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Il calendario perpetuo der gatto
365 giorni all'anno, volendo o non volendo, cor gatto e con le tavole ideate da Emanuele Kraushaar e disegnate da Enrico Pantani. Dopo il successo della serie der cane e dei magneti der gatto, un pratico e divertente calendario d'autore (e da parete) da usare e riusare ogni anno; così il protagonista indiscusso delle giornate sarà sempre e soprattutto Er gatto. -
In viaggio con Gianni, Celati
Di cosa potrà mai raccontare un libro che si intitola ""In viaggio con Gianni, Celati""""?. Di viaggi, ovviamente, come fa da secoli la letteratura, del resto. Ma nel libro non ci sono soltanto viaggi progettati, sconsigliati o abortiti, c'è anche la storia di una trasformazione: un viaggio che diventa diario il quale a sua volta diventa un racconto di viaggi. E vi si trova, soprattutto, il resoconto di un tentativo: si parte con una meta e se ne raggiunge un'altra. La propria il libro la trova nella descrizione di «località parzialmente attraenti», in pagine animate da una scrittura comica e stralunata. Quel tentativo - di viaggio e di diario insieme - si rivela dunque un sereno fallimento. Volente o nolente, Morelli si fa qui allievo di Beckett: «Ce ne fossero di fallimenti così, di fallimenti così bisogna andar fieri». Appunto."" -
Prosa in prosa
Forse l'evento più rilevante degli ultimi 20 anni della poesia italiana, di Prosa in prosa, come accade con i classici, si è parlato e scritto molto di più di quanto il libro non sia stato in effetti letto. A partire da una definizione di Jean-Marie Gleize, Prosa in prosa tentava, nel 2010, anno della sua prima pubblicazione, di portare una ventata spiazzante sulla scena asfittica della letteratura italiana, attraverso il travalicamento del concetto stesso di genere letterario. Da non confondersi assolutamente con poemetti in prosa, i testi qui compresi, installando la letteralità e l'insignificanza nel luogo in cui ci si attende massima significatività e figuralità, squadernavano le categorie con cui il pubblico legge la testualità lirica. Ma se questa rivoluzione rischia oggi di spegnersi nella generale dimenticanza, questa nuova edizione, arricchita di contenuti critici, torna a imporre il tentativo, sempre più necessario, di superare l'ultimo confine, quello tra letterario e letterale. -
Cecilia Sabatini
Chi sono io? Chi è Cecilia Sabatini? E la vita cos'è? Tutto parte da un numero di telefono scritto a mano sulla carta di una bistecca. Compare la trielina e la situazione degenera. Per fortuna la tartare di gamberi a volte ci trattiene da alcuni gesti inconsulti. Ma non da tutti. La strage immotivata è dietro l'angolo, già si sente puzza di bruciato. Enrico Pantani sa scrivere e disegnare. Lo fa in un modo tutto suo che fa divertire e pensare. Solo un consiglio: non dategli troppa confidenza. -
La gente non sa cosa si perde
In questo libro di prose che sorprendono la poesia, e di poesia che si fa prosa, Marco Giovenale continua il suo cammino quasi ventennale su quella strada che legittimamente chiamiamo ""prosa in prosa"""". Non narrazione e non poesia. Qualcosa di più e di meno di entrambe. Il libretto è una sequenza di quadri un po' folli, un discorso che dalla prima pagina si vuole """"chiaro"""" e comprensibile a tutti, e allo stesso tempo """"sfalsato"""", fuori sincrono, sorprendente. Le prose qui raccolte mostrano vicende e affermazioni al limite del surreale, e allo stesso tempo pienamente reali: parlano di alberi, democrazia, psicofarmaci, tasse, doppiaggio, Testaccio, corsi di chef, scatole nascoste, gente che ha il diritto di sapere, impiegati di banca in campagna, recintati. E poi ancora schermi, romanzi morali, mobili in vendita, Poseidone e altri dèi, microfoni e corrieri, locali di successo, per giovani, cantanti e carte di credito, YouTube, levrieri, interviste, e un generatore casuale di repubbliche. Insomma, un libro per tutti e per nessuno."" -
