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Il soggetto è il mare
Alberto Caramella è nato nel 1928 a Firenze, dove vive. Con i volumi ""Mille scuse per esistere"""" (1995), """"I viaggi del Nautilus"""" (1997) e """"Lunares Murales"""" (1999), pubblicati dalla casa editrice Le Lettere, ha in parte realizzato un personale percorso di poesia al quale attribuisce un titolo complessivo: """"Straripante Amore"""". Ora la sua opera si arricchisce di un libro monotematico e trasversale (costituito da testi editi ed inediti). L'unicità del tema - il mare - vuole proporsi come una possibile chiave di lettura della poesia di Caramella."" -
Madrid
A quel tempo, che ormai ci sembra così lontano, e che è solo il tempo del 1987, la poesia di Cristina Annino si era imposta ai lettori più diversi, ma più attenti - come Giovanni Giudici e Antonio Porta in particolare - per la sua originalità totale, per la sua autonomia piena, evidente rispetto alle linee di tendenza maggiori del tempo e dalla stessa sperimentazione ancora parzialmente in atto. Come dire che i suoi versi e componimenti si presentavano del tutto irriducibili alla rassicurante chiarezza dell'ordinario linguaggio della comunicazione. Eppure il suo testo non si avvale di nessun trucco letterario, è del tutto estraneo agli aromi e alle suggestioni del ""poetese"""". È, al contrario, un testo che si compone di parole che sembrano cose e si realizza in un tono e in un lessico di plausibilissima estrazione medio prosastica, o decisamente prosaica. Il modo migliore di affrontarlo, dunque, è quello di lasciarsene catturare, di entrare con piena disponibilità nella sua logica speciale, di visitarne il dettaglio con l'abbandono e la cura con cui si perlustra un umanissimo ambiente quotidiano."" -
Mailing
"Mailing"""" si divide infatti in due parti ben distinte, """"Mailing"""" e """"Soul Street"""", dove la prima è una sequenza di poesie impostate su una precisa misura formale, quasi una sorta di reinterpretazione del sonetto: come un sonetto libero diminuito di un verso. La seconda è invece una serie di pezzi ampi, volutamente molto prosastici e quasi pop, debordanti e, soprattutto, quanto mai ricchi di materia e umori." -
Convalescenze
"Già noto per la sua presenza nell'""""Almanacco dello Specchio"""" del 2009, presentato da Mario Benedetti, Lorenzo Caschetta porta a compimento il lavoro poetico svolto in questi anni con un libro di netta forza energica. In questo autore risalta il deciso legame con le proprie radici lucane, alle quali continua, con discrezione e autocontrollo, a riferirsi, pur vivendo da sempre in Emilia. Queste radici sono sia familiari, quanto culturali, tanto è vero che il suo rapporto con l'esempio di Scotellaro è sempre dichiarato come una discendenza: naturale, ma anche fortemente voluta. In """"Convalescenze"""" risalta un legame dell'autore con le cose, con il mondo che lo circonda quotidianamente, al tempo stesso vivissimo e sofferto. Caschetta è poeta che rasenta di continuo una dimensione di umiltà, a volte sprofondandovisi con esiti espressivi di un'asprezza lacerata, dentro un paesaggio povero, tutt'altro che confortevole. Si tratta, certo, di un poeta lirico, in continua tensione, ma di un poeta lirico che appare come fisicamente inchiodato a una sua dimensione di quotidiano strazio.""""" -
Il corollario della felicità
Una testimonianza di emozione e dolore, realizzata in un ampio resoconto di vicende, ma anche nella più asciutta sintesi che sigilla il senso di un'esperienza. Questo libro di Lucrezia Lerro, il suo primo pienamente maturo, si muove oscillando con naturalezza tra narrazione in versi e concisione lirica. Un lirismo sempre felicemente contaminato dalla concretezza del reale, dall'asprezza delle cose. Lerro è nota autrice di romanzi, dove ha già espresso le sue ossessioni strutturali, i motivi di un vivere tra felicità e angoscia che ritroviamo in questi versi, dove però la tensione del sentire sgorga con maggiore energia e l'inquietudine emerge vistosa, tanto che spesso il realismo dai contorni quasi espressionistici di questa poesia, sembra sfociare in una dimensione ulteriore di visionarietà. È anche interessante seguire la geografia di Lerro, che si muove dalla provincia salernitana per spaziare nella penisola, Torino, Milano, Firenze, Roma, Gorizia. Una geografia dove si agita la realtà turbata dell'autrice, a volte furiosa, a tratti disperata, ma sempre pronta a rinascere, a trovare la verità di un nuovo conforto e di una nuova adesione all'esserci, tenera e sensibilissima. -
