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Klimt. L'uomo, l'artista, il suo mondo. Ediz. illustrata
Un omaggio a Gustav Klimt e al ritrovato capolavoro Ritratto di Signora. Uno sguardo inedito e particolare sulla vicenda del grande artista viennese Fondatore della Secessione viennese, protagonista della pittura della Vienna imperiale negli anni tra Ottocento e Novecento, epoca cioè in cui l'Austria definita ""il laboratorio dell'Apocalisse"""", Gustav Klimt (1862-1918) è considerato uno dei più grandi artisti del XX secolo. Questo volume vuole festeggiare il """"ritorno a casa"""" del suo Ritratto di signora sparito nel 1997 dalla Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza e ritrovato fortunosamente nel 2019, e indagare il contesto in cui il dipinto - uno dei tre conservati in Italia - fu realizzato, a partire dal clima del simbolismo europeo per poi addentrarsi nella storia artistica e umana del pittore austriaco, attraverso la sua formazione, la Secessione, il mondo delle Wiener Werkstaette, i laboratori d'arte applicata fondati a Vienna da Josef Hoffmann e Kolo Moser nel 1903. Klimt. L'uomo, l'artista, il suo mondo è uno sguardo profondo e inedito sull'attività del Maestro e sulla sua vicenda, che permette non solo di seguire un itinerario artistico e umano di rara suggestione, ma anche di ampliare gli orizzonti su influenze e legami che includono, tra gli altri, pittori quali Franz von Stuck, Koloman Moser, Egon Schiele, Felice Casorati, Vittorio Zecchin. Pubblicato in occasione della mostra piacentina, il volume si snoda attraverso oltre 160 opere - tra dipinti, sculture, grafica, manufatti d'arte decorativa - ed è corredato dei saggi di Gabriella Belli, Elena Pontiggia, Alessandra Tiddia, Valerio Terraroli, Elisabetta Barisoni, Franz Smola, Lucia Pini, Eva di Stefano, Sandra Tretter, Giuseppe Virelli, cui seguono il catalogo delle opere del maestro viennese suddivise in nove capitoli (Il Contesto. Il simbolismo europeo; Le opere giovanili e il sodalizio con il fratello Ernst e con Matsch; Klimt e la Secessione viennese; La Wiener Werkstaette; Il fregio di Beethoven; Klimt. Le figure; Il Ritratto di signora della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza; Schiele e Kokoschka; I seguaci italiani) e le sezioni dedicate al ritrovato Ritratto di signora e agli apparati."" -
Chiara Dynys and the filmic imaginary
L'immaginario filmico di Chiara Dynys Il libro ripercorre oltre trent'anni di attività di una delle più rilevanti artiste italiane contemporanee, Chiara Dynys. Il saggio di Alessandro Castiglioni e l'antologia critica e iconografica da lui curata offrono un punto di vista inedito capace di mettere in relazione i linguaggi dell'artista con i movimenti le suggestioni di alcuni episodi della storia del cinema. In questo volume pubblicato in occasione della mostra al MAGA, la poetica dell'artista è disvelata attraverso il suo immaginario filmico: le suggestioni di alcuni registi centrali nella storia del cinema, da Roberto Rossellini a Jane Campion a Lars Von Trier, da Federico Fellini a Paolo Sorrentino, risuonano attraverso i linguaggi di Dynys: la luce e lo spazio trasfigurano le narrazioni e le immagini in movimento attraverso gli ambienti espositivi. Articolato in quattro capitoli che devono il proprio titolo a un film scelto dall'artista (Viaggio in Italia; Melancholia; Holy Smoke!; Prova d'orchestra), questo libro è una mappa per perdersi all'interno dell'opera di Chiara Dynys, per scoprirla e rileggerla alla luce di chiavi interpretative che non sono né cronologiche né tematiche bensì, come le opere stesse di Dynys, prendono la forma di luoghi in cui incontrare e incontrarsi: camminare attraverso labirinti, farsi sorprendere da luci, fantasmi e specchi, mettere alla prova la capacità di vedere e capire, farsi travolgere dai desideri fatui dell'inconscio e varcare le soglie della percezione. -
Giappone arte e vita. La collezione Montgomery. Ediz. illustrata
