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Trasformazioni urbane a Napoli dal '500 all'Ottocento tra ricordi di viaggio, dipinti, stampe e foto d'epoca. Ediz. limitata
Edizione di 990 esemplari numerati con dipinti, stampe e foto d'epoca. -
Trasformazioni urbane a Napoli dal '500 all'Ottocento. tra ricordi di viaggio dipinti stampe e foto d'epoca
Questa pubblicazione non ha alcuna pretesa di fornire nuovi contributi per la storia di Napoli, o per quella, in particolare, delle sue trasformazioni urbanistiche; sembra opportuno precisare subito, così come scrisse in passato Francesco Ceva Grimaldi, che ""l'argomento di questo lavoro è stato trattato egregiamente da altri, nei tempi passati e presenti"""", e che il suo fine, dunque, è ben delineato e definito: limitando l'attenzione a quattro aree soltanto della città - il borgo di Chiaia, quello di Santa Lucia, il Largo di Palazzo con il teatro San Carlo e il quartiere di Santa Brigida, e il Largo del Castello con la contigua area portuale fino al Forte del Carmine -, ovvero a quei quartieri che tra il XVII e il XIX secolo più furono oggetto di attenzioni da parte di topografi, vedutisti e illustratori di souvenirs, si vuole soltanto offrire a un più largo pubblico un'ampia documentazione illustrativa, fatta di dipinti, disegni, stampe, rilievi topografici e fotografie, senza alcun intento di suscitare anacronistiche nostalgie, ma solo per favorire la conoscenza delle trasformazioni intervenute nel tessuto di quelle parti della città, prima durante il vicereame spagnolo e nell' età borbonica, poi con i lavori di risanamento e ampliamento promossi dalle amministrazioni locali e dal governo centrale dopo l' epidemia di peste del 1884. (Dalla Premessa)"" -
Antichi detti marinai. 370 proverbi napoletani tradotti e commentati
Con glossario, indici e 14 riproduzioni a colori di antiche stampe. -
La mozzarella. Storia origini e curiosità
L'invenzione della vera mozzarella è avvenuta in Campania grazie alla presenza dei bufali un tempo allevati nelle zone paludose dei dintorni di Caserta, Salerno e Napoli. In pratica i bufalari trattarono il latte di bufala con la tecnica dei formaggi a pasta filata usata già da molti secoli per il latte bovino. La prima citazione è nella Naturalis Historia di Plinio che menziona il laudatissimum caseum del Campo Cedicio, località individuata nell'attuale Terra dei Mazzoni. Sin dai primi ricettari di area italiana del '300 e del '400 è documentato che provatura, provola e mozzarella comparivano sulle tavole di personaggi d'alto rango, ma un significativo incremento si ebbe alla fine del Settecento con la realizzazione della Reale Tenuta di Carditello voluta dai Borbone. Attualmente la mozzarella, che fa parte a pieno titolo della Dieta Mediterranea, entra sempre più spesso nella nostra alimentazione quotidiana in quanto rappresenta una valida alternativa alla carne e al pesce per il suo alto contenuto di proteine e di sali minerali tra cui il calcio. Questo nuovo volume di Lajla Mancusi Sorrentino, pur avendo come obiettivo principale di raccontare origini, storia e proprietà di questo formaggio, presenta anche da un ricettario di facile e pratica consultazione per realizzare oltre 90 pietanze a base di mozzarella, tra primi e secondi piatti, pizze, insalate e fritture. -
Gouaches napoletane nelle collezioni private
Un volume con tavole a colori di cui molte a doppia pagina di rare gouaches del XVIII e XIX secolo, in gran parte inedite, tutte conservate in prestigiose collezioni private. -
Limerick napulitane
Il limerick è un genere letterario dalle origini oscure che spesso si fa risalire al XIX secolo e in particolare al Book of Nonsense (1846) di Edward Lear, sebbene la caratteristica forma metrica di cinque o quattro versi dal ritmo anapestico fosse già conosciuta nel medioevo. Secondo diverse fonti storiche e letterarie tra cui l'Oxford English Dictionary, la parola limerick deriva da una tradizione di poesia orale ed estemporanea in voga nelle contee irlandesi del 18° secolo e caratterizzata dal ritornello ""Will you come up to Limerick?""""... Tale ipotesi collega il genere alla omonima cittadina irlandese e mette in rilievo la natura satirica, licenziosa e umoristica dei versi, che affrontavano temi complessi e frivoli (politici, sentimentali e edonistici) nello stesso stile scanzonato e irriverente... Roberto D'Ajello, esperto conoscitore di Lewis Carroll di cui ha tradotto in napoletano Alice's Adventures in Wonderland, si rivela abile interprete anche di Edward Lear ricreando l'atmosfera surreale e scanzonata dei suoi limerick. Con delicata sensibilità culturale e poetica, adatta il nonsense britannico a un pubblico napoletano, smorzandone gli aspetti più ambigui ed ermetici, ed esaltando l'emotività e la vis comica dei personaggi..."" -
