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Definizione zero. Origini della videoarte fra politica e comunicazione. Nuova ediz.
Nel pieno delle contestazioni degli anni Sessanta, arriva il video ed è subito fagocitato dagli artisti e dagli attivistirnÈ il medium giusto al momento giusto, per creare una televisione dal basso capace di coinvolgere lo spettatore in situazioni collettive che gli permettono di entrare consapevolmente e fisicamente nel processo di trasmissione delle immagini. Dalle installazioni TVCC di Dan Graham e Peter Campus alle sperimentazioni sul segnale elettromagnetico di Nam June Paik o Steina e Woody Vasulka, fino alle esperienze italiane più innovative (Luciano Giaccari, Alberto Grifi, collettivo Videobase, Laboratorio di Comunicazione Militante), il volume di Simonetta Fadda analizza il video come tecnologia e come forma culturale dell’epoca analogica, ripercorrendo la sua storia iniziale nel mondo dell’arte e dell’attivismo politico, fino al 1979. Pubblicato per la prima volta nel 1999, in questa nuova edizione, ampiamente aggiornata e integrata da materiali inediti e da scritti dei “pionieri” della video arte in Italia, Definizione zero estende l’orizzonte della ricerca alla svolta visuale determinata dal digitale, con una riflessione finale sulle ricadute estetiche e antropologiche della tecnologia numerica. -
Supermamme e superpapà. Il mestiere di genitore fra gli Usa e noi
Cosa è diventato oggi l’essere padre e madre? Un impegno economico ma anche un’attività estenuante Si inizia già in gravidanza a stimolare le potenzialità del nascituro. Una volta venuto al mondo, poi, non basta informarsi sulle migliori strategie educative; bisogna diventare veri e propri esperti dei differenti stili genitoriali e posizionarsi all’interno di un mosaico di tribù e appartenenze identitarie: mamme tigri, mamme coccodrillo, mamme chioccia, mamme elicottero, mamme droni. Vivendo con sei famiglie di bambini cui è stata diagnosticata l’Adhd (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività) a Detroit e New York, Francesca Nicola ci restituisce etnograficamente uno spaccato della quotidianità di madri e padri impegnati a essere non solo educatori, ma anche terapisti, nutrizionisti, avvocati e guide spirituali dei loro figli. Uno scenario statunitense ma sempre più globale, popolato da genitori stanchi, insicuri, ansiosi, sovraresponsabilizzati e soli. -
Manuale di sociologia generale. Nuova ediz.
Questo manuale, scritto da uno dei più noti sociologi spagnoli, elabora una concezione della società come prodotto delle azioni che gli esseri umani intenzionalmente compiono. Tradotto in Italia vent'anni fa circa, Manuale di sociologia generale torna oggi disponibile, ampliato e aggiornato, agli studiosi di scienze sociali. Il testo, concepito per quanti iniziano a interessarsi di sociologia, illustra con chiarezza i concetti fondamentali della materia, senza dimenticare l'opera dei padri fondatori e il loro contributo sia da un punto di vista teorico che metodologico. Il manuale, tanto originale quanto rigorosamente scientifico, tiene inoltre conto dei vari mutamenti sociali e culturali avvenuti negli ultimi anni. Chiara ed esaustiva, questa nuova edizione italiana, riadattata da Mariella Nocenzi e Angelo Romeo sotto la direzione dell'autore, è uno strumento indispensabile per chi si occupa di scienze sociali. -
Noi, infanti planetari. Psicoantropologia del tempo presente
