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Raoul Dufy. Il pittore della gioia. Ediz. italiana e inglese
La vita e l'opera dell'artista francese, pittore e scenografo Autore di opere monumentali come La Fata Elettricità (un murale di oltre 60 metri di lunghezza per 10 di altezza, composto da 250 pannelli dipinti a olio, commissionatogli per il Padiglione francese dell'Esposizione Universale del 1937 a Parigi), Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio '900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l'intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne - per antonomasia - il pittore della gioia e della luce. Lo stile dell'artista, colorista nato, è caratterizzato da una tavolozza vivace e sconfinata e da un disegno libero e morbido, dominato dagli arabeschi e dalle curve che lo rendono così incantevole. Il rapporto al contempo audace e delicato istituito tra colore e disegno costituisce il maggiore contributo di Dufy alla pittura moderna. Con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti tratti dalla poliedrica produzione di Dufy e provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi (tra gli altri, il Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre Pompidou, Palais Galliera, il Musée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza, il Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles), il volume racconta la vita e l'opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico. Pubblicato a corredo della prima grande retrospettiva a lui dedicata in Italia, Raul Dufy. Il pittore della gioia è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall'artista, dove le sensazioni visive ridotte all'essenza della realtà, l'utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere. Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d'animo. -
Il palazzo reale e immaginato. Conversazioni, descrizioni, rappresentazioni. Ediz. illustrata
Il secondo volume della collana di studi Progetto collezionismo in Galleria Borghese. Il palazzo e la parola; il palazzo e i movimenti, i gesti, i rituali di chi lo vive e lo osserva; il palazzo e l'idea stessa di palazzo. Queste associazioni permettono di entrare nelle dimore dell'aristocrazia romana attraverso i modi in cui essi erano esperiti e immaginati nell'età moderna. Cosa potevano dirsi i visitatori di una galleria quando ammiravano la moltitudine di oggetti (non solo quadri e sculture) che popolavano il suo interno? Come interagivano con lo spazio, con gli apparati decorativi (che erano anche cerimoniali) e tra loro stessi all'interno di uno spazio così complesso? In che modo il palazzo stesso regolava queste norme di interazione sociale? E in che modo le norme comportamentali associate alla vita nel palazzo permettevano di immaginarne di nuovi, reali o inventati nelle narrazioni letterarie, di scrutare la società stessa attraverso l'idea di palazzo, anche quando lo sguardo era rivolto a culture lontane? I saggi raccolti in questo volume affrontano queste domande e offrono una riflessione sul palazzo reale e immaginato, vissuto e descritto, con l'obiettivo di entrare nel vivo della storia dei palazzi come spazi della socialità. -
Paolo V Borghese (1605-1621). Arte e politica a Roma, in Europa e nel mondo
Il libro è dedicato alla figura di papa Paolo V Borghese (1605-1621) nel quarto centenario della morte. I contributi che lo compongono offrono un quadro complessivo aggiornato del programma politico, ecclesiastico e artistico del pontefice e della vita culturale di Roma all'inizio del XVII secolo. Alexander Koller sottolinea la dimensione globale del papato borghesiano tramite una capillare rete di contatti e un'attenzione mirata alle relazioni extraeuropee. Augusto Roca De Amicis traccia un'immagine dell'urbanistica romana al tempo di Paolo V servendosi del tema delle piazze, letto tramite l'opera di Maestri e Sottomaestri di Strade. Fernando Loffredo si avvale della figura di Pietro Bernini per ricostruire l'importanza delle imprese scultoree promosse dal pontefice nelle basiliche di San Pietro e di Santa Maria Maggiore. Elena Fumagalli offre uno sguardo d'insieme