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Cronache della mia vita
"Col presente libro mi propongo di fissare alcuni ricordi che si riferiscono a varie epoche della mia vita. Mi auguro di attirare in tal modo l'attenzione di coloro che nutrono interesse per la mia musica e per la mia persona. Sarà dunque non tanto una biografia, quanto un semplice racconto nel quale avvenimenti importanti prenderanno posto accanto a fatti di scarso rilievo; ma gli uni e gli altri hanno per me un certo significato e voglio riferirli facendo appello alla mia memoria. Non potrò naturalmente limitarmi a una nuda esposizione dei fatti. Evocando i miei ricordi dovrò necessariamente parlare delle mie opinioni, dei miei gusti, delle mie preferenze e dei miei odi. Ma so fin troppo bene quanto tali sentimenti mutino con il trascorrere del tempo. Per questo mi guarderò bene dal confondere le reazioni di oggi con quelle provate nelle diverse epoche della mia vita. Altre ragioni ancora mi spingono a scrivere questo libro. In numerose interviste da me concesse, i miei pensieri e le mie parole, e persino certi fatti, sono stati spesso snaturati al punto di divenire assolutamente irriconoscibili. Oggi mi accingo a questo lavoro con il proposito di presentare al lettore la mia vera immagine e dissipare tutti i malintesi che sono sorti attorno alla mia opera e alla mia persona."""" Con uno scritto di Pierre Boulez." -
Il libro dei santuari. Sefer hêkalôt
La storia del Sefer hêkalôt è probabilmente fra le più travagliate e affascinanti nell'intero corpus della letteratura mistica giudaica. Il testo attualmente disponibile sembra essersi formato in almeno tre tempi successivi intorno a un antico nucleo preesistente, il cui contenuto, di tenore fortemente apocalittico, è per molti versi affine a certe sezioni dello pseudepigrafo Libro di Henoch, cui l'intero nostro testo è stato a lungo direttamente ma impropriamente accostato. Redatto forse in area babilonese intorno al V-VI secolo d.C, il Sefer hêkalôt afferisce a quel ramo della speculazione cabalistica noto come ma'aseh merkavah o ""Opera del Carro"""", il cui obiettivo è l'esperienza diretta della presenza di Dio. Tale esperienza, come insegnano le tradizioni, è conseguibile tramite pratiche ascetiche e un viaggio estatico attraverso le realtà ultra-terrene dei Cieli, dei campi angelici e dei Sette Santuari, di cui è possibile varcare le soglie eludendo la sorveglianza dei guardiani ad esse preposte grazie a inni, parole e simboli magici. Nel Sefer hêkalôt il viaggio verso la visione della merkavah è attribuito a Rabbi Ismael ben Elisa, un autorevole tanna realmente vissuto nella Palestina del I-II secolo d. C; gli fa da guida il Metatrôn, importante e complessa figura della speculazione cabalistica, misterioso """"Angelo della Presenza"""" dimorante presso il trono divino."" -
Piccolo manoscritto nella bisaccia
L'autore di questo libro, poeta giapponese e seguace dello Zen, in strutture formali concise e apparentemente semplici, in cui si alternano poesie (gli haikai) e brani di prosa, descrive la natura per lui fonte di penetrazione e di illuminazione spirituale e artistica. -
Realismo e simbolismo dei colori nella cosmologia sciita
"Il fenomeno del colore è stato affrontato, sotto aspetti diversi, sia dalla filosofia che dalla teosofia islamica. È ormai trascorso qualche anno da quando abbiamo avuto l'occasione di iniziare lo studio dell'argomento prendendo a guida uno dei più grandi maestri della spiritualità iranica, 'Alàoddawleh Semnani (XIV secolo). Siamo stati così condotti nel cuore di una fisiologia dell'organismo sottile, ogni centro del quale è designato come un """"profeta del tuo essere"""" e caratterizzato da un colore, un'aura, la cui percezione visionaria rivela al mistico il suo grado di progresso sulla Via. D'altra parte, nell'Islam esiste una lunga tradizione ermetica le cui testimonianze ci conducono a porci la seguente domanda: come percepivano i colori e i fenomeni cromatici gli alcliimisti, per essere indotti a interpretarli come facevano? Che si tratti di fisiologia sottile o di alchimia, ci troviamo di fronte a una questione essenzialmente fenomenologica: in che cosa consiste per i nostri autori il fenomeno del colore? Come intendere correttamente ciò che ne dicono, allorché la loro interpretazione mira a """"salvare il fenomeno"""", ossia a spiegarlo in accordo con quello che essi ne colgono?""""." -
