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Felice Orsini 1819-1858
La vita di Felice Orsini (1819 - 1858) attraverso lo studio delle sue epistole e delle principali fonti secondarie, dalle quali emerge una profonda avversione sia verso i poteri dominanti la scena italiana, soprattutto quello pontificio, sia verso i fallimentari metodi dei rivoluzionari democratico-repubblicani, divisi da antagonismi, dissidi e ambizioni personali. La sua è una posizione di ""romantico"""" rifiuto delle diverse """"guide"""" politiche e ideologiche dei moti risorgimentali. Il tragico attentato a Napoleone III, che pose fine alla sua esistenza e attività rivoluzionaria, si spiega come elemento determinante: se l'attentato fosse riuscito secondo i piani, vi sarebbe stato un cambiamento del regime """"dispotico"""" francese in quello di una repubblica democratica, con auspicati sconvolgimenti dell'assetto europeo in fasi successive. L'epilogo di tale impresa temeraria e di stampo romanticamente individualistico denota, fra l'altro, il contrasto stridente fra una visione """"dottrinaria"""" piuttosto ingenua da un lato, e la concreta realtà storica del momento dall'altro."" -
Clandestino italiano. Dialoghi e monologhi su colonialismo e immigrazione
Un testo teatrale, poetico e saggistico allo stesso tempo, nel quale l'autore ripercorre i crimini compiuti durante la colonizzazione italiana in Africa e nel corso delle due guerre mondiali, ""perché quei crimini ci hanno permesso di diventare uno dei Paesi più ricchi e potenti del mondo"""", e propone riflessioni critiche sul modello di sviluppo del nostro Paese. I dialoghi e i monologhi proposti, in maniera semplice e diretta, raggiungono il cuore del problema: """"Il capitalismo moderno, la nostra ricchezza, il predominio occidentale sul mondo... tutto è cominciato con la tratta degli schiavi neri. (...) Abbiamo maggiore progresso, maggiore cultura, maggiore rispetto dei diritti umani, dei nostri diritti umani. Liberté, égalité, fraternité. Sì, per noi, ma non per gli altri. Gli altri possono pure crepare in mare: sono nostri schiavi. (...) Abbiamo conquistato il mondo, abbiamo rubato tutto quello che era possibile rubare (e lo facciamo ancora), abbiamo reso schiavi i suoi abitanti e li abbiamo messi gli uni contro gli altri, acutizzando le rivalità esistenti o fomentando nuovi odii. (...) Tutti noi traiamo beneficio da queste atrocità. Noi consumatori."""""" -
Quando si vuole. Boschi, banditi, progetti e carceri
Il testo è diviso in due parti. La prima concerne la tematica ambientale, la seconda il carcere. Entrambi sardi, sulle problematiche specifiche della loro terra - in particolare la salvaguardia del patrimonio boschivo e la tradizione di allevamento di suini allo stato brado - gli autori propongono anche indirizzi di orientamento, corredati da progetti dettagliati. Riguardo al carcere, essi presentano la situazione delle nuove strutture costruite in Sardegna sia dal punto di vista delle loro speculari esperienze dirette l'uno dentro e l'altra in visita - sia le inchieste giornalistiche prodotte dall'Associazione Socialismo Diritti e Riforme. Attingendo alla loro fantasia, immaginano una riqualificazione del Buoncammino di Cagliari e, rifacendosi alla loro esperienza personale, ci portano dentro alle dinamiche istituzionali attuali delle moderne prigioni. E infine ci chiedono di mettere un poco della nostra volontà per portare cambiamenti che restituiscano dignità alla terra e agli esseri umani che la abitano. -
Radici scalene
Quel che i versi di questa raccolta intraprendono è un percorso di vita che parte dalla convinzione che l'arte poetica possa aiutare quel transito dalle sofferenze causato dalle inequità di un contesto basato più sull'avere che sull'essere e che ancora deve fare i conti con le quotidiane discriminazioni delineate dal gene e dal genere. Una poesia che si allontana dalla sua forma istituzionale tornando tra le strade e tra le gente e che tenta un canto liberante senza dimenticare il vissuto e quel che ancora resta d'incompiuto di tutte quelle espressioni vitali e relazionali proprie delle radici. -
Il ritorno. Malessere della normalità e psichiatria
