpatico monello avrebbe dovuto regalare un bis. E dunque, ecco a voi il bis!"""". Scrive così Anne Goscinny, figlia del grande René, nella presentazione al secondo volume delle storie inedite di Nicolas. È stato infatti grazie al successo del primo volume di inediti che la popolarità del Piccolo Nicolas è esplosa a livello planetario: trentadue traduzioni in ogni angolo del pianeta, un film di successo di cui si annuncia un primo sequel in primavera, una serie animata in tv, e un profluvio di giocose attività sul web. A bissare quell'exploit ci pensano oggi queste quarantacinque storie nuove di zecca, concepite in origine dagli autori per le testate francesi """"Sud-Ouest Dimanche"""" e """"Pilote"""", negli anni tra il 1959 e il 1965. Uscendo dalla polvere degli archivi dopo oltre cinquant'anni, una decina di esse si è ritrovata però malconcia, sicché il grande maestro Sempé ha ripreso in mano la matita e le ha illustrate appositamente per questa raccolta: """"Nicolas è ormai una star, e ha preteso un trattamento da star"""", commenta ancora simpaticamente Anne Goscinny. Età di lettura: da 10 anni." -
Il mio primo Don Chisciotte
"Conoscete già la storia di Don Chisciotte? Chissà quante volte vi è capitato di sentirlo nominare, magari insieme a un certo Sancio Panza. Per conoscere tutte le loro avventure dovrete aspettare di avere mani e cervello abbastanza grandi per leggere un librone di mille pagine, che è tra i più belli mai scritti al mondo. Nell'attesa, però, potete divertirvi con questo primo assaggio. Ma mi raccomando, non prendete queste avventure troppo sul serio. Don Chisciotte, infatti, a furia di leggere le storie degli antichi cavalieri, si convinse che erano proprio vere. Perciò un bel giorno montò sul suo cavallo spelacchiato, si prese un contadinotto come scudiero e se ne andò per il mondo a raddrizzare torti e vendicare ingiustizie (così, almeno, credeva lui...)"""" Età di lettura: da 9 anni." -
Il cinema secondo Lattuada. Bellezza, eros e stile
Regista, intellettuale appassionato di letteratura, arte e fotografia, fondatore, tra l'altro, della Cineteca italiana di Milano, Alberto Lattuada è stato una delle grandi figure del cinema italiano del secolo scorso. In occasione del centenario della nascita, che sarà celebrato in grande stile alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 2014, questo volume propone un viaggio nell'opera e nella vita del regista, frutto degli incontri e delle interviste tra Alberto Lattuada e Gianni Volpi, uno dei più autorevoli critici italiani prematuramente scomparso nel 2013. Le conversazioni, qui pubblicate in versione integrale come un unico lungo dialogo, erano state pensate da Volpi per una monografia dedicata al regista, che però non è mai stata realizzata. Nel dialogo tra Lattuada e Volpi emerge un'idea di cinema di estrema modernità, abitata da uno spirito libero e anticonvenzionale, che apparteneva sia al regista che al critico. Dagli anni della formazione, nel mondo intellettuale antifascista milanese, agli anni del successo, Lattuada sembra mantenere una sorta di coerenza legata ai propri desideri rivelando una grandissima duttilità di pensiero e di approccio all'arte, alla letteratura e alla musica, sempre con straordinaria ironia. -
Horror italiano
"I vampiri"""" (1957) di Riccardo Freda e Mario Bava è comunemente ritenuto il primo horror italiano. Lo stupore dei critici, lo scarso successo di pubblico, l'ambientazione parigina sembravano palesare l'horror come un corpo estraneo al nostro cinema nazionale. I film del terrore italiani andranno così in giro per il mondo sconfessando i propri natali, camuffandosi sotto etichette e pseudonimi posticci, portatori di un retaggio culturale che sembrava escludere a priori l'orrore dal nostro paesaggio e immaginario. L'horror nazionale si manifesta in concomitanza con una più ampia affermazione dell'horror a livello europeo, al cui interno il cosiddetto """"gotico all'italiana"""" opera per imitazione di modelli stranieri, ma si dimostra anche capace di rielaborarli con originalità, attingendo alle strutture simboliche del melodramma e intessendo relazioni con altri generi. Dall'inizio degli anni Sessanta l'horror italiano circola, si espande, rende difficile se non improduttivo mantenere il cinema separato da una più ampia dimensione mediale e di dialogo intertestuale e conservare distinzioni tra cultura alta e bassa." -
