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Sei pezzi facili
Queste sono le prime lezioni di Feynman - saranno seguite da ""Sei pezzi meno facili"" - e partono da zero. Si dice di cos'è fatta la materia, atomi in moto, che sotto la materia c'è dell'altro, il mondo quantistico e i suoi paradossi. L'autore riesce a dare il senso dell'evolversi della fisica nel secolo appena trascorso, mettendone in luce il legame con le altre scienze. Ad ogni lettura cade una buccia della magica cipolla e si apre un nuovo affascinante scenario. -
Gli dèi in esilio
Tutto l'Ottocento è attraversato dalla riscoperta degli dèi pagani. Nei quattro scritti qui raccolti - due di carattere saggistico e due in forma di pantomima danzata - Heine ci racconta ""la trasformazione in demoni subita dalle divinità greco-romane allorché il cristianesimo raggiunse il predominio del mondo"". Esplorando le leggende, le fiabe e le superstizioni medioevali incontriamo così, sotto tratti demonizzati, gli antichi dèi: segno non solo del loro esilio, ma della loro incancellabile vita. -
I mangia a poco
Da una parte un uomo di pensiero che cerca furiosamente, e invano, di riversare in un libro (un audacissimo trattato di fisiognomica) quanto gli passa per la testa; dall'altra quattro personaggi dalle vicende ordinarie, legati tra loro solo dall'abitudine di pranzare insieme scegliendo puntualmente il menù più economico. Fra questi due poli, come fra due diversi volti di un'unica entità che è la mania stessa, motore immobile del vivere, si intesse ""I mangia a poco"", dove, non è facile capire se ci si trovi in una commedia o in una tragedia. Ciò che domina è un'indagine maniacale della mania, ad ogni suo livello, dall'infimo al supremo, vista come ultimo, disperato relitto di un grandioso tentativo di imporre un senso all'esistenza. -
La quarta Vologda
In questo libro Salamov ripercorre l'epoca della sua infanzia e formazione a Vologda, città del Nord nivea e cupoliforme, densa di significati sovrapposti nella storia russa - primo fra tutti quello di essere stata città-simbolo dei confinati politici sotto gli zar. Con naturalezza, cercando di mantenere sempre la ""percezione giovanile degli eventi"" e oscillando nel tempo come seguisse il ""mugghiante dondolio dello sciamano"" (e di ascendenze sciamaniche era la sua famiglia), Salamov è riuscito a mescolare la corrente della sua vita al turbinoso flusso dela storia russa, senza mai distaccarsi dal tono fondamentale della sua opera. -
I segreti della creazione. Un capitolo del libro cabbalistico «Zohar»
C'è un cuore nella Cabbala: è lo ""Zohar"", il libro dello Splendore, un immenso e rapsodico commento alla ""Torah"" nato sul finire del XIII secolo in ristretti circoli cabbalistici castigliani e destinato a imporsi come opera canonica di indiscussa autorità a fianco della ""Bibbia"" e del ""Talmud"". E c'è un cuore nello ""Zohar"": il capitolo dedicato alla creazione, chiuso nella lucentezza dei suoi 17 versetti e delle relative chiose. Poprio questo capitolo è stato tradotto, introdotto e commentato da Gershom Scholem, il quale non trascura di esporre il drammatico racconto ""preliminare"" delle dieci sefiroth o ""sfere"" della divinità, le prime tre nascoste nell'insondabile nulla del ""senza fondo"", le altre sette legate ai giorni della creazione. -
Un consiglio avveduto
La cellula originaria del comico ebraico si trova plausibilmente nello ""shtetl"". E in uno di questi villaggi dell'Europa Orientale, in Ucraina, passò la sua infanzia Sholem Aleykhem, uno dei primi maestri di quel genere poi sviluppatosi sino a oggi tra molte diramazioni. ""Un consiglio avveduto"" è il primo dei tre racconti radunati in questo volume. È difficile non essere squassati dal riso mentre si segue il tormentoso e logorroico personaggio che cerca di farsi dare un ""consiglio avveduto"" per uscire da una situazione che è già irreparabile, giustappunto per la travolgente e lamentosa tediosità di colui che parla. -
