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N.E.R.D.s. Sintomi
In medicina, N.E.R.D. è l'acronimo che indica il reflusso non erosivo (Non Erosive Reflux Desease), un classico bruciore di stomaco fastidioso e apparentemente innocuo. Siamo in un agriturismo famoso per banchetti e cerimonie. Ecco una famiglia tradizionale. Padre, madre e quattro figli maschi. Oggi è il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei genitori e per l'occasione i figli Nico, Enri, Robi e Dani, insieme a parenti e conoscenti, si ritrovano qui per festeggiare. L'idea è che tutto sia perfetto, con tanto di torta nuziale e fotografie agli sposini nel parco, vicino al laghetto con le paperelle. I festeggiamenti si svolgeranno in tutta sicurezza poiché il parco è stato recintato per evitare che la marmaglia di stranieri là fuori possa entrare a disturbare i clienti. Ma fin da subito, le apparenze, in questa micro comunità fatta di egoismi e tanti silenzi, sono bombe inesplose pronte a detonare alla minima scintilla, come se il vero nemico da sconfiggere fosse molto più vicino di quanto si possa immaginare. Una commedia dal cuore nero, provocatoria e irresponsabile, che parte dalla famiglia, come rassicurante paradigma di una società sana, per raccontarci il rovescio della medaglia. Introduce Pierfrancesco Favino. -
Spam
Un mese intero di spamming nella posta elettronica di uno stranito professore universitario, è il fulcro attorno a cui vortica la girandola scoppiettante di questo ingegnoso testo, creato da uno dei maggiori esponenti dell’odierno panorama internazionale della scrittura e del teatro. Avvalendosi della collaborazione drammaturgica della sua traduttrice d’elezione, la regista Manuela Cherubini, il teatrista argentino Spregelburd congegna una pièce che è una sorta di sistema modulare, in cui la cronologia dei giorni e degli eventi si pone come un mosaico di pezzi intercambiabili fra loro: tanto che se ne potrebbero eliminare diversi a piacere, senza tuttavia far perdere al lettore il filo del divertimento combinatorio e della giocosa meraviglia che si tende una pagina dopo l’altra. Si resta difatti ammirati, sorpresi e magari felicemente confusi dal tourbillon di fatti, misfatti e atipiche ricostruzioni, inanellati lungo 31 capitoli nei quali s’intrecciano personaggi, situazioni e vicende sul filo di una verosimile improbabilità. A partire dalle dubbie relazioni di carattere accademico del protagonista, ad ancor più dubbie figure di varia specie; passando per loschi giri di denaro e traffici d’innocenti bambole osé, con dotti détour intorno a favolose lingue antiche e disquisizioni improvvise sulle dimensioni dell’organo genitale maschile. Tutto questo – e molto altro – innerva una drammaturgia a-centrica capace di dilatare, pertanto, i confini del pensiero e le possibilità racchiuse nell’immaginazione umana di escogitare invenzioni che aiutino noi, di giorno in giorno, ad affrontare indomiti la catastrofe del Reale che ci assedia. -
August Strindberg: scritti sul teatro
Questo volume presenta e inquadra storicamente, alla luce dei più aggiornati esiti della ricerca specialistica, i principali scritti sul teatro (la drammaturgia, l'attore, la scenografia, Shakespeare e Goethe) che August Strindberg ha steso a partire dalla sua attività di critico negli anni Settanta dell'Ottocento sino al 1910, quando si conclude la parabola sperimentale del Teatro Intimo di Stoccolma. Ne emerge un affresco (di qualità spesso narrativa) che illumina dall'interno le più profonde trasformazioni della scena europea dal naturalismo all'espressionismo e spiega, in tutte le sue implicazioni tecniche, il processo creativo della drammaturgia strindberghiana, uno dei prodotti più emblematici e complessi, fra realismo e misticismo, della storia del teatro moderno. -
Appunti di un regista
«Scrivo questo libro, per chi ama il teatro», afferma Tairov (1885-1950). Quale teatro? Un teatro che sappia «trasportare lo spettatore, verso il leggendario paese della fantasia». Come? Difendendo la propria totale autonomia creativa nei confronti di altre forme d’arte. Un teatro che abbia il coraggio di difendere le verità del teatro. Un teatro «saturo di emozione» al cui centro domini incontrastato l’attore nella sua dimensione di artista professionista. Questi Appunti di un regista, del 1921, sono una sintesi del programma base di Tairov, un regista che assieme ai grandi titani della scena russa, quali Stanislavskij, Mejerchol’d e Vachtangov, a cavallo della rivoluzione del 1917, è stato in prima linea nel processo di globale revisione della pratica registica e ha contribuito al rinnovamento del mestiere dell’attore. -
