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Lo spazio del margine. Prospettive sul femminile nella comunità antica
Lo ""sguardo sul margine"""", ossia sugli aspetti periferici delle società greco-antiche, rappresenta l'inconsueto punto di vista assunto dall'autrice come filo conduttore di questo volume. Il risultato è un'ampia e accurata ricognizione sulle manifestazioni cultuali e mitiche rivelative della presenza sotteranea, ma non per questo meno efficace, di """"voci dal margine"""", soprattutto femminili, che hanno lasciato nella cultura greca tracce profonde. Claudia Montepaone segue queste tracce, delineando un percorso che si snoda intorno a testimonianze letterarie, filosofiche e archeologiche, sapientemente intrecciate allo scopo di dipingere un grande affresco della cultura e della società antiche, sul modello di quello composto dal Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena e riportato in copertina. Anche in quel caso si tratta di una rappresentazione a posteriori che intende offrirci uno spaccato della società antica, in cui le donne, con i loro rituali, vengono collocate al centro della scena, entro l'universo della vita politica cittadina, per eccellenza maschile. Dunque, i protagonisti di questa ricostruzione sono personaggi da tratti distintivi """"anomici"""" rispetto al """"nomos"""" della """"polis"""", espressione della razionalità e dell'ordine. Ma non c'è ordine e non c'è razionalità che non si costituisca proprio esorcizzando ciò che è stato previamente raccolto sotto la categoria del caos e dell'irrazionale. Questo universo, che si autodefinisce in termini di opposizione alla città, è idealmente popolato di figure mitiche espressive di situazioni sociali e politiche al limite della normalità: non solo donne, ma anche adolescenti matricidi e folli (Oreste), personaggi per lo più giovani, dominati da forme di delirio di onnipotenza e asocialità (le figlie di Preto, Ippolito). E, sopra di essi, divinità anch'esse """"diverse"""", prima fra tutte Artemis, chiamate a sciogliere i loro intricati destini terreni."" -
Rosa. La letteratura del divertimento amoroso
Il romanzo rosa è un genere letterario di straordinaria diffusione. Ha come argomento il contatto tra donna e uomo, e viene letto come un manuale del comportamento amoroso. È venduto in milioni di copie in tutto il mondo. Rosa è il colore dell'eros; di un eros tenero, ansioso, triviale. I romanzi e le illustrazioni di questo colore sono agganciati al mutamento sociale e si trasformano rapidamente tenendo d'occhio le condizioni collettive. Parlano la lingua di tutti. Rosa è il colore di una serie di generi - il fotoromanzo, il teleromanzo, il romanzo, il fumetto, l'articolo di cronaca. È una nuova classe del discorso della cultura mediale.Il romanzo rosa è un genere non innocuo, che sta trasformando il modo di leggere e scrivere la letteratura. Il lettore femmina, la diffusione planetaria, la visione dal buco della serratura sono gli sconcertanti termini di una mutazione che riguarda un antico pilastro della letteratura: le storie d'amore.In questo libro Michele Rak ricostruisce la filosofia del rosa nella cultura mediale, la sua posizione nei processi di trasformazione della lettura dei paesi europei, la sua funzione di regolatore del costume amoroso. Da questo punto di vista si possono osservare le mutazioni della letteratura e dei linguaggi della comunicazione. È possibile così scoprire alcune componenti del mutamento culturale: la penetrazione della letteratura seriale, la scrittura alla plastilina e al silicone, l'importanza del divertimento amoroso.Ne scaturisce un'analisi tagliente, rigorosa, sofisticata: un libro sul mutamento culturale e sulle trasformazioni della letteratura e delle altre arti che scopre le motivazioni di un costume, di un linguaggio e di un nuovo modello letterario. -
Goethe. L'insidia della modernità
L'esperienza umana e letteraria di Goethe è stata davvero straordinaria. Non è esagerato dire che nella sua vicenda biografica si condensa uno dei nodi cruciali di tutta la nostra cultura. In questo libro, in assoluto equilibrio tra rigore e racconto, Marino Freschi istituisce un rapporto diretto con l'autore del ""Faust"""", ricostruendo anzitutto il clima storico-culturale di quell'epoca che è stata chiamata l'«età di Goethe». La storia della vita di Goethe si dipana così dagli anni dell'infanzia e dell'adolescenza a Francoforte, ancora «goticamente» medievale, all'esperienza con la cultura illuministica e rococò a Lipsia, passando poi all'illuminazione della propria vocazione poetica a Strasburgo. E' qui che sorge lo """"Sturm und Drang"""", culminato nella