sul funzionamento dei cantieri pittorici paolini, leggendo in parallelo le iniziative in Santa Maria Maggiore, nei Palazzi Vaticani e del Quirinale, dove Steven F. Ostrow torna per affrontare il significato del rilievo di Taddeo Landini raffigurante la Lavanda dei piedi che il papa volle collocare nella Sala Regia. Con i testi conclusivi si affrontano la musica e il teatro: Arnaldo Morelli analizza l'esperienza della Cappella Borghese a Santa Maria Maggiore, in particolare le litanie seguite dal canto delle maggiori antifone mariane; Aldo Roma si concentra sul teatro al tempo di Paolo V, mettendo in particolare evidenza il cosiddetto teatro di collegio, vale a dire una pratica con funzione pedagogica messa in atto negli istituti di formazione. Grazie a questi studi Paolo V appare una figura autonoma e prismatica nel campo della committenza artistica, indipendente dal celebre nipote, il cardinale Scipione Borghese. -
Bob Dylan. Retrospectrum
Oltre cento opere d'arte, tra quadri, disegni e sculture, realizzate dal cantautore e Premio Nobel Bob Dylan ""Retrospectrum"""" vuole offrire prospettive utili a esaminare la condizione umana e a esplorare i misteri della vita che continuano a lasciarci perplessi. È molto diversa dalla mia musica, naturalmente, ma ha lo stesso scopo."""" Bob Dylan, novembre 2022 Indiscusso talento dei nostri tempi, innovatore che ha impresso un'impronta senza eguali nel grande spartito della musica, personalità gelosa della propria autonomia creativa e restia al conformismo politico e alle convenzioni sociali, Bob Dylan ha interpretato a suo tempo l'America dei diritti civili, dell'uscita dalla guerra in Vietnam e dell'incubo atomico. Ma presto ha sentito strette le vesti del cantautore di protesta, sempre infischiandosene delle logiche commerciali e degli stilemi artistici compartimentati. Retrospectrum ne disvela l'attività di pittore e scultore, un'angolatura originale per cogliere appieno l'eclettismo di un'icona che ha saputo scavalcare confini geografici, espressioni estetiche e generazionali. Pubblicata in occasione di una delle più grandi retrospettive dedicate alla produzione artistica del leggendario cantautore, la monografia presenta la natura multiforme di Dylan attraverso un'ampia gamma di opere d'arte, che vanno dai dipinti a olio, agli acrilici, agli acquerelli, ai disegni a inchiostro, pastello e carboncino, fino a una serie di sculture in ferro. Attraverso otto sezioni tematiche (Le prime opere su carta; The Drawn Blank Series; Revisionist Art; The New Orleans Series; Opere in ferro; The Beaten Path; Mondo Scripto; Deep Focus) e i contributi di Shai Baitel, Alain Elkann, Anne-Marie Mai, Greg Tate, Richard Prince, Bob Dylan e Caterina Caselli, Retrospectrum ripercorre l'esperienza vissuta da Dylan nel campo dell'arte visiva in un originale percorso che documenta la trasformazione delle fonti e degli stili che lo hanno ispirato e influenzato nel corso degli anni."" -
Armida Gandini. Ediz. illustrata
Il secondo capitolo del progetto triennale ""Una generazione di mezzo"""" dedicato a cinque personalità artistiche bresciane contemporanee. La ricerca di Armida Gandini è da sempre focalizzata sul tema dell'identità, declinato mediante linguaggi diversi ed eclettici come il disegno, la fotografia, l'installazione e il video, a loro volta ricondotti a inedite sintesi. Gandini, nata a Brescia nel 1968 (vive e lavora a Verolanuova, BS), si forma all'Accademia di Belle Arti di Brera, diplomandosi con una tesi sul cinema di Eric Rohmer, discussa con il professor Francesco Ballo. Per Gandini, l'approfondimento di un ambito attraverso le varie prospettive che può mettere in campo è il modo congeniale per sviluppare una riflessione che diventa ragionamento visivo nello spazio, con un approccio spesso installativo e coinvolgente. Sin dal progetto I luoghi della memoria (2001), l'elemento identitario è indagato attraverso le esperienze di vita delle persone nella loro relazione con l'altro, con il mondo e con la storia culturale dell'uomo, in uno scenario che si fa sempre più complesso sia dal punto di vista sociale che antropologico. Il