Sfoglia il Catalogo illibraccio003
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 721-740 di 10000 Articoli:
-
Lenin, un uomo
«Non ho mai incontrato un uomo che sapesse ridere in modo così contagioso come Vladimir Il'ic. Bisognava godere di un benessere grande e forte per ridere così». Questo era Lenin come persona, secondo Maksim Gor'kij, celebre scrittore, che era tutt'altro che un «leninista» («sono un marxista molto dubbioso, credo poco nella ragione delle masse in generale») ma lo conobbe bene dai primi del Novecento, nell'esilio (il famoso soggiorno di Capri) e poi con la rivoluzione (in cui Gor'kji non credeva tanto) e dopo. Questi ricordi, un ritratto della persona schizzato attraverso occasioni vissute, furono scritti d'impeto, nella intensa commozione della notizia nel 1924 della morte del capo rivoluzionario. Pubblicati nel 1927 (ed è questa la versione che offriamo al lettore) furono poi rimaneggiati nel corso del tempo in senso più monumentale e iconografico, in corrispondenza evidentemente dell'irrigidirsi del culto quasi religioso di Lenin voluto da Stalin. In questa originaria versione il disegno del personaggio si profila spontaneo e immediato. Quello che interessa l'autore è l'uomo, il carattere, quello che si provava a stare insieme a lui. Si scopre un punto di vista inaspettato su un personaggio morto in realtà prima che la storia potesse capirlo fino in fondo. E senza che ci sia troppo di politica, queste pagine dicono forse sul Lenin politico, sulla sua ispirazione politica, di più di un'analisi metodica. «Ricorderò sempre che mi disse: ""Forse noi bolscevichi non verremo compresi nemmeno dalle masse, è assai probabile che ci facciano fuori proprio all'inizio della nostra azione. Ma non importa. Il mondo borghese ha raggiunto la condizione di un'agitazione autodistruttiva, minaccia di avvelenare tutto e tutti""». -
Exit
Una villa lussuosa, sei ospiti che si incontrano per la prima volta. Un'estate da trascorrere assieme, come in una danza felice, incalzante e finale. Il romanzo forse più coraggioso e irriverente di Alicia Giménez-Bartlett, una delicata lezione di libertà, una commedia letteraria e provocatoria, di dolce ed euforica malinconia.rnrnExit è una villa di campagna immersa nella natura. Un giardino lussureggiante, stanze e saloni arredati con gusto, quadri antichi, candelabri sul caminetto, lucenti cassettoni sui soffitti. Qui, nell'annuncio abbagliante della calura estiva, uno alla volta arrivano gli ospiti. Due giovani donne: Clarissa, fragile e intensa; l'elegante Pamela, bella quanto caustica. Il finanziere Finn, uomo raffinato e colto, eccellente conversatore. La vedova Tevener, una signora con i capelli rossi allegra e sensuale. Il signor Ottosillabo, macchinista ferroviere, il poeta Léonard, capelli a spazzola e sguardo penetrante, sempre capace di provocare gli altri. In poco tempo diventeranno intimi e amici, pronti a vivere e a dissolversi nel gioco del destino e della passione. Gli ospiti sono stati accolti da due medici in camice bianco e dall'infermiera Matea, specializzata in psicologia, che prepara cene e pranzi squisiti. Sottili fette di roast beef, uova e salsicce, scintillanti frittate, teglie con pasticci di carne e formaggio, aringhe affumicate e cestini traboccanti d'uva. La musica accompagna il passare del tempo, tra canzoni tzigane e boleri, sonate al chiaro di luna e contagiose melodie jazz. Tutti insieme, gli ospiti, i medici e l'infermiera, condividono colazioni e banchetti, passeggiate, escursioni, chiacchiere e battibecchi. Ma a cosa si stanno preparando, e perché hanno deciso di trascorrere in questo modo il loro tempo? Ciascuno, per motivi differenti, deve inventarsi una fine, un'uscita di emergenza. E ha scelto di farlo lì, nei giardini di Exit, l'unico luogo al mondo in cui si può salutare la vita con l'emozione e la meraviglia di un sensuale sogno estivo. -
