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Diritti umani e culture altre. Sperimentazione dei farmaci e consenso informato nell'Africa subsahariana
Nel tentativo di elaborare una bioetica globale ispirata ai diritti umani, uno dei problemi più dibattuti nasce dal dubbio che il rispetto del requisito del consenso informato, nelle sperimentazioni svolte nell'Africa subsahariana, possa implicare l'imposizione dell'idea occidentale di autonomia personale a soggetti sperimentali appartenenti a culture nelle quali la formazione del consenso sembrerebbe percepita, diversamente che in occidente, come un processo coinvolgente la famiglia o la comunità alla quale il soggetto sperimentale appartiene. Questo lavoro, in un'ottica interdisciplinare unificata dalla ""sociologia dei diritti"""", discussa la presunta universalità del diritto all'autodeterminazione, sostiene, esaminando il caso delle sperimentazioni svolte nell'Africa subsahariana, come l'ipotesi normativa di Amartya Sen respinga la critica culturale ai diritti umani che legittimerebbe la strumentalizzazione, di una forma di relativismo che sottovaluta l'evoluzione delle società e delle culture, ignorando anche che spesso l'ostacolo all'esercizio del diritto all'autodeterminazione sarebbe il ricatto sanitario perpetrato a danno di individui che si assoggettano alla sperimentazione ritenendola l'unico modo di avere accesso alle cure. Viene altresì sottolineata la centralità dell'elaborazione, secondo un accordo transposizionale su valori condivisi da diverse culture, di nuove regole per le sperimentazioni."" -
Coltivare le tipicità locali. Il contributo della formazione superiore
Il filo rosso che lega i contributi raccolti in questo volume si dipana muovendo da una duplice convinzione. La prima è che nell'epoca della globalizzazione dei mercati, della standardizzazione dei processi produttivi, della omologazione degli stili di vita e dei consumi sia più che mai necessario tutelare e valorizzare le tipicità e le specificità locali. La seconda è rappresentata dall'idea che tali tipicità e specificità, per essere conservate e promosse convenientemente, chiedono una costante azione formativa che deve investire, a più livelli, i contesti organizzativi e gli attori sociali del territorio in cui esse si manifestano. I contributi degli autori illustrano le modalità gestionali di imprese di prodotto tipico, affrontano le problematiche di commercializzazione, le prerogative rilevanti in termini di sviluppo delle risorse umane e pongono attenzione al contesto economico e sociale relativamente a territori che vivono e prosperano sulla promozione delle proprie tipicità locali. Un completo e aggiornatissimo riepilogo degli indirizzi di gestione e promozione del sistema locale basato sulle produzioni tipiche. -
Buone regole per la cura dell'altro. Not-for-profit e governance: perché Argis
Quali soluzioni potranno consentire al not-for-profit di arrivare con maggior professionalità non solo dove lo Stato non arriva ma anche nel libero mercato? Giulio Sapelli conversa con Giorgio Vittadini introducendo il tema nuovo e ancora poco affrontato nel nostro Paese della governance del not-for-profit. L'enorme ricchezza di abnegazione, solidarietà e intelligenza esistente in un vastissimo tessuto di iniziative imprenditoriali, dirette a raggiungere obiettivi morali, funzionano nel breve e nel lungo periodo se adottano le più avvedute regole di governo societario già sperimentate nelle imprese profit. C'è bisogno di una riflessione originale e creativa per adattare queste regole allo specifico mondo del not-for-profit. In questo pamphlet sono raccolti i contributi dei fondatori dell'Associazione per la Governance dell'Impresa Sociale (ARGIS), Giulio Sapelli, Gianfranco Negri-Clementi e Alberto Salsi, cui si aggiungono quelli di giovani collaboratori e di esperti sostenitori dell'iniziativa. -
Contro il management. La vanità del controllo, gli inganni della finanza e la speranza di una costruzione comune
