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Voci di tenebra azzurra
Mariangela Gualtieri ha il pregio di saper portare sulla scena testi in grado di arrivare subito al pubblico essendo insieme impeccabili sul piano formale, perfettamente compiuti nell'energia di una parola autenticamente poetica. E infatti ""Voci di tenebra azzurra"""" è un'opera di pura poesia, nata in forma di intensi monologhi per il teatro, ma perfettamente fruibile sulla pagina. Un'opera carica di vitalità espressiva eppure trasparente e comunicativa. Gualtieri si rifà in questo testo anche a figure e voci di grandi autori, a partire dal suo conterraneo Giovanni Pascoli, ma osserva, non di meno, sensibilmente il destino dell'essere umano anche in rapporto alla realtà e alle innumerevoli contraddizioni del nostro tempo. Su tutto agisce e domina l'importanza impareggiabile della parola. Una parola che ci si offre nelle sue molteplici aperture, parola dunque scritta, ma non di meno da pronunciare, da recitare. E da leggere e ascoltare, in un mondo «sempre pieno di ombre e di attese»."" -
Idolo dello schermo
Una evidente coerenza tematica governa questi versi, nella limpida geometria del loro procedere, nella chiarezza di un pensiero rivolto al nostro presente, con incisive sentenze epigrammatiche, comprese, ma non celate, nell'impeccabile articolarsi della composizione. Imbriani osserva e critica con occhio acuto il mutare dell'umana fisionomia in un tempo in cui ""il presente è il solo idolo che resta"""" e il soggetto sembra poter riconoscere se stesso solo in un illusorio e banale autorispecchiarsi, indifferente alla poca verità della sua esperienza, tanto che ormai: """"l'io la fa in modo imbarazzante / da padrone, analogia / con il solito narciso che si immerge nella fonte"""". Potremmo dire che questi nuovi versi di Imbriani, già autore per questo editore di un'opera significativa come """"La sintassi sapiente"""", siano versi di una poesia """"civile"""" in cui la sottigliezza della mente e della scrittura, secondo un alto esempio come è stato quello di Nelo Risi, ci porta alla riflessione su noi stessi attraverso il raffinato gioco di un'ironia discreta e con eleganza, mai sovraesposta."" -
Disturbi del desiderio
"Disturbi del desiderio"""" è in effetti ben più di una semplice plaquette, ben più di un lavoro di avvicinamento all'insieme di un'opera completa, risultando con immediatezza i tratti di una fisionomia netta ed energica e le fasi di un disegno molto controllato. Mary Barbara Tolusso ci coinvolge, passo su passo, nel suo vitale turbamento, che si insinua nella luce e nella sporcizia del giorno, negli interstizi dei suoi minimali accadimenti. Una quotidianità del corpo che dialoga a intermittenza con l'idea incombente del nulla, con il fantasma del non esserci più, della propria totale perdita, in cui non sarà neppure possibile trovare riscatto nell'abbandono del sonno. L'attenzione e la meditazione per immagini di questa poesia è attiva soprattutto negli aspetti, solo in apparenza scontati, della nostra inquieta, cupa o gioiosa animalità. Tolusso si muove su questi territori con voce robusta e scelte stilistiche libere ed efficaci nella loro varietà, nel loro rasentare in modo raboniano la prosa e nelle felici oscillazioni ritmiche di una musica interna estrosa pur nella sua sostanziale compostezza." -
Ricordi e cromosomi
Nel vario intreccio di una realtà in fondo ordinaria e opaca, Alberto Bertoni non interrompe mai la sua vitale ricerca di una luce che gli sia propria, che autenticamente gli appartenga e che nella sua giusta inclinazione conferisca un senso non aleatorio all'esserci. E i suoi versi, così pastosi e felicemente comunicativi, quanto mai ricchi di figure, situazioni, luoghi e personaggi, ci confermano che è in effetti la poesia a emanare questa luce, se non lo è essa stessa. E Bertoni la cerca e la rinviene nelle piccole vicende del presente o di una memoria appena increspata dalla fantasia. Offre dediche a poeti, convoca sulla pagina Ridolini, Keaton o Monet, in un'epoca che ci consegna a un ""destino informatico"""", in un contesto fatto di """"attese improbabili"""", lontano da """"una vera vita di natura"""". È un letterato, uno studioso, ma nell'avventura poetica riesce a essere un fine osservatore con la generosità schietta di un testimone coinvolto, tra disillusione e vivi residui di speranza e di aperta emozione quotidiana."" -
