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Lemmario del lessico della letteratura musicale italiana (1490-1950). Con CD-ROM
Il Lemmario del Lessico della letteratura musicale italiana (1490-1950) intende fornire un'agile sintesi a stampa del CD-ROM LesMu, qui presentati insieme, in un'unica confezione. Un volume, come nell'intento degli autori, si pone come opera complementare all'edizione maior del LesMu e rappresenta un'essenziale guida bibliografica della musica di pronta e rapida consultabilità composta di circa 7000 i lemmi e sottolemmi (locuzioni) e circa 8000 definizioni. In ciascuna entrata lessicale, i capoversi successivi al lemma (seguito dalla categoria grammaticale) sono occupati, nell'ordine, dalla definizione (se più d'una, ordinate numericamente secondo la cronologia), dall'indicazione bibliografica dell'opera da cui è tratto il lemma, introdotta dall'anno e dal contesto di riferimento. Se il cd-rom permette un rapido accesso a un vasto repertorio di attestazioni, a un estesissimo ipertesto, ai campi dei Sinonimi, Contrari, Altri lemmi e Note grazie alla flessibilità del programma informatico, il Lemmario cartaceo si compone di una rete di rimandi incrociati fra i lemmi ed è stato arricchito di nuove entrate lessicali e di numerose definizioni, ricche di particolari inediti. -
La lingua delle città. Raccolta di studi
In che rapporto stanno sul piano dell'uso ora e adesso, mattino e mattina, cadere e cascare, prugna e susina? E più frequente sette e mezza o sette e mezzo? Diciamo tutti correntemente livido e bernoccolo? Una cosa che non serve si butta (via) o si getta (via) o altro ancora? Si dice tirare un sasso o tirare una pietra, abbi pazienza o porta pazienza? Quanto sappiamo della collocazione dei clitici in alcune combinazioni verbali? E dell'uso dell'ausiliare in sequenze del tipo ti sei dovuto alzare o hai dovuto alzarti? Sono solo alcune delle domande a cui il volume cerca di dare una risposta, riportando i risultati del progetto La Lingua delle Città (LinCi): italiano regionale e varietà; l'importante indagine sociolinguistica condotta nell'arco di circa otto anni da un folto gruppo di linguisti italiani coordinato da Teresa Poggi Salani e Annalisa Nesi. Scopo del progetto offrire nuovi spunti di riflessione su un tema centrale della linguistica contemporanea: le varietà di italiano parlate nello Stivale, in particolare nelle situazioni informali. A emergere è una lingua caratterizzata da soluzioni condivise e trasversali al territorio, tutt'altro che priva di regionalità nella pronuncia, nelle scelte morfosintattiche e lessicali, ma sostanzialmente ""comune"""" e come tale percepita dai parlanti."" -
Juvenilia (1850-1860)
L'opera presenta una ristampa della prima produzione artistica del ""poeta della storia"""", Giosue Carducci. Raccolta di poesie giovanili, come indica il titolo che rievoca Ovidio (""""Ad leve rursus opus iuvenilia carmina, veni""""), esse sono state composte tra il 1850 e il 1860, alla vigilia dell'unità nazionale, e pubblicate per la prima volta nell'edizione delle Poesie del 1871, come volume singolo nel 1880 e in redazione definitiva nel 1891. Ripartite in sei libri, i componimenti oscillano tra le tematiche classiche e mitologia e quelle degli affetti familiari e dei motivi civili e patriottici, della vita votata all'azione e al coraggio. Sia da un punto di vista stilistico che squisitamente tematico l'opera si presenta dunque come una sorta di """"apprendistato alla poesia"""", il periodo di giovinezza in cui l'artista si serve dell'imitazione dei modelli classici, dati da Dante, Alfieri, Foscolo, Petrarca e gli stilnovisti, tra gli altri, come strumento di studio, per poi trovare una propria forma di espressione. Fedeltà a un classicismo rigoroso e fiero che si contrapponga allo stile evanescente e sentimentale del Romanticismo, equilibrio formale e ideale e una necessità sempre più forte di realismo come strumento di narrazione, insieme al ritorno ai modelli classici miscelati con diretti riferimenti alla vita contemporanea, sono i capisaldi della poetica carducciana giovanile e della sua morale, volta alla liberazione intellettuale dell'individuo, al progresso dell'umanità."" -
