Sfoglia il Catalogo ibs018
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 541-560 di 10000 Articoli:
-
Gli «altri» al potere. Romani e barbari nella Gallia di Sidonio Apollinare
Le epistole di Sidonio Apollinare raccontano l'evoluzione della società romana dal punto di vista, singolare e privilegiato, di chi è stato attivo fautore dell'opposizione ai Visigoti e ha preso parte da protagonista ai mutamenti sociali e culturali della sua età. Emerge una società in bilico, tra la consapevolezza dei cambiamenti in atto e l'ossessiva volontà di conservare intatte le proprie radici. Attraverso schemi retorici consolidati e insistenti riprese testuali, l'Arvernia si sovrappone a Roma e i grandi eroi del passato rivivono nell'opposizione degli aristocratici galloromani agli invasori. -
Popolazione, risorse e urbanizzazione nella campania antica. Dall'età preromana alla tarda antichità
La Campania antica (nell'accezione territoriale più ampia) è un laboratorio di forme di insediamento, di morfologie dello sfruttamento agrario, di compresenza di gruppi umani con specifici tratti culturali sin dall'età pre-romana: questo suo carattere peculiare rimane vitale per tutto l'evo antico. La Campania non ha, tuttavia, rivestito quel ruolo centrale nel dibattito storiografico degli ultimi due decenni sulla demografia dell'Italia antica, che ha portato a riconsiderare il ruolo socio-economico di altre aree della Penisola. I contributi raccolti in questo volume indagano i cambiamenti avvenuti sul lungo periodo nel rapporto tra popolazione, risorse e urbanizzazione in Campania, dall'età pre-romana al tardoantico. Una prima parte riguarda la fisionomia della regione in termini generali ed è seguita da una sezione dedicata a specifici territori oggetto di particolare interesse (Capua, Pompei). Il libro si chiude con una sezione monografica dedicata all'Albo di Ercolano, una fonte di primaria importanza per la demografia e la storia sociale della città antica. -
Prosopografia romana fra le due partes imperii (98-604). Contributo alla storia dei rapporti fra Transpadana e Oriens
In questo secondo tomo dedicato alla prosopografia romana viene completata l'indagine avviata in Prosopografia Romana fra le due partes Imperii (98-604). Contributo alla storia dei rapporti fra Transpadana e Oriens (lemmi A-K), Munera 45, Bari 2018. Le schede sono integrate da apparati di indici che, oltre ad agevolare la consultazione, offrono elementi per futuri approfondimenti conoscitivi. Dai governatori provinciali ai prefetti, dai sacerdoti degli antichi culti pagani fino agli illustri vescovi del Cristianesimo trionfante, il tessuto umano costitutivo della società romana, indagato attraverso la ricerca prosopografica, «un filone di studi che sta conoscendo un crescente interesse a livello internazionale» - come ricordato anche da Arnaldo Marcone nella 'Presentazione', testimonia le mutazioni del Mediterraneo fra i secoli II e VII: nascono nuove élites, muta la mentalità, il dinamismo diviene il maggiore protagonista. -
I conti del principe. Rendita e contabilità feudale negli stati di Melfi e Ascoli(secoli XV-XVI)
A quindici anni dall'avvio della collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Umane, poi Studi Umanistici, dell'Università di Foggia e il Centro Culturale Polivalente del Comune di Ascoli Satriano, il volume di Potito d'Arcangelo suggella e chiude una impegnativa attività di indagine sulla storia del territorio ascolano. Muovendo dal recente fervore generatosi intorno alla signoria italiana tardomedievale, la ricerca esamina l'articolata vicenda degli aggregati feudali aventi come baricentro le città di Melfi ed Ascoli tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento. La documentazione raccolta mostra come le complesse dinamiche di 'assemblaggio e 'rottura' dei due stati feudali siano state profondamente condizionate da precisi rapporti di convenienza economica. -
