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Ma pupa, Henriette. Le lettere di Eleonora Duse alla figlia
La corrispondenza fra Eleonora Duse e la figlia Enrichetta Marchetti Bullough, costituisce una fonte originalissima per comprendere la figura e la personalità dell'attrice nei primi anni del Novecento e in particolare durante la Grande Guerra. Le lettere, nella stragrande maggioranza inedite e in lingua francese, permettono la conoscenza approfondita della Duse come madre e come donna nei numerosi contatti con intellettuali italiani ed europei dell'epoca. Dalla lettura di questi documenti è possibile approfondire argomenti nuovi e interessanti come la sua prima e unica esperienza nel mondo del cinema e la curiosità e i progetti che la nuova arte le aveva prospettato. Nell'ultima parte del carteggio risaltano le problematiche relative al suo ritorno sulle scene nel 1921, fino all'ultima tragica tournée negli Stati Uniti. Le missive descrivono una relazione madre-figlia complessa, in cui i ruoli tendono inevitabilmente a scambiarsi. Alla vita avventurosa e in continuo movimento della madre si contrappone, infatti, quella strutturata e pacata della figlia, madre e moglie esemplare, che vive a Cambridge con i due figli e il marito Edward Bullough, professore di italiano nella prestigiosa università inglese. Le lettere inviate da Eleonora Duse alla figlia e nella maggior parte da quest'ultima trascritte su quaderni, sono oggi conservate nell'Archivio Duse, nel Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. -
Io, esule indigesto. Il Pci e la lezione del '68 di Praga
Esponente di primo piano della Primavera di Praga, Jiri Pelikàn scelse l'esilio in Italia dopo l'invasione sovietica del 1968. Nel nostro paese sperava di trovare la solidarietà del Pci, che per la prima volta, sulla questione cecoslovacca, si era distaccato da Mosca. Incontrò invece reticenze e ambiguità da parte di un partito che non se la sentiva di rompere apertamente con l'Urss. Fu accolto dal Psi di Craxi che lo portò al Parlamento europeo. Questo libro non è solo una testimonianza diretta di grande interesse, ma il tentativo di spiegare le ragioni per cui il maggiore partito della sinistra non seppe incontrarsi con il dissenso dell'Est, suo potenziale alleato. -
Non dite che col tempo si dimentica
Milano, 2008. L'inquieta pianista Anna Orvieto ha un'appassionata relazione col giovane fotografo francese Philippe. Alla vigilia di un importante debutto alla Scala decide di seguirlo a Tunisi, un breve viaggio che toglierà inaspettatamente il velo su oscure vicende del passato riconciliandola con se stessa. Tunisi, 1938. Nella Tunisia amministrata dai francesi i fascisti italiani rivendicano con forza il dominio del paese. All'emanazione delle leggi razziali il mondo di Cesare Orvieto, illustre medico ebreo e autorevole esponente della comunità italiana, fascista convinto, va in pezzi. Diviso tra l'affetto per la moglie di cui rimpiange la grazia ormai sbiadita di ballerina e la travolgente passione per l'affascinante pianista Augusta Levi, incapace di rinunciare a un'appartenenza italiana che gli viene brutalmente negata, Cesare va incontro al proprio tragico, ineluttabile destino. Daniela Dawan, avvocato, è nata a Tripoli dove ha vissuto la sua prima infanzia. È rientrata in Italia nel 1967, con la famiglia, in seguito alla Guerra dei sei giorni. È vissuta a Roma, a Bruxelles e negli Stati Uniti. -
Il cinema russo oggi
Nel 1980 la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro organizzava la maggiore retrospettiva italiana del cinema sovietico: era l'epoca in cui si andava conoscendo l'opera di Andrej Tarkovskij o il talento di registi emergenti come Nikita Michalkov. Oggi, dopo i turbolenti anni novanta quando si è consumata la storica transizione alla Federazione russa e la morte del socialismo reale, in una situazione politica del tutto mutata, si assiste a una piena rinascita del cinema russo che si è affermato nei maggiori festival internazionali con opere come ""Il ritorno"""" (2003) di Andrej Zvjagincev, """"Kak ja provel etim letom"""" (t.l.: """"Come ho trascorso l'estate"""", 2010) di Aleksej Popogrebskij, """"Playing the Victim"""" (2006) di Kirill Serebrennikov, """"Bumaznyj soldat"""" (t.l.: """"Il soldato