epocale intuizione dell'insidia nichilistica che pervade la modernità. Una tale crisi, cruciale per la storia spirituale della cultura tedesca ed europea, ha sollecitato l'attenta e insieme travolgente raffigurazione del """"Werther"""". La sofferta riflessione sull'inquietudine stürmeriana si risolve nella geniale accettazione di collaborare al governo del ducato di Weimar, proponendo un audace esperimento di cooperazione tra aristocrazia illuminata e borghesia intellettuale, confortata dagli ideali di fratellanza mediati dalla concezione massonica della """"Humanität"""". La presa di coscienza dei cospicui limiti del tentativo weimariano, nonché la profonda crisi con l'amata, la gelida signora von Stein, cospirano per la straordinaria svolta determinata dalla fuga in Italia del 1786. Il lungo soggiorno romano, decisivo per la scoperta della classicità, significa per Goethe l'incontro con la fisicità del vissuto, nella ritrovata fiducia dell'attività poetica. Il ritorno a Weimar negli anni della Rivoluzione francese è connotato da un orgoglioso rifiuto di aderire alle mode francesizzanti, nonché di cedere a quella disgregazione spirituale che per Goethe affonda le proprie radici nel mondo sotterraneo dell'occultismo e della magia.La biografia critica di Marino Freschi propone dunque un'immagine di Goethe quale interprete e protagonista della cultura della modernità, che ha sollevato interrogazioni ancora oggi essenziali, al livello artistico, filosofico, scientifico e politico."" -
L' angelo del millennio. Gli ultimi giorni del Novecento
Un puntiglioso diario quotidiano di fatti che accadono in Europa e nel mondo in questo ultimo anno del secolo e del millennio. Storie minori e minime. Ma ogni storia si tinge di una carica emblematica; la sua ""morale"""", incerta e inquieta, come si conviene a ogni morale di fine millennio, si proietta nel futuro.Il 1° gennaio si apre con una telefonata a Eric J. Hobsbawm, il grande storico del Novecento e delle sue crisi: """"addio, secolo breve"""". Il 2 gennaio registra la goffa euforia di un funzionario sull'avvio dell'Euro; ma dopo la poesia, arriverà la prosa: al plurale si dirà """"euri"""" o """"euro"""", come al singolare? Il 7 gennaio, una notizia clamorosa: la MacDonald ha finito i Big Mac; avevano sbagliato le previsioni, avevano sottostimato il fabbisogno per il weekend. Mega-fusioni societarie, grandi scalate borsistiche più o meno """"ostili"""", società virtuali - in tutti i sensi possibili - che sbancano la borsa. E ancora: milioni e milioni di messaggi via posta elettronica; quando li potremo mai aprire tutti? E chi, invece, li aprirà al posto nostro, cacciando il naso nei nostri personalissimi affari? E alla fine, dopo cinquant'anni rispunta la guerra, ultimo suggello alle nostre inquietudini. Anch'essa si infila nel nostro quotidiano, ci pervade, entra nei nostri grandi discorsi così come nelle nostre piccole abitudini. Annuncia anch'essa il futuro? Compone anch'essa, con il rumore delle sue bombe, e forse ancor più con i suoi insinuanti tremori, le tessere del nuovo mosaico?L'angelo del nuovo millennio non ha suoni acuti e brillanti da cavare dalla sua tromba. Ha gli occhi piccoli e aguzzi. Deve averli."" -
Patrizi in un mondo plebeo. La nobiltà piemontese nell'Italia liberale
Come si comportarono le nobiltà europee nella fase della loro decadenza? Come vissero, cosa pensarono, in quali nuove classi sociali confluirono i «patrizi», in un mondo che si faceva «plebeo»? Questo libro affronta il problema attraverso uno studio analitico del caso italiano tra la metà dell'Ottocento e la prima guerra mondiale. Tutte le ricerche sul ruolo dei gruppi nobiliari nella società italiana si sono fin qui inscritte nel vivace dibattito sulla supposta debolezza della borghesia di questo paese. I vecchi approcci marxisti hanno sottolineato l'arretratezza delle classi medie e la loro predisposizione al compromesso con gli elementi dell'aristocrazia «semifeudale». Una nuova leva di studi revisionistici ha messo in dubbio questa immagine di una subordinazione borghese, a favore di una visione che sottolinea la vitalità delle classi medie e la corrispettiva marginalità e impotenza dei vecchi gruppi aristocratici.Gli storici revisionistici, nonostante gli indubbi meriti, hanno però avuto il difetto di sottovalutare la funzione dei valori culturali, delle pratiche simboliche, e più specificamente dei meccanismi informali di prestigio e di influenza che servono a perpetuare l'identità di gruppo aristocratica. Cardoza si concentra sulla più significativa tra le nobiltà regionali dell'Italia unita, quella di diretta ascendenza sabauda, per studiarne, nel