Elaborare un rapporto più efficace tra mondo interno e mondo esterno, come via per un'effettiva pratica della libertà, è un compito epocale che ognuno di noi ha di fronte. Non basta cercare fuori di noi se non ci occupiamo allo stesso tempo di ascoltare e comprendere come estendere il nostro mondo interno, per contenere l'epoca in cui viviamo. Non abbiamo ancora parole e alfabeti per dire un presente che ci vede abitanti del pianeta che ci ospita. Dobbiamo divenire capaci di agire, guardare e narrare i luoghi dal mondo, ma continuiamo a guardare il mondo dai luoghi. In fondo, forse, questo si può intendere per bellezza: l'estensione di quello che ognuno sente di essere nella relazione con gli altri e con i contesti della vita; un'estensione in grado di aumentare i propri modi di sentire sé stessi e il mondo. Una via, quella dell'ampliamento del senso del possibile e dell'esperienza di bellezza, che è probabilmente condizione essenziale per sottrarsi alla sottomissione e generare innovazione sociale. -
La lingua che ospita. Poetiche, politiche, traduzioni
La lingua che ospita pluralizza le coordinate-guida della riflessione indicate nel sottotitolo (Poetiche, politiche, traduzione), ponendosi come strumento di interrogazione della mobilità transfrontaliera. Deterritorializzazione, contaminazione, creolità de-colonizzazione, traduzione, trasformazione sono i territori costitutivi di questa narrativa. La proposta teorico-critico-performativa di questa indagine è la smobilitazione delle demarcazioni dei confini geo-politici ed artistici con pratiche di border criticai thinking. Il concetto occidentale di mappa è smontato per delineare le geo-corpo-grafie della creatività artistica e della mobilità senza frontiere che decolonizzano la normatività critica, gli steccati disciplinari e la geopolitica del respingimento lungo le frontiere di qualsivoglia mappa-mondo. -
Il culto moderno dei fatticci
La parola ""feticcio"""" e la parola """"fatto"""" hanno la stessa etimologia ambigua. La parola """"fatto"""" rinvia però alla realtà esterna, la parola """"feticcio"""" alle credenze del soggetto. Incalzati dalla necessità di tenere distinto il soggetto dall'oggetto e dunque la conoscenza, che è consapevolezza di tale differenza, dalla credenza, che la ignora, i moderni, secondo Bruno Latour, hanno tentato d'istituire un vero e proprio processo al feticcio. Ma ora è arrivato il momento di smetterla di distinguere i feticci dai fatti, la conoscenza dalla credenza, il soggetto dall'oggetto, unendo le due fonti etimologiche nel """"fatticcio"""", cioè la robusta certezza che permette alla pratica di passare all'azione senza mai credere alla differenza tra immanenza e trascendenza. Ecco allora che il fatticcio può definirsi come """"la saggezza del passare, come ciò che permette il transito dalla fabbricazione alla realtà; come ciò che dona l'autonomia che non possediamo"""". D'altra parte, scrive Latour, senza i fatticci gli uomini """"sarebbero delle macchine, delle cose, degli animali feroci, dei morti""""."" -
La bellezza e la bestia. Il fascino perverso della chirurgia estetica
A un tempo teorico e colloquiale, pubblico e intimo, La bellezza e la bestia è una vera e propria indagine etnografica, capace di descrivere un paese come la Colombia, in cui la rilevanza dell'estetica disegna uno scenario sul quale si mostrano alcune delle più importanti e problematiche idee sul corpo.rnLa bellezza e la bestia si apre con una domanda: la bellezza è destinata a finire in tragedia? L'antropologo Michael Taussig, con l'attenzione e l'acume teorico che lo contraddistinguono, esamina gli sconsiderati, audaci e alle volte distruttivi tentativi intrapresi per trasformare il corpo attraverso la chirurgia estetica. Attingendo dalla lunga esperienza sul campo in Colombia, Taussig unisce a un'analisi della chirurgia destinata ad accrescere la bellezza di una persona lo studio del suo omologo, sovente trascurato, rappresentato dagli interventi - ai quali spesso ricorrono criminali d'alto profilo - che invece ne mascherano l'identità, e stabilisce cosi un collegamento tra la lunga guerra civile colombiana e l'industria cosmetica in generale. Taussig parla di interventi chirurgici finiti male e se ne serve per inscrivere le specificità del suo studio all'interno di un orizzonte analitico di maggior ampiezza, riguardante la bellezza del corpo femminile e il consumo. Cosi facendo, colloca quella che egli chiama ""chirurgia cosmica"""" nell'intersezione tra la dépense, o """"dispendio"""", di George Bataille e le idee di Max Horkheimer e Theodor Adorno sul dominio della natura. Senza mai accontentarsi di una semplice critica, l'autore esamina l'esuberanza che tale spreco crea e quale sia il suo ruolo nel guidare la forza economica."" -