rapporto con il cinema, la letteratura e i """"testi"""" culturali esistenti è costante nella sua pratica, andando a rappresentare una suggestione importante e dialettica. Nel corso degli anni la sua produzione, organizzata secondo cicli tematici ed espressivi, affronta i diversi stadi grazie ai quali si gioca la formazione della personalità umana. I suoi territori di ricerca riguardano, infatti, il viaggio, il confine, la soglia, l'ostacolo, la crescita, l'eredità affettiva e culturale. Gandini ha partecipato a numerose mostre presso spazi pubblici e gallerie private, sia nazionali che internazionali; i suoi lavori sono presenti in molte collezioni sia in Italia che all'estero e i suoi video sono stati esposti in vari festival internazionali."" -
Rossella Gilli. Il potere degli elementi-The power of elements-Le pouvoir des éléments
Uno dei fini del processo alchemico è la trasmutazione del corpo fisico in un ""corpo di gloria"""". Il corpo negli antichi manuali è consegnato agli studiosi nella molteplicità delle sue travagliate trasformazioni, azioni alle quali dovrà sottoporsi prima di accedere alla purificazione finale che, grazie alla Pietra filosofale, sostanza catalizzatrice, gli consentirà di risanare la corruzione della materia. Il corpo nudo o vestito è il protagonista iconografico dei rimandi metaforici e linguistici della scienza esoterica e si presenta all'adepto con molteplici livelli di lettura del lavoro all'interno dell'officina alchemica. I corpi nudi degli elementi maschile e femminile si congiungono immersi nelle acque calde dell'oscurità che li circonda, rappresentata dal vaso alchemico e dalla graticola in cui si sviluppa il calore di fermentazione. Le due sostanze giungono quindi alla fusione dei loro corpi materici e di quelli sottili. I nudi e i ritratti di Rossella Gilli, traggono ispirazione dai grandi maestri della storia dell'arte. La loro rappresentazione in linee sinuose e in volumi d'ombra svela le informazioni rilevate dal temperamento dei corpi e mette a nudo le facoltà della loro anima. Sono ritratti di amici, parenti, conoscenti, esaminati nella loro purezza e rielaborati nella loro possibilità di divenire soggetto di una trasformazione consapevole."" -
Saverio Rampin. Tempo, spazio, luce. Opere 1955-1991
Formatosi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, Saverio Rampin (1930-1992) si fa presto notare nell'ambiente artistico del territorio, e partecipa dal 1948 alle collettive dell'allora attivissima Fondazione Bevilacqua La Masa e nel 1950, a soli vent'anni, espone alla Biennale di Venezia. È oggi considerato uno dei maggiori esponenti dello spazialismo veneziano, nonostante Rampin non abbia mai voluto firmarne il manifesto. Dal linguaggio spazialista degli anni cinquanta e sessanta, con i Momenti inquieti e i Momenti di natura, Saverio Rampin arriva ad approfondire la sua ricognizione sul colore e sulle geometrie negli anni settanta, un tragitto che abbandonerà in seguito per una personale ricerca, decisamente intimista. Negli anni Ottanta il percorso prosegue con i dipinti avvolti in una luce diafana e con una tavolozza estremamente chiara e luminosa che si accende di singolari intensità cromatiche. Nell'ultimo periodo, l'artista sviluppa invece un inventario a ritroso dove s'inoltra nella districata matassa di una composizione multipla; è l'ultimo regesto, nel quale il nero di un presagio consapevole è messo in relazione con persistenti barre di colore che lo sdrammatizzano. -
Una nuova Sant'Agnese. Il recupero di una chiesa del XII secolo e un nuovo centro per l’arte. Ediz. italiana e inglese