Romanzetto estivo
L'aspirazione di Gherardo Bortolotti è forse quella di scrivere romanzi senza trama, fatti di momenti, immagini, scenari, canzoni. E questo è un romanzo composto di tanti romanzetti, nelle molteplici accezioni che si possono attribuire al termine. Com'è ovvio, il diminutivo sta a indicare innanzitutto la forma breve (della quale Bortolotti è un vero campione), ma anche, soprattutto se accostato all'aggettivo del titolo, la diminutio con cui si tende spesso a liquidare le esperienze amorose adolescenziali e giovanili. Tuttavia, la radice più autentica del termine, e quindi del libro, sta nel termine inglese romance, che significa anche, appunto, storia d'amore. Perché di questo, in fondo, tratta 'Romanzetto estivo', semplicemente d'amore. E la rievocazione «dei giorni dell'amore» (secondo le parole di Hölderlin poste in epigrafe) passa attraverso un recupero della tradizione del romanzo sentimentale, a cavallo tra Settecento e Ottocento, che Bortolotti ha intrapreso già con 'Storie del pavimento'. -
Pomodori
In questo libro di Nathalie Quintane, tradotto e curato per Tic da Michele Zaffarano, le piantine di pomodori del titolo funzionano come altrettanti campi minati. Associando presto queste piantine alle vicende dei giovani militanti arrestati nel novembre del 2008 con l'accusa di terrorismo (il famoso ""caso Tarnac""""), l'autrice dissemina i propri desideri e le proprie indignazioni (identica battaglia) e avanza divagando tra riflessioni sulla politica, sul fascismo, sulla letteratura e su quanto la società si aspetta dagli scrittori e dalla loro voce. Un testo a metà strada tra la """"poesia"""" e il saggio socio-filosofico in cui Quintane offre dal proprio orticello di campagna un punto di vista ideale sul clima politico francese (e non solo). Se alcuni cercheranno sicuramente di far rientrare questi «Pomodori» nel grande insieme della """"poesia in prosa"""", o in quello ancora più vasto di """"romanzo"""", qualcun altro, invece, più avveduto e consapevole degli anni che passano, lo inserirà con maggiore accortezza fra i risultati più interessanti di quella che ormai non può che definirsi come """"prosa in prosa""""."" -
Noi
Tutti e quattro avevano un mondo e ciascuno pensava che il proprio fosse quello che contava, in ogni parola pronunciata risuonava la loro soggettiva presenza, l'immagine del ruolo che rappresentavano era la propria immagine di sé, attraverso cui avevano mantenuto un'identità e un nome: Eleonora, Maurizio, Norberto, Tania, chi sono e quando agiscono questi personaggi? Possono dare per buone le proprie rappresentazioni e interpretazioni, oppure la creazione delle nostre credenze avviene sempre e comunque con dati parziali, che hanno un futuro davanti che li integra incessantemente? Allestendo un sistema di ascolto e osservazione che suggerisca punti di partenza, stimoli per domande e provocazioni, ciò che questo travelogue allegorico pone al centro è però il luogo: il paesaggio e il suo attraversamento, l'immersione e insieme lo specchiamento, figure dietro cui si celano macro-temi quali lo spazio e il tempo, i mondi possibili e il ruolo costitutivo dell'immaginazione, realtà/finzione delle nostre impalcature narrative quotidiane, soggettività e identità, morte e utopia. -
Micromicoenciclopedia
"L'esimio professore. Chiuso in casa per anni. Per decenni. Ossessionato dalle muffe. Intravedo qualcosa, diceva, ho motivo di credere che esistano delle società microbiche organizzate. Noi ridevamo delle sue idee, delle sue follie. Ma lui non se ne crucciava. La ricerca era la sua ragione di vita. L'unica cosa importante. Se ne è andato senza il tempo (o la voglia?) di spiegare. Pile e pile di fogli ordinate agli angoli del suo studio. Carte prive di senso o tessere di una nuova scoperta? In ogni caso non possiamo che sentirci in colpa. Questa pubblicazione è il nostro modo di chiedere scusa. Nessuno merita una fine così. Nessuno. La muffa era dappertutto.""""" -
