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Mente, male di vivere, modernità. Per il centenario dei Canti Orfici di Dino Campana
Il Centenario dei campaniani Canti orfici è l'occasione per rivolgere uno sguardo non meramente celebrativo alla vicenda di un grande libro del '900 e alle svolte del gusto con cui è stato finora (talora in modo controverso) giudicato. Dopo un confronto critico che ha attraversato tutto il secolo, l'occasione risponde a una domanda di fondo: se ancora sia soltanto un'ipotesi il diritto di Campana ad essere annoverato fra le grandi voci della poesia europea. L'occasione è colta anche per mettere a confronto l'esemplarità di un mito e di una patologia del 'poeta pazzo' - mito e patologia legati in vari modi ai ritardi della scienza e del costume dell'Italietta giolittiana - con alcune delle numerose voci che il montaliano 'male di vivere' e un diffuso disagio della mente hanno fatto risuonare nella prima parte del così detto secolo dell'ansia. -
Alterità. L'identità come relazione
«Pensare le alterità significa cercare tra le pieghe di se stessi e misurare le coniugazioni, riflettere sulle distanze e sulle prospettive, sulle distorsioni che l'osservazione inevitabilmente compie, categorizzando e disgiungendo. Il volto dell'altro è mascherato dalle proiezioni egoiche che vi facciamo convergere, deteriorato come il ritratto di Dorian Gray, non riconoscibile, perché di fronte al suo sentire siamo troppo occupati ad ascoltarci. Le alterità ci sono accanto in infiniti mondi, entrano frattalicamente all'interno della nostra identità, che sembra frantumarsi e disperdersi nel continuum, ci appaiono nei sogni, come fantasmi dotati di una loro personalità, tali da trasformare la dimensione onirica in una seconda flessione del vivere. Le alterità sono il rimedio per salvare l'essere umano da quell'Io odioso e detestabile di pascaliana memoria, che non si accorge di annichilirsi nel momento stesso in cui impermeabilizza il suo mondo e si elegge a centro, ma altresì che trasforma gli altri in oggetti nel suo continuo bisogno di asservirli per fermentare la propria apparente presenza...» -
Disaccordi interpretativi profondi
I disaccordi interpretativi profondi sono divergenze particolarmente radicali nelle interpretazioni giudiziali e dottrinali aventi come oggetto termini e locuzioni di carattere etico-politico (""persona"""", """"dignità"""", """"vita"""", """"autodeterminazione"""", """"famiglia"""" ecc.), che ricorrono in disposizioni giuridiche che incorporano principi (soprattutto di rango costituzionale). Essi sono un aspetto strutturale importante dei nostri stati di diritto costituzionali; ci fanno capire, ad esempio, come si atteggia, in tali organizzazioni, il rapporto fra diritto e morale (un rapporto fluido). La tesi principale del saggio, corroborata dalla ricostruzione di un caso concreto, è che questi disaccordi vanno caratterizzati come genuini, senza colpa e irrisolvibili. Il saggio discute anche la possibilità di inserire i disaccordi interpretativi senza colpa nella categoria generale dei disaccordi faultless, così come sono teorizzati dalla filosofia del linguaggio contemporanea, dove suscitano da tempo accese discussioni."" -
La ragione ecologica. Saggi intorno all'etica dello spazio
Questo libro non intende fare propria nessuna delle consolazioni con cui veniamo oggi rassicurati (in mancanza della 'verità') sullo sviluppo sostenibile della nostra condizione ambientale. Non si parlerà qui né di pale eoliche, né di energia solare, né di idrogeno o di mobilità elettrica, come risposte in grado di condurci alla soluzione dei problemi che sono derivati dal nostro rapporto negativo con l'ambiente. Sappiamo che queste non possono essere vere soluzioni se non comprenderanno, al tempo stesso, la decisione di modificare anche il modo di essere, inaugurato dall'Occidente, che è teoretico e culturale, prima ancora che politico e tecnologico. Prefazione di Piero Bevilacqua e Manlio Iofrida. -
Écrire vers l'image. Il magistero di Roberto Longhi nella letteratura italiana del XX secolo