cinquantennio successivo all'unificazione, cambiamenti e continuità nei ruoli politici, nella ricchezza, nel comportamento economico, nelle preferenze pedagogiche e professionali. Condotta su una esplorazione completa dei documenti rintracciabili a Torino, la ricerca fornisce una quantità di informazioni non solo sulla struttura e la distribuzione delle fortune aristocratiche e alto-borghesi, ma anche sui circuiti familiari, sulle strategie successorie, sul rapporto tra proprietà terriera e investimento mobiliare. L'esame di carteggi e memorie private illumina ulteriormente gli aspetti più intimi della vita e dei valori aristocratici. Il ritratto che ne emerge contraddice il quadro di una rapida fusione delle vecchie e delle nuove élites e la conseguente marginalità delle nobiltà in età liberale. Nel caso del Piemonte, il ritmo del declino aristocratico fu più lento. Al dominio non si sostituì la decadenza, ma piuttosto lo sviluppo di forme più indirette di influsso. E la persistente importanza di una nobiltà di lignaggio e di patente nella vita pubblica risultò dall'appropriazione di nuove centralità economiche. -
L' eredità di Weimar
Quello della Repubblica di Weimar rappresenta uno dei più discussi e problematici capitoli della vicenda storico-politica del Novecento europeo: un avvenimento sul quale sempre di nuovo si riflette e si polemizza. Pionieristico tentativo di risposta antitotalitaria alla crisi dell'età liberale, ma anche clamoroso esempio di autodissoluzione di una democrazia. Luogo di sperimentazione del Moderno ma, al tempo stesso, manifestazione della sua più brutale e irrazionale negazione. Per questo, come giustamente osserva Gian Enrico Rusconi, «le lezioni di Weimar» non finiscono mai. E la vicenda di quella che è stata la prima repubblica tedesca continua ad accendere e a dividere gli animi. Tanto più oggi, quando la Germania, tornata nuovamente ad essere con la riunificazione uno Stato pienamente sovrano con Berlino capitale, si appresta ad affrontare il futuro del prossimo millennio, riannodando i fili spezzati della sua memoria storica. A causa del terribile shock del nazismo la storia della Repubblica di Weimar, la cui Costituzione venne promulgata ottant'anni or sono, nell'agosto del 1919, è stata troppo a lungo semplicisticamente ridotta a prologo, a preludio di una catastrofe: l'avvento al potere di Hitler. Oggi sappiamo che le cose stanno in modo assai differente: che quella di Weimar non fu una repubblica senza qualità. I due testi qui raccolti, introdotti e commentati da Angelo Bolaffi, costituiscono un autorevole tentativo di dare voce a questa nuova consapevolezza storiografica, nel contesto della mutata condizione geopolitica dell'Europa alla fine del «secolo breve». -
L'Europa. Storia di una civiltà
Che cos'è l'Europa, per Lucien Febvre? Che cosa rappresenta questo «continente» agli occhi del grande storico francese, nei mesi in cui si chiude il sipario dell'ultima e più distruttiva guerra europea (e perciò stesso mondiale)? Nelle pagine che vedono qui per la prima volta la luce (il testo inedito di un corso al Collège de France nel 1944-45), l'eco degli accadimenti nutre la rivisitazione dello storico. Il fatto è che l'idea di Europa sembra accamparsi sotto la bandiera di una inafferrabile vaghezza: «Un ideale, un sogno. Una estensione di territori estensibili a non finire». Fuori dalla storia, l'Europa, semplicemente non esiste.Ma allora, quando nasce l'Europa? Essa è figlia della disgregazione dell'unità mediterranea, ellenica e romana. Solo quando l'Impero romano crolla si danno le condizioni perché si possa cominciare ad aggregare una civiltà europea. Ma questa nuova realtà nasce da una grande mutilazione. L'Islam irrompe nel vecchio mondo greco-romano disgregandolo. Ed è contro l'Islam che nasce la costruzione carolingia, atto costitutivo dell'Europa in idea. Parte integrante di quest'idea fu, all'inizio, l'espansione di una cristianità concepita come il vero elemento unificante.Quel passaggio da un mondo mediterraneo a un mondo in cui il centro di gravità si sposta a nord ha determinato poi uno ""slancio europeo"""" che è stato soprattutto uno slancio economico. Scorrono così sotto gli occhi dello storico le successive incarnazioni europee. Europa, equilibrio di potenze. Europa, patria delle élites intellettuali del XVIII secolo. E, dopo la Rivoluzione, Europa nemica delle nazioni. Europa, infine, rimedio disperato dopo la catastrofe della grande guerra. L'Europa, insomma, non è una cosa semplice, non si incide bell'e pronta, sopra una tabula rasa. «Ciascuna parte d'Europa ha dietro di sé una terribile storia """"contro"""". Perciò l'idea di un dominatore che sottometta tutto l'Universo, è una idea vana. E, bisogna aggiungere, sanguinaria». Lo spettro del dittatore appena sconfitto domina le ultime pagine del libro. Febvre recalcitra all'idea di una unificazione europea. Non sono ancora maturi gli anni del rinnovato progetto europeista.A distanza di cinquant'anni è oggi possibile misurare l'enorme tratto di strada che l'Europa storica ha compiuto. Ma il testo di Febvre rimane un monito contro i facili entusiasmi europeisti. L'Europa può espandersi solo a patto di non prevaricare le altre civiltà: quelle che la compongono e quelle che ha di fronte."" -