Percorsi tra le immagini. Scritti di archeologia e storia dell'arte antica
Il volume raccoglie trentacinque saggi di Maria José Strazzulla, selezionati tra riviste, volumi miscellanei e atti di convegni, scritti tra il 1977 e il 2015. La scelta ripercorre alcuni tra i principali temi di ricerca affrontati dall'archeologa e storica dell'arte antica, i cui interessi spaziavano dalla Grecia a Roma, dal mondo italico a quello dell'Italia romanizzata: gli apparati decorativi in terracotta degli edifici, l'urbanistica e la storia, l'archeologia del culto, l'iconografia e il significato delle immagini. -
Il mestiere dell'archeologo
Che cosa significa oggi essere archeologo? Quali sono i principali campi di applicazione dell'archeologia del XXI secolo? Daniele Manacorda risponde a questi interrogativi in un volume che raccoglie più di trent'anni di rubriche pubblicate nella rivista Archeo. Un libro per curiosi e appassionati, che si presta a diventare una vera e propria palestra di metodo per chi si accosta all'archeologia per lavoro o per esigenze di studio. Le rubriche offrono al lettore pensieri sparsi, in forma quasi di taccuino, dove è possibile rileggere i capitoli più significativi del percorso di ricerca e docenza di Daniele Manacorda. Le sue osservazioni non appaiono mai dogmatiche, sono semmai spunti per nuovi interrogativi, che ci spingono a reinterpretare criticamente la complessità del reale. Ne viene fuori un ritratto originale dell'archeologia che, prima ancora di una disciplina, è una lente attraverso la quale scrutare la realtà che ci circonda, ma anche uno strumento per ritrovare il passato nel nostro presente e il presente nel nostro passato. Prefazione di Andreas Steiner. Introduzione di Mirco Modolo. -
El sepulcretum de Llanos del Pretorio (Córdoba-España)
Il volume offre l'edizione di uno studio interdisciplinare condotto sul sepulcretum romano di Llanos del Pretorio (Córdoba, Spagna), uno spazio funerario eretto in stretta relazione con due assi viari ad uso cimiteriale, in direzione est-ovest. Il sito comprende circa 15 aree funerarie delimitate da cippi e stelae, alcuni dei quali riportanti l'indicazione delle mensurae sepulcri. Dal sito provengono 52 sepolture a cremazione, 13 inumazioni infantili e 2 deposizioni di cani, datate per la maggior parte alla prima metà del I sec. d.C. Il settore funerario era chiuso e diviso in lotti, la cui vendita e assegnazione fu probabilmente oggetto di speculazione, in ragione dell'alta richiesta di spazi funerari in città, in particolare nel settore più settentrionale, a forte vocazione mineraria, prossimo alle mura urbiche e a strade di transito e scambio. -
La media valle del Tammaro. Il fiume, gli insediamenti, i paesaggi dalla Repubblica alla tarda antichità
L'interesse per la media valle del Tammaro fornisce fondamento a una ricerca che si pone come obiettivo la ricostruzione dei paesaggi antichi e dei sistemi insediativi in un contesto rurale di importanza storica e archeologica per la comprensione delle vicende del Sannio interno. Il volume ricompone un quadro organico delle principali vicende che si sono succedute tra Repubblica e Tarda Antichità, armonizzando una documentazione non sempre omogenea, ma ogni volta valutata in rapporto all'affidabilità e alla qualità delle informazioni, e arricchendola di nuove conoscenze grazie ad un approccio di carattere globale alla realtà territoriale. Si materializzano, così, le tappe fondamentali del popolamento e le immagini di quei processi insediativi che hanno interessato nel corso del tempo la media valle del Tammaro; la ricostruzione si snoda su piani diacronici coerenti con quei macro fenomeni storici che hanno plasmato, con forme di continuità e di discontinuità, quest'area di confine, liminare tra la colonia latina di Beneventum e i Ligures Baebiani. -
Procopio Antemio imperatore di Roma