Al limite del teatro. Utopie, progetti e aporie nella ricerca teatrale degli anni Sessanta e Settanta
Questo libro, riproposto a distanza di oltre trent’anni dalla sua prima edizione (1983), racconta di un teatro che «non c’è più» e che tuttavia non smette di riguardarci da vicino e di interrogarci ancora oggi. Riferendosi a eventi e tematiche teatrali che vanno, all’incirca, dal 1968 al 1977 (tanto per scegliere due date tutt’altro che casuali), è un libro di «storia», che parla di «fatti storici». O meglio, si tratta di una cronica, di una raccolta di mémoires pour servir alla storia del teatro di ricerca e sperimentazione nel secondo dopoguerra. In particolare, è tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta che il Nuovo Teatro gioca con utopico fervore tutte le sue carte (ritrovandosele, spesso, bruciate in mano o trasformate in vuote parole d’ordine): ricerca collettiva, laboratorio, decentramento, teatro politico, partecipazione, lavoro di base, animazione, festa. In questi saggi – scritti in un arco di tempo che va dal 1973 al 1982 – l’attenzione di De Marinis si rivolge appunto, fra l’altro, alle esperienze più avanzate (più «al limite») e significative al riguardo (quelle di Grotowski e del suo Teatr Laboratorium, dell’Odin Teatret di Eugenio Barba, di Giuliano Scabia – cui è dedicato un intero capitolo –, di Peter Brook, del Living Theatre, del Movimento del Settantasette e altre ancora), con lo scopo di restituire – «a caldo» – alcuni momenti e di discuterne criticamente presupposti e implicazioni, precedenti e risonanze. Ricordando con rabbia, costringendoci (al di là di ogni facile atteggiamento liquidatorio ma anche al di fuori di qualsiasi intento agiografico o, peggio, furbescamente revivalistico) a rifare i conti con questi ormai lontani «dieci anni che (non) hanno cambiato il teatro». Per non ripetere il passato, e i suoi errori, bisogna conoscerlo. Questo si dice di solito per giustificare gli studi storici. E ciò dovrebbe essere vero a maggior ragione per un periodo tumultuoso e controverso, ma indiscutibilmente creativo anche e soprattutto in teatro, come gli anni Sessanta-Settanta, di cui questo libro ci parla con appassionata ma non arbitraria tendenziosità. Un suggestivo intervento di Moni Ovadia introduce il volume. -
Zombitudine
Vorremmo essere morti. O dovremmo essere morti. O forse siamo morti? Morti fra i morti. Un uomo e una donna sono rifugiati in un teatro insieme al pubblico. Qualcosa sta arrivando. La minaccia è là fuori e il teatro è l’ultimo spazio di salvezza in cui rifugiarsi nell’attesa della loro venuta. Sì, ma loro chi? Gli zombi? La morte? I rivoluzionari? Un evento che cambierà la Storia? Non lo sappiamo. Non lo sa il pubblico e non lo sanno l’uomo e la donna, sul palco in logorante e beckettiana attesa. Forse arrivano gli zombi, ma non sono esseri mostruosi. Siamo noi. Automi che si trascinano già morti lungo traiettorie claustrofobiche e obbligate, sui binari in decomposizione di questa società frenetica e insensata, dove pericolo e salvezza sono la stessa cosa, dove i vivi e i defunti hanno lo stesso inutile afflato rivoluzionario. Contributi di Federico Boni, Daniela Ferrante, Gianfranco Manfredi. -
L'America di Elio De Capitani. Interpretare Roy Cohn, Richard Nixon, Willy Loman, Mr Berlusconi
Disegnare i tratti essenziali dell’attore interprete oggi, cercare l’identità del teatro italiano nella mescolanza di tradizione e ricerca, di mestiere e arte: sono queste alcune delle ragioni che spingono Laura Mariani a guidarci in un percorso che dagli attori del passato, con naturalezza, sembra condurre proprio a Elio De Capitani. Un viaggio che, dalla vivace fucina dell’Elfo, procede analizzando alcune interpretazioni importanti e le evoluzioni di una regia che scommette sempre più sull’attore. Le tappe obbligate di questo percorso che, grazie alle interviste a De Capitani si fa spesso racconto diretto, si collocano tra il 2006 e il 2016: dal Berlusconi del Caimano di Moretti al commesso viaggiatore Willy Loman, uno che non ce l’ha fatta. In mezzo, due grandi personificazioni del potere: Roy Cohn – l’avvocato anticomunista morto di Aids, che in Angels in America incarna il