Spontaneamente. Testo inglese a fronte
"Adesso siamo come quel cono piatto di sabbianel giardino del Padiglione d'Argento a Kyotocongegnato perché appaia solo alla luce della luna. Vuoi che pianga?Vuoi che vesta a lutto? O che come la luce della luna sulla sabbia candidausi la tua oscurità per brillare, baluginare? Ecco, brillo. Ecco, piango"""" All'intersezione tra narrativa e trance estatica, la poesia di Tess Gallagher sorprende il lettore per il potere di coinvolgimento che si sprigiona dalla memoria e dai riflessi obliqui che il linguaggio stesso trae dalla propria ombra.Sia che parli della propria infanzia, elabori in maniera originale e intensa il lutto per la perdita del suo compagno, o crei personaggi fantastici dai suoi desideri più riposti, la Gallagher evoca alla mente del lettore una serie di immagini cariche di energia emotiva. Ci si ritrova dunque nel mezzo di una sorta di campo magnetico dove s'incrociano simultaneità e sequenzialità, dove il tempo subisce un'increspatura nel suo fluire, provocata dalla tracimazione di una vitalità che esige d'essere condivisa perché non può più essere costretta nei pur elastici confini della coscienza individuale.Scelte dall'intero arco della produzione poetica della Gallagher, queste poesie incarnano le qualità vibranti che la rendono una delle voci più originali nel panorama poetico americano dell'ultimo trentennio." -
L' inizio di una sedia. Testo inglese a fronte
"È vero, come ha detto qualcuno, chein un mondo senza paradiso tutto è addio.Sia che tu saluti con la mano o no, è addio, e se non ti salgono lacrime agli occhiè addio lo stesso, e se fingi di non accorgerti,odiando ciò che passa, è addio lo stesso."""" Chiunque sia in grado di pensare non può essere felice, dice Mark Strand, Ma io sono felice di esser vivo. Pensa all'alternativa !. La capacità concreta, e vitale, di riconoscere e vivere con i tragici paradossi del nostro mondo è una costante dell'arte di Strand. L'atmosfera pacata, rarefatta, raffinata in cui esistono e si sviluppano lacerazioni insanabili è in qualche modo descrivibile con una serie di ossimori, che nella sua poesia non agiscono tanto come forma retorica, quanto come figura dello spirito.Nei versi che l'autore ha espressamente scelto per questa raccolta, in cui si privilegiano i componimenti più recenti, si avrà esperienza della gamma di partecipato abbandono, doloroso piacere, ingenuo disincanto, indifferente amore, tragedia buffa, appassionata distanza, serena disperazione che pervade tutta l'opera di Strand." -
Ad limina Petri. Spazio e memoria della Roma cristiana
Alle origini della Roma cristiana si situa una straordinaria rivoluzione degli assetti urbani, che è insieme fisica e simbolica, e che trasformerà la capitale dell'impero nel centro riconosciuto della cristianità, nel luogo da cui si irradierà il magistero del soglio di Pietro.Tra il Vaticano e le ultime falde del Gianicolo, nel circo di Nerone e negli horti che lo contenevano, si consuma, dopo il famoso incendio del 64, il martirio dei primi fedeli della nascente Chiesa di Roma. Negli stessi luoghi, più tardi, sarà crocifisso Pietro. E sempre in quello stesso sito, dove ora è l'altare maggiore della basilica Vaticana, le spoglie dell'apostolo troveranno sepoltura.La presenza di Pietro sabilsce il fulcro topografico della zona, meta, da allora e per due interi millenni, del più significativo tra i pellegrinaggi cristiani:. molti fedeli cristiani, spinti dal desiderio di mantenere una vicinanza a san Pietro, cercheranno accanto ad esso la propria sepoltura. E saranno per primi i pellegrini dell'Europa del nord a fissare ""ad limina Petri"""", almeno dal VII secolo, le loro strutture di ospitalità e i loro cimiteri. Qui ancora, insieme alle milizie romane, i pellegrini stessi moriranno per difendere la tomba dell'apostolo dai saraceni invasori. E proprio a presidio della memoria di Pietro, Leone IV costrurà, qualche anno più tardi, le prime mura della civitas che da lui prenderà il nome di Leoniana.Il volume di Lorenzo Bianchi ricostruisce le vicende dei luoghi e dei pellegrini nel corso dei secoli, ponendo via via in risalto testi ed epigrafi, tradizioni toponomastiche tardo-antiche e medievali, resti monumentali poco noti e dimenticati,che a fatica si riconoscono nel devastato tessuto urbano moderno.L'effetto, per il lettore, è sorprendente; mai come in questo caso la storia del sito coincide con la storia della sensibilità, della religiosità e del costume; diventa storia complessiva di una identità, che si materializza nella delimitazione e nella costruzione di uno """"spazio cristiano''."" -