Nodulo
La voce scarna e plurale che dà vita a questo monologo di versi spezzati, pieni di fratture interne, è «più dicente che recitante»: è la voce di un corpo esposto nella sua assoluta nudità di fronte all'occhio del medico, dell'apparecchio diagnostico, del lettore. Perché questo è 'Nodulo', l'esposizione di un corpo, di cui si disvelano in un intreccio pressoché indissolubile l'interiorità e le interiora; e tale esposizione ha luogo su una scena che presenta i tratti di una teatralità dalle tonalità quasi sacre, a ricordare che di carne e frattaglie siamo fatti, ma che quanto di più sacro abbiamo è il nostro corpo. E che la nostra vita è tutto ciò che abbiamo. Il libro non è un'indagine sulla malattia, la quale non si può oggettivare, bensì un viaggio attraverso di essa, giacché il corpo da cui non possiamo distaccarci è consustanziale alla malattia stessa. E siccome «malattia va detta», la scrittura vi affonda come l'ago penetra nel polmone. -
Planimetria sentimentale del disastro
La fine è sempre dietro l'angolo. Accanto c'è l'amore. Il crollo di un palazzo, un aereo in panne, un meteorite che precipita, un terremoto, una pandemia. Il disastro è multiforme e inevitabile. Il futuro, in fondo, non è altro che ""una promessa di disfacimento"""". Le catastrofi ci danno la misura dei limiti e della precarietà, ci fanno sentire piccoli e in bilico. Ci fanno riflettere sulla grandiosità e sulla pochezza dei nostri sentimenti. Ma il regime dell'incidente è più grande di così, è più subdolo. Si insinua anche nella vita di tutti i giorni, nelle fratture quotidiane, nelle collisioni senza importanza, nelle incomprensioni. Basta poco per prospettare la possibilità di una caduta. """"Planimetria sentimentale del disastro"""" è una raccolta di scenari apocalittici. E dentro lo sfacelo di ognuno di questi, Graziano Graziani crea le condizioni per poter parlare d'amore. Due discorsi che si intrecciano tanto profondamente da diventare inseparabili, l'uno la controparte dell'altro, come le due facce di un foglio."" -
Nella città più fredda
La città è nata calda, ma le cose non rimangono come sono. È una legge scritta nella pietra dura. Succede sempre qualcosa. Spesso si tratta di eventi insignificanti che si sedimentano nella consuetudine. È allora che all'improvviso si delinea la possibilità di un pericolo invisibile, come ghiaccio nelle tubature. Da qualche parte si forma una crepa. E le crepe, si sa, sono la promessa distratta di un crollo. A poco a poco, la città nata calda perde le sue estati perenni. Il calore si affievolisce in un ricordo trasparente, un fantasma di cui si arriva a mettere in dubbio l'esistenza. La vita rallenta intorpidita, si congela. Cambiano i desideri e l'amore diventa difficile. Vengono i brividi. La scrittura di Elisa Davoglio è una scrittura di neve. Sembra innocua. Scende a fiocchi, lenta e silenziosa si raccoglie. A un certo punto ci si guarda intorno e tutto è bianco. -
La domatrice del fuoco