Il manager appare sulla scena all'inizio degli anni Trenta. Tecnico puro, specializzato nella direzione di grandi organizzazioni, gli è affidato il compito di condurre l'economia fuori dalla crisi. Oggi, in anni segnati da una nuova crisi, ritroviamo il manager ridotto a figura impotente e inutile. Anzi, dannosa. Non più baluardo dell'economia produttiva di fronte alle pretese della speculazione finanziaria, ma all'opposto rappresentante degli interessi della finanza all'interno delle aziende. Non più remunerato in funzione dei risultati produttivi dell'impresa, ma compensato invece in funzione dell'apprezzamento di un titolo da parte della Borsa. Eppure il manager gode di credito. Anche perché il ruolo è celebrato da una pseudo-scienza: il management. Guru, Business School, società di consulenza strategica ben poco spiegano di ciò che in realtà accade - e anzi contribuiscono a nasconderlo. Questo libro nasce dall'indignazione. Per lo spreco di risorse, per l'ipocrisia, per il cinismo. Aziende asservite all'interesse privato di chi dovrebbe essere al loro servizio. Il valore misurato con l'unico metro del denaro. Luoghi dove potrebbe sprigionarsi la creatività, dove potrebbe regnare il piacere legato al lavoro, trasformati in deserti affettivi, dove vigono abuso e sfruttamento. -
Il futuro dell'energia. Uno scenario per il 2020
L'indagine previsionale ""Il futuro dell'energia. Uno scenario per il 2020"""" riporta i risultati di una ricerca Delphi realizzata dalla S3.Studium per conto del Consiglio Nazionale degli Ingegneri."" -
Enciclopedia digitale per insegnanti. Con espansione online. Vol. 1: Le tecnologie per la didattica: istruzioni per l'uso.
Questo volume è il primo di una collana, l'Enciclopedia Digitale per Insegnanti, che si propone di fornire gli strumenti di base per conoscere e per far utilizzare gli ""attrezzi"""" informatici, Internet e il web nella pratica didattica quotidiana. L'obiettivo è facilitare il compito degli insegnanti nel rapporto con gli studenti, con i genitori, con il consiglio di classe, con i colleghi e anche con le strutture organizzative. Oltre agli agili manualetti cartacei, come quello che avete in mano in questo momento, la collana prevede la possibilità di collegarsi alla piattaforma online, sul sito guerinionline.com, grazie alla quale sarà possibile, da una parte, approfondire i contenuti presentati nel manuale cartaceo - attraverso la proposta di siti web selezionati, di materiale multimediale come video, audio e dimostrazioni dell'utilizzo dei software -, dall'altra, misurarsi con esercizi interattivi per autovalutare il proprio grado di apprendimento. La """"rivoluzione digitale"""" sta coinvolgendo ormai profondamente il mondo della scuola. È essenziale, in primo luogo, che di questa """"rivoluzione"""" si comprendano e si assimilino le radici epistemologiche e culturali, poiché il cambiamento non consiste semplicemente nell'innovazione tecnologica, ma implica la ristrutturazione del modo di apprendere e di ragionare. A queste trasformazioni, nonché alle modalità e ai processi attraverso i quali le tecnologie digitali del web 2.0 e del social networking..."" -
Scuola democratica. Learning for democracy (2012). Vol. 5
La rivista Scuola Democratica - Learning for Democracy intende offrirsi come luogo di ricerca, di riflessione e di dibattito sull'intera area dell'education e del learning, articolandosi in tre settori (scuola; università; apprendimento, formazione e lavoro), affrontati specificamente ma anche in modo integrato e trasversale. Si indirizza a ricercatori, esperti, amministratori, dirigenti, insegnanti, formatori, ed è aperta ai loro contributi. Supportata da un network scientifico composto da oltre 100 studiosi, si propone come un punto di incontro tra le varie discipline (in particolare, antropologia, economia, pedagogia, psicologia e sociologia) che si occupano delle tematiche educative e formative. È supportata altresì da un'associazione creata ad hoc che conta autorevoli partner istituzionali. Il numero si apre con un'intervista al sociologo francese François Dubet il quale offre una interessante riflessione sulla scuola intesa non solo come luogo di trasmissione dei saperi ma anche come spazio di giustizia e di sviluppo personale. Per i saggi sono presenti contributi che spaziano dalla presentazione di un modello di apprendimento 'costruttivo' e 'collaborativo' all'analisi di una policy di introduzione della dote scuola in una regione italiana, dai divari di apprendimento nella scuola media a un ampio quadro comparativo sull'apprendistato in Europa. -
101 motivi per non fumare
