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Il cervello traumatizzato. Diagnosi e trattamento dell'amnesia dissociativa
Con un linguaggio chiaro e accurato l'autrice esplora il dominio della memoria, focalizzandosi sui fenomeni amnesici che esulano dai quadri dementigeni, rivelandosi, tuttavia, altrettanto invalidanti sotto il profilo del funzionamento esistenziale individuale. L'opera, in particolare, si sofferma sull'analisi dell'amnesia dissociativa, un disturbo mnestico emotivamente causato, cioè basato sull'innescarsi di meccanismi prettamente psicologici. Il cuore del testo, infatti, è costituito dall'indagine svolta sul tema dell'amnesia retrograda psicogena, interpretata sia alla luce del costrutto di ""dissociazione"""" sia alla luce del costrutto di """"repressione"""". L'autrice effettua un'articolata disamina della letteratura scientifica specialistica, sottolineando come l'esordio amnesico di tipo dissociativo origini da eventi innescatori traumatici o stressanti. Ampio spazio è dedicato, inoltre, sia a una ricognizione dei principali interventi trattamentali messi a punto per curare i pazienti traumatizzati affetti da amnesia dissociativa sia all'illustrazione di casi clinici. Un'opera, pertanto, sugli effetti pervasivi del trauma a livello cognitivo, emotivo, comportamentale, relazionale e somatico e sulle possibili vie di cura percorribili per curare le ferite di origine traumatica."" -
Costituzione della Repubblica Italiana. Ediz. 2023
Quarta edizione aggiornata alla legge costituzionale 7 novembre 2022 n. 2, recante “Modifica all’articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 267 del 15 novembre 2022. Saggio introduttivo di Salvatore Primiceri. «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.» (Piero Calamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano, 26 gennaio 1955). -
Condizionati a credere. Libertà di pensiero e prigionia dei pregiudizi
Saggio che denuncia i condizionamenti a credere nell’autorità e nelle sue verità, ""Condizionati a credere"""" è un manifesto contro tutti i razzismi e contro tutti i deismi. Scritto come un grande affresco di vita, di storia e di idee, il libro spiega il danno causato all’umanità dalla sua propensione a farsi suggestionare da ogni Credo venduto bene; un’umanità predisposta spesso a una solida fede in chiunque si arroghi il diritto di predicare idee e opinioni, con la pretesa che nessuno possa sentirsi libero di discuterle o di dubitarne. Attraverso un’analisi minuziosa della storia e dell’attualità, e grazie a interpretazioni inconsuete di temi importanti (dalla religione all’etica, dalla politica all’amore) Bonfiglietti approfondisce il concetto di “condizionamento a credere”, fornendoci qualche suggerimento per difenderci dalle distorsioni cui siamo soggetti - o, almeno, per prenderne coscienza - contro l’idea che il nostro “Credo” sia migliore di ogni altro: così da riuscire a guardare al futuro in modo positivo e costruttivo."" -
L'intellettuale globale. Tra conoscenza, etica, politica e fede
Sostenere che l’intellettuale potrà essere socialmente utile solo a condizione che resti all’interno del sistema globale che sarebbe ormai un punto di non ritorno della civiltà contemporanea, è esattamente il contrario di quel che razionalmente si dovrebbe pensare e proporre di fare, perché razionalmente e storicamente non esiste nulla, a parte la morte, che si possa considerare definitivo o irreversibile. L’intellettuale globale è colui che, non ignorando la complessa problematicità del reale e del sapere critico che ne costituisce il riflesso quanto più possibile fedele, da una parte evita di proporne concezioni e interpretazioni riduttive e unilaterali, dall’altra, sempre proteso all’inesauribile approfondimento dei risultati del pensiero scientifico e filosofico, tende a fornire una legittimazione teorica a modi plurali e divergenti ma razionalmente plausibili, di rapportarsi con i contesti storico-culturali in cui vive e opera, là dove razionalmente plausibile, non solo per evidenti motivi storici ma anche per motivi strettamente inerenti la sfera etica e spirituale del genere umano, non possa che ritenersi la stessa fede religiosa nella Rivelazione evangelica. -