Io sono gli altri
Un pensiero umile e potente, in queste nuove poesie di Maria Grazia Calandrone, attraversa le cose, l'esperienza, e dà loro corpo che nella parola poetica trova conferma e durata. Ecco che la pagina diviene un campo aperto, dove voci diverse si incrociano, si alternano in una sorta di dialogo incompiuto, per raccontarci della vita, animale, vegetale, materiale, vissuta tra reale e nostalgia del reale stesso e con la volontà o il sano desiderio di tornare ""bassi, vicini al senso delle cose"""", prima che il definirle ne diminuisse le virtualità e il valore, poiché """"tutto, prima di essere nome, era pura bellezza"""". Troviamo persone, tra le quali c'è ancora chi porta """"l'enzima dello stupore"""". Il percorso vuole addentrarsi nei grovigli di un'esperienza cresciuta su se stessa intensamente, """"fino a conoscere che niente, / nessuno, in nessun luogo mai / è perduto per sempre"""". Calandrone lavora su varietà di strutture e registri, passando da un muoversi più corposo e magmatico a un'asciuttezza più verticale e lirica, molto icastica e dunque carica di una non comune energia espressiva."" -
Sincrasi
È questo un piccolo, garbatissimo canzoniere d'amore e dolore, dove l'amore prevale, ne è la forza, pur nelle continue screziature del male. Giovanni Ingino, in questa sua seconda uscita, fa fruttare al meglio la sua vena lirica, che pure serpeggiava in ""Il marchio del tempo"""", il libro d'esordio di due anni fa. E lo fa in virtù di due elementi di fondo: la verità del cuore e la sottile eleganza della scrittura, alimentata da un senso vivo della parola e del verso, dove la prima risulta al tempo stesso energica e discreta, mentre il verso si incide materico sulla pagina, pur nella sua brevità, proprio in virtù della fitta densità interna della parola poetica stessa. A questo si aggiunga la chiarezza comunicativa di un testo che arriva subito al lettore senza alcun artificio, senza tratti di maniera, con asciutta raffinatezza, affrontando temi così difficili, nella loro normalità, con il controllo minuzioso di chi non può permettersi, moralmente, di """"poetizzare"""" l'autenticità del sentimento."" -
Voci, fiamme, salti nel buio
Giancarlo Pontiggia ci regala un testo in doppia direzione, nel quale è bello lasciarsi andare in piena adesione empatica con il soggetto. Il camion e la notte è un poemetto che si articola sull'idea di possibile avventura, che parte da un semplice cortile, dalla povertà estrema di chi vi si rannicchia inerme. Di umana, quotidiana avventura si tratta, il concreto realizzarsi di un rapporto diretto e insieme onirico col reale. E in sogno il protagonista, stupito, compie un viaggio, attratto dalle presenze del mondo e dalla gioia inquieta d'esserci e d'esserne parte. Pur nella notte che si insinua ovunque insieme alla meraviglia, viaggiando «nell'inerzia delle cose», Pontiggia riesce a cogliere il senso di una vita in un irriducibile «fiotto di sensi». Ci sorprende poi con una seconda sezione, Animula, che si pone come l'apparente contrario per registro e forma rispetto al primo poemetto. Una sottile meditazione sull'esserci, tra immobilità e mutamento, che si compone nella trama aperta del testo in un classico ""travaglio di pensieri"""" luziano. La duplicità, pur molto coerente, della proposta, è un carattere essenziale e un evidente pregio di """"Voci, fiamme, salti nel buio""""."" -
Le parole semplici
Fedele a se stesso e allo spirito che aveva animato un suo libro importante come Il comune salario, Fabrizio Bernini si apre ulteriormente con poesie che sono in effetti veri microracconti in prosa, dove la normale, quieta umiltà umana, autentica e perduta, è nell'anonima identità dell'io narrante, Celeste. Ma il suo realismo ha spesso una connotazione di forte evidenza lirica, che gli dà respiro e ne nobilita il passo, come quando il personaggio viene a trovarsi, a definirsi, in «un angolo infinito di pace e appartenenza». Ed è questo un personaggio che nelle sue parole semplici sa aprirsi al mondo e agli altri, fossero anche i suoi pochi amici. Una condizione, la sua, tanto naturale e in fondo primitiva da non escludere la crudeltà, che nei campi regolava la vita come il ritmo indifferente delle stagioni. Ma pian piano Celeste si sente affievolire nei gesti di questa sua povera umanità antica e sente che la «mano perde la sua forza e si abbandona in un dolcissimo tremore di fanciullo». C'è una saggezza insolita in queste pagine, al tempo stesso ispide e affabilissime. -
