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Hey Nostradamus!
È la voce di Cheryl Anway a trasportare il lettore dentro il delirio. E Cheryl è una delle vittime dei killer impazziti della strage del liceo Delbrook di Vancouver. È da questo luogo (non luogo) che l'autore di ""Generazione X"""" e """"Jpod"""", inizia la sua storia trasportando il massacro di Columbine a Vancouver. A mano a mano che Cheryl racconta la propria vita bruscamente interrotta, prende corpo un personaggio profondamente umano e vitale, in un mondo dove tutto si trasforma in un sogno iperrealista."" -
Falerii Veteres. Il sepolcreto di Montarano. Scavi, materiali e contesti
Oggetto del volume è uno dei più antichi sepolcreti di Falerii (odierna Civita Castellana, VT), in loc. Montarano, databile tra la fine dell'età del Ferro e la fine dell'età orientalizzante (750-600 a.C. circa) che, pur scavato alla fine dell'Ottocento, non era ancora stato analizzato nel dettaglio. Oltre 1700 reperti costituiscono il catalogo delle 67 tombe esaminate. Lo studio si articola su due livelli in stretta connessione: archivistico, archeologico-topografico. Frutto di una revisione sistematica della documentazione d'archivio, i risultati portano a meglio definire le caratteristiche delle fasi più antiche di Falerii e ad evidenziare i rapporti cronologici e culturali con i territori vicini (Etrusco, Capenate, Lazio e Centro-Italico). -
La morte di mio fratello Abele
Salutato al suo apparire come uno dei grandi romanzi del secolo, La morte di mio fratello Abele mette in scena, con una selva di personaggi memorabili, la storia e lo spirito europei in uno spazio temporale che procede dalla fine della prima guerra mondiale sino agli anni '60, con un continuo andirivieni cronologico tra i grandi drammi dell'Europa, cui l'io narrante - uno sceneggiatore cinematografico che attende all'opera letteraria della propria vita - è testimone nel passato della memoria e nel presente di una miriade di appunti, di testi, di documenti, che con tormentato lavorio cerca di ridurre ad unità, trasformandoli nel grande romanzo che deve scrivere. Di questo libro, per la prima volta tradotto in italiano, Italo Alighiero Chiusano scrive: «In quest'unità, ove tutto è presente continuo, sono legittime e necessarie, senza frattura di stile, le più svariate commistioni di scritture e di ritmi: dal resoconto freddo, venato d'un umorismo spesso crudele, alla rievocazione nostalgica, che però non inclina mai a toni sentimentali, dalla ""gregueria"""" rabelaisiana o neoespressionista, tutta tagli acri e pennellate dense, alla miniatura elaboratissima, dove ogni sillaba ha una sua millimetrica, inesorabile precisione e pregnanza che ricorda la miglior lirica. il tono generale è quello di un'aristocratica tristezza, che però ha troppo pudore per manifestarsi tale, e perciò - con un' operazione che vorrei addirittura definire etica - si butta nel giullaresco, nello scanzonato, nel carnale, nel macabro, nello squisitamente volgare»."" -
La magia delle piante
Il libro, come molti altri pubblicati da Jacque Brosse, enciclopedista e poligrafo, nasce da un profondo amore verso gli alberi, le piante, la vita. Senza la magia della fotosintesi, grazie alla quale i vegetali utilizzano direttamente l’energia solare liberando l’ossigeno che respiriamo, noi non esisteremmo affatto. Partendo dalla semplice ma basilare constatazione, l’autore ci conducein un viaggio affascinante dentro i segreti e i misteri dell’universo verde: dai licheni alle piante del deserto, dalla tundra alla macchia mediterranea, dalla foresta tropicale alla flora d’alta montagna. Con spirito curioso e meticoloso al tempo stesso, Brosse elenca virtù, prove scientifiche, del mondo vegetale. Particolarmente prezioso l’inventario che costituisce la seconda parte del testo, una sorta di repertorio enciclopedico delle specie più diverse, dal grano al prezzemolo, dalla mandragola al ginseng. Di fronte agli atteggiamenti distruttivi o, nel migliore dei casi, di stolida indifferenza verso le piante – che trovano peraltro riscontro, fa osservare Ippolito Pizzetti nella sua prefazione, nella “povertà di alberi” della nostra letteratura – questo libro è un invito a modificare profondamente i nostri rapporti con il mondo vegetale, alla scoperta delle radici stesse della vita. -