Epistolario. Vol. 4: 1880 - 1884
Le lettere comprese in questo volume dell'""Epistolario"" di Nietzsche illuminano un periodo della sua vita tanto fecondo quanto drammatico. Dopo le dimissioni dall'Università di Basilea per motivi di salute, il filosofo inizia la sua inquieta esistenza di ""fugitivus errans"" verso il Sud, nella ricerca ossessiva della ""luminosità di un cielo sereno"", la sola condizione climatica in cui egli sembra poter vivere e lavorare. Ma tra il 1880 e il 1881 domina un'atroce sofferenza fisica: Nietzsche si sente ""come un animale alla tortura"", sottoposto a una tensione quasi insostenibile. -
Esercizi di verbo
L'esercizio della poesia ha accompagnato Tartaglia lungo tutto l'arco della sua esistenza. Questa antologia è una prima selezione di un'opera immensa, composta da più di settemila testi, quasi del tutto ignoti. Un'opera che custodisce il volto nascosto dell'""uomo della novità"", che annunciava la ""novità pura e totale oltre questa realtà, irrealtà, soprarealtà"", ""oltre la cupola troppo facile del divino"", un ""puro irriferito"" che non può essere definito, ma solo trovato per via negativa. La tensione religiosa che domina anche questi ""esercizi"" non lascia spazio a una scrittura di fantasia ma esige un lavoro di scavo per il quale il linguaggio si modifica acrobaticamente e attinge alle più remote radici della nostra tradizione poetica. -
Le grand jeu. Scritti di Roger Gilbert-Lecomte e René Daumal
Nel brevissimo spazio di quattro anni, fra il 1928 e il 1932, il gruppo che si stringe attorno ai ventenni Daumal e Gilbert-Lecomte, uniti da ""mille affinità mistiche"", intraprende una ricerca che, partendo da una lettura della Bhagavadgita e dei maestri vedantici, li condurrà a prendere le distanze dal surrealismo e dalle sue facili ricette e a perseguire, attraverso il superamento del limite e la liberazione dalle costrizioni dei sensi, una ""caccia alla visione interiore"". Il volume, curato da Claudio Rugafiori, raccoglie i testi dei due fondatori della rivista Le gran jeu, tra le più dirompenti ed esoteriche che il secolo delle avanguardie storiche abbia prodotto. -
In nome del padre. Riflessione su Strawinskij
Nella ""Filosofia della musica moderna"" Adorno stabiliva la polarità Schönberg-Stravinskij, che diventava poi la tensione tra il Buono e il Cattivo, dove a Stravinskij toccava il ruolo del Cattivo, fonte di ogni aberrazione. Nel 1972 il compositore e critico Paolo Castaldi pubblicò sulle pagine dello ""Spettatore musicale"", rivista di breve durata e alta qualità, questa ""riflessione su Stravinskij"". Non cancellò affatto la polarità, ma la ribaltò completamente. -
Gli emigrati
Quattro personaggi intrecciano negli ""Emigrati"" la loro vita con quella dell'autore: Henry Selwyn, brillante chirurgo e uomo di mondo, ritiratosi in tarda età nella torre di una casa della campagna inglese dove Sebald affitta in gioventù un appartamento; Paul Bereyter, promeneur walseriano e maestro elementare del futuro scrittore in una scuola di paese; il prozio Ambros Adelwarth, cameriere negli hotel di lusso di mezzo mondo e maggiordomo presso l'alta società; il pittore Max Ferber, compagno di lunghe conversazioni serali a Manchester. Quattro personaggi legati alle vicende del popolo ebraico, spaesati ed errabondi, di cui Sebald ripercorre il cammino andando in cerca di amici e testimoni, diari, documenti, ritagli di giornali, fotografie, cartoline, e intessendo come sempre parola e immagine fotografica - in un'investigazione che è anche indagine sul proprio sradicamento. -
