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Salvemos el planeta. Antologia poetica. Vol. 2
"Salvemos el planeta"""" è l'appello lanciato dai poeti di tutto il mondo ad affrontare con tenacia la più grande sfida che attende l'umanità: cambiare il corso della storia e impedire il cataclisma ambientale: surriscaldamento globale, diminuzione degli spazi vitali, crollo della biodiversità, deforestazione, scioglimento dei ghiacciai, inquinamento di suolo, aria e acqua. È il possente grido di dolore della cultura planetaria, un sogno di sopravvivenza che alimenta la speranza di un futuro migliore. È il monito rivolto al potere politico, a chi sarebbe obbligato a intervenire ma rimane colpevolmente immobile e sordo alle drammatiche invocazioni della nostra amata e odiata Terra. Che mondo lasceremo a chi verrà dopo di noi? Intanto, lasceremo un mondo?" -
Democrazia in bilico
Cadono e si rialzano i politici, alcuni tengono botta e altri scompaiono. Pochi curano i territori, se ne ricordano al momento del voto. Manca il fattore visione, manca la politica, che non è fatta di comunicazione urlata, delirante e bulimica sui social ma di azioni serie e concrete per i cittadini. L'Italia non è un Paese per donne, non ancora, siamo in bilico tra ciò che vorremmo essere e ciò che non siamo, senza però indicare una strada. Alla politica manca il coraggio di un cambiamento radicale e responsabile. Ci si trascina guardando all'oggi senza programmare il domani. Questo avviene ovunque, dalla politica locale a quella nazionale. C'è bisogno di una classe dirigente all'altezza dei ruoli, non improvvisata e nemmeno graziata. Mai scambiare la fortuna con la competenza. Esserci è il modo migliore per partecipare al processo democratico ed essere motore del cambiamento. Prefazione di Davide Faraone. -
Il mistero del martello delle streghe
In pieno Barocco, tra caccia alle streghe, druidi e uomini valorosi, è il fato a condurre il gioco. Messaggi celati sopra anonimi fogli lasciano trasparire un legame con il Maligno ed è così che inizia un viaggio per mari e per monti, alla ricerca di altri enigmi per scongiurare l'avverarsi di una sinistra e arcana profezia. Tra pericoli, inganni, amori, amicizie, sortilegi, sette e infidi seguaci disposti a tutto pur di servire il loro padrone, chi avrà la meglio? Sulla bilancia del destino il Bene giocherà un ruolo importante. -
I racconti del professor Cingolani
Il libro raccoglie 10 episodi della vita professionale del prof. Massimo Cingolani, ostetrico-ginecologo in servizio presso la clinica ostetrica dell’Università di Napoli. Si offre al lettore uno spaccato della quotidianità di un medico alle prese con le responsabilità inerenti al ruolo e le difficoltà che talora sfociano in patemi d’animo che la sua professione, di sovente, gli comporta. I primi racconti narrano la routine universitaria del professore, impegnato tra attività didattica e assistenziale, quest’ultima molto spesso movimentata da improvvise emergenze. Nei racconti successivi sono narrate le battaglie combattute e vinte dal protagonista, per la creazione di un Centro di Medicina prenatale. Collante, tra i vari episodi, sono i frequenti dialoghi tra Massimo e il suo caro e pragmatico collega Carmine Novelli nonché la simpatia, che via via diventa vero sentimento, tra lui e la giovane dott.ssa Maria Manueli. -
Ever yours. Florence Nightingale e le altre
"Possiamo sperare che nel prossimo secolo senza la retrocessione dell'uno, l'altro possa starsene in piedi ritrovando un nuovo equilibrio, ma per questo bisogna fare dei tentativi, avventurarsi. Alcuni corpi devono cadere nella feccia perché altri ci camminino sopra. Il fallimento è uno degli elementi più importanti del successo. Perché una donna non può seguire le astrazioni come un uomo? Ha ella meno immaginazione, meno intelletto, meno autodevozione, meno religione di un uomo? Sono sufficienti queste brevi ma intense parole per ammirare e """"innamorarsi"""" di questa straordinaria donna vissuta nell'Ottocento. Occorre """"avventurarsi"""". Fare dei tentativi. Occorre combattere, tenacemente, con orgoglio, senza arrendersi per superare le difficoltà di essere una donna che aspira semplicemente a seguire e a realizzare i propri desideri di vita. E oggi più che mai l'esistenza di Florence Nightingale, raccontata in queste lettere private, rimane un esempio concreto di lotta, di passione e di caparbietà nel raggiungimento dei propri ideali di vita."""" (Mariangela Lando)" -
