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Kleist
Trascurato dalla società civile oltre che letteraria del suo tempo, a metà del XX secolo la penna poetica e appassionata di Heinrich von Kleist incrocia lo sguardo indagatore di Stefan Zweig, profondo conoscitore dell'animo umano. Quello che ne viene fuori è la biografia avvincente di un uomo sempre in fuga, sempre a un passo dal baratro, costretto dalla vita e dagli eventi a farsi combattente per sopravvivere a se stesso. Seguendo un proposito dopo l'altro, un dramma dopo l'altro, Zweig accompagna il lettore alla scoperta di quello che fu il più grande poeta tragico tedesco del suo tempo, di gran lunga il drammaturgo più importante nel movimento romantico in Germania del nord, che tuttavia i contemporanei - finanche la sua stessa famiglia - trovarono infine più semplice ignorare. La sua tragedia inquieta non potrà che compiersi nel magnifico finale, quando finalmente tutto tace, tutto è in armonia. A noi resta l'eredità: scorgere Zweig nel giovane Kleist? Prefazione di Antonio Gargano. -
Il chiostro dei miracoli
"Il Chiostro dei Miracoli"""" è un libro della memoria. Suddiviso in sei capitoli - Notte, Alba, Pomeriggio, Crepuscolo, Tramonto, Scirocco, i racconti sono unificati dal soggetto narrante - l'autrice ancora bambina, e hanno per teatro la città di Napoli negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale, poi lo svolgersi della guerra stessa, le Quattro Giornate e il dopoguerra. La particolarità del libro è data dal fatto che di solito questi eventi turbinosi sono stati sempre visti con occhi di adulti; raramente da un bambino, e per quanto riguarda Napoli, mai. I bambini non conoscono il dramma: per loro tutto è gioco. Anche la morte, la miseria, la fame, nel gioco diventano favola. Protagonista è un sipario da scenografia di avanspettacolo raffigurante un giardino, unica consolazione, e anche unica evasione concessa alla narratrice-bambina, che vive in un sordido chiostro sepolto in un vecchio palazzo dei Quartieri Spagnoli, a vico Sant'Anna di Palazzo. Sipario e chiostro sono due realtà immutabili e ferme, eppure diverse col variare della luce. E ogni momento di questa luce possiede il carattere degli attori che vi si stagliano contro: la nana, il nonno, la zia, la mamma, il padre, il coro dei miserabili che recitano, inconsapevoli, la tragedia greca della loro vita. Il vero miracolo è la loro sopravvivenza. A conferire leggerezza, l'ironia della donna adulta che scrive e ricorda. E mentre ricorda, assolve e sorride." -
Voce mia. Scelta antologica di versi in dialetto napoletano editi e inediti ('A)
"""""Io saccio sulo 'sta parlata nosta, / e m'affaccio a sentì ll'aulive stuorte, / 'e ffilare spampanate 'e ll'uva, / scagne penziere cu 'e vuosche 'e castagne, / me sfogo cu 'a campagna / bella e su-lagna"""". In questi versi, come negli altri dell'intera antologia, emerge tutta la ricchezza lessicale di quel dialetto napoletano arricchito dalla presenza di alcune varianti, proprie dei luoghi in cui l'autore è nato e cresciuto, forma espressiva che diviene lo strumento grazie al quale ogni cosa prende vita: """"e tutte 'sti ccose parlano / cu 'sta parlata ca ièsce 'a 'nterra / comm' a l'acqua, 'e sciure, / te trase int' all'osse e accussì / te fa esse chi si'"""". Questo il registro linguistico a lui più congeniale, che Carlo Emilio Gadda definiva la """"lingua dell'amore"""", e quindi il modo migliore per esprimere un sentimento, uno stato d'animo. Linguaggio colto, perché il Napoletano è una lingua ben definita, con i suoi vocaboli, le sue regole, la sua musicalità e il suo carattere, il tutto appassionatamente approfondito dal poeta e che, comunque, nella sua complessità, è capace di rendere nei versi uno straordinario senso di immediatezza e spontaneità [...]"""". Prefazione di Annalisa Oliva. Con un ricordo di Nicola Terzulli." -
