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13 sotto il lenzuolo
Nel settembre 1982 a Sprusciàno, un insignificante paese della bassa Puglia, Federico Nugnes Peluso, ventiduenne rampollo di una famiglia nobile in decadenza, aspetta a riprendere gli studi universitari a Milano per lavorare, nel finale della stagione estiva, all'Hotel Paradise. In quel ""candido eden cementizio di recente costruzione"""" stanno per iniziare le riprese di una delle ultime commedie sexy, in voga per un decennio ma ormai in declino: questa in lavorazione a Sprusciàno (senza ancora un titolo e con una troupe formata da personaggi variamente abbrutiti dalla vita) è particolarmente sgangherata e rappresenta il livello zero del genere. Ma nel cast spicca Morena Dani, starlette di secondo piano, che per avvenenza non ha nulla da invidiare alle più note Fenech, Cassini e Bouchet. E proprio la presenza della bella del film ad accendere la miccia di una storia ritmata e irriverente legata alla finta vincita di un 13 miliardario che cambierà in maniera imprevedibile le vite dei protagonisti. A distanza di trent'anni, Federico è un uomo di successo e ci racconta la fine della vicenda, svelando come il destino, battendo strade tortuose e sbilenche, sia l'unico a comandare la partita."" -
Mankell (su) Mankell. Il creatore del commissario Wallander si racconta
Frutto di numerosi incontri dell'autrice con Henning Mankell che si sono susseguiti nell'arco di un anno in Svezia e Francia, questo libro racconta l'infanzia dello scrittore svedese in una piccola città nel nord della Svezia, di sua madre assente che ha lasciato il marito e tre figli piccoli, delle donne, l'amore, la paura della morte, la paura di contrarre la malaria o I'AIDS, l'importanza della natura e della letteratura nella sua vita, e racconta anche la storia delle sue opere e soprattutto la sua visione del mondo. Ne esce un ritratto molto personale di Mankell, l'idealista, il socialista, il calvinista ma più di tutto emerge con forza l'uomo privato che vive con un piede nella neve svedese e con l'altro nella sabbia dell'Africa. Henning Mankell che, tra le altre cose, ha scritto la serie del commissario Kurt Wallander, è tradotto in oltre quaranta lingue e i libri che ha venduto in tutto il mondo messi insieme equivalgono a un migliaio di copie per ogni giorno della sua vita. ""Mankell (su) Mankell"""" comprende contributi di Eva Bergman, Desmond Tutu, Horst Kòhler, Dan Israel e Kenneth Branagh."" -
Era farsi. Autoantologia 1974-2011
Bambini i protagonisti della raccolta di poesie ""Era farsi"""" della siciliana Margherita Rimi, fra l'altro neuropsichiatra infantile, appassionatamente impegnata nella tutela dell'infanzia e nella cura dei bambini offesi. In questi versi trentennali della Rimi, in un linguaggio poetico che colpisce con la sua agile semplicità e verità disarmante, per la prima volta risuonano non solo gli echi rassicuranti di ogni infanzia serena ma anche la voce dolente e inquietante dei bambini che hanno subito abusi e violenze sessuali. L'autrice guarda e vede il mondo dagli occhi stessi dei bambini, un mondo a volte feroce e cinico, di maltrattamenti e di paure, di ferite e malattie. Eppure dei bambini violati l'autrice sa cogliere anche tutta la purezza e l'innocenza: la bellezza. Nel costruire la sua Autoantologia, Margherita Rimi consegna anche un viaggio attraverso la propria infanzia e giovinezza, per poi approdare ai testi della maturità dove emergono gli affetti e la forza dei legami familiari, la tensione di alcuni temi etico-sociali, ma anche di una visione ironica della realtà. Una poesia a tutto tondo, che propone pure testi in una lingua siciliana scabra, e versi di omaggio a Pirandello, messi a conclusione del volume, quasi a riaffermare la continuità tra passato e presente della letteratura negli interrogativi che il male non cessa di sollevare. Prefazione di Daniela Marcheschi."" -