Epicuro di Samo maestro zen
Lo Zen e il messaggio di Epicuro presentano numerose analogie. I praticanti dello Zen sono figli del sorriso di Mahakasyapa, Epicuro raccomanda ai suoi di ridere, parlare di filosofia e godersi le amicizie più strette. Il monaco Zen Salavatore Shogaku Sottile mette in evidenza queste analogie e confronta le due dottrine: il Dharma e l'epicureismo, ma senza indulgere nell'omologazione. Epicuro resta Epicuro e lo Zen non è altro che lo Zen. -
Il sorriso del mio bambino
Tutto quello che c'è da sapere per la cura dei suoi dentini. In modo semplice ed efficace già dai primi giorni di vita! L'acquisto di questo libro sostiene il progetto ""Prima le mamme e i bambini - 1.000 di questi giorni"""" del CUAMM Medici con l'Africa. Età di lettura: da 10 anni."" -
Sinfonia di racconti
La scrittura è espressione di sé, ma la sua vera forza sta nel divenire parte dell'esperienza di chi legge. Per regalare con una tale intensità qualcosa di sé agli altri, lo Scrittore fa vibrare nel lettore corde profonde, all'unisono con il suo personale sentire. Apri bene le orecchie e mettiti comodo, esponi le tue corde emotive e lascia a questi autori il compito di accarezzarle per aprirti alla melodia delle parole e delle storie. Stai per goderti una vera Sinfonia di Racconti: leggili ad alta voce tutte le volte che vorrai, assaporane i timbri e le note, troverai ogni volta sensazioni nuove. Garantito. -
CoronaVersus. Pensieri in lockdown
Dopo lo stupore e lo sgomento dei primi giorni di lockdown, il naturale istinto di sopravvivenza suggerì all'autore di attingere all'antico senso (o illusione) di invincibilità che lo ha accompagnato lungo tutto l'arco dei primi sessant'anni di esistenza. Senso di invincibilità messo nel passato recente in dubbio da vicissitudini sanitarie che, comunque, lo hanno visto vincitore al punto da indurlo a coniare lo pseudonimo InVictus, pur non nascondendo la reale identità riportata nella biografia. -
Come per una stagione breve
Un carosello di piccoli gesti, apparentemente insignificanti, che nascondono un universo di segni e sogni riportato febbrilmente sulle pagine sgualcite di un'agenda. Queste folgoranti annotazioni, che risentono della temperie «orfica» del primo De Angelis, maestro dichiarato e fine esegeta di Marco Molinari, vengono rimaneggiate a distanza di decenni, conservando una freschezza che si manifesta attraverso esiti frammentari e lapidari, privi tuttavia di qualsiasi artificio o sentenziosità. Assistiamo così a una sequenza di epifanie che si riverberano da una pagina all'altra della raccolta, in un contesto visionario che non disdegna la delicatezza di nascondere un pugno d'erba in tasca o di osservare i rami scheletriti che si stagliano in un cielo imbronciato come dita di un monaco in preghiera. Improvvisi scarti di senso, si alternano a descrizioni minuziose di oggetti deprivati di scopo, spesso riportando sulla pagina momenti speculari di una stessa rivelazione. Molinari conferma così la sua innata dote di affabulatore di eventi minimi dove i simulacri si incidono sulla rètina alla stregua di un miracolo quotidiano, con la stessa icastica pregnanza di un'apparizione tra una stazione deserta e un campo di periferia in cui si svolgono rincorse adolescenziali a un pallone, sotto il sole scarnificato di un'estate senza fine. -
Fellini, o della vita eterna. Da Gelsomina a Mastorna