La banda dei quattro. Cronache del più lungo e difficile negoziato agricolo europeo
Il libro racconta come l'Italia è riuscita a vincere il più difficile negoziato sulla politica agricola europea che mai ci sia stato, inserito nell'altrettanto difficile trattativa su Agenda 2000, il documento che indica le linee politiche guida per l'Unione Europea nei prossimi anni. E' la storia delle trattative intavolate dai quindici ministri europei sul nodo principale del futuro agricolo comunitario: conciliare pochi soldi con la necessità di far crescere l'agricoltura armonicamente. Il percorso del negoziato - e in particolare il ruolo giocato dall'Italia - vengono raccontati da dietro le quinte, spiegati sulla base delle testimonianze dei protagonisti principali e su documenti inediti.Attraverso l'analisi dei successivi documenti tecnici, affiancata dagli approfondimenti di chi ha partecipato al negoziato, viene anche illustrata la politica che il settore agricolo ha davanti e come è stata costruita. Ma soprattutto la Banda dei Quattro alza il velo sui retroscena - umani, politici e diplomatici - che hanno portato un paese, da sempre quasi assente dalla scena delle trattative europee, a dare vita a un modo di fare politica diverso e ad avere un ruolo di primo piano proprio nella fase di passaggio dell'Europa, e della sua agricoltura, dal vecchio al nuovo millennio. Ne emerge un insieme curioso e inaspettato di azzardo e calcolo, di diplomazia e capacità tecnica, di rapporti umani e politici: una commedia all'italiana - questa volta vincente - su un palcoscenico europeo. -
Hölderlin e l'idealismo tedesco
Il saggio di Ernst Cassirer Hölderlin e l'idealismo tedesco, apparso nella rivista «Logos» tra il 1917 e il 1920 - e di cui questa è la prima traduzione italiana -, rappresenta uno dei capitoli fondamentali della fortuna critica di Hölderlin. Per la prima volta infatti Cassirer pone il problema di sondare analiticamente la reale valenza filosofica della sua opera attraverso il complesso intreccio di amicizie e conoscenze che il poeta aveva intessuto negli anni: Schiller, Fichte, Hegel, Schelling. Su questo sfondo si innesta una riflessione sul complesso rapporto di Hölderlin con il mondo greco, in particolar modo con il pensiero di Eraclito e Platone e con la tragedia di Sofocle.La tesi di Cassirer è orientata a sottolineare la valenza antidialettica del pensiero di Hölderlin, una confutazione ante litteram del modello speculativo hegeliano e, al contrario, a individuare come tratto caratteristico del poeta l'unione inscindibile tra pensiero e dimensione poetica, che per Cassirer si esplicita attraverso una fantasia mitica, in contraddizione e inconciliabile con la realtà del mondo: «al posto della dialettica del concetto subentra, in modo sempre più chiaro e definito, la dialettica del sentimento». Da qui la parabola tragica di Hölderlin e il suo definire la poesia «forma vivente», una sorta di cesura che alimenta il mito oltre le impalcature dei grandi sistemi speculativi. Nella sua stringata chiarezza, il testo di Cassirer non è semplicemente un contributo significativo per la critica hölderliniana, ma anche un luogo centrale nel percorso filosofico dello stesso Cassirer. In questo saggio si profila infatti quella riflessione sulla dimensione mitica, considerata dal filosofo come una delle forme della comprensione della realtà, che occuperà l'intero secondo volume della Filosofia delle forme simboliche. -
L' economia di Lucignolo. Opportunità e vincoli dello sviluppo italiano