I gioielli degli Scarpa-The Scarpa jewels. Ediz. bilingue
Nei gioielli degli Scarpa si intrecciano storie diverse: si può leggere l'evoluzione del gusto di un trentennio, la semplicità come complessità risolta grazie alla straordinaria collaborazione tra progettista e produttore, il legame tra gioiello e design come condivisione di un metodo, la passione per il progetto, il talento di una famiglia, il DNA del territorio veneto. Qualunque sia la scelta quel che è certo è che sarà avvincente. -
Annali di architettura (2011)
"Annali di architettura"""" è una delle più famose riviste internazionali di storia dell'architettura, riconosciuta di categoria A dall'ERIH (European Reference Index for the Humanities) nel 2008. Fondata nel 1959 come """"Bollettino del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio"""", trent'anni dopo, sotto la guida di André Chastel, ha preso il nome di """"Annali di architettura"""" con cui giunge nel 2009 alla sua 51ª annata. Già diretti da James Ackerman, gli """"Annali"""" sono oggi sotto la responsabilità scientifica di Fernando Marías, direttore della rivista, e di un comitato di lettura dove siedono James Ackerman, Guido Beltramini, Arnaldo Bruschi, Howard Burns, Francesco Paolo Fiore, Christof L. Frommel, Pierre Gros, Jean Guillaume, Christoph Thoenes. Pur incentrata sulla storia dell'architettura del Rinascimento, """"Annali"""" ospita contributi sull'architettura di ogni tempo, pubblicati nelle principali lingue europee. Ogni volume contiene una rubrica di recensioni e il notiziario delle attività del Centro di studi palladiano." -
Silenzio amico. La bellezza della clausura al tempo di internet
Dopo trent'anni, un giornalista inquieto ritorna in un monastero di clausura e realizza un'intervista che riguarda la scelta di un gruppo di donne che dal silenzio ci parla del senso della vita, della politica, del potere, della cultura, della Chiesa, del sesso e della maternità. Le risposte arrivano al cuore della questione umana e scardinano decenni di timidezze e un'infinità di pregiudizi. Non solo: dalla clausura, queste donne si mettono in gioco con il popolo della rete e si confrontano con un mondo che, spesso, non ha neppure sentito parlare di contemplazione, di castità, di verità. Ne emerge un dialogo potente, libero e senza schemi tra chi vive immerso in una costante offerta di sé a Dio e chi naviga in una cultura globalizzata che non riconosce il senso dell'eterno. -
L' ultima notte dei fratelli Cervi. Un giallo nel triangolo della morte
Questa è la storia di Archimede, un giovane contadino reggiano reclutato nei Gap, fra il 1943 e il 1945 che si intreccia con la tragedia dei sette eroici fratelli Cervi, fucilati dai fascisti. I crescenti dubbi del protagonista, di fronte all'ordine di uccidere a freddo esponenti della Repubblica Sociale in agguati programmati, lo portano prima a scoprire, e poi a confrontarsi con una realtà scomoda: i Cervi, al momento della cattura, erano stati isolati dai compagni comunisti che dirigevano la Resistenza nella provincia, perché accusati di comportarsi ""da anarchici"""". Così la guerra civile, fra attentati e rappresaglie, bombardamenti, viltà e atti di coraggio quotidiani, gli rivela progressivamente il suo volto disumano. La svolta morale di Archimede si completa nell'apprendere un ulteriore segreto: in quella medesima ultima notte dell'agguato fascista, i Cervi erano stati traditi e denunciati da un infiltrato. Una verità che, nel clima surriscaldato del dopo 25 aprile a Reggio, tra lotte politiche e regolamenti di conti, deve essere nascosta."" -
Maestri del fare. Indagine socio-economica sulla domanda di mestieri d'arte a Milano