Pensieri cattolici sulla violenza
Questo libro ha un pregio indiscutibile: la chiarezza e la profondità di analisi e di critica su uno dei temi filosofici, etico-giuridici, politici e religiosi più spinosi e complessi del sapere contemporaneo: la violenza. L’autore, pur senza avanzare alcuna pretesa di esaustività, ne propone un approccio non riduttivo e unilaterale ma ben consapevole della natura problematica, prismatica e spesso indecifrabile di quella ancestrale e permanente massa di energia esplosiva e distruttiva che pervade strutturalmente ogni angolo di cosmo, ogni più nascosto recesso della natura biologica, ogni più intimo anfratto della psiche umana, ogni dinamica di vita personale e sociale, ogni processo storico-politico e culturale. In tal modo egli giunge a considerarla come un dato di fatto oggettivo e inamovibile, seppur parzialmente plasmabile attraverso la mediazione della cultura e del sapere, non solo delle azioni pratiche e degli atti volitivi degli esseri umani, ma dell’intero universo creato o esistente in cui agisce in forme imprevedibili, creative o spaventosamente abnormi e distruttive, e ad identificarla con una vera e propria legge degli esseri viventi e non viventi. -
Il rifiuto di obbedire
Tolstoj, oltre a essere un celebre romanziere, è stato anche un acuto pensatore, come testimonia la sua sterminata produzione letteraria. Questa antologia propone una selezione di scritti sociali e politici nei quali emerge in modo netto la sua sensibilità libertaria. È infatti a partire da un totale rifiuto del potere e della sua intrinseca violenza che Tolstoj delinea un'originale visione anarchica della società, peraltro strettamente intrecciata a una religiosità cristiana molto lontana da quella delle Chiese istituzionalizzate. Di attualità risultano le sue riflessioni sulle pratiche educative antiautoritarie, sulla nonviolenza (alla quale si ispira lo stesso Gandhi) e su temi come il vegetarianesimo o il rapporto uomo-natura che ne fanno un animalista e un ecologista ante-litteram. In questi scritti «eretici», Tolstoj dà voce a quell'esigenza morale che a suo avviso deve portare il singolo a non obbedire ad alcun potere esterno alla sua coscienza, tracciando così un inedito cammino verso la libertà, profetico per i suoi tempi e di estrema attualità per i nostri. -
Natura e società. Scritti di geografia sovversiva
Se si parla di Reclus, non si può non parlare di «geografia sovversiva», e in almeno due sensi. Infatti, al di là di essere un celeberrimo geografo, è stato anche un notissimo sovversivo, autore di articoli e opuscoli dichiaratamente anarchici. Ma si può parlare di geografia sovversiva reclusiana anche in un altro senso, più «disciplinare». Reclus infatti sovvertì letteralmente la geografia: fu uno dei geografi – probabilmente il più geniale – che portò la disciplina geografica da una concezione prevalentemente fisica e politica a una concezione in cui gli elementi fisici e naturali sono strettamente intrecciati a quelli sociali e antropologici. Vero e proprio «ecologista sociale» ante litteram, Reclus merita di essere ricordato non solo per i suoi colossali contributi scientifici, ma anche per il suo più duraturo retaggio intellettuale, ossia per il contributo da lui dato – con almeno mezzo secolo di anticipo – allo sviluppo di una visione ecologica del mondo e della società. -
Discorso sull'autogoverno
Fuori da ogni retorica, questo libro si interroga concretamente su come si possano prendere decisioni in una società non organizzata sul paradigma statuale, o comunque priva di una qualche gerarchia i cui vertici decidono per tutto il corpo sociale. E lo fa smentendo la vulgata prevalente, secondo la quale un simile tipo di società implicherebbe una libertà «assoluta» svincolata da qualsivoglia accordo organizzativo. È dunque il processo decisionale con cui definire queste regole condivise ad assumere grande rilevanza, e le sperimentazioni attuate dai movimenti impegnati in un cambiamento sociale radicale sono un valido laboratorio per testare queste pratiche intrinsecamente anarchiche. Ma se è vero che l’approccio antigerarchico è sempre più diffuso, tali sperimentazioni non sono sufficienti a fornire tutte le risposte che una politica antiautoritaria richiede per situazioni non temporanee e omogenee, come quelle in cui si svolgono le sperimentazioni, bensì permanenti e plurali. Ed è proprio nel cercare di rispondere ai tanti interrogativi che una società basata sull’autogoverno solleva che il lavoro di Wilson dimostra tutta la sua originalità. -