Leonardo Sciascia scrittore editore ovvero La felicità di far libri
Nuova edizione speciale in occasione dei 30 anni dalla morte dello scrittore e 50 dalla fondazione della casa editrice Sellerio.rn«Un bel libro che aggiorna con molti inediti un analogo libro di diversi anni fa, cadendo in un frangente particolare» – Il Venerdìrn«Un’autobiografia disseminata nei libri che fecero la felicità di Sciascia lettore ed editore… il racconto, per capitoli più o meno minimi, della storia di un’impresa editoriale inventata dalla letteratura di Sciascia» - dall'introduzione di Salvatore Silvano Nigrornrn«È bello ricordarsi di lui mediante ciò che lui più faceva per divertimento. L’editore» - dalla testimonianza di Maurizio BarbatornrnLeonardo Sciascia iniziò a collaborare con questa casa editrice sin dagli anni della sua fondazione: sua l’introduzione al primo volume, I veleni di Palermo di Rosario La Duca, suo il secondo titolo del catalogo, Atti relativi alla morte di Raymond Roussel. Non ricoprì però solo il ruolo di consulente editoriale, fu molto altro e molto di più: a fianco dei fondatori fissò lo stile della casa editrice che ancora oggi i lettori ben riconoscono. rnQuesto volume raccoglie non solo i risvolti di copertina della collana da lui ideata nel 1979 e diretta sino alla morte, «La memoria», ma comprende anche tutti gli scritti di Sciascia non firmati e destinati a servire l’attività editoriale per Sellerio: i risvolti delle altre collane, le avvertenze editoriali, le note, i segnalibro, le introduzioni alle varie parti delle antologie da lui curate.rnA rileggerli oggi, come pensieri e aforismi, indipendentemente dal loro riferimento ad altro, se ne ricava netta la sensazione - nella loro rapidità, l’andamento sinuoso, prima lento e poi improvvisamente risolutivo - di un pensiero che si fa, di un pensiero scritto senza un intelligibile scarto tra il suo concetto e la sua ideazione. rnTanti e tali sono stati gli interventi «editoriali» di Leonardo Sciascia - dalla revisione di una traduzione, al suggerimento per la denominazione di una collana, dalla correzione di un frontespizio alla minuta di una lettera di incarico - che si è pensato di inserirne alcuni di pugno dello scrittore in questa edizione speciale.rnrnUno straordinario libro dei libri. -
Il console onorario
Con Il console onorario la casa editrice Sellerio inizia la pubblicazione dei più memorabili romanzi di Graham Greene, maestro che si è espresso nei generi narrativi più diversi – dal thriller, alla storia d’amore, allo spionaggio –, mostrando sempre «che un romanzo serio può essere un romanzo travolgente, che un romanzo di avventura può essere anche un romanzo di idee» (Ian McEwan).rn«Il console onorario, con cui Sellerio rilancia i capolavori di Graham Greene, era il romanzo che l'autore preferiva. Un'occasione per rituffarsi nell'universo ambiguo e tormentato del grande scrittore inglese» - Alberto Riva, Il Venerdì«Greeve scava nell'interiorità dei suoi personaggi, nei loro tormenti, nelle loro ossessioni mentre, a colpi di dialoghi, fa crescere la storia, che parte con lentezza tropicale, fino agli ultimi, sorprendenti capitoli» - Settern«Il ruolo di uno scrittore è quello di suscitare nel lettore simpatia verso quegli esseri che ufficialmente non hanno diritto alla simpatia» - Graham GreenernPer un errore, Charley Fortnum, console onorario britannico in una lontana località dell’Argentina, è stato rapito dai ribelli paraguayani invece dell’ambasciatore americano. A questo punto i