Sfoglia il Catalogo ibs040
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 6861-6880 di 10000 Articoli:
-
Le buone usanze. Gina Sobrero
Le Buone Usanze, della baronessa Gina Sobrero detta Màntea, pubblicato per la prima volta a Torino da Streglio nel 1897, verrà edito nella sua quarta e ultima edizione qualche mese dopo la morte della sua Autrice (Milano, Fr.lli Treves, 1912). La Sobrero arricchirà la nuova edizione di notevoli aggiunte e ne rivedrà le bozze negli ultimi giorni della sua vita. Giornalista brillante e acuta, tutt'altro che spregiudicata, sorridente ed esotica, come il nome che ha scelto Mantèa (dal greco divinazione, che rimanda a indovino), da vera giornalista non perde mai di vista il suo vero obiettivo: non solo conquistare e coinvolgere il pubblico del suo tempo e del suo Paese ma, e in ciò sta la sua originalità ed attualità, raggiungere qualsiasi lettore in qualunque epoca e nazione, un lettore che è ormai ""cittadino del mondo"""". Sarà un successo editoriale: numerose le ristampe, migliaia le copie vendute, tantissime le lettrici ed anche i lettori."" -
Studi sul monte Etna
La visita al Monte Etna dell'abate Lazzaro Spallanzani oscilla tra il diario di viaggio e la cronaca giornalistica, trascinando con l'immaginazione il lettore fisicamente in quei luoghi. La prosa presenta uno stile frondoso e sintatticamente complesso, tipico del Settecento, tuttavia finalizzato alla precisione e alla chiarezza scientifica, in un italiano che si è ormai sostituito al latino nell'erudizione e nelle scienze, piacevole da leggere e trascinante. Le note della Curatrice, riportate all'inizio della pubblicazione, evidenziano i molteplici interessi, in diverse discipline scientifiche e l'ampia gamma di pubblicazioni dello scienziato. Ogni itinerario ha la sua chiave di lettura: a voi tutti una spensierata scalata dell'Etna, attraverso varietà di situazioni e di ambienti, che si sono succeduti nel tempo, in compagnia di questo appassionato naturalista, il quale non potrà non affascinarvi con il suo laboratorio en plein air della natura. -
Cucina vegetariana e naturismo crudo. Palermo 1879-1946
La cucina vegetariana, è uno dei primissimi testi in materia di alimentazione vegetariana, scritto dal Principe Enrico Alliata di Villafranca, duca di Salaparuta (Palermo 1879-1946) nel 1930, a distanza di pochi decenni dalla nascita e diffusione del termine ""vegetarismo"""". Conosciuto come Duca Enrico, appassionato di cucina, Enrico Alliata nella sua tenuta in Sicilia, a Villa Valguarnera, amava organizzare banchetti eleganti e raffinati, cui non potevano mancare i vini provenienti dai suoi vigneti. Il Duca dimostra che si possono imbandire tavole sontuose e preparare piatti deliziosi (Caponata alla siciliana, Melenzane alla parmigiana, Arancine di riso, Panelle, Cassata alla siciliana, Riso di Santa Lucia o Cuccìa, Pasta reale siciliana ecc.) utilizzando soltanto ingredienti esclusivamente di natura vegetale e curando i dettagli nella presentazione dei piatti."" -
Raccolta di proverbi siciliani ridotti in canzoni dall'abate Santo Rapisarda
La Raccolta di ""Proverbj siciliani ridutti in canzuni"""", fu pubblicata a Catania dall'abate Santo Rapisarda tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Nel 1824 fu edito il primo volume, cui tennero dietro nel 1827 il secondo volume, e il terzo e quarto rispettivamente nel 1828 e 1842. Indiscutibile il valore del lavoro, sia perché capace di esprimere la ricchezza del patrimonio linguistico siciliano, sia perché opera poetica di grande spessore in grado di comunicare, attraverso numerosi proverbi espressi in ottave, con immediatezza e incisività l'esperienza, il buon senso, la tradizione, i costumi e l'arguzia dei Siciliani."" -