La storia del lungo e complesso intervento di recupero e riqualificazione dell'edificio sacro di origine medievalernIl volume racconta il recupero di un edificio storico, una chiesa del XII secolo, che dopo sette anni di restauro diventa un polo culturale e un centro per l’arte restituito alla città di Padova.rnÈ un racconto che contiene altre storie – l’operato di figure come l’archeologo, il restauratore, lo storico, l’architetto – perché un recupero così lungo e importante non può che essere frutto della collaborazione di molte professionalità di alto livello.rnGli scavi hanno portato alla luce reperti importanti (in primis alcuni frammenti d’affresco di epoca giottesca) e il nuovo centro si pone come dialogo tra epoche storiche diverse, dall’edificio eretto all’inizio dello scorso millennio, ai frammenti del Trecento, alle opere di arte moderna e contemporanea che fanno parte della collezione della Fondazione Alberto Peruzzo.rnIl libro parla della storia del luogo, del suo recupero, ma anche della sua missione futura, e di come un sito dal ricco passato e dalla lontana spiritualità possa essere strappato dal degrado e recitare un ruolo chiave, grazie all’arte e alla cultura, nella società contemporanea. -
Tenconi. Lo spazio sconosciuto dell'arte. Ediz. illustrata
La lunga vicenda artistica della pittrice lombarda Sandra Tenconi è da tempo ormai una sensibile, delicata, profonda artista, interprete della grande pittura lombarda. Il fatto che Sandra Tenconi sia ancora una pittrice vivacemente attiva e impegnata conferisce a questo libro un valore speciale: non è in onore di un'artista, ma la sua conferma nella contemporaneità, di cui Sandra avverte con preoccupazione, ma anche con la solita indomita passione, le contraddizioni e i rischi, avvinta comunque dalla sensazione di partecipare sempre all'affascinante storia del farsi dell'arte. Il libro ripercorre, per temi (Roccoli e Ticino; Natura e paesaggi; Figure; Autoritratti; Moni Ovadia; Teddy Bears; Forme sospese), la lunga vicenda artistica di una donna minuta che pensa in grande, riuscendo a mantenere lo sguardo fisso sulle vicende del tempo, quello personale, ma anche quello storico. Uno sguardo a volte perplesso, ma anche ironico, credendo in se stessa, ma anche dubitandone, comunque tenacemente ancorata alla convinzione che l'esistenza sia un compito, un dovere a cui non ci si può sottrarre. Sandra Tenconi (1937) ha studiato a Brera con Aldo Carpi e Domenico Cantatore. Ha al suo attivo una settantina di mostre personali, dalla prima a Varese, presentata da Dante Isella nel 1960, all'ultima antologica alla Fondazione BPL di Lodi. Ama lavorare en plein air, o in studio sugli appunti presi sul posto. Il suo soggetto è in primo luogo la natura: le montagne, gli alberi, i tramonti, le cascate, i tronchi abbandonati, i fiori, le zucche. Ma anche la figura umana e il ritratto. La critica la colloca spesso nel filone del naturalismo lombardo; i suoi modelli di riferimento vanno più lontano, da Turner e Goya a Graham Sutherland. Le tecniche preferite sono l'acrilico, il pastello e l'acquerello. Ha tirato molte litografie con le Edizioni della Spirale, soprattutto per Olivetti. -
Stregherie. Ediz. illustrata
Fatti, scandali e verità sulle sovversive della storia. -
I Macchiaioli. L'avventura dell'arte moderna
Un excursus alla scoperta dei Macchiaioli, il movimento pittorico più importante dell'avanguardia italiana risorgimentale, e dell'arte italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento Con il termine ""Macchiaioli"""" si definisce il gruppo di artisti italiani più importante dell'Ottocento. Spiriti indipendenti e ribelli che abbandonano le scene storiche e mitologiche del neoclassicismo e del romanticismo per aprirsi a una pittura realista e immediata, senza disegni preparatori, dipingendo per l'appunto """"a macchie"""" dense e colorate la vita quotidiana, con brevi pennellate che rendono molto più veritieri i soggetti. I contorni nei loro dipinti sono sfumati nel tentativo di riprodurre la realtà così come appare a un colpo d'occhio. Attraverso una selezione di circa ottanta opere, I Macchiaioli presenta alcuni capolavori dell'arte dell'Ottocento italiano dalla """"macchia"""" (1856-1868) al naturalismo toscano (1865-1900), fra dipinti celebri e opere meno note, in gran parte provenienti dalle più prestigiose collezioni private europee. A capolavori quali Solferino (1859) di Telemaco Signorini, Mamma con bambino (1866-1867) di Silvestro Lega, Fanteria italiana (1864 circa) e Tramonto in Maremma (1900-1905) di Giovanni Fattori si affiancano dipinti come Bambino al sole (1869) di Giuseppe De Nittis e Signore al pianoforte (1869) di Giovanni Boldini. Opere dai contenuti innovativi per l'epoca che vertono sulla potenza espressiva della luce, che rappresentano la punta di diamante di ricchissime raccolte di grandi mecenati di quel tempo, personaggi di straordinario interesse, accomunati dalla passione per la pittura, imprenditori e uomini d'affari innamorati della bellezza, senza i quali oggi non sarebbe possibile ammirare questi capolavori. Attraverso i saggi critici di Sergio Gaddi, Leo Lecci, Tiziano Panconi, Lucio Scardino e Gianni Schiavon, il catalogo e le schede tecniche e bibliografiche delle opere (a cura di Elisa Larese), il volume propone una narrazione visiva dalla nascita all'evolversi e al concludersi dell'esperienza artistica dei Macchiaioli e del loro entourage, dal 1855 fino al '900 inoltrato."" -
Accademia Carrara. Guida alla visita
La Guida alla visita presenta una delle raccolte d'arte italiane più ricche e prestigiose, accompagnandoci sala per sala attraverso una selezione di oltre sessanta capolavori dell'Accademia Carrara. L'itinerario si snoda dal Rinascimento all'Ottocento e tocca le principali scuole pittoriche italiane, illustrando con testi di commento e un ampio corredo di immagini opere di grandi maestri fra cui Pisanello, Mantegna, Bellini, Raffaello, Tiziano, Lotto, Moroni, Tiepolo, Canaletto e Hayez. -
Cecco del Caravaggio. Ediz. illustrata
Un importante tributo dedicato al pittore Cecco del Caravaggio, alias Francesco Boneri (1585 circa - post 1620), in occasione dell'esposizione inaugurale per la riapertura dell'Accademia Carrara. Allievo e modello del Merisi, insofferente alle regole, destinato a suscitare contrasti e forse inimicizie, sebbene pressoché assente dalle cronache storiche e da quelle giudiziarie (a differenza della maggior parte dei suoi colleghi della cerchia caravaggesca), l'enigmatica figura di Cecco del Caravaggio appare come anticonformista capace di clamorose novità negli impianti iconografici virtuoso di una pittura straordinaria implacabile nella definizione delle forme dei contorni nel colore naturalista oltranzista audace iperrealista ante literram prepotente e privo di timori censori a tratti esplicito nei rimandi erotici e nei messaggi omosessuali. Due sono i poli entro i quali la pittura di Cecco del Caravaggio oscilla mirabilmente. Da una parte un invincibile gusto retrospettivo, sospinto dal recupero di Savoldo, che la fa apparire per molti aspetti neocinquecentesca, sia per le opzioni della moda sia per l'iperrealismo cristallino delle forme e dei colori. Dall'altro verso abbiamo una fra le più profonde e fedeli prese di coscienza della rivoluzione caravaggesca, che produce ardite, talvolta scandalose innovazioni iconografiche. L'artista prende coraggio e forza nell'osare dalla lezione ricevuta direttamente da Merisi, ma va anche oltre, al limite dell'emarginazione, al limite della scomparsa e della perdita. Perché la pittura di Boneri (il cognome all'anagrafe di Cecco) è aspra e tagliente, audacissima e spietata, nuda e cruda, sensuale e antica, pervasa da uno spessore intellettuale inedito a Roma, disseminata di metafore spregiudicate, laddove nessuno dei colleghi - cresciuti alla ""schola"""" di Merisi - giungerà mai. Attraverso il confronto con due dipinti di Caravaggio e opere di artisti che hanno ispirato e sono stati ispirati da questo affascinante pittore, Cecco del Caravaggio. L'allievo modello indaga, con uno sguardo privo di pregiudizi, questo straordinario personaggio: un artista anticonformista, con sentimenti e pensieri sorprendentemente moderni."" -
Giacomo Ceruti nell'Europa del Settecento. Miseria e nobiltà