Il museo in scena. L'alterità culturale e la sua rappresentazione negli spazi espositivi
Il museo sta entrando in una nuova epoca, quella del decentramento fuori dall'Occidente, in cui lo spazio espositivo diviene luogo di attrazione turistica, non solo per le opere d'arte ospitate, ma in quanto esso stesso opera d'arte architettonica. Di fronte all'inaugurazione del Louvre di Abu Dhabi e alle controversie che questa ha generato, come si plasma l'interpretazione che occorre dare alla forma del museo in quanto tale e, in particolar modo, al modello occidentale di un museo che si vuole ""universale"""" anche fuori dall'Occidente? Sulla scia di Foucault e delle sue """"eterotopie"""", Jean-Loup Amselle esamina la condizione carceraria delle opere d'arte, in particolare di quelle di cui l'Occidente si è appropriato e che ha imprigionato nel corso della sua lunga storia coloniale. L'autore dimostra come il museo costituisca una vera e propria """"eterotopia"""", ovvero un luogo di extraterritorialità, come la prigione o il manicomio, che priva di senso le culture che vi sono esposte, raccolte dalla cultura occidentale in modo totalmente arbitrario, e celate sotto la maschera dell'universalità. L'esportazione del museo fuori dai confini occidentali costringe a porsi la questione della legittimità di questa forma di esposizione in quanto lecita rappresentazione dell'alterità."" -
Archeologia dei media. Temporalità, materia, tecnologia
Il volume accompagna il lettore nel territorio di uno dei fronti più innovativi nel panorama degli studi sui media. L'approccio media-archeologico permette di ripensare i media in chiave storica e teorica, stimolando ricerche innovative su tecnologie, immagini e oggetti mediali di tutte le epoche. Nell'archeologia dei media lo storico, il teorico, l'artista, l'artigiano, l'hacker e l'attivista trovano ugualmente spazio in pratiche che esprimono e problematizzano genealogie, funzioni, operazioni e potenzialità dei ""nuovi"""" media del presente e del passato. La resurrezione di un grammofono nell'epoca dell'mp3, la revisione del cinema delle origini nella stereoscopia contemporanea, le potenzialità ideologiche di rifiuti, scarti e detriti tecnologici, media redivivi, media mai morti, media sempre e comunque nuovi: l'approccio archeologico al mondo dei media apre prospettive originali non solo allo storico, ma anche all'artista, al curatore, al cineasta sperimentale, a chi semplicemente si diverte a smontare e re-inventare un videoregistratore."" -
L' invenzione dell'etnia
Troppo disinvoltamente richiamata dal mondo della comunicazione, utilizzata impropriamente nel lessico dell'emergenza e dell'umanitario, la nozione di etnia, già presente nel discorso coloniale, è stata ambiguamente riconvocata nel campo politico e nel dibattito pubblico del nostro paese solo dall'inizio degli anni Novanta, quando i processi di transizione dell'Est europeo e il lungo conflitto nella ex Iugoslavia ne hanno drammaticamente evidenziato il potere di mobilitazione. Questo volume è frutto di un lungo lavoro collettivo che ha preso le mosse proprio dal rifiuto dell'abuso di espressioni come ""etnia"""", """"conflitto etnico"""" o """"lotta tribale"""" e dall'esigenza di riaffrontare criticamente i termini del discorso identitario, a partire dall'analisi delle contraddizioni della realtà africana contemporanea. Partendo da casi emblematici come il