"Una volta ho beccato mio figlio quindicenne a fumare. """"Fumano tutti, mi ha detto, se dico di no faccio la figura del pirla"""". Guarda che uno è pirla a prescindere, non è certo una sigaretta che fa la differenza. Sei un maschio più duro e più puro con la siga incollata al labbro? E con l'alito come la metti? """"Che c'entra l'alito"""". C'entra eccome caro mio. Spippetta allegramente un paio di sigarette, stai zitto per un po' e quando ridai aria alle fauci c'hai l'alito dello sciacallo che ha appena divorato una gazzella..."""" (Luciana Littizzetto). Questo libro non offre una soluzione facile o una scorciatoia per smettere di fumare. Non è neppure un testo contro i fumatori che sono già abbastanza ghettizzati e stigmatizzati. Racconta invece in maniera accessibile di come il fumo interferisca negativamente sul 95% degli apparati del nostro organismo e svela effetti poco noti rispetto all'intelligenza, al comportamento, all'estetica, alle relazioni, alle performance sessuali, alla possibilità di avere bambini e alla garanzia che nascano sani." -
Presenza armena in Italia. 1915-2000
La presenza di armeni in Italia è segnalata in diverse epoche e in diverse città: sono militari, religiosi, commercianti o anche studenti. Con la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento c'è un flusso di armeni che si muovono verso l'Italia, che possiede caratteristiche diverse: sono i profughi che sono riusciti a sfuggire al genocidio (1890-1922), sono gli orfani armeni che negli anni Venti vengono accolti da varie istituzioni religiose, ma anche gli armeni che, nei decenni successivi, in tempi differenti arrivano in Italia perché sono costretti a lasciare i paesi mediorientali in cui si sono rifugiati. La ricerca presentata in questo libro procede lungo un doppio binario. Da un lato esamina in che modo gli armeni giunti in Italia nel corso del Novecento si sono integrati nella società italiana, quali strategie hanno elaborato nelle varie stagioni politiche per farsi conoscere, riconoscere accettare, e in che modo hanno saputo mantenere vivo il legame con le proprie origini. Dall'altro, quasi specularmente, essa mette in luce come la società italiana, e in particolare alcune élites sociali, politiche e culturali, sono entrate in contatto e hanno attivamente interagito con questi ""stranieri"""", sforzandosi di scoprire, conoscere e valorizzare la cultura di cui essi sono portatori o semplicemente eredi. Fonti di tale ricerca sono stati gli archivi delle associazioni armene, libri e pubblicazioni periodiche, alcuni dossier familiari e anche le testimonianze di molti dei protagonisti."" -
Il movimento della qualità in Italia. Racconti di aziende pioniere
Quando 25 anni fa venne introdotto il concetto di Qualità Totale, nelle aziende pubbliche e private, fu subito chiaro che si trattava di una vera e propria rivoluzione manageriale. Grazie a questo movimento, nato in Giappone e diffusosi poi in tutto il mondo occidentale, la Qualità non veniva più relegata a fattori puramente tecnici, ma assumeva un ruolo strategico, tanto da rappresentare una delle priorità delle Direzioni aziendali: un tema su cui mobilitare ""la mente e il cuore"""" di tutto il personale dell'azienda. La Galgano decise quindi di avviare un progetto di comunicazione e sensibilizzazione culturale estremamente innovativo, grazie al coinvolgimento di numerose aziende che aderirono a questo progetto. Si trattava di ricordare a tutti gli attori del tessuto economico e sociale italiano l'importanza strategica della Qualità per lo sviluppo di un Paese. Il libro racconta della Campagna Nazionale per la Qualità attraverso i suoi 25 anni di storia, di come questo progetto si è evoluto e cresciuto adattandosi ai cambiamenti in atto nel mondo delle aziende italiane. La testimonianza di alcune prestigiose realtà imprenditoriali, protagoniste di questa campagna, ci dimostra che la qualità rappresenta una scelta strategica lungimirante, che resta sempre di grande attualità. Una grande sfida che pone al centro il fattore umano, perché """"le persone hanno risorse infinite quando cominciano a pensare""""."" -
Imprese & città (2013). Vol. 2