Il campo dell'artigianato artistico è un sistema complesso, radicato nella storia delle eccellenze del nostro paese. Questo volume, nato dal sodalizio tra la Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte e Scuola Cova, frutto dell'indagine di Isabella Medicina e Silvia Mazzucotelli Salice del Centro di ricerca ""Arti e mestieri"""" dell'Università Cattolica, intende mettere in luce le particolari dinamiche che si ingenerano tra i protagonisti di questo proteiforme universo e le realtà produttive dell'area milanese: una scelta legata non solo alla rilevanza del capoluogo lombardo come epicentro di un sistema creativo, operativo e industriale di rilievo nazionale, ma anche alla precisa richiesta di uno storico ente di formazione professionale - la Scuola Cova - di comprendere l'attuale corrispondenza tra offerta formativa e mondo del lavoro per riformulare le proposte didattiche dell'Ente con uno sguardo nuovo e orientato al futuro. Talento, abilità manuale, capacità organizzativa, competenza tecnica: quali sono le caratteristiche di un maestro d'arte del futuro? Quali sono le figure che vengono ricercate dalle imprese, quando orientano la loro selezione verso i cosiddetti maestri d'arte? E quale tipo di formazione è richiesta? Domande e risposte emergono, in filigrana o controluce, dalle interviste alle aziende, agli atelier e ai maestri d'arte nonché ad alcune figure istituzionali chiave."" -
Gino Rossi a Venezia. Dialogo tra le collezioni di Fondazione Cariverona e Ca' Pesaro. Ediz. a colori
Il volume vuole restituire la forza e l'ampiezza dell'innovazione nata a Ca' Pesaro nel primo ventennio del Novecento attraverso il percorso di uno dei suoi principali protagonisti: Gino Rossi. Nato a Venezia e formatosi a Parigi, di fatto divenendo uno degli artisti più aggiornati all'interno del panorama veneziano del suo tempo, Rossi partecipa, come Casorati, Boccioni e Semeghini, alle prime mostre capesarine, vere e proprie incubatrici dell'arte italiana contemporanea. L'impronta espressionista delle sue tele si rivela nei suoi ritratti degli umili, degli individui ai margini della società, di donne popolane: Rossi abbandona la piacevolezza estetica e si concentra sulla crudezza, nei ritratti come nei paesaggi. L'esperienza della prima Guerra Mondiale segna per sempre Gino Rossi, e i suoi lavori diventeranno più articolati. Internato in manicomio nel 1926, non dipingerà mai più, per morire nel 1947. Il volume comprende inoltre le schede, sempre a cura di Nico Stringa, delle opere provenienti dalla collezione di Ca' Pesaro e dalla Fondazione Cariverona. -
Pinacoteca Civica di Vicenza. Lascito Giuseppe Roi. Ediz. illustrata
Il volume raccoglie la schedatura completa delle opere che costituivano la collezione d'arte del marchese Giuseppe Roi. Personaggio colto e versatile, negli anni ha dato vita a un'ampia raccolta caratterizzata dalla varietà dei pezzi, sia per tipologia che per epoca: vi si trovano opere di Pisanello, Maffei, Canaletto, Tiepolo, Boldini, Manet, Morandi, Picasso e molti altri. Alla sua morte, nel maggio 2009, l'intera collezione di dipinti, incisioni, disegni, oggetti e libri d'arte è passata ai Musei di Vicenza. -
Nemsu, il tumore del faraone. Archeologia medica del Male
"Le malattie"""", scriveva Gina Lagorio, """"sono più intelligenti di noi, trovano la risposta dei nostri problemi prima della ragione"""". Il cancro è la malattia più intelligente di tutte e scriverne vuol dire confrontarsi inevitabilmente con le fragilità dell'uomo, con la sua più grande imperfezione di fronte a un Male astuto, capace di resuscitare ogni volta. Nonostante il Novecento lo abbia definito """"il Male del secolo"""", il cancro accompagna da sempre il cammino dell'umanità e l'uomo lo ha temuto e combattuto con strumenti via via più raffinati. Questo libro ci conduce alla ricerca del cancro nei suoi segni più lontani, per delineare, partendo dalla realtà geografica, una sorta di atlante storico della presenza della malattia, dei tentativi