Mali, la Costa d'Avorio, il Ruanda e il Congo, i saggi di Jean-Loup Amselle, Jean Bazin, Jean-Pierre Dozon, Jean-Pierre Chrétien, Claudine Vidal ed Elikia M'Bokolo criticano una visione """"primordialista"""" e falsamente oggettiva della nozione di identità etno-culturale, proponendo un completo ribaltamento di prospettiva, per analizzare la costruzione degli spazi politici africani e delle categorie identitarie alla luce della loro storicità, in quanto elementi che maturano già nel quadro della """"situazione coloniale"""" e poi nella realtà postcoloniale. Gli autori contribuiscono ad animare il dibattito intorno alla costruzione di una scienza sociale africanista, in cui il canone di identità è ridefinito come genere al tempo stesso plurale e singolare, postulando una vera creolità di ogni gruppo etnico e linguistico."" -
Tecnologie del dominio. Lessico minimo di autodifesa digitale
Le parole delle tecnologie del dominio sono molte, e riguardano tutti gli abitanti del pianeta Terra, anche non umani, anche le macchine. Alcune sono antiche, altre sono di nuovo conio; spesso sono termini inglesi: algoritmo, big data, blockchain, digital labour, gamificazione, internet of things, pornografia emotiva, privacy, profiling, trasparenza radicale e altre ancora. Sono collegate fra loro da una fitta trama di rimandi e sottintesi, una rete di significati colma di ambivalenze e incomprensioni. Insieme compongono il variegato mosaico della società presente e di quella a venire. In questo quadro emerge come ideologia prevalente l'anarco-capitalismo, una dottrina vaga eppure molto concreta nei suoi effetti devastanti sui legami sociali, la costruzione delle identità individuali e collettive, la politica. Sembrano parole d'ordine solide come acciaio temprato, senza crepe, senza debolezze. Ma a osservarle con le lenti dell'ironia, con gli occhiali dello humor e della consapevolezza storica, con il desiderio hacker di smontarle e capire come funzionano, si sciolgono come neve al sole. -
Di cosa parliamo quando parliamo di urbanistica?
L'urbanistica è una forma di conoscenza e azione che organizza e mette in relazione differenti informazioni, frammenti di saperi diversi, azioni e soggetti plurali, perché plurale e articolato è l'oggetto di cui si occupa: è quanto emerge dalla lettura di questo libro – nato a seguito di un ciclo di conferenze e un seminario presso la Facoltà di Architettura dell'Università IUAV di Venezia – che alla domanda “cos'è l'urbanistica” offre le risposte di numerosi professionisti e studiosi. Evidente la difficoltà di inquadrare la disciplina in definizioni rigide, la variabilità di significati che a essa vengono attribuiti, senza però negare l'esistenza di un nucleo di tecniche e saperi che cerca di perpetuarsi e consolidarsi nel tempo. Le differenti interpretazioni degli autori concordano comunque nella comune consapevolezza di avere a che fare con un sapere (che è anche una pratica) che deve la sua ricchezza proprio alla sua complessità, ai suoi riferimenti multipli. Perché l'urbanistica, contesa tra più soggetti e discipline, cambia continuamente, cercando di interpretare adeguatamente le modificazioni della città e del territorio. -
Digressioni nella storia. Dal tempo del sogno al tempo della globalizzazione
Nell’ambito della parola anonima della storia, le digressioni della pratica del raccontare, attraverso differenti generi di discorso, offrono spazio per la riflessione, il ripensamento critico, l’ascolto, il dialogo, l’incontro, l’accoglienza reciproca.rnrnCon testi di Marco Castagna, Noam Chomsky, Umberto Eco, Blaise Essoua, Deana Neubauer, Augusto Ponzio, Giovanni Matteo Quer, Mike Rann, Nicola Sasanelli, Shiori Shakuto-Neoh, Genevieve Vaughan, Margherita Zanoletti, Ghil’ad Zuckermann -
Sociologia