La notte di Valpurga
Uno dei romanzi più significativi del Novecento. Fu scritto da un autore che, insieme a Franz Kafka e a Rainer Maria Rilke, è tra i protagonisti della letteratura cecoslovacca e mitteleuropea. Dotato di un caratteristico stile grottesco, fantastico, espressionista, Meyrink, da un certo momento della sua vita, a causa di una profonda crisi, si dedicò a temi legati all’occultismo e al mistero. La notte di Valpurga, la notte delle streghe – celebrata tra il 30 aprile e il primo maggio – appartiene alle leggende e alle tradizioni della letteratura demoniaca. Nelle pagine di Gustav Meyrink questa notte diventa la rappresentazione dell’apocalisse di un mondo, l’inabissarsi di un impero – quello austroungarico – la fine di un secolo. Notte di scontro di desideri e di passioni del corpo e dell’inconscio, la notte di Valpurga simboleggia lo sfacelo che l’Europa visse nel 1917, mentre infuriava la prima guerra mondiale e iniziava la rivoluzione russa. Lo scrittore austriaco ha saputo magistralmente tratteggiare l'umanità dolente, sconvolta tra realtà e sogno, l’ipocrisia borghese e la crescente follia che serpeggiò in quegli anni nel vecchio continente. -
La malattia delle fate. Origini degli esseri fatati
Complice la popolarità della narrativa fantastica e il diffondersi della cosiddetta New Age, a partire dagli anni Sessanta-Settanta si è assistito alla riscoperta del cosiddetto Piccolo Popolo, di tutto quel mondo di spiriti della Natura (fate, gnomi, folletti, elfi, nani ecc.) che, non più confinati nel mondo delle favole e del folklore, sono diventati un riferimento diffuso nella nostra cultura. Si sono moltiplicate perciò numerose teorie sull’origine e il significato di tali esseri, ma senza dubbio una delle più originali è quella espressa, in questo saggio, da Massimo Conese, docente di Patologia generale della Scuola di medicina dell’Università di Foggia. A fronte della tesi che queste creature non siano altro che l’estrinsecazione delle Potenze che governano la Natura fisica, o emanazioni di essa adattatesi al tempo alla mentalità umana via via modificatasi, oppure arche- tipi ancestrali uguali in tutto il mondo, il professor Conese sceglie una spiegazione “scientifica”: questi esseri, genericamente chiamati “fate”, derivano dalla mitizzazione – dal momento che non esistevano risposte razionali, mediche – di particolari malformazioni o patologie fisiche e mentali. Una tesi, in disaccordo con le teorie “simboliche” circa l’origine delle fate, che viene documentata con numerosissime fonti dell’epoca e testi moderni, una vasta bibliografia mitica, folklorica e medica e una serie di illustrazioni tratte da testi letterari e scientifici. -
La storia del mago Merlino
Chi era Merlino? Un incantatore o un profeta? Il figlio del diavolo o il principe del Bene? Un saggio o un folle? L'opera, intrisa di palpitante romanticismo, ci introduce nel mondo magico di Merlino, dove le profezie s'intrecciano con le avventure, gli incantesimi con gli amori, fino a rivelarci gli aspetti più oscuri e meno conosciuti di questo singolare personaggio in bilico tra mito e letteratura, tra sogno e memoria. Dorothea e Friedrich Schlegel, subendo l'influenza dei cenacoli romantici appassionati ai romanzi storici, tradussero in tedesco, rielaborandolo creativamente, un testo medievale - forse il Merlin di Robert de Boron - ma la loro opera rimase a lungo tempo sepolta nell'archivio di stato di Berlino. -
Elogio della vita a rovescio