guerriglieri non possono più tirarsi indietro. E Fortnum è così poco rilevante che nemmeno i governi e gli apparati hanno voglia di fare un passo per salvarlo. Nessuno è interessato a prenderlo per quello che è: una persona. Tranne l’individuo dal cui punto di vista, non sempre imparziale, è ricostruita tutta la storia: il giovane medico, mezzo inglese mezzo paraguayano, Eduardo Plarr. Attorno si agita una piccola comunità di persone che hanno conosciuto il console onorario e tutti, anche gli autoctoni, sembrano relitti di un naufragio abbandonati per caso in una terra «troppo vasta per gli esseri umani».rnUn movimento narrativo che intreccia tanti temi, dialoghi, situazioni, personaggi, in modo tale da aver attratto il cinema, ma la vicenda serve anche all’autore per analizzare, con straziante profondità, l’ambiguità umana, come sia illusoria la possibilità di distinguere con sicurezza e di prendere posizione. Greene, diceva Mario Soldati, «ha un dono per scoprire la bellezza, una bellezza davvero esistente e non immaginaria, di ciò che tutti, per convenzione, credono e chiamano brutto, storto, sgradevole». -
La canzone del cavaliere
Ben Pastor unisce il gusto dell'indagine storica con quello dell'azione, sa rileggere e interpretare fatti e momenti del nostro passato con un personaggio tragico e disincantato che possiede una straordinaria dirittura morale e una intelligente umanità.rnrn«Sarà l'ambiente, la Spagna del 1937, sarà l'atmosfera, ma il primo nome che ci è venuto in mente è stato quello di Hemingway e del suo ""Per chi suona la campana"". Stessa rocciosa desolazione, stesse figure scolpite in un disagio inconsapevole e già mitico, stesso ritmo di parole, amore e morte sullo sfondo della Storia» – Sergio Pent, La StamparnrnCordova / Lontana e sola / ... / Nel piano, nel vento, /cavallina nera, luna rossa.rnLa morte mi sta guardando / dalle torri di Cordova».rn(Federico García Lorca, ""La canzone del cavaliere"")rnrnEstate del 1937, la Spagna è in piena guerra civile. Inizia qui la saga di Martin Bora, l'ufficiale della Wehrmacht che abbiamo incontrato negli anni della Seconda guerra mondiale a Roma, in Veneto, a Cracovia, ma che qui comincia la sua avventura di soldato detective. Con La canzone del cavaliere la vicenda infatti fa un passo indietro. Il ventenne Martin si arruola volontario tra le file di Francisco Franco, vive il dramma spagnolo come un'avventura entusiasmante, a cavallo tra idealismo e incoscienza giovanile. Comanda uno sperduto avamposto fra le montagne mentre sul versante opposto sono schierati gli uomini delle Brigate internazionali. Nella torrida estate spagnola cominciano tuttavia i primi dubbi quando Martin si imbatte nel cadavere di un uomo morto ammazzato: è quello di Federico García Lorca, brillante poeta, progressista, omosessuale, un cadavere che fa più paura di un nemico in carne e ossa. Le versioni ufficiali su quella morte non convincono affatto il giovane Martin che inizia una rischiosa inchiesta in paradossale sincronia con l'indagine di un «nemico», l'internazionalista statunitense Philip Walton. Ben presto il tedesco e l'americano, che la guerra divide, uniscono le loro forze, e quella che si svilupperà non sarà soltanto un'appassionante detection poliziesca, ma soprattutto un umanissimo confronto esistenziale tra i due; a caso risolto, né Bora né Walton saranno più gli stessi. Ben Pastor unisce il gusto dell'indagine storica con quello dell'azione, sa rileggere e interpretare fatti e momenti del nostro passato con un personaggio tragico e disincantato che possiede una straordinaria dirittura morale e una intelligente umanità. -
Pezzi da museo. Ventidue collezioni straordinarie nel racconto di...