In seguito a un grave episodio depressivo, Nadia decide di togliersi la vita assumendo una forte dose di psicofarmaci. Viene tuttavia salvata e, dopo alcuni giorni trascorsi in rianimazione, trasferita in un reparto psichiatrico per essere sottoposta alle cure necessarie. È proprio qui, in mezzo alla sofferenza e all'alienazione, che scoprirà un nuovo mondo e tornerà ad amare la vita. Nella storia di vita proposta in queste pagine, la sofferenza che accompagna l'ordinaria vita borghese trova sbocco nell'ambito psichiatrico. Le crisi e i precipizi di questa sofferenza, infatti, si esprimono in forme che vengono assunte e gestite farmacologicamente dalla psichiatria. La solitudine e le inautentiche relazioni sociali proprie della normalità traspaiono in filigrana nella narrazione di un percorso di vita che vedrà rinascere la speranza a partire dai rapporti umani che la protagonista sente di potere e volere ancora intessere. -
Liberi dall'ergastolo. Porta un fiore per l'abolizione dell'ergastolo
Questo libro racconta l'esperienza che un gruppo, sempre rinnovato, di viaggiatori e viaggiatrici compie ogni anno dal 2011, recandosi al cimitero degli ergastolani del carcere di Santo Stefano (Ventotene) dismesso dal 1965. Un luogo simbolico che consente di vedere ciò che l'ergastolo, ancora oggi, sentenzia: la condanna di una persona a morire in carcere. Il progetto si intitola ""porta un fiore per l'abolizione dell'ergastolo"""" e il viaggio si svolge in modo ricorrente nel mese di giugno in relazione con la giornata mondiale dell'ONU contro la tortura nel mondo. Liberi dall'ergastolo costituisce una iniziativa che il gruppo ha promosso sollecitando, attraverso l'adozione di un logo, singole persone, gruppi, associazioni, enti a dichiararsi liberi dall'ergastolo e indisponibili a condividere la permanenza nel mondo di questa pena. Il libro si conclude con alcune considerazioni del curatore sui dispositivi dell'ergastolo contemporaneo come pena capitale al pari della pena di morte: se con la pena di morte lo Stato toglie la vita ad una persona, con l'ergastolo se la prende."" -
Eternit. Quando i soldi si impadroniscono del cuore
Questa storia prende vita negli anni del secondo dopoguerra, quando un forte flusso migratorio si spostava dal Meridione al Settentrione industrializzato. Si svolge in tre diversi ambienti: Casale Monferrato, Reggio Calabria e Torino, ruotando intorno al caso Eternit e ai tanti morti per amianto. Per l'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Salute sul lavoro, sono almeno tremila casi l'anno nella sola Italia (centomila nel mondo), e gli epidemiologi dicono che si morirà a causa dell'amianto fino al 2040. Questo libro unisce elementi di verità storica all'invenzione di alcuni personaggi che questa vicenda raccontano. Una storia singolare e insieme universale, di persone semplici, che esalta la forza dell'uomo di rialzarsi e andare avanti nonostante le tragedie e mette a nudo la fragilità umana al cospetto del denaro. È, infatti, quando i soldi si impadroniscono del cuore che la salute e la vita stessa dei lavoratori e dei cittadini vengono sacrificate sull'altare del profitto. -
Periferie. Storia minima di Crotone e della cooperativa Agorà
Nella struttura di questo libro gli aspetti politici, sociali, economici e culturali di Crotone si sono perfettamente incastrati nel racconto della cooperativa Agorà Kroton. Hanno viaggiato quasi assieme, favorendo un momento di riflessione, di analisi e per rivisitare e/o indagare un preciso periodo storico della città. Negli ultimi trent'anni in questo territorio è successo di tutto. Dal dramma dell'eroina al tentativo di realizzare la base Nato al Sant'Anna, dalla dismissione delle fabbriche alla mancata bonifica dell'ambiente, al fenomeno dei migranti: storie minime e storie pesanti, scarsamente indagate al nostro tempo. -
Fare il morto. Vecchi e nuovi giochi di renitenza
Le nostre società sono sferzate da un vento di catastrofe: crisi economica, cataclismi ambientali, militarizzazione crescente ne rappresentano i fenomeni più appariscenti e mortiferi. La politica ""democratica"""" appare sempre più collusa e oligarchica, mentre le nostre tradizioni culturali si dibattono tra integralismo e smarrimento relativistico. I ritmi di vita risentono violentemente delle pressioni competitive e alienanti provenienti dalla produzione e dai mercati. Gli umani, e in particolare le giovani generazioni, dietro la patina luccicante dello spettacolo e i feticci consumistici, si sentono assillati in profondità da depressione, senso d'impotenza e angoscia per un futuro che si è fatto minaccia. Una possibilità di restare vivi non si potrebbe profilare quindi, paradossalmente, proprio nella nostra radicale, irrinunciabile decisione di """"fare il morto""""? Toccare i limiti dell'attivismo, provare ad oltrepassarli, praticare giochi di desistenza e renitenza, imparando a dire no a quel che il mondo ci presenta come unica forma di libertà e di vita e prova a imporsi come destino ineluttabile."" -