Sicilia pittoresca. Siracusa
Il Paton non è da annoverarsi tra i primi viaggiatori che hanno attraversato la Sicilia, contare la totalità dei quali si è dimostrato un compito assai arduo... Lo scrittore americano non ha da compiere una impresa evangelica, non ha l'ambizione che il suo sia un Grand Tour... e non ha neanche interessi scientifico-naturalistici. Il Paton, rimasto nell'Isola per oltre sei mesi, al di là del titolo che lascerebbe pensare che nel suo diario faccia semplicemente un'analisi paesaggistico-architettonica di quanto osserva, è consapevole del ruolo svolto dall'Isola nell'antichità e capace di superare i pregiudizi che la vogliono terra di briganti, di disordini sociali e di terremoti... La sua capacità dialettica sta nel saper fondere l'analisi dei caratteri e delle condizioni di vita di un popolo con la descrizione dei suoi monumenti che rivive nella loro storicità appassionando il lettore con un linguaggio vivo, ardente e capace di suscitare emozioni. -
La Carlina
"La Carlina"""" parla di una certa Berta Porcari di Acireale, ancora famosa a Palermo nella seconda metà dell'Ottocento per la sua straordinaria longevità e la ricchezza, di cui non si conosceva l'origine. Si diceva che fosse una fattucchiera e un essere arcano, quasi infernale, e che """"il suo oro si dileguasse in fumo o ritornasse agli abissi d'ond'era stato evocato"""". Dell'origine di questo mistero, nell'intento di """"perscrutarlo"""" va alla ricerca la scrittrice siciliana Cecilia Stazzone, marchesa De Gregorio, che in questo romanzo ai toni cupi e tetri del romanzo gotico, sviluppatosi nei paesi anglosassoni già dalla metà del XVIII secolo, unisce la sensibilità romantica: «È del risultato delle mie indagini che mi accingo ad imprendere la narrazione; rannodandosi però a questa un nome di famiglia rispettabile, mi fo lecito apporre ai personaggi storici nomi ideali»." -
I sepolti vivi. Un terremoto in Sicilia
Sotterranei, sepolcri, trabocchetti, lunghi e oscuri corridoi all'interno di grotte e sepolcri illuminati solo da lucerne, uomini misteriosi dall'ampio mantello e muniti di spada, ""luminosi fantasmi"""", uniti a esalazioni pestilenziali, fredda umidità, profondo buio sono alcuni elementi di questo romanzo in cui non è difficile riconoscere l'enorme vitalità creativa del celebre autore del Conte di Montecristo e de I tre moschettieri. Solo che questa volta Alessandro Dumas ambienta il suo racconto in Sicilia tra Messina e Siracusa, e precisamente in una frazione di quest'ultima città, a Belvedere. L'epoca è anche questa ben definita: gli anni successivi al terremoto che tra il 5 febbraio e il 28 marzo 1783 colpisce l'area dello Stretto, devastando Messina e la Calabria, e che viene considerata la più grande catastrofe dell'Italia meridionale nel diciottesimo secolo..."" -
Berecche e la guerra
Siamo negli anni che immediatamente precedono la partecipazione dell'Italia alla prima guerra mondiale, la Grande Guerra. La nostra nazione, legata alla Germania e all'Austria dal patto della Triplice Alleanza, un trattato che ha stipulato nel 1882, si è dichiarata neutrale. Del resto, la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia, il 28 luglio 1914, con fini offensivi e non difensivi, non obbliga l'Italia a entrare nel conflitto. La lunga novella ""Berecche e la guerra"""" vede il protagonista vivere un vero e proprio tormento, la possibilità di scegliere tra due mondi diversi: quello ideologico, che vede al di sopra di tutto il modello tedesco e i vantaggi che potrebbero derivare all'Italia dalla sua lunga alleanza con gli imperi centrali, e quello reale fatto di affetti, di ansie, di turbamenti con cui il protagonista si trova necessariamente a fare i conti quando la sua stessa famiglia è sconvolta dallo scoppio della guerra."" -