Timore e tremore (lirica dialettica di Johannes de Silentio)
"Quale dev'essere il rapporto dell'individuo col reale? E quale il suo rapporto col tempo? Questi i due problemi di Kierkegaard in Timore e tremore. Questi due problemi sono collegati fra di loro, e collegati strettamente alla vita stessa di Kierkegaard. Presi nel loro rapporto con quella vita, con l'individuo ch'egli fu, essi significano: potevo io sposare la mia fidanzata? [...] Dovevo sposarla, quando sentivo in me, accanto ai miei sentimenti religiosi, altri sentimenti dei quali non sempre sono padrone e che mi fanno paura? Dovevo sposarla, finalmente, quando sentivo tanto profondamente che, nel momento stesso in cui sarebbe divenuta mia moglie, essa avrebbe cessato di essere l'ideale fanciulla che io amavo, per prender posto nel reale, mentre il suo ricordo soltanto mi sarebbe stato prezioso, mentre ella mi sarebbe stata preziosa, ma solo nel passato? [...] Kierkegaard considerava 'Timore e tremore' come il suo libro migliore; sarebbe bastato, diceva, per rendere immortale il suo nome. Mai la sua 'dialettica lirica', la sua arte di far sentire sopra di noi i caratteri specifici di quella sfera religiosa, al di sotto della quale egli pretende rimanere, ci hanno commosso tanto profondamente. Né mai (ce lo dice lui stesso) un suo scritto fu legato più intimamente ai suoi più personali conflitti."""" (Dalla postfazione di Jean Wahl)" -
Una stanza tutta per sé
Nell'ottobre del 1928 Virginia Woolf viene invitata a tenere due conferenze sul tema ""Le donne e il romanzo"""". È l'occasione per elaborare in maniera sistematica le sue molte riflessioni su universo femminile e creatività letteraria. Il risultato è questo straordinario saggio, vero e proprio manifesto sulla condizione femminile dalle origini ai giorni nostri, che ripercorre il rapporto donna-scrittura dal punto di vista di una secolare esclusione, attraverso la doppia lente del rigore storico e della passione per la letteratura. Come poteva una donna, si chiede la scrittrice inglese, dedicarsi alla letteratura se non possedeva """"denaro e una stanza tutta per sé""""? Si snoda così un percorso attraverso la letteratura degli ultimi secoli che, seguendo la simbolica giornata di una scrittrice del nostro tempo, si fa lucida e asciutta riflessione sulla condizione femminile. Un classico della scrittura e del pensiero. Con uno scritto di Marisa Bulgheroni."" -
Diario di Hiroshima
A Hiroshima i volti che si disfanno, la sete dei ciechi. Denti bianchi sporgenti in un volto sparito. Vie bordate di cadaveri. Su una bicicletta un morto. Stagni colmi di morti. Un medico con quaranta ferite. «Siete vivo? Siete vivo?». Quante volte deve udirlo. Visita illustre: l'Eccellenza. In suo onore, egli si alza a sedere nel letto e pensa, va meglio. Di notte come unica luce i fuochi della città, cadaveri che bruciano. Odore come di sardine che bruciano. Quando accadde, la prima cosa che d'improvviso notò su di sé: era completamente nudo. Il silenzio, tutte le figure si muovono senza rumore, come in un film muto. Le visite ai malati nell'ospedale: primi resoconti di ciò che è stato l'annientamento di Hiroshima. La città dei quarantasette ronin è stata scelta per questo? Il diario del medico Michihiko Hachiya comprende 56 giorni a Hiroshima, dal 6 agosto, il giorno della bomba atomica, al 30 settembre 1945. È scritto come un'opera della letteratura giapponese: precisione, delicatezza e responsabilità sono i suoi tratti essenziali. Un medico moderno, che è tanto giapponese da credere irremovibilmente nell'imperatore, anche quando questi annuncia la capitolazione. -
Monsieur Teste