Scio' scio' ciucciuve' (non è vero ma ci credo). 576 antichi detti scaramantici tradotti e commentati
Con indici e glossario napoletano-italiano. -
Grimaldi armatori storia di una famiglia e di un'impresa. Ediz. a colori
L'opera illustra dettagliatamente la storia della Famiglia Grimaldi, dal XIV secolo fino ai giorni nostri ed, in particolare, la nascita e lo sviluppo delle attività delle società del Gruppo Grimaldi nel settore marittimo e della logistica. -
Pasticceria alla napoletana storia. Storia, tradizioni e 200 facili ricette per dolci, gelati, confetture e liquori
Siamo tutti golosi, è inutile cercare di negarlo, e più si va avanti negli anni più amiamo i dolci, del resto è anche difficile difendersi dalle tentazioni che sono un continuo attacco ai propositi di moderazione. E però forse una battaglia inutile perché i dolci sono alimenti al pari degli altri e possono essere inseriti in modo corretto nell'alimentazione, in alternativa ad altri cibi e nel rispetto dell'apporto quotidiano di calorie. Vale a dire si può mangiare il dolce, si abolisce un altro alimento e la dieta è salva! Il libro inizia con un breve excursus dell'evoluzione della pasticceria nelle varie epoche, dall'antichità ai giorni nostri. Alcuni avvenimenti di portata mondiale, come l'arrivo del cioccolato e della vaniglia dal Nuovo Mondo nel XVI secolo e la scoperta dello zucchero di barbabietola che dette un impulso decisivo all'industria dolciaria hanno rivoluzionato il concetto stesso di pasticceria modificandone profondamente la struttura. Il resto del volume è dedicato alla descrizione semplice e sintetica del modo di realizzare in casa oltre centocinquanta tra torte, dolci e altre golosità, venticinque tra gelati e sorbetti, più di venti confetture e altrettanti liquori, con un capitolo dedicato alle preparazioni di base indispensabili per chi voglia accostarsi alla pasticceria. In occasione di una festa familiare o se si ricevono a casa parenti e amici c'è il piacere di mostrare la propria abilità ai fornelli, e quando alla fine arriva a tavola il dolce accompagnato dal liquorino, il trionfo è assicurato ed è una vera soddisfazione potersi vantare di averlo preparato personalmente. Nel libro, come evidenziato dal titolo, oltre ai dolci tipici napoletani, che per tradizione scandiscono le ricorrenze festive, sono inclusi anche quelli abitualmente presenti sulle tavole napoletane, come le varie Crostate, il Millefoglie, la Torta Paradiso, i Dolci di frutta e tanti altri che appartengono alla pasticceria universale e formano il patrimonio classico dell'arte dolciaria diffusa in tutto il mondo. L'autrice, appassionata ricercatrice di storie e curiosità, non si limita a fornire ricette, ma di molti dolci indica l'inventore, vero o presunto, racconta l'origine o la leggenda tramandata da secoli, e condisce il tutto con qualche proverbio napoletano, espressione della filosofia popolare capace di cogliere con ironia l'essenza delle cose. -
Storia e riproposta di un antico ricettario di casa Viscido
"Nel solco delle ricerche che hanno da sempre caratterizzato i contenuti culturali della nostra Delegazione, il libro di Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera si inserisce perfettamente, offrendo spunti di grande interesse sulla provenienza di alcuni piatti tradizionali delle terre del salernitano e del napoletano. A tal fine, l'autore ha fatto ricorso a un antico ricettario della sua famiglia, pazientemente e diligentemente ricostruito a seguito della dispersione dovuta agli eventi bellici e sismici che hanno interessato la casa avita."""" (Dalla Premessa)" -
L' arte di imbandire la tavola e il «Dessert per 60 coverti» dei Borbone di Napoli. Ediz. a colori