Il brigante
Karl Moor, il protagonista dei ""Masnadieri"" di Schiller, era l'eroe preferito del piccolo Robert Walser: e proprio travestito da Karl lo ritrae, quindicenne, suo fratello. Probabilmente, dunque, non è un caso se il romanzo ritrovato fra le carte lasciate dallo scrittore (quei "" microgrammi "" di assai problematica decifrazione) riprende il titolo del dramma di Schiller: ""Die Rauber"". Più che un eroe, però, il brigante che qui si racconta è un antieroe, uno che vivacchia ai margini della buona società di Berna, corteggiando una cameriera di nome Edith, e lasciandosi corteggiare da tutta una serie di signore, che lo vorrebbero o per sé o per le proprie figlie. Quando Edith deciderà di sposarsi, il Brigante le rimprovererà dal pulpito di preferire a lui un uomo mediocre; e lei gli sparerà ferendolo leggermente. Una volta ricaduta l'ondata dei pettegolezzi, ecco il nostro Brigante che, insieme a uno scrittore di professione, si mette a raccontare la propria versione della vicenda. Ed è qui che comincia il vertiginoso gioco di rispecchiamenti fra colui che narra e colui che è narrato, fra lo stesso Robert Walser e il suo Brigante. -
A gonfie vele. Lettere 1928-1946
Oxford, anni Trenta. Il futuro autore del Riccio e la volpe, del Legno storto dellumanità, della Libertà e i suoi traditori è un giovane studioso agli inizi della carriera, ma già rivela quelle singolari doti che faranno di lui uno dei grandi epistolografi del Novecento: la passione per il gossip e la conversazione brillante («la vita non merita di essere vissuta se non si può essere indiscreti con gli amici intimi» scriverà), il talento di imitatore di voci, la curiosa mobilità di uno sguardo capace di trascorrere con leggerezza da un oggetto allaltro, leleganza musicale della prosa, lironia degna di Evelyn Waugh o Robert Byron. Che parli degli intrighi accademici oxfordiani o dei concerti di Toscanini a Salisburgo, del cenacolo di Stefan George e dei prodromi del nazismo o di letteratura inglese, di Gerusalemme o del «viaggio della memoria» nella patria russa, delle atmosfere di Venezia o dei suoi incontri con Virginia Woolf, sempre la varietà armoniosa, la versatilità danzante del suo stile ci incantano. Ma non basta: negli anni trascorsi fra New York e Washington (1941-1946) come funzionario del Foreign Office con il delicato compito di operare affinché il governo di Roosevelt decidesse lentrata in guerra al fianco di Churchill, nonché di guadagnare lAmerica alla causa sionista , Berlin si rivela anche un geniale cronista del grande ebraismo americano (i Warburg e i Frankfurter, i Brandeis, i Rothschild), sicché questo epistolario giovanile ci regalerà anche unincursione nel cuore segreto della storia novecentesca. -
Maigret e il fantasma
Ma perché mai proprio all'ispettore Lognon, detto dai colleghi il Lagnoso - lo Jellato da Maigret -, uno che non è mai riuscito a ottenere una promozione, che ha il raffreddore tutto l'anno e quando torna a casa deve pure occuparsi di una moglie ipocondriaca e vessatoria; perché proprio a lui hanno sparato due colpi di pistola lasciandolo quasi moribondo davanti a un palazzo di avenue Junot? Quando apprendono che in quel palazzo, da una decina di giorni, lo Jellato andava tutte le sere, e che trascorreva la notte con una tale Marinette, signorina di bell'aspetto di professione estetista, Maigret e il giovane Lapointe non possono che sgranare gli occhi e scambiarsi uno guardo interdetto. Possibile? I poliziotti non sono stinchi di santo, d'accordo, ma uno come Lognon... Alla portinaia, che