La rivista ""Impresa & città"""", nuova testata dell'Ente camerale milanese nasce dall'esperienza maturata in questi ultimi vent'anni dalla storica rivista """"Impresa & Stato"""" e dalla più recente """"Dialoghi internazionali"""". Con questa pubblicazione, la Camera di Commercio di Milano intende mantenere e il proprio ruolo di soggetto dedicato all'analisi e al dibattito sulle trasformazioni in atto nel sistema socio-economico milanese. La nuova rivista si occuperà dei temi connessi alla competitività delle imprese, al ruolo delle istituzioni e allo sviluppo della città, ecosistema entro cui le imprese e le istituzioni operano."" -
Investire e crescere in Italia: il ruolo dell'industria del farmaco
L’industria farmaceutica è uno dei settori trainanti dell’economia italiana e costituisce uno dei più importanti driver dell’export italiano e della presenza competitiva dell’economia italiana nel mondo. Proprio questa sua importanza strategica suggerisce la necessità di riforme lungimiranti che ne salvaguardino il patrimonio e lo rinnovino per il futuro. Sul versante delle regole, ma anche su quello della politica economica e della politica industriale. L’industria del farmaco è condizionata dalle scelte di politica economica ma, per la sua rilevanza, è a sua volta in grado di influenzare gli scenari industriali ed economici e il posizionamento dell’Italia nel contesto europeo e internazionale. Diviene così cruciale interrogarsi su quali siano le scelte di politica pubblica che possano favorire uno sviluppo nel contempo brillante e solido del settore, all’altezza delle sfide che arriveranno dalla competizione globale. Molteplici sono gli aspetti che si combinano nel delicato equilibrio del settore: la governance del Sistema sanitario nazionale, i rapporti con centri di ricerca pubblici e privati, i vincoli di finanza pubblica, l’agenda delle principali riforme strutturali a livello Paese, e altri ancora. La Fondazione Astrid ha riunito un gruppo di esperti provenienti da realtà e esperienze diverse (Istituzioni, università, centri di analisi, società di consulenza). Con totale indipendenza di valutazione, essi hanno partecipato a una ricerca collettiva i cui contributi, pur fornendo più chiavi di lettura, sono caratterizzati da una forte coerenza interna. I punti cardine di un’agenda per le riforme del settore farmaceutico emergono da questa ricerca con nitida evidenza, sulla base di un’analisi approfondita, scevra da ogni pregiudizio ideologico. -
Giovani e anziani in primo piano
La perdurante crisi economica iniziata nel 2008 corre il rischio di tradursi in un conflitto tra categorie: tra chi è dentro al sistema di welfare, nella sua accezione più ampia, e chi è fuori. Sono in crescita nuove forme di corporativismo che nel tentare di tutelare e difendere gli interessi di alcune categorie, deprimono l’esercizio dei diritti di cittadinanza e il rispetto dei relativi doveri in un contesto di responsabilità collettiva. Questa conflittualità rende ancor più marcata la distanza tra le vecchie e le nuove generazioni. La crisi economica da sola non è però sufficiente a descrivere i cambiamenti nella relazione tra giovani e anziani. L’idea-progetto, maturata nella FNP CISL, realizzata nella ricerca su «Giovani e anziani in primo piano» si colloca nella più ampia strategia di costruire relazioni significative ed eque tra queste due generazioni. Da qui, la necessità di offrire un momento di riflessione su questo specifico rapporto che non consideri la sola chiave economica come criterio di lettura delle due generazioni, ma che sviluppi un pensiero, prima, e una azione, poi, a partire dai modelli di relazione, ovvero di trasmissione socio-culturale, tra le generazioni. -
Metabolismo e regionalizzazione dell'urbano. Esplorazioni nella regione urbana milanese
Il concetto di metabolismo urbano, proposto da Wolman a metà degli anni sessanta, è oggi al centro di un dibattito multidisciplinare. Da un lato esso invita a cogliere il carattere circolatorio, interconnesso, transcalare dei flussi di produzione e scambio di materia ed energia, dall'altro contribuisce a ragionare sugli effetti sociali di questa condizione e sulla rilevanza nell'organizzazione dello spazio urbano. Il volume, esito delle attività dell'unità di ricerca del Politecnico di Milano nell'ambito del progetto PRIN Postmetropoli, indaga alcuni degli epifenomeni della regionalizzazione dell'urbano nel contesto milanese: dispersione urbana, mobilità individuale esplosa, consumo di suolo, frammentazione istituzionale, volatilità politica - ma anche nuovi stili di vita e pratiche sociali - ai fini della produzione di un nuovo e più sostenibile metabolismo urbano. -