La virtù dell'irriverenza
Wilde - questo «genio insolente», come lo ha definito William Morris - è soprattutto noto per i suoi romanzi e le sue commedie, oltre che per la sua dichiarata omosessualità che gli è costata la galera e l'ostracismo sociale. Ma ha anche scritto, nella sua peculiare maniera poetica, saggi politici radicali che lo rendono a tutti gli effetti un anarchico, come peraltro lui stesso si dichiara in alcune occasioni. Ma al di là di un'esplicita postura politica, il suo radicalismo si esprime - in forme inaspettate, ma ben evidenti per chi sa guardare - nella sua intera opera artistica, pervasa da una morale fortemente libertaria del tutto contrapposta a quella morale vittoriana che con raffinata e mordace irriverenza mette incessantemente alla berlina. E così, accanto al Wilde dandy e decadente, forse quello più conosciuto, emerge in tutta la sua potenza un Wilde politicamente consapevole che si rivela un acuto osservatore dell'animo umano e delle ingiustizie del suo tempo. Un Wilde profondamente anarchico, appunto. -
La rivoluzione democratica. Teoria e progetto dell'autogoverno
L'unico reale compito della politica democratica, il suo autentico carattere rivoluzionario, consiste nel far sì che gli esseri umani diventino i soggetti attivi del proprio cambiamento. In questi scritti sull'autogoverno, Castoriadis fornisce una coerente traduzione in termini politici della sua celebre teoria dell'istituzione immaginaria della società, secondo la quale la società istituente è sempre irriducibile alla società istituita. In questo contesto, la «rivoluzione democratica» su cui riflette e che auspica non è un evento storico ineluttabile ma un progetto culturale, una possibile creazione socio-storica che mira ad allargare gli spazi di autonomia individuale e collettiva. La democrazia dell'autogoverno si configura, in questo senso, come una società caratterizzata dalla partecipazione di tutti al potere e in primo luogo al potere istituente. -
Credere altrimenti
Cosa significa credere fortemente in qualcosa? Alcune credenze, come la fede, sono dogmatiche e inconfutabili, altre, come le superstizioni, sono irrazionali e altrettanto inconfutabili. Gli autori dei saggi qui raccolti lanciano una sfida e ribaltano la prospettiva: è possibile credere altrimenti? È possibile intravedere forme di credenza che oltrepassino la fede e la superstizione, come se si potesse individuare una base oggettiva a partire dalla quale fondarne la validità? Se da un lato la storia fornisce innumerevoli esempi di credenze non classificabili come religiose o irrazionali, dall'altro diventa legittimo chiedersi che tipo di statuto queste credenze possiedano. La risposta è rintracciabile in un particolare ethos politico che, lungi dal porsi come imperativo morale e normativo valido in assoluto, si presenta come convincimento singolare, ossia individuale e collettivo insieme. Credere senza fede è dunque non solo possibile ma intrinseco alla condizione umana. -
L' eutanasia dello Stato
William Godwin è stato indubbiamente uno dei maggiori pensatori radicali inglesi, tanto radicale da essere classificato tra i pionieri del pensiero anarchico. E in effetti, deluso dalla Rivoluzione francese e in particolare dalla dittatura giacobina che ne era seguita, elabora un ordinamento sociale fondato sul decentramento amministrativo e giudiziario, sulla costruzione di libere comunità indipendenti e sull'abolizione del governo centrale. La visione sociale e politica da lui delineata a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo è dunque quella di un mutamento graduale capace di liberare la società dallo Stato, ma al contempo solidamente fondato su un'etica insieme individualista e comunitaria. Questa antologia offre per la prima volta in italiano una scelta dei più importanti scritti teorici di Godwin, oltre a un'accurata analisi dell'influenza che ebbe non solo ai suoi tempi ma anche sul pensiero antiautoritario successivo, sino ai nostri giorni. -
