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Una nuova interpretazione della filosofia politica di Platone
Presentiamo la traduzione di ""On a New Interpretation of Plato's Political Philosophy"""" (1946), di Leo Strauss. Sotto le spoglie di una lunga e polemica recensione al volume di John Wild, """"Plato's Theory of Man"""", Strauss espone le tesi principali della sua interpretazione di Platone, un impianto ermeneutico che troverà ampia espressione successivamente, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, nei commentari che egli dedicherà a singoli dialoghi platonici come """"la Repubblica"""", """"le Leggi"""" e """"il Simposio."""" Secondo Strauss, la filosofia di Platone coincide con un radicale scetticismo zetetico, che trova nella rappresentazione dialogica la forma espressiva più adeguata. Il Platone che Strauss ci consegna risulta tutt'altro che rassicurante, poiché ha la forza di interrogare direttamente le nostre autorappresentazioni morali e politiche, di mettere in discussione la perfetta autoreferenzialità della """"democrazia moderna"""" - quando intesa come il migliore degli ordini possibili -, nonché di porre sotto accusa tanto il relativismo quanto il normativismo quali inadeguati posizionamenti della filosofia rispetto alla politica."" -
Ridere rende liberi. Comici nei campi nazisti
Il libro nasce da una ricerca condotta sulle sorti di alcuni comici ai quali si deve, negli anni Trenta, la grandezza leggendaria del cabaret e dello spettacolo leggero mitteleuropeo, in particolare di quello berlinese. In gran parte ebrei, come ebreo era il colore del loro umorismo, la sorte di questi artisti è segnata inesorabilmente dall'avvento di Hitler al potere. Espulsi dai set e dai palcoscenici sui quali avevano primeggiato, le loro performance si replicano in situazioni sempre più dure: i ghetti, la deportazione, lo sterminio. Sono ""stelle di prima grandezza che di grande non hanno più che la stella gialla, cucita ben in evidenza sul loro petto"""". Il loro personale percorso diventa l'occasione per interrogarsi sui poteri e sulla forza d'urto del riso, per riflettere sul senso del comico nel cuore del dolore quando, a complicarne le dinamiche, interviene la relazione che sussiste fra il carnefice e la vittima e sono gli aguzzini a contendere ai perseguitati """"l'ultima risata""""."" -
Sette ragionamenti di architettura
Razionalità e creatività, cultura architettonica, tradizione, contesto, programma, regole e linguaggio: sono espressioni ricorrenti in architettura e rappresentano le necessità proprie del progetto architettonico, i suoi inseparabili termini di confronto, temi, fra i tanti, sui quali si è ripetutamente posato il dibattito in ogni tempo della storia. Parole affatto nuove, parole 'anziane' del dibattito, termini consolidati e, in certa misura, archetipici, che definiscono questioni che da sempre accompagnano la materia, ancorché surclassate oggi da problematiche apparentemente più urgenti quali paesaggio, ecologia, sostenibilità economica e sociale, durevolezza e resilienza. Il volume intende recuperare questi termini e questioni, per ragionarci su, attualizzare contenuti e interpretazioni, legare i concetti l'uno all'altro, fino a riconoscervi i momenti della costruzione di un personale pensiero progettuale, quello dell'autrice, fatta salva l'intenzione di considerare ancora, ogni ragionamento, un inizio del cercare. -
Fuori registro
"Fuori registro"""" è un album punk composto in forma di libro. Contiene dodici tracce di breve durata e un prologo che introduce le ritmiche veloci, le sonorità dure, le voci interiori che, sfuggendo ogni riferimento tonale preciso, raccontano spazi e paesaggi che ci trattengono, nonostante tutto. La teoria che cresce tra queste tracce scruta violentemente, utopica o realista, disingannata o visionaria, l'altra città: quella senza sbagli. Poi le cose improvvisamente hanno preso un'altra piega. Come spesso accade con questo genere di cose: dapprima un po' alla volta, poi tutto in un colpo. La questione di fondo inizialmente sembrava ruotare intorno al registro dello spazio, e mentre le parole cercavano di definire con precisione una linea di demarcazione tra l'architettura e il rumore di fondo, le immagini perdevano inesorabilmente i propri contorni. La profondità di campo schiacciata su un unico piano trasformava ogni cosa in quel rumore di fondo, il suono e lo spazio cadenzato nel traffico delle otto del mattino, suburbia distesa in fondo alla statale come nelle fotografie di Alessandro Calabrese, la città morta nelle luci spente di vicolo del Vento, ogni cosa dentro l'altra e più le teorie si sforzavano di rimettere insieme le distanze e più appariva evidente che, inesorabilmente, le parole e lo spazio fossero qui per evocare una dimensione altra, come se gli oggetti fossero rimasti parzialmente intrappolati fuori dalle inquadrature..." -