Ci sono artisti che vogliono essere capiti e altri che vogliono essere amati. Fellini voleva essere amato, e ci è riuscito. Quanto volesse essere teorizzato, è difficile dirlo. L'indagine critica su Fellini è spesso offuscata dal fellinismo, l'ideologia che riduce la sua impietosa analisi delle debolezze italiane alla facile saggezza secondo la quale la vita sarebbe solo un circo, una recita di giovanotti invecchiati e di donne voluttuose che li viziano e li proteggono. Certo, tutto il cinema di Fellini è un'indagine sulle conseguenze dell'indecisione, ma è un'indagine severa, perché chi non decide si trova ""tra due morti"""", e prima o poi dovrà scegliere se sopravvivere in un limbo eterno oppure arrendersi alla vita eterna. Che cosa sia la vita eterna, in un senso sia religioso sia laico, sia spirituale sia al livello della vita animale, è forse il vero tema di Fellini, ed è ciò che questo saggio cerca di portare alla luce scegliendo come punto di partenza l'interesse di Fellini per Kafka (un altro poeta dell'indecisione) e il tormentato progetto del """"Viaggio di G. Mastorna"""", che Fellini non ha mai realizzato, forse perché avrebbe svelato la """"fantasia fondamentale"""" del suo autore, la speranza di non dover essere costretti a scegliere tra la vita e la morte, tra essere e non essere."" -
A dìr el véro
"Ha la delicatezza di un vetro lavorato all'aria arroventata di una fornace di Murano la poesia di Andrea Longega. Le sue accensioni liriche si inscrivono entro quel tracciato della poesia antinovecentesca che da Saba arriva a Vivian Lamarque, passando attraverso gli epigrammi folgoranti di Penna. Questa nuova raccolta costituisce il naturale approdo di un percorso fedele a un'idea di poetica lieve, non sapienziale, refrattaria a mode e stilemi di derivazione modernista, con un approccio comunicativo immediato e mai banale. Assistiamo così, dopo le sillogi dedicate alla scomparsa della madre, alla cameriera Caterina e alla scoperta di un'inedita Grecia, a un'altra sequenza di piccoli miracoli espressivi nel dialetto che fu di Giacomo Noventa. Qui si rievocano le figure del padre, della madre (con relativi addentellati sul parricidio e sul matricidio), di alcuni parenti, cadenzandole intorno alle fantasmagorie di un'infanzia felice e, al tempo stesso, avvilente. Un carosello di profili indimenticabili che ci osservano di sottecchi per ricordarci cosa c'è di vero (e di buono) oltre le apparenze.""""" -
Co 'a scùria (A colpi di frusta)
Nell'atipico dialetto pavano di Maurizio Casagrande non c'è alcun intento di edulcorazione semantica, gli oggetti e le situazioni vengono evocati quasi compiacendosi della loro estrema vulnerabilità in contrapposizione a questa lingua bassa, sgradevole, aspra, cacofonica, lontana mille miglia dai preziosismi adamantini protonovecenteschi. Una ""lingua annodata"""", gracchiante come quella di una cornacchia, che si carica idealmente di umori, di afrori, di fetori (non più """"mistici"""", alla maniera del """"revegnente"""" Rimbaud). Serpeggia in tutta la raccolta il motivo di un'invettiva che raggiunge il diapason della vera e propria imprecazione blasfema che rimanda al modello di Giacomini. La bestemmia è una sorta di intercalare che, dalla lingua parlata alla pagina scritta, acquista paradossalmente una sua profonda dignità, quasi ribaltandosi in espressione ieratica, solenne. Casagrande descrive un mondo popolato da un'umanità eterogenea, errabonda, spesso alla deriva, già incontrata nei versi di Zanzotto e Piva."" -
La quasi notte
Si potrebbe parlare di poesia religiosa se non fosse per la spiccata adesione a una realtà articolata e complessa che caratterizza il dettato di Francesca Serragnoli. Questa nuova raccolta comprendente testi scritti nell'ultimo lustro, ripartiti in cinque sezioni composte di una materia rarefatta, quasi impalpabile, per certi versi affine al pugno di liriche donateci da Cristina Campo. Una sorta di preghiera laica, un salmodiare attento e misurato che respinge la dinamica del grido, per accogliere in sé una parola sussurrata a fior di labbra, che ha la compostezza di una rosa coltivata interiormente, con acredine, pazienza, dedizione assoluta. Niente è esibito, tutto è calibrato, raccolto in un suo microcosmo che riproduce «la vita all'altezza della vita». Si tratta di un continuo anelito alla leggerezza, per rivendicare la propria verticalità in un mondo che annienta le nostre aspirazioni più vive e più vere. Versi delicati e tragici, perduti in una dimensione outrée, attraversata da immagini stranianti con il retaggio, allucinato e solenne, dei libri apocrifi. La parola sembra denudarsi, rinunciare a ogni possibile orpello, per stagliarsi nella «quasi notte» in una sorta di indifesa alterità, pudica e impudica. -