L' «antiqua damigella». Dell'ironia nell'«Orlando furioso»
Questo studio sull'ironia nell'""Orlando Furioso"""" di Franco Musarra mostra, seguendo le linee dei """"mali d'amore"""" e delle """"ambizioni politiche e sociali"""", come il grande poema dell'Ariosto sia """"più avanti"""" del proprio tempo e partecipi del vitalissimo movimento verso la modernità, pur essendo nato nella società cortigiana del primo Cinquecento, e non vada letto e considerato come opera ad essa """"organica"""". Attraversando il poema con la lente dell'ironia, ne mostra la ricchezza umana e linguistica, la molteplicità di livelli che s'intrecciano e si nascondono. Il lettore ha l'impressione che il meraviglioso mondo del testo gli sfugga costantemente, se non ne coglie le implicazioni più profonde in piani che chiedono di essere distinti, ma che contemporaneamente si negano, quasi rifiutando di farsi afferrare. Nella sorprendente capacità di muovere personaggi, di creare combinazioni e sorprese, Ariosto mostra, sorridendo, illusioni, menzogne, sotterfugi, ipocrisie, artifici sociali del suo tempo, attuali ancora oggi."" -
Sette e Ottocento irregolari. Casanova, Conti, Quadrio, Nievo, Imbriani, Carducci
L'immaginario e il romanzesco, l'utopia, la bizzarria e la satira, il rifiuto della storia in nome dell'estraneità e della malinconia: sono tensioni o tentazioni che attraversano anche il razionale Settecento, anche il nazionale Ottocento, in nome del sogno e del Tempo che ogni cosa travolge. A questi fantasmi il presente volume dedica alcuni esercizi di lettura, su autori marginali ma anche su autori canonici fra Illuminismo e Risorgimento. -
«Parlando cose che 'l tacer è bello». Messinscena del Dialogo nella letteratura italiana. Dal «Dialogo coi morti» al «Colloquio» coi fantasmi della mente
Il volume raccoglie gli Atti della Sezione omonima organizzata nell'ambito del XXXII Congresso internazionale dei Romanisti tedeschi svoltosi nel 2011 presso l'Università degli Studi di Berlino. Il dialogo con i morti e sulla morte e l'interrogazione dei fantasmi della mente, i temi. Il primo è presente in letteratura sin dall'antichità: Luciano di Samostata, scrittore greco del II secolo d.C. in una rielaborazione in stile classico scrisse ""Storia Vera"""", ma soprattutto trenta """"Dialoghi dei morti"""" che danno inizio ad un vero e proprio """"genere"""" di cui danno ampiamente conto gli autori dei saggi contenuti in questo volume. Tasso, Gaspare Gozzi, Pascoli autori che, attraverso l'interrogazione dei morti, vanno alla scoperta di sé. E poi gli scrittori moderni, quelli che hanno segnato il Novecento, con Montale in testa, nei suoi """"Ossi di seppia"""" e il Federigo Tozzi dolente del """"Podere"""", lo Svevo della """"Coscienza di Zeno"""". Il dialogo con i morti e sulla morte intreccia nei contemporanei come Pirandello, Eduardo De Filippo e Tabucchi con altre e diverse interrogazioni: quelle con i fantasmi della mente e del vivere. Attraverso i contributi del volume si dipana un colloquio serrato che, non a caso, si conclude con """"L'Autore a colloquio con un suo modello letterario""""."" -
Satire