Nel 467 d.C. le redini dell'impero romano d'Occidente furono affidate a un nobile orientale, Procopio Antemio. La sua elezione, voluta a Costantinopoli dal basileus Leone e in Italia dal senato di Roma, sanciva la ritrovata concordia tra le due partes imperii. Le sfide che attendevano il nuovo sovrano erano molte: dimostrare che un imperatore di origine bizantina poteva agire nell'interesse di Roma; rafforzare l'autorità imperiale dopo che la res publica aveva assistito, in dodici anni, alla nomina di quattro imperatori, a due lunghi periodi di interregno e all'ascesa ai vertici della politica di un militare di origine barbarica; organizzare un'azione militare efficace contro i barbari, bonificando il Mediterraneo dalla pirateria vandalica. Gli obiettivi della politica di Antemio coincidono con alcuni degli snodi fondamentali della storia di Roma nel quinto secolo, che fu segnata da grandi conflitti: tra Oriente e Occidente, tra senato e governo imperiale, tra Roma e i barbari. Il volume esplora questi temi nella prospettiva di ricostruire l'esperienza politica di Antemio e di ragionare più in generale sulla disgregazione dell'impero romano d'Occidente. -
Archeologia di un paesaggio contemporaneo. Le guerre del Novecento nella Murgia pugliese
Nell'altopiano delle Murge persistono, quasi impercettibili ad un occhio distratto, ruderi e macerie che è facile trascurare o, peggio, considerare come elementi di disturbo in un paesaggio apparentemente immobile nella sua magnifica desolazione. Sono tracce di un passato recente e sconosciuto: resti di campi di prigionia delle due guerre mondiali, di campi di addestramento e di centri per l'accoglienza di profughi, ma anche di basi missilistiche allestite e rapidamente smantellate nel corso di quella terza guerra mondiale, fredda, mai combattuta. Tracce così evanescenti da poter essere decifrate, ricostruite e raccontate solo attraverso un'analisi archeologica che preveda l'applicazione di metodi e tecniche normalmente riservate a contesti più antichi: dallo studio delle fonti al rilievo, dalla fotointerpretazione alla ricognizione topografica, dalla raccolta superficiale alla lettura degli elevati. È un patrimonio diffuso e abbandonato che aspetta di essere valorizzato, ricomponendo i luoghi e le storie delle persone che in questo paesaggio hanno vissuto, per creare una vasta comunità in grado di unire diverse generazioni. -
Produzioni antiche sulla costa sud orientale della Sicilia. Saggi di topografia antica litoranea
Il volume percorre produzioni materiali antiche distribuite lungo la fascia costiera della Sicilia sud orientale. Ogni territorio ha le sue specificità, geomorfologiche, idrografiche e storiche: sugli spazi litoranei alcuni fenomeni sono tuttavia ricorrenti, poiché le attività umane e le produzioni si specializzano in relazione all'ambiente, dando vita a specifiche forme insediative, sociali e culturali. Partendo da questi presupposti, il libro ricostruisce l'assetto antico di ampi segmenti extraurbani della costa di Siracusa, sulla quale si sono svolte l'estrazione di pietra da costruzione, la produzione di porpora, la coltivazione del sale, la pesca e la salagione del tonno, oltre alle attività di sussistenza basilari nelle aree umide come pesca e caccia; forme economiche che in prevalenza si sono perpetuate nel Medioevo e nell'età moderna e di cui si possono seguire le tracce non solo nelle fonti archeologiche e letterarie antiche, ma anche nella documentazione d'archivio e nella storiografia. Il conservatorismo implicito di queste attività ha impresso ai comportamenti una continuità che si è fortunatamente tradotta nel mantenimento fino all'età contemporanea dell'assetto di alcuni tratti del territorio costiero sud orientale della Sicilia, consentendo di tutelarne almeno una parte nelle riserve naturali: spazi in cui patrimonio naturale e culturale sono inscindibili. -