Un viaggio interiore nella bellezza della semplicità attraverso i capolavori di una delle maggiori e più conosciute raccolte di arte giapponese. Tra i molti modi in cui ci si può avvicinare a un paese lontano ci sono lo studio, il viaggio e una sensibilità speciale che permettono a una persona di interpretare distintamente le ragioni di una cultura. Nel caso di Jeffrey Montgomery e della sua splendida collezione tutti e tre questi elementi interagiscono in modo sorprendentemente armonioso. Le opere che ha raccolto nel corso della sua vita conducono al cuore stesso dell'arte giapponese, accompagnandoci in un viaggio affascinante alla scoperta degli ideali estetici di una civiltà che risale a millenni fa. Pubblicato in occasione della straordinaria mostra a Lugano, il volume presenta oltre centosessanta opere risalenti al periodo fra il XII e il XX secolo - tra cui tessuti, arredi, dipinti, oggetti di culto e del quotidiano - accuratamente selezionate tra gli oltre mille oggetti raccolti nel corso di una vita da Jeffrey Montgomery. Rinomata in tutto il mondo, la Collezione Montgomery manifesta una straordinaria ricchezza e una sostanza singolarissima: è ""orientale"""", e al contempo esprime una cultura """"popolare"""", riletta in termine estetici elevatissimi dalla scelta elegante e raffinata del collezionista che vi ha dedicato la sua vita. Curato da Francesco Paolo Campione, in collaborazione con Moira Luraschi, Japan Arts and Life riunisce i contributi di Francesco Paolo Campione (Un viaggio impermanente tra arte e vita); Matthi Forrer (Le collezioni di oggetti d'arte giapponese); Rossella Menegazzo (L'altro volto del Giappone. La Collezione Jeffrey Montgomery tra arte, artigianato e folclore); Giorgio Amitrano (Il Giappone, la bellezza e noi); Imogen Heitmann (Museografia di un'esposizione d'arte giapponese). Seguono il catalogo e le schede delle opere, curate da Moira Luraschi e suddivise in sezioni tematiche (Dipinti; Oggetti tessuti; Ganci e contrappesi; Ceramiche; Tessuti; Lanterne; Maschere; Mobili; Segni; Bollitori e versatori; Sculture; Lacche). Francesco Paolo Campione insegna Antropologia culturale e Antropologia dell'Arte all'Università degli Studi dell'Insubria ed è direttore del Museo delle Culture di Lugano. Monica Luraschi, antropologa, è responsabile delle collezioni giapponesi e del fondo fotografico della Scuola di Yokohama al MUSEC."" -
Julien Friedler. È finita la Commedia
Curato da Dominique Stella, il volume accompagna l'esposizione ""È finita la Commedia"""" in programma nella Chiesa San Samuele a Venezia in occasione della Biennale 2022. Le installazioni illustrano, tra luce e oscurità, i miti leggendari di Friedler, nel loro rapporto con le mitologie e credenze eterne. L'immaginario dell'artista, nei tre tempi del libro, mette in scena i misteri dolorosi dell'uomo (Les Innocents), le nostalgie erranti come purgatorio (Les Pierrots) e la rivelazione gloriosa (la Forêt des âmes); le tre opere convergono nel creare un unico racconto tra drammaturgia e salvazione. Il libro documenta l'allestimento espositivo all'interno della chiesa suddiviso in un percorso in tre atti, arricchito da una selezione di opere pittoriche e fotografiche dell'artista; correda la monografia un'ampia biografia illustrata che ripercorre la carriera dell'artista dagli esordi a oggi. Julien Friedler (Bruxelles,1950) è una figura singolare nel panorama dell'arte contemporanea. Il passato letterario, la formazione come psicanalista, l'amore per la filosofia e la scrittura di diverse opere erudite, nonché il suo gusto per i viaggi e per l'incontro con realtà diverse e spesso lontane hanno edificato la base di un pensiero complesso che vede nelle arti visive un'emblematica ipotesi realizzativa. Dipinti, sculture, installazioni sono i portavoce di un immaginario ricco e complesso, e costituiscono i segni visibili di una verità mitica che l'artista sviluppa attraverso tematiche dal taglio onirico e dalla dimensione leggendaria. L'artista belga si fa portatore di una originale visione umanista, delineata tramite le opere ma anche attraverso un'attività di condivisione portata avanti attraverso Spirit of Boz, un'associazione che lavora per la creazione di un lavoro collettivo e difende l'arte contemporanea in tutte le sue forme."" -
Luca Crippa. Pioniere del surrealismo italiano. Ediz. illustrata
Un omaggio al pittore e scenografo, figura di rilievo nel panorama dell'arte italiana del secondo Novecento In occasione dei cent'anni della nascita di Luca Crippa (Seregno 1922- 2002) e dei vent'anni della sua morte, questa monografia intende essere un omaggio al pittore e scenografo, figura di rilievo nel panorama dell'arte italiana del secondo Novecento, documentandone il poliedrico e vastissimo lavoro, attraverso lo studio del eclettico lascito al Comune di Seregno. Nelle creazioni di Crippa assistiamo, rapiti, non solo alla sapiente combinazione di oggetti e segni ma alla qualità della loro più riconoscibile funzione educativa, diretta e specifica: sperimentare la meraviglia. È quella che gli anglofoni chiamano awe, una condizione emozionale diversificata, che unisce timore a sorpresa, reverenza e ammirazione, incantamento, stupore e appunto meraviglia. Se l'arte di Luca Crippa è anche e soprattutto educazione alla meraviglia, gli strumenti, i supporti e le tecniche impiegati, dalla diversificata ricchezza materica e di trattamento, evocano la maestria del fare artigiano. Come ricorda il curatore del volume Carlo Franza, Luca Crippa fu ""incisore, pittore e scenografo seregnese, il più grande disegnatore italiano del secondo dopoguerra, e non solo; è stato l'artista lombardo e brianzolo, singolare poeta del fare, ma anche un personaggio che oggi potremmo definire vulcanesco, talmente creativo e in costante eruzione artistica che dagli anni Cinquanta del Novecento in poi, ha calcato la scena di un Surrealismo italiano."""""" -
