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Io cattiva? No, io precaria. (Manuale del lavoratore flessibile)
"Ecco l'identikit del lavoratore precario. Che ha camminato in mezzo al fuoco, da Treu a Biagi, da Berlusconi a Prodi, da una scrivania all'altra (magari). Un viaggio apparentemente senza destinazione e invece nel momento in cui ne parla, Camilla sente più vicino l'attimo in cui lei, lavoratrice 'flessibile', come si autodefinisce, potrà affrancarsi dalla sua condizione di precarietà.""""" -
Perché l'università. Riflessioni sull'etica del sapere
Nell'immaginario collettivo, frutto spesso di un'informazione parziale, il termine ""università"""" evoca sovente un potere accademico ottenuto con procedure discutibili, una gamma di complicate offerte didattiche, una laurea da conquistare a caro prezzo quale viatico per accedere a posizioni professionali di prestigio. Con minor frequenza si considera il valore aggiunto che gli studi universitari apportano ai singoli cittadini e all'intera società in termini di conoscenze, di abilità, di crescita personale. Nel corso della sua più che venticinquennale storia """"Universitas"""" ha mantenuto fede all'impegno di richiamare i valori accademici che hanno fatto grande questa istituzione nel corso dei secoli e l'hanno resa indispensabile alla civiltà, certamente non solo occidentale. I curatori di questo volume, Isabella Ceccarini e Pier Giovanni Palla, hanno selezionato e ordinato in cinque ripartizioni articoli e saggi pubblicati negli anni 1993-2006 da 35 autori italiani e stranieri, accomunati dal riferimento ai valori universali e allo spirito accademico su cui fondare l'università ideale, luogo di trasmissione delle conoscenze, di elaborazione della cultura, di ricerca scientifica, di servizio autentico alla società, di dialogo fra generazioni. Ridare ispirazione all'università, affinché recuperi l'aspetto di comunità che da sempre l'ha caratterizzata, in alternativa ai riduzionismi che sembrano oggi prevalere: è la missione non """"impossibile"""" riproposta nelle pagine di questo volume."" -
Io, mamma... e Wittgenstein
Il rapporto tra madre e figlia viene raccontato in brevi flash, momenti di vita quotidiana in cui le due donne si confrontano. La figlia cerca un'accettazione e un'attenzione da parte dell'anziana madre, che però la donna non è mai stata in grado di offrire; la madre novantenne e malata cerca un aiuto per la sopravvivenza quotidiana, dando per scontato che tale aiuto debba esserci, non ritenendo necessario ringraziare la figlia. Le difficoltà del linguaggio della madre, ritornata ad una sorta di stadio iniziale di espressione, obbliga anche la figlia a semplificare e impoverire il proprio vocabolario per riuscire a comunicare con lei. La filosofia di Wittgenstein, il filosofo del linguaggio, attraversa tutte queste pagine, in cui la comprensione tra persone è estremamente difficile. Una sottile ironia pervade il racconto, accompagnato da riflessioni sul senso dell'esistenza e sul valore delle proprie scelte. -
Roma città dell'anima. Viaggiatori, accademie, letterati, artisti.. Ediz. illustrata
Per tutto il secolo passato il Bel Paese è stato tappa d'obbligo e meta prediletta di artisti e letterati che lo ""invadevano"""" arrivando da ogni parte d'Europa. Roma, poi, """"una città di provincia mal tenuta"""", secondo l'ironica definizione del Taine, rappresentava per lo scrittore americano Henry Adams """"il vizio più violento del mondo"""", e chi veniva nella Città eterna alla ricerca dei fondali rappresentati dalle basiliche, dai palazzi, dalle piazze e dai suoi melanconici paesaggi rimaneva ben presto affascinato dal popolo che l'abitava, dai costumi, dalle usanze, dalle tradizioni da immortalare con la matita o il pennello e, da lì a poco, con la carta emulsionata. Ciò che spingeva l'aristocratico inglese, francese o tedesco che fosse a """"correre da un capo all'altro del mondo"""", come annotava nel 1580 Montaigne nel suo"""" Journal de voyage en"""" era un crogiuolo di curiosità intellettuali, di inquietudini se non addirittura di malinconia che solo il sogno italiano poteva lenire. Questi viaggiatori, è bene tener presente, non avevano fretta, non erano loro a entrare nel viaggio già organizzato da altri, ma era questo a penetrare in loro. Bevendo direttamente alla fonte, ne condizionavano la scelta degli itinerari, le soste e soprattutto la durata di queste; e alla fine del più o meno lungo peregrinare, come scrisse Stendhal, non rimaneva loro che desiderare """"dopo aver visto l'Italia, trovare a Napoli le acque del Lete, dimenticar tutto e ricominciare il viaggio e passar così la vita intera""""."" -