Fibula. Confidenze di un oggetto parlante
La fibula prenestina? È una spilla in oro, famosa perché reca incisa la più antica iscrizione latina conosciuta. Oppure è un falso ottocentesco? In un romanzo storico ben documentato - che spesso si tinge giallo - Sergio Fontana ricostruisce le incredibili vicende di un oggetto straordinario. Fibula è soprattutto la storia delle vite di donne e di uomini che le si sono intrecciate attorno; è lei stessa a descrivere questi personaggi, a intrufolarsi nelle loro esistenze, a narrarne gli intrighi, le manie, i desideri, le aspirazioni, le miserie. Infatti Fibula è un oggetto parlante, capace di raccontare. Non è soltanto finzione ma anche un dato di fatto: nell'iscrizione è proprio lei in prima persona a rivelarci, in un latino molto arcaico, che Manio la fece per Numasio. Nel gennaio del 1887 un archeologo tedesco, Wolfgang Helbig, la presentò alla comunità scientifica: il proprietario della fibula era l'oscuro antiquario romano Francesco Martinetti suo caro amico. Francesco e Wolfgang possono apparire come personaggi poco raccomandabili o almeno così sono stati considerati da Margherita Guarducci (1902-1999), la più ostinata sostenitrice della falsità della fibula. Attraverso salti di tempo e di luogo Fibula ci narra la sua vicenda sullo sfondo di una Roma cosmopolita popolata da intellettuali, collezionisti, archeologi, antiquari, orafi e falsari; racconta di una contessa fatale e di una principessa russa, di direttori di musei ansiosi di esporla nella propria collezione e di spietate contese intellettuali, di una regina piemontese, di contadini, di operai e di un re ammazzato da un anarchico. -
Esegesi, vissuto cristiano, culto dei santi e santuari. Studi di storia del cristianesimo per Giorgio Otranto
In occasione degli ottant'anni di Giorgio Otranto, i colleghi, amici e allievi hanno provato a concretizzare la straordinaria mole di attività e di relazioni di cui si è intessuta la sua vita scientifica e accademica in una poderosa pubblicazione, sostenuta dalla ""Fondation de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres pour le développement des recherches en histoire religieuse du Moyen Âge (André Vauchez, Prix Balzan 2013)"""", dall'AIRS, dal MIUR e dall'Università di Bari Aldo Moro. I temi trattati in questo elegante numero rilegato di Quaderni di «Vetera Christianorum» sono quelli che hanno caratterizzato la ricerca di Giorgio Otranto: l'esegesi cristiana antica, da cui, negli anni Settanta, ha preso avvio la sua carriera di studioso, la storia del vissuto cristiano, indagata in un'ottica multidisciplinare (iconografica, epigrafica, archeologica, oltre che storico-agiografica), il culto dei santi e dei santuari e la diffusione del culto micaelico."" -
La grotta delle veneri di Parabita (Lecce)
La Grotta delle Veneri divenne nota nella letteratura paletnologica in seguito al rinvenimento, al suo interno, di due statuine femminili dette Veneri: da qui il suo nome. Ma non solo: la sua importanza risiede anche nella frequentazione ininterrotta che la vide occupata dal Paleolitico medio fino all'età del Bronzo senza soluzione di continuità. Un periodo lunghissimo nel corso del quale si sono avvicendati tutti gli aspetti della preistoria meridionale, lasciando in essa tracce cospicue della loro presenza. All'inizio ci fu l'uomo di Neanderthal con la sua cultura, il Musteriano (80.000-35.000 anni fa), seguito da una fase di transizione detta Uluzziano che segna l'arrivo del Sapiens con le diverse fasi del Paleolitico superiore (35.000-10.000 anni fa): il Gravettiano, l'Epigravettiano antico e a foliati, l'Epigravettiano finale o Epiromanelliano. Durante il Gravettiano furono inumati insieme un uomo e una donna con uno scarno corredo costituito da un ciottolo e un raschiatoio tinti di ocra e un copricapo fatto con canini atrofici di cervo. Alla fine del Paleolitico superiore gli abitanti della grotta