35 articoli di tagliente satira a un mondo – quello dell’Impero austroungarico – che stava morendo e che correva senza freni verso due grandi guerre mondiali, scritti da uno dei più penetranti interpreti del Novecento. Con la malvagità e l’innocenza di un bambino, nei 37 anni di pubblicazione del suo giornale – Die Fackel, La fiaccola – Kraus dissacrò la rappresentazione della modernità con argomenti ancora oggi attuali, convinto che la parola sia il rimedio omeopatico contro la chiacchiera che soffoca il mondo della stampa e del giornalismo. Basta questa visione della comunicazione di massa e il periodo bellico che stiamo vivendo a rendercelo, cento anni dopo, terribilmente vicino e indispensabile. Prefazione di Francesco Perfetti. -
Hermann Hesse
La biografia di Cusatelli ed Heiner Hesse è un libro sobrio, esplicito, ma non propone, per Hermann Hesse, luoghi comuni, né quel “vivere inimitabile” che l’epoca pretendeva dai suoi eroi, e nemmeno contribuisce a quella figura leggendaria che ne fa oggi, per molti giovani, una sorta di santo. Restituisce piuttosto un individuo, con tutta la sua impulsività, alle contraddizioni dei suoi tempi terribili, segnati dalla bruta violenza e dall’inganno; profila la solitudine dell’intellettuale, insieme inerme e vittoriosa; ammette, se occorre, le lacune e le incertezze dell’artista. E offre al lettore una messe di foto inedite, illuminanti e affascinanti. -
Considerazioni attuali sulla guerra e la morte
Un breve scritto del 1915 in cui il padre della psicanalisi riflette sul perché della guerra che fa riaffiorare “gli impulsi primitivi, selvaggi e malvagi”, ai quali l’uomo ha rinunciato per entrare nel mondo civile. Di fronte agli orrori della guerra non dobbiamo sentirci delusi nei confronti del genere umano che è caduto così in basso perché, in realtà, sempre sotto scacco delle sue pulsioni egoistiche, non è mai salito così in alto come pensiamo. Similmente l’inconscio, al cospetto della morte, è scisso tra il rifiuto di rappresentarsi la propria fine – e il conseguente senso di piacere quando muore l’estraneo-nemico – e il dolore per la morte di una persona amata. -
Il cercaquiz
Il volume presenta oltre mille quiz su diversi temi, che permettono di mettersi alla prova con vari livelli di difficoltà, dai quesiti più semplici a veri rompicapi. I testi, accompagnati da molte illustrazioni, permettono di trovare tutte le risposte. Età di lettura: da 7 anni. -
I perché? dei castelli e cavalieri
Età di lettura: da 6 anni. -
I perché degli animali. Ediz. illustrata
Una nuova collana dedicata ai più piccoli: tutti i perché più divertenti e curiosi con le risposte sotto le finestrelle! Età di lettura: da 6 anni. -
L' harem e la famiglia
Donna coraggiosa, animata dalla passione del capire: attiva nella resistenza subirà l'arresto e la deportazione a Ravensbrück. Sopravvissuta ai lager, partecipa alle commissioni di inchiesta sui crimini dello stalinismo. Solo a metà degli anni Cinquanta Germaine Tillion potrà tornare alla sua prima passione, a quegli studi etnografici in cui aveva avuto tra i suoi maestri Marcel Mauss e Louis Massignon che l'avevano condotta fin dal 1934 fra i berberi dell'Aurès, nel nord dell'Algeria. Nel 1966 pubblicherà questo libro sulle questioni dell'harem e dei rapporti di parentela nelle culture arabe del nord Africa. Sorretto dal continuo confronto con le tesi di Lévi-Strauss, il libro mette in particolare luce la condizione della donna, tocca la questione del velo, che tanto scalda il dibattito in Occidente, esamina le componenti religiose di queste culture che si affacciano sul Mediterraneo e rivelano insospettati legami culturali con l'Europa. -
Coma
"Coma"""" è il libro di una crisi e di una vocazione. Crisi spirituale e vocazione artistica che indissolubilmente si intrecciano nella vita di uno scrittore di successo che, improvvisamente, si ritrova prossimo al silenzio e alla fine. Con una scrittura densa e sapiente, Pierre Guyotat - tra i più importanti autori della generazione post-Sessantotto, amato da Roland Barthes, tradotto in più di quaranta lingue, ma finora mai in quella italiana - ci guida nel vortice della propria vita, passando dai ricordi d'infanzia e della giovinezza a quelli della maturità, seguendo la struttura del romanzo di formazione e del racconto iniziatico." -