Nostra gente. Novelle di luigi capuana
"In casa di don Mario Pocasemenza si viveva ancora all'antica. Egli era più del Re; ordinava e tutti dovevano obbedire... In casa sua, usava all'antica, com'era giusto. Peppina era venuta al mondo prima e doveva maritarsi prima. Rosalia era arrivata due anni dopo e doveva maritarsi dopo. Poteva attendere. Disgraziatamente... Che colpa ne aveva lui? Disgraziatamente quella figliuola maggiore non era civetta, non sapeva adoprare nessuna di quelle arti che ordinariamente servono ad accalappiare i mariti..."""" Dalla novella di L. Capuana La gran quistioni." -
Grammatica siciliana del dialetto e delle parlate
Giuseppe Pitrè (Palermo 1841-1916) fu uno dei pionieri della linguistica moderna e convinto assertore dei suoi stretti rapporti con il patrimonio culturale e folcloristico della sua terra, la Sicilia. La sua Grammatica, all'interno del primo volume di Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, pubblicata a Palermo da Luigi Pedone-Lauriel nel 1875, si può considerare ancora oggi uno strumento valido per chiunque voglia conoscere la lingua siciliana in tutta la sua varietà lessicale e grammaticale. -
Sicilia d'amore. Liriche in lingua originale di poeti vissuti in Sicilia tra il sec. VI a.C. e il XX d.C.
In che modo l'amore è stato tradotto in versi nel corso dei secoli, dal mondo greco ad oggi, dal popolo siciliano? Qual è il linguaggio che è stato utilizzato, in quali termini il poeta d'amore ha descritto il suo sentimento? Verso chi lo ha indirizzato? Questi e mille altri interrogativi sono stati alla base di questo studio che si è basato sulla ricerca del maggior numero possibile di poesie d'amore di autori vissuti in Sicilia, in qualunque lingua siano state scritte (in italiano, vernacolo, latino, greco, arabo, ebraico, tedesco, provenzale). Sono stati presi inconsiderazione più di cinquecento autori e più di tremila poesie e sono state raccolte in ventotto volumi. Per quest'Antologia sono stati scelti gli scrittori più significativi e i versi delle loro liriche più particolari cercando, in questa selezione, di superare qualunque interesse municipale e fazioso e tentando di non trascurare nessuna delle presenze più significative che negli anni hanno contribuito alla crescita della cultura siciliana. -
L' Isola Ferdinandea. L'Isola che non c'è
Ancora ai nostri giorni non tutti sanno di che cosa si parla quando si fa riferimento all'Isola Ferdinandea, ancora oggi oggetto di disputa per la sua sovranità e di notevoli studi per monitorarne l'attività vulcanica. La nascita dell'Isola Ferdinandea, in seguito all'eruzione del vulcano sottomarino Empedocle nel Canale di Sicilia fu annunciata, tra il 22 ed il 26 giugno del 1831, da alcune scosse di terremoto. Il 7 luglio F. Trefiletti, comandante del Gustavo, vide per primo l'Isola, detta inizialmente Graham, 33 miglia a sud-ovest da Sciacca, che eruttava cenere e lapilli. Ma la sua completa emersione avvenne il diciotto dello stesso mese, quando il capitano Corrao osservò il vulcano Empedocle che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri. -
Breve storia dell'architettura in Sicilia