Fa freddo nella storia
In questo libro di Monti c'è l'emozione forte, vibrante, di chi vive dentro le cose, nella realtà inquieta e insoddisfacente, nella quotidianità semplice, con l'occhio della mente coinvolto nel passato, vivendo già oltre un tempo troppo rapidamente perduto. Ne viene una poesia di non comune forza e compattezza materica, in un ""cozzare di materia su materia"""" che è il segno del nostro esserci più autentico, e dunque non acritico, non totalmente assorbito dai meccanismi del tempo, in un'epoca di """"espansa modernità"""". Venature forti, ben visibili, di poesia civile, dunque, senza scivolare in un atteggiamento ideologico, bensì verificando di persona, prendendo spunto da una realtà dalla quale emergono numerosi personaggi, figure ruvide di antieroi, che hanno in sé la portata dei mutamenti d'epoca, ma che poi possono diventare piccole immagini e caratteri vivi di una memoria che tende a decantarne la fisionomia, fino a """"infiabarli"""". Del resto, Monti è capace di esprimersi su registri diversi, con dolcezze di lievità infantile, che conferiscono un senso di speranza e apertura in un mondo popolato dalla vita meccanica dei manager a fronte di sempre vari e presenti """"cortei dei poveri""""."" -
L' emozione della poesia. Testi e interventi sull'opera e la figura di Giovanni Raboni
Il libro è un doveroso riconoscimento al poeta, al critico, all'intellettuale che è stato Giovanni Raboni a 10 anni dalla scomparsa. Difficile è stato restringere il campo delle testimonianze. La scelta, allora è caduta su Milano, su chi in questa città ha operato a contatto con lui. Milano perché è la città dove Raboni è nato, ha vissuto, ha voluto ""lavorare"""" e lasciare la sua impronta di poeta e di grande promotore di cultura. Milano, la città protagonista nella sua opera poetica. Ecco allora che gli autori coinvolti in questa testimonianza di gratitudine e di affetto sono prevalentemente autori milanesi (o milanesi adottivi) che con Raboni hanno avuto un rapporto di collaborazione e di complicità nel lavoro letterario ed editoriale, di autori che da lui hanno imparato la lezione della poesia e della critica letteraria, di chi con lui ha condiviso un rapporto di amicizia quotidiana che andava da un incontro per promuovere una iniziativa o un libro, ad un aperitivo in compagnia parlando di quel che succedeva nel mondo e in letteratura. Tra gli autori presenti: Fortini, Sereni, Majorino, Cesarano, Rossi, Pagliarani, Cucchi, De Angelis, Viviani, Porta, Pontiggia, Neri, Giudici."" -
Gianmorte violinista
La vicenda poetica di Ceriani ha compiuto un lungo tragitto originale, e del suo lavoro si sono ben accorti, nel corso del tempo, lettori autorevoli, da Giovanni Raboni a Rodolfo Zucco. In questo ""Gianmorte violinista"""", Ceriani ha coagulato le più svariate presenze, creando oggetti-testo nati dalla concrezione di più elementi, che danno alla sua pagina una serie apertissima di sfaccettature e chiamano il lettore a una perlustrazione accanita e ardua, molto speciale, in ogni caso ben remunerativa. Si può dire che il testo di Ceriani è passato, nei decenni, da una fisionomia liquida a una decisamente compatta, quasi minerale, in cui egli realizza dei conglomerati quanto mai compositi, con l'inserzione di dati colti, citazioni, prelievi da lingue varie, in un dettato arditamente sapienziale che invita l'interlocutore a un gioco ricco di possibili sorprese. La trasparenza del passato è sullo sfondo di un'opera già consistente e, al suo posto, Ceriani presenta l'unicità di uno stile che chiede il coinvolgimento, non sul piano della comunicazione semplice, ma dell'impegno estetico sui dettagli testuali, lanciando una sfida che il buon lettore avrà sicuramente il merito di voler accettare."" -
Fogo infogà dal vento. Testo veneto e italiano