Edizioni Medusa 2020. Vent'anni con i libri. Un laboratorio editoriale
Vent'anni sono pochi, forse, o tanti, per l'attività di una casa editrice. Comunque sia, i suoi 534 titoli, finora, rappresentano un tempo, e uno spazio, nei quali il lettore può aggirarsi e scegliere, valutare, acconsentire o, perché no, passare oltre. È la libertà, unica sovrana di quel tempo e di quello spazio, propri di ogni vero editore, a essere consegnata al lettore come il vero dono, senza contropartita, della sua attività. Forse il suo scopo fondamentale. Questo libro fa la storia di una delle più interessanti case editrici nate all'alba del XXI secolo: Medusa. I lettori che amano l'editoria indipendente avranno dunque la possibilità di conoscere il lavoro svolto da Medusa in questi primi vent'anni, all'interno dell'offerta libraria e delle strategie di mercato orientate dai grandi marchi editoriali, grazie a questo volume che celebra l'anniversario. All'impresa hanno collaborato alcuni scrittori, giornalisti, critici e pensatori italiani. Una casa editrice libera per lettori liberi. Testi di H. Focillon, G. Fofi, F. Cardini, G. Vigini, R. De Benedetti, P. Di Palmo, A. Zaccuri, F. Nasi, G. Pontiggia, R. Copioli, R. Giovannoli, A. Carrera, R. Peverelli, E. Lodi, M. Doni. -
L' arte è sempre contemporanea (come la storia). Pedinamenti 2
Che cosa accade quando ci troviamo davanti a un'opera d'arte? Quando guardiamo la statuetta dello scriba egizio, i bronzi di Riace, oppure Giotto e Caravaggio, e così via fino a Picasso, Matisse, Fontana, l'Arte Povera e l'opera dell'artista emergente, non siamo nel ruolo degli storici dell'arte ma degli spettatori attratti da ciò che vediamo. Ne percepiamo le distanze o le prossimità col nostro tempo, ne intuiamo le segrete affinità con la nostra vita. Come è possibile che qualcosa fatto secoli o millenni fa possa essere nostro contemporaneo, oppure che un'opera eseguita oggi ci appaia priva di interesse? Il critico ha tra i suoi compiti anche quello di essere colui che mette alla prova questo paradosso. Studia il modo di ""sentire"""" l'arte in rapporto a noi. E ci fa capire come il nostro sguardo ha il potere di dare una durata all'arte sia del passato sia del presente... Dalla Introduzione: «La critica, paradossalmente, è sempre relativa ma anche necessaria, soggettiva ma assoluta. La sua necessità è testimoniata dal fatto di calarsi dentro un tempo storico che chiede di essere """"scoperto"""" in ciò che lo rappresenta; la sua assolutezza emerge nella responsabilità davanti alla tavola dei valori sulla quale si fonda l'onestà e la verità (sia pure parziale) del suo giudizio. Infine, per non lasciar niente in sospeso, Baudelaire da poeta e amante delle Muse, pone al vertice di ogni possibile attività critica quella """"che riesce dilettosa e poetica; non una critica fredda e algebrica, che, col pretesto di tutto spiegare, non sente né odio né amore, e si spoglia deliberatamente di ogni traccia di temperamento"""". Militanza come passione e ricerca della verità dell'arte, ma anche forma di scrittura che rende la critica d'arte sorella della prosa letteraria»."" -
Andare all'Inferno (e uscirne). Diario di un viaggio con Dante
E se, invece di celebrare Dante perché è morto 700 anni fa, provassimo a seguirlo? Se provassimo a prenderlo sul serio quando dichiara di aver scritto la Commedia per allontanarci «dallo stato di miseria» in cui viviamo e condurci «a uno stato di felicità»? Questo libro gioca una scommessa azzardata per far capire che Dante è uno dei ""nostri"""", uno di noi se si vuole, a cui possiamo dare credito quando ci dice che sa la strada, perché quell'«altro vïaggio» lui l'ha compiuto veramente. E potrebbe essere l'unica via d'uscita dalla condizione di terribile smarrimento in cui ci troviamo. Questo libro è appunto un diario di viaggio all'Inferno (quello scritto, ma anche quello quotidiano), che l'autore, riconosciuto studioso del pensiero antico cristiano, ha compiuto, con alcuni fedeli e fiduciosi compagni, incamminandosi su questa via. Un percorso pieno di scoperte, perché Dante, il più remoto e il più vicino dei nostri autori; è sempre lì a sorprenderci, con un giudizio nuovo, dissonante dal sentire comune, talvolta sconcertante ma sempre geniale, sulle cose della nostra vita. Alla fine, dopo esserne usciti, ci si accorge che quell'inferno è reale e non è soltanto poetico..."" -