incisero una grande quantità di ossa e pietre, circa 500, con una sintassi geometrico-lineare allora in voga in Italia e in Europa. È una delle espressioni artistiche del Sapiens il cui significato è per noi incomprensibile, al pari della grande arte ""naturalistica"""" che aveva dipinto sulle pareti di molte grotte animali quali bisonti, cavalli, cervi, leoni dall'indubbio contenuto simbolico. Con l'arrivo del Neolitico (VI-IV millennio a.C.) cambiò la vita dei cacciatori-raccoglitori: alla caccia si sostituì un'economia basata su agricoltura e allevamento, che richiese una nuova suppellettile come contenitori in ceramica, strumenti levigati e non solo scheggiati come asce e accette insieme a oggetti di carattere cultuale quali le pintadere, specie di timbri per tatuare o per imprimere marchi. Nacquero nuovi riti e credenze, si affermò una religiosità di tipo agrario con al centro il protagonismo della Terra da cui dipendono le sorti delle creature viventi. La grotta ha restituito tutti gli aspetti della ceramica neolitica dalla impressa agli stili dipinti fino alle fasi finali di Serra d'Alto e Diana. In essa si svolsero riti come lo scavo di buche, una delle quali intercettò la sepoltura paleolitica, offerte di oggetti pregiati e di vasi finemente decorati. Nel corso del Neolitico si sviluppò una rete di rapporti, grazie anche alla navigazione, che permise scambi e contatti con le regioni affacciate sul Mediterraneo, creando un mondo interconnesso che caratterizzerà anche i periodi successivi. Con l'Eneolitico (IV-III millennio a.C.) si diffusero nuove fogge e nuovi costumi funerari: molte grotte divennero sedi di sepolture collettive e una nuova tipologia vide la nascita di seppellimenti sotto tumulo dove, accanto all'inumazione, veniva praticata l'incinerazione. Le forme ceramiche sono ispirate agli aspetti classici di Gaudo e Laterza con interessanti rimandi alla cultura transadriatica di Cetina. Nel II millennio continua la frequentazione della grotta ma con un carattere più dimesso e una suppellettile di uso quotidiano come grandi contenitori e attrezzi per la lavorazione del latte quali i bollitoi. Si conclude così la vicenda millenaria di Grotta delle Veneri, punto... -
La rasola 1 nel castello del Monte di Montella. Ricerche 1983-92
Un posto di primo piano negli studi sui siti fortificati della Campania interna spetta agli scavi condotti nel castello del Monte dal prof. Marcello Rotili che nel 2011 ha curato l'edizione del volume Montella: ricerche archeologiche nel donjon e nell'area murata (1980-92 e 2005-07), nel quale vengono illustrate le complesse indagini che hanno permesso di avanzare un'articolata proposta di periodizzazione alla luce delle stratigrafie rilevate e di un'ampia selezione di reperti. La trentennale attività di ricerca ha evidenziato strutture risalenti al VI-VII secolo quando, in rapporto al graduale abbandono del fondovalle, prese forma sull'altura un villaggio accentrato, trasformato prima in azienda curtense nel VII-VIII secolo e poi in centro fortificato con connotati microurbani, allorché nel IX secolo l'insediamento venne enfatizzato con l'attribuzione di funzioni amministrative al gastaldo che risiedeva nel punto più alto del Monte. All'iniziativa normanna va ricondotta la costruzione del donjon, requisito insieme al resto dell'area murata alla fine del Duecento da Carlo d'Angiò che tre anni dopo attribuì il bene al figlio Filippo, principe di Taranto, trasformando la tenuta in parco-giardino di delizie. La pubblicazione degli scavi è proseguita nel 2012 con il volume Montella: l'area murata del Monte. Ricerche archeologiche nel settore nord, in cui il prof. Carlo Ebanista ha analizzato una porzione dell'insediamento più volte utilizzata a scopo funerario sin dal VI-VII secolo. A prosecuzione del lavoro di edizione, in questa sede si esamina la rasola 1, ampia terrazza situata ai piedi del