Le ""Satire"""" di Luigi Alamanni non appartengono alla grande tradizione satirico umoristica rinascimentale inaugurata da Ludovico Ariosto. Le """"Satire"""" dell'Alamanni infatti, qui riproposte, in un edizione critica curata da Rossana Perri, si inseriscono all'interno della assai più copiosa produzione di questo """"poeta ancora da scoprire"""", che vanta escursioni in tutti i generi letterari: dalla lirica amorosa all'elegia, all'egloga, all'epigramma, al poema epico e didascalico, per finire alla tragedia, sino alle composizioni religiose dei Salmi penitenziali e alla novella. Le tredici """"Satire"""", curate dalla Perri, in terza rima, furono composte probabilmente fra il 1524 e il 1527 in Francia e date alle stampe tra il 1532 e il 1533 per i tipi dell'editore Sebastien Gryphe di Lione, nel primo dei due volumi delle Opere Toscane, con dedica al sovrano francese Francesco I, novello mecenate sotto la cui egida si colloca pressoché tutta l'attività poetica del fuoriuscito fiorentino Luigi Alamanni (nemico giurato dei Medici visse in esilio dopo la congiura ai danni del Cardinale Giulio dei Medici, poi Clemente VII e la sua avversione alla casata medicea)."" -
Arrigo Boito librettista, tra poesie e musica. La «forma ideal, purissima» del melodramma italiano
Artista dalle due anime, Arrigo Boito nella sua produzione ha unito il genio del poeta e quello del musicista. Non a caso, ancora giovanissimo studente del conservatorio di Milano, l'autore diede prova di sapersi esprimere sia con l'arte dei suoni sia con quella delle parole componendo Il quattro giugno e il 'mistero' Le sorelle d'Italia e, più tardi, dedicandosi al melodramma; genere assai in linea con il concetto scapigliato dell'""arte dell'avvenire"""", ovvero l'idea di un'arte che includesse in sé tutte le sue manifestazioni particolari, dalla musica alla poesia, dalla pittura alla danza, dalla scultura alla recitazione. Il volume di Edoardo Buroni propone di analizzare la figura del Boito librettista, uno studio che si colloca inevitabilmente a cavaliere di più discipline: la linguistica, anzitutto, punto focale dell'analisi, ma anche la musicologia e la drammaturgia, senza le quali, come si vuol dimostrare, sarebbe impossibile o quanto meno limitante e parziale considerare gli stessi aspetti dello stile poetico dell'autore. Il risultato è un percorso guidato alla lettura analitica del testo verbale integrato che mette in luce le caratteristiche principali dell'estro linguistico di Boito sul piano fonomorfologico e morfosintattico, contraddistinto per una sempre maggiore evoluzione verso tratti più innovativi, dal gusto per le forme ricercate ed erudite all'estrema cura nel selezionare una forma in base al contesto."" -
Finzioni & finzioni. Illusione e affabulazione in Pirandello e nel modernismo europeo. Atti del Convegno internazionale (Lovanio-Anversa, 19-21 maggio 2010)
Dopo le passioni e le metamorfosi del testo gli studiosi di Pirandello affrontano il tema dell'illusione e dell'affabulazione nella narrativa dello scrittore novecentesco e, più in generale, nel modernismo europeo. Il volume è diviso in quattro sezioni ognuna delle quali permette di mettere a fuoco un aspetto peculiare della tematica. La prima parte pone l'accento sul rapporto tra modernismo e narrativa, proponendo un parallelismo tra ""Uno nessuno e centomila"""" e """"Alla ricerca del tempo perduto"""" di Marcel Proust, tra novità tecniche e il gioco degli stati di materia che compongono l'universo immaginifico di Pirandello. Segue la seconda sezione incentrata sul paradosso di verità e finzione, """"fil rouge"""" dell'opera pirandelliana: da """"Suo marito"""", fotografia primo-novecentesca della Roma dei cenacoli letterari, alla filigrana dannunziana che si cela dietro il """"Fu Mattia Pascal"""", fino al percorso creativo de """"Il figlio cambiato"""", novella che si fa romanzo. La poetica pirandelliana, in continua tensione tra vero e falso, sogno e illusione, paradossi e nevrosi, ha segnato lo stile di molti autori contemporanei; al meccanismo della doppia finzione, mediata, nelle opere di Savino, Pessoa, Tabucchi e nel teatro di De Filippo è dedicato il tema centrale della terza sezione del volume, percorso verso il Duemila che prende spazio nella quarta e ultima sezione, con saggi su Totò maschera pirandelliana."" -