Paternalia
«Vero è ciò che resta», ci dice Stefano Bortolussi in questo suo poemetto sulla figura paterna, realizzando un percorso-omaggio per tappe che ha un doppio pregio: la creazione di un personaggio e la presenza dello stesso come protagonista involontario in un'epoca che tante situazioni e figure note riescono a renderci ancora ben presente. Bortolussi racconta in versi, o meglio in venti capitoli a distanza di vent'anni dalla scomparsa, avvenuta nel 2000, di un padre nato negli anni Venti. E ce ne offre i pensieri e i movimenti nei suoi miti del grande varietà novecentesco, con i film e gli attori come James Dean, tra Chaplin e Tex Willer, nei tempi della nuova radio di Arbore e Boncompagni, fino ai calciatori come Weah e Van Basten. Vari, dunque, sono i sentieri di un cammino a ritroso che ci propone Bortolussi stralciando dalla propria memoria, come da un album di foto tenuto con devozione e affetto, creando con sensibile, pastosa concretezza nelle cose, con dire pacato e insieme commosso, una sorta di libero romanzo poetico quanto mai denso in virtù degli umani colori e umori di un mezzo secolo della nostra storia. -
Il re dei bugiardi
In questi nuovi testi l'energia netta e onesta della poesia dell'autore emerge ancora di più. Qui si muove dentro una realtà quotidiana vista e sentita con forti vibrazioni del sentimento, con una sensibile attenzione al dettaglio dell'esperienza, con evidenza di personaggi tratti dalle figure parentali e dell'ambiente, un ambiente di umana semplicità proposto nella maturità di un linguaggio che rasenta sempre la prosa o che alla prosa poetica stessa si affida. Narrando in brevi strofe senza andare a capo, magari anche seguendo l'esempio di un grande poeta francese del primo Ottocento come Aloysius Bertrand, l'autore di ""Gaspard de la nuit"""", opera amata da Baudelaire. Ma in Pancotti sorprende positivamente la capacità di utilizzare con equilibrio un linguaggio basso parlato estratto, appunto, dal reale ruvido e opaco in cui il poeta si sente pienamente coinvolto."" -
Il corpo quotidiano
Dopo l'esordio, avvenuto nel 2016, con ""Note di passaggio"""", Cesarina Vegni prosegue nella ricerca, ampliando lo sguardo, sul piano dei temi come delle scelte formali. Vediamo infatti il suo riflettere in versi (e non solo) su realtà differenti - o tali almeno a una prima lettura, realtà che vanno dall'incanto vitale del paesaggio e della stagione, all'aprirsi della conoscenza nel viaggio e nella frequentazione della letteratura negli autori amati, ma anche nell'esplorazione delle proprie origini o nel confronto con il pensiero alto di chi può dire: «Io sono perché noi siamo». La poesia di Cesarina Vegni, dunque, oscilla tra osservazione attenta del reale e desiderio di pervenire a una personale e coinvolta visione delle cose, con la giusta convinzione che niente sia in grado di esprimere tutto questo con la stessa autentica, umana saggezza della poesia. Ma questa forza espressiva deve trovare il suo opportuno medium formale, ed ecco allora che, in """"Corpo quotidiano"""", la nostra autrice riesce con efficacia a muoversi modulando il verso, rendendolo dunque duttile, o utilizzando i passaggi dal controllato magma della sequenza in prosa allo stacco più verticale proprio del verso."" -
Malinconica mania
Una vocazione alimentata e custodita in silenzio per anni, per decenni e ora finalmente espressa in un organismo testuale, insieme complesso e nitido, che rivela una interessante figura poetica. E interessante per l'apertura tematica che ci offre e per la varietà delle scelte stilistiche e formali attraverso le quali si esprime. Mauro Bonini affronta i grandi temi, ma riesce a coglierne la presenza anche nei dettagli di una concreta realtà feriale, ed è in questo che si rafforza l'autenticità della sua visione delle cose, la quale nasce e si manifesta sempre a partire dal vissuto, che si tratti di amore e morte, di una sua idea dell'esserci o della poesia stessa. Il valore espressivo della sua scrittura si realizza nella capacità che Bonini dimostra - nella necessità, dovremmo dire - di passare con naturalezza e in modi sciolti dalla brevità del verso al più ampio fiato della prosa poetica, sempre condotta nel rispetto della sintesi che deve distinguere la composizione poetica. Insomma, ""Malinconica mania"""" è un'opera prima di evidente qualità e la felice scoperta di un autore al quale è giusto augurare un altrettanto persuasivo futuro."" -