Il ronzio del calabrone
L'autore srotola dalla sua memoria nostalgica brevi racconti-aneddoti e simpatici siparietti popolari di rimando veristico che l'ironia (mai il sarcasmo) e il sorriso (mai il riso) nulla sottraggono alla ricomposizione di uno scenario apparentemente sbiadito, a cui, però, non difetta qualche felice intromissione del dialetto calabrese. Si tratta di gradevoli fotogrammi entro cui lo scrittore, di volta in volta da spettatore e da protagonista, richiama al godimento nel presente. Il libro è anche un piccolo 'scrigno' di gradevole storia e cultura popolare che sa offrire agli uomini del XXI secolo, tormentati dall'utilitarismo, dal materialismo, dal frenetico rincorrere il successo, una dritta per meglio procedere sull'impervio cammino della vita. (dalla prefazione di Giovanni Zavarella) -
«Nunc-olim» Ora-Allora
La contrapposizione tra presente e passato costituisce motivo di discussione appassionata tra gruppi di persone di età diversa, specie quando i più vecchi vogliono spingersi ancora più indietro, per scavare tra loro e i giovani un solco ancora più profondo. Il divario e la distanza tra i diversi stati d'animo nei vari momenti della vita l'autore li ha visti nel tempo, ma anche nello spazio, perché, ad esempio, appare alquanto diverso l'atteggiamento di chi vive in riva al mare rispetto a coloro che vivono da sempre tra le montagne. Ogni soggetto visto in tempi e sotto aspetti diversi crea ammirazione nell'autore, che ne esalta le differenze più spiccate di oggi rispetto a ieri. Ne risultano contrasti a volte stridenti, a volte ammirevoli per tinte e sensazioni profonde che Dino Remedia si propone di suscitare nel lettore, curioso come lui di fermarsi su angoli del passato in penombra. -
Azzurro-cielo e verde-pistacchio
Rasentano spesso la solitudine le donne e gli uomini che animano ""Azzurro-ciclo e verde-pistacchio"""". Contrariamente alle apparenti levità e freschezza del titolo, i protagonisti dei sette racconti qui raccolti sottostanno, nel mettere in scena i loro atti di amore e di disamore, alle inoppugnabili leggi della umana sofferenza; a volte incerti, a volte decisi, mai leggeri nell'affrontare con dignità le personali rese dei conti. Per alcuni si compie un destino di tragedia, per altri maturano conoscenze inimmaginabili, altri ancora si rappacificano col proprio buio e lo accettano come compagno di strada. Racchiusi in un presente quasi senza storia, per quanto i personali spaesamenti si prendano tutta l'energia e tutta l'attenzione, questi piccoli donne e uomini del nostro tempo - così nudi, così indifesi, così veri - giganteggiano infine coi loro involontari eroismi, con la loro rara capacità di rappresentare tutti noi."" -
Fantastella
Sideria è un lontano pianeta in cui si trova il tempio di Fantastella, abitato da otto giovani fate: Aura, Chiros, Des, Ide, Fenix, Primessa, Rio e Nibella. Queste fate sono addette ad esaudire i desideri degli abitanti degli otto pianeti dell'Universo conosciuto; ma dalla Terra, purtroppo, arrivano sempre meno desideri da esaudire. La fata Rio è preoccupata, perché significa che gli abitanti della Terra hanno meno sogni e meno ideali da perseguire; decide quindi di scoprire il perché di tanta apatia. Des, Ide e Rio vengono inviate così sulla Terra per controllare di persona la situazione. Qui faranno la conoscenza di Luca, un bambino gravemente ammalato che non può camminare, ma che desidera tanto avere degli amici con cui giocare. Le giovani fate esaudiranno il suo desiderio e quelli di tanti altri bambini, perché i fanciulli conservano ancora in sé il sogno e la fantasia. -
Come gli uomini vedono le donne
A parlarci delle donne, in questo libro, è un uomo. Il tono è ironico e a volte provocatorio, ma sicuramente trapelano verità in cui ogni uomo e ogni donna possono immedesimarsi e a volte ci si ritroverà a sorridere su pensieri e comportamenti che spesso ci hanno visto protagonisti nei nostri rapporti di coppia. Il tema centrale è infatti il comportamento femminile e gli effetti che esso provoca sull'uomo, un rapporto di causa effetto in cui entrano in gioco mille variabili, come la personalità, il ruolo, le ambizioni e, in particolare, l'età. L'uomo vede la donna con occhi diversi a seconda della propria età ed è così che l'Autore man mano fornisce dei colorati e vivaci ritratti del ventenne, del trentenne, del quarantenne e del cinquantenne e del loro originale e mutevole rapportarsi con la donna. Alla fine comunque, al di là di incomprensioni, insicurezze o strani scherzi della sorte, la donna è l'assoluta e indiscutibile compagna della vita dell'uomo. -