Ti prendo in parola. Scambi di scrittura tra persone recluse e non
Questo libro propone la narrazione fenomenologica di un'esperienza di ricerca, compiuta tra il carcere milanese di Bollate e la biblioteca Parco di Milano. L'autrice, che per un anno e mezzo ha condotto laboratori di scrittura incrociata con tre gruppi di persone - donne detenute, uomini detenuti, donne e uomini liberi - restituisce in queste pagine il cammino dei laboratori, presentando gli scritti prodotti dai partecipanti e contestualizzando tutte le tappe. La scrittura - ricorrendo al tema delle epifanie, alla stesura dell'anticurriculum, al lavoro sugli haiku, sugli adynata, sugli oggetti vivi e sul vissuto - fa da ponte fra le persone recluse e quelle in libertà. I riferimenti culturali teorici con i quali l'autrice si confronta si intrecciano agli elaborati dei partecipanti. Il percorso di ricerca è presentato seguendo l'onda di un diario, esperienziale e riflessivo. Come proposta tecnica di lavoro è rivolta a chi desideri coltivare lo svolgimento di un percorso simile, agli operatori carcerari e a chiunque voglia affacciarsi oltre il muro, per guardare negli occhi chi sta dall'altra parte. -
La zona rossa. Diario di un'attivista civile in Croazia e in Palestina
"Questo libro è ispirato a quell'esercito silenzioso di persone che fanno dell'impegno civile una ragione di vita, con la speranza che altri possano trovare in queste pagine lo spunto o lo stimolo per unirsi a loro"""". Con queste parole l'autrice ci propone le sue esperienze sul campo a Pakrac, nel 1994, e a Nablus, nel 2003. Il tempo della ricostruzione in Croazia, a ridosso della guerra, in una delle prime città della ex-Jugoslavia in cui si manifestarono tensioni interetniche tra la comunità serba e quella croata, teatro di eventi sanguinosi nel 1991. Il tempo dell'Intifada Al-Aqsa in Palestina, dove dal 1948 i palestinesi vivono sotto l'occupazione militare israeliana. Una testimonianza che ci interroga sulle nostre responsabilità di europei e sollecita una coscienza collettiva capace di interporsi nei conflitti e promuovere un'educazione alla pace, al rispetto delle differenze e dei diritti umani fondamentali. Le guerre, che continuano a mietere vittime nell'indifferenza generale, per quanto distanti ci appaiano, riguardano infatti tutti noi." -
Il buio
Il figlio che muore in un incidente stradale genera un dolore così profondo da spegnere ogni scintilla di luce nella vita di Irene. Nel silenzio e nell'isolamento nei quali è sprofondata, l'abbattimento del DC 9 nei cieli di Ustica apre una prima breccia. Quando apprende della strage di Bologna comincia a interrogarsi sulla sua chiusura al mondo e riapre spiragli nelle sue relazioni. Ma sarà il terremoto in Irpinia, il desiderio di aiutare, l'impressione di poter saldare un debito di vita a restituirle il coraggio di tornare a vivere. Metafora del dolore che precipita le persone nel buio, questa storia propone un percorso di condivisione per alleviarlo, sullo sfondo di una memoria delle tragedie collettive del 1980, invitando ciascuno di noi, sopravvissuto agli esili fili del destino, a considerare la solidarietà fra umani il più prezioso dei rimedi. -
Scuola liquida. La liquidazione della scuola pubblica
La Legge 107 varata nel luglio 2015, la cosiddetta ""buona scuola"""", è il tentativo più recente di dare profilo istituzionale alla deriva aziendalistica e consumista dell'istruzione voluta dalle oligarchie cui non sfugge l'alterità della conoscenza e del pensiero critico rispetto alla logica del profitto. Scuola azienda, dove impianto verticistico e addestramento alle competenze specifiche si combinano a formare lavoratori poco qualificati, destinati a precariato e sfruttamento, in ossequio alle politiche neoliberiste. Scuola supermercato, dove allo studente-cliente si apre il ventaglio di un'offerta abbondante, allettante e intercambiabile, indirizzata a un consumatore onnivoro. Scuola leggera, fortemente impoverita nella sua dimensione formativa e culturale, subordinata alle esigenze immediate del mercato, obbediente al pensiero unico del totalitarismo digitale e tecnologico. Diventa necessario, allora, rovesciare il paradigma di subordinazione culturale al mercato, individuando proprio nella scuola il terreno fertile per un'apertura verso una visione diversa della società e della vita."" -