Le forme sociali
Le forze sociali continuamente si compongono, scompongono e ricompongono in forme che definiscono il modo in cui il sociale organizza il sistema delle proprie relazioni. Ogni forma è, dunque, solo una delle possibilità sociali di interazione, sempre mutevole e sempre mutabile. Il CeRC - Centre for Governmentality and Disability Studies ""Robert Castel"""" e il GRiOS - Centro studi sull'Ontologia Sociale hanno promosso un confronto fra le prospettive antropologiche, filosofiche e sociologiche per esplorare alcuni usi e declinazioni della nozione di """"forma sociale"""", ragionare sugli strumenti della sua indagine e analizzare parte dei codici culturali che strutturano l'esperienza quotidiana dell'ordine sociale delle formazioni, delle deformazioni e dell'informe."" -
L' architettura della partecipazione
Il percorso accademico e professionale di Giancarlo De Carlo congiunge in un’unica vocazione due termini etimologicamente contrapposti: architettura e anarchia, tenendosi sempre al riparo dalle allucinazioni utopistiche tipiche, ad esempio, degli anni Sessanta e Settanta, e anzi mantenendo sempre dritta la barra della «ricerca di un metodo e, soprattutto, di un rigore capaci di restituire credibilità all’approccio disciplinare (Tafuri)».rn«In una stagione in cui le parole scemano e anche quelle indispensabili per una riflessione contemporanea sulla missione dell'architettura risultano ambigue e ambivalenti, rileggere questo testo offre la possibilità di credere ancora a un futuro nobile per la disciplina.» - L'ArchitettornNello scritto qui pubblicato per la prima volta in maniera autonoma egli tenta di dimostrare in forma lineare e lucida come l’idea di una architettura partecipata – «quando tutti intervengono in egual misura nella gestione del potere, oppure – forse così è più chiaro – quando non esiste più il potere perché tutti sono direttamente ed egualmente coinvolti nel processo delle decisioni» – possa costituire un’utopia realistica, cioè compiutamente realizzabile. Le distinzioni teoriche messe in campo a tale scopo: progetto vs processo, funzione vs uso, ordine vs disordine e così via, forniscono un armamentario utile ancora oggi per chi tenti di mettere in moto nuove pratiche di partecipazione non solo in campo architettonico.rnA chiudere il quadro due testi relativi alle due principali esperienze realizzate sul piano urbanistico (il piano di Rimini) e architettonico (il villaggio Matteotti di Terni) a dimostrazione della lunga, seppur conflittuale, fedeltà decarliana verso Le Corbusier, nonostante tutto suo modello costante perché «non si rivoluziona facendo le rivoluzioni, si rivoluziona presentando soluzioni». -
Giovanna Talocci designer. Ediz. multilingue
Come in un racconto corale, la complessità della storia progettuale di Giovanna Talocci si articola a più voci e su più registri, restituendo così gli incontri umani e professionali che sono alla base del mestiere del designer. Ne risulta un volume che esce dall'austerità della monografia - di cui mantiene però il valore scientifico e documentario - per sfociare nel calore di una storia plurale. Come ha notato Anty Pansera, lo strumento più prezioso nelle mani del designer è infatti la sua insaziabile ""curiosità naturale per l'innovazione e per la ricerca di nuovi materiali e di nuove tecnologie, e soprattutto l'attenta e profonda osservazione della realtà che la circonda, delle esigenze dei nuovi comportamenti""""."" -
Restaurare il Novecento. Storie, esperienze e prospettive in architettura
Nel corso degli ultimi trent'anni si è affermata, nel campo dell'intervento sull'architettura, una ben precisa scelta operativa: quella di salvare l'immagine piuttosto che la consistenza fisica di una testimonianza. Nel presente volume, Simona Salvo si contrappone a questa tendenza fornendo una rassegna teorica e metodologica strutturata sull'analisi comparata d'interventi compiuti in contesti e paesi differenti, e allargando il discorso alle problematiche legate alla conservazione delle opere d'arte figurative e cinematografiche. Il testo si conclude illustrando una rilevante esperienza di restauro - che ha visto anche la collaborazione dell'autrice -, quella della facciata del grattacielo Pirelli di Milano, progettato da Gio Ponti nel 1960. Nel darne conto, l'autrice osserva che oggi ""l'intervento sull'architettura del Novecento resta quindi una questione aperta e ancora tutta da esplorarsi, ma in modo nuovo e diverso, lavorando dal suo interno, ripercorrendo con metodo la traccia già segnata dal restauro critico e affrontando, passo dopo passo, le innegabili problematiche tecnico-applicative che la conservazione del nuovo suscita per sua stessa natura""""."" -