Giornalismi nella rete. Per non essere sudditi di Facebook e Google
Un libro scritto nel web per un giornalismo che è sempre più web. Costruito per mesi sul sito giornalisminellarete.donzelli.it con la collaborazione di decine di operatori dell'informazione e giovani studenti di comunicazione, il nuovo libro di Michele Mezza acrobaticamente si cimenta in uno spericolato surfing fra le tempestose onde del mare giornalismo. Sarà Facebook l'edicola del mondo? Google automatizzerà le notizie? Il libro, integrando l'approccio radicale dell'autore con l'esperienza di un testimonial del sistema giornalistico italiano come Giulio Anselmi, già grande direttore di giornali e attualmente presidente dell'Ansa, propone elementi per orientarsi nel labirinto digitale azzardando risposte di fondo e proponendo approcci analitici per il nuovo che verrà. L'innovazione viene raccontata con il linguaggio dell'innovazione: filmati, link, testimonianze, visibili sulla carta con i QR code. Il ragionamento procede mostrando le esperienze concrete di grandi giornali, come la ristrutturazione del ""Washington Post"""" o la digitalizzazione del """"Guardian"""", e confrontandole con le strategie di alcuni dei più prestigiosi testimoni della professione e le dinamiche di realtà emergenti, come i nuovi portali di giornalismo investigativo, o i siti news gestiti da software."" -
Napoli sotto traccia. Musica neomelodica e marginalità sociale
Un americano a Spaccanapoli, un antropologo che per oltre dieci anni si mimetizza tra i vicoli e le periferie e s'insinua nell'ambiente della musica neomelodica napoletana: nasce così ""Napoli sotto traccia"""", un libro che racconta in presa diretta quel mondo di confine dove la tradizionale arte di arrangiarsi finisce nelle fitte trame della malavita. Dal 1998 al 2011 Jason Pine, newyorkese, ha condotto la sua indagine sul campo, vivendo fianco a fianco con i maggiori protagonisti della scena neomelodica campana (cantanti, compositori, giornalisti, impresari) e condividendo la loro quotidianità tra case discografiche, emittenti pirata e feste private (matrimoni, battesimi, comunioni). Per penetrare la facciata folklorica che i protagonisti spesso volutamente offrono a questo """"forestiero"""", l'autore diventa """"uno di loro"""", in veste di regista di videoclip musicali e di pubblicità per le reti locali, associandosi a un boss-impresario. È così che, imparando a decifrare l'universo linguistico, gestuale e valoriale dell'ambiente, Pine ricostruisce il groviglio di legami e interessi che innerva quella zona di contatto tra marginalità sociale e criminalità organizzata, in cui centinaia di giovani sono disposti a scendere a compromessi con la camorra per inseguire un'opportunità di successo, convinti che non esistano alternative e attratti dall'assenza dei vincoli di un lavoro subordinato."" -
Tra i miei mondi. Un'autobiografia
È la storia di un rivoluzionario, l'autobiografia di Leo Lionni: una sequela di ""capriole cosmiche"""", come scrive lui stesso. Questo artista poliedrico ha sperimentato le più diverse forme espressive - grafica pubblicitaria, design, pittura, scultura, illustrazione per l'infanzia, scrittura -, spinto dal bisogno di esplorare le potenzialità narrative delle immagini e del loro intreccio con le parole. Un intento sovversivo che ha mostrato tutta la sua forza dirompente nei libri per bambini, a cominciare da """"piccolo blu"""" e """"piccolo giallo"""" (1959), vero e proprio spartiacque nel genere, non solo dal punto di vista formale. """"Si dice che per scrivere per i bambini devi essere il bambino, mentre è vero l'opposto. Scrivendo per i bambini, bisogna fare un passo indietro e guardare al bambino dalla prospettiva di un adulto"""". I bambini reclamano attenzione e serietà, e soprattutto pensiero e tensione ideale. Ad animare ogni scelta di Lionni è infatti un forte senso di responsabilità, cui richiama tutti gli artisti e in primo luogo se stesso. """"Sono un pittore che fa anche grafica e scultura"""", si definisce, e aggiunge: """"scrivere è un'altra storia"""". E tuttavia Lionni si rivela anche scrittore eccezionale. """"Tra i miei mondi"""" è il racconto, gioioso e amaro, commovente e ironico, di una vita lunga e affascinante."" -
Stretta la foglia, larga la via. Tutte le fiabe. Ediz. integrale