Di carta e inchiostro. Personaggi dell'immaginario e società
L'immaginario collettivo ospita personaggi letterari, sia mitologici, leggendari, sia realmente esistiti. Essi ci offrono suggestioni, riflessioni, ci aiutano a crescere e costruire le nostre identità, influenzando la nostra vita. Mentre guardiamo un film, leggiamo un libro o un fumetto, incontriamo dei personaggi che stimolano le nostre riflessioni. Quando ci immergiamo totalmente in una storia di carta e inchiostro, e ne ""facciamo esperienza"""", ci confrontiamo con parti di noi stessi che nella vita reale non riconosciamo. I personaggi, questi grandi mediatori tra autori e lettori, autrici e lettrici, ci mettono in relazione con culture di Paesi diversi e lontani, con le vicende di altre epoche storiche, formandoci e talvolta anche spiegandoci complessi sistemi filosofici. Questo libro, presentando la vita dei personaggi a partire dal rapporto con i loro autori fino a quello vivificante con i lettori, è un divertito omaggio alle Letterature e alla fantasia. La storia di Personaggio 1 e Personaggio 2, scritta come testo teatrale e ambientata nella sala d'attesa delle Lande dell'immaginario, introduce i capitoli."" -
Cinque globuli rossi
La malattia è relazione in quanto esperienza. Il malato, dovendo rinegoziare se stesso nelle sue abitudini sociali e comunitarie, deve necessariamente fare un lavoro sui legami. Luigi, costretto in una stanza sterile, scrive alla figlia tredicenne attingendo ai personaggi della letteratura che li accomunano in quel momento e, reinventando se stesso, disegna il mondo che lo circonda. I protagonisti delle sue vignette - il malato, le persone che gravitano intorno a lui, il televisore, il frigo, le apparecchiature mediche - commentano la vita fuori dall'ospedale, le notizie del telegiornale, i fatti della politica interna ed estera. Giulia, che quelle lettere e quelle immagini riceve, in uno scambio di energie che si avvale di molti salti mortali per superare le barriere asettiche della distanza, impara a conoscere l'esperienza prima della malattia e poi della morte. Nel suo percorso di vita l'elaborazione personale si fa sociale e culturale, indirizzandone il cammino professionale. -
La via che danza
Il 4 settembre 1981, dopo una settimana di suspense, Myriam mantiene le promesse pubblicitarie dell'agenzia Avenir, nella quale è indossatrice, e ""toglie il sotto"""". Ma la giovane diciannovenne, sprofondata in un infernale vortice mediatico, sceglie di scomparire... in una comunità buddista per meditare tutto l'anno. Ribelle e totalmente libera, Myriam traccia il percorso della sua vita, alla ricerca di una convivenza con il mondo e con le sue musiche affascinanti. Eterna nomade, la-ragazza-dalle-mille-vite porta le sue valigie negli Stati Uniti, in India, in Portogallo, condivide la vita degli artisti di strada nelle vie di Parigi, si impegna per le vie dei gitani, guarisce dalla tubercolosi, incontra il Dalai Lama, studia ancora e ancora il buddismo. Tutto questo, senza smettere di danzare. Diventata Yumma Mudra, mostra ad ognuno di noi che un bel giorno si può scegliere di abbandonare le apparenze per vivere nella consapevolezza di se stessi. Un racconto inebriante che ci fa sentire la meravigliosa musica della libertà."" -
I bianchi, gli ebrei e noi. Verso una politica dell'amore rivoluzionario
"Perché scrivo questo libro? Perché condivido l'angoscia di Gramsci: Il vecchio mondo è morto. Il nuovo è di là da venire ed è in questo chiaro-scuro che sorgono i mostri. Il mostro fascista, nato dalle viscere della modernità occidentale. Da qui la mia domanda: che cosa offrire ai Bianchi in cambio del loro declino e delle guerre che questo annuncia? Una sola risposta: la pace. Un solo mezzo: l'amore rivoluzionario! In questo testo folgorante, Houria Bouteldja fa una critica minuziosa alla storia. Dal punto di vista dell'indigena, ci invita a guardare con altri occhi il patto repubblicano, la Shoah, la creazione di Israele, il femminismo e il destino dell'immigrazione in Occidente. Spazzando via le certezze e la buona coscienza della sinistra, è da Baldwin, Malcom X e Genet che attinge le parole per ripensare i nostri rapporti politici. Alle grandi narrazioni razziste dei nuovi fascismi, oppone un potente antidoto: una politica di pace che disegna i contorni di un """"noi"""" decoloniale, il """"noi dell'amore rivoluzionario""""." -
Qualcuno dice «no!»