L' età della ferita. Intorno ai «Diari» di Kafka
Questo libro nasce da un'esperienza onirica. Uno scrittore sogna che un filosofo praghese, amico reale di Kafka, legga e commenti i suoi Diari inediti pochi anni dopo la sua morte. Si sveglia e trascrive, come in transe, il lungo sogno, immaginando e ricordando. Ne nasce questo libro, critico e narrativo insieme, da cui sentiamo affiorare, in controcanto con la scrittura dei ""Diari"""", la voce viva e reale di Kafka, come se fosse ancora più vicino a noi di quanto non lo sia sempre, nei tempi oscuri della nostra modernità, in quella che con le sue parole potrebbe definirsi """"L'età della fine"""" e che invita l'uomo a dialogare in modo ostinato e dolente con il suo inesplicabile mondo interiore. Lo stesso Kafka ha scritto: «Sono arrivati i sogni, sono scesi con la corrente del fiume, con una scala salgono sul muro lungo la riva. Ci si ferma, ci si intrattiene con loro, sanno molte cose, solo da dove vengono non sanno. Questa sera d'autunno è così tiepida. Loro si volgono verso il fiume, sollevano le braccia. Perché alzare le braccia, invece di abbracciarci?»."" -
Scrittura e violenza. Narrazioni della guerra civile. Il caso spagnolo
La guerra civile è un fenomeno specifico, ma anche esemplare di ogni altra forma di scontro bellico. E il rapporto fra letteratura e manifestazioni della violenza è un altro luogo tipico della scrittura novecentesca. Il dato sorprendente che emerge da questo libro di Enrico Lodi è la confutazione della tesi che violenza e cultura siano nemiche irriducibili. Dal modello ""eroico"""" dell'Iliade alla scoperta di un'impossibile """"esperienza guerriera"""" nella modernità schiacciata dal potere devastante della tecnologia che ha dissolto ogni ordine simbolico della guerra nel Novecento, l'autore traccia un panorama del dibattito letterario suscitato dal caso particolare della guerra civile spagnola e ne evidenzia il carattere emblematico. Tra i filo-franchisti e i nazionalisti emergono poche figure di rilievo che, seguendo la propaganda ufficiale, elaborano una vera e propria """"pornografia della violenza"""" che indulge alle seduzioni della morte e alla crudeltà. Sul fronte opposto, anche autori come Rafael Alberti e Pablo Neruda sembrano subire il fascino della violenza tipico della scrittura politicizzata. Ma esiste anche una zona di confine con autori che non cedono alla seduzione della morte: Ramon Sender, Chaves Nogales, Arturo Barea, Maria Zambrano, Miguel de Unamuno, che nella violenza vedono prevalere la """"banalità del male"""". L'appendice finale propone vari testi inediti di questi autori sulla guerra civile."" -
L' arte e il demoniaco. Il male nell'immaginario dell'Occidente
Di fronte al trittico delle Tentazioni di sant'Antonio di Bosch, lo sguardo si smarrisce e si disperde, travolto dal diluvio di immagini grottesche, curiose, singolari, inquietanti che si affollano attorno al Santo. Mille forme del demoniaco lo circondano, lo tentano, lo afferrano. Il male che esplode in tutte le sue forme diventa in questo quadro l'emblema di un immaginario e di una riflessione dell'arte sull'oscuro, il demoniaco, il perturbante che genera incubi nella mente dell'uomo. Il lettore dei saggi di André Chastel, Pierre Francastel e Hans Sedlmayr raccolti in questo libro ha l'occasione di vedere all'opera tre maestri della storia dell'arte e di riconoscerne immediatamente stili e sensibilità differenti. Francastel indaga le forme del demoniaco nell'arte medioevale, cogliendo nelle sacre rappresentazioni le origini di alcuni suoi tratti tipici. Partendo dal tema del Congresso di Studi umanistici promosso da Enrico Castelli nel 1952, Chastel invece rilegge le paure della cultura europea alla fine del '400. Sedlmayr, infine, si occupa di alcune esperienze pittoriche del '900 - da Ensor a Klee e Picasso - e mostra la presenza viva e dirompente del demonio nell'estetica del nostro tempo. Letture assai diverse ma unite da un dubbio: si può leggere nelle incarnazioni del demoniaco attraverso il tempo una prospettiva continua dove, entrando nella quotidianità, è lo stesso demoniaco che ne incrina le basi metafisiche ed etiche? -