La ""Breve storia dell'architettura in Sicilia"""" di Enrico Calandra, pubblicata per la prima volta a Bari nel 1938 dall'editore Laterza, su sollecitazione di Benedetto Croce, e riedita nel 1997 a cura dell'allievo di Calandra Bruno Zevi, si presenta come una brillante sintesi, ancora oggi valida dal punto di vista storiografico, delle opere architettoniche realizzate nell'Isola dai Sicelioti ai Normanni, dagli Svevi agli Angioini e poi, nelle varie epoche attraverso i secoli, fino all'Ottocento. Ma l'opera non si limita ad una semplice enumerazione, catalogazione ed accurata esamina di tutti quei monumenti che nel corso dei secoli sono stati realizzati in Sicilia, ma prende in esame tutti coloro che ne sono stati interpreti, siano essi ingegneri e architetti, siano pittori e scultori o anche semplici decoratori, disegnatori e medaglisti."" -
Della nuova scoperta del pianeta Cerere Ferdinandea. Osservatorio astronomico di Palermo Giuseppe Piazzi. Gennaio 1801
Cerere Ferdinandea, catalogato oggi come 1 Ceres, è l'unico asteroide del sistema solare interno considerato un pianeta nano. La presenza di questo corpo celeste nel sistema solare tra i pianeti Marte e Giove fu osservata dal sacerdote astronomo-matematico Giuseppe Piazzi già il 1°gennaio del 1801 dall'Osservatorio Astronomico di Palermo. Classificato inizialmente come cometa, solo successivamente, approfondendo i suoi movimenti, venne considerato come l'ottavo pianeta del sistema solare, catalogazione che ebbe per tutta la prima metà dell'Ottocento. Sulla base delle conoscenze attuali (il 27 settembre 2007 la NASA ha lanciato la sonda Dawn che è entrata in orbita attorno a Cerere il 6 marzo 2015), si ritiene che la sua superficie sia composta da un miscuglio di ghiaccio d'acqua e vari minerali, come carbonati e argille. -
Storia di Siracusa antica e moderna. Vol. 1
Serafino Privitera nell'introdurre la sua Storia di Siracusa, ci indica chi, prima di lui, è meglio riuscito a tracciare ""con fermo animo e pazientissimo studio... i siti dove un tempo le popolose Siracuse maestosamente torreggiavano""""... Ma - rileva Serafino Privitera - nessuno di loro, soddisfatto di quanto dice il Fazello su Siracusa nell'età greca quando sicuramente """"risplende, sovra ogni altra città"""", si è occupato delle altre epoche in cui Siracusa può contare egualmente i suoi """"fasti"""". Perché se è vero che questa """"bellissima città dal ferro e dal fuoco romano cadde distrutta"""", conobbe comunque altre epoche di gloria e diede la patria a molti uomini illustri. La """"missione"""" del Privitera vuol essere quindi quella di compilare una storia di Siracusa che giunga fino alla nostra epoca."" -
Storia di Siracusa (rist. anast.). Vol. 2
Serafino Privitera nell'introdurre la sua Storia di Siracusa, ci indica chi, prima di lui, è meglio riuscito a tracciare ""con fermo animo e pazientissimo studio... i siti dove un tempo le popolose Siracuse maestosamente torreggiavano""""... Ma - rileva Serafino Privitera - nessuno di loro, soddisfatto di quanto dice il Fazello su Siracusa nell'età greca quando sicuramente """"risplende, sovra ogni altra città"""", si è occupato delle altre epoche in cui Siracusa può contare egualmente i suoi """"fasti"""". Perché se è vero che questa """"bellissima città dal ferro e dal fuoco romano cadde distrutta"""", conobbe comunque altre epoche di gloria e diede la patria a molti uomini illustri. La """"missione"""" del Privitera vuol essere quindi quella di compilare una storia di Siracusa che giunga fino alla nostra epoca."" -
Ricordi di viaggio in Sicilia
Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) è uno dei più noti viaggiatori in Sicilia, il cui gran tour di raggiunge il suo acme proprio con con l'arrivo in questa Terra (1787), considerata da Goethe ""la Regina delle Isole"""". Un quadro acquarellato dai mille colori si presenta a prima vista a chi legge i suoi Ricordi di viaggio. «Non si direbbe di vedere più oggetti naturali, ma bensì un vero paesaggio, eseguito da un buon pittore» sottolinea il poeta nell'entrare a Palermo, «...uscimmo di città al levare del sole, incontrando vista pittorica, ad ogni passo che movevamo », nota allontanandosi da Agrigento. Ma il diario di viaggio di Goethe non è un semplice """"bollettino meteorologico"""", né una descrizione delle varie colture presenti in Sicilia, che ne fanno la terra prediletta da Cerere, né delle sue feste e leggende, né del suo tentativo di ascesa al monte Etna, né tantomeno un diario di osservazioni geologiche. Il suo gran tour non è soltanto un esame dei vari stili architettonici dei monumenti presenti nell'Isola, non una mera esplorazione con interessi scientifico-naturalistici. Al di là delle apparenze, lo sguardo di Goethe sulla Sicilia è profondo, indagatore."" -
La Sicilia
Al ritorno dal suo viaggio in Sicilia Guy de Maupassant pubblica un resoconto del suo ""vagabondare"""", dal titolo La Sicile (1886). Non è che un abbozzo di quella che sarà la forma definitiva che assumerà, nel 1890, il racconto del suo gran tour nella Vie Errante, l'ultimo dei suoi memoriali dopo Au Soleil (1884) e Sur l'eau (1888)... Nell'""""isola di fuoco"""", nel """"granaio d'Italia"""", nel """"paese degli aranci"""", ...la terra fiorita la cui aria, in primavera, è solo un profumo; e accende, ogni sera, sopra i mari, il mostruoso faro dell'Etna, il vulcano più grande d'Europa... Maupassant non solo seguirà gli itinerari più tradizionali, ma anche quelli più inusuali. Ma la Sicilia """"strano e divino museo di architettura"""", dove """"una gioia deliziosa"""" lo spinge a visitare i suoi """"squisiti monumenti"""", non riuscirà a lenire il suo stato d'animo afflitto e travagliato."" -
Viaggio in Sicilia nel secolo XII
Ibn ?ubayr cominciò a scrivere la Ri?lat al-Kin?n?, la sua cronaca di viag-gio, il 25 febbraio 1183 ""in mezzo al mare, dirimpetto al monte Sulayr (Sierra Nevada)"""". Come l'autore stesso ci racconta, insieme a A?mad ibn ?ass?n, aveva lasciato """"Granata, col proposito di fare il santo pellegrinag-gio il 3 di febbraio 1183"""". Splendida la descrizione del ?abal Ann?r (Monte del fuoco), ovvero l'Etna che """"porta un turbante di neve"""" e la cui lava viene paragonata alla Fiumana di al-?Arim... Nitida e intensa la descrizione del giovane sovrano Guglielmo II... che supera qualunque barriera di tempo e di spazio e ne fa una personalità non so-lo moderna, ma per certi versi immortale."" -
Giochi, balocchi e filastrocche nella Sicilia di una volta. Libera traduzione dalla raccolta «Giuochi fanciulleschi siciliani» di Giuseppe Pitrè
«Ricordo con una certa emozione la mia infanzia a Noto, quando mia madre e le mie zie cullavano i bambini con le tipiche ninne nanne siciliane e penso ad alcuni giochi come ""A scauramani"""", """"Paru e sparu"""", """"Ammuccia"""", """"Veni 'na navi carrica di..."""", spesso davanti alle nostre nonne che con la loro presenza sembravano come """"benedire"""" questi passatempi infantili, ma anche delle nostre maestre che nelle pause ci lasciavano divertire. Penso anche con nostalgia a quei balocchi costruiti con elementi allora facilmente reperibili e a quando io stessa, piccolissima, mi trastullavo a piegare la carta in modo da farne dei """"balocchi"""" e dalle mie piccole mani spuntava di tutto. Far rivivere tutti questi giochi attraverso le dirette testimonianze di coloro che vi prendevano parte sarebbe stato il mio sogno ma, a parte questi pochi di cui ho fatto menzione, degli altri non ne resta alcuna memoria. Non solo, in confronto all'opera del Pitrè, che ne raccolse ben 316, sarebbe stata ben poca cosa. Giuseppe Pitrè, già nel 1875 aveva curato l'introduzione del volumetto del marchese di Villabianca, Francesco Maria Emanuele e Gaetani, Giuochi popolareschi di Palermo.»""