Grandi eventi e politiche urbane. Governare «routine eccezionali» un confronto internazionale
I grandi eventi sono divenuti, per le città che aspirano a ricoprire posizioni di rilievo nello scenario politico ed economico globale, uno strumento routinario di politica urbana. Pur simili - quanto a razionalità ed esiti spaziali e socio-economici - ad altre grandi operazioni di trasformazione urbana, il loro processo di pianificazione, si differenzia in parte per alcuni elementi distintivi. Le scadenze temporali, le regolamentazioni internazionali, la straordinarietà dell'azione pubblica di governo configurano i grandi eventi come «routine eccezionali». II volume discute gli aspetti processuali e di governance di Giochi Olimpici ed Esposizioni Universali, a partire dalla ricostruzione delle esperienze organizzative di Londra, Milano e Shanghai. Le considerazioni emergenti propongono una riflessione sugli esiti istituzionali e sulle difficoltà gestionali dei grandi eventi e dei grandi progetti urbani in generale, così come sui limiti della gestione urbana straordinaria nella città contemporanea. -
Il 68 e l'istruzione. Prodromi e ricadute dei movimenti degli studenti
Il cinquantenario del ’68 ha suscitato un ampio dibattito che ha impegnato protagonisti e studiosi con contributi di taglio diverso. Per lo più si è parlato del movimento degli studenti con riferimento alla nascita e al suo sviluppo, agli ideali di cui si è fatto portatore, agli effetti a breve o lungo periodo sulla cultura, la politica e i comportamenti sociali. L’approccio generalista, certo giustificato essendosi il movimento battuto per un cambiamento radicale dell’intera società fin dall’inizio, e maggiormente in seguito, ha travalicato con il pensiero e con l’azione il suo luogo di origine, mettendo in ombra il tema dell’università, per non parlare di quello della scuola, rimasto marginale fin dal suo insorgere.In questo volume ci siamo proposti di colmare quello che ci è parso un limite nel dibattito intercorso, mettendo a tema proprio il sistema di istruzione e interrogandoci su cosa ha significato per esso il ’68 e quali effetti vi ha dispiegato. È questo uno dei due tratti caratterizzanti del nostro lavoro. L’altro è l’aver adottato un approccio in certo senso «continuistico» tra il prima, il durante e il dopo. Il ’68, almeno per quanto attiene al campo dell’istruzione, è stato sì un momento di rottura con il passato, un breaking point, ma ha avuto le sue pre-condizioni e i suoi prodromi nel periodo precedente, e molte ricadute sul periodo successivo. -
Wuhan. Il romanzo documentario
Attraverso l'avvincente, rocambolesca e drammatica vicenda personale di Ai Ding, novello Odisseo, Il virus di Wuhan svela informazioni e documenti fino ad ora inaccessibili al grande pubblico. Ai Ding, dopo essere passato da interminabili quarantene e tentativi di fuga, riuscirà con l'astuzia a raggiugere Wuhan, la sua Itaca, solo per ricongiungersi alla figlia e vedere la moglie morire di Covid-19, ed essere poi arrestato dalla polizia per i messaggi poco ortodossi diffusi online. L'autore, attraverso la voce del protagonista, descrive la violenza con cui il governo cinese ha imposto il lockdown, trasformando tutto il paese «in una enorme prigione». Riunisce, integrandole nella storia del personaggio principale, tutte le impensabili vicende di dolore, sofferenza e soprusi avvenute in Cina, che in qualche modo hanno superato la grande censura. Indaga, senza complottismi e ingenuità, l'origine del ""virus di Wuhan"""", sottolineando tutti gli elementi ambigui che riguardano il laboratorio P4, elencando le diverse teorie scientifiche sul virus e non facendo sconti alle menzogne diffuse dal regime comunista sulla repressione delle poche voci libere che hanno cercato invano di informare il Paese."" -
Memorie di guerra. Leningrado (1941-1945)