Qual è il ruolo svolto dall'economia italiana nel recente contesto europeo e mondiale? E quale spazio potrà occupare il nostro sistema economico e produttivo nel prossimo futuro? Ce la faranno gli italiani, i lavoratori e le aziende, a reggere le sfide dell'Europa, nel più vasto contesto dell'economia globalizzata? In questo volume, che segue L'oro di Europa, uno dei nostri più autorevoli e lucidi commentatori raccoglie una serie di contributi sulle vicende dell'economia italiana, costantemente in bilico tra strette opportunità e rischi ricorrenti.Il titolo riassume bene le preoccupazioni dell'autore. Se i problemi della società e dell'economia italiane sono antichi, a lenirne almeno in parte gli influssi, in anni più felici sono bastati alcuni elementi positivi che hanno caratterizzato tutta la nostra storia: ""l'essere un paese demograficamente giovane, pieno quindi di speranze e di attese. L'essere un paese povero, ricco dunque di gente disposta a sacrificarsi, a lavorare, a emigrare, a fare di tutto per migliorare il proprio stato"""". Oggi, però, le cose non sembrano più stare così: """"la reazione degli italiani alla propria condizione attuale, e alla possibilità che essa peggiori, rischia di essere quella di Lucignolo, che assieme a Pinocchio sale sul carro dell'omino piccino e si avvia senza una cura al mondo verso il paese dei balocchi, ignaro che il destino suo, del suo amico e di quelli come loro, sia di trasformarsi in una schiera di asini"""".Il rischio maggiore è quello di una marginalizzazione strategica, che ci veda occupare posizioni di complemento, senza poter vantare punti di effettiva forza nella distribuzione internazionale del know how, delle potenzialità tecnologiche, dei saperi condivisi.Le tessere del mosaico disposto da Marcello de Cecco disegnano un quadro che non è certo improntato all'ottimismo. Ivincoli che ci consegna il nostro sistema-paese sono forti, e peseranno non poco sul futuro. Si tratta caso mai di vedere se essi costituiscono nel loro insieme una sentenza già irrevocabilmente pronunciata, o se si può ancora fare qualcosa, da parte dei principali centri di decisione del nostro paese, per correggere e rafforzare il nostro scenario di medio e lungo periodo."" -
Omero e Dallas. Narrazione e convivialità dal canto epico alla soap-opera
La tesi di questo libro, sostenuta da grande rigore e precisione, è che esista uno stretto legame tra il popolare prototipo dei serial televisivi e il celebratissimo poema della Grecia classica. Entrambi questi universi narrativi appartengono al continente della cultura orale, e dunque non possono essere interpretati con i canoni della cultura scritta. Entrambi celebrano, entro una situazione conviviale e con un esplicito scopo gratificante, un modo di essere, un costume, un'identità collettiva. -
Energia. Storia e scenari
Il filo che lega l'umanità alla costruzione del suo destino si chiama energia. Produrre, trasportare, accumulare, «inventare» energia è l'imperativo che sottende la crescita - o il declino - delle società umane. In un mondo da alcuni secoli in via di radicale trasformazione, gli squilibri energetici rappresentano il crinale tra prosperità e povertà, tra sviluppo e regresso. Ma quale sviluppo?Nel prossimo mezzo secolo la popolazione mondiale continuerà a crescere fino a stabilizzarsi intorno ai dieci o undici miliardi. Pur a fronte dei progressi realizzati nell'eliminazione degli sprechi a seguito delle crisi petrolifere degli anni settanta, nei paesi industrializzati ogni individuo consuma quasi dieci volte più energia dell'abitante medio dei paesi in via di sviluppo, mentre i divari di reddito e benessere sono diventati ormai intollerabili. L'energia è una risorsa-chiave per ridurre questi divari, e non c'è da stupirsi se si prevedono ulteriori forti aumenti dei consumi energetici mondiali. Ma nessuna fonte energetica, fra quelle disponibili, è priva di problemi: carbone, petrolio e gas sono fonti non rinnovabili, e per giunta il loro uso in quantità crescenti potrebbe determinare il riscaldamento del pianeta. L'energia nucleare presenta seri problemi di accettabilità sociale. Le fonti rinnovabili, tutte riconducibili all'energia che emana dal sole, hanno bisogno di robusti incentivi per essere sviluppate al punto da rappresentare soluzioni quantitativamente adeguate ed economicamente convenienti. E le forze del mercato non aiutano a mettere in piedi strategie energetiche ispirate a una visione lungimirante. In questo libro di eccezionale densità e chiarezza Umberto Colombo non solo ricostruisce la storia della nostra avventura energetica, ma disegna gli scenari tecnologici, ambientali e culturali che si aprono di fronte a noi. -
Padri dei nostri tempi. Ruoli, identità, esperienze