Viaggio napoletano in Spagna
"Napoli per gli spagnoli del Siglo de Oro non è solo, genericamente, diversa, anzi appare stranamente familiare: è di più. Nella città partenopea c'è un surplus, quasi un eccesso, di esperienza che cattura la volontà delle persone e le marca per sempre, come una cronica e recidivante malattia dello spirito, che si presenta tuttavia con il volto alternate della felicità o del malessere. Questo percorso di assorbimento da parte degli spagnoli della cultura napoletana, intesa nell'accezione più ampia del termine, avviene in un contesto come quello del grande sistema imperiale spagnolo, nel quale Napoli costituisce la più rilevante (anche se non unica) anomalia. Durante quasi tutta la parabola dell'Impero spagnolo, essa sarà infatti non solo la città più grande e popolosa della penisola italiana, ma di tutti i territori, europei ed extraeuropei, dominati dal monarca iberico, madrepatria compresa"""". (dalla Postjazione di Augusto Guarino)" -
Elogio del medico
"È un medico senza mostrine e senza coccarde, il medico desnudo di Porreca. Un medico di corsia, di guardia, di paese, di ospedale, un medico in quattro 'stanze', che abita il giorno con il paziente e ne incrocia gli sguardi e i silenzi. Quel medico, lontano dall'eloquio e dalla retorica, che condivide in difetto di presunzione la solitudine altrui. I turni della domenica, le polpette di don Mario, i Notturni di Chopin e il coraggio di certe bugie, specie se fuori è Natale...""""" -
Sirene e miti. Storie dalla costiera
Un enigma da sciogliere: perché Rosacroce ha abbandonato Emiddio che, incapace di accettarne la perdita, si lancia senza remore sulle sue tracce? Forse l'amata fuggitiva ha un nuovo ""amore""""? La cerca di Rosacroce diventa una peregrinazione onirica e surreale, in cui la realtà e il fantastico sfumano, creando un'atmosfera incantata, alla riscoperta della magia della nostra terra e della sua travolgente bellezza: Vietri sul Mare, Cetara, Maiori, Ravello; e poi Atrani, Minori, Amalfi, Agerola; e ancora Praiano, Positano e Capri... Sullo sfondo il Vesuvio, il mare radioso, le vigne e gli uliveti, le scogliere alte e frastagliate, senza tralasciare un passaggio per l'antica e sconosciuta Scampia. Durante il vagabondare si incrociano le janare, il mago Virgilio e il suo uovo d'oro, Matilde Serao, Fra Diavolo, Ulisse, Narciso, la sirena Parthenope, gli innamorati Jeranto e Sirenuse. Voci, visioni e ricordi gustosi di vita napoletana trasportano il lettore indietro nel tempo: la cronaca diventa Storia, favola, mito, racconto familiare, leggenda ammaliante, da custodire e tramandare. Un viaggio nel patrimonio culturale e paesaggistico campano, nella ricchezza delle tradizioni locali, nella memoria, nella civiltà enogastronomica partenopea: il pomodoro San Marzano, la mozzarella di bufala, la passera, la sfogliatella, il limoncello della Costiera, gli struffoli, il ragù e, ovviamente, """"Sua maestà"""" la pizza. Ogni pagina è un inno commosso alla libertà, all'amore per la vita e la natura, alla """"napoletanità"""" più sincera e genuina, che sembra voler chiedere al lettore: """"Quanto ami Casa?""""."" -
Il garofano turco