si è precipitata a soccorrerlo, lo Jellato ha sussurrato una sola parola: ""Fantasma..."". Che così, a naso, non pare un indizio decisivo, anzi, sembra quasi una beffa. Come se non bastasse, della Marinette in questione non vi è più traccia: la ragazza sembra scomparsa nel nulla. Muovendo da questi pochi elementi, mentre Lognon rimane sospeso tra la vita e la morte nel suo letto di ospedale, il commissario cercherà di dipanare una matassa alquanto intricata. Che lo porterà a far luce su una losca vicenda di falsari e di ricattatori, di cui l'ispettore aveva cominciato a seguire le tracce - a suo rischio e pericolo. -
L' originale di Laura
Oscuro eppure festante, dominato da un giocoso concetto della morte e da una beffarda visione dei riti mondani, ""L'originale di Laura"" ruota intorno a un romanzo nel romanzo, ovvero Laura, di cui è ispiratrice la ventiquattrenne Flora, capriccioso e sensuale alter ego di Lolita. Accanto a lei, fra i molti personaggi delineati con rapidi tratti folgoranti, spicca il marito Philip Wild, neurologo e docente di fama sedotto da nuovi esperimenti sulle cellule nervose capaci di indurre una graduale ancorché reversibile estinzione del corpo. Nabokov gioca qui, per l'ultima volta, ad affacciarsi sull'abisso dell'ineluttabile fine, ma come sempre trasforma la morte in un atto revocabile che, giunto l'istante fatale, evapora nelle magie dell'illusionismo. Gioca con la strenua aspirazione a dominare la vita e l'immortalità per poi rivelarci che ""morire è divertente"". Gioca con un labirinto di specchi dove i confini tra realtà e finzione sono aboliti e ciascuno si ritrova a vagare da solo. -
Honolulu e altri racconti
È impossibile, leggendo i 'racconti orientali' qui raccolti, non finire irretiti negli scabri avamposti di un Impero britannico ormai presago della fine. Un mondo nostalgico e artificiale, in perenne contrappunto con una giungla evocata da rapidi tocchi eppure incombente e foriera di sciagura; un mondo che penetriamo con l'occhio disincantato ma insaziabilmente curioso di Maugham, sospinti ogni volta verso un inesorabile finale - spesso tragico, ma quasi mai catartico. E nel frattempo avremo visto andare in pezzi le identità apparenti dei protagonisti, intrappolati in lividi e rovinosi rapporti gerarchici, furenti ricatti incrociati, colpevoli idilli lavati col sangue. Ancora una volta i sapienti congegni narrativi di Maugham, qui celati nell'evocativo scenario della Malesia, del Borneo o delle Hawaii, compongono intrecci perfetti e storie crudeli - che ci consentono di attraversare, rimanendo indenni, le passioni umane più fosche. -
I princìpi del calcolo infinitesimale
È singolare come nei suoi ultimi anni, subito dopo un'opera capitale per comprendere il nostro tempo come II Regno della Quantità, Guénon abbia voluto dedicare un libro a una questione matematica quale il calcolo infinitesimale, introdotto da Leibniz e poi diventato un pilastro della scienza moderna. Ma evidentemente riteneva che qui fossero in gioco problemi di altissima rilevanza. Tralasciando gli aspetti pratici connessi al calcolo matematico per lui ""del tutto privi di interesse"", come più volte ribadisce -, Guénon si concentra sui princìpi che dovrebbero costituire il fondamento di ogni sapere particolare, e chiarisce nozioni che in realtà, in quanto passibili di essere trasposte analogicamente e di acquisire anche una valenza metafisica, attraversano l'intera sua opera, riaffiorando innumerevoli volte: dal significato della serie dei numeri, dell'unità e dello zero alle fondamentali differenze fra l'""infinito"" propriamente detto e l'""indefinito"", fra la parte e il tutto, fra il continuo e il discontinuo, fra la quantità e la qualità. Riferendosi agli scritti e al carteggio di Leibniz, Guénon mostra come le difficoltà concettuali affrontate da Leibniz e dai matematici che dopo di lui si cimentarono con l'idea dell'infinito discendano dall'abbandono di quel rigore intellettuale proprio del pensiero metafisico - il quale, rispetto alla mera indagine empirica e razionale cui sono confinate le scienze moderne, rappresenta un ""passaggio al limite"". Con una nota di Paolo Zellini. -