di carta"""", 2008) di Aleksej German jr. Il presente volume analizza il passaggio dal cinema sovietico a quello russo che, a partire da una grande tradizione, ha finalmente superato un momento di appannamento produttivo e artistico. In questo cinema del terzo millennio dove forte e trainante è il ruolo delle donne registe, pochi sono i segni distintivi: molti film sono ambientati in provincia, lontani da Mosca o Pietroburgo, da nuovi ricchi, mafiosi o poliziotti corrotti; in essi alberga un sentimento quasi bucolico, colto talvolta con sguardo ironico o documentario nei confronti di una realtà difficile e complessa, ma anche, in filigrana, l'incubo della guerra e, sullo sfondo, una Russia ancora rurale."" -
Il segreto di Nadia B. La musa di Michelstaedter tra scandalo e tragedia
Talora una verità rimossa ritorna, dopo una lunga attesa. Il buio per tanto tempo e, all'improvviso, un nome e un volto, in uno spiraglio di luce. Quanto basta perché nasca un'inchiesta emozionante che si svolge tra Pietroburgo, Odessa, Berlino, Londra e Firenze, sul destino di Nadia, una giovane anarchica russa, protagonista di un suicidio spettacolare. Sullo sfondo, la rivoluzione del 1905, una società resa immobile dai pregiudizi e dalle ingiustizie sociali, una trama di sogni politici. E una vicenda tutta al femminile, il cui ritmo segue il graduale disvelarsi degli indizi e che al suo apice assume i contorni di un thriller internazionale. Una storia che, in Italia, incrocia la parabola di Carlo Michelstaedter, di cui Sergio Campailla è il massimo conoscitore, con un impatto decisivo e sin qui insospettabile. A distanza di cento anni dagli avvenimenti narrati, ""Il segreto di Nadia B."""", con il suo incalzare di sorprese e rivelazioni, rese possibili anche dall'apertura degli archivi dopo il crollo dell'Unione Sovietica, unisce la forza del racconto alla profondità della ricerca storica. Mentre apre un territorio nuovo, pone domande inquietanti che affascineranno il lettore per la loro attualità."" -
OECD Territorial Reviews. Rapporto su Venezia metropoli
Questo rapporto su Venezia offre una valutazione complessiva dell'economia della città-regione e di quanto l'utilizzo del territorio, il mercato del lavoro e le politiche ambientali siano inseriti in una visione metropolitana. A guidare questa ricerca una nuova immagine delle province di Padova, Venezia e Treviso considerate come un'unica città-regione interconnessa di 2,6 milioni di abitanti. Venezia, con i suoi elevati livelli occupazionali e di crescita, si situa tra le aree urbane più dinamiche e produttive all'interno dell'OCSE. La ""Territorial Review"""" di Venezia è parte di una serie di studi tematici sulle regioni metropolitane, condotti dal Territorial Development Policy Committee dell'OCSE."" -
Venezia. Casa di Carlo Goldoni
"Sono nato a Venezia, nel 1707, in una grande e bella casa, situata tra il ponte dei Nomboli e quello della Donna onesta, all'angolo della calle di Ca' Centanni, nella parrocchia di San Tomà"""". Così l'ottantenne Carlo Goldoni ormai a Parigi da venticinque anni - ricorda la sua casa natale, in apertura dei Mémoires. La casa di Carlo Goldoni, Ca' Centenni appunto, fu eretta nel XV secolo e conserva tutte le caratteristiche dell'architettura gotica a Venezia di quel periodo, ma si presenta oggi come un luogo magico e teatrale; l'allestimento, si è avvalso di ogni risorsa della museografia contemporanea sia per salvaguardare la specificità unica e irripetibile del palazzetto gotico, sia per offrire le migliori opportunità di comunicazione illustrativa e didattica, e la partecipazione del pubblico." -
Il borgo delle muneghe a Mestre. Storia di un sito per la città
Questo è un libro che non parla solo di manufatti. È però uno studio attento delle trasformazioni fisiche avvenute nel centro di Mestre, in un'area estesa occupata in parte dal monastero di Santa Maria delle Grazie e in parte da altri edifici di servizio, con particolare riferimento anche all'assetto acqueo e viario che tanta parte ha avuto nel caratterizzare la terraferma veneziana, in un lungo arco cronologico. Si tratta dunque di una microstoria relativa ad un complesso edilizio, saldamente ancorata alla vita che si svolge fuori dal recinto della clausura delle monache benedettine, con l'intento di dar conto delle trasformazioni dell'area come speculari, anzi riassuntive rispetto a quelle dell'intera città. Il racconto legge infatti le tracce minute sulla pietra di un edificio e del suo sito, come specchio e cartina di tornasole di una storia che si svolge a scale diverse, usando lenti di ingrandimento differenti per dipanare i momenti salienti della ""storia della città""""."" -