Grandi scrittori e grandi musei: autori come Julian Barnes, William Boyd, Claire Messud, Ali Smith ci raccontano una visita al loro museo preferito, dai più tradizionali e istituzionali alle gallerie più piccole e insolite.rn«Un viaggio sentimentale che intreccia la storia a fatti personale» – Il Venerdìrnrn«Questi tour di musei famosi e inconsueti hanno la bellezza e l'emozione di una vera visita» – Kirkus ReviewrnrnLasciarsi accompagnare in un museo, ascoltare il racconto di una visita, appassionarsi a un'opera d'arte, condividere la bellezza e l'emozione di un luogo inaspettato. È quanto accade in questa originale celebrazione dei musei del mondo nelle parole di scrittrici e scrittori, attraversando il Prado di Madrid, il Musée Rodin a Parigi, la Frick Collection di New York, sino ai più insoliti e meno conosciuti come il cottage di William Wordsworth in Gran Bretagna o il museo degli ABBA a Stoccolma. Questi saggi personali e narrativi offrono le testimonianze di oltre venti autori e il loro tour nei musei che li hanno ispirati, ossessionati, intimoriti. Il risultato è un affascinante sguardo nella storia, nell'arte, nella letteratura, nella relazione tra gli artisti e la società che li circonda. Julian Barnes e il mistero della casa del silenzio di Sibelius a Järvenpää; Roddy Doyle e il «museo della gente comune» di New York, nei caseggiati del Lower East Side dove vivevano gli immigrati giunti in America dalla fine dell'Ottocento. E poi Ali Smith a Capri, nella Villa San Michele, Aminatta Forna e il Museo delle Relazioni Interrotte di Zagabria, dove si espongono gli oggetti personali donati da ex amanti e il racconto delle loro storie. E ancora il Musée de la Poupée a Parigi, quello della Letteratura a Odessa: ognuna di queste visite è anche una riflessione sul significato del museo come spazio di rappresentazione del mondo. Da alcuni anni l'istituzione museale è al centro di una rilettura critica e storiografica che ne celebra l'utopia della conoscenza, della conservazione del passato, il segno democratico di condivisione del sapere, o al contrario ne denuncia l'impianto elitario e autoritario che trasforma i musei in cattedrali aristocratiche che congelano la storia delle idee e della libertà artistica. La sensibilità letteraria degli scrittori raccolti in queste pagine sembra suscitare ulteriori riflessioni, ed esaltare il ruolo dell'immaginazione e della memoria; è un invito a mettersi in viaggio, a visitare sale e gallerie, ad aprirsi ancora una volta alla scoperta del mondo. -
Prima di noi
Vincitore del Premio Bagutta 2021 - Vincitore della 46.ma edizione del Premio Letterario Internazionale MondelloFinalista del premio Lattes Grinzane 2020Il romanzo più importante e ambizioso di Giorgio Fontana, vincitore del Premio Campiello 2014. La povertà e il riscatto, la fede e la politica, l’urlo della rabbia e il silenzio delle parole. Una saga del Novecento, raccontata con la sensibilità del XXI secolo.rnrn«Questo romanzo è un proiettile che entra nel Novecento italiano, passa la storia da parte a parte e fuoriesce dal presente, trasformando il lettore, dopo essergli entrato nella testa quanto nel cuore» - Claudia Durastantirnrn«Si parla tanto del Grande Romanzo Americano. E quello italiano? Un grande romanzo italiano l’ha scritto Giorgio Fontana. Eccolo. C’è la forza del passato, l’avventura, ci sono gli amori che siamo stati: è il libro di questa nostra vita. Leggerlo è sapere chi siamo oggi» - Marco MissirolirnrnrnUna famiglia del Nord Italia, tra l’inizio di un secolo e l’avvento di un altro. La metamorfosi rncontinua della specie, che nasce contadina, diventa proletaria e poi borghese, e poi chissà. L’esodo e la deriva, dalla montagna alla pianura, dal borgo alla periferia, dalla provincia alla metropoli. Il tempo che scorre, il passato che impasta il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre, l’unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.rnÈ questo il paesaggio in cui vivono e muoiono i Sartori da quando il primo di loro fugge dall’esercito dopo la ritirata di Caporetto e incontra una ragazza in un casale di campagna. Fino ai giorni nostri, quelli di una giovane donna che visita la tomba del suo bisnonno. Quattro generazioni, dal 1917 al 2012, dal Friuli rurale alla Milano contemporanea, dalle guerre mondiali alla ricostruzione alla globalizzazione, dal lavoro nei campi alle scrivanie delle multinazionali. È circa un secolo, che mai diventa breve: per i Sartori contiene tutto, la colpa, la vergogna, la rabbia, la frenesia, la stasi. Sempre la lotta e quasi