Un documento datato 1830 ha permesso di ritrovare gli elementi di un grande ""Dessert"""" (era questo il nome con cui venivano chiamate al tempo le decorazioni del centro-tavola) realizzati dalla Real Fabbrica Ferdinadea della Porcellana verso il 1785 per la corte napoletana di Ferdinando IV di Borbone. L'insieme, per un totale di 114 biscuit tutti reperiti tra depositi e vetrine del Museo Nazionale di Capodimonte, ha permesso la ricostruzione dell'unico centro tavola napoletano giunto a noi nella sua integrità sopravvivendo alle vicissitudini storiche e allo stesso tempo è servito da spunto per condurre una ricerca parallela sulla maniera di allestire la tavola aristocratica a Napoli durante il XVIII secolo, in particolare presso la corte borbonica. Rituali e consuetudini del servizio alla Francese insieme alla rievocazione dell'arredo delle sale adibite al pranzo ci consentono oggi di comprendere come doveva presentarsi agli invitati a corte in occasione dei banchetti ufficiali la tavola del Re, un vero elogio al patrimonio archeologico dei Borbone riprodotto in miniatura nei biscuit del """"Dessert"""" e alle bellezze naturali del Regno miniate con perizia sul vasellame del Servizio detto dell'Oca che ad esso si accompagnava."" -
Proverbi marinari. 370 antichi detti napoletani tradotti con glossario, indici e 14 stampe a colori
Antologia di detti napoletani dedicati al tema del mare e dei naviganti. -
Pinocchio e la ingiustizia
In questo libro Elio Palombi rilegge ""Le avventure di Pinocchio"""" del Collodi con un taglio originale, evidenziando come l'autore, dopo le precedenti esperienze di Giannettino e di Minuzzolo, sia ritornato ancora una volta alla letteratura per l'infanzia. Con una geniale intuizione Collodi muta decisamente registro, avendo compreso che quel genere letterario, trattato in chiave surreale, gli offre un escamotage per lanciare un messaggio, ben più profondo, agli adulti, affrontando temi vitali della società. Egli cerca, in tal modo, di liberare l'uomo dalla falsa retorica profondamente radicata nella famiglia, nella scuola e nella società tutta. Nell'affrontare il tema della giustizia il Collodi intendeva parlare ai ragazzi, ma il messaggio era principalmente diretto ai grandi. Con una satira sferzante, egli muove pesanti critiche all'apparato giudiziario per smascherarne l'arretratezza. Il messaggio, in questo caso, è rivolto a chi detiene il potere, gestito senza il minimo rispetto della persona umana, come il povero Pinocchio che, frastornato e deluso, subisce, senza comprenderne le ragioni, gli effetti di una giustizia amministrata in maniera arrogante e disumana."" -
Il caffe e Napoli
È la storia affascinante del lungo viaggio compiuto dal caffè nel corso dei secoli per affermarsi e diventare la bevanda preferita da quasi tutti i popoli del mondo e in particolare dei Napoletani. L'autrice riporta leggende, testimonianze letterarie, opinioni scientifiche, dispute mediche, controversie religiose che hanno di volta in volta promosso o contrastato la diffusione del caffè nei vari periodi storici e nelle diverse civiltà. Mentre in molte città italiane, come Venezia, Firenze, Milano, Torino, la scura bevanda si affermava con successo e si aprivano locali eleganti dove consumarla, a Napoli stentava a decollare, servita sporadicamente nei ricevimenti di nobili e ricchi per ostentare raffinato esotismo. Finalmente nella seconda metà del Settecento il caffè ebbe la sua consacrazione grazie a Vincenzo Corrado, massimo gastronomo napoletano, che nel 1773 pubblicò il primo trattato napoletano sul caffè. In breve anche Napoli ebbe i suoi Caffè che sorsero come funghi, una miriade, eleganti e raffinati, dove si svolse la vita intellettuale ottocentesca della borghesia napoletana, o modesti e popolari per una clientela meno esigente. Brevi note sono dedicate nel libro ai Caffè più importanti, quasi tutti scomparsi. Il nero infuso entrò con prepotenza a far parte della realtà napoletana in tutte le classi sociali e si moltiplicarono studi e scritti sul caffè tra cui il più importante fu il lavoro di Gaetano Picardi, illustre medico a Napoli nella metà dell'Ottocento, intitolato Del Caffè - Racconto storico- medico, in cui l'argomento è analizzato sotto tutti i punti di vista ""perché, afferma Picardi la bevanda del caffè è famigliare come il pane e il riso appo le nazioni incivilite"""". Ad esso è dedicata la seconda parte del libro dove la Mancusi riporta e commenta numerosi passi del Picardi a conferma che l'arrivo del caffè produsse nella vita di tutti i popoli un'autentica rivoluzione."" -