Pittore degli ultimi e ricercato ritrattista dell'aristocrazia, tra ombre e luci, dall'umanità sofferente a intonazioni serene, da scene di povertà fino alle più aggiornate e raffinate tendenze dell'arte europea del XVIII secolo. A trentasei anni dall'ultima grande mostra dedicata a Giacomo Ceruti (1698-1767), Miseria & Nobiltà. Giacomo Ceruti nell'Europa del Settecento torna a indagare la figura di questo pittore che, con le sue toccanti rappresentazioni dei ceti umili e i suoi ritratti penetranti, si impose come una delle voci più originali della cultura figurativa del XVIII secolo. Attraverso oltre cento opere di Ceruti e di artisti che lo hanno preceduto o imitato, Miseria & Nobiltà propone una doverosa rilettura dell'opera di questo originale interprete della sua epoca capace di dare forma alle contraddizioni della società del tempo, determinata dalle scoperte e dagli studi che hanno permesso una revisione radicale dell'artista, anche raccontando relazioni di Ceruti con autori precedenti e a lui contemporanei, grazie alla presenza di opere di Moroni, Bellotti, Monsù Bernardo, Ceresa, Todeschini, Sweerts, Ribera, Fra' Galgario, Snijers, Tiepolo, Piazzetta, Rigaud. A rendere necessaria questa nuova indagine sulla figura dell'artista sono le mutate conoscenze e la valutazione della sua fisionomia che vengono indagate sotto una nuova luce grazie anche agli eccezionali prestiti internazionali di importanti collezioni pubbliche e private italiane. Ne emerge un nuovo, affascinante ritratto di questo grande artista caratterizzato da un lato dal radicamento entro l'avventura della ""pittura della realtà"""" in Lombardia, dall'altro il respiro internazionale del suo percorso. Giacomo Ceruti non solo dunque Pitocchetto o l'Omero dei diseredati (come lo definì Giovanni Testori), ma, soprattutto, pittore europeo e ricercato ritrattista della nobiltà, a cominciare da quella che volle collezionare nelle sue dimore le scene popolari che hanno reso celebre l'artista."" -
Immaginario Ceruti. Le stampe nel laboratorio del pittore
Nell'anno in cui Brescia è, con Bergamo, Capitale italiana della cultura, un approfondimento sul rapporto dell'artista milanese con il mondo della grafica Sono trascorsi quarant'anni da quando Mina Gregori, la più nota studiosa di Giacomo Ceruti, ha rilevato per la prima volta che in alcuni dipinti dell'artista, in particolare nelle scene di vita popolare, si celano diverse desunzioni dalle stampe, operate con minuzia e disinvoltura dal celebre pittore dei ""pitocchi"""". Nonostante la sua precoce e più volte ripresa segnalazione, questo affascinante quanto singolare capitolo della pittura pauperistica non è mai stato affrontato in modo sistematico prima di questa pubblicazione. Come molti artisti dell'epoca infatti, Giacomo Ceruti studiava le incisioni e le stampe dei maestri antichi e dei suoi contemporanei per comporre i propri geniali dipinti, specie per quanto riguarda sfondi, paesaggi e figure animali. Attingendo a un vasto repertorio grafico, che comprendeva opere di artisti francesi, olandesi e italiani, il celebre pittore degli umili perfezionò la sua arte, inserendosi in un clima culturale di respiro internazionale. Definire il ruolo rivestito dalle stampe nel laboratorio creativo di Ceruti risulta dunque determinante per comprendere fino a che punto si spinse, nell'opera dell'artista, l'inscindibile rapporto tra realtà e tradizione. Immaginario Ceruti ha seguito nel dettaglio il metodo di lavoro del pittore, illustrando le ragioni che lo spinsero ad attingere di frequente a un vasto repertorio calcografico che spazia dal Cinquecento al Settecento, da Jacques Callot agli acquafortisti olandesi passando per Pietro Testa e per i più moderni francesi. Scovando nelle opere di Ceruti le citazioni e i rimandi alle stampe più diffuse nelle botteghe del Settecento europeo, siamo oggi in grado di ricostruire una parte fondamentale del suo processo creativo."" -
Vizi d’Arte
Ugo Nespolo, artista versatile, opera in un ampio campo di discipline, dalla pittura al cinema e alla scultura. Negli anni sessanta lavora con la Galleria Schwarz e la sua prima mostra milanese, presentata da Pierre Restany, in un certo senso precorre il clima e le innovazioni del gruppo che Germano Celant chiamerà Arte Povera. Nel 1967 è pioniere delrnCinema Sperimentale Italiano, sulla scia del New American Cinema. A Parigi Man Ray gli dona un testo per un film che Nespolo realizzerà con il titolo Revolving Doors. I suoi film sono proiettati e discussi in importanti musei e istituzioni tra cui il Centre Pompidou a Parigi, la Tate Modern a Londra, la Biennale di Venezia. Nei tardi anni sessanta, con Ben Vautier, dà vita a una serie di eventi Fluxus e in seguito fonda con Enrico Baj l’Istituto Patafisico Ticinese. Sicuro che la figura dell’artista non possa non essere quella di un intellettuale, studia e scrive con assiduitàrnsugli sviluppi dell’estetica e del sistema dell’arte. Ha esposto conrngrande intensità in gallerie e musei in Italia e nel mondo. -