La vitalità naturale che sprigionano i testi di Bortoluzzi, tenuto conto dell'età decisamente avanzata del loro autore, è un messaggio molto sorprendente e dotato di una chiarezza a suo modo davvero persuasiva. Lo è anche perché, in questi versi, domina una piena consapevolezza dell'umana precarietà e del breve tratto di vita che spetta ancora all'anziano, il quale non cerca affatto di autoingannarsi, ma dice chiaro: ""Semo sull'orlo / veci oramai / un fiatin comici"""". Dialetto veneziano, il suo, limpidissimo e musicale, che si scandisce in versi brevi, brevissimi, proprio perché rapida, acuta, vuole essere la sua pronuncia, sottolineata da movimenti percussivi che ne accentuano quel senso di netta fisicità che li domina, che domina lo sguardo del poeta sul mondo. Una fisicità che trionfa soprattutto nell'osservazione delle donne, da quelle che osserva curioso passare, per arrivare fino a quella """"Madonnina dei dolori che ride"""". Ma questo forte senso del corpo, della materia dell'esserci, è trattato da Bortoluzzi con molto garbo, con delicatezza e grazia e con accenti che a volte fanno venire alla mente poeti veneziani d'altre epoche."" -
Nihil
È l'originalità forte e sdegnosa, il suo modo di scrivere lontano da ogni altra esperienza a lui contemporanea che contraddistingue la poesia di Alfredo de Palchi. Un'originalità non certo dovuta solo alla sua ormai lunghissima assenza dall'Italia, visto che è tale fin dalle sue prime prove, fin dal tempo, ormai remoto, di Sessione con l'analista, uscito da Mondadori quando era ancora un giovane poeta. È un modo di leggere e interpretare il mondo diretto, senza mediazioni ideologiche, sempre personale, e dunque autonomo e sorprendente. Oggi, raggiunta l'età venerabile di novant'anni, l'energia violenta della sua pagina non solo non cede, ma sembra essere aumentata. Lo conferma in pieno questo nuovo libro, la cui fisionomia molteplice e arrogante riesce ad imporsi con insolita incisività. -
Un' intera umanità
Questo è il libro di esordio di Sergio Costa, costruito gradualmente, con anticipazioni uscite sull'""Almanacco dello Specchio"""" e su """"Quadernario"""", e adesso rielaborato con grande cura. Si avverte subito l'originalità del pensiero e l'sciuttezza lucida dello stile, oltre alla chiarezza degli spunti tematici, a partire appunto dal suo incrocio tra animali e uomini, che sembra riprendere e orientare in modo del tutto personale un titolo e un argomento di riflessione per immagini trattato da Ermanno Krumm in uno dei suoi libri migliori. Vediamo questi animaletti che si muovono, così simili a noi esseri umani, e il loro strenuo e apparentemente vano agitarsi. Costa ci presenta personaggi senza volto, ricostruendo episodi di vita, ma come sottratti alla vicenda in cui si trovavano inseriti, per poi tornare ancora agli animali, nel gioco raffinato, acutissimo, di un vero e proprio bestiario, dove la precarietà misteriosa dell'esistere è sempre al confine col nulla, """"perché da dentro la carne ci chiama / l'assenza, comunque la metti / viene fuori da tutte le parti."""""" -
Pensiero del niente. Testo francese a fronte
Nel 2004 Giovanni Raboni traduceva per Einaudi un primo libro importante di Jean-Charles Vegliante ""Nel lutto della luce"""" e definiva l'autore """"un poeta che viene da una grande tradizione come quella francese, ma anche, contemporaneamente, da una grande tradizione come quella italiana; esse risultano in qualche modo intrecciate, come se una filtrasse dentro l'altra e interagisse con l'altra non in momenti successivi, ma in una sorta di compenetrazione assoluta"""". L'approccio con i suoi versi è di immediato appagamento estetico, anche se il suggestivo intreccio di immagini che ci offre non è per nulla elementare o lineare, ma certamente è anche il frutto di un'elaborazione in chiave del tutto personale di toni e atmosfere provenienti dalla poesia francese del Novecento con influenze dovute ai grandi della nostra letteratura contemporanea come Fortini e Sereni o lo stesso Raboni. Il senso di perenne inquietudine, come la presenza di un'oscura minaccia pervasiva, penetra e increspa il gettito di immagini che costituisce un tratto decisivo di questa poesia."" -
Diario settentrionale