di """"stanarla"""", del grado di consapevolezza nel corso del tempo, degli sforzi per cercare cure credibili risorgendo da continue sconfitte. Il racconto di quest'avventura umana e scientifica - sapientemente condotto evocando atmosfere, episodi, sogni parte dalla preistoria e si addentra di volta in volta nel trascendente, nella magia, nella superstizione, per poi incontrare il metodo cartesiano e una medicina in grado di affrontare con strumenti tecnici adeguati una lotta spesso impari. Sullo sfondo una proposta: la definizione di una nuova disciplina, """"archeologia medica"""", in cui gli apporti della cultura scientifica, umanistica, cibernetica, sociale, religiosa convergano per leggere i segni del passato. Prefazione di Cesare De Nichelis." -
Les collections d'armes du Palais des doges
Una porta massiccia in legno di cedro, costruita con tavole fatte dispendiosamente venire dal Libano nel 1556, custodiva un tempo l'accesso alle Sale d'Armi di Palazzo Ducale. La competenza sulle ""Munitioni"""" - questo l'antico nome del luogo - apparteneva al supremo Consiglio dei Dieci, come testimonia la sigla """"cx"""" incisa sulla placca originale cinquecentesca della serratura, che vi ammetteva per la visita solo re, principi e ospiti eminenti. Da sempre, al fine di tutelare la sicurezza delle assemblee governative, nella sede del potere marciano esisteva un deposito di armi pronte all'uso. Nel XIV secolo fu sistemato accanto al Maggior Consiglio, nella sala - detta perciò dell'Armamento - in cui oggi si ammirano i resti del grande affresco staccato di Guariento con l'Incoronazione della Vergine; la suddivisione in due piani dava modo di sfruttare al meglio quello spazio. Il trasferimento nella sede odierna, dapprima una stanza, più tardi altre due già occupate dalla prigione della """"Torresella"""" (sopravvivono, su una parete, numerose iscrizioni tracciate dai detenuti), risale al 1496."" -
La Armeria del Palacio Ducal
Una porta massiccia in legno di cedro, costruita con tavole fatte dispendiosamente venire dal Libano nel 1556, custodiva un tempo l'accesso alle Sale d'Armi di Palazzo Ducale. La competenza sulle ""Munitioni"""" - questo l'antico nome del luogo - apparteneva al supremo Consiglio dei Dieci, come testimonia la sigla """"cx"""" incisa sulla placca originale cinquecentesca della serratura, che vi ammetteva per la visita solo re, principi e ospiti eminenti. Da sempre, al fine di tutelare la sicurezza delle assemblee governative, nella sede del potere marciano esisteva un deposito di armi pronte all'uso. Nel XIV secolo fu sistemato accanto al Maggior Consiglio, nella sala - detta perciò dell'Armamento - in cui oggi si ammirano i resti del grande affresco staccato di Guariento con l'Incoronazione della Vergine; la suddivisione in due piani dava modo di sfruttare al meglio quello spazio. Il trasferimento nella sede odierna, dapprima una stanza, più tardi altre due già occupate dalla prigione della """"Torresella"""" (sopravvivono, su una parete, numerose iscrizioni tracciate dai detenuti), risale al 1496."" -
Die Armeria des Dogenpalastes
Una porta massiccia in legno di cedro, costruita con tavole fatte dispendiosamente venire dal Libano nel 1556, custodiva un tempo l'accesso alle Sale d'Armi di Palazzo Ducale. La competenza sulle ""Munitioni"""" - questo l'antico nome del luogo - apparteneva al supremo Consiglio dei Dieci, come testimonia la sigla """"cx"""" incisa sulla placca originale cinquecentesca della serratura, che vi ammetteva per la visita solo re, principi e ospiti eminenti. Da sempre, al fine di tutelare la sicurezza delle assemblee governative, nella sede del potere marciano esisteva un deposito di armi pronte all'uso. Nel XIV secolo fu sistemato accanto al Maggior Consiglio, nella sala - detta perciò dell'Armamento - in cui oggi si ammirano i resti del grande affresco staccato di Guariento con l'Incoronazione della Vergine; la suddivisione in due piani dava modo di sfruttare al meglio quello spazio. Il trasferimento nella sede odierna, dapprima una stanza, più tardi altre due già occupate dalla prigione della """"Torresella"""" (sopravvivono, su una parete, numerose iscrizioni tracciate dai detenuti), risale al 1496."" -