Pubblicato nel 1908, ""Sociologia"""" costituisce la maggiore realizzazione della vocazione intermittente per la sociologia che caratterizza il complesso e multiforme percorso intellettuale di Georg Simmel. Nel volume, il talento simmeliano per l'individuazione di nuovi oggetti analitici e la cifra saggistica della sua scrittura si coniugano con il proposito di fornire una fondazione alla nuova disciplina scientifica. L'azione reciproca e le forme della sociazione e dell'interazione sono individuate come l'oggetto specifico su cui costruire l'autonomia della prospettiva di indagine sociologica. Si tratta di un'impostazione che, se nell'immediato non avrà una particolare fortuna, nel corso del tempo manifesterà un notevole impatto accreditando Simmel come terzo padre fondatore della sociologia, a fianco di Weber e Durkheim, anche se in posizione anomala e defilata. Ma Simmel, in """"Sociologia"""", non si limita a offrire le coordinate di un possibile approccio metodologico, ce lo mostra all'opera in riferimento a un ampio campionario di temi e problemi, proponendo sviluppi che consentono, ancora oggi, di guardare da prospettive non scontate un complesso di questioni che vanno dal conflitto all'articolazione fra individuale e collettivo, dalle forme dell'inclusione differenziale alla costruzione sociale dello spazio."" -
Le false libertà. Verso la postglobalizzazione
"Le false libertà"""" è un'antropologia del presente; analizza la realtà attuale, approfondisce e indaga la ricaduta che la cosiddetta globalizzazione, con le sue credenze illusorie, ha sulla vita delle persone. Sì, perché è soprattutto di persone che si parla qui, anzi di storie: i bengalesi a New York, i pachistani a Londra, fino alla straordinaria storia di un emigrato o alla folle dichiarazione d'amore a una città mai vista. Ma c'è anche chi mangia cani morti e chi utilizza la cucina etnica per sedare i conflitti, e poi padri senza figli e figli senza padre... Storie vere, nate dalla ricerca sul campo. Per lo scienziato sociale la bellezza delle storie sta anche nel fatto che raccontano pezzi di vita e, proprio perché soggettive e parziali, ciascuna offre un punto di vista """"esclusivo"""". E sono tutte queste prospettive a fornire sguardi inediti che si intrecciano alle interpretazioni per disegnare il panorama di una realtà che viaggia verso la postglobalizzazione." -
La fabbrica. Memoria e narrazioni nella Taranto (post)industriale
La retorica sviluppista si è conclusa, il mito della società industriale si è consumato. Ma cosa resta? La situazione attuale non è un ""dopo l'industrializzazione"""", ma un convivere con i suoi resti e le sue eredità. La storia di Taranto ci parla di capitalismo e modernizzazione, memoria sociale e identità collettiva, diritti umani e ambiente. Una città che ha """"subito"""" lo sviluppo dalla fine dell'Ottocento con l'insediamento dell'Arsenale e della marina militare, e poi agli inizi degli anni sessanta con la costruzione del polo siderurgico Italsider, oggi Ilva. In entrambi i casi si è trattato di una forma di colonialismo industriale ed eterodiretto dallo Stato con il beneplacito dei gruppi economici e delle élite politiche locali. Taranto rappresenta il naufragio di un modello di sviluppo novecentesco che ha sacrificato non soltanto paesaggi ma vite umane - """"morti di progresso"""" - per il sogno mai compiuto di una crescita economica, culturale e sociale. Presentazione di Paolo Jedlowski."" -
Ambienti mediali
La rivoluzione digitale ha modificato in modo molto profondo l'habitat dell'essere umano trasformandolo sempre più capillarmente in un intreccio di ambienti nei quali è la presenza di uno o più media a impostare, e spesso a programmare, le forme di interattività che di volta in volta vi si dispiegano. In questo libro un nutrito gruppo di studiosi di fama internazionale e di giovani ricercatori sottopone la nozione di ambiente mediale a un'analisi multipla, mobilitando nell'ambito di un disegno teorico unitario una serie di competenze specialistiche che vanno dalla linguistica alla filosofi a della mente, dalla teoria dei media all'estetica. -
