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Storia di Saigyo
Sato Norikiyo, nato nel 1118 a Kyoto in un'importante famiglia con ascendenti nella casata imperiale, era destinato a una carriera militare di alto livello. Ventenne, era già un ufficiale con importanti responsabilità e godeva dei favori dell'ex imperatore Toba, senonché nel 1140 pianta tutto: carriera, ricchezze, una moglie e una figlia piccola. Si fa monaco buddhista prendendo il nome religioso di Saigyo, va a vivere in una capanna, viaggia in povertà e soprattutto scrive poesie. I suoi versi, caratterizzati da partecipazione emotiva e sentimenti forti, diventano un modello etico-letterario che avrà una lunga influenza sulla cultura giapponese, prima di lui ancorata a modelli di una bellezza più algida. Quasi subito dopo la sua morte (1190) fiorì tutta una letteratura sulla sua vita, sui suoi detti, sulle sue poesie. La ""Storia di Saigyo"", qui per la prima volta tradotta in italiano, è il più importante di questi racconti e nello stesso tempo una sorta di antologia della sua attività poetica. -
Il viaggio notturno e l'ascensione del Profeta
In tutte le storie di Muhammad, e nello stesso Corano, si dice che il Profeta una notte fu svegliato dall'angelo Gabriele e accompagnato in un viaggio dalla Mecca a Gerusalemme e da lì nei sette cieli. Quella che presentiamo in questo volume è una versione medievale più tarda di altre, ma ha avuto e ha una straordinaria diffusione. Tutt'oggi se ne contano numerose edizioni in tutti i paesi arabi ed è una lettura molto popolare. Sui rapporti fra il viaggio di Muhammad nell'aldilà e la ""Commedia"" di Dante sono stati scritti molti libri. Dante potrebbe avere avuto a che fare con il ""Libro della scala"", tradotto in latino, ma è difficile impostare un preciso discorso di fonti. E in ogni caso interessante, per la nostra cultura fondata su Dante, vedere come lo stesso tema del viaggio oltremondano venga sviluppato nel mondo islamico. Per vedere le analogie ma anche le differenze. -
Stalin e il patriarca. La Chiesa ortodossa e il potere sovietico
Nella notte tra il 4 e il 5 settembre 1943 Stalin ricevette al Cremlino i tre metropoliti che assicuravano il governo della Chiesa ortodossa russa. Fu un incontro sorprendente. Il leader sovietico nei decenni precedenti aveva scatenato una persecuzione implacabile nei confronti degli ecclesiastici e dei fedeli ortodossi. I tre vescovi erano dei sopravvissuti all'offensiva antireligiosa consumatasi nel quarto di secolo precedente a quel colloquio. Nel corso di una lunga e cordiale conversazione Stalin espresse il suo consenso all'elezione di un patriarca a capo della Chiesa russa. Dal 1925, infatti, la sede patriarcale era vacante, per il rifiuto del potere sovietico di autorizzare la Chiesa a eleggere un suo nuovo capo. L'8 settembre 1943 il metropolita Sergij (Stragorodskifj fu eletto patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Cosa aveva determinato questo cambiamento della politica religiosa sovietica? Quali erano le radici profonde di questa nuova alleanza tra Chiesa ortodossa e regime? E perché Stalin aveva deciso di far rinascere il patriarcato? -
Menone. Testo greco a fronte
Nella sua brevità il ""Menane"" costituisce un'introduzione eccellente al pensiero di Platone. Nel volgere di poche pagine sono discussi tanti problemi, e tutti importanti: dalla virtù all'anima e alla sua immortalità; dalla conoscenza alla reminiscenza e alle idee, dalla politica alla matematica (il celebre episodio della dimostrazione geometrica con lo schiavo); il tutto sullo sfondo di una contrapposizione radicale tra due modelli di sapere opposti e incompatibili, quello di Socrate e quello dei sofisti, della vera e della falsa filosofia. Ma ciò che rende davvero intrigante il dialogo non è la varietà dei temi trattati, quanto la sua unità complessiva: le diverse questioni, come tanti percorsi differenti, conducono ad un unico problema, quello della filosofia e della sua importanza. Perché è la filosofia che sola può rendere conto dei problemi che assillano la vita degli uomini, offrendo loro la possibilità di una vita giusta, buona e felice. Ed è in questa celebrazione della potenza della filosofia che consiste il vero cuore del ""Menone"", e la lezione più profonda di Platone - una lezione che vale non per i personaggi del dialogo, ma per l'unico destinatario che a Platone interessava: i suoi lettori. -
Come l'acqua sul fiore di loto
Il libro racconta la vita avventurosa di una giovane donna, Shim Chong. Shim Chong ha solo quindici anni quando viene venduta dal padre vedovo (la madre è morta dandola alla luce) a un mercante cinese che la conduce in Cina per diventare la concubina di un ricco ottuagenario. Durante il viaggio in mare dalla Corea alla Cina, si consuma una cerimonia dopo la quale lei riceve un altro nome (e un'altra vita): diventa Lianhua, Fiore di Loto. Qui viene iniziata ed educata ai codici richiesti dal suo nuovo ruolo, a vestirsi, truccarsi, profumarsi per ricevere il suo signore: Padron Chen. L'uomo ha ottant'anni e, nonostante l'ardore che lo anima, alla sua morte, che sopraggiunge nel letto della giovane dopo una notte di amore, Fiore di Loto è ancora vergine. Ma per poco