La testimonianza di Nikulin, che l’autore stesso definisce la confessione di un ragazzo terribilmente spaventato, rivela uno sguardo puro sulla realtà che permette alle sue memorie di rompere il muro di menzogne della propaganda riguardo alla guerra. Fino alla fine della sua esistenza proverà un senso di colpa per essere sopravvissuto a quei terribili avvenimenti, ne sarà tormentato, non riuscendo a sfuggire ai ricordi del fango, del sangue e delle pile di cadaveri. Pur temendone le conseguenze, sentirà dunque la necessità di trasferire su carta questi ricordi, dando una testimonianza sincera e senza fronzoli, che ricostruisca quanto più possibile una memoria veritiera degli avvenimenti bellici. Leggere oggi le pagine di Nikulin, tragicamente attuali, non può che convincerci di quanto la guerra, in ogni sua forma, sia un’assurda follia. Nato nel 1923 da una famiglia dell’intelligencija, Nikolaj Nikulin trascorre la sua infanzia a Leningrado, dalla quale parte volontario per il fronte allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Partecipa in prima linea ad alcune fra le più sanguinose battaglie per la liberazione di Leningrado, venendo ferito per quattro volte e ritrovandosi poi, nel 1945, fra le truppe che conquistano Berlino. Tornato a casa alla fine della guerra, si iscrive all’Università di Leningrado e inizia, qualche anno dopo, a lavorare come guida all’Ermitage, un luogo a cui rimane legato per tutta la vita. Si specializza nell’arte dell’Europa occidentale e diventa uno dei più importanti curatori delle collezioni di pittura olandese e tedesca del museo, associando alla sua attività l’insegnamento all’Istituto Repin dell’Accademia di Belle Arti. Muore nel 2009, dopo aver fatto in tempo ad assistere al successo letterario delle sue «Memorie di guerra», raccolte nel 1975 e lasciate nel cassetto per circa trent’anni. -
Il consenso a tutti i costi. Quando la politica promette, il cittadino deve sempre chiedere: chi paga?
Più lo Stato spende in assistenza e più aumentano i poveri, meno tasse e contributi si pagano e più benefici si ottengono dallo Stato. Sono questi, accanto ai molti primati negativi italiani, alcuni dei paradossi del nostro Paese: primi per disoccupazione ed evasione fiscale, primi per lavoratori in nero e NEET, secondi solo alla Grecia, in Europa, per debito pubblico, ultimi per produttività e sviluppo. Sono alcune delle scomode verità che il nostro «sistema», che continua a promettere tutto a tutti, cerca di nascondere per ottenere il consenso e il potere a tutti i costi senza mai chiedersi chi paga. Eppure, secondo Alberto Brambilla, è una falsificazione storica dire che le giovani generazioni staranno peggio di quelle che le hanno precedute. Come lo è dire che oggi siamo più poveri e diseguali di cinquant'anni fa. Bisogna sfatare i troppi luoghi comuni frutto di una cultura assistenzialista fondata solo sui diritti. Politici, media e Chiesa non parlano mai di doveri, senza i quali però i diritti non si possono esigere e ciò, insieme ai troppi intrecci di interesse tra politica, associazioni datoriali e sindacati, blocca lo sviluppo del nostro Paese. Uno dei massimi esperti in tema di previdenza sociale conduce un'analisi fuori dagli schemi abituali, ma sempre documentata e puntuale, sullo stato dell'economia italiana e ci invita così a riflettere per la riprogettazione di una società più equa. Con i contributi di Natale Forlani e Claudio Negro. -
Diario di una guerra non convenzionale. La nostra lotta contro il virus
Sono le 21:30 del 20 febbraio quando Giulio Gallera, allora assessore al Welfare della Regione Lombardia, riceve una telefonata decisiva: è stato trovato il primo paziente positivo al Covid. Con il ritmo del diario personale, viene qui raccontata la corsa contro il tempo (e contro l'inerzia del governo centrale) per smontare e rimontare la macchina della sanità regionale, alla ricerca frenetica di respiratori, mascherine e posti letto. Da protagonista di quelle fasi, Gallera documenta con precisione la genesi di decisioni difficili ma necessarie, il nascere delle delibere più contestate, la costruzione di una task force efficiente contro il virus. Soprattutto viene dimostrata, dati alla mano, la bontà del lavoro svolto, che smentisce i terribili attacchi mediatici e politici che hanno accompagnato quella stagione: il tempo è galantuomo. Un lavoro accurato e partecipe dove ogni pagina, che racconti l'impegno generoso di medici e infermieri o che offra spazio a intime riflessioni, è attraversata da toccanti momenti di umanità. Prefazione di Alessandro Sallusti.