Storia dell'architettura nel Veneto. Il gotico. Ediz. illustrata
Dalle antichità veronesi al paradosso di Venezia, città che sorge sull'acqua, sino alle opere di Carlo Scarpa, l'architettura nel Veneto ha rivestito un ruolo centrale per la cultura e l'identità di un'intera regione. E non solo, se pensiamo che gran parte dell'edilizia monumentale europea dal XVII secolo in avanti è segnata dall'influenza di Palladio e di Vincenzo Scamozzi, e dei lori eredi. Questa serie mira a una lettura complessiva dell'architettura veneta, che ne verifichi tipologie, linguaggi e soluzioni strutturali, nell'ottica di una prospettiva ampia - italiana, europea, mediterranea - ed entro un quadro urbano, culturale e sociale, che non si stacca mai completamente dalle sue radici romane. Fondata su nuove campagne di ricerca documentaria e iconografica, la serie è pensata in dieci volumi, ognuno dei quali curato da specialisti di fama internazionale. I volumi introducono il lettore agli edifici chiave del Veneto, alla loro genesi, funzione, impatto urbanistico e vita dopo la costruzione, considerati all.interno dei contesti economici, politici e istituzionali da cui hanno origine. Il periodo cronologico affrontato percorre l'intero arco dall'antichità romana al passato prossimo che si chiude con la morte di Carlo Scarpa nel 1978. Il territorio preso in esame si modifica a seconda delle epoche, per ampliarsi sino a comprendere Bergamo a ovest e l'Istria a est durante i secoli della Serenissima. -
Intolleranza 1960
A cinquant'anni dalla prima rappresentazione assoluta di ""Intolleranza 1960"""", avvenuta nell'aprile del 1961 al Teatro La Fenice di Venezia, l'azione scenica viene riallestita in italiano nel teatro che ospitò il suo debutto. Il volume ricostruisce il percorso tra le fasi di realizzazione dell'irrepetibile evento: dalla scoperta della Laterna Magika, alle prime idee librettistiche e sceniche sviluppate con lo slavista Angelo Ripellino, fino al debutto veneziano. Il volume è arricchito dalla corrispondenza tra Luigi Nono, Mario Labroca, Angelo Maria Ripellino, Emilio Vedova e da interviste a testimoni d'epoca. Un inedito apparato iconografico presenta i bozzetti di scena, dei costumi, le stesure, le varianti, le bozze del libretto, schizzi musicali, fotografie delle prove e delle scene."" -
Non incoraggiate il romanzo. Sulla narrativa italiana
"Che cos'è un romanzo? Non cedo qui alla tentazione di definirlo. Che il romanzo è un genere di consumo e di intrattenimento """"per tutti"""", lo si è sempre saputo. Ma il consumo è diventato più veloce, più distratto e l'intrattenimento lo si trova in abbondanza altrove. Quanto a qualità artistica, valore conoscitivo e documentario, la maggior parte dei romanzi che si pubblicano sono poco convincenti e non dimostrano nessuna memoria letteraria. Anche quando funzionano come trappole acchiappa-lettori, non provocano riflessioni e interpretazioni critiche impegnate, """"non fanno storia"""". L'attuale sovrapproduzione di narrativa dà perciò l'impressione di essere più un segno di patologia che di salute. La quantità è soverchiante e crea una letteratura senza forma e senza confini che vanifica l'efficacia della critica e nel suo insieme si sottrae a ogni definizione. Il lettore troverà in questo libro un panorama problematico della narrativa italiana degli ultimi decenni, nel quale ho evitato teorizzazioni, dando spazio a ritratti e analisi di singoli autori e testi."""" (Alfonso Berardinelli )" -
L' italiano di Tangeri