Il ""garofano turco"""" è una macchina a forma di fiore, di solito utilizzata per ritrovare l'ineguagliabile profumo di un amor perduto. I suoi ingranaggi sono composti da stanze con luminosi paesaggi, intarsiate con pietre dure, decorate con dettagli piccanti, e vanno percorse con cautela: dai panorami abbacinanti del petalo al biancore della linfa che sprofonda nel buio della terra. II visitatore, il signor Ka - che ha il nome del genio egizio della forza vitale - ha provato invano a fare uso di minimi strumenti apparentemente adatti ai ricordi: penne, carte, astrolabi, tazzine di caffè, sguardi. Scopre in queste stanze come sia possibile rivedere scene forse vissute, forse immaginate e inevitabilmente svanite. Le stanze sono state distrattamente arredate da architetti di labirinti e di giardini, da pittori di miti e da artigiani della porcellana, da calligrafi e da fotografi, da inventori di orologi e da filosofi dell'oblìo. È necessario attraversarle di corsa, in un'ora. Si consiglia di non prolungare a lungo questo viaggio attraverso le loro aeree architetture. Quando si crede di ricordare quello che è stato smarrito, se ne perdono gli ultimi frammenti. Man mano che si penetra il ricordo si avverte l'inesorabile vento dell'oblìo."" -
L' impossibile ritorno. Itinerari dell'esilio romeno nel mondo ispanico
Spagna, anni Cinquanta. Francisco Franco ha ormai in mano il Paese. Le voci dissidenti sono altrove, costrette a un esilio che durerà ancora molti anni. Le istituzioni, la scuola, i mezzi di comunicazione e l'editoria sono sotto il rigido controllo del regime. Proprio in questi anni un'altra comunità letteraria in esilio, quella romena, decide di insediarsi a Madrid. Scappati dal regime comunista di Nicolae Ceausescu, che non perdona il passato da affiliati della Guardia di Ferro romena, questi intellettuali si stringono attorno all'idea, irrealizzabile, del ritorno. E scrivono, pubblicano, fondano riviste e case editrici. Ben presto la comunità intellettuale romena in Spagna diventa un caso letterario: autori che scrivono direttamente in spagnolo e arricchiscono, ognuno a suo modo, la cultura del Paese di accoglienza. Analogamente, senza però particolari venature politiche, altri intellettuali romeni approdano in America del Sud, dando vita a ""ponti invisibili"""" tra culture in esilio. Questo libro cerca di comporre un quadro completo di una delle tante pagine scritte dagli esuli del Novecento, per i quali il """"ritorno"""" è prima una speranza, poi una lotta, infine un'utopia."" -
L'altra città. Guida sentimentale di Napoli
“L’altra città” è un itinerario (scritto e disegnato) di Napoli. Non tutta la città. Ma i pezzi che ti parlano: l'Accademia, il Cimitero delle 366 fosse, il paesaggio, i murales, i miti, la Mostra d'Oltremare, la Sanità, Pompei, l'Orto Botanico, i musei. Metti insieme i luoghi visitati nel viaggio e ti ritrovi lungo le traiettorie di una mappa. Nessun posto ti appartiene per diritto di nascita. Ma, quando lo attraversi, puoi registrare che il sentire ti sta conducendo in un territorio geografico e interiore. E allora, punto dopo punto, ti accorgi che, al di là di ogni previsione, il cammino stesso, le scoperte impreviste, le sensazioni vive sulla pelle stanno generando la tua personalissima città. Puoi dare forma a una trama, ben sapendo che l'unica energia per tracciarne il profilo non può che venire dal sentimento. -
Elogio della musica del Chisciotte
"Per celebrare il IV centenario della morte di Miguel de Cervantes, l'Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli ha dedicato il settimo concerto della sua stagione concertistica 2016/2017 a """"I viaggi musicali di Don Chisciotte"""" (Teatrino di Corte di Palazzo Reale, 16 novembre 2016) con il seguente programma: chansons e arie di Jacques Ibert, Marcel Delannoy, Maurice Ravel, Giovanni Paisiello, Jules Massenet, Manuel de Falla, Wilhelm Kienzl, interpretate dal baritono Enrico Marrucci e dal pianista Gianni Gambardella. Il giorno 15 novembre l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale e l'Instituto Cervantes, in collaborazione con l'Associazione Alessandro Scarlatti, hanno organizzato una conferenza intitolata Don Chisciotte in musica, con interventi di Sánchez García Encarnación (""""La musica del Chisciotte"""") e di Enrico Marrucci (""""La musica sul Chisciotte""""). Le pagine che seguono sono l'ultima stesura del mio intervento.""""" -