La città del leone. Brescia nell'età dei comuni e delle signorie
La storia della città di Brescia tra il XII e il XV secolo. A Brescia, come in altri centri urbani dell'Italia centro-settentrionale, i secoli XII-XV sono un periodo di vivace sperimentazione politica. I governi comunali, prima, e i regimi signorili, poi, contribuiscono a forgiare il volto della città attraverso la committenza di opere destinate soprattutto agli spazi pubblici e spesso cariche di messaggi politici. Comune e signoria partecipano inoltre alla creazione e affermazione di simboli e rituali che esprimono, allora come oggi, l'identità locale quali lo stemma comunale con il leone, che Carducci rese poi famoso associandolo all'eroismo della città martire delle Dieci Giornate (1849), oppure il culto civico di Faustino e Giovita, ""nuovi"""" patroni di Brescia, e quello delle reliquie delle Sante Croci, che ancora oggi scandiscono il calendario delle feste cittadine. Attraverso una variegata selezione di documenti e opere, alcuni inediti, La città del leone propone un viaggio attraverso tre secoli di storia, soffermandosi sui grandi eventi e cantieri che hanno segnato la città, e sui suoi protagonisti, dagli uomini del Comune ai Visconti e al Malatesta. Un'occasione per affrontare lo studio, finalmente in modo organico e approfondito, delle istituzioni civiche bresciane, degli uomini che ne diressero l'azione, delle forme di governo e degli strumenti di comunicazione, ma soprattutto per diffondere i risultati di queste ricerche su questa ricca pagina della storia locale. Pubblicato a corredo dell'esposizione bresciana, il volume prende in esame un arco cronologico compreso tra la seconda metà del XII secolo, epoca nella quale compaiono le prime tracce delle istituzioni civiche comunali, e il 1426, anno della dedizione di Brescia alla Repubblica di Venezia."" -
Gabriele Picco. Ediz. illustrata
Una selezione articolata di opere inedite dell'artista visivo e scrittore bresciano che conducono in un viaggio immersivo nell'immaginario dell'autore. Realizzata in collaborazione con Fondazione Brescia Musei, la monografia costituisce il terzo capitolo della serie di monografie rivolte, nel corso del triennio, ai cinque artisti di ""Una generazione di mezzo"""", un progetto che nasce dall'intento di confrontare le indagini di cinque personalità artistiche bresciane, la cui ricerca ha letteralmente attraversato i due secoli, continuando tutt'oggi a produrre opere di peculiare interesse. Le nuvole, di pasoliniana memoria, simbolo di leggerezza, di sospensione e di poesia, sono un tema ricorrente nel lavoro di Gabriele Picco (1974). Visibili e presenti sia nella storia dell'arte che nella vita di tutti giorni, al contempo così impalpabili ed evanescenti, rappresentano metaforicamente l'ambiguità e la contraddizione che regnano nell'immaginario dell'autore bresciano. Pubblicato a corredo della mostra personale dedicata all'artista, il volume presenta una serie di opere iconiche: dalle celeberrime nuvole sospese a mezz'aria o legate sul portapacchi di modelli in scala di auto storiche del secondo Novecento a The wall, la stanza le cui pareti sono state completamente ricoperte da 18mila biscotti savoiardi; da Eternal love, due mani in lattice che sbucano da una parete, con i palmi attraversati dai gambi di due rose rosse, a Fido, un cagnolino in terracotta che porta in bocca una copia del Corriere della sera del marzo 2020, con in evidenza il titolo in prima pagina Ora è chiusa tutta l'Italia. Gabriele Picco riesce ad affrontare con leggerezza temi delicati come la morte, il sesso, la solitudine dell'uomo contemporaneo, mettendo spesso in luce le contraddizioni della nostra società, e mostrando come la vita e il mondo siano un immenso teatro visionario."" -