Corte della Temperanza
Si affida a una scrittura polifonica Alessandro Scarsella che ricorda, nella sua tessitura ondivaga, le frequenze di un elettrocardiogramma. Si passa dalle istanze presenti nel poemetto iniziale, in bilico tra elegia e sistematica registrazione di un topos dagli effetti stranianti, alla contemplazione di un «cielo bianco» popolato di ibis e cormorani, dalla ricerca di una dimensione dionisiaca sottesa alle asperità del quotidiano a un dolore primigenio, privo di redenzione. Le sezioni della raccolta si dispongono così in forme sempre mutevoli, tra arcadia e modernismo, disseminate di squarci e crepe che tornano insistentemente a riproporsi lungo mura in cui affiora «a dismisura» un arabesco di graffiti su un fondo di nuvole tiepolesche. Questa hybris si configura mediante un cortocircuito di vicissitudini, sapientemente cadenzate da una sequela di citazioni o criptocitazioni che delineano, con una vena di impalpabile ironia, ora i contorni frastagliati del Verano - dove si rievoca la scomparsa della madre attraverso il filtro delle pratiche burocratiche connesse a tale perdita - ora quelli di un allegorico consesso in cui si prefigurano gli eventi nel baluginio di una «spirale nella sabbia». Tale cornice frammentaria, ellittica, tesa idealmente a rappresentare il senso di precarietà che attanaglia un'esistenza artefatta, si pone in aperta contrapposizione con il recupero di una memoria ""classica"""" espressa attraverso l'uso insistito di endecasillabi arroccati in un contesto deliberatamente prosastico. (p.d.p.)"" -
I vortici di Van Gogh
La pittura dell'ultimo van Gogh è un'arte a vocazione diagrammatica che trasfigura la realtà in forme geometriche ""fluide"""" e tuttavia non prive di rigore matematico. «Sono nel pieno di un calcolo complicato da cui scaturiscono tele dipinte in fretta ma a lungo calcolate in precedenza», scrive al fratello Theo nel 1888. Contro il pregiudizio che riduce le forme turbolente che caratterizzano quei quadri a sintomi, per quanto fortunati, di disagio psichico e vertigini esistenziali, questo saggio riconsidera, dapprima, la nota influenza su Van Gogh degli ukiyo-e (le """"immagini del mondo fluttuante"""") giapponesi con le loro visioni delle metamorfosi della natura; poi, prendendo atto delle intuizioni di Van Gogh sulla dinamica dei fluidi, rese evidenti dal confronto delle sue opere con le immagini prodotte dalle più recenti tecniche di visualizzazione scientifica, non tralascia indizi che lo mettono in un più stretto rapporto con la scienza occidentale, e in particolare indaga sui suoi interessi astronomici, che lo hanno condotto, primo tra i pittori, a raffigurare una galassia a spirale. Le due piste sono solo apparentemente divergenti, poiché al di là della loro adeguatezza fisica i vortici di Van Gogh assumono il loro significato più profondo, che è di natura metafisica, alla luce dei princìpi della pittura taoista, colti con impressionante chiarezza dall'artista grazie alla mediazione dell'arte giapponese."" -
La chiesa di San Domenico a Cesena. Catalogo dei dipinti e notizie storiche
Nell'immediato dopoguerra Francesco Arcangeli aveva condotto, con l'entusiasmo che lo caratterizzava, una vasta campagna di studi sulla pittura romagnola che lo portò a percorrere, chiesa per chiesa e a cavallo di una bicicletta, un territorio che andava dalle pianure di Forlì alle colline riminesi. Dopo le due fondamentali esposizioni del 1952 e del 1959 (Mostra della Pittura del '600 a Rimini e i Maestri della Pittura del Seicento a Bologna), nel 1964 tornò sul tema romagnolo attraverso questo volume che uscì in forma di guida alla chiesa cesenate di San Domenico. Considerata a ragione la vera Pinacoteca Comunale, la chiesa dei domenicani era stata un sicuro rifugio di opere d'arte nel buio periodo delle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi, in quell'epoca che aveva messo a soqquadro l'intero patrimonio artistico della città.