Nel piccolo villaggio di Rivarossa, la vita procede tranquilla e placida, finché Gunther, un giovane e ingenuo pastore, non trova un bracciale misterioso e bellissimo. Spinto dall'eccitazione per la scoperta, lo indossa, senza nemmeno immaginare cosa quel gesto all'apparenza innocuo costerà a lui e all'intera Punta Meridionale. Nel frattempo, sulle montagne, la giovane guaritrice Queith si trova davanti a una febbre di origini misteriose che miete molte vittime. La ragazza deve inoltre affrontare un'inquietante realtà: il fuoco reagisce ai suoi stati d'animo e, tra le fiamme, le appare il volto di uno sconosciuto. Sola e spaventata, cercherà di capire chi può aiutarla, mentre un mago e una sua simile si mettono sulle sue tracce, disposti a tutto pur di prendere lei e il bambino con cui viaggia, che ha un potere allettante agli occhi avidi della Fortezza dei Maghi. Isabella invece è un'incantatrice rinnegata, che porta con sé i fantasmi del suo passato. Viene assoldata per una missione di estrema importanza. La comparsa di suo padre sulla scena la mette in crisi, rendendo il suo compito ancora più arduo, facendo vacillare la sua lealtà anche nei confronti dei suoi migliori amici. -
L' interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpreti
Gli interpreti e i mediatori linguistici ascoltano e traducono le storie dei richiedenti asilo. Storie di vita caratterizzate necessariamente dalla sofferenza, poiché si sceglie di sfidare la sorte attraversando deserti e mari diventati negli anni cimiteri di propri simili soltanto quando nessun'altra via sembra percorribile. Questo libro vuole raccontare queste storie, quelle di donne e uomini che vengono da altri Paesi e da altre lingue e ci chiedono aiuto. Ma narra anche il percorso di vita di chi, il più delle volte reduce da esperienze analoghe, offre le proprie sensibilità e competenze non solo linguistiche con il lavoro di mediazione culturale. Sono gli interpreti del dolore fatto parola di chi ha deciso di intraprendere il viaggio verso una terra che, nell'attuale assetto mondiale, dovrebbe offrire maggiori opportunità, se confrontata con la povertà e la violenza dei luoghi di partenza. -
Di terra e di mare. Donne e uomini nelle migrazioni
Questo libro propone sedici storie di uomini e donne che hanno attraversato terre e mari e sono giunte, chi per caso e chi per volontà, in Italia. I loro percorsi e gli oggetti simbolici che hanno conservato ci parlano di altri Paesi, di altre culture e stimolano in noi un'apertura della mente, ma anche dell'anima, verso le differenze. La narrazione emozionale dei viaggi, delle esperienze talvolta drammatiche, consente un'immedesimazione nell'altro e ci invita ad aprirci a un'accoglienza che questo Paese fatica a praticare. Donne e uomini che ci propongono una domanda: se le rondini un giorno avessero bisogno del permesso di soggiorno, non esisterebbe più la primavera? -
Storie partigiane. Letteratura e memorialistica della Resistenza
Questo libro propone un percorso critico-analitico attraverso alcuni romanzi più o meno direttamente appartenenti alla narrativa sulla Resistenza. Nella prima parte sono presentati ""De profundis"""" di Satta, """"L'Agnese va a morire"""" della Viganò, """"I piccoli maestri di Meneghello"""" e """"L'ora del ritorno"""" di Tassinari. La seconda parte è dedicata alla scrittura di Renato Romagnoli, partigiano gappista bolognese. La riflessione sul rapporto tra individuo e società, tra l'azione individuale e i fatti storici emerge pressante dagli scritti degli autori presi in esame. I loro romanzi mettono in evidenza il rapporto fra esperienza diretta, memoria e scrittura. Con stili e caratteristiche del tutto peculiari e perciò differenti, ci restituiscono l'esperienza resistenziale e ciò che ha significato per chi l'ha vissuta, a partire dalla messa in discussione del potere e dell'autorità e, più in generale, della politica, ripensata e partecipata direttamente. L'autore sottolinea il carattere altamente formativo della Resistenza, in quanto processo storico-politico popolare e di massa."" -
Aveva un desiderio. Percorsi di crescita nella diversità