Victoria Lomasko. The last soviet artist
Dopo Badiucao e Zehra Dogan, il terzo capitolo delle mostre bresciane dedicate agli artisti dissidenti Il progetto intende presentare una vasta personale dell'artista russa con un percorso ideato specificatamente per gli spazi di Brescia, dove Lomasko trascorrerà un periodo in residenza per la realizzazione di opere site-specific dedicato a quanto sta vivendo e osservando negli ultimi mesi. La ricerca artistica di Lomasko permette di ricostruire in modo minuzioso la storia sociale e politica della Russia dal 2011 a oggi: dalle manifestazioni anti Putin che l'artista ha disegnato dal vivo con un tratto originale e immediatamente riconoscibile, alle rappresentazioni della ""profonda Russia"""", quella dei dimenticati e marginali, che da sempre costituiscono i suoi soggetti preferiti. Considerata dalla critica e dalla stampa anglosassone come la più importante artista sociale grafica russa, Victoria Lomasko (1978) è sostanzialmente ancora sconosciuta in Italia, nonostante i suoi libri siano stati da tempo tradotti in varie lingue. The other Russia ha vinto il Pushkin House Book Prize nel 2018, anche se il libro non è mai stato pubblicato in Russia. Su di lei è stato realizzato un documentario, The Last Soviet Artist diretto dal musicista e compositore Geraint Rhys. Le sue opere sono state esposte al museo Reina Sofía di Madrid, che ha acquisito parte dell'archivio, a Basilea, a Londra ed è attualmente ospite di Documenta a Kassel. Diplomatasi all'Università statale di Mosca in Arti Grafiche nel 2003, Victoria intraprende da subito una strada non confortevole che mette insieme osservazione e azione, disegno documentario e performance, attivismo e impegno personale inteso come corpo dell'artista che non sfugge all'essere parte di un gruppo. Da marzo 2022 vive in Europa."" -
Cross collection. Collezioni a confronto
La Raccolta Lercaro, museo di arte antica, moderna e contemporanea di Bologna, nasce quale frutto di un preciso progetto culturale attuato dal cardinale Giacomo Lercaro (arcivescovo di Bologna dal 1952 al 1968) a partire dal 1971: donare a tutti un'occasione di elevazione del pensiero e dello spirito attraverso l'arte. La collezione, costituitasi nel tempo fino ad annoverare, oggi, opere di importanti protagonisti della scena artistica novecentesca (Giacomo Balla, Lucio Fontana, Giacomo Manzù, Marino Marini, Giorgio Morandi e molti altri) trova il fondamento del suo assetto espositivo nel concetto di Wunderkammer (camera delle meraviglie) e nella possibilità, offerta da questo principio collezionistico, di porre in una relazione di senso opere diverse tra loro. È nel rispetto di questi assunti originari che il museo, nell'ambito della propria proposta culturale, ha progettato e organizzato la mostra Cross Collection. Collezioni a confronto. Nata dall'incontro e dal confronto tra due diverse ma affini attività di collezionismo, l'esposizione desidera offrire una riflessione su alcune tematiche dell'esistenza nella convinzione che l'Arte, polisemica e sempre foriera di inediti approdi semantici a seconda dello sguardo di chi la interpreta, possa essere davvero un motore di crescita individuale e collettiva. Poteva esserlo ieri, come nella percezione del cardinale Giacomo Lercaro, e può esserlo soprattutto oggi, in una contemporaneità crocevia di diversità ma più che mai bisognosa di confronti. Artisti dalla collezione Franca Maria Volpin e Valeriano D'Urbano Adel Abdessemed / Mario Airò / Giorgio Andreotta Calò / Francesco Arena / Stefano Arienti / Micol Assaël / Rosa Barba / Vanessa Beecroft / Neïl Beloufa / Monica Bonvicini / Giuseppe Chiari / Mario Dellavedova / Flavio Favelli / Anna Franceschini / Giuseppe Gabellone / Francesco Gennari / Adam Gordon / Esko Männikkö / Eva Marisaldi / Margherita Moscardini / Francis Offman / Giulio Paolini / Sissi / Kiki Smith / Nico Vascellari / Vedovamazzei / Luca Vitone Artisti dalla collezione permanente della Raccolta Lercaro Arman / Filippo de Pisis / Jean-Michel Folon / Giorgio Morandi / Ilario Rossi / Giuseppe Santomaso / Ettore Spalletti / Vittorio Tavernari.