Oltre la Spagna, che severa li espelle, due giovani innamorati arrivano nel torrido Marocco africano, dove i sentimenti si esaltano al di là di ogni grigia miseria borghese. Il protagonista vive una stordente storia d'amore con due donne, entrambe straordinarie: Oona, la moglie che porta in grembo il frutto della loro unione, e Marisol, una ballerina che accende desideri a cui non si può resistere. Il sole che batte su Tangeri rende incandescente ogni cosa e Mazzantini, in uno scenario primitivo e selvaggio, restituisce all'esperienza il calor bianco della verità. Carlo Mazzantini continua con questo romanzo incompiuto - che ora esce malinconicamente postumo - la rivisitazione dell'avventura esistenziale della propria generazione cominciata con ""A cercar la bella morte"""", ormai esemplarmente il racconto dei ragazzi che andarono a Salò e poi affrontarono spavaldi la vita senza mai tirarsi indietro. Una generazione che ha vissuto il tracollo e la rigenerazione della patria attraverso esperienze e tensioni a tal punto infuocate che ancora fatichiamo a interpretarle senza rancore e che, invece, bisognerà prima o poi fare nostre, tutte, come inevitabilmente lo sono. Prefazione di Margaret Mazzantini. Con una nota di Cesare De Michelis."" -
Il tempo a Napoli. Durata spettacolare e racconto
Il saggio muove da alcuni spettacoli del Napoli Teatro Festival Italia per costituire una base o un campionario per un percorso teorico sul tempo e la durata teatrale. A partire da Robert Lepage, Gustavo Tambascio, Rafael Spregelburd, Peter Stein, Gaetano Ventriglia e Silvia Garbuggino, Davide Iodice, il volume prende in considerazione le teatralizzazioni di Dostoevskij, lo spazio tra teatro e romanzo, la drammaturgia seriale e le forme brevi, destinate ai luoghi metropolitani dell'attesa. -
L' ingegnere, una vita
Un giovane appena uscito dall'università, «quando tutto sembra possibile», affronta il suo apprendistato in un difficile ambiente di lavoro, dominato dalla figura dell'ingegnere che dà il titolo al romanzo. Tra slanci e delusioni, sconfitte e riprese, l'allievo sale i ripidi gradini della sua iniziazione confrontandosi con il maestro: indagandone ogni gesto anche minimo, cogliendone al volo le rare, oscure parole, interpretandone le idee in un'appassionante progressione; e proponendo infine le sue. La dura giornata di lavoro investe ogni atto dell'esistenza, determina ogni aspirazione, sconvolge sentimenti e passioni; ma mette anche a fuoco le qualità d'una viva partecipazione al lavoro comune, approfondendo speranze e responsabilità. Nel nostro paese sono gli anni della ricostruzione e del miracolo economico, dopo le rovine della guerra: uomini e donne compongono con le loro fatiche una delle pagine indimenticabili della nostra storia civile. Mutano ideali e visioni del mondo, mentre il passo dell'homo faber si muove sempre più rapido dall'orizzonte paleotecnico verso l'era delle tecnologie moderne. Proponendoci la storia del maestro e dell'allievo in quegli anni, la testimonianza di queste pagine amplia la comprensione degli avvenimenti di allora, sollecitando uno stimolante confronto con quelli di oggi: mostrando in ultima analisi quali siano le costanti sempre attuali d'ogni passo in avanti delle vicende umane. -
Se Garibaldi avesse perso. Storia controfattuale dell'Unità d'Italia
Per il 150º anniversario dell'Unità, un esercizio di storia controfattuale: cosa sarebbe successo se Garibaldi si fosse fermato a Marsala, Franceschiello avesse vinto, Vittorio Emanuele avesse scelto di espandere il Piemonte in Francia, l'Austria avesse potuto continuare a governare nel Nordest? Davvero il Nord sarebbe più prospero se fosse rimasto separato? Un'Italia federata, fatta di tanti piccoli Stati, sarebbe oggi più moderna? Ragionare con i ""se"""" per rispondere anche alle questioni che interessano l'Italia di oggi. Un dibattito-inchiesta con i più noti storici: da Giuseppe Berta a Mario Isnenghi, da Emilio Gentile a Giovanni Sabbatucci, curato da Pasquale Chessa."" -
Ciao, sono tua figlia. Storia di un padre ritrovato
Al cinema, seduto nella poltrona accanto, poteva esserci suo padre. Improvvisamente tutti gli uomini di mezza età erano diventati padri potenziali. Non uno, ma cento, mille, un milione di padri. Poi, negli anni, le cose sono cambiate. La protagonista non ha trovato uno di quei padri che accompagnano i figli a scuola, che spiegano la matematica, che insegnano a guidare. Ha trovato un padre che andava a riempire, dopo tanto e troppo tempo, un sentimento vuoto. Un incontro che le ha permesso di ritrovare anche i suoi fratelli. Quattro figli con madri diverse e un unico padre, quattro modi di rapportarsi con lui. Vania Colasanti, con questo libro autobiografico, racconta quanto sia importante conoscere anche il genitore che ha abbandonato un figlio, superando i rancori e accettandolo per quello che è. Per fare i conti con quella che è stata la sua assenza, con il prima e il dopo, con il vuoto e il pieno. -