In questo nuovo libro di Carlo Valtorta, assistiamo a un susseguirsi, a volte pacato, a volte quasi vorticoso, di impressioni, di sottili interpretazioni di un reale prevalentemente opaco (a tratti livido), eppure carico di senso. Il nostro poeta viaggia, perlustra territori diversi, esplora un nord che è quello della sua Brianza, dei laghi e delle prealpi lombarde, ma anche quello, ben più estremo e forse avventuroso, della Scandinavia, delle ""ricche capitali del merluzzo"""", dove gli appaiono """"le forme entusiasmanti della neve"""". Valtorta conserva comunque una gentilezza di tratto, anche di fronte al """"soffio plumbeo delle cose"""", nel raccontare situazioni quanto mai prosaiche, di cui il suo occhio va costantemente a caccia. Lo fa con sensibile attenzione al dato minimo, alla minuzia del reale. Il suo andare è quello delle """"estati in bicicletta"""", delle gite locali, dell'""""esotismo / delle domeniche in Brianza"""", in una condizione di ricercata normalità che sfiora la bizzarria di un anticonformismo senz'ombra alcuna di equivoco ideologico, o rimanendo colpito da """"l'ambigua meraviglia del reale"""", dove si trovano anche turisti """"americani che assaggiano / il riso col persico""""."" -
Voci prima della scena
In questi nuovi testi di Mussapi vediamo la forza di un progetto felicemente realizzato: quello di portare sulla scena la parola poetica, senza diminuirne l'energia espressiva. Compito difficile, che ha affrontato con successo e in modo coerente con la sua idea di poesia. Qui lo vediamo portare in scena figure appartenenti a culture, letterature, mitologie diverse, in un fluire narrativo che investe il lettore come potrebbe coinvolgere un pubblico teatrale. Personaggi che appartengono al mondo greco e alla tragedia shakespeariana, come al tardo medioevo francese del grande François Villon, cantore maledetto. Componimenti di ampio respiro e liriche più concentrate, epoche e luoghi svariati, protagonisti a tutto tondo, storie archetipiche dell'umana avventura. Un capitolo nuovo e interessante nell'opera di uno dei nostri maggiori poeti, un libro che tende a uscire dalla pagina per farsi teatro, ma che sulla pagina trova la sua validissima collocazione naturale. -
Antelucana
Finalista del premio Antonio Fogazzaro 2018, sezione poesia editarnrnrnLorenzo Caschetta, una delle poche figure di punta tra i nostri poeti quarantenni, frequenta con assidua emozione i dettagli della sua realtà quotidiana, del quotidiano andare tra le cose, nell'umiltà e nell'insofferenza, nell'attrito costante in cui vive il suo difficile, complesso rapporto con il mondo. Ma la sua specificità, e diciamo pure la sua umana e poetica bravura, sta nel cogliere, ogni volta, la fenditura sinistra, l'anello che non tiene, il brivido che nella quotidianità anche più normale sempre si insinua. A volte sogna di retrocedere a una condizione naturale minima, eppure più in pace e armonia. Importante è poi la sua fedeltà alle radici, la terra dei suoi, la Basilicata che è anche quella di uno dei suoi maggiori punti di riferimento, Rocco Scotellaro. Incontriamo quella sua terra, mai del tutto perduta, nel ritorno a Melfi, nella sequenza dovuta a questo suo viaggio, ma anche altrove, nella costante e felice ricerca di una musica ruvida della parola, una musica verbale che lo riporti alla salute di un dire semplice e originario, che l'epoca e l'esperienza personale hanno quasi ormai del tutto cancellato. -
Conservazione della specie
Baldo Meo è un poeta colto e sensibile, che ha già avuto esiti interessanti, forse non ancora valutati come avrebbero meritato. Questo si deve anche alla sua nobile discrezione, alla sua volontà di esserci senza autopromuoversi per apparire. Questa discrezione dell'uomo è anche nei suoi testi, nel suo stile di scrittura, così lontano dalla ricerca di effetti speciali e così saggiamente ancorato a un'idea di poesia che possa essere forza onesta del pensiero nel cuore di una parola pacata e il più possibile corrispondente alla verità personale e poetica dell'autore. Questo libro mira all'essenziale delle cose e a un possibile senso dello stare al mondo. Una serie di componimenti brevissimi, quasi di frammenti, dove emerge la meditazione disincantata su una vita che, nelle sue pretese, risulta in fondo più incongruamente complicata che complessa. Meo ha il dono di entrare nel vivo profondo delle umane cose quasi senza darlo a intendere, quasi senza parere. ""Quasi"""" perché il lettore più accorto non potrà non cogliere la sottigliezze acuta del suo pensiero poetico, insieme all'eleganza della scrittura."" -
La vita scalza