Viaggiatori e vedutisti a Sorrento e dintorni tra '700 e '800. Ediz. a colori
"Fin dalle sue origini il """"Grand tour d'Italie"""" aveva avuto uno svolgimento molto rigido negli itinerari, nei tempi e nelle soste, tanto da riproporre a una moltitudine di viaggiatori di epoche e nazionalità diverse sempre gli stessi luoghi e gli stessi monumenti, sicché, oggi, nell'analizzare i tanti """"viaggi in Italia"""" compiuti tra il XVII e il XVIII secolo, non si può non evidenziare la straordinaria ripetitività nei percorsi seguiti dai forestieri; nella letteratura odeporica, pertanto, è possibile rintracciare solo pochi viaggiatori - per esempio il giovane francese Jean Jacques Bouchard -, che, animati da interessi e curiosità poco conformistici, o spinti da un senso di avventura, seppero o vollero percorrere, in margine al classico tour della penisola, anche qualche itinerario minore e mai battuto, capace di dischiudere nuove prospettive di osservazione e d'incanto. Ci fu insomma una diffusa indifferenza in quei decenni per le bellezze naturali e per quegli aspetti pittoreschi o esotici che più tardi, nell'età romantica, avrebbero avuto invece una gran fortuna.""""" -
Mièrece malate e farmaciste negli antichi proverbi napoletani. Raccolti, commentati e tradotti
Oltre 900 antichi detti e modi di dire sui malati e sui medici. -
Vesuvi. Testo spagnolo a fronte
I versi del poeta mediterraneo José Vicente Quirante (Murcia, Spagna, 1971) guardano l'antichità classica con un occhio contemporaneo. Vulcani reali e metaforici vengono invocati per celebrare la visione di una Napoli epicurea e sognata, piena di dei pagani che bevono caffè al bar, ma anche per meditare sulla natura cupa e carnale del desiderio. Mentre nella prima parte di questo libro Napoli compare con tutta la sua forza come sogno e luogo dell'anima, la seconda parte (""Vedo il meglio, e tuttavia"""", di chiaro sapore ovidiano) riflette sull'irruenza del desiderio e le ceneri dopo il suo compimento. Prefazione di Giuseppe Montesano."" -
Regine di Napoli
"(...) È questa una rapida corsa nella storia del Regno di Napoli dagli Svevi alla sua caduta; storia tutta trapunta di episodi a sfondo ora tragico ora gioioso, che sempre costituiscono suggestivi elementi di narrativa. E se la storia è per se stessa, come è stata definita, un romanzo, questa storia è un romanzo di particolare interesse. Il libro vuol quindi avere l'aria di un piacevole romanzo, ma può in pari tempo valere a presentare di scorcio una sintesi dei trascorsi del Reame da quando da Regno di Puglia divenne Regno di Napoli fino alla drammatica caduta dei Borboni ed al loro malinconico esilio in Palazzo Farnese; ed anche vuol precisare qualche dettaglio e qualche inesattezza che una corrente tradizione continua a propinare nelle esposizioni scolastiche le quali ancora dai più son ritenute storicamente esatte. Perciò, per diletto dei lettori, mi è piaciuto spigolarvi gli aneddoti di maggior rilievo intorno alle figure delle regine, le quali quasi tutte ebbero una spiccata personalità in avvenimenti politici o in intrighi di amore, qualcuna addirittura d'importanza preminente nella vita dello Stato o nella vita di Corte; figure di decisa individualità, o di toccante tenerezza, o di mistico ascetismo e di bontà. Queste figure ho cercato di disegnare in dieci racconti romantici ma non romanzati; romantici perché romantiche in genere sono le vicende in essi rievocate; non romanzati perché scrupolosamente aderenti alla realtà dei fatti, come risulta dai più recenti accertamenti storici. E poiché l'ultima pagina che chiuse tristemente la fine del Regno con la diretta partecipazione dell'ultima regina, smaniosa di mettersi personalmente al comando d'una banda per la riconquista del trono, s'innesta anche per questo nella trama delle vicende della dinastia borbonica, non mi è parso fuori di posto inserire, come appendice, pur essendo fuori dal titolo del libro, una succinta narrazione del brigantaggio meridionale."""" (Michele Vocino)" -