"L'ascendenza cartesiana di Teste non ha bisogno di essere provata. Valéry stesso si riferisce più volte al suo eroe come al «mio cogito» [...]. L'operazione di Valéry è, però, ben più che una semplice ripresa dell'esperienza cartesiana del cogito. La ripresa che egli attua è, infatti, nello stesso tempo, una decostruzione, in virtù della quale ciò che era un principio e un fondamento diventa una finzione teatrale e un limite impossibile. Più volte Valéry insiste sull'aspetto funzionale e operazionale del suo «ego» contro ogni rischio di sostanzializzazione. Ciò che egli cerca - leggiamo in un passo che documenta la nascita stessa del sistema di Valéry - è «spingere all'estremo la funzione dell'Io, e non la sua personalizzazione» [...]. E allora evidente che il suo «ego» - a differenza di quello di Descartes, che si è «lasciato incantare dallo sguardo di Medusa del verbo Essere» - non può aprire alcun varco sull'essere. Al «penso, dunque sono» cartesiano, la testa oracolare che Valéry situa nell'isola immaginaria di Xiphos (che potrebbe ben essere la patria di Teste) oppone il suo: «io non sono; io penso»."""" (Dallo scritto di Giorgio Agamben)" -
La crociata dei bambini-Il mare e il tramonto
"Agli inizi del Duecento, partirono dalla Germania e dalla Francia due spedizioni di bambini. Erano persuasi di riuscire a traversare i mari a piedi asciutti. Non li autorizzavano, forse, e proteggevano, le parole del Vangelo: """"Lasciate i piccoli venire a me, e non glielo vietate"""" (Luca 18, 16)? Non aveva dichiarato il Signore che basta la fede a muovere una montagna (Matteo 17, 20)? Il miracolo previsto non avvenne. Dio permise che la colonna francese venisse catturata da mercanti di schiavi e venduta in Egitto. [...] Lalou ha lodato la """"sobria precisione"""" con cui Schwob raccontò """"l'ingenua leggenda""""; io aggiungerei che quella precisione non la fa né meno leggendaria né meno patetica."""" (Jorge Luis Borges)" -
Quello che è strano, via. Testo tedesco a fronte
"Nell'antinferno di Beckett non c'è grido, non c'è richiesta di ascolto, perché tutto avviene dopo il corso del tempo, di cui sussistono illusorie dilatazioni dell'istante, spasimi molecolari della durata, movimenti microscopici di una immobilità ormai in fase di definitivo assestamento, come lava che ormai solidificata abbia nella sua superficie qualche residuo tiepido ancora in impercettibile movimento. [...] Certo c'è stato un evento che Beckett registra come un avvenimento cosmico ed epocale, e ci indica l'uomo in questa nuova prospettiva ottica. L'immaginazione è morta, l'inferno si è già spalancato. Eppure la lava non si è ancora solidificata definitivamente, qualche molecola continua a muoversi lentamente. Agonia, colpo di coda, certo. Ma di che? O meglio, e dopo?"""" (Dallo scritto di Roberto Mussapi)" -
Poesie. Testo inglese a fronte. Ediz. bilingue
Il buongiorno, Canzone, Costanza femminile, L'impresa, Il sorgere del sole, L'indifferente, L'usura di amore, La canonizzazione, Tre volte pazzo, Infinità degli amanti, L'alba, Crescita dell'amore, Il cuore spezzato, Il fiore, Il sudore freddo, Amore negativo, Spirare, Il computo, Il paradosso... Questi solo alcune delle poesie raccolte in questo volume. Con uno scritto di Izaak Walton. -
Amedeo Modigliani e altri scritti
Questo volume comprende alcuni degli scritti in prosa di Anna Achmatova (1889-1966): scritti critici e di memoria. Ritroviamo qui le stesse caratteristiche dello stile dell'Achmatova poetessa: limpidezza della lingua, ricchezza della sostanza letteraria ed esistenziale, intensa partecipazione emotiva filtrata attraverso il rigore della parola. Le prose critiche costituiscono capitoli diversi, interiormente legati, di un libro ideale, mai compiuto, dedicato a Puskin, che fu veramente il grande maestro e il grande ispiratore di Anna Achmatova. Di carattere memorialistico sono gli altri scritti, dedicati a poeti e traduttori insigni, tutti momenti fondamentali della cultura russa, con una eccezione: Amedeo Modigliani. -
Il labirinto
"Davanti al mondo terrestre in cui l'estate e l'inverno governano l'agonia di tutto ciò che è vivente, davanti all'universo composto di stelle innumerevoli che girano, si perdono e si consumano senza misura, io non scorgo che una successione di splendori crudeli il cui movimento stesso esige che io muoia; questa morte non è che consumazione sfavillante di tutto ciò che era, gioia di esistere di tutto ciò che viene al mondo, perfino la mia propria vita esige che tutto ciò che è, in ogni luogo, si dia e si annienti senza posa.""""" -