Ritratto di un signore. La vita, gli amori e le delusioni di Giovanni Urbani
II racconto della vita, degli amori e delle delusioni di Giovanni Urbani, critico, direttore dell'Istituto del Restauro fino a quando se ne andò sbattendo la porta; uomo bellissimo e affascinante, mondano e riflessivo, tra grandi successi e profonde solitudini, dandy e popolare, frivolo e appassionato. Ma soprattutto il ritratto di un mondo e di un epoca, la storia di una grande amicizia e di un grande amore. L'amicizia è quella tra Urbani e Raffaele La Capria, il suo amico Duddù. L'amore, tra il critico e la bellissima Kiki Brandolini d'Adda: dall'iniziale passione ai silenzi finali e insieme liti, tradimenti, scenate e riappacificazioni. A suo ""nipote"""" Francesco ha scritto: """"Eppure, anche se dovessi solo spiegarti le ragioni profonde del mio affetto per te, come potrei fare a meno di raccontarti chi sono, chi è stato il figlio che ho avuto tanti anni fa, e col cui nome, di tanto in tanto, mi è successo di chiamarti""""? Introduzione di Raffaele La Capria."" -
Hacker. Il richiamo della libertà
Essere hacker oggi ha di nuovo senso. Sono migliaia i dissidenti digitali attivi ogni giorno in tutto il mondo che rischiano la vita per opporsi a forme di governo liberticide e a politiche votate al controllo dei comportamenti dei cittadini. Dediti allo sviluppo di tecniche per aggirare divieti e per nascondere, cifrare, rendere anonime e svelare informazioni, sono costantemente sorvegliati da gruppi di potere. Muniti di telefoni cellulari, macchine fotografiche, telecamere e computer portatili, trasmettono in tempo reale gli orrori della società. Si attivano per eliminare filtri; si battono per squarciare veli di omertà e per eludere sistemi di censura; rifiutano l'idea di segreto nelle questioni d'interesse pubblico e la consacrano nell'ambito del loro privato; mirano a erodere monopoli mediatici e a smentire false verità di Stato. Allestiscono siti web che pubblicano documenti riservati o aggiornano blog al solo fine di rendere il loro (e il nostro) mondo più trasparente e più libero. Sviluppano codice informatico di grande complessità e affinano le loro competenze con in mente un unico scopo: opporsi. -
Leonardo da Vinci. La scapiliata. Catalogo della mostra (Napoli, 6 luglio-2 settembre 2018). Ediz. italiana e inglese
Alle Gallerie d'Italia, Palazzo Zevallos Stigliano di Napoli, grazie a un prestito eccezionale dal Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, è esposta ""La Scapiliata"""", capolavoro di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, Leonardo da Vinci. L'appuntamento si inserisce nella rassegna L'Ospite illustre, che propone nelle sedi espositive di Intesa Sanpaolo un'opera di rilievo proveniente da importanti collezioni italiane e internazionali."" -
Venise. Ca' Pesaro. Le palais, les collections. Ediz. illustrata
La guida rende conto del nuovo allestimento della Galleria internazionale d'arte moderna di Ca' Pesaro che custodisce alcuni tra i capolavori dei maggiori esponenti delle arti figurative italiana ed europea tra Ottocento e Novecento. Dalla Biennale di Venezia provengono i pezzi più importanti di maestri non italiani presenti nella collezione museale (Khnopff, von Stuck, Klimt, Kandinskij, Nolde, Bonnard, Rodin, Arp, Ernst, Moore), mentre si legano alle esperienze capesarine di contestazione alla cultura accademica opere di artisti quali Boccioni, Valeri, Casorati, Martini, Rossi, Moggioli e Cadorin. I decenni tra le due guerre sono rappresentati dai lavori di Cagnaccio di San Pietro, Donghi, Carrà, Sironi, di de Pisis e di de Chirico, di Guidi e di Campigli, così come da quelli di Morandi, di Licini e di Rosai. Numerose sono anche le testimonianze dell'esigenza di rinnovamento esplosa nel secondo dopoguerra, con le opere di protagonisti di primo piano del mondo artistico italiano (Santomaso, Vedova, Birolli, Afro, Deluigi, Tancredi, Morandis).