male – e il presidente Nixon, messo alle strette dal conduttore televisivo David Frost sullo scandalo Watergate. Figure, queste, che tratteggiano il volto degli Stati Uniti come viene percepito dall’Italia: una realtà dai toni forti e contrastanti, che attrae con il suo ‘sogno’, le sue opportunità e il suo dinamismo ma che può produrre sofferenze e sconfitte durissime. Mentre Berlusconi è presente non tanto per i suoi tratti di vicinanza con l’America di Trump, quanto per motivi d’arte. «La preparazione di nessun attore di teatro può dirsi completa finché non ha fatto un film», ha detto Marlon Brando. E non solo: dietro ai personaggi di Kushner, Morgan e Miller aleggia l’ombra di Al Pacino e Frank Langella insieme a una folla di commessi viaggiatori, proveniente da tutto il mondo. -
Commedie e drammi borghesi
Pubblicato per la prima volta nella collana Teatro italiano diretta da Guido Davico Bonino, il volume documenta la prosecuzione, non inerte né lineare, nel corso dell’Ottocento di quel fortunato genere che era stata la commedia settecentesca. Ci mostra poi, verso la metà del secolo, il momento in cui furono messi in scena i problemi politici e sociali del tempo, dando vita a fortunati ritratti morali di un ambiente e di un’epoca. L’antologia documenta poi la nascita italiana del dramma moderno e l’avvento di una nuova comicità dialettale, a Milano e a Napoli. L’antologia, curata da Siro Ferrone, è arricchita da una preziosa appendice di documenti relativi al dibattito teorico e alla vita teatrale. Si delinea con insolita ampiezza e coerenza la metamorfosi di una commedia impegnata a conquistare il primato nei confronti degli altri generi, primo fra tutti il melodramma; l’autonomia del comico, spesso incarnata da grandi artigiani della scena, viene lentamente piegata dagli scrittori dei testi che introducono, anche nell’ambiente borghese e popolare, i significati ideologici richiesti dal Risorgimento. La caduta degli ideali alleggerisce la commedia, potenziando la magistrale recitazione ‘all’italiana’. Attraverso le trasformazioni di questo repertorio si possono percepire, accanto alla concreta dinamica degli spettacoli nel corso del diciannovesimo secolo, anche i mutamenti sopraggiunti nel gusto del pubblico, nella cultura dei governi, nella vita e nella tecnica degli attori. -
Peter Pan guarda sotto le gonne. Trilogia sull'identità. Capitolo 1
Peter Pan guarda sotto le gonne. Peter ha undici anni e mezzo, è nato femmina e ha lunghi capelli biondi, Wendy ha tredici anni ed è mora. Tinker Bell è una fata senza bacchetta magica ma con una macchina polaroid al collo. La scoperta dei primi impulsi sessuali e l’affermazione della propria identità. Peter «non è esattamente femmina né precisamente maschio», ma nessuno sembra accorgersene. -
Che c'è da guardare? La critica di fronte al teatro sociale d’arte
Affrontare la diversità nel teatro è un’esperienza densa e affascinante. Tanti artisti si sono cimentati con questa ‘arte’ delicata e complessa, raggiungendo risultati a volte sorprendenti. Pubblico e critica sono sempre più educati a vedere e misurarsi con spettacoli che hanno al centro la diversità, nei testi come nei protagonisti. Ma è abbastanza? Quanto lunga è ancora la strada? E qual è il modo migliore per percorrerla? -
L'invenzione del teatro. Fenomenologia e attori della ricerca
Il teatro non è stato inventato una volta per tutte, lo è ogni volta che un’opera si imprime nella vita di uno spettatore. Quando ciò accade, i materiali, le tecniche e le funzioni che sembravano costituire una solida tradizione sono rimessi in gioco, mentre forme e temi inediti creano nuove soglie della percezione. Questo saggio, uscito per la prima volta nel 2003, si interroga sull’essere contemporaneo del teatro, ovvero sull’arte scenica di alcuni degli autori più significativi del ventesimo secolo. Le loro poiesis e le loro praxis inimitabili, viste sullo sfondo dello sviluppo e dei malesseri che caratterizzano la modernità, offrono preziosi spunti di riflessione per il presente e il futuro delle arti performative, presente che suggerisce tra l’altro di rivisitare la storia. Lo studente, l’operatore o il semplice appassionato che si vogliano confrontare con la vicenda teatrale intesa non come un coacervo di nozioni ma come una inappagabile ricerca di senso, tanto dell’arte scenica quanto della vita stessa, possono trovare in queste pagine qualche spunto di riflessione. -