Firenze. Quaderno
Un quaderno dedicato a Firenze, ai suoi simboli: la cupola di Santa Maria del Fiore e il gelato Buontalenti. Un piccolo ricordo di carta della culla del Rinascimento e della bellezza. -
Roma. Quaderno
Un quaderno dedicato a Roma, ai suoi simboli: il Colosseo, l'atmosfera da ""Vacanze romane"""". Un piccolo ricordo di carta della città eterna."" -
Nell'officina poetica di Amelia Rosselli. Il plurilinguismo dei «Primi scritti» e il ruolo del «Diario in tre lingue»
L’eccentricità di una voce poetica come quella di Amelia Rosselli viene qui indagata focalizzandosi su un elemento di importanza centrale: quel plurilinguismo che si colloca al cuore stesso del suo fare poesia, e che risulta un dato fondamentale del suo dettato non soltanto nei casi di effettiva produzione in più lingue, ma anche e soprattutto quando, nel passaggio alla maturità espressiva, la sua lingua poetica diventa prevalentemente una, quella italiana, ma al contempo resta animata da quello che potremmo definire come un monolinguismo plurilingue. Un momento di svolta in questo senso risiede proprio nella produzione giovanile trilingue raccolta nei Primi scritti, il cui studio fornisce la possibilità di una parziale rimessa in discussione del significato dell’intero assetto linguistico rosselliano, soprattutto per quanto riguarda il ruolo preponderante assunto dalla lingua italiana a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Gli studi di Sara Di Gianvito, prevalentemente incentrati sulla letteratura italiana, si specializzano sugli autori del secondo Novecento e contemporanei. La sua ricerca, accogliendo suggestioni provenienti da campi limitrofi a quello propriamente letterario, si incentra in particolare sui problemi posti dalle “scritture di confine”, sia a livello linguistico, sia per quanto riguarda la riflessione sui generi letterari. Ha pubblicato vari articoli su riviste italiane e internazionali ed è autrice di una monografia sulla poesia di Gëzim Hajdari. -
Giobbe. Romanzo di un uomo semplice. Ediz. integrale
"Giobbe. Romanzo di un uomo semplice"""" è la prima opera in cui Joseph Roth affronta esplicitamente la tematica dell'emigrazione ebraica verso l'America in modo concreto. In queste pagine la terra promessa non rappresenta la meta finale, ma diventa l'esilio per eccellenza, un mondo in cui il protagonista, Men del Singer, si sente e vive lontano da Dio e in solitudine. Alla fine, tuttavia, Men del si salverà da tutti i mali grazie alla fede nelle proprie tradizioni e al rifiuto di qualsivoglia assimilazione, diversamente dai figli, integrati ma schiacciati dal mondo moderno che si avvia alla sua rovina. Nell'opera di Roth l'essere umano trova la via d'uscita da un'esistenza terrena all'apparenza senza speranza: confidare nella grazia di Dio." -
La linea d'ombra
Romanzo ambientato nei mari orientali, dove il protagonista è un marinaio che decide di abbandonare il suo lavoro a causa di un senso di insoddisfazione nei confronti di se stesso e della vita; ma la sorte non gli lascia pause di riflessione, e subito gli viene affidato il comando di un battello tra incomprensioni, fatti gravosi e personaggi fastidiosi. L'inizio del viaggio sarà per lui anche l'inizio di un incubo, perché la sua nave e il suo equipaggio saranno travolti da condizioni climatiche avverse, che costringeranno l'imbarcazione a stazionare al largo, per molto tempo, a causa della mancanza di vento... -
I figurinai di Caltagirone nell'Ottocento
Sorta sulla scia di una plurisecolare tradizione religiosa, la fervente attività dei figurinai caltagironesi dell'Ottocento contrappone al declino della rinomata ceramica locale una luminosa produzione artistica nota ed apprezzata in tutto il mondo. Queste pagine raccolgono notizie sulla vita e le opere dei plasticatori calatini, mostrando come i maestri figurinai, che spesso erano abili scultori, fossero capaci di esprimere nelle loro piccole creazioni una grande sensibilità plastica e una fascinosa e penetrante interiorità. -