Quando Napoli andava a vela. Racconti di mare e di un tempo che fu
«Per definizione Napoli è una delle tre capitali della vela agonistica italiana. Le altre due sono Genova e Trieste. Questo dato, che si ottiene sommando le medaglie e i trofei conquistati con le capacità organizzative e strategiche dimostrate nel corso dei decenni, viene accettato senza discutere. Anche dalle città che restano ai piedi del podio. Il mondo della vela, pur tanto variegato e mai in pace con se stesso, rispetta, insomma, il patto non scritto che scandisce il tempo e le vocazioni di ognuna delle tre capitali; e così Genova è la città degli armatori, Napoli è la culla dei timonieri e Trieste la roccaforte dei marinai. Le differenze, se si scende nel dettaglio, sono minime, ma rispecchiano i caratteri delle persone e le etnie dei luoghi. Questo scenario ha subito modificazioni solo per effetto di eventi straordinari; pochi, per la verità, ma tutti oltremodo significativi. Il più rilevante è all'origine di questo libro. Il cortocircuito avviene quando un guardiamarina di Lussinpiccolo, Agostino Straulino - uno degli eroi della pattuglia di ardimentosi che violarono Gibilterra - viene assegnato alla base navale di Napoli e resta immediatamente folgorato dalla qualità e dall'umanità dei marinai di Santa Lucia con cui divide il sonno e la fatica degli allenamenti, finendo col diventare uno dei più forti timonieri di ogni tempo. A quel punto la storia della vela si fa leggenda. Impastata di sudore e passione popolare, non più solo passerella per vip e luccichio di mondanità. Nord e Sud che si uniscono all'ombra di una vela, cullati dal mare del Golfo più bello del mondo. Non si può chiedere di più al caso, e infatti il sodalizio è durato nel tempo e ancora oggi è una delle pietre miliari della storia della vela sportiva. [...] Napoli aveva le carte in regola per diventare la Newport d'Europa, vale a dire una grande ""città della vela"""", portatrice di un grande progetto sportivo, sociale e occupazionale, ma l'obiettivo non è stato centrato. Ora è finita nelle retrovie della storia e mostra di voler rinunciare a un primato che era - ed è ancora - alla sua portata. Il tempo della resa, però, non è ancora giunto, e Napoli potrebbe di nuovo stupire il mondo: ne sono convinti anche a Genova e a Trieste. Gli amici-nemici di sempre». Quando Napoli andava a vela ripercorre le tappe di questa storia e si fa metafora di una città perennemente in bilico tra bene e male, ma ancora capace di sorprendere per la sua creatività."" -
Manso, Lemos, Cervantes. Letteratura, arti e scienza nella Napoli del primo Seicento
Gli anni del viceregno di Pedro Fernàndez de Castro, VII conte di Lemos, rappresentano uno dei momenti di maggior splendore artistico e letterario della Napoli spagnola. Dal 1610 al 1616 si dispiega l'azione di governo, caratterizzata da una politica di forte dirigismo culturale del Viceré, in una città plurilingue in cui vivono e compongono alcune delle loro più celebri opere intellettuali come i fratelli Argensola, Villamediana, Della Porta e, ovviamente, Giovan Battista Manso, fondatore, nel maggio del 1611, di quel grande sodalizio culturale che fu l'Accademia degli Oziosi. Dedicatario delle principali opere del Cervantes maturo (le Novelas ejemplares nel 1613, la Seconda Parte del Chisciotte nel 1615, il volume Ocho comedias y ocho entremeses nel 1615 e il postumo Persiles nel 1617) e di testi di autori