mai la calma, o la sensazione definitiva della felicità. Ma i Sartori non ne hanno bisogno, e forse non ci credono neppure nella felicità. Perché se ogni posto nel mondo è una merda, è meglio imparare a vivere, e stare lì dove la vita ci manda.rnRomanzo storico e corale, vasto ritratto narrativo del Novecento italiano, forse il primo di uno scrittore sotto i quarant’anni, il racconto dei Sartori affronta il fardello di un’eredità che sembra andata in malora. Se gli errori e le sfortune dei padri ricadono sui figli, come liberarsene? Esiste una forza originaria capace di condannare una stirpe alla solitudine? La risposta a queste domande è nella voce di un secolo nuovo, e nello sguardo di chi si accinge a viverlo. -
L' uomo e il suo ambiente. Al di là dell'opposizione natura/cultura
Un «saggio militante» che affronta da una prospettiva antropologica storica e critica le ragioni di quella che va sempre più assumendo le forme di una catastrofe: una catastrofe di dimensioni planetarie e globali che investe l'ambiente, inteso come milieu in cui si inserisce la vita degli uomini e di tutti gli altri esseri viventi, e più concretamente gli ambienti a misura dei quali tutti i viventi si conformano. Posto «al cospetto della catastrofe», l'ellenista sembra avere quasi una marcia in più, perché in grado di posare sul presente e sulle prospettive del futuro uno sguardo altro, alternativo, a partire dal concetto greco antico di phýsis. Esso, inteso come processo dinamico, permette di superare il paradigma moderno di una natura opposta alla cultura. Di fronte alla catastrofe, l'Autore non si accontenta dello sguardo rassicurante dei classici, ma li interroga nel vivo confronto con i filosofi dei Lumi e con il pensiero antropologico della modernità, per valorizzarne il ruolo di rottura: nei confronti del sistema politico e finanziario imperante, nei confronti dei modi di pensare e di agire quotidiani delle singole persone, senza infingimenti e concessioni ad una ipocrita green economy. L'ostacolo non è di facile superamento: si tratta di passare dal modello di ambiente e di natura concepiti come insieme di risorse da sfruttare al servizio dell'uomo, ad un modello antropo- ed eco-poietico, che tenga conto della complessità delle relazioni tra le società degli uomini, le loro pratiche tecniche e gli ambienti in cui vivono. Ciò significa porre le premesse perché si attui l'auspicato cambio di paradigma sociale ed ecologico, ossia ecosocialista. È in gioco la sopravvivenza degli uomini e dei loro ambienti. Insomma, la natura non può che essere cultura. -
Il più grande mistero di Morse e altre storie
Sei racconti per gli amanti del poliziesco classico di scuola inglese dal maestro del genere Colin Dexter. Pubblicate in Inghilterra nel 1993, ancora inedite in Italia, sei nuove indagini del buono e malinconico ispettore capo Morse.L’ispettore Morse capo della Thames Valley Police di Oxford è il celebre personaggio della serie creata da Colin Dexter, di cui questa casa editrice ha pubblicato tutti i romanzi. Questi racconti, scritti sulla scia della popolarità raggiunta dal personaggio (echeggiata anche dai molti telefilm), ampliano e precisano la conoscenza di lui. Morse infatti è ritratto nelle varie manifestazioni di quella originalità di acume e di carattere che lo pone tra gli indimenticabili indagatori del giallo stile britannico.rnDue racconti hanno l’ampiezza di un romanzo breve: il tentativo, che fallisce miseramente, di incastrare un poveraccio, con Morse che osserva sardonico; l’indagine su un omicidio, dalla verità sigillata nelle frasi di un racconto nel racconto. Gli altri mostrano diversi lati dell’ispettore, mentre la sua genialità improvvisa e il suo modo scorbutico di affidarsi al sergente-ombra affrontano affari polizieschi: una imbarazzante debolezza dell’ispettore e quello che provoca; la signora scomparsa cinquanta anni prima; un ladro falso gentiluomo; una telefonata assassina.rnSono veloci costruzioni di misteri in cui si esercita in concentrato la capacità di Colin Dexter di imbrogliare intrecci e di scioglierli, da massimo autore attuale di polizieschi classici. E la sua ironia spesso prende a bersaglio lo stesso suo detective, il quale ogni tanto si affeziona, per capriccio o per amor di logica, a delle linee di indagine sbagliate. Un talento ideativo e creativo il cui segreto, e la cui parentela con l’enigmistica, Marco Malvaldi svela, con un’acuta analisi molto divertente, nella sua Nota al libro. -
Hotel Bosforo