Bill Viola. Icons of light. Ediz. a colori
Bill Viola (1951) è un artista statunitense, fra i più apprezzati nell'ambito della videoarte: moderno, innovativo e interprete di nuove istanze comunicative, usa la tecnologia e l'innovazione per raggiungere nuove generazioni e risvegliare nuove sensibilità. Figura chiave non solo per la storia della videoarte, ma anche per la storia dell'arte più in generale, è un artista attraverso cui si possono comprendere gli ultimi quarant'anni di cultura visiva. Questo omaggio alla sua arte, pubblicato a corredo della personale romana allestita nei suggestivi spazi di Palazzo Bonaparte, introduce il lettore alla magia delle opere di Viola e ai suoi celeberrimi capolavori quali Ascension (2000) e i Water Portraits (2015). Curata da Kira Perov, la monografia presenta dieci lavori di Bill Viola (The Reflecting Pool; Ancestors; Study for the Path; Observance; Unspoken (Silver & Gold); The Greeting; Ascension; Three Women; Water Portraits Series; Martyrs Series) e rappresenta un momento di riflessione sull'iperbole concettuale dell'artista statunitense che, da oltre quarant'anni, realizza lavori che si rivolgono costantemente alla dicotomia vita-morte e legati indissolubilmente dai contrasti tra oriente e occidente. Lavori che rappresentano una sintesi emblematica dell'opera di Viola, uno spazio temporale che ritrae quindi anche lo sviluppo storico della stessa video-arte: attraverso le più conosciute videoinstallazioni e videoproiezioni, la monografia narra quelli che possono essere definiti i viaggi più intimi e spirituali dell'artista attraverso il mezzo elettronico. Icons of Light costituisce un omaggio a questo maestro della videoarte internazionale e, al tempo stesso, un percorso emozionale che ricorda luoghi di profonda intimità, quasi dei sacrari della propria memoria, un visionario spazio di culto dove ognuno è invitato a stabilire una profonda connessione visiva e spirituale con l'opera d'arte. Kira Perov, moglie dell'artista, è direttore generale del Bill Viola Studio. -
Pierluigi Cerri. Allestimenti Idee, forme, intenzioni. Ediz. illustrata
Pierluigi Cerri, architetto e designer, ha progettato finora oltre cento allestimenti espositivi in Italia e nel mondo. Architettura effimera per antonomasia, l'allestimento è il territorio in cui ha esercitato la sua linea progettuale col massimo grado di libertà, definendo una forma di comunicazione col visitatore capace di suggerire nuovi punti di vista e di svelare l'essenza del tema o dell'oggetto in mostra. Ha così intrecciato linguaggi provenienti dall'arte visiva, dalla scrittura, dal multimediale, per costruire strutture espositive in grado di restituirne linearmente il racconto. Attraverso una selezione di 32 allestimenti, studiati e ridisegnati grazie a uno scrupoloso lavoro d'archivio, il libro restituisce in modo organico quest'aspetto della sua opera, che così tanto ha influito sull'idea contemporanea del ""fare mostre""""."" -
Donatella Baruzzi. Opere 1992-2021-Works. Ediz. illustrata
Quasi trent'anni di arte ceramica dell'originale artista contemporanea Donatella Baruzzi ""ha scoperto il magico mondo della ceramica: attività che richiede un impegno di continua ricerca, carico di 'pathos', nel quale lei trova con naturalezza le soluzioni a molteplici problemi tecnici, propri di quest'antichissima arte-artigianato, che può felicemente unire l'utilità al valore estetico"""". (Glauco Baruzzi) """"Quella duttilità della ceramica, allora, che Donatella sa 'piegare' alla sua grammatica e sintassi, permettendo alla sua inventiva creatività - tra classicità e modernità - e alla sua competenza/sapienza tecnica di raggiungere felici equilibri espressivi"""". (Anty Pansera) La monografia presenta i testi di Anty Pansera (Trame e sottili intrecci), il catalogo delle opere, l'antologia (a cura di Adriano Antolini, Glauco Baruzzi, Mario Giavino, Flaminio Gualdoni, Mario Quadraroli), la biografia, l'elenco