La linea socratica dell'arte contemporanea. Antropologia pedagogia creatività
In questo volume l'autore punta l'indice sulle figure socratiche dell'arte contemporanea per tracciare una linea di riscatto nei confronti di istituzioni scolastiche che vivono un declino angosciante, che mostrano un impoverimento metodologico teso a soffocare l'interesse individuale, a reprimere la nascita della personalità e della effettiva responsabilità morale. -
Vite partigiane
Questo libro raccoglie, in versione trascritta, cinque testimonianze sull'esperienza della guerra e della Resistenza antifascista. Cinque documenti di storia orale, dunque. Ma, soprattutto, cinque racconti su cosa significa scegliere di essere persone libere. L'insegnamento più emozionante che si ricava dalla lettura di queste pagine, ricche di aneddoti, anche divertenti, è che perfino la paura si può trasformare in forza. In fondo, non sappiamo davvero quello di cui siamo capaci. Non conosciamo l'enorme potere personale che ognuno di noi nasconde. Se si vuole si può trasformare la propria vita e la realtà, questo ripetono Walchiria, Teresa, Sergio, Rosario e Massimo; e si può perfino invertire un destino collettivo drammaticamente segnato. I tempi storici che stiamo attraversando, di dismissione dello Stato e di ""occupazione"""" finanziaria internazionale, dovrebbero indurci a interrogare l'eccezionalità storica del biennio '43-'45 con occhi nuovi. Leggiamo dunque queste cinque testimonianze pensando soprattutto a noi e alle nuove forme di resistenza a cui siamo chiamati. Prefazione di Daniele Balicco. Introduzione di Ciro Tizzano."" -
Studi d'affezione per amici e altri
Sono otto scritti di Gianni Celati su diversi autori italiani da lui prediletti: l'antica novellistica, l'Ariosto, il meno noto Tomaso Garzoni, il Leopardi dello ""Zibaldone"""", il favolista Imbriani, Federigo Tozzi, fino ai contemporanei Antonio Delfini, Silvio D'Arzo, Giorgio Manganelli. Non è saggistica tecnica, ma è il modo di scrivere affettivo e umorale del Celati narratore. Un occhio molto diverso e originale, sia nel rivalutare autori minori, sia nel parlare delle nostre maggiori glorie letterarie."" -
Ossa, cervelli, mummie e capelli
Cosa hanno in comune il cranio di Mozart e il cervello di Einstein? la mummia di Lenin e quella di Jeremy Bentham? i capelli di Beethoven e il pene di Napoleone? lo scheletro di Cartesio e il dito indice di Galileo? Semplice: sono tutte ""reliquie profane"""", pezzi anatomici di personaggi celebri che costituiscono la controparte laica delle tante reliquie sacre. In dieci racconti veritieri, il libro tratta un tema originale per l'editoria italiana: la permanenza di questi pezzi organici, e i prodigiosi tragitti che hanno compiuto in secoli di storia, da un istituto all'altro, da un collezionista all'altro, da un ladro all'altro. Vicende reali e un po' forsennate, grottesche e curiose, che hanno trovato la loro finale magnificenza nei corpi plastinati, tecnica mediante la quale ognuno può diventare reliquia di se stesso."" -
Fictio legis
Tanto la storia del pensiero giuridico che il senso comune hanno costretto la finzione al ruolo di principale antagonista della realtà, dei fatti, dell'ordine naturale e vero delle cose. L'assidua frequentazione della fiction, da un lato, e l'evidenza naturale considerata come un limite o un ostacolo alle operazioni del diritto e della tecnica, dall'altro, ne sono senz'altro le più palmari e longeve eredità. Contro queste tradizioni, Yan Thomas - in un saggio densissimo che annoda stile e metodo in modo unico offre una vera e propria contro-storia della fictio. Mobilitando i casi che occuparono i giuristi romani, Thomas restituisce la finzione al suo statuto di tecnica eminente del diritto. Più vera del vero, la finzione è quell'arnese che i giuristi hanno impiegato per escogitare soluzioni che la ""natura"""" o il senso comune sembravano dichiarare impossibili. Solo nel medioevo, assecondando un cambiamento di portata antropologica, la natura finirà per imporre i suoi """"limiti"""" alla creatività così tipica del diritto romano e al modo tanto speciale che esso aveva di """"creare"""" il mondo per trasformarlo. Questo drastico cambio di passo è indagato da Yan Thomas con tutto il rigore e la spregiudicatezza che caratterizzano il suo gesto teorico. I """"naturalismi"""", vecchi e nuovi, che oggi ingombrano il dibattito pubblico con la forza apparente dell'evidenza trovano in questo saggio una smentita cocente e un potente antidoto. Con un saggio di Michele Spanò e Massimo Vallerani."" -
Che figura!