Kati Hirschel ha due passioni: i libri gialli e Istanbul. Per unire questi due grandi amori, la giovane tedesca ha deciso di aprire una libreria specializzata in gialli nella capitale turca, porta tra Oriente e Occidente. Kati è indipendente, sola, alquanto vanitosa, e conosce ogni angolo di Istanbul. Il suo caos l'appassiona, frutto inebriante di una stratificazione di esseri umani profondamente diversi, ma capaci di convivere e comunicare. Petra, sua vecchia amica tedesca diventata attrice di una certa fama, è a Istanbul per girare un film. Ma appena due giorni dopo viene sospettata del delitto del regista Karl Müller, trovato morto nella vasca da bagno della sua suite all'Hotel Bosforo, ucciso da un asciugacapelli caduto in acqua. Si mormora di una relazione tra lei e il regista. Kati si sente coinvolta e decide di seguire le indagini tra produttori dal passato losco, poliziotti spicci, artisti, bohémien, circuiti internazionali dell'orrore, vendette, e un amore. E nel suo investigare il lettore sprofonda e si perde dentro la bolla di una metropoli orientale carica di storia europea. -
I pochi e i molti. Romanzo di un'epoca
Georg Kobbe, scrittore, borghese, ebreo tedesco, vive in esilio a New York. È riuscito ad espatriare, attraverso le vie di fuga avventurose dell’epoca, quando il Nazismo aveva iniziato a spazzare via rapidamente il suo mondo confortante. In condizioni normali, come dice lui stesso, sarebbe stato un intellettuale di successo, di quelli ben corazzati di opinioni rassicuranti, esposte con parole calme, pronti a dire che «il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge». Ma adesso, ciò che è accaduto gli ha aperto gli occhi su tutto quanto, il passato, il presente e il futuro che aspetta. Sin dall’incontro, sul cargo che lo strappava all’Europa, con quell’italiano cinico e vitale, «della schiatta dei Villon e dei Rimbaud» (Ignazio Morton, nome inventato che nasconde Ignazio Silone, come tanti altri personaggi veri inseriti nella finzione del romanzo), il suo è diventato un atteggiamento di pessimismo e disincanto. E per suo tramite racconta la cronaca (dalla Repubblica di Weimar al 1945) di uno sradicamento personale e valido per tutti gli esuli come lui. L’umiliazione vile impensabile e insopportabile, i ricordi giovanili nell’ambiente di agiati ebrei fiduciosi e integrati, le fughe, la misera quotidianità di chi fu in patria una persona influente, gli illusi, i fanatici, quelli che scelgono un nuovo oppressore per scacciare il vecchio, chi si sente inesorabilmente triturato tra due terrori opposti, le storie personali straordinarie e beffarde, i volenterosi, chi cede d’un tratto o a poco a poco: insomma, tutte le situazioni umane di chi fugge la persecuzione, con tutti i suoi molteplici significati, dentro e al di là del tempo. I pochi del titolo non sono soltanto le persone di pensiero che si opposero, contro i molti intellettuali che rimasero. Sono anche (malinconicamente, pessimisticamente) i pochi che godono della voluttà di essere soli, contro i molti che scelsero la complicità. Scritto nel 1959, unico romanzo di Hans Sahl, autore versatile, noto giornalista, che vi trasfigura la propria biografia, I pochi e i molti appartiene alla lista dei fondamentali, «entrato nel canone novecentesco come una delle testimonianze più importanti della “letteratura dell’esilio” maturata negli anni del Terzo Reich» (scrive Enrico Arosio nella Nota). Figurando accanto ai libri di Erich Maria Remarque, di Anna Seghers, di Klaus Mann, di Ste-fan Zweig, di Arthur Koestler. -
Il poema di Baal di Ilumilku
Fra gli scritti rivenuti a Ugarit, per una circostanza fortunata i testi più importanti, anche se molto danneggiati, provengono da una biblioteca di qualche importanza e sono tutti attribuibili a uno stesso scriba: Ilumilku, grande sacerdote della corte del re Niqmadu ii (1370-1335 a.C.). Fra questi testi brilla ""Il Poema di Baal"", racconto in versi delle vicende che portarono Baal ad assumere una natura e un ruolo diversi da quelli originari: al termine del poema, il dio della tempesta di origine anatolica si muta nel re della regione dell'oltretomba ove risiedono anche i beati, i re divinizzati dopo la morte, i Refaim, nominati anche in una raccolta di molti secoli posteriore: la Bibbia ebraica. Le condizioni deplorevoli del testo rendono non di rado oscure le motivazioni di determinati atteggiamenti e la logica stessa delle vicende narrate, ma molti e frequenti sono nomi e motivi che il lettore della Bibbia trova qui non soltanto documentati ma anche forse meglio comprensibili. -
Il grande libro della longevità. Come vivere bene e a lungo con i...