Promemoria occidentale. 49 interviste per ricordare il futuro
«Si può ricordare il futuro? Lo si dovrebbe fare nella convinzione, errata, che il ricordo è solo delle cose passate e mai delle cose future. Nel caso di questa raccolta di interviste che Maurizio Cecchetti - giornalista e critico d'arte, nonché attento osservatore della realtà culturale tutta del nostro emisfero - ha realizzato in un quarto di secolo, ciò che il suo personale sismografo ha registrato risulta singolarmente già accaduto oggi più ancora che al tempo in cui furono eseguite. Ma i temi che la maggior parte di esse affronta sono attuali, a testimonianza di una sensibilità che è sì dell'intervistato, ma che l'intervistatore ha saputo suscitare cogliendo il punto di una svolta, l'accento di una sfumatura anticipatori di un futuro pure sotto gli occhi di tutti. È grazie a questa sensibilità, quasi rabdomantica, che si devono i singolari affondi nella carne del tempo e degli eventi che molti degli intervistati hanno avuto modo di consegnare alla carta stampata. Le sorti dell'arte contemporanea (Mattiacci, Staccioli, Spagnulo, Uncini), l'architettura (Portoghesi, De Carlo, Maldonado, Koenig), l'immagine come questione fondamentale e fondante l'ethos occidentale (Debray, Pfeiffer, Assunto). Ma anche lo Stato e le sue peripezie, le comunicazioni e la democrazia sempre in discussione, le guerre e i fermenti religiosi (De Kerckhove, Volli, Bodei, Acquaviva, Burke, Givone, Perniola, Walcott, Cassano, Augé, Glissant, Oz), visti appunto non sempre e solo dai politologi. I nomi evocati sono alcuni tra quelli che compongono i punti nevralgici di una tessitura paziente in un tempo che la pazienza sembra averla persa e punta sulla cancellazione e l'erosione. È un libro che accoglie nel profondo la lezione di Hannah Arendt espressa nel titolo ""il futuro alle spalle"""". Nessun anacronismo è oggi più possibile.» (Riccardo De Benedetti)"" -
Ariani. Origine, storia e redenzione di un mito che insanguinato il Novecento
Ariani: questo saggio corre su un piano scivoloso perché vuole tesserne se non un elogio, quanto meno una trama di riflessioni che riscattino questo concetto dall'inferno in cui è stato relegato dopo l'utilizzo del nazismo declinato nel segno dell'antisemitismo. Ma la storia degli Ariani comincia molto prima di Hitler. Nell'ottica che li identifica come ""insieme culturale"""" o """"archetipo ideologico"""" dei popoli indoeuropei (cioè, oggi, quelli europei: incluse le diaspore dell'America, dell'Australia, e le diramazioni fino all'India e l'Iran), questa, che ancora oggi è considerata una """"idea paria"""", offre solide basi per una nuova geopolitica. Questo libro spiega perché c'è ancora molto di ariano nelle nostre culture e perché questa idea avrà un futuro. L'analisi corre lungo tre filoni: quello più propriamente storico, che evidenzia elementi simbolici e antropologici trasmessi lungo i millenni dai nostri antenati a noi (dalle divinità celesti all'individualismo da cui nasce l'epica eroica); il filone intellettuale, che deriva dallo slancio dei popoli indoeuropei verso il movimento e la conquista territoriale e approda a concetti tuttora presenti nel dibattito dell'Occidente: la volontà di potenza, la hybris, lo spazio vitale, la sete di sapere; infine, quello politico, che analizza la democrazia come il portato del carattere della regalità esclusivo degli antichi Indoeuropei.""