I sandali bianchi di Margherita
La prima cosa che colpiva di Margherita era il suo sorriso che le si vedeva negli occhi prima ancora che sulle labbra. Aveva ereditato dal padre il carattere estroverso e il fare cordiale e gentile, piaceva per il suo aspetto delicato e il suo modo di esprimersi e di rivolgersi agli altri. E così erano tante le persone che Margherita frequentava e che le volevano bene come Vittoria, un'amica della mamma, e i suoi figli con cui spesso giocava, i proprietari della fabbrica di bibite che le regalavano le gassose con dentro bellissime bilie di vetro, il calzolaio Rocco che l'aveva portata in salvo dal cinema in fiamme, lo strano 'zio Medaglia' che un giorno le regalò una medaglietta portafortuna. Un velo di tristezza, a causa di drammatici eventi, spesso si nascondeva però dietro le sue giornate che di ora in ora volavano leggere, piene di emozioni e sensazioni nuove alle quali Margherita riandava con il pensiero ogni sera prima di addormentarsi. -
Io di io
"Insieme di parole con o senza senso, questi sono i miei pensieri che voglio fissare in questo piccolo libro. [...] Ho trovato in questo rito di scrivere parole su parole, il modo di avvicinarmi a quello che cerco di capire io stesso (che in quel momento sono solo padrone di ombre)."""" Gabriele Giorgi" -
Poesie
"Dunque incontriamoci al fiume/ che la notte dimentica ogni notte./ Noi come queste acque: insieme/ per qualche istante nel viaggio/ verso il mare;/ noi, a tessere le dita nella notte/ che ci ignora e ci nutre;/ noi, per quanto ancora, dopotutto?""""" -
Il mio Enzo Biagi. Come l'ho visto, conosciuto, intervistato
"Era il Mennea del nostro giornalismo, tant'è che gli rimproveravano di scrivere troppo. Il lavoro non gli dava tregua e lui, da par suo, tregua non chiedeva e non voleva. [...] I suoi libri il pubblico li beveva d'un fiato, come bicchieri di Soave. E soavemente li tracannava anche chi era astemio (o già ubriaco). Era chiaro che Biagi avrebbe smesso di scrivere soltanto quando il pubblico avrebbe smesso di bere, cioè di leggere. [...] Trattava un capo di governo come avrebbe trattato un operaio, e trattava l'operaio come avrebbe trattato un capo di governo. [...] Celebre, era fra i più celebrati giornalisti italiani, eppure pareva non accorgersi della propria importanza. Ed era timido, timidissimo. Non di rado l'ho visto arrossire, impacciarsi, imbarazzarsi. [...] Aveva sempre l'aria del fanciullo meravigliato per il fatto che ci si rivolgesse a lui con la considerazione che normalmente si riserba a persone autorevoli. [...] La sua modestia mi ha sempre fatto sorgere un dubbio: forse Enzo Biagi non sapeva di essere Enzo Biagi. E un giorno gliel'ho detto: 'Credo che lei, Enzo Biagi, non sappia di essere Enzo Biagi: possibile che nessuno ancora gliel'abbia detto?' Ridemmo di cuore davanti a una tazzina di caffè 'macchiato'."""" Tony Golia" -
Parole vissute
La poetessa prende per mano il lettore come per invitarlo ad un dialogo. E sono molte le metafore che, di volta in volta, riconducono l'atto di scrivere al vivere, a quella intimità di cui ci parlano i versi in un tono autentico e sempre con un taglio essenziale. L'autrice si dona al lettore, un lettore che non disdegni la semplicità, anzi che sappia apprezzarne il valore sempre attuale. (dall'Introduzione di Sauro Albisani) -
Lo mal d'umore
Leggere ""Lo Mal d'Umore"""" vuol dire svegliarsi bruscamente dal sonno abituale indotto dalla nenia ininterrotta di usurate parole senza costo, vuoi dire sentire fame e sete soltanto di digiuno, vuol dire tuffarsi in uno stagno di marmo nero non prima di aver attaccato come zavorra alla propria anima il macigno /coraggio perché possa arrivare 'leggera' fino al (pro) fondo, vuol dire credersi spettatori - dal sorriso ebete - dell'oscena messa in scena del Teatrino quotidiano, salvo a scoprire sconcertati che proprio noi siamo i protagonisti di quella Farsa. Durante la lettura di """"Lo Mal d'Umore"""" più volte ho dovuto arrestarmi, distogliendo lo sguardo dal foglio, troppo forte l'emozione, tanto stupore, tanto peso, tanto dolore. Ma non si può rinunciare alla bellezza. Anche quando la bellezza racconta qualcosa di terribile: l'ala della morte, sospesa su di noi, che getta ombra sulla nostra speranza; una nuvola molesta che si fa beffa del nostro desiderio di sole; una macchia che contamina la nostra immacolata voglia di vivere. Sublima il dolore l'arte. Esorcizza la morte la bellezza. Dopo Calogero, in senso cronologico, la Calabria ha in Stancati un poeta di respiro nazionale e non solo."" -