Un profondo cambiamento sta attraversando negli ultimi decenni il campo dei rapporti di paternità. Se opinione comune, media e studiosi sembrano concordare nella definizione degli elementi che caratterizzano questo cambiamento, è pur vero che, messi in relazione tra loro, tali caratteri appaiono tutt'altro che congruenti, se non in evidente contraddizione. In particolare, nei discorsi sui padri e sulla paternità vengono evocate tanto le immagini della presenza e della partecipazione, quanto quelle contrastanti dell'assenza e della «perifericità». Se da un lato si delinea l'idea giocosa e ottimistica dei «nuovi padri» che si occupano lietamente dei propri figli, dall'altra si profila l'ombra della crisi o del declino della figura paterna nel nostro tempo, con una diffusa preoccupazione sia per l'asserita marginalizzazione dei padri nella famiglia, sia per il vero e proprio allontanamento dai figli, di cui sarebbero vittime nei casi sempre più numerosi di instabilità familiare. Al tempo stesso, anche in Italia il contesto generale dei rapporti sociali appare dominato dalla partecipazione sempre più intensa e attiva delle donne alla vita sociale esterna alla famiglia, sia pure a livelli occupazionali più bassi e con modelli di organizzazione interna che paiono meno nettamente modificati rispetto alla maggior parte dei paesi europei, con consistenti effetti sulla divisione dei ruoli nella famiglia stessa e sull'evoluzione delle funzioni genitoriali.Originato dal convegno internazionale I padri: ruoli, identità, esperienze, tenuto a Fano nel 1998, e organizzato dall'Istituto di Sociologia e dal Centro universitario di ricerche e studi sulle famiglie (Cursf) dell'Università di Urbino e dall'Assessorato servizi educativi del Comune di Fano, questo volume raccoglie ricerche e contributi teorici originali, suddivisi in tre sezioni. La prima, Trasformazione e crisi della paternità, riunisce gli apporti di impostazione più generale. La seconda, Forme sociali dell'essere padri, contiene saggi caratterizzati da un accostamento sociologico-empirico e da una riflessione teorica fondata sulla ricerca. Nella terza parte, La genitorialità paterna e il diritto, sono infine presenti gli studi di impostazione giuridica e sociologico-giuridica. -
Narrare l'immagine. La tradizione degli scrittori d'arte
Dall'origine della letteratura artistica - da quando cioè artisti, letterati, eruditi iniziarono a scrivere delle arti figurative - emerge con forza un problema: quello di tradurre le immagini in parola. Il problema investe tanto il linguaggio quanto l'interpretazione: richiede, dunque, una riflessione sulle contiguità e sulle distanze tra il linguaggio delle immagini e quello delle parole e su come quest'ultimo non traduca mai in modo neutro il primo, piuttosto veicoli sempre un'interpretazione, una prospettiva conoscitiva radicalmente diverse da quella sottesa alle immagini.Il saggio muove dalla ricostruzione delle prospettive salienti del dibattito teorico sul problema, mettendo a confronto i diversi approcci, da quello iconologico a quello psicoanalitico, da quello semiotico a quello ermeneutico: ne scaturisce un quadro problematico articolato sugli statuti differenti dei due linguaggi (ad esempio, in relazione al problema della temporalità) e su possibili convergenze (ad esempio la possibilità di modi analoghi della retorica, in entrambe le discipline). Ma soprattutto si definisce una costante di grande rilievo teorico: l'applicazione di modelli narrativi alla ""lettura del testo figurativo.Vengono così percorsi alcuni momenti esemplari della letteratura artistica, dai testi di Ghiberti a quelli di Leonardo, dagli scritti di Vasari, Lomazzo e Bellori a quelli di Cavalcaselle e Morelli, e via via fino al dannunziano Conti. Nel Novecento il dibattito acquista particolari valenze, poiché si confronta in termini più espliciti con le problematiche delle trasformazioni dei generi artistici e letterari, con le avanguardie, con la tradizione espressionista: da Longhi a Emilio Villa e - con attenzione alle implicazioni letterarie dei testi di grandi lettori della tradizione - da Berenson a Zeri.Il saggio propone un ampio scenario dei modi di scrivere l'arte, sottolineando come la pluralità di tali modi si raccordi alla diversità dei valori che le varie epoche hanno assegnato alle tecniche rappresentative della pittura o a quelle narrative'' della critica."" -
Il respiro delle pietre. Testo tedesco a fronte
Curvativerso la mia bocca.Ti dico un canto di marinaisotto le ciglia: veleggiamocon le palpebrelungo la linea della costain colloquio con la luce. Ernst Meister rappresenta una delle voci più significative e allo stesso tempo più isolate della poesia tedesca della seconda metà del Novecento. Nato e vissuto in Westfalia, Meister ha espresso nella sua produzione poetica (di cui questo volume, per la prima volta in Italia, traccia un percorso completo) una tensione riflessiva, metapoetica che deve molto ai suoi studi di filosofia, germanistica e storia dell'arte. La sua poesia, descritta all'esordio come Kandinsky-Lyrik, e approssimativamente definibile come ermetica, ha sempre cercato di sondare le ragioni ultime dell'esperienza dell'uomo con una severità e una ricerca nei confronti del linguaggio che legano Meister ai nomi di Hölderlin e Paul Celan. La poesia diventa il luogo che manifesta l'armonia opposta di vita e pensiero, proprio nelle sue parole più profonde: vita, morte, silenzio, amore. Lo stesso Meister, interrogato sul senso della sua esperienza artistica, rispose, un anno prima della sua morte, con una frase che riassume tutto il suo universo poetico: «La mia poesia dice quello che so, ti chiede quello che sai». -