Viaggiatori e vedutisti a Sorrento e dintorni tra '700 e '800. Ediz. a colori
"Fin dalle sue origini il """"Grand tour d'Italie"""" aveva avuto uno svolgimento molto rigido negli itinerari, nei tempi e nelle soste, tanto da riproporre a una moltitudine di viaggiatori di epoche e nazionalità diverse sempre gli stessi luoghi e gli stessi monumenti, sicché, oggi, nell'analizzare i tanti """"viaggi in Italia"""" compiuti tra il XVII e il XVIII secolo, non si può non evidenziare la straordinaria ripetitività nei percorsi seguiti dai forestieri; nella letteratura odeporica, pertanto, è possibile rintracciare solo pochi viaggiatori - per esempio il giovane francese Jean Jacques Bouchard -, che, animati da interessi e curiosità poco conformistici, o spinti da un senso di avventura, seppero o vollero percorrere, in margine al classico tour della penisola, anche qualche itinerario minore e mai battuto, capace di dischiudere nuove prospettive di osservazione e d'incanto. Ci fu insomma una diffusa indifferenza in quei decenni per le bellezze naturali e per quegli aspetti pittoreschi o esotici che più tardi, nell'età romantica, avrebbero avuto invece una gran fortuna; la categoria dell' utile prevalse sempre su quella del bello, ed i concetti di dolcezza o di piacevolezza furono in quei tempi solitamente associati all'idea del solo benessere potenziale o attuale, ovvero alle caratteristiche produttive dei luoghi, all'abbondanza di orti e giardini, alla disponibilità di buone tecnologie, all'ubicazione e alle caratteristiche delle strade, alle caratteristiche climatiche, o, infine, alla buona organizzazione sociale e amministrativa." -
Il quartiere borbonico di via Morelli e la Caserma della Vittoria (La storia, il palazzo, gli arredi). Ediz. illustrata
"Affacciata alla collina di Pizzofalcone, sul lato opposto a quell'enorme antro tufaceo oggi noto come """"Galleria borbonica"""", che a metà dell'Ottocento costituì il primo tentativo di traforare il monte Echia per collegare la zona di Chiaia col Palazzo Reale, l'imponente Caserma della Vittoria rischia quasi di passare inosservata - nonostante la sua maestosità e il suo pregio storico - al guidatore distratto o al pedone frettoloso che dall'uscita del tunnel omonimo o dalla passeggiata di via Chiatamone attraversi spedito il breve corso di via Domenico Morelli. Eppure questo edificio monumentale e severo rappresenta una sede istituzionale molto prestigiosa per la città, perché da tempo ospita il Comando dei Carabinieri di ben cinque regioni dell'Italia centro-meridionale; e al suo interno - come io stesso ho scoperto con sorpresa - raccoglie dipinti ed oggetti di manifattura artigiana che ne fanno un piccolo ma significativo scrigno dell'arte e del gusto nella Napoli del passato. Mi piace sottolineare il fatto che nella nostra città sovente accade che certe cose di valore siano nascoste al primo sguardo; che la ricchezza d'arte e di storia del nostro territorio si manifestino con una varietà e con una densità di beni difficili da circoscrivere e catalogare in maniera definitiva. Qualche settimana fa, abbiamo appreso dai giornali, la Caserma Vittoria ha esposto al pubblico un dipinto restaurato col contributo di diverse istituzioni, un'opera ispirata ad una cartolina d'epoca coloniale, con l'immagine di un carabiniere italiano ed uno africano affiancati; si tratta d'una preziosa testimonianza documentale che racconta un pezzo importante della nostra storia recente. Colgo l'occasione per ricordare con gratitudine l'importante ruolo che i Carabinieri svolgono nel nostro Paese per il recupero delle opere d'arte trafugate. Nel febbraio del 2016 furono proprio i militari del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale a riportare a Napoli - dopo un lungo lavoro d'indagine con altre forze istituzionali - una grande e pregiata tela di Vincenzo Dattoli, scomparsa negli anni Settanta dalle pareti della Provincia e restituita dopo quasi mezzo secolo alla Città Metropolitana. Accolgo dunque con vero piacere la notizia della pubblicazione di questo insolito e interessante volume, ringraziando pubblicamente i curatori e gli esperti che vi hanno contribuito per aver raccontato un angolo forse meno vistoso della nostra città, ma certamente ricco di storia e di cultura."""" (Luigi De Magistris, sindaco di Napoli)"