Metafora, metonimia, palindromo... sono solo alcune delle figure retoriche che arricchiscono la nostra lingua e che servono a capire e a raccontare la realtà. Tutti noi le usiamo, in modo naturale e spesso senza rendercene conto. ""Che figura!"""" le trasforma in personaggi strambi e divertenti: dal Signor Litote che ormai ha il torcicollo a forza di fare no con la testa, a Miss Enfasi che sembra vivere a teatro, fino a mago Ossimoro, che si rinfresca col fuoco e si scalda col ghiaccio. Età di lettura: da 8 anni."" -
Il progetto dell'autonomia. Politica e architettura dentro e contro il capitalismo
Questo saggio uscito dapprima negli Stati Uniti nel 2008, rilegge in parallelo alcuni testi di Raniero Panzieri, Mario Tronti, Massimo Cacciari, Manfredo Tafuri, Aldo Rossi e Archizoom, comparsi circa mezzo secolo prima in un contesto segnato dallo sviluppo economico e da intensi conflitti politici, che l'autore non esita a definire ""irripetibile"""" e dunque senza nessuna volontà di revival o di """"critica operativa"""". Pier Vittorio Aureli fornisce piuttosto una nuova chiave interpretativa agonista, per molti versi revisionista, di alcuni contributi al pensiero politico e architettonico che sono qui montati insieme come tessere di un unico - seppur composito e a tratti perfino contraddittorio - progetto dell'autonomia. L'autore restituisce qui valore alla ricerca teorica in architettura che non deve essere intesa come un pensiero ancillare e tantomeno propedeutico alla professione in sé. Il progetto dell'autonomia non fu infatti la rivendicazione di identità disciplinari, quanto il tentativo di mettere a tema il conflitto come anima della città moderna e del suo progetto. A cinquant'anni esatti di distanza dalla pubblicazione dell'""""Architettura della città"""" di Rossi e della fondazione dei collettivi fiorentini come Superstudio e Archizoom, avvenute entrambe nel 1966 durante la fioritura coeva dell'operaismo e delle neoavanguardie, Aureli osserva come """"La lezione che oggi possiamo trarre dal lavoro di Tafuri, Rossi e Archizoom va al di là di facili repechage..."""""" -
Spazi d'artificio. Dialoghi sulla città temporanea
"Spazi d'artificio"""" si occupa della quarta dimensione della città, uno spazio cangiante, per sua natura soggetto a ordini di lettura contraddittori e mutevoli rispetto all'epoca che attraversa. Il testo raccoglie voci provenienti da esperienze e ambiti culturali differenti, aprendo un dibattito interdisciplinare sui temi della città e, più in generale, del suo vivere. Dalla crisi del 2008 la lentezza del fare architettonico, rispetto alla rapidità dei processi che segnano la contemporaneità, individua spazi d'incertezza fisici e concettuali, mettendo in dubbio i principi e le convinzioni che hanno guidato la modernità fino a noi. Di fronte ad una disciplina che per attitudine predilige la permanenza, tempo e azione rappresentano gli elementi cardine attraverso cui sezionare e riciclare la città, ma anche lo sfondo di senso su cui riposizionare il progetto, pensando dispositivi spaziali pronti anche a spegnersi al volgere delle necessità o degli umori dei propri abitanti. Spazi d'artificio sono dunque luoghi e architetture d'eccezione, punti di incontro tra esperienze dell'arte, della cultura e dell'economia capaci di prefigurare futuri possibili sullo sfondo durevole della città." -
Vita, politica, contingenza
L'obiettivo dei saggi raccolti in questo libro è di investigare nelle loro interazioni reciproche tre concetti fondamentali dell'esistenza umana: vita, politica, contingenza. Si tratta, per molti aspetti, delle dimensioni basilari della nostra esperienza storica e non è forse eccessivo ipotizzare che tutte le incertezze, le opacità e le crisi che affliggono questa epoca dipendano dal modo, assolutamente nuovo, in cui le tre dimensioni si intrecciano o confliggono tra loro. Tutto questo apre una miriade di interrogativi, a stento contenibili nella comune etichetta della biopolitica. È possibile, per cominciare, immaginare una scena in cui sia in gioco la vita come tale, libera dal ricatto della sua cattura in una gabbia di concetti formalizzati? E qual è il nesso tra l'assetto istituzionale e le forme di vita cui la politica vorrebbe dare voce? Su questi interrogativi si soffermano i saggi raccolti nel volume, sforzandosi di esplorare un territorio condiviso, pur muovendo da prospettive e angolature spesso marcatamente differenti. -
L' architettura della villa moderna. Vol. 1: anni della grande sperimentazione 1900-1940, Gli.