Il doge. Vita pubblica e privata
Una teoria di centoventi dogi - guerrieri, politici, letterati, perfino un santo, Pietro Orseolo - abbraccia la storia millenaria della Repubblica di San Marco, evocando la grandezza e gli splendori di uno stato che, nel periodo della sua massima espansione, andava dalle terre di Bergamo e Brescia all'isola di Cipro. La forma perfetta di governo - così almeno la si considerava - elaborata dalla classe dirigente veneziana poneva ferree limitazioni all'autorità del principe, non un sovrano, ma un magistrato, seppure di eccelso grado, eletto a garante dell'edificio costituzionale. Si perde nelle nebbie del tempo la veridicità della nomina del primo Dux, che la tradizione, situando l'episodio nel 697, riconosce in Paoluccio Anafesto da Eraclea, comandante militare della provincia veneta subordinato al governatore bizantino di Ravenna. Dinanzi al ripiegarsi dell'impero romano d'Oriente, l'autonomia di Venezia cresce in modo progressivo: è l'anno 810 quando Agnello Partecipazio, dopo avere sconfitto l'esercito franco di Pipino, figlio di Carlo Magno, viene acclamato alla suprema dignità e sposta la residenza ducale a Rivoalto, nel luogo dove sorge tuttora. -
El dux. Vida pùblica y privada
Una teoria di centoventi dogi - guerrieri, politici, letterati, perfino un santo, Pietro Orseolo - abbraccia la storia millenaria della Repubblica di San Marco, evocando la grandezza e gli splendori di uno stato che, nel periodo della sua massima espansione, andava dalle terre di Bergamo e Brescia all'isola di Cipro. La forma perfetta di governo - così almeno la si considerava - elaborata dalla classe dirigente veneziana poneva ferree limitazioni all'autorità del principe, non un sovrano, ma un magistrato, seppure di eccelso grado, eletto a garante dell'edificio costituzionale. Si perde nelle nebbie del tempo la veridicità della nomina del primo Dux, che la tradizione, situando l'episodio nel 697, riconosce in Paoluccio Anafesto da Eraclea, comandante militare della provincia veneta subordinato al governatore bizantino di Ravenna. Dinanzi al ripiegarsi dell'impero romano d'Oriente, l'autonomia di Venezia cresce in modo progressivo: è l'anno 810 quando Agnello Partecipazio, dopo avere sconfitto l'esercito franco di Pipino, figlio di Carlo Magno, viene acclamato alla suprema dignità e sposta la residenza ducale a Rivoalto, nel luogo dove sorge tuttora. -
Der Doge. Oeffentliches und privates Leben
Una teoria di centoventi dogi - guerrieri, politici, letterati, perfino un santo, Pietro Orseolo - abbraccia la storia millenaria della Repubblica di San Marco, evocando la grandezza e gli splendori di uno stato che, nel periodo della sua massima espansione, andava dalle terre di Bergamo e Brescia all'isola di Cipro. La forma perfetta di governo - così almeno la si considerava - elaborata dalla classe dirigente veneziana poneva ferree limitazioni all'autorità del principe, non un sovrano, ma un magistrato, seppure di eccelso grado, eletto a garante dell'edificio costituzionale. Si perde nelle nebbie del tempo la veridicità della nomina del primo Dux, che la tradizione, situando l'episodio nel 697, riconosce in Paoluccio Anafesto da Eraclea, comandante militare della provincia veneta subordinato al governatore bizantino di Ravenna. Dinanzi al ripiegarsi dell'impero romano d'Oriente, l'autonomia di Venezia cresce in modo progressivo: è l'anno 810 quando Agnello Partecipazio, dopo avere sconfitto l'esercito franco di Pipino, figlio di Carlo Magno, viene acclamato alla suprema dignità e sposta la residenza ducale a Rivoalto, nel luogo dove sorge tuttora. -