America amore
Alla fine degli anni Cinquanta, un giovane italiano di buone letture e nessun pregiudizio passa una stagione a Harvard e un'altra a Broadway. Dunque, corsi e lezioni e incontri importanti nella prestigiosa università: H. Kissinger, A. Schlesinger, J.K. Galbraith, D. Riesman, J. Burnham... Poco dopo, nella capitale dello spettacolo, sensazionali musicals e commedie con leggendari mostri sacri tuttora in scena: Ethel Merman, Mary Martin, Charles Boyer, Claudette Colbert, Paul Newman, Geraldine Page, Lauren Bacali, Elizabeth Taylor, fra Tennessee Williams, Jerome Robbins, Gene Kelly, Bob Fosse, Gypsy, Redhead, West Side Story... Intanto, letture e conversazioni coi protagonisti della letteratura: da Edmund Wilson e Saul Bellow e Mary McCarthy a Truman Capote e Jack Kerouac... Incubi e tormentoni metropolitani. Nuovi perbenismi nei ""suburbia"". Gli scapestrati ""sabati del Village"". Negli anni Sessanta, su e giù per la California, lungo la fantastica 101. Soggiorni e scoperte fra San Francisco e Los Angeles, Stanford e Berkeley e Hollywood. Panorami e vedute. I primi movimenti dei ""figli dei fiori"" e le ""contestazioni"" poi passate più violente in Europa. Quindi, ""off-off"". Affermazioni vigorose ed effimere delle tendenze e strutture alternative, soprattutto nel cinema e nel teatro controcorrente. Mentre lo spettacolo più convenzionale si ""abbassa"" a livelli sempre più infantili e turistici. Visite naturalistiche a vari luoghi mitici, frattanto: New Orleans, New Mexico, Taos, Key West, Cape Cod, Fire Island... -
Viaggio a Urewera
In un taccuino riempito da Katherine Mansfield a diciannove anni, durante un viaggio fra i Maori, la materia quasi psichedelica di cui saranno fatti i suoi racconti neozelandesi. -
E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche
13 agosto 1944: il giovane Lucien Carr, per difendersi dalle avances dell'amico David Kammerer, lo ammazza e ne getta il corpo nelle acque dello Hudson. Due altri suoi amici, William Burroughs e Jack Kerouac, vengono arrestati per non aver denunciato l'omicidio. Forse anche per elaborare a modo loro l'accaduto, i due scrittori ne tracciano in seguito un resoconto a quattro mani iperrealistico e visionario, dissepolto solo in anni recenti. Raccontando a capitoli alternati, Burroughs e Kerouac assumono il punto di vista di due personaggi-narratori: Burroughs quello di Will Dennison, barista originario del Nevada, sempre preceduto dalla sua ""ombra di un metro e novanta"", Kerouac quello del marinaio Mike Ryko, ""un finlandese diciannovenne dai capelli rossi"". Attraverso il loro sguardo e intorno ai protagonisti del tragico fatto di cronaca vediamo così delinearsi una folta compagnia anarco-utopista e sgangherata, euforica e malinconica, che trascorre giorni e notti bevendo e fumando in pub luminescenti, leggendo Faulkner e sognando di raggiungere Parigi. Sullo sfondo, una New York caotica, atterrita e aggressiva, una metropoli di fine guerra in cui il caos visivo è tutt'uno con quello acustico, con le radio che trasmettono le note della Prima Sinfonia di Brahms o il reportage concitato di un giornalista su un circo in fiamme dove ""gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche"".