Il magistero del critico d'arte Roberto Longhi è stato fondamentale per molti autori italiani del Novecento che hanno esplorato il complesso rapporto tra scrittura e immagine (in senso pittorico e cinematografico). Il convegno internazionale Écrire vers l'image. L'empreinte de Roberto Longhi dans la littérature italienne du XXe siècle, tenutosi a Parigi e Amiens dal 24 al 26 maggio 2015, ha riunito numerosi studiosi di varia formazione che si sono confrontati sia sugli autori - come Pasolini, Bassani, Testori, Bertolucci e Banti - che hanno recepito direttamente la lezione longhiana, rimettendola in gioco di volta in volta, sia su voci che hanno da sempre posto l'intreccio tra parola e immagine al centro della loro pratica letteraria, quali Sciascia, Carlo Levi, Parise e Manganelli. Infatti, è soprattutto attorno alla stretta relazione tra narrazione, visione e immagine, che la letteratura italiana negli ultimi decenni del Novecento si è sviluppata, esplorando nuove possibilità espressive e compositive. -
Grundgesetz e potere del giudice
Il saggio di Otto Bachof qui presentato in traduzione italiana apparve dieci anni dopo l'entrata in vigore della Legge Fondamentale tedesca e alla luce delle prime importanti esperienze legate all'attività della Corte costituzionale in quel sistema. Bachof si interroga intorno al tema classico dell'equilibrio dei poteri, confrontandosi con i mutamenti subentrati nella concezione della legge e nel rapporto tra legislatore e giudice a séguito dell'introduzione del nuovo soggetto costituzionale. -
Luci sulla contea. D'Arzo alla prova della critica tematica
Lungo la Contea sono allora i grandi temi di fondo a venirci incontro, sotto forma di figurazioni e parole chiave, costanti descrittive, toni e atmosfere capaci di assicurare continuità fra i racconti brevi e le più ambiziose forme del racconto lungo o del ""romanzo lirico"""". L'indagine dà voce a pensieri riposti e disarmati, rivelatori della diversità di sentire propria di un testo in genere negletto dagli interpreti. Essi pensano ad altro, per estendersi a temi e figure, spesso pensosamente zoomorfiche, della narrativa per ragazzi, all'angustia dell'insegnare, quali attestazioni di un preciso sentimento: la complicatezza di stare al mondo. Ai paesaggi di Casa d'altri e all'interpretazione filmica del racconto-capolavoro, da parte di Blasetti, sono affidate le ultime note di una descrizione critica animata tutta da una necessaria tensione: leggere D'Arzo in maniera dinamica e approfondita, oltre il tempo della sua breve esistenza."" -
E forse il bacio
Una volta, Pablo Picasso affermò che i temi fondamentali dell'arte sono «la gravidanza, la nascita, la sofferenza, l'assassinio, la coppia, la morte, la rivolta - e forse il bacio». Una dichiarazione che attribuiva al bacio, a questo piccolo atto della vita quotidiana, un'importanza davvero inaspettata. E in effetti, nasca dall'amore, dall'amicizia o da un sentimento di fraternità, il bacio è sempre un segno nobilissimo della nostra umanità, perché si offre come un dono e come un riconoscimento dell'alterità. Concepito nella forma di un dialogo a tre voci, questo breve saggio mette in scena sensazioni, significati, rituali e abitudini di quello che può forse essere considerato il gesto più bello del desiderio - un tema peraltro ricorrente in gran parte dei libri di Belinda Cannone. Lasciando interagire finzione e riflessione, ricordi sensuali e citazioni letterarie, l'autrice riesce qui a tradurre con parole profonde e suggestive tutto ciò che silenziosamente si concentra nel tenero e intimo abbandonarsi alle dolcezze di un bacio. -
Cibo, cultura, diritto