I paradisi artificiali
Composti tra il 1850 e il 1859, questi testi raccolgono le riflessioni di Baudelaire sull'hascisc e sulle droghe leggere, fortemente influenzate da un lato dalla sua esperienza personale, dall'altro dall'esempio dell'""ebrezza"""" di Poe e delle """"Confessioni di un mangiatore d'oppio"""" di De Quincey. Se in un primo tempo il grande poeta francese riflette sul parallelismo emotivo tra lo stato di eccitazione provocato dall'hascisc e l'invasamento lirico, ben presto si accorge però che le droghe possono solo limitarsi a scimmiottare l'arte, rivelando l'illusorietà dei paradisi che sono in grado di creare. Con uno scritto di Marcel A. Ruff."" -
Polline
"Polline"""" apparve nel primo numero della rivista « Athenaeum», del maggio 1798, per interessamento del poeta Friedrich Schlegel. Il polline è un elemento vitale, che permette la formazione di nuovi fiori, di nuovi esseri. Allo stesso modo i frammenti di Novalis permetteranno la formazione di una nuova umanità, che sappia, scavando nella propria interiorità, generare un mondo perennemente trasformato. Il compito dell'uomo consisterà soprattutto nel superare l'ostacolo decisivo, la grezza materialità, per attingere alle dimensioni più spirituali del suo essere, e garantire loro il giusto riconoscimento. L'altra opera novalisiana qui tradotta, i """"Frammenti di Teplitzer"""", riprende gli spunti di """"Polline"""". La riflessione sul quotidiano permette a Novalis di rielaborare e di ampliare i tratti salienti della sua visione filosofica della vita. In ogni atto, anche il più insignificante, si può infatti realizzare, per Novalis, quella congiunzione tra il mondo dello spirito e il mondo dei corpi che già in Polline costituiva la novità essenziale del suo messaggio." -
La ripresa. Tentativo di psicologia sperimentale di Costantin Constantius
«Come i greci insegnavano che conoscenza è reminiscenza, così la filosofia moderna insegnerà che tutta la vita è una ripresa. [...] Ripresa e reminiscenza rappresentano lo stesso movimento ma in direzione opposta, perché ciò che si ricorda, è stato, ossia si riprende retrocedendo, mentre la vera ripresa è un ricordare procedendo. Perciò la ripresa, ammesso che sia possibile, rende l'uomo felice, mentre la reminiscenza lo rende infelice, a condizione però che l'uomo si dia tempo di vivere e non cominci appena nato a trovare un pretesto per riandarsene, magari con la scusa di aver dimenticato qualcosa. Il solo amore felice è l'amore-ricordo, ha detto un certo scrittore. Bisogna convenire che è giusto, purché non si dimentichi che esso al principio ha reso l'uomo infelice. L'amore-ripresa è in verità il solo amore felice perché non porta con sé, al pari dell'amore-ricordo, l'inquietudine della speranza, né la venturosa trepidazione della scoperta, né la commozione della rimembranza, ma soltanto la felice certezza del momento. La speranza è un vestito nuovo fiammante, che non fa pieghe né grinze, ma non puoi sapere se ti va, né come ti va, perché non l'hai mai indossato. Il ricordo è come un vestito smesso, per quanto bello non puoi indossarlo, perché non ti entra più. La ripresa è una veste che non si può consumare, che non stringe né insacca, ma dolcemente aderisce alla figura. La speranza è una bella fanciulla che ci guizza via dalle mani. La ricordanza è una bella vecchia che non ci offre mai quel che ci serve nel momento. La ripresa è una sposa amata di cui non accade mai di stancarsi, perché ci si stanca soltanto del nuovo, mai del vecchio, e la presenza delle cose a cui si è abituati rende felici. Ma riesce a essere interamente felice soltanto chi non si inganna col pensiero che la ripresa debba dargli qualcosa di nuovo; chi si inganna con questo pensiero ben presto si stanca della ripresa». -
Eventi