Neorealismo. Cinema italiano 1945-49
All’interno della storia del cinema, il Neorealismo ha rappresentato senza dubbio l’esperienza più autenticamente italiana, in grado di generare un’eco di voci che, dai confini nazionali, si è diffusa nitidamente nel resto del mondo. A quasi trent’anni dall’uscita della prima edizione del libro, le testimonianze raccolte da Alberto Farassino, uno dei più autorevoli critici del cinema italiano del dopoguerra, conservano la capacità di far emergere non solo l’influenza che questo periodo ha avuto sul mondo del cinema a livello internazionale (attraverso le voci, tra gli altri, di Michael Cimino, Werner Herzog, Andrzej Wajda, Giorgio Strehler), ma anche di ricostruire il contesto storico e culturale entro cui il neorealismo è esploso. Farassino, infatti, da un lato delinea l’immagine della società, divisa tra la miseria del dopoguerra e il desiderio di rinascita, dall’altro mette a fuoco il sistema dell’industria cinematografica dell’Italia del Neorealismo: soffermandosi sulle prassi produttive, sulle tecniche di realizzazione, sulle modalità di distribuzione e sul rapporto del cinema con la politica del suo tempo. -
Rosso rosa. Todi is a small town in the center of Italy. Supernova. I ragazzi del cavalcavia
Il volume rientra nel progetto di valorizzazione della drammaturgia contemporanea di Tramedautore, festival promosso da Outis - Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, in un’ampia e pluriennale collaborazione con l’editore Cue Press. Un volume nel segno della giovinezza e della diversità, una edizione en rose, rosso-rosa, che porta alla ribalta tre autrici poco più che trentenni, che hanno come tratto comune una prassi legata alla scrittura di scena e una attività radicata in nuclei artistici ben determinati. Un incontro che rappresenta un curioso spaccato generazionale, che incuriosirà e conquisterà il lettore. -
Il teatro postdrammatico
Dopo quasi vent’anni, già tradotto in venticinque lingue, arriva in Italia il testo del maestro e studioso tedesco che ha segnato la riflessione intorno ai nuovi paesaggi e linguaggi dello spettacolo dal vivo. Il libro che, insieme, raccoglie e rilancia il senso di un teatro che sappia aderire al presente, non solo rappresentandone le forme, ma incorporandolo sulla scena e nella scrittura. Postdrammatico è il teatro dopo il dramma, come evidenziano tra l’altro i lavori di Heiner Müller, Robert Wilson o Jan Fabre. Il volume costituisce la tanto attesa ricognizione nello sviluppo delle nuove forme sceniche dagli anni Sessanta al presente. Offre un panorama dei mezzi estetici e una antologia di materiali esemplificativi tratti dalla pratica teatrale internazionale, fondando al tempo stesso una teoria del nuovo teatro. Postfazione di G. Guccini. -
Il cielo non è un fondale
I sogni, dice il filosofo George Didi-Huberman, ci lasciano soli. Nella solitudine dei nostri sogni gli altri, come attori su un palcoscenico, sono e non sono sé stessi. ""Il cielo non è un fondale"""" parte da un sogno che è a sua volta generato da una canzone. È lì, tra il buio e il corpo della musica che inizia il vero, paradossale lavoro del teatro: sognare gli altri assieme a loro, in uno spazio scenico vuoto che si ingrandisce e si restringe, come l'architettura, a un tempo contratta e smisurata, della nostra mente. Antonio racconta di aver sognato Daria nei panni di una barbona e, pur avendola riconosciuta, di essere passato oltre; quel gesto innesca una ritmica di incontri e di misconoscimenti, di cadute e di incidenti, di parole e di canzoni, scandita da due sentimenti contraddittori: la paura di essere noi stessi l'altro e il desiderio di metterci, per una volta, al suo posto. Ma come conciliare la compassione e un'obesità dell'io che non resiste alla tentazione di sostituire a ogni storia la propria? Alla fine scopriamo, comicamente e tragicamente, l'impossibilità di trasformare la vita quotidiana in una mera idealità. Anche perché «va a finire sempre che la domenica la gente litiga»."" -
Eduardo De Filippo o della comunicazione difficile