Dalla semantica del termine 'cultura' alla pluralità di significati - sociali, economici, storici, simbolici - del cibo: esiste uno spazio per una regolazione giuridica del suo indiscutibile valore culturale? Il cibo, le tradizioni alimentari, la produzione enogastronomica d'eccellenza, hanno un posto nel mosaico ordinamentale nazionale? E, prima ancora, la nozione di 'cultura' richiamata in Costituzione può prescindere dalla consistenza materiale del bene? Dinanzi a un quadro costituzionale ""aperto"""", l'orientamento del legislatore nazionale in materia si è rivelato molto più incerto e oscillante, specialmente se paragonato agli sviluppi normativi sovranazionali e substatali o agli orientamenti giurisprudenziali più avanzati... Intorno all'universo enogastronomico va, insomma, emergendo rapidamente un sistema multicentrico di garanzie che induce a superare quella nozione di patrimonio culturale inflessibilmente attestata sul limes della materialità, come vuole la vulgata corrente costruita intorno al Codice dei beni culturali del 2004."" -
Il conquisto di Granata
"Il conquisto di Granata"""" è il terzo grande poema della tradizione eroica italiana assieme al """"Furioso"""" e alla """"Liberata"""". Edito nel 1650, fu ristampato altre sei volte nella seconda metà del secolo, e godè di fortuna indiscussa, fino alle soglie del Novecento, tanto presso il pubblico quanto in sede critica. Lungo i suoi ventisei canti si narra, con stile teso e raffinato, tra continui colpi di scena, la fase conclusiva della Reconquista, terminata con l'espugnazione della capitale del regno di Al-Andalus (1492), genialmente connessa, per il tramite di Colombo ed Hernando, a quella iniziale della Conquista americana... Di tutto ciò danno conto i paratesti critici, che mostrano la sagace arte di Graziani di dialogare, in filigrana alla narrazione, con la più alta letteratura europea antica e moderna, fino a costruire un poema che è, più che un semplice racconto, un capolavoro dell'ingegno." -
Genova e Roma tra Cinque e Seicento. Gruppi di potere, rapporti politico-diplomatici, strategie internazionali
«È a Roma che bisogna andare per capire i genovesi e la loro Repubblica». La frase, apocrifa ma vera nella sostanza, è di Claudio Costantini, che così sferzava colleghi e allievi per distoglierli un po' dalla Spagna dei re cattolici, e dal celeberrimo Siglo de los Genoveses. A quasi dieci anni dalla sua scomparsa, Diego Pizzorno è andato a Roma: sulle tracce di quei curiali e affaristi genovesi che vi prosperarono tra Cinque e Seicento. I Pinelli, i Giustiniani, gli strabilianti Costaguta, gli insoliti Zacchia, e un nugolo di personaggi soltanto in apparenza ""minori"""". Ascese, discese, inciampi e riposizionamenti nel volubile scenario di poteri romano. Ma quanto e come quelle affermazioni private incidevano nei rapporti tra Genova e Roma? Porporati, monsignori e uomini d'affari genovesi entravano in fitte e complicate trame negoziali, conciliando faticosamente tornaconti privati e l'obbedienza allo Stato genovese e ai ranghi ecclesiastici. Sullo sfondo, l'ostilità di Madrid: contraria allo stabilimento di sinergie tra Genova e Roma, mentre la pax hispanica dava segnali di cattiva tenuta nella Penisola."" -
Dante. Traduzione, tradizione, intertestualità
La teoresi dantesca del tradurre non si esaurisce nelle esigue e frequentatissime considerazioni speculative contenute nel «De vulgari eloquentia» e nel «Convivio», ma si declina attraverso vari exempla di resa sparsi soprattutto nei due trattati e nella «Commedia». Alle luce di un ampio percorso storico-critico e attraverso l'analisi di un composito costrutto di rimandi intertestuali, Vincenzo Salerno ricostruisce il rapporto dialogico e dialettico fra pratica traduttiva e tradizione letteraria nella produzione di Dante, mostrando che il transmutare dantesco rinvia sia all'indiscussa esemplarità dei modelli filosofico-letterari della classicità greco-latina, sia agli scritti - sacri e di commento - della tradizione cristiana. Una lettura inedita di Dante, in cui il discorso traduttologico cede volentieri il passo alla storia della critica e al metodo comparativo. -
Due problemi aperti della teoria dell'interpretazione giuridica