napoletani tra cui spicca Giovan Battista Della Porta, il VII conte di Lemos è, assieme a sua moglie Catalina de la Cerda y Sandoval, illustre mecenate, nonché fulcro di un poderoso circolo attorno al quale gravita l'attività culturale e letteraria napoletana, marcata dalla riforma universitaria e dalla costituzione di una imponente biblioteca pubblica che il Viceré volle lasciare in eredità alla città. Nato dall'intento di celebrare il legame tra la Spagna e Napoli in occasione del IV centenario della morte di Cervantes, il volume presenta saggi di ambiti diversi: alcuni sono eruditi commenti di passaggi testuali del romanzo di Cervantes, altri sono incentrati sul rapporto che il grande scrittore ebbe con Napoli e con colui che ne fu viceré negli anni che vanno dal 1610 al 1616; altri ancora affrontano momenti essenziali della parabola mecenatesca di Pedro Fernàndez de Castro, gettando nuova luce sulle correnti ideologiche, le teorie filosofico-scientifiche e gli orientamenti letterari che animarono la Napoli delle prime decadi del Seicento: una straordinaria stagione politica e culturale, in cui la città partenopea assurse a grande capitale italiana ed europea. -
«Io sono un uomo di mondo...». Incroci di linguaggi e culture nell'arte comica di Totò
Immaginare l'uscita di un nuovo titolo su Antonio de Curtis, in arte Totò, può essere un'operazione affascinante, ma al tempo stesso rischiosa. La bibliografia fino a oggi prodotta per investigare i molteplici tratti del suo profilo umano e artistico - la vita privata, le sue ascendenze nobiliari, le sue caratteristiche di attore teatrale e cinematografico, le sue funamboliche acrobazie linguistiche, le sue apparizioni televisive, il suo talento comico, la sua produzione poetica e le sue composizioni in veste di autore e interprete di canzoni - è talmente vasta che diventerebbe impresa ardua individuare aspetti e dimensioni di questa popolare icona della comicità non ancora attraversati da uno sguardo critico. Il volume curato da Paolo Sommaiolo, però, non si sottrae a questa sfida, proponendo i contributi di due Giornate di Studio, tenutesi il 28 e il 29 aprile 2017 all'Università degli Studi di Napoli ""L'Orientale"""", nel corso delle quali alcuni docenti hanno dato vita a un vivace e stimolante dibattito da cui sono emerse interessanti prospettive per esplorare il """"fenomeno Totò"""" da inconsuete angolature. L'intento era quello di sollecitare uno sguardo plurimo e una varietà di approcci tra la vocazione multiculturale degli insegnamenti impartiti all'""""Orientale"""" e la multiforme vena umoristica della maschera di Totò, anch'essa connotata da una forte impronta multiculturale. Nelle tre sezioni di """"Io sono un uomo di mondo..."""" si scopriranno insoliti intrecci, seguendo le tracce di Totò in contatto con modelli di culture straniere, in versioni della sua comicità doppiate o sottotitolate per la circolazione all'estero dei suoi film, in rapporto con gli eventi cruciali della storia del Novecento. La prospettiva d'indagine si allarga alle implicazioni filosofiche e di natura etico-politica che si possono trarre dalle sue interpretazioni attoriche e alle sue prove di scrittura, provando a rintracciare le dinamiche della sua recitazione e le prerogative che hanno determinato il successo della sua maschera comica."" -
Si regalavano infamie. Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio
Due femmes fatales, amiche per la pelle e potenti, fascinose e sfrontate, perfide e magnanime, uscite dai bassifondi e ascese ai vertici della società nella Bisanzio del VI secolo d. C., groviglio di congiure, rivalità, conflitti religiosi, scontri fra Oriente e Occidente. Vedova di un mercante antiocheno e madre di una nidiata di figli, Antonina non è né bella né giovane quando sposa il generale bizantino Belisario (che fu fermato dalle possenti mura di Napoli, e la conquistò nel 536 penetrandovi attraverso l'acquedotto sotterraneo). Antonina subito diventa un personaggio di spicco, rivelandosi capace come nessun'altra donna di rendere possibile l'impossibile. Depone un pontefice e lo fa imprigionare. Manovra perché un altro papa abbandoni Roma, il soglio pontificio, e vada a Bisanzio a misurarsi con la sovrana che al credo da lui promulgato si oppone. Tende un micidiale tranello a uno dei più potenti ministri e lo porta alla rovina. Si innamora di un giovane che insieme con il marito aveva adottato, lo esibisce e nello stesso tempo difende con le unghie e coi denti il suo matrimonio. Tra l'amante e un figlio che ha rivelato a Belisario l'adulterio di cui si è macchiata, sceglie l'amante e perseguita il figlio che verrà imprigionato, torturato. Degli schiavi che hanno messo il generale al corrente della sua tresca amorosa fa sparire persino i resti. Manipolare la verità e uscire indenne dalle situazioni a rischio fra cui si muove le è possibile grazie al sostegno della sovrana di cui è ormai una sorta di alter ego. Si sono conosciute quando Teodora, poco più che ventenne, viene cacciata dal governatore della Pentapoli, di cui era stata l'amante, e torna a casa impiegandoci tre anni, incontrando via via i maestri di dottrina e teologia da cui non si distaccherà mai e che la metteranno in conflitto persino con il marito imperatore, Giustiniano. Una volta a Bisanzio, e diventate mogli dei due uomini ai vertici della società, ricominciano la loro vita. Hanno entrambe assaporato le umiliazioni, le rabbie degli emarginati, e la loro sete di potere, di onori, di ricchezza è inesausta. Con Antonina al fianco, la sovrana si concede piaceri come l'umiliazione di venerabili seniores, di matrone altezzose, di aristocratici schizzinosi davanti alla prospettiva di sposare fanciulle provenienti dal mondo vituperato dello spettacolo. Di lei si serve per accusare, imprigionare, ridurre al lastrico chi non le tributa i dovuti onori. Con lei vigila perché siano efficienti le istituzioni che ha fatto nascere in difesa delle prostitute, a tutela delle vedove, delle attrici ""pentite"""", delle donne in difficoltà. Antonina, amata, protetta, consultata dal generale è sempre al fianco del marito sui fronti di guerra in Africa, in Italia, in Oriente, e in perenne collegamento con l'amica del cuore. Fino al giorno in cui Teodora muore, nel 548, lasciando - sul tappeto - un suo desiderio da realizzare. Ad Antonina spetta l'ultima parola? E lei la pronuncia. Nel modo più provocatorio che conosca. Con effetti che saranno clamorosi ....."" -
Elogio del giudice
Salvatore Maria Sergio, è Avvocato cassazionista, vincitore del Premio di Diritto penale ""Ettore Botti"""", del Premio di eloquenza """"Nicola Amore"""" e del Premio internazionale """"Sebetia-ter per il diritto"""". Medaglia d'oro al merito forense. Co-fondatore ed ex segretario nazionale dell'Unione delle Camere penali italiane. Socio onorario della Camera penale di Salerno."" -
Forme di attesa