Come per i suoi coetanei (non solo) europei, Ionesco e Beckett, il problema centrale novecentesco è, per Eduardo, la comunicazione difficile, talvolta impossibile, fra uomo e uomo, individuo e società, io e mondo. All’origine forse, per tutti, Pirandello; eppure il nostro è un attore-autore, figlio d’arte (oltre che naturale) d’una tradizione partenopea che dal bilinguismo dialetto/lingua ha tratto vigore e resistenza, oscillando fra i due poli. Questo libro ripercorre le tappe d’una drammaturgia eduardiana che va oltre; per la sua radicalità attorica concretizza il problema tematizzandolo, e inaugura una contaminazione teatrale multilinguistica, tra affabulazioni e silenzi, con punte d’espressionismo librate sul confine ambiguo fra reale e fantastico. Raggiunge quindi una sua complessa originalità, proiettandosi nell’oggi. Completa il volume un’ampia Nota su edizioni e varianti e una Bibliografia essenziale ma aggiornata. -
Homo empathicus
L’opera (prima rappresentazione 3 ottobre 2014, Gottinga) inscena una comunità di iper-empatici, esseri asessuati, animalisti, vegani, votati a un’esasperata political correctness e parlanti una nuova lingua, attraverso cui sono capaci di evitare qualsiasi discriminazione sociale, economica, estetica e di genere. Ma quando il reale, incarnato da due personaggi emblematici come Adamo ed Eva, irrompe sul palcoscenico si capisce che questa società apparentemente perfetta fallisce e si rivela, al pubblico, come uno dei mondi distopici descritti da Orwell o da Huxley. -
I, Shakespeare
Tutti conoscono Amleto, Giulio Cesare, Romeo e il monologo della rosa, la follia di Riccardo III. Ma chi si è accorto della balia di Giulietta, delle fatine che popolano il mondo incantato del Sogno, di cosa pensavano Mercuzio o Calibano? Innumerevoli sono gli spin-off, le riscritture e i ripensamenti che si irradiano dall’opera di William Shakespeare. Ma questo ciclo firmato da Tim Crouch si cimenta in un’impresa del tutto particolare: cioè nel tentativo di dare voce a chi, nell’opera del Bardo, finora non l’aveva mai avuta. Il volume raccoglie cinque micro o contro-storie per la scena che hanno come protagonisti personaggi considerati ""minori"""" della grande opera shakespeariana, destinate a rovesciare il punto di vista dominante. Testi noti al pubblico italiano grazie a Fabrizio Arcuri e Accademia degli Artefatti, che, per anni, hanno lavorato su questo autore e a questo ciclo di opere."" -
La grazia non pensa. Discorsi intorno al teatro
«Perché mai i teatranti non vogliono chiedersi cos’è il teatro? Perché si glissa, si snobba? Perché mai se ci si chiede cos’è il teatro, si viene trattati con sufficienza? Mi sono perso qualcosa? Forse lo si sa perfettamente da sempre e io sono l’unico a non saperlo?» Il libro raccoglie le riflessioni sul teatro di Claudio Morganti, uno degli artisti più importanti della scena contemporanea. I materiali sono divisi in tre sezioni: Convegni e raduni, Manifesti e Altri scritti. Completano il volume gli interventi sul lavoro di Morganti di Piergiorgio Giacchè, Donatella Orecchia, Enrico Piergiacomi, Mariapaola Pierini e Attilio Scarpellini. -
Teatro
“Come la maggior parte di quelli della mia generazione, anche io sono influenzato dalla cultura pop americana. Tuttavia, cerco sempre di preservare la mia lingua e la mia cultura, e a volte, nel corso di questa ricerca, affiora qualcosa di nuovo e sorprendente. Qualcosa di particolare che esiste solo in Russia”. (Mikhail Durnenkov). Nel volume sono presenti le seguenti opere teatrali: La guerra non è ancora cominciata; Il lago; È (più) facile smettere di fumare se sai come farlo; Cose. In questo volume emerge la forza e la ruvidezza del linguaggio di Durnenkov, attraverso quattro testi teatrali molto diversi fra loro. È (più) facile smettere di fumare se sai come farlo affronta la dura e psicotica quotidianità di una Russia retrograda e alienata, e si chiude con un finale tragico, grottesco e folle in cui si rispecchia una società allo sbando completo, sia sul piano sociale che su quello (anti) ideologico. La guerra non è ancora cominciata e Il lago sono due testi di finzione, in cui non viene specificato alcun tipo di contesto storico e geografico. Il primo è un’antologia di brevi novelle teatrali, il secondo è una strana fiaba contemporanea, con elementi di linguaggio cinematografico. Entrambi hanno in comune l’ironia sferzante, il paradosso, la critica impotente alla società. Cose, è un testo che non ha struttura, personaggi, e costituisce l’esito di un laboratorio di scrittura tenuto da Durnenkov, ed è considerato dall’autore un’appendice a La guerra non è ancora cominciata. Nei testi di Durnenkov incombe l’ombra di un’apocalisse imminente, che può essere affrontata solo con ironia e sprezzante cinismo.