Preceduti da saggi introduttivi e contributi sulle singole opere, il primo dei volumi su L'architettura della villa moderna descrive gli anni della grande sperimentazione formale, tipologica e tecnica di questo tipo edilizio. Caratteristica essenziale dell'opera è il ri-disegno alla stessa scala di un gran numero di ville del periodo, permettendo al lettore la comparazione non solo compositiva, linguistica o tecnologica, ma anche dimensionale delle singole abitazioni, rendendo evidenti sia i congegni distributivi che le innovazioni concettuali. La casistica estremamente ampia di exempla permette non solo di seguire tutte le evoluzioni del tipo all'interno dell'architettura contemporanea, ma anche di avere una sorta di manuale di soluzioni a specifici problemi di progettazione elaborate dai grandi maestri dell'architettura. La raccolta di saggi inediti fornisce poi una serie di approfondimenti su alcune opere o determinati filoni, consentendo letture originali e trasversali che possono risultare di grande interesse per ogni generazione di studiosi. -
I bei giorni di Aranjuez
Dedicato a «S.», cioè a Sophie Semin, la moglie di Peter Handke, attrice teatrale, il testo è stato trasposto nel film omonimo dal regista Wim Wenders – che ha raccolto la sfida dell’irrappresentabilità – e interpretato dalla stessa Sophie nel ruolo della protagonista, in una realizzazione che lascia immaginare, da parte di un autore così sfuggente, mille coinvolgimenti personali.rnrnUn uomo e una donna siedono a un tavolo da giardino, all'aperto, in un bel giorno d'estate, e parlano dell'amore. Tra loro vi è intimità, confidenza, una franchezza spietata, una sincerità disarmata, e lealtà nel rispettare il gioco delle parti in uno scambio governato da regole precise. Ma la scena che stanno recitando non è quella di un corteggiamento. Nulla lascia intendere che siano, o siano stati, amanti. Nel ""dialogo estivo"""" che si svolge tra loro - né """"dramma"""" né """"tragedia"""", ma un genere del tutto singolare: divertimento serio, gioco estremo, rito solenne e pervaso di erotismo - si raccontano l'un l'altra le proprie esperienze amorose. """"La tua prima volta con un uomo, come è stato?"""", chiede lui. E lei, incalzata dalle sue domande, lascia affiorare i ricordi. Densa di allusioni, di evocazioni, sorretta da un sottotesto di segreti rimandi letterari, illuminata da sconcertanti rivelazioni, la conversazione tra i due - personaggi senza nome fino alle ultime battute, emblemi dei due sessi, archetipi dell'uomo e della donna - procede come una danza, scabrosa e pudica, enigmatica e sensualissima. Ambientato in un luogo fuori dallo spazio e dal tempo - del giardino in cui la scena si svolge gli alberi non si vedono nemmeno, si odono appena -, """"I bei giorni di Aranjuez"""" è una sfida a qualsiasi possibilità di rappresentazione: perfino la città nominata nel titolo compare come un ricordo nei racconti dell'uomo e come la citazione di un verso di Schiller."" -
Umorismo involontario
C'è umorismo involontario quando uno crede di fare una cosa seria e invece per ignoranza o per caso fa qualcosa di comico. E un umorismo che s'insinua ovunque, nei romanzi di certi scrittori, nelle poesie, nei film di serie B, nei pittori della domenica, nelle storpiature linguistiche dei bambini, in ogni forma di kitsch e di trash, nelle farneticazioni dei mattoidi, nelle papere televisive, negli errori di stampa, nei discorsi dei politici (dal presidente americano George W. Bush è nato il termine ""bushismo""""), negli strafalcioni detti in ambulatori, tribunali, scuole ecc.; persino nel modo di morire ci può essere senza volere umorismo: nel 2002 una donna della Virginia (USA) scelse una carota per fare autoerotismo e fu tanto il successo che morì per un embolo.""