Le mille patrie. Uomini, fatti, paesi d'Italia
Gli scritti in prosa di Carlo Levi di cui questo volume avvia la pubblicazione presso l'editore Donzelli costituiscono un vero e proprio evento culturale. Essi si propongono al lettore come altrettanti libri compiuti, che Carlo Levi andò scrivendo nel tempo, anche se non si curò di dar loro un assetto definitivo: rappresentano, di fatto, nella sistemazione che studiosi ed esperti delle varie discipline hanno dato al coacervo delle sue carte, i percorsi effettivi della sua ricerca culturale, civile e artistica.Si tratta di un corpus di saggi, articoli, interventi politici, discorsi parlamentari, reportages di viaggi, lettere aperte, interviste, prefazioni a classici italiani e stranieri, presentazioni di artisti... In breve, un grande patrimonio di idee, invenzioni, immagini, racconti, memorie, bozzetti, riflessioni: di intuizioni, a volte clamorosamente anticipatrici, che testimoniano la molteplicità degli interessi e la versatilità del suo ingegno.Il primo volume, Le mille patrie, raccoglie gli scritti leviani su uomini, fatti e paesi italiani, e vuole esemplificare con una serie di «capitoli» un'idea centrale che Carlo Levi aveva del nostro paese, e che aveva consegnato nel suo libro Un volto che ci somiglia: quella secondo cui «tutto sta insieme in questa terra [..], dove ogni cosa rimane senza perdersi, dove i secoli si sovrappongono, e il pagano e il cristiano, l'arcaico e l'antico, e il medievale e il moderno non solo stanno l'uno accanto all'altro, ma coincidono, sì che ogni cosa è una ricapitolazione, una summa di tutte le altre; e le contraddizioni diventano identità». In preparazione: La creazione irripetibile, Le tracce della memoria, Roma e dintorni, Il pianeta senza confini, Il dovere dei tempi, Il libro degli animali. -
Fondamenta dei vetrai. Lavoro, tecnologia e mercato a Venezia tra Sei e Settecento
Questo libro descrive un mondo nel quale l'ideale è l'equità, non l'uguaglianza: una sorta di incerta armonia, posta in essere attraverso lo strumento istituzionale delle corporazioni di mestiere, che attraverso continui processi di adattamento e ridefinizione, rimasero fino alla fine del Settecento il tessuto connettivo delle attività produttive nella gran parte delle città europee. Un'armonia frutto di nozioni di giustizia e di equilibrio legate a una cultura del privilegio e dell'«ingiusta proporzione» la cui eredità non è stata interamente spazzata via dalla Rivoluzione francese e che anche per questo vale la pena di rivisitare con attenzione. Un'armonia che venne però sempre più sottoposta alla pressione del mercato e delle reali forze in gioco, senza che le corporazioni di mestiere e gli organi centrali di governo opponessero rigidi vincoli restrittivi.Il libro di Francesca Trivellato rilegge alcuni nodi centrali delle economie e delle società urbane di antico regime attraverso una ricostruzione ampia e puntuale della storia del vetro veneziano nel Sei e Settecento. Si tratta di un capitolo importante della plurisecolare industria di lusso italiana, a lungo trascurato o affidato alle conoscenze di pochi specialisti.Abbandonando il tradizionale approccio normativo, questa ricerca attinge a un ricco materiale documentario per moltiplicare i punti di osservazione. Ne emergono elementi nuovi per la conoscenza delle manifatture vetrarie veneziane in un periodo che è stato frettolosamente etichettato come epoca di «decadenza» e che fu invece contrassegnato da profondi mutamenti nelle tecniche di lavorazione e dall'espansione di alcuni generi ad alta commercializzazione. Non più, dunque, solo la storia degli oggetti preziosi conservati nei musei di tutto il mondo, ma anche e soprattutto quella delle perline di vetro destinate alla tratta degli schiavi, degli specchietti spediti in Nord Africa e in Medio Oriente. E insieme la storia degli imprenditori e dei maestri artigiani in cerca di spazi di affermazione, degli operai salariati - uomini e donne - relegati in posizioni marginali eppure depositari di know-how e sempre più indispensabili al processo produttivo.