Lo scopo di questo saggio è definire con precisione due problemi che toccano specificamente, anche se non in via esclusiva, l'interpretazione del diritto. L'uso che del linguaggio viene fatto nella pratica del diritto si discosta, sotto due aspetti cruciali, dall'uso che del linguaggio viene fatto nella comunicazione ordinaria - e, di conseguenza, l'interpretazione del diritto si differenzia dall'interpretazione conversazionale. (1) Nel diritto, spesso, non c'è alcun emittente precisamente identificabile cui possa essere imputata un'intenzione comunicativa. (2) Nella pratica del diritto, in molti contesti, l'uso del linguaggio non è puramente convenzionale... Ai fini della comprensione della specificità dell'interpretazione giuridica, occorre distinguere due tipi di interpretazione-decisione: decisioni interpretative che producono, e decisioni interpretative che non producono, effetti giuridici. Il problema è se il potere interpretativo possa essere assoggettato a limitazione e controllo, o se invece sia inevitabile l'esistenza di un potere interpretativo sovrano. -
Il problema del tradurre (1965-2005)
Quando, nel 1965, Emilio Mattioli pubblica «Introduzione al problema del tradurre», gli studi italiani dedicati alla traduzione annaspano ancora, con Croce e Gentile, nelle sabbie mobili dell'obiezione pregiudiziale: il metodo della nuova fenomenologica critica applicato ai processi traduttivi inaugura, lontano dalla pigrizia dei luoghi comuni, un esercizio critico che sarebbe durato più di quarant'anni. Riuniti per la prima volta in volume, questi saggi di Emilio Mattioli disegnano il percorso di una traduttologia viva, proteiforme, nel movimento euristico del linguaggio: «Imparare a convivere con la provvisorietà non è una rinuncia, ma una conquista, significa infatti riconoscere alla traduzione una partecipazione profonda e una funzione nell'ambito della vita dell'arte e aprirsi ad una comprensione non pregiudicata di questa attività, la cui centralità è fortemente presente nella coscienza culturale del nostro tempo tanto da configurarsi come un punto di riferimento per il riassestamento in atto dei saperi». Postfazione di Franco Buffoni. -
Lo sguardo profondo. Leopardi, la politica, l'Italia
A chi, nel corso degli anni, dei decenni, ormai dei secoli, gli si accostasse e gli si accosti, il pensiero politico leopardiano è sempre apparso e sempre appare incredibilmente attuale. A colpire è soprattutto l'analisi dell'Italia e del ""carattere"""" degli italiani, oggetto di un esame tanto crudo e disincantato quanto angosciosamente preoccupato. Quella che sembra, di primo acchito, una straordinaria capacità predittiva, una sorta di divinazione dei giorni a venire, a un esame più attento si rivela il frutto di un'opera di scavo, di uno sguardo profondo gettato negli abissi della storia e nelle viscere della vicenda degli esseri umani sulla terra. A Leopardi non sfugge la braudeliana longue durée, l'insieme delle invarianti strutturali che articolano le fasi del divenire storico e costituiscono le condizioni di possibilità delle singole contingenze della vita quotidiana. Vista nella prospettiva della lunga durata (e non della cronaca événementielle), la storia acquista tutto un altro spessore. E illumina di sé il tempo presente e l'incerto profilo del nostro futuro."" -
Serial killers. Le «motivazioni interne» dell'omicida seriale nella psiche maschile e femminile
L'originalità della ricerca di Ciampone risiede nella particolare attenzione prestata alle donne killer. Le femmine aggressive sono le vere protagoniste di questo libro, sia che siano affette dalla ""sindrome di Medea"""", sia che appartengano a quella pervertita categoria di compagne assoggettate che sono le donne che uccidono in coppia con il loro uomo. Per esemplificare l'individuazione, l'imputazione e poi il trattamento giudiziario e sanitario di una donna assassina seriale l'autore analizza, infine, le carte processuali di un vero e proprio archetipo italiano dell'assassinio al femminile: il caso della """"saponificatrice"""" Leonarda Cianciulli. La donna, secondo la logica delirante della sua motivazione interna, uccise e sciolse in una pentola tre donne spinta dall'intenzione di salvare il figlio dalla chiamata in guerra."" -