Raccolti in volume nel 1969, ma già scritti intorno al 1960, gli ""Eventi"""" costituiscono una tappa essenziale dell'itinerario poetico di Thomas Bernhard. Il lettore a cui sia nota l'ossessiva insistenza tematica, l'arte quasi musicale della variazione dello scrittore austriaco scomparso nel 1989, riconoscerà facilmente in queste miniature alcune costanti della sua opera: l'alienazione dell'individuo in una natura e in una società a lui estranee, la vacuità di ogni forma di comunicazione, la brutalità del potere, la desolazione della provincia, la morte o la pazzia in fondo al vicolo cieco dell'esistenza. Concentrati nello spazio di poche righe, che raramente oltrepassano la misura della pagina, appaiono non solo elementi narrativi di grande fascino, destinati a esser ripresi con maggior respiro in opere posteriori, ma anche i simboli più autentici dell'universo poetico dello scrittore, una costellazione di immagini profondamente legata alla sua personale esperienza esistenziale e nello stesso tempo saldamente ancorata alla tradizione letteraria: il """"freddo"""" di reminiscenza hölderliniana (non a caso presente nell'immagine della torre), le tenebre, la voragine (nelle diverse forme del """"precipitare""""), l'urlo che si ribalta in afonia, la nausea sartriana degli oggetti. Una tale """"cristallizzazione delle cifre poetiche"""" conferisce alla prosa degli """"Eventi"""" il carattere di ideale introduzione alla più complessa scrittura del maggior autore austriaco del dopoguerra."" -
L' immagine del tempio
"La nostra analisi, passando per la teologia del Tempio in Ezechiele e nella comunità di Qumràn, ci ha messo in presenza di questo motivo: Dio stesso è il tempio dei credenti, e, reciprocamente, i credenti sono a loro volta il tempio di Dio. È il motivo dell'uomo-tempio, della comunità-tempio. Essere uomo-tempio (bisognerebbe dire templatio, templificatio hominis) significa essere noi stessi spazio di contemplazione, cioè spazio consacrato. È qui, nell'uomo-tempio, che si manifesta l'Imago Templi, perché nell'uomo-tempio essa è lo specchio che riflette l'Imago Animae, e in questo senso contemplatore, contemplazione e tempio sono una cosa sola.""""" -
Sull'amore
«Se si considera il processo vitale in generale come un insieme ordinato di mezzi posti al servizio dello scopo vita, e si osserva il vero significato che l'amore ha per la riproduzione della specie, allora si comprende che anche quest'ultimo è uno dei mezzi che la vita per se stessa e da se stessa prepara. Nondimeno, nel momento in cui si raggiunge tale condizione - nella quale la natura nel suo svolgersi è divenuta amore affinché a sua volta l'amore diventi svolgimento naturale - proprio in questo momento il quadro si trasforma: non appena si offre in questo significato teleologico rivolto alla specie, l'amore è già qualcosa di diverso, che trascende tale modo di essere. Esso rimane certamente una modalità dell'esistenza, ma di un tipo particolare, tanto che la reale dinamica della vita, il suo naturale e continuo svolgimento ora è in sua funzione. L'amore dunque ha un senso, e significa qualcosa di definitivo che si sottrae completamente a quella teleologia, anzi - proprio perché il rapporto con essa perdura - propriamente la capovolge: l'amante sente che ora la vita deve servire l'amore, che essa esiste, per così dire, per provvederlo dell'energia necessaria a conservare se stesso». -
Rainer Maria Rilke. Un incontro
"Rappresenta un'esperienza di scrittura insolita, nell'intimità del dialogo fra Lou Andreas-Salomé e il poeta, la monografia che lei volle dedicargli subito dopo la sua morte il 29 dicembre 1926. Pubblicato nel 1928, Rainer Maria Rilke. Un incontro raccontava """"un incontro"""" senza precedenti. Vi erano trascritti, è vero, passi interi di un dialogo epistolare all'epoca ancora inedito, ma non si trattava qui di ricostruire un rapporto di amicizia o di salvaguardarne la memoria: il lavoro del lutto da cui il saggio prendeva avvio era, appunto, soltanto l'avvio di una valutazione complessiva dell'itinerario umano e poetico di Rilke. L'abituale agilità della scrittura di Lou Andreas-Salomé nel contravvenire alle regole dei generi letterari permetteva anche qui, allo stile, di muoversi fra l'indagine critica, il trattato scientifico, la prosa poetica, ma il suo libero movimento corrispondeva d'altro canto alla necessità di montare, in forma narrativa, un insolito dialogo. Al di là del dialogo, e a quasi un secolo dalla sua pubblicazione, l'intelligenza critica di queste pagine rimane incontestata."""" (Amelia Valtolina)"