ridotto fortificato nella quale gli scavi condotti tra il 1983 e il 1992 hanno portato in vista strutture risalenti al periodo dell'azienda curtense ricordata da un giudicato di Arechi II del 762. Tra queste vi è il silo interrato di un'abitazione deputato alla conservazione delle quote canonarie del signore, probabilmente granaglie e/o leguminose. Contestualmente alla costruzione di un possente circuito difensivo, reso necessario dalla trasformazione della curtis in centro del gastaldato montellese documentato nell'849, nell'area fu realizzato un grande impianto metallurgico nelle cui vicinanze sorgeva un edificio interpretabile come officina. L'utilizzo dell'area continuò anche all'indomani del terremoto del 989 che danneggiò la fortificazione e le strutture, rendendo necessario un rifacimento dell'impianto metallurgico e della vicina officina, nella quale furono realizzati due banconi d'appoggio. La frequentazione abitativa ebbe termine soltanto nel XIII-XIV secolo quando l'area venne terrazzata nell'ambito della conversione a parco per i solacia della casa regnante angioina. Dopo la costruzione del convento annesso alla chiesa di S. Maria del Monte nella seconda metà del XVI secolo, nella rasola 1 fu avviata una produzione agricola documentata da un piccolo recinto in muratura. L'analisi delle stratigrafie e dei reperti ha consentito di delineare un quadro piuttosto articolato sulle fasi di vita di questa porzione dell'area murata e sui rapporti con i vicini centri irpini, beneventani e dell'area costiera campana, testimoniati dai puntuali riscontri con i manufatti ceramici. -
Taranto. La steel town dei beni culturali
«Quelle che erano le famose 'steeltown', fiore all'occhiello dell'America roosveltiana, si sono rovesciate già negli anni Settanta nei punti neri della RustBelt, la cintura della ruggine. La crisi dell'acciaio negli Usa è partita prima che da noi, benché in Italia allora nessuno seppe valutare - anche per Taranto - le sue conseguenze. Ciò che ha prodotto è un panorama di macerie: altiforni e laminatoi dismessi o abbandonati, disoccupazione, microcriminalità, assenza di prospettive, contrazione demografica - con numeri non dissimili da quelli jonici. Non sempre le cose sono andate come a Pittsburgh, la città eretta a emblema (in modo peraltro eccessivamente ottimistico) da chi oggi sogna un futuro verde e post-industriale. La realtà è molto più grigia». Questo libro è ispirato dalle parole di Alessandro Leogrande (Fumo sulla città) e si propone di raccontare Taranto e la sua millenaria storia all'ombra di quelle industrie che ne hanno segnato, forse per sempre, l'immagine, ma che non potranno cancellare e oscurare la sua storia e la sua cultura. I contributi di tanti studiosi e ricercatori hanno voluto delineare il volto di una città ricca e contraddittoria, ma innegabilmente affascinante. -
Torre San Giovanni di Ugento e il culto di Artemis Bendis in Magna Grecia
Il volume è dedicato all'insediamento messapico posto sulla punta della rada portuale di Torre San Giovanni di Ugento (Lecce), oggetto di indagini tra 1975 e 1976 da parte dell'Università di Lecce, l'École Française de Rome e la Scuola Normale Superiore di Pisa. L'attento riesame della documentazione d'archivio e lo studio sistematico dei materiali ceramici e coroplastici permettono di delineare l'evoluzione diacronica del sito, caratterizzato dalla presenza di un luogo di culto vissuto tra la seconda metà del IV e tutto il III secolo a.C. L'analisi funzionale delle ceramiche definisce con chiarezza le forme della socialità rituale, incentrata su pasti comuni e la dedica di strumenti della pesca; grande attenzione è rivolta all'offerta di terrecotte del tipo dell'Artemis Bendis, la cui identità e funzione nei contesti delle città italiote e delle aree indigene della Puglia sono criticamente ridiscusse. L'edizione dei ritrovamenti numismatici e delle iscrizioni, in particolare degli ostraka relativi a versamenti ai tesorieri del santuario da parte di personaggi greci e messapici, completa il quadro di questo santuario emporico, posto sotto il controllo di una divinità sensibile alla mediazione e alla coabitazione tra genti diverse. Il volume è completato dalla presentazione delle indagini condotte nel 2014-2016 dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia nella necropoli esterna alle fortificazioni messapiche. -