Questo libro si colloca fra la storia e la psicologia sociale, fra la saggistica di ricerca culturale e la narrativa. La prima parte è un'antologia di vicende biografiche relative a personaggi che, a rischio della vita, hanno disobbedito a ordini criminosi ricevuti dalle autorità istituzionali per seguire il proprio codice etico. Si tratta per lo più di ""eroi"""" noti ai soli addetti ai lavori (Silas Soule, Anton Schmid, Hugh Thompson, Irena Sendler e Giorgio Perlasca, assieme ad altri). L'indagine storica spazia dalla guerra d'indipendenza americana all'Olocausto e alla guerra del Vietnam. La seconda parte è volta alla ricerca dei fattori che condizionano il comportamento di obbedienza cieca e quello di eroica insubordinazione all'autorità, muovendo dalle prime osservazioni di Stanley Milgram e dalla teoria di Hannah Arendt sulla banalità del male. Vengono così passati in rassegna i contributi forniti da diverse discipline (psicologia sociale, psichiatria, neuropsicologia, teologia, filosofia) alla comprensione del """"bene"""" e del """"male"""" quali caratteri del comportamento umano. Prefazione di Claudio Betti."" -
Spirito libero
Quando un figlio si toglie la vita, la lunga elaborazione del lutto passa attraverso fasi diverse che permettono la lenta risalita. Ricostruire i momenti salienti della relazione, nell'ordinaria vita della famiglia, può aiutare in questo percorso. I ricordi e le riflessioni sono qui proposti su più registri simultanei. Quello di Fabio, attraverso i suoi appunti ritrovati. Quello della madre, alle prese con una situazione nuova e difficile da gestire perché sconosciuta. Quello della terapeuta, che affronta il suo arduo compito con slancio empatico. Come scrive Michela Carmignani nella prefazione: ""È un libro che riguarda tutti, perché ci ricorda di aprire cuore e orecchie, di essere recettivi e attenti alle richieste di aiuto dei tanti giovani fragili e vulnerabili di questa nostra epoca, dove spesso l'ascolto e l'apertura verso l'altro vengono meno""""."" -
Primavera 180. Le lotte e le esperienze psichiatriche alternative in Campania nella stampa quotidiana
Dal 1965 al 1984, la Campania è stata un punto cruciale nel dibattito nazionale sulla follia e la salute mentale. Con i suoi sei manicomi, di cui tre ospedali psichiatrici giudiziari, essa costituiva una vera e propria ""industria della follia"""" di dimensioni gigantesche. In quegli anni, gli esperimenti di innovazione psichiatrica sono stati molti, diffusi, ben divulgati al pubblico. Questo libro ricapitola questa breve primavera, dando voce agli psichiatri che l'hanno fatta, ai giornalisti che l'hanno accompagnata e raccontata, all'opinione pubblica, ai sindacati, ai partiti. In questa storia corale, Sergio Piro vi compare nella doppia veste di psichiatra e di pubblicista. Se a un certo punto - dopo l'approvazione della 180 e una legge regionale che sembrava dare ascolto alle nuove esperienze -, si è tornati indietro è stato per scelta, la scelta di non investire sulla prevenzione, sulla cura diffusa della salute, sul benessere dei cittadini meno agiati e soprattutto di non investire in pratiche di cura non gestibili in un'ottica puramente aziendale e medica. Prefazione di Francesco Piro.""