Dal deserto rosso
Partendo dal titolo di un memorabile film di Michelangelo Antonioni del '64, appunto ""Deserto rosso"""", dove è al centro una figura femminile inquieta e tormentata, Maria Borio compone un testo in due parti di intensa coerenza interna. La protagonista, rivolgendosi a un interlocutore reale o immaginario, scrive a partire a sua volta da una situazione di profondo disagio e insieme di sensibile apertura viva al reale che la circonda, in cui è anzi immersa. Una realtà anche naturale, talvolta vissuta come un sogno o un'allucinazione carica di tracce e presenze varie, in cerca sempre della parola autentica, «in questa cosa laica che è il mondo». La compattezza materica del suo tessuto espressivo si offre con singolare densità, tutta minuziosamente da esplorare, in una straordinaria serie in felice accumulo di sensazioni e circostanze. Ma poi il """"rosso deserto"""" di Maria Borio si sviluppa articolandosi in movimenti strofici, conservando la densa energia nei rivoli molteplici dell'osservazione di sé e del mondo e nella riflessione sull'identità e il senso del nostro esserci. Un capitolo molto significativo di una delle nostre giovani voci di più solida personalità."" -
Mediterraneo. Un viaggio poetico. Ediz. italiana e inglese
I poeti si immergono volentieri nel paesaggio, se ne lasciano attrarre, lo perlustrano volentieri, ne traggono spesso materia e spunti. E quando il paesaggio presenta la varietà, le meraviglie naturali e il deposito storico del Mediterraneo, il meccanismo si perfeziona e il rapporto tra i luoghi e la poesia diviene naturale. In questa antologia sono proposti testi di autori diversi, per generazione e per orientamento culturale: Cristina Annino, Davide Paolo Bianco, Rosita Copioli, Maurizio Cucchi, Lucrezia Lerro e Amos Mattio. Ognuno di loro ha reagito con la propria sensibilità e il proprio pensiero alle suggestioni del paesaggio, fra terra e mare, in un giro apertissimo d'orizzonte, in una ambientazione geografica dai caratteri molteplici. Qualcosa, quindi, di molto stimolante per la fantasia del viaggiatore, che potrà confrontarsi con gli estri dei poeti per i luoghi che conosce o farsi guidare idealmente in altri ambienti che ancora non conosce. -
Più non sai dove il lago finisca. I poeti di «Europa in versi» e il lago di Como
In questa antologia sono raccolte poesie, frasi, aforismi dedicati al Lago di Como dalla maggior parte dei poeti che hanno partecipato al Festival Internazionale di Poesia Europa in versi, giunto nel 2015 alla sua quinta edizione. Quasi tutti i testi sono stati infatti scritti per essere inseriti nel libro e sono accompagnati da suggestivi scorci del paesaggio lariano fissati nelle fotografie di Daniela Ray. Il libro vuole essere una testimonianza di cinque anni di intensa attività e di impegno de La Casa della Poesia di Como nella diffusione della poesia. È un omaggio alla bellezza del Lario, espressa nella molteplicità di immagini e di suoni che le poesie di questa raccolta antologica suscitano nel lettore. La poesia, come ogni forma d'arte, è aspirazione alla bellezza, indispensabile alla nostra esistenza e come scrive Tzvetan Todorov ""l'opera d'arte (...) infonde in noi una sensazione di pienezza, di compimento, di perfezione, esattamente ciò che vogliamo dalla nostra vita""""."" -
Il rumore dell'aria
Questo libro è una sorta di lunga lettera in versi, in qualche modo privata, indubbiamente sincera; poesie scritte con lentezza, negli anni, come archivio di una memoria personale che ora, finalmente, viene condivisa. Piace l'onestà dell'autore nel riconoscere la necessità di un interlocutore, nell'accettare che si scrive perché qualcuno legga. Il che significa comprendere che ogni testo licenziato assume vita propria nella mente del lettore. Le poesie di questo volume hanno il pregio della sincerità e dell'immediatezza, la forza della spontaneità mai frenata dalla ricerca forzata del poetico. Da tale punto di vista l'autore dimostra la maturità e il talento necessario per cercare la giusta misura, senza strafare. Luoghi, personaggi, canzoni, in una parola memoria personale e di una generazione: versi scritti su ""fogli lindi, puliti"""", e uomini dei quali si possa dire: """"Ed il volto sembra lo stesso / seppur il tempo / abbia fatto il suo mestiere dozzinale""""."" -