Crimini in tempo di pace
Un gatto (o forse una gatta) sta spiccando un balzo per uscire dalla stanza in cui si trova. Questa stanza è il nostro mondo che, sotto la superficie apparentemente confortevole, ragionevole e levigata, nasconde il lato oscuro dell'oppressione e dello sterminio di miliardi di animali e di umani. Lo stesso gatto - insieme a Laika e Foucault, Pietro il Rosso e Derrida, Giu e Deleuze - si aggira furtivo tra queste pagine per aprirci gli occhi sulla follia e l'orrore della normalità (mattatoi, laboratori e campi di sterminio), per farci riconoscere il fondamento vivente delle architetture del dominio, per guidarci nel pericoloso attraversamento di frontiere ritenute invalicabili, e per mostrarci l'insostenibilità della differenza che abbiamo instaurato tra ""l'Umano"""" e """"l'Animale"""". Dopo averci trascinati nel flusso della vita, Angelo - così si chiama l'enigmatico gatto che, con passione, ci ha esposti all'indescrivibile sofferenza di tutti i senza nome - svanirà lentamente, lasciandoci con il suo sorriso sulla soglia da cui è possibile intravvedere la luce della liberazione."" -
Potere e delinquenza
Un’indagine pioneristica sul lato oscuro del potere che indaga il processo psico-sociale grazie al quale un comportamento facilmente identificabile - e sanzionabile - nell’uomo comune acquista nell’ambito dell’azione politica di governo una configurazione del tutto diversa che la rende accettabile proprio perché si appella a un’altra scala di valori. -
Dialoghi sull'anarchia
In queste conversazioni, avvenute poco prima della sua prematura scomparsa, Graeber ci lascia un ultimo geniale mosaico del mondo contemporaneo, in cui miscela sapientemente riflessioni politiche, sapere antropologico ed esperienze militanti. In un fitto dialogo attento a ridisegnare una genealogia anarchica che non si esaurisce nella «cultura atlantica», i tre interlocutori interrogano Graeber non tanto sulla storia o i fondamenti del pensiero libertario quanto sull'importanza di uno sguardo anarchico per interpretare il mondo. Ne esce, come sottolinea Stefano Boni, una visione originale – elaborata sul campo da un pensiero-azione in continua trasformazione – che impedisce il formarsi di una teoria «forte» dell'anarchia intesa come destino o identità. Ed è precisamente la forma dialogica, rivendicata da tutti gli interlocutori, la modalità che consente di costruire questa visione non autoriale ma collettiva, l'unica in grado di far emergere pensieri che nessun individuo da solo potrebbe mai avere. E in definitiva, ci dice Graeber, l'anarchia è proprio questo. -
Non ho bisogno di stare tranquillo
Roma, quartiere Trionfale, via Andrea Doria. È il 10 novembre del 1931. Costretto ai domiciliari - una bombola di ossigeno accanto al letto e due poliziotti sul pianerottolo - un vecchio ripensa, senza nostalgie e senza rimpianti, a una straordinaria esistenza di complotti, fughe, scioperi e insurrezioni. E i ricordi si fanno teatro della memoria, arma politica. Nell'arco di una giornata scandita dal battito di una pendola bugiarda, l'uomo acclamato come il «Lenin d'Italia» rivede l'intera sua vita e ancora se ne stupisce: i giorni della Banda del Matese e le carceri del regno, l'esilio a Londra e l'avventura in Argentina, il ritorno da clandestino e le occupazioni del «biennio rosso». Sessant'anni di anarchia, rivolte, rivoluzioni, si intrecciano con la storia d'Italia e con le battaglie del movimento operaio in tutto il mondo. Stremato dalla vecchiaia, e dai fascisti, il vecchio ricorda e resta sereno. Non ha mai vinto, ma non si sente sconfitto. E non ha voglia di stare tranquillo. -
Tecnologie conviviali