Libro della pace col poema di Giovanna d'Arco
Il Libro della pace è un testo per molti aspetti originale e sorprendente. È stato scritto da un'autrice, Christine de Pizan, abituata a muoversi in un universo maschile, una scrittrice e poetessa che ha sempre affrontato nella sua scrittura i problemi del mondo femminile, difendendo da un punto di vista sociale e politico il ruolo delle donne nella colta e raffinata élite cortigiana della Francia del Quattrocento. Ma in questo caso Christine produce un'opera ancora più stimolante, per il suo tempo e anche per i lettori di oggi: un trattato sul buon governo, pieno di consigli acuti e concreti, e sempre mediati da un'autentica, profonda fede, su come ottenere e gestire l'imprendibile tesoro della pace. Dedicato al delfino Luigi di Francia, duca di Guyenne, e scritto in occasione della conquista di una pace sia pure non durevole nel tragico volgersi di eventi della Guerra dei Cento anni, presenta una sorprendente particolarità: è stato ultimato nel 1413, cioè cento anni prima di un altro trattato sul buon governo, destinato a diventare una pietra miliare nel suo genere, Il Principe di Niccolò Machiavelli. Il volume è arricchito da una breve, ma straordinaria opera in poesia: il Poema di Giovanna d'Arco, un testo unico, in quanto l'unico scritto quando l'eroina della travagliata Francia del Quattrocento era ancora in vita, ma anche l'ultimo di questa autrice, Scrive Bianca Garavelli nell'Introduzione. -
Augusto Giacometti. L'uomo e il colore. 1877-1947
Ottorino Villatora presenta un artista rimasto ""invisibile"""" al mondo, a differenza del più illustre Alberto, suo compaesano di Stampa nella val Bregaglia. Augusto Giacometti è ancora oggi quasi uno sconosciuto, nonostante le sue quaranta mostre personali allestite tra il 1910 e il 1987 e nonostante i numerosi studi, parziali per molti aspetti, consacrati alla sua vita e alla sua opera. L'autore propone qui il ritratto umano e critico del pittore svizzero, tenendo conto delle intime relazioni tra pulsioni individuali e soluzioni espressive, tra contenuti e forme, tra creatività e ambiente sociale."" -
Il colore le donne il vino il canto. Vita di grandi pittori vigezzini. Cavalli, Fornara, Ciolina, Peretti, Rastellini...
«È questo, insomma, un romanzo. Un romanzo dove i vari destini dei singoli, dai più complessi ai più semplici, si confondono in un unico destino comune. Il romanzo di un'intera popolazione e di un'intera vallata.» (Dalla Presentazione di Marcello Venturi) -
La memoria della Shoah
"Mi ricordo che quando mi sposai, la zia di mio padre - sopravvissuta ad Auschwitz - si presentò al matrimonio con il numero tatuato sull'avambraccio coperto con una benda. Io sapevo che l'aveva fatto per non stendere un velo di tristezza sulla nostra festa. Eppure questo è proprio il ricordo più nitido che ho a tutt'oggi della cerimonia del mio matrimonio. Lo sforzo terribile di non infettarci con la sua tristezza, con la sua tragedia. Ebbi l'impressione che sotto quel sottile strato di garza ci fosse un abisso infinito che minacciava di risucchiare tutto: la festa, la felicità, la musica, la nostra stessa vita..."""" Intervista di Matteo Bellinelli." -
Fogli dal tascapane
Una natura accogliente, il sentimento della patria, un esercito tutt'altro che eroico, l'attesa di un'invasore, il Fuhrer, che per fortuna non verrà. Fra il 1939 e il '40, il militare svizzero Max Frish vive in prima persona la minaccia nazista passando dalle esercitazioni alla solidarietà cameratesca, dalla coscienza della precarietà umana alle chiacchiere nelle osterie ticinesi.