Amaramente
La violenza sia fisica che psicologica sulle donne, sui bambini, sui deboli si insinua strisciante nella nostra realtà quotidiana, e spesso non siamo in grado di riconoscerla o non abbiamo il coraggio di denunciarla. L'autrice leva un grido contro ogni tipo di violenza: del sacerdote contro la donna divorziata, che viene esclusa dalla comunità religiosa; della guerra terribile che ha sconvolto il mondo sessantanni fa; del branco di adolescenti che si scaglia contro una coetanea inerme; del padre che abbandona la famiglia per seguire la sua illusione di giovinezza; dei governi che manipolano interi popoli; del piacere fine a se stesso che annulla la capacità di provare sentimenti. -
Gli enigmi della sfinge
La storia della Sfinge è stata tramandata alla cultura occidentale dalle pagine della letteratura greca e latina. Mitografi e poeti hanno scritto che era un monstrum, una creatura spaventosa, con un volto di fanciulla, ""aveva un volto di bellezza divina, ma le sue zampe e il suo petto erano di leone""""; """"fanciulla che striscia, vola e cammina [...] è una donna alata se la guardi di fronte, nel mezzo è una belva fremente; dietro è un serpente attorcigliato"""". La sua figura impressionante si accompagnava ad un comportamento altrettanto terrificante; Diodoro Siculo scrive: """"la bestia biforme proponeva a tutti un enigma, ma l'enigma era difficile da risolvere e molti [...] erano stati uccisi da lei"""". L'iconografia di questa creatura ci giunge tuttavia dall'Egitto: la gigantesca statua della piana di Gizah, il colosso, rappresenta il tipo maschile della Sfinge, ma nel corso di scavi archeologici attorno alla piramide del faraone Gedefra è emersa una statua di sfinge femminile, più antica del colosso di Gizah. In questo saggio l'autrice ripercorre le origini della leggenda su questa creatura analizzando le divinità dell'Egitto e l'importanza che esse hanno avuto per quella civiltà; poi passa ad esaminarla dal punto di vista della civiltà greca, in cui essa si è mescolata ai miti autoctoni, come a esempio quello di Edipo. La ricerca è esauriente e narrata con stile appassionato che tiene alta l'attenzione del lettore nella riscoperta di un mito senza tempo."" -
Elle come...
"Elle come..."""" opera prima, non è altro che un viaggio nell'universo femminile dove con precise pennellate delinea nove ritratti in cui si ritrova a essere protagonista o comprimaria o, ancora, biografa di donne con le quali è venuta in contatto durante il suo percorso formativo." -
All'ombra della croce del sud
Un giovane neuropsichiatra dell'università di Ancona vive un grave momento di crisi nella sua vita personale, che si riflette anche in quella professionale. È sempre stato un medico entusiasta del proprio lavoro, che ha svolto per la maggior parte in Sud Africa per un'associazione no profit. Nel meraviglioso paese africano ha conosciuto Rebecca, sua moglie, che lo ha lasciato di recente, ma il motivo della separazione non viene inizialmente rivelato. Dopo terribili momenti di sbandamento, conosce casualmente Matilde, una vivace diciassettenne, e sua madre Nora, che vivono in un bellissimo casolare nella campagna marchigiana. Decide di trasferirsi da loro per un po' di tempo, e qui, a contatto con la natura, comincia a riscoprire le cose semplici della vita, e riesce a confessare il proprio immenso dolore. Grazie a Manfred, un amico dello Zimbabwe, si convince a tornare in Africa, perché quello è il suo mondo, e lì riuscirà forse anche a ritrovare la serenità. -
Fammi volare
Lo scorrere della vita delle persone si scontra sempre con avvenimenti che ne condizionano o a volte addirittura ne sconvolgono il regolare procedere. In Fammi volare l'Autore ci racconta il percorso interiore di un uomo che passando attraverso momenti drammatici continua a porsi domande, senza ad ogni costo attendere risposte, e a ricercare se stesso nel rapporto con gli altri e la natura. Alla ricerca di una felicità intesa come modo di vivere che contempli il rispetto ma soprattutto l'amore verso chi ci circonda. E non è forse solo l'amore l'unico elemento che l'essere umano conosce per provare a volare?