Per sentito dire. Quattordici storie
La piccola grande missione che si è dato Francesco Ricucci è raccontare i ricordi degli altri - e naturalmente anche la voce narrante è uno di questi ""altri"""". Come un archeologo dell'assenza, mosso da un istinto tanto spontaneo quanto sicuro, Ricucci non cerca di dare alle sue storie (che sono sempre storie di persone) il senso di un destino. Chi racconta si nasconde, si cela e si camuffa dietro il narrato, si muove col tatto del giusto nel regno dell'evidenza, restando a ogni passo molto attento a non degradare i nostri stupori in aneddoti, a non perderci dentro a un mistero senza contenuto. Ed è sorprendente che in questo modo ogni racconto sia maschera e confessione insieme."" -
Le origini del Collegio San Carlo e un frammento di storia modenese
Dalla prefazione di Roberto Franchini ""Questo testo, noto a pochi studiosi, come il Campori, che fu il primo storiografo ufficiale del San Carlo, sino al compianto Albano Biondi, mette in fila date e protagonisti, vita pubblica e scontri interni tra i confratelli. La cronaca del Dallamano è sicuramente un """"frammento del moto universale verso la conoscenza"""" per comprendere e non solo per spiegare la storia; ci aiuta a ricostruire un """"contesto"""" storico adeguato. Più in generale, è la prova che la storia non è solo scienza degli uomini: è """"scienza degli uomini nel tempo"""". La cassetta degli attrezzi degli storici consente e consentirà di trovare nuove notizie, di leggere con occhi nuovi i documenti e le narrazioni. Non vi sarà mai un punto fermo alla nostra storia, né qualcuno potrà affermare con assoluta sicurezza: noi siamo questo."""""" -
La teoria del diritto attraverso lo specchio
La teoria generale del diritto si presenta come una disciplina con un suo statuto ben consolidato. Essa si propone d'intraprendere lo studio astratto dei concetti strutturali che caratterizzano ogni diritto. Pensiamo per esempio ai concetti di ""norma"""", di """"fonte"""", di """"gerarchia"""" e di """"ordinamento"""". Resterebbero invece fuori dal suo campo d'indagine gli specifici contenuti dei sistemi giuridici particolari. In questo volume si compie un esperimento mentale. Ci si è chiesti se, e, se sì, a quali condizioni, le pretese di neutralità e di generalità della teoria possano esser realizzate. Insomma, se c'è una linguistica strutturale, perché non potrebbe esservi un'autentica teoria del diritto, che non si risolva in un coacervo di dottrine? La risposta a tali questioni è stata affermativa: si può individuare una grammatica profonda dei discorsi giuridici a patto che ci si distacchi dall'alta dogmatica, ricorrendo a concetti di grana più fine. La teoria così intesa non si risolverebbe in una descrizione dei diritti esistenti, bensì in un'indagine delle scelte argomentative logicamente possibili che si aprono al giurista."" -
Ecologia, decrescita, dispositivo
"Il quarto volume di """"Officine Filosofiche"""" è articolato in due sezioni: nella prima, ospitiamo un importante saggio di Serge Latouche sul tema della decrescita; nella seconda, pubblichiamo gli atti del convegno sul concetto di dispositivo che, organizzato da """"Officine Filosofiche"""", secondo un progetto ideato e messo in atto da Francesco Marchesi, si è tenuto a Pisa nel 2016. Associamo dunque due filoni - quello ecologico e quello post-strutturalistico - che possono parere eterogenei: ciò dipende dalla diversa inflessione che ha preso la nostra ricerca già dal numero precedente. Negli ultimissimi anni è emersa nel gruppo la consapevolezza del fatto che la situazione politica, culturale, filosofica imponesse una svolta, una discontinuità, dovuta alla presa d'atto che il duplice riferimento a una certa batteria tedesca da un lato, a Deleuze, Foucault, Derrida dall'altro, avesse fatto il suo tempo: in particolare, ci è parso chiaro quanto fosse necessario uscire dall'alternativa Nietzsche-Heidegger, che ha così pesantemente condizionato gli orizzonti culturali internazionali, e italiani in particolare, degli ultimi trent'anni."""""