Mediterraneismo. Il pensiero antimeridiano
C'è uno sguardo sul Mediterraneo intriso di pregiudizio sull'arretratezza orientale dei suoi popoli. E c'è uno sguardo lirico ed estetizzante che vorrebbe il Mediterraneo come mare resistente contro la potenza oceanica del capitalismo. Entrambe le immagini sono false. Entrambe hanno contribuito a costruire un Mediterraneo di fantasia, che ha ventriloquato eventi, popoli, stagioni. Un percorso di decostruzione di entrambi i mediterraneismi (dell'arretratezza e dell'alternativa) attraverso lo sguardo della filosofia politica, della filosofia del diritto, dell'antropologia, degli studi postcoloniali e subalterni (usati bene), della letteratura, del cinema... -
Punctum fluens. Comunicazione estetica e movimento tra cinema e arte nelle avanguardie storiche
Un saggio di Antonio Bisaccia ripubblicato nel 2017, con una prefazione di Patrick Rumble e una lunga post-fazione del cineasta canadese Bruce Elder.rn«Tale sintetico viaggio dentro un universo filmico ""fuori placenta"""", oltre a rappresentare un lucido compendio storico-critico, offre diversi spunti teorici interessanti.» - il manifestornrnrnLa sperimentazione cinematografica come ri-scrittura del movimento: partendo da questo punto di vista Antonio Bisaccia ricerca le molteplici connessioni tra il cinema e le arti, riflettendo sulla complessità del rapporto tra parola scritta e luce dell'immagine. Incontra lungo il suo cammino le seduzioni del film assoluto e astratto, del dadaismo, del surrealismo e di tutte le avanguardie storiche. Un viaggio che parte con Leopold Survage e i futuristi, proseguendo con Louis Delluc, Jean Epstein, Marcel L'Herbier, Abel Gance, Germaine Dulac, Fernand Léger, Apollinare, Man Ray, René Clair, Marcel Duchamp, Salvador Dalì, Luis Bunuel. L'apparente ossimoro del titolo, Punctum fluens, descrive il paradosso della luce in movimento sullo schermo. Bisognerà intendere il punctum non come segno grafico che conclude un periodo o come luogo determinato e circoscritto - accezione, questa, che si oppone all'idea dello scorrere - ma piuttosto come momento ad interim e istante di un flusso - a volte imprendibile - di dati visivi in movimento. Come """"qualcosa che ci punge"""", appunto, e che attira la nostra attenzione. E in questa dinamica dello sguardo, in quest'area del particolare, in questa antieconomia dell'illusione che l'autore c'invita a entrare, scegliendo di mettere da parte preoccupazioni sterilmente filologiche e proponendoci del cinema d'avanguardia proprio ciò """"che ci ha punto"""". Premessa di Patrick Rumble, postfazione di R. Bruce Elder."" -
Inconscio e ripetizione. La fabbrica della soggettività
L'argomento centrale di questo libro è un nuovo tipo di inconscio, diverso dall'inconscio psicoanalitico tradizionale. Ne fanno parte tutti gli automatismi (motori, cognitivi, emotivi) interiorizzati dal soggetto durante la sua formazione e il suo sviluppo grazie alla ripetizione, volontaria o involontaria, di determinate esperienze e situazioni. Questi schemi contribuiscono a definire, senza che ce ne rendiamo conto, i nostri modi abituali di leggere e di affrontare gli eventi del mondo e sono alla base di molte delle nostre più diffuse e profonde abilità, ma anche di molte nostre insufficienze e incapacità. L'indagine si dispiega a partire da questa contrapposizione e si pone in dialogo continuo con la teoria psicoanalitica freudiana dell'inconscio, della quale capovolge e al contempo arricchisce la prospettiva, mettendo in luce oltre all'importanza di ridurre anche la necessità di custodire e di ampliare gli spazi d'inconsapevolezza e oblio di sé, nei quali dimora ogni concreta possibilità di sviluppo, salute e trasformazione del soggetto.