In questo radicale ripensamento del nostro rapporto con la tecnologia, che non a caso riecheggia le tesi di Ivan Illich, adeguandole però al mondo digitale, Milani ci invita a instaurare una diversa relazione con quegli «esseri tecnici» – elettrodomestici, computer, robot industriali… – che ormai vivono con noi, rendendoci apparentemente sempre più potenti (e di fatto sempre più subordinati). E lo fa puntando l'attenzione su quelle gerarchie oppressive, tipiche delle nostre società, che si replicano anche nelle relazioni fra umani e macchine, producendo una tecnoburocrazia che intende comandare e governare le macchine proprio come comanda e governa gli umani. Eppure, ci dice Milani, un'altra evoluzione è ancora possibile. Se infatti l'attuale sistema tecnoburocratico poggia su scelte quotidiane di delega, sottomissione e conformismo, l'attitudine hacker rappresenta lo sguardo curioso di chi è alla ricerca di un uso conviviale delle macchine. Un approccio capace di riconfigurare la nostra visione tecnosociale, affrancandola dal rapporto comando/obbedienza proprio dell'immaginario gerarchico. -
Dallo stato alla comunità: il mondo di domani
Come appare evidente guardando alla storia del pianeta, l'umanità si trova oggi davanti a un bivio: proseguire imperterriti sulla strada dell'atomizzazione individuale e della disintegrazione sociale, oppure deviare verso un nuovo modello di convivenza che sia in grado di reinventarsi il vivere comunitario. Non un semplice progetto politico, dunque, ma una trasformazione sociale radicale che identifica nella comunità il suo nucleo primario. Ovviamente non la comunità chiusa che si pone come totalità escludente, bensì la comunità aperta e solidale che attraverso un processo di autocreazione fonda al contempo un nuovo immaginario, un nuovo ethos e una nuova materialità. Attraverso numerosi e consolidati esempi di esperienze comunitarie esistenti – come il movimento Sarvōdaya Shramadana in Sri Lanka, l'indigenismo zapatista in Chiapas o la rivoluzione democratica in Rojava – Clark delinea questa nuova idea di comunità costruita sui principi del mutuo appoggio e della cooperazione. Un'opzione concreta che non è solo possibile ma anche necessaria. -
Culture e poteri. Un approccio antropologico
In questo saggio che esplora i rapporti tra il potere (nelle sue varie declinazioni), le culture (ovvero le forme standardizzate di condotta e pensiero) e le antropologie (i discorsi sull'umanità), Boni analizza la distribuzione e l'invadenza del potere coercitivo a partire dalle innovazioni teoriche elaborate dalle scienze umane nel corso degli ultimi decenni. Così, il suo sguardo antropologico ci conduce attraverso i passaggi essenziali che hanno portato dalle culture egualitarie all'accentramento di potere dello Stato moderno. Di fronte alla progressiva spoliazione dei cittadini del loro potere decisionale, l'autore ci invita a diffondere sempre più in tutto il tessuto sociale quel sociopotere che si esprime nel condizionamento culturale ordinario. Se si parte dal proprio vissuto quotidiano, è infatti possibile sottrarsi a un dominio tanto invisibile quanto opprimente, istituito nell'ordine della normalità, e affermare creativamente saperi, prassi e valori autonomi e non eterodiretti. -
Nestor Machno. Bandiera nera sull'Ucraina
Solo dopo l'apertura degli archivi segreti dell'URSS è stato finalmente possibile ricostruire, al di là dei miti e dei racconti dei vincitori, la vera storia della Rivoluzione russa e di quei movimenti sociali che hanno segnato in maniera cruciale le vicende rivoluzionarie prima dell'avvento del regime bolscevico. E fra questi un posto di primo piano spetta al movimento contadino denominato machnovščina, dal nome dell'anarchico ucraino Nestor Machno, che tra il 1917 e il 1921 interessò una vasta area dell'Ucraina orientale. Fu questa grandiosa jacquerie libertaria la vera protagonista della rivoluzione in quella parte dell'ex impero russo. E lo fu tanto per i suoi esperimenti di autogestione e democrazia diretta, quanto per quella guerriglia partigiana che combatté vittoriosamente contro occupanti austro-tedeschi, nazionalisti ucraini, revanscisti zaristi. E contro l'Armata Rossa, che dopo un'alleanza tattica con i machnovisti, una volta vinta la guerra civile li annientò bollandoli come «banditi». Oggi i documenti ci raccontano un'altra storia di quella che fu al contempo l'ultima rivolta contadina in Europa.