La conduttrice - e ideatrice - di ""Buongiorno benessere"", attraverso la voce degli esperti ospiti della trasmissione, ci offre consigli preziosi e facili da mettere in pratica per mantenere sano il nostro organismo e garantirci un'elevata qualità della vita, preservandola con amore. Non solo vivere a lungo, ma vivere bene. -
Una vita in alto
Sara Simeoni è amata come pochi altri campioni della storia italiana. Per i risultati che ha saputo raggiungere nella sua lunga carriera, per aver aperto la strada alle donne nello sport ad alto livello, combattendo per far cadere tabù e pregiudizi, per l'atteggiamento sorridente che nasconde una forza di carattere che le ha permesso di superare non solo l'asticella in pedana ma anche le piccole e grandi difficoltà della vita. Un personaggio, quello di Sara, che è prima di tutto persona. Lo ha dimostrato riscuotendo grande favore di pubblico per l'allegria e l'autoironia che ha mostrato a milioni di telespettatori nella trasmissione di Rai 2 ""Il circolo degli anelli"" dedicata la scorsa estate all'Olimpiade di Tokyo. È sempre lei, l'eterna ragazza di Rivoli Veronese, ma è tornata popolarissima sui social e sulle prime pagine dei giornali, così come le accadeva quando vinceva negli anni '70 e '80. Nel libro, con la stessa divertita leggerezza, Sara Simeoni si racconta in prima persona a Marco Franzelli, storico giornalista sportivo Rai, attraverso i retroscena, molti inediti, di una carriera che l'ha portata ad essere eletta ""Atleta del Centenario"" nel 2014 in occasione dei 100 anni del Coni. E poi aneddoti imprevedibili, comici, bizzarri; insospettabili curiosità e originali ritratti dei personaggi dello sport, e non solo, le cui storie di sono intrecciate alla sua. -
Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. Vol. 4: Legge e amore.
Un tema decisivo per ripensare il Gesù storico: i suoi insegnamenti sulla Legge di Mosè e sull'etica, e di conseguenza la sua presa di posizione su questioni fondamentali quali il divorzio, i giuramenti, il sabato, le regole di purità, e naturalmente sul comandamento dell'amore. Meier affronta la tematica da vero maestro, con lo stesso rigore dimostrato nei tre precedenti volumi. -
Leggere Paul Ricoeur
Paul Ricoeur (1913-2005) è uno dei più importanti filosofi francesi contemporanei, di sicuro uno dei più letti all'estero. Il suo pensiero ha avuto e continua ad avere una profonda influenza su tutte le scienze umane, di cui è stato uno dei teorici più acuti. Anche la teologia cristiana odierna gli è debitrice. Chi ha avuto il privilegio di seguire l'evoluzione della sua opera sa che ogni libro ritornava su argomenti familiari, affrontandoli volta per volta a partire da prospettive e riferimenti nuovi. Sicché nella sua produzione intellettuale, ricca e complessa, non è sempre facile ritrovare un unico filo conduttore. E tuttavia un filo rosso c'è. Nel l'introdurre a quest'opera multiforme, Grondin lo trova privilegiando la questione ermeneutica. Questa scelta - non l'unica possibile, certo - ha il pregio di rendere giustizia alla totalità dell'opera, al suo metodo e alla stessa autocomprensione di Ricoeur. Il libro guida così il lettore alla ricchezza del pensiero di un geniale filosofo del XX secolo e offre un ritratto tangibile di colui che ha proposto una filosofia dell'uomo agente e sofferente. -
L' essenza della religione