Una poesia di eleganza sottile, l'opera di un animo sensibilissimo e, per questo, vittima inerme dei colpi della sofferenza, come è detto in un passaggio non indifferente, dove emerge ""la voglia incantata di abitare la morte"""", accanto, peraltro, a uno strenuo aggrapparsi alla vita, pur entro un personale senso di precarietà. Risale alla fine degli anni '70 il primo apparire alla poesia di Maurizio Brusa, con la sua totale fiducia in quest'arte e il suo difficile rapporto con la quotidianità... Immutata la sua fiducia nel verso, che ritroviamo qui nella sua freschezza, amara spesso, ma senza appannamenti. Ci regala impressioni e osservazioni veloci, eppure mai immediate, frutto di una abitudine forte, irrinunciabile, allo scavo e alla traduzione in secche immagini, scolpite come registrazioni dell'osservazione e della sensazione stesse."" -
Corre voce
Questo libro di Silvio Ramat si pone come una sorta di diario in versi di un percorso che va dall'inizio del nuovo secolo ai giorni recenti e presenta il carattere di una generosità affabile e di un'invidiabile freschezza, con effetto ancora più sorprendente, poiché si tratta del lavoro di un poeta non proprio giovane e attivo da diversi decenni. Ramat stesso definisce questo ""Corre voce"""" «un documento» scritto «su quella che più non si vende / cartavelina», ma in realtà il suo testo è inciso, pur senza enfasi, su una materia robusta. Il suo esprimere una problematica fiducia nell'esserci si concretizza in maniera affabile e garbata, limpida, ironica, in un gioco di elegante understatement che riesce a coinvolgere gli amori di una vita e i grandi poeti, le città, il condominio anche, un proprio giocoso autoritratto o i grandi romanzi. E ancora, il senso dell'infanzia, il pensiero della morte e delle proprie insolvenze in un bilancio provvisorio, che ci viene offerto con la noncuranza superiore di chi ha vissuto molte esperienze senza smarrire mai la curiosità e la vitale disposizione alla meraviglia."" -
In un mutare o nel nulla
Vincitore Premio Antonio Fogazzaro 2019 sezione Poesia edita.rn«L’alta frequenza di enumerazioni che attraversa le pagine del libro evidenza un’indubbia vena realistica. Ma si tratta di un realismo assolutamente sui generis. Forse, è corretto definirlo magico: il poeta aderisce al mondo e al suo ripetersi come se lo vedesse sempre per la prima volta. Ma non va dimenticato che Wolfango Testoni è anche artista visivo, un paesaggista che trasporta questa vena nella lingua e la riversa nel suo lessico e nelle sue pagine aprendo un universo dove l’abituale, il corrivo appaiono sempre in una luce diversa, mai vista.»rnrnÈ questa una nuova fase, coerente e persuasiva, della poesia di Testoni che ci arriva dopo ""La prima ora"""". L'autore non si smentisce e semmai cresce, nel suo fitto e particolare intreccio di umani personaggi e altre figure, al tempo stesso nette e anonime. E sono semplici presenze che si muovono in vari paesaggi, o tra le case e nelle città, nello scorrere delle stagioni, accanto ad altri esseri viventi come gli stessi animali. Il tutto nella fedeltà a una concretezza fisica delle cose, che per Testoni è la fisionomia del suo ambiente necessario e naturale. Una concretezza, la sua e quella dei suoi scenari, che appare nella sintesi di immagini dai contorni netti, senza incertezze, dai ritmi interni scanditi in modo nervoso, immagini che spesso sembrano appartenere a rappresentazioni pittoriche. Nella sua pronuncia asciutta il poeta si aggira nei dettagli di una realtà opaca a cui si sente di appartenere, pur rimanendo poi quasi assorbito anche dalle tracce storiche di una realtà remota, che manifesta tacita il passare eppure il persistere delle epoche. La sua è una voce autentica e di forte sensibilità e sostanza."" -
Quinta vez
Quinta vez e un'opera forte di una sua coerenza interna e di una interessante articolazione aperta anche sul piano della forma, delle scelte stilistiche, se non addirittura di genere. Maria Pia Quintavalla si ricollega in parte a precedenti narrazioni in versi, come quelle di China, personaggio che ricompare, realizzando quella che considera una «breve allegoria della seconda vita di China, qui madre fanciulla, risorta in terra di Castiglia». Quintavalla sa offrirci il quadro di figure femminili, dove nel rapporto di sangue, tra madre e figlia, tra sorella e sorella, si riproducono le complesse dinamiche che sembrano condurre a percorsi sia lineari che paralleli. Ma uno dei caratteri in maggior rilievo del libro è nella varietà delle soluzioni formali. Dalla narrazione in prosa poetica con accensioni liriche, Quintavalla passa alla cronaca in versi, per approdare anche al dialogo teatrale nella sezione ""Le sorelle"""", componendo un insieme, di cangiante novità espressiva e di sorprendente efficacia.""