Appiani bellorum civilium liber primus. Ristampa anastatica
Il commento di Emilio Gabba (1927-2013) al primo libro delle Guerre civili di Appiano apparve nel 1958 e fu riedito, con minime modifiche e un'appendice bibliografica, nel 1967. Da più di sessant'anni è il contributo di riferimento su un testo centrale nello studio del periodo che va dai Gracchi alla guerra contro Spartaco e un punto di partenza imprescindibile per uno studio approfondito della tarda Repubblica romana. La misura dell'autorevolezza del commento di Gabba si trae anche da un dato negativo: l'impresa non è mai stata ripetuta in oltre mezzo secolo. Questa riedizione intende riproporre alla comunità degli studiosi uno strumento di lavoro tuttora fondamentale. La nota bibliografica conclusiva ha l'obiettivo di consentire al lettore di individuare le linee principali del dibattito successivo sul testo di Appiano e di integrarne i temi e gli esiti nell'uso di quest'opera: un libro che continua a trasmettere una lezione esemplare a chi lo legga e lo consulti, a oltre sessant'anni dalla sua prima edizione. -
Fisco, annona, mercato. Studi sul tardo impero romano
In maniera non del tutto casuale il volume 50 della collana, nata nel 1994, raccoglie diciannove saggi scritti dal suo direttore Domenico Vera nell'arco degli ultimi venti anni, dedicati ad alcuni elementi strutturali del tardo impero romano nei loro funzionamenti specifici e nelle influenze reciproche. Le aree di indagine coprono sostanzialmente tre settori: la fiscalità e i suoi riflessi sulla grande circolazione intraregionale delle derrate di base; il ruolo e le dimensioni della redistribuzione statale; l'organizzazione annonaria di Roma e di Costantinopoli e il rifornimento alimentare dei centri urbani. La molto discussa relazione fra stato tardoantico e mercato costituisce il filo rosso che percorre la trama delle singole ricerche. -
I capolavori e la pace. Le restituzioni di opere d'arte all'Italia dopo la Seconda guerra mondiale
Molto è ormai noto - grazie a testimonianze, libri, produzioni cinematografiche - delle depredazioni di beni storico-artistici ad opera dei tedeschi nel corso della Seconda guerra mondiale. Meno sondato in tutti i suoi risvolti è forse il caso italiano, parallelo prima, e legato poi, a quello tedesco. Gli atti di coraggio e dedizione del personale militare e delle belle arti italiano per la protezione e il recupero dei capolavori nazionali è stato infatti preceduto e accompagnato da gravi episodi di asservimento politico e persecuzione razziale. Si tratta di decisioni che hanno segnato il destino non solo di molte persone, ma anche dei loro oggetti più preziosi, assieme a quelli delle collezioni pubbliche o, comunque, dichiarati dalla legge di rilevante interesse artistico e storico. Un'Italia riscattatasi a fatica si è impegnata allora a suo modo nel dopoguerra per rientrare in possesso di quanto aveva lei stessa ceduto ai vertici nazisti o le era stato tolto dopo l'invasione tedesca del 1943, scontrandosi a più riprese con le autorità americane e tedesche per ottenere quelle stesse riconsegne. Uno sforzo politico che, se da un lato ha portato alla ribalta personaggi dai tratti quasi romanzeschi come il fiorentino Rodolfo Siviero, dall'altro ha però visto allungarsi pericolosamente sui nuovi equilibri internazionali tutte quelle ombre gettate solo qualche anno prima dalle sconsiderate politiche del governo fascista.