Dedicarsi al tema dell'essenza della religione appare oggi singolarmente inattuale. Entrambi i termini (religione ed essenza) appaiono usurati dalla secolarizzazione e dalla crisi della metafisica. E tuttavia dell'uno e dell'altro sembra di nuovo esserci bisogno. Si tratta allora, forse, dopo aver esplorato le più celebri analisi dedicate alla questione (Feuerbach, von Harnack, Troeltsch, Gogarten), di tentare una nuova strada, che innovi profondamente il nostro modo di pensare. L'essenza non è una determinazione concettuale positiva, soggetta al pensiero, ma una resistenza, un nocciolo che dà da pensare e abitua a una forma di comprensione che non ha la pretesa del possesso. Così concepita, un'analisi dell'essenza della religione può costituire persino un contributo per quelle forme - come la filosofia e la politica - che sono state sottoposte nel nostro tempo a un analogo processo di secolarizzazione. -
Lettere alla fidanzata. Cella 92 (1943-1945)
«Fortunatamente tu non scrivi libri, ma fai, sai, riempi con la vita reale ciò di cui io ho solo sognato... questo è ciò di cui ho bisogno, ciò che ho trovato in te, ciò che amo: l'intero, l'indiviso». Così scriveva il trentottenne Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) nel 1944 dalla Cella 92 del carcere militare di Berlino-Tegel alla fidanzata diciannovenne Maria von Wedemeyer (1924-1977). Bonhoeffer doveva vedere Maria per l'ultima volta nel settembre dello stesso anno. Su ordine di Hitler in persona fu giustiziato il 9 aprile 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg. L'evoluzione di Dietrich Bonhoeffer da figlio di un professore dell'alta borghesia a stimato teologo e infine a cristiano radicale che scopre e vive la dimensione politica della sua fede culmina negli ultimi due anni della sua vita, che egli trascorse in carcere. Le sue lettere del tempo della prigionia al suo interlocutore teologico e amico intimo Eberhard Bethge dopo la loro pubblicazione nel 1951 (tradotte in 13 lingue) hanno commosso e influenzato il pensiero e le azioni di persone di ogni parte del mondo. La corrispondenza di Bonhoeffer con Maria, invece, il ruolo dell'amore per questa giovane donna nel suo sviluppo, è rimasto fino ad oggi sconosciuta. Le lettere vengono qui pubblicate per la prima volta. Esse presentano una inusuale storia d'amore. Le lettere sono tanto commoventi non da ultimo perché il lettore sa fin dal primo momento che ogni speranza è vana. -
L' ambiente divino. Saggio di vita interiore
Ogni periodo nella storia della Chiesa vede sorgere un nuovo tipo di cristiano/cristiana, una nuova concretizzazione e incarnazione dello spirito evangelico. La spiritualità de L'Ambiente divino - che reca come sottotitolo Saggio di vita interiore - ci mostra il cristiano dei tempi nuovi, il cui impegno è di costruire il mondo in Cristo e di contribuire con il suo sforzo e con il suo lavoro alla edificazione del suo Corpo mistico. Teilhard cerca di tracciare le grandi linee di una spiritualità cristiana, fedele alla sua sorgente originaria, ma tutta orientata verso la parusía, che ogni cristiano attende nella speranza della fede. In questa prospettiva, il lavoro, la scienza, la tecnica, l'arte, la cultura prendono il loro posto in una concezione cristiana della vita. «Un'opera, in cui prende figura una nuova Imitazione per i secoli a venire», ha scritto il teologo Norbert W. Wildiers, editore delle Opere di Teilhard de Chardin. -
Breve storia della musica sacra
Un'esposizione completa dello sviluppo della musica sacra nell'Europa occidentale, dagli inizi testimoniati nel Nuovo Testamento fino alla sua multiforme espansione nel cattolicesimo contemporaneo. L'esposizione è strutturata in una duplice prospettiva: da un lato, tenendo nell'obiettivo la musica nella celebrazione della liturgia; dall'altro lato, la musica sacra come forma artistica autonoma, con importanti compositori e opere. Pur mantenendo ben connessi l'ambito della liturgia e della musica, l'esposizione tiene conto anche di elementi popolari.