«Nella poesia di Enzo Ragone il transito dell'arte nasce dalla lucida e stoica consapevolezza della irriducibilità del frammento, dell'impossibilità di riportare unità, di ritotalizzare ciò che si può soltanto sospettare e mai più raggiungere. Ma il frammento non significa poetica del frammento e perdita della visione, bensì coscienza di operare attraverso la pratica poetica, del linguaggio che costituisce l'opera. In questo senso l'opera ""forme di attesa"""" è indispensabile, in quanto ristabilisce concretamente rotture e squilibri del sistema sociale che invece tende ottimisticamente a rendere sintomatico il quotidiano, per riconvertire il frammento in termini di totalità. La poesia di Ragone è sensibilità armata di un'esperienza intransitiva che rivolge le proprie armi dentro il proprio ambito, che affonda i propri utensili all'interno di una produzione che rimuove la piramide del pensiero logocentrico partendo dalla posizione del frammento e approdando infine a quella nomade che coincide con l'atteggiamento dell'errare, dello spostamento metonimico del desiderio costituito dall'opera d'arte. Cioè la poesia. Sulla parola vigila la pittura, in questo caso di Nicola De Maria che mette in evidenza il valore dell'autonomia di un linguaggio che evita di identificarsi con la vita ed esalta, anche esso, attraverso il frammento il confine che separa l'arte e la vita». (Dalla Prefazione di Achille Bonito Oliva). Con opere di Nicola De Maria."" -
Elogio di Maradona
Diego Armando Maradona (Buenos Aires 30 ottobre 1960 - Buenos Aires 25 novembre 2020). La sua prima frase a Napoli: ""Voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli perché loro sono come ero io a Buenos Aires"""". E ancora: """"Tutti dicono questo è stato il miglior giocatore del Barcellona, questo è stato il migliore del Real Madrid, questo è stato il migliore del Chelsea. Io sono orgoglioso di essere stato il migliore a Napoli"""". """"Che cos'è Napoli per me? È la mia casa"""". """"Io sono sinistro, tutto sinistro: di piede, di fede, di cervello"""". """"Se non sono felice dentro, non riesco ad essere un campione"""". """"Io corro, io lotto, ma soprattutto dialogo con la palla, per divertire la gente""""."" -
La cura naturale dell'artrosi. Un programma in sette punti per prevenire e curare le artrosi
Le artrosi fanno parte della vasta gamma delle malattie reumatiche, rappresentando circa la metà di tali malattie. Si tratta di affezioni degenerative, che provocano la graduale distruzione di cellule e tessuti, determinata da lesioni traumatiche, processi infiammatori, non uso, ereditarietà e vecchiaia; esse offrono quindi un quadro clinico multiforme, multicausale e multifattoriale. La medicina ufficiale fallisce nella lotta contro le malattie croniche perché è ancora legata al pensiero analiticocausale e trova difficoltà a considerare la multicausalità di tali malattie. Il presente libro è stato scritto in modo che si possa intervenire sia nella prevenzione, sia nella cura delle artrosi, considerando che a tutt'oggi ci si limita a terapie palliative alquanto inefficaci, quali la prescrizione di farmaci, impacchi, e uso di apparecchi. Al fine di contribuire a modificare questo stato di cose, l'autore propone suggerimenti concreti sotto forma di un chiaro programma in sette punti, destinato a colmare quella che è una vera e propria lacuna. -
Libro e cabala dei sogni
Attingendo alle più antiche tradizioni, questo Libro dei Sogni raccoglie oltre 10000 voci, arricchite da termini moderni, con i relativi numeri per giocare al Lotto. Il sogno infatti suggerisce scene, immagini e figure ricollegabili a uno dei numeri compresi tra l'1 e il 90. -
Il dono sentito. Voci e presenze dell'aldilà
Una spinta interiore fa in modo che l'autrice, per superare un momento difficile della sua vita, cominci a sperimentare la psicofonia. Dopo i primi incerti messaggi, il contatto assume una continuità costante, confortata da numerose prove e riscontri oggettivi. Dal padre, perduto quando aveva solo dieci anni, le giungono messaggi, esortazioni, segni e conferme. A lui si aggiungono altre entità amiche e familiari e tutte concorrono a sviluppare, negli anni, un dialogo che accompagna e commenta gli eventi della vita di Caterina Bertelli, dandole un costante aiuto.