Le fiabe di Luigi Capuana nascono dall'incontro tra il mondo fantastico e l'arte della scrittura. Le leggende, i racconti orali, le filastrocche che appartengono alla tradizione popolare rivivono grazie alla penna sapiente di uno dei maestri della letteratura italiana. In queste pagine va in scena un microcosmo originalissimo e insieme familiare, popolato di Reginotte ardimentose e Reucci avventurosi, di Re stralunati, Maghi vendicativi e Fate dispettose, e poi Mammedraghe, Lupi Mannari, Draghi, Orchi; ma anche ciabattini, falegnami, contadini, sarti e barbieri, e poi mugnai, pescatori, fornaie. La scrittura di Capuana, forgiata all'officina verista, tiene le redini di un materiale straordinario e apparentemente indomabile con grande abilità, facendo muovere e danzare i suoi personaggi al ritmo di una vivace partitura musicale; soccorso in questo da una vena ironica che scorre lungo tutte le fiabe. Capuana modella le sue storie rivolgendosi a un interlocutore privilegiato: il bambino. È in funzione dei piccoli lettori che plasma quel linguaggio ""così semplice, così efficace, così drammatico"""", come confessa egli stesso. Ed è a loro che chiede collaborazione: non semplice spettatore, il bambino, ma persona chiamata a interagire, a partecipare delle debolezze di personaggi che non sono mai tutti d'un pezzo, ma svelano la loro fragilità e insieme la loro freschezza... Età di lettura: da 6 anni."" -
Al limite della docenza. Piccola antropologia del professore universitario
Il quaranta per cento di quanti si iscrivono all'università italiana non arriva a concludere il corso di laurea. Si tratta di una mortalità che non ha riscontri in altri paesi. Le cause invocate per spiegare questa anomalia sono molteplici: ci sono quanti chiamano in causa la mancanza di orientamento fornito dalle scuole superiori, e quanti invocano invece le scelte sbagliate degli studenti. Nessuno ha mai indagato, neppure in forma interrogativa, le eventuali responsabilità dei docenti universitari e la loro scarsa inclinazione alla ""missione"""" didattica. La lezione di don Lorenzo Milani non sembra aver fatto breccia nelle aule universitarie. Ad accrescere la distanza nel rapporto fra docenti e studenti è anche la particolare mentalità del professore universitario. Se Claude Lévi-Strauss resuscitasse, avrebbe non poca materia per aggiornare il suo Pensiero selvaggio senza bisogno di inseguire i miti di terre lontane ma concentrando la sua attenzione sulla composita umanità del mondo accademico. Il volume di Stefano Pivato ne analizza nevrosi, tic e comportamenti nel tentativo di delineare una vera e propria antropologia del docente universitario italiano. Ne emerge il ritratto di una tribù alla quale è demandato il compito di preparare la classe dirigente del futuro."" -
La salvezza e il pericolo. Spiritualità, politica e profezia ai tempi di papa Francesco
C'è un legame tra crisi della politica e crisi della spiritualità? Quanto pesa in questa doppia crisi l'assenza della voce profetica? E cosa può rappresentare l'elezione di papa Francesco? Politica e spiritualità sono oggi investite da quell'ideologia della privatizzazione che le ha come svuotate. Se non esistono ingiustizie sociali ma solo offese personali; se l'impegno collettivo, la solidarietà sono debolezze da eliminare; se non ci sono alternative tra opzioni diverse; allora la politica, che è decisione e mediazione tra valori e interessi differenti, cessa di esistere. Quella medesima ideologia ha prodotto una spiritualità come cura di sé, star bene con se stessi, in una logica narcisistica e individualista che è la perversione della spiritualità. Ciò che è paradossale è che quanto più la crisi è strutturale, tanto più si cerca la risposta nella tecnica, che non la può dare. Si invoca il tecnico, ma è del teorico, del pensatore che abbiamo bisogno, colui che sia in grado di prospettare altre idee e un'altra visione. Qui entra in gioco la voce profetica che non prevede o predice il futuro, come erroneamente si pensa, ma dice ciò che gli altri non dicono e vede ciò che gli altri non vedono del presente. E cosa è la politica se non questo: leggere il presente per orientare il futuro? L'assenza della profezia è dunque uno dei fattori della crisi della politica. -
Mezzogiorno d'Europa. Lettere, appunti e discorsi (1945-1987)