Villon. Atto unico
"Villon"""" è la prima opera di teatro scritta da Roberto Mussapi. Pubblicata per la prima volta nel 1989 è stata subito portata in scena. Anche questa nuova edizione verrà rappresentata al Teatro Due di Parma. La vicenda, raccontata in una prosa che ha il ritmo """"poetico"""" della migliore tradizione teatrale, vede Villon imprigionato sottoterra in una buia galera in attesa dell'esecuzione. Una """"voce"""" dialoga con lui e ad essa il protagonista narra le vicende della sua vita travagliata e, si potrebbe dire, un po' """"borderline"""". Quella del 1400 è una Francia, o meglio una Parigi, tumultuosa: i tempi sono difficili e, come in tutti i momenti storici di crisi, ognuno pensa a sé, a prendersi tutto quello che gli riesce, a far baldoria appena possibile. È la filosofia del """"carpe diem"""". Villon, poeta maledetto e geniale, fa parte di questa umanità e, proprio per questo, nei suoi versi riesce a descrive con vivacità la vita del tempo." -
Quando il sogno diventa realtà
"Si dice spesso che non bisogna togliere ai giovani il diritto di sognare. Il sogno può essere speranza, un modo per permettere alla fantasia di incarnarsi. Vittorio ci ha provato fin da piccolo a dare corpo al pensiero che gli rubava le notti: correre. Un inizio per gioco, poi la consapevolezza che cresce. Il sogno diventa scoperta quotidiana, certezza che lo sport, la corsa, rapisce il suo slancio interiore, la sua voglia di sfidare la realtà con gioia ed entusiasmo. La crescita sportiva diventa maturità di vita e di pensiero. Scopre che la corsa può diventare altro: testimonianza, solidarietà, approfondimento e conoscenza. Vince su terreni duri e faticosi, ma è nella maratona e nella corsa in montagna che matura la parte più esaltante della sua vita. Nasce così la Laveno-Monte Rosa, corsa no-stop - 24 ore - ricordando Michela Badalin, che gli consente di realizzare il suo sogno, sintetizzando in un'impresa i valori più belli dello sport. Quando il sogno diventa realtà? Forse compiutamente con questo libro in cui le emozioni di Vittorio Ciresa escono allo scoperto, lasciando intravvedere un personaggio unico per la sua capacità di coinvolgere chi ama la bellezza dello sport.""""" -
Quei giorni senza tempo. Storie di sepsi dalla terapia intensiva
Esperienze vissute in una dimensione sospesa. Sono le storie di medici e pazienti, raccolte direttamente gli autori, che hanno come filo conduttore la sepsi - una sindrome subdola, difficile da combattere e spesso letale - e un reparto, la Terapia Intensiva, che rappresenta un ""mondo ignoto"""" e spesso spersonalizzante. Sette storie che si dipanano tra la vita e la morte raccontate con sorprendente naturalezza dai protagonisti e tradotte in emozioni positive dagli autori che hanno trovato nel loro stesso palpabile coinvolgimento e nella loro arte la forza per portarle fino a noi con uno stile che va ben oltre la cronaca, per farle diventare sostanza letteraria, mettendo in luce anche come stia cambiando l'atteggiamento del personale sanitario, con una maggiore informazione ai pazienti e ai familiari e richiedendone la collaborazione. Il libro fa parte di un progetto di medicina-narrativa, promosso da Biotest e realizzato in partnership con SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva) per sensibilizzare l'opinione pubblica, le Istituzioni e tutta la comunità scientifica su una patologia responsabile di 60.000 morti all'anno solo in Italia."" -
Scorci
Scorci, ritratti, riflessioni. E poi, transitare dal luogo dove hanno ucciso Giulio Cesare, e ancora il Pantheon, Piazza Navona... Incontrare Andreotti e De Mita con tutta la loro ""scafatezza"""". E soprattutto la Venusiana e sognare... fino a che il sogno viene bruscamente e pedestremente infranto. Un mondo di personaggi peculiari, di macchiette, di persone vere. Una serie di pensieri a voce alta, considerazioni sulla meschinità del genere umano, fuori e dentro il Parlamento, la rivendicazione di un percorso politico """"serio"""", l'incontro con qualche rara personalità di statura. Raccontando un potpourri di situazioni, Paolo Rossi, divertendoci, ci fa capire quale sia il suo senso etico in politica, ma, quel che più interessa, nella vita.""