Achille o dell'educazione razionale
"Io sono cresciuto nella casa di un modello di virtù, Chirone, e ho imparato a comportarmi con schiettezza. E così agli Atridi obbedirò se i loro ordini sono giusti, qualora non lo siano non obbedirò. Ma qui come a Troia darò prova della mia natura di uomo libero e, per quanto è in me, onorerò il mio dovere di soldato"""", dice di sé Achille nell'Ifigenia in Aulide di Euripide. Egli è l'espressione di un rinnovato ideale educativo e umano che interpreta la coscienza del passaggio dalle vecchie monarchie ai nuovi valori aristocratici ed è soprattutto l'eroe paradigmatico del primo modello compiuto di paideia, un modello appunto di vita e di cultura. Con Achille si realizza una straordinaria rivoluzione culturale e sociale: il primeggiare come fine ultimo dell'umano eroico non deriva dalla forza in sé o dall'esercizio del potere in sé, bensì dal carattere morale dell'iniziativa umana, da un nucleo etico religioso che l'eroe porta dentro di sé, che è riflesso della coerente congiunzione fra il suo carattere e la sua educazione. Il volume ripercorre il modello pedagogico di formazione dell'eroe come processo graduale e razionale che permette all'uomo di farsi artefice di imprese e di assurgere, quindi, al rango di eroe. Quella omerica non fu semplicemente una educazione pratica, fu qualcosa di più: una paideia razionale, intenta a riprodurre immutato il tipo umano consono alle società aristocratiche del periodo arcaico." -
L'elisir d'amore. Melodramma giocoso in due atti
Il Teatro La Fenice di Venezia prosegue la stagione lirica 2012 rinnovando la linea dei libretti di sala, trasformandoli in un agile strumento di consultazione e di divulgazione presso il grande pubblico, grazie anche all'edizione in lingua inglese. Il primo volume di questa nuova serie, dalla grafica accattivante e ricco di contributi fra i quali un testo di Giovanni Montanaro, è dedicato all'Elisir d'amore . ""Melodramma giocoso"""" in due atti divenne ben presto un classico dell'opera ottocentesca e segnò la definitiva consacrazione di Gaetano Donizetti, affiancato in quell'occasione dal librettista Felice Romani, già allora salutato come il più colto e fine in attività."" -
Storia della Camera di commercio di Rovigo dalla fondazione a oggi (1801-2009)
"Le Camere di Commercio sono la moderna versione delle Camere dei Mercanti sorte durante il Medioevo italiano, che tanto hanno contribuito a produrre e applicare regole di buon comportamento negli affari, capaci di diffondere fiducia e di permettere il continuo allargamento delle relazioni economiche fino a comprendere l'intero mondo. Dopo che il sorgere delle nazioni aveva centralizzato la produzione di regole e il sanzionamento dei comportamenti difformi nelle mani dei governi, provocando la decadenza delle Camere dei Mercanti, furono gli stessi Stati nazionali a pensare di rimettere in funzione le Camere, delegando loro alcuni dei poteri che avevano incamerato, soprattutto quelli di aggregazione delle élites economiche a livello locale, di proposta di nuovi provvedimenti legislativi e di promozione del territorio. Fu con le armate napoleoniche che questo rinnovamento delle Camere si diffuse in tutta Europa e non mancò di radicarsi anche a Rovigo. Questo libro racconta come la Camera di Commercio di Rovigo con la sua continuità istituzionale abbia accompagnato e appoggiato attivamente la lunga rincorsa che l'area ha iniziato a partire dalla dissoluzione della Repubblica di Venezia per porre rimedio alla sua condizione di marginalità economica e alla sua scomoda posizione geografica, in mezzo a fiumi minacciosi che più volte l'hanno invasa con grave nocumento per la popolazione e le attività economiche"""". (Dalla Prefazione di Vera Zamagni)"