Intellettuale e politico di spicco nel secondo Novecento, Manlio Rossi-Doria è stato senza dubbio l'ultimo grande meridionalista italiano. Ma quel che a quasi trent'anni dalla sua scomparsa non è mai ancora emerso appieno è il ruolo centrale occupato dall'Europa nel suo pensiero e nella sua azione politica. Nel ventennio tra gli anni quaranta e gli anni sessanta, Rossi-Doria fu infatti costantemente impegnato nella costruzione e affermazione dell'idea dell'integrazione europea; da senatore per il Psi, favorevole alla costruzione di un partito progressista europeo, diventa poi un attivissimo osservatore dei problemi della politica agricola comune e delle relazioni internazionali (come nel caso della repressione in Cecoslovacchia nel 1968), e dunque un riformatore convinto della necessità che l'Italia sfrutti attivamente il ""vincolo"""" europeo, per portare avanti la modernizzazione democratica e civile del paese e del suo Mezzogiorno. Queste pagine svelano l'intenso carteggio da lui intrattenuto, tra il 1945 e la metà degli anni ottanta, con esponenti del mondo della cultura, della politica meridionalistica, del movimento federalista e delle istituzioni europee (Altiero Spinelli, Antonio Giolitti e altri)."" -
L' oltretevere da oltreoceano. L'esilio americano di Giorgio La Piana
Nell'estate del 1943 esce negli Stati Uniti un libro sull'Italia scritto da due professori di Harvard. ""What to Do with Italy"""", questo il suo titolo, vuole spiegare perché la dittatura fascista ha potuto prosperare, chiarire il ruolo della Chiesa di Roma nelle fortune del regime e offrire soluzioni per il difficile futuro. A firmarlo sono due italiani naturalizzati americani: Gaetano Salvemini, grande storico e antifascista in esilio dal 1925, e Giorgio La Piana, che ad Harvard insegna da decenni Storia della Chiesa. Anche La Piana è un esule: siciliano, sacerdote sospettato di modernismo e intimo amico di don Ernesto Buonaiuti, emigra negli Stati Uniti nel 1913, abbandona l'abito talare e si dedica allo studio della storia della Chiesa tenendo sempre uno sguardo attento alla contemporaneità. Da oltreoceano, lo storico è testimone e al contempo critico osservatore della compromissione della Santa Sede col fascismo, dell'odissea di Buonaiuti colpito dalla scomunica, dei Patti lateranensi, dell'atteggiamento di Pio XI e del successore verso Mussolini e il suo regime. È su questo terreno che avviene l'incontro con Salvemini, impegnato nel suo esilio americano in una parallela riflessione sulla società italiana del ventennio. Presentazione di Paolo Marzotto."" -
Le vacanze del piccolo Nicolas
"Tutti gli anni, cioè quello passato e l'altro ancora, perché prima è troppo prima e io non me lo ricordo, mamma e papà litigano un sacco per decidere dove andiamo in vacanza, poi mamma si mette a piangere e dice che se ne torna dalla sua mamma, e piango anch'io perché a me nonna è simpatica però a casa sua il mare non c'è, e alla fine andiamo dove vuole mamma e non è a casa della nonna"""". Si apre così il racconto di Nicolas sulle vacanze che lo attendono alla fine della scuola. In spiaggia o in montagna, col sole o con la pioggia, quello che è certo è che si farà un sacco di nuovi amici e insieme ne combineranno tante... troppe, dicono i grandi. Soprattutto quando partirà per la colonia - la prima vacanza senza mamma e papà... """"Sul pullman urlavamo tutti, allora il capo ci ha detto che invece di urlare era meglio cantare. Abbiamo cantato delle canzoni stupende, una che parla di una baita sulla montagna e l'altra dove dice che ci sono dei sassi su tutte le strade. Dopo il capo ci ha detto che tutto sommato era meglio quando urlavamo, e intanto siamo arrivati al campo..."""" Età di lettura: da 10 anni." -
Il mio primo Malato immaginario
"Chissà quante volte avrete sentito i grandi parlare del malato immaginario magari rivolti proprio a voi, quando non avevate nessuna voglia di alzarvi per andare a scuola e avete provato a dire che non vi sentivate tanto bene... Ora avete l'occasione per scoprire che questa storia di cui parlano spesso i grandi racconta di un signore ricco, grassoccio e attempato, che è convinto di stare per morire e passa il suo tempo a ingurgitare medicine in grande quantità. Attorno a lui ruota una girandola di personaggi che vorrebbero trovare il modo per mettere le mani sulle sue ricchezze - il dottor Purgantibus, il farmacista Sciacquabudella, la moglie Zelino. Ognuno di loro escogita un piano per accaparrarsi tutti i suoi averi; ma per fortuna c'è Angelica, la bella figlia, che gli vuole un gran bene, e che... Beh, leggete e scopritelo da soli!"""" Età di lettura: da 9 anni."