Spesso pensava che se ""Villa Azzurra fosse tutto il mondo"""" la mamma non avrebbe avuto nessuna colpa, lei avrebbe potuto sentirsi tranquilla con suo fratello, la diversità sarebbe stata la normalità, la danza dei minuscoli esseri avrebbe rilassato tanti altri bambini, tutto sarebbe stato più semplice e soprattutto nessuno l'avrebbe commiserata per essere la sorella di Riccardo. Aveva anche sognato tutte le sue compagne di classe, ognuna con un problema diverso: c'era chi non camminava, chi non parlava, a Cristina mancavano le braccia e Silvia assomigliava moltissimo a Claudio. Nel sogno giocavano insieme ed erano felici, per nulla preoccupate di come apparivano; forse per la prima volta si divertivano veramente. La realtà era un'altra: esistevano due mondi, che non avevano intenzione di incontrarsi, di conoscersi, di amarsi."" -
La mia vita con Lady Park. Camminare con una compagna di viaggio imprevista. La malattia di Parkinson
L'esperienza di una malattia può essere vissuta come momento di crescita personale. È quanto ha scelto di fare l'Autore che, con una scrittura ironica e puntuale, ci presenta Lady Park, per farcela conoscere e aiutarci ad averne meno paura. Dal giorno della diagnosi, gravido di ombre e di dubbi, fino all'accettazione dei cambiamenti nella conduzione della propria vita che si rendono necessari quando i sintomi si affacciano e portano il loro carico di fatica, sono qui proposti quattordici anni di convivenza con la malattia di Parkinson: la dimensione spirituale con la quale sono stati vissuti, ma anche la progressione dei sintomi e le terapie adottate per continuare il proprio percorso nella maggiore autonomia possibile. La singolarità della testimonianza consiste anche nella descrizione dell'esperienza diretta di tutte le possibili cure, dalla terapia farmacologica alla neurostimolazione cerebrale profonda (DBS), passando per l'infusione duodenale continua di Levodopa e l'apomorfina. -
Quale poesia. Livida è la notte nell'inferno del mondo
Viviamo in una realtà in cui troppe cose non vanno per il verso giusto e anche la poesia deve fare la sua parte; non può restare indifferente alla sofferenza di un mondo dilaniato da mille contraddizioni e ragioni di dolore. La creatività si indirizza così ""naturalmente"""" verso l'impegno, dalla parte di un'umanità tormentata da un sistema che alimenta e moltiplica sempre più le occasioni di alienazione, sfruttamento, discriminazione e sopraffazione. Questa poesia nasce dall'indignazione che immediatamente spinge all'agire, alla lotta, con i mezzi che si hanno a disposizione; e la scrittura è uno di questi, in mano a chi crede che le parole, a volte, sappiano essere macigni lanciati nella livida notte dei tempi."" -
La rivolta del riso. Le frontiere del lavoro nelle imprese sociali tra pratiche di controllo e conflitti biopolitici
I risultati di un cantiere di socioanalisi narrativa sulla condizione di chi lavora nelle imprese sociali, voluto e autogovernato da lavoratori del settore provenienti da varie città e regioni. Dovendo dare un titolo all'esplorazione compiuta, si è scelto di utilizzare una delle storie raccontate: la piccola rivolta di un gruppo di ragazzini ai quali, in un Centro diurno, era stato dato da mangiare del riso immangiabile. In quel caso, l'operatore sociale è stato indotto a sedare la rivolta, ruolo di controllo che non era previsto esplicitamente nel suo mandato, rivolto piuttosto all'aiuto. I ""non detti"""" che determinano il lavoro nel sociale emergono qui, insieme alla necessità di ridefinire il ruolo effettivo che le imprese sociali, al di là dei loro miti originari, svolgono effettivamente dopo la liquidazione dello Stato sociale. Sono presi in esame alcuni momenti critici dell'esperienza lavorativa: la soglia d'ingresso, il mandato, l'impatto con gli utenti-clienti, gli affidamenti. E sono, infine, esplorate l'implicazione personale delle lavoratrici e dei lavoratori, la loro torsione etica, le istanze istituenti e le domande che si aprono sull'incerto futuro di questo settore.""