delle mostre e la bibliografia. Nata a Milano, Donatella Baruzzi cresce in un ambiente dove l'arte è al centro delle relazioni con il mondo. Figlia di Glauco Baruzzi, pittore e frescante, docente di pittura all'Accademia di Brera, collabora per diversi anni con il padre realizzando su suo disegno progetti di grandi dimensioni in terracotta, perfezionando una formazione in equilibrio tra arte e artigianato ceramico. Diplomatasi in Decorazione all'Accademia di Brera, alla fine degli anni '90 si dedica prevalentemente alla ceramica e apre a Milano lo studio ArtiLab dove, con i migliori ceramisti faentini, allestisce workshop di tecnologia delle terre e degli smalti per maiolica, grès e porcellana. Terra, acqua, aria, fuoco sono gli elementi coinvolti nella modellazione delle opere, dallo stato crudo alla cottura nel forno. I materiali prediletti sono la porcellana e la terracotta, impasti dalla diversa matericità: una dalla superficie elegante, l'altra più rustica. Dal 2008 parallelamente alla scultura e alla produzione di oggetti d'arredamento, che ha sempre caratterizzato la sua produzione, Donatella espone nuove elaborate opere che presentano accostamenti di materiali grezzi e materiali raffinati, dove pittura, tessuti, fili da ricamo e frammenti ceramici, creano composizioni formali - quasi degli arazzi - che rappresentano la sua nuova ricerca formale."" -
Tra pennelli e immagini virtuali. La pittura italiana nei nuovi anni Venti
«La mostra, per la prima volta collettiva, è dedicata a cinque artisti italiani - Paola Angelini, Sabrina Casadei, Rudy Cremonini, Diego Gualandris e Giuseppe Mulas - nati fra il 1981 e il 1995, e presenta un nucleo di lavori realizzati fra il 2017 e il 2022 che documentano espressioni della pittura tra le migliori e più interessanti degli ultimi anni.» (Michele Coppola) -
Pinacoteca Tosio Martinengo
La guida ai tesori d'arte della pinacoteca bresciana, in occasione della sua riapertura al pubblico con il nuovo percorso espositivo Il patrimonio della Pinacoteca Tosio Martinengo si è formato tra Ottocento e Novecento grazie al concorso dei munifici atti di privati cittadini e della cura posta dal Comune nel raccogliere e conservare opere d'arte e memorie storiche che avevano definito nel tempo il volto della città e che le importanti trasformazioni amministrative e urbanistiche avviate sul finire del Settecento andavano via via sottraendo alle loro destinazioni tradizionali. L'attuale percorso espositivo restituisce il profilo di questa duplice vocazione: da un lato le opere che i bresciani avevano raccolto nelle loro prestigiose collezioni e poi messo a disposizione della comunità, dall'altro i raggiungimenti di una cultura figurativa locale fortemente connotata eppure aperta a confronti, influenze e contaminazioni. A nove anni di distanza dalla chiusura, la Pinacoteca Tosio Martinengo con la sua importante collezione di opere dal Quattrocento all'Ottocento - Raffaello, Foppa, Savoldo, Moretto, Romanino, Lotto, Ceruti, Hayez, Thorvaldsen, Pelagi, Canella e Canova per citare i nomi più noti - è stata riorganizzata attraverso un nuovo percorso espositivo in 21 sale, concepito per restituire al visitatore la complessità del Museo e delle sue collezioni mediante una riflessione sulla loro storia e sugli orientamenti critici che ne hanno determinato la fisionomia dal tardo-gotico al primo Ottocento. Il cuore della Pinacoteca è costituito dalla pittura bresciana del Rinascimento, la quale ebbe appunto tra i suoi principali interpreti Vincenzo Foppa, Giovanni Gerolamo Savoldo, Romanino e Moretto. A questi si affiancano numerosi dipinti ""da cavaletto"""" dei secoli XVII e XVIII, con temi e generi spesso influenzati dalla pittura fiamminga e olandese: paesaggi e marine, nature morte, dipinti di animali, scene bucoliche e burlesche, ai quali si accompagnano i ritratti e le storie sacre e profane. Ancora in ambito bresciano, meritano attenzione i cosiddetti """"pittori della realtà"""" come Antonio Cifrondi e Giacomo Ceruti, noto con il soprannome di Pitocchetto. Il percorso all'interno della Pinacoteca si chiude con le opere della prima metà dell'Ottocento, con le grandi commissioni di Paolo Tosio, Leopardo Martinengo da Barco e Camillo Brozzoni. Roberta D'Adda, storica dell'arte e autrice, è conservatrice della Fondazione Brescia Musei."" -
Yokai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi. Ediz. a colori
Un viaggio fantastico con storie che miscelano mito, brivido e mistero attraverso duecento opere dei più spaventosi artisti giapponesi del XVIII e XIX secolo Sul sangue di quarantamila teste di nemici mozzate si fondò la lunga Pax Tokugawa. Il 1600 segnò infatti la fine del periodo di guerre che vide la disfatta delle truppe avverse al generale Ieyasu Tokugawa. L'assenza di guerre, allontanando i ricordi e gli orrori dei massacri del passato, favorì lo sviluppo di racconti epici che davano vita ad atmosfere cupe e terrificanti, come quella del gioco delle cento candele, una prova di coraggio in cui un manipolo di guerrieri si ritrova in una notte estiva a raccontarsi storie di paura popolate da mostri appartenenti alla tradizione nazionale. Così le Jorogumo, avvenenti donne che rivelano alle vittime la loro reale natura di enormi ragni; i Tanuki, simpatici tassi trasformisti; i Bakeneko, gatti mostruosi; i Kappa, esseri acquatici che importunano le natanti; le Ningyo, sirene la cui carne profumatissima può donare agli uomini nuova giovinezza o una morte atroce. Il rituale macabro delle cento candele è la grande idea alla base di questo originale progetto che presenta duecento opere del XVIII e XIX secolo, tra stampe, rari libri antichi, abiti, armi, spade, un'armatura samurai, oltre a settantasette preziosi netsuke, piccole sculture in avorio, della collezione privata Bertocchi e a un rotolo a scorrimento lungo dieci metri che racconta la vicenda di Shutendoji, una creatura mitologica (Oni) a capo di un esercito di mostri che infestava il monte Oe nei pressi di Kyoto. Pubblicato in occasione dell'esposizione allestita alla Villa Reale di Monza, il volume si presenta come un vero e proprio viaggio alla scoperta dell'immaginario giapponese e spazia dai famosi quaderni manga di Hokusai (affiancati da altri suoi capolavori) alle opere di Loputyn, l'illustratrice contemporanea molto nota agli hotaku appassionati di manga. -
Radiance they dream in time. Acaye Kerunen. Collin Sekajugo
Le opere dei due artisti contemporanei provenienti da Kampala, Acaye Kerunen e Collin Sekajugo in occasione della 59. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia Il volume presenta le opere di Kerunen e Sekajugo, le cui duplici modalità di fare arte, nonostante il diverso approccio estetico, trovano un terreno comune nelle rispettive visioni su materialità e forma. Come spiega il curatore, ""Radiance. They Dream in Time si riferisce alla conoscenza essenziale e alle esperienze vissute da Kerunen e Sekajugo nel loro dialogo con i tanti territori diversi dell'Uganda, ma anche al commercio cittadino e alle condizioni di vita nei suoi centri urbani. Entrambi gli artisti lavorano attivamente con gli archivi formali e informali della cultura visiva dinamica ugandese"""". Il processo di Acaye Kerunen come artista impegnata socialmente pone l'accento sull'attività artigianale locale e regionale delle donne ugandesi, celebrandole come collaboratrici essenziali ed esaltando le pratiche artistiche degli artigiani locali quali custodi delle loro paludi, elaborando un sapere sacro e tacito della gestione ecologica. Scomponendo materiali funzionali e creazioni artigianali, Kerunen riposiziona l'opera per narrare nuove storie e postulare significati altri. La ricomposizione dei materiali scomposti diventa una risposta all'operato del lavoro femminile in Africa e un riconoscimento del ruolo che questa attività artistica assume nell'ecosistema climatico. Collin Sekajugo si accosta alla sua opera da una prospettiva estetica distinta, che risiede nel continuo tornare dell'artista alla cultura popolare e all'influenza onnipresente che deriva dalla corrente di riferimento globale, discutendo e criticando i suoi numerosi pregiudizi attraverso culture visive, orali e digitali. Sekajugo lavora dal 2012 manipolando la comune immagine d'archivio per rivelarne i pregiudizi intrinsechi di prerogativa e privilegio ampiamente conformati all'io occidentale. La pratica artistica di Sekajugo mette in luce un capovolgimento antropologico contemporaneo di questa cultura prevalente, facendo leva su un senso tutto africano di irriverenza e interpretazione ad hoc. Concettualmente, le opere di Sekajugo diventano teatro puro, un furto di identità che mette a nudo alcune verità dietro a queste immagini convenzionali che, silenziosamente, continuano a colonizzare il mondo intero grazie alla loro grande popolarità."" -
Paolo Giachi. My journey. Cool shops and home interiors. Ediz. italiana e inglese
La carriera di Paolo Giachi e le sue collaborazioni con i più grandi fashion designer internazionali, e non solo, in un affascinante fashion coffee table book Paolo Giachi, architetto, fiorentino di origine, da circa venticinque anni lavora quasi esclusivamente con i grandi brand della moda, collabora con un team giovane e internazionale e insegna presso Domus Academy, scuola di design di fama mondiale con sede a Milano. Grazie alle prestigiose collaborazioni con i maggiori fashion designer mondiali, durante la sua carriera ha saputo valorizzare e interpretare l'importanza dell'artigianato e del ""Made in Italy"""". Dopo la laurea in architettura, ha trascorso cinque anni in Asia, sviluppando progetti nell'ambito del retail per i marchi europei più importanti, tra cui Prada, MiuMiu e Jil Sander. In seguito, si è trasferito a Milano per lavorare come architetto per Tod's e Hogan. Grazie alla sua visione e a un gusto raffinato, si approccia con passione e diligenza a ciascun progetto, fornendo ai suoi clienti soluzioni creative. Nel corso degli anni Paolo Giachi ha raffinato e maturato la sua esperienza grazie anche a un talentuoso team di artigiani con i quali ha creato elementi che tutt'oggi fanno parte del design firmato Giachi. Oggi lo studio Giachi è impegnato nella realizzazione di numerosi progetti provenienti da tutto il mondo, dalle boutique mono-brand a quelle multi-brand di lusso: dal primo digital fashion shop in Ucraina al nuovo concept store per Autori Capresi a Roma, a numerose residenze di lusso a Milano e nel resto del mondo. Questo volume riccamente illustrato è in parte autobiografico, in parte focalizzato su progetti che hanno un significato più preciso, progetti legati a parole chiave quali Empatia, Sensibilità, Stile, Intuizione, Esperienza, Curiosità... Un grande libro fotografico sul mondo della moda, e non solo. Un fashion coffee table book per tutti."" -
Pedro Cabrita Reis. Field
In occasione della 59. Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, una monografia dedicata all'artista portoghese Pedro Cabrita Reis (Lisbona, 1956) è uno degli artisti portoghesi più fantasiosi e dotati di talento, con una brillante carriera internazionale che parte dai primi anni Ottanta del secolo scorso, con originali e innovativi dipinti, sculture e interventi architettonici. I suoi primi lavori sono dipinti di oggetti d'uso quotidiano inseriti in ambientazioni misteriose, ma successivamente la sua produzione si è indirizzata verso la scultura e le installazioni. A partire dallo spazio architettonico che lo circonda, l'artista portoghese utilizza oggetti comuni (sedie e tavoli) che lega con materiali industriali (lampade al neon e mattoni) per realizzare creazioni astratte; il suo obiettivo è quello di far interagire lo spettatore coi nuovi spazi da lui organizzati. Protagonista di numerose mostre internazionali, nel 2003 ha rappresentato il Portogallo alla 50. Biennale di Venezia esponendo due installazioni e nel 2009 ha presentato un'importante retrospettiva itinerante One after another: a few silent steps con circa 60 sculture, anche di grande formato, installazioni, dipinti, disegni e fotografie. Pubblicato in occasione della 59. Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, Field documenta l'installazione dell'artista che domina il vasto interno della chiesa di San Fantin, estendendosi lungo l'ampia navata centrale. La sua topografia espansiva e variegata fonda e trattiene lo spazio, rafforzando la percezione dei volumi sovrastanti. La scultura è una specie di bassorilievo che consiste in una griglia di piattaforme d'acciaio che evocano le passerelle utilizzate durante i periodi di acqua alta nella città. L'installazione è completata da una moltitudine di tubi di luce LED accesi su queste piattaforme, sotto uno strato di detriti che sembrano essere piovuti dall'alto. Il caos sovrapposto del campo di detriti contrasta -
Matteo Mezzadri. Rethink the City. Orizzonte degli eventi. Ediz. illustrata
Il catalogo raccoglie le immagini, la poetica e le fasi di realizzazione della grande installazione site-specific realizzata dall'artista parmense Matteo Mezzadri per la Soglia magica di Milano Malpensa. Il progetto è inserito nel contesto di ""Orizzonte degli eventi"""", ciclo di mostre ideate e a cura di Matteo Pacini per la """"Porta di Milano"""" dell'aeroporto di Milano Malpensa. La grande opera, costituita da 6000 laterizi forati, riproduce lo skyline di una città immaginaria dove il mattone diviene matrice, granitica unità di misura modulare e infinitamente riproducile su scale crescenti. Mezzadri si concentra più sul """"cosa"""" che sul """"come"""" sarà la città del futuro e lo fa approfondendo il tema delle relazioni umane in tempi carichi di tensioni, accompagnata da fenomeni di segregazione razziale, etnica e di classe. Con questa installazione si vuole delineare il profilo di un futuro possibile utilizzando il vuoto come potenzialità costruttiva per appianare le disuguaglianze sociali, facendo leva su quell'aspirazione al miglioramento insita nell'essere umano che sta alla base della sua evoluzione e dà un senso al suo stare al mondo. La ricerca artistica di Matteo Mezzadri (1973) spazia dalla fotografia alla video arte con una particolare attenzione alle grandi metropoli contemporanee e alle complesse dinamiche relazionali che le caratterizzano. Nel 2022 è stato invitato dal Padiglione Nazionale del Camerun a realizzare una grande installazione per la 59° Biennale d'arte di Venezia. Matteo Pacini, laureato in Conservazione dei beni culturali, collabora come curatore indipendente con istituzioni ed enti pubblici e privati nell'organizzazione di mostre collettive e personali, in Italia e all'estero. Specializzato in Conservazione e valorizzazione del patrimonio industriale, ha pubblicato volumi sulla catalogazione del patrimonio industriale e curato cataloghi d'arte con importati case editrici Luciano Bolzoni, architetto milanese, ricercatore e critico di architettura, curatore di mostre d'arte e scrittore, è responsabile delle attività culturali, artistiche e musicali di SEA - Aeroporti di Milano all'interno dei quali dal 2012 sono state allestite mostre dedicate ad artisti contemporanei."" -
Annibale Carracci. Gli affreschi della Cappella Herrera. Ediz. illustrata
Il volume presenta, eccezionalmente riunito, il prezioso ciclo di affreschi romani di Annibale CarraccirnNei primi anni del Seicento il banchiere spagnolo Juan Enríquez de Herrera commissionò ad Annibale Carracci (1560-1609) la decorazione della cappella di famiglia all’interno della chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a Roma, che in quel periodo era un simbolo del potere politico e religioso della monarchia iberica. Il ciclo di affreschi, realizzato da Carracci intorno al 1604-1605 insieme ad altri pittori della sua cerchia, in particolare Francesco Albani, presenta alcune scene della vita di san Diego di Alcalá, un francescano andaluso canonizzato nel 1588.rnDopo lo stacco delle pitture dalle pareti della cappella, avvenuto negli anni trenta dell’Ottocento a causa dello stato di declino della chiesa, nel luglio del 1850 l’ambasciatore spagnolo a Roma, Francisco Martínez de la Rosa, ottenne il permesso di inviarle a Barcellona. Dei diciannove frammenti esistenti, a cui si aggiungeva la pala d’altare, solo sedici giunsero a destinazione. Nove, i più grandi, rimasero a Barcellona, mentre gli altri sette furono spediti a Madrid. I restanti tre furono depositati nella chiesa romana di Santa Maria in Monserrato, dove non è stato possibile localizzarli. Lì fu trasferita, e si trova tuttora, anche la pala d’altare.rnLo stato di conservazione delle opere, oggi custodite nel Museo del Prado e nel Museu Nacional d’Art de Catalunya, così come, nel caso di quelle del Prado, la lunga permanenza nei depositi hanno rappresentato un serio ostacolo allo studio, alla conoscenza e alla valorizzazione di quello che fu l’incarico più importante ricevuto da Carracci sul finire della carriera.rnQuesto volume e le mostre di Madrid, Barcellona e Roma a cui si accompagna hanno riunito per la prima volta tutti gli affreschi sopravvissuti, che sono stati restaurati di recente. Il catalogo include saggi di importanti esperti (Daniele Benati, Patrizia Cavazzini, Ignacio Fernández, Paz Marquès, Mireia Mestre, Ilaria Miarelli Mariani, Maria Cristina Terzaghi, Andrés Úbeda de los Cobos, Aidan Weston-Lewis) che li hanno studiati in maniera approfondita e rigorosa. -
Diario di una spia. Giuseppe Binda tra Canova e Napoleone
La misteriosa e intrigante figura di Giuseppe Binda Chi è il conte Giuseppe Binda? Un lucchese che nei primi anni dell’Ottocento si trova al centro di una rete di patrioti determinati ad appoggiare Gioacchino Murat per liberare l’Italia dal giogo di Napoleone.rnLe pagine del diario e dei carteggi svelano come, dopo gli studi in legge e i servigi per Elisa Baciocchi, Binda si muova tra Lucca, Napoli e Roma, fingendosi amico di tutti e indossando, grazie al ruolo nella Corte d’Appello, i panni dell’insospettabile, tenendo così celata la sua vera natura di spia. Appassionato bibliofilo, assiduo frequentatore dei salotti aristocratici, tra verità, menzogna e tattiche di dissimulazione, fa la conoscenza di personalità celebri in tutta Europa. Tra queste, la più nota è lo scultore Antonio Canova, del quale diventa sincero sodale.rnQuando la Baciocchi fugge da Lucca e papa Pio VII ritorna a Roma dopo l’esilio forzato in Francia, determinato a stanare i suoi nemici, Binda viene arrestato dagli austriaci con il sospetto di favorire le istanze prerisorgimentali. Esiliato dal granduca di Toscana, diventa fuggiasco. Giunto in Inghilterra, frequenta il circolo liberale, favorevole all’indipendenza dell’Italia, di Lord e Lady Holland, cui presenta Ugo Foscolo. Qui trova l’amore e si trasferisce in America. Ed è solo l’inizio della sua nuova vita. -
Alcantara. La materia dell'arte. Ediz. illustrata
Il Brand Made in Italy e le sue collaborazioni nel mondo dell'arte. Fin dall'inizio della sua storia, Alcantara ha instaurato un positivo rapporto di collaborazione con designer e creativi di tutto il mondo nei più diversi ambiti della progettualità. Solo successivamente, a partire dal 2006/2007, l'azienda ha assunto un ruolo decisamente proattivo nelle relazioni con gli autori, intuendo le potenzialità di sviluppo di un dialogo alla ricerca di nuove modalità espressive e possibilità di applicazione. Le prime collaborazioni hanno subito messo in evidenza il valore di un materiale unico ed estremamente versatile, che oltre alle indiscutibili proprietà funzionali riesce a essere un'inesauribile fonte di ispirazione. Una materia che possiede la capacità di ""parlare infiniti linguaggi"""", rinnovandosi continuamente e diventando sempre """"ciò che si vuole che sia"""". L'intesa tra Alcantara e l'Arte è così diventata il motore di un processo di sperimentazione continua che nel corso degli anni ha permesso di esplorare e superare i confini della materia: Alcantara non si limita a rivestire la visione, ma la genera. Il rapporto con l'Arte, attraverso un mutuo processo di dare e ricevere ispirazione, è diventato una modalità strategica che ha permesso di esplodere il potenziale di Alcantara, nelle sue molteplici forme e funzioni, per soddisfare anche la domanda del segmento più sofisticato ed esigente del mercato. Alcantara ha quindi intensificato il rapporto con il mondo dell'arte in maniera sistematica a livello internazionale, sviluppando proficue collaborazioni con prestigiose istituzioni museali e innumerevoli artisti provenienti dalle più diverse culture, sia maestri affermati sia giovani talenti. Il materiale Alcantara è diventato parte integrante del processo creativo: il """"media"""" attraverso cui l'artista esprime la propria creatività."" -
Luca Crippa Itinerario di un Artifex
Un approfondimento sul percorso artistico dell'""artifex"""". Luca Crippa, Luigi all'anagrafe, nasce a Seregno il 6 aprile 1922. Il padre, Paolo, è come molti in quelle terre un esponente dell'artigianato del legno, la madre è Angela Mandelli. In famiglia egli dunque respira da subito un clima che lo spinge a farsi un artifex: che è cosa, è fondamentale, ben diversa dall'essere artista. Un brianzolo come Crippa non solo si conosce, da subito, decoratore, ma tutta la sua storia ci dice che, potendo eccellere in un'arte maggiore, la pittura, egli avverta una scelta siffatta come un'autolimitazione, un restringimento d'orizzonte, e dunque eviti accuratamente di farsene seguace, preferendo una pratica totalmente centrata sul disegno e sulle sue molteplici fervide declinazioni, in cui il pensiero del decorare si ponga a gradi diversi la questione della ragione della decorazione, declinando il proprio savoir faire su piani e in ambiti diversi dell'operare."" -
Musealia americana. Storie e protagonisti di 40 musei degli Stati Uniti. Ediz. illustrata
Un appassionante viaggio alla scoperta dei musei americani, dei loro tesori e dei facoltosi collezionisti che li hanno creati con le loro raccolte d'arternI musei americani non solo custodiscono capolavori estremamente noti, ma sono il frutto di vicende collezionistiche particolarmente avvincenti. Oltre a Botticelli, Rembrandt, Velázquez, le cui opere si possono ammirare nei musei d’oltreoceano, protagonisti di questa avventura sono i facoltosi tycoon americani ossessionati dall’idea di affiancare il proprio nome a quelli dei grandi artisti del passato.rnDonne e uomini straordinari quali Isabella Stewart Gardner, Solomon R. Guggenheim, J.P. Getty o J.P. Morgan si guadagnarono l’immortalità raccogliendo opere d’arte che poi donarono al pubblico, fondando i musei che ancora oggi portano i loro nomi.rnSi tratta di alcuni tra gli uomini più ricchi del mondo che vissero nel periodo che segnò l’apogeo del sistema capitalistico. Tuttavia, in Europa, ai non addetti ai lavori, sono noti solo i musei americani più celebri di New York e Los Angeles. Questo saggio raccoglie 40 articoli introduttivi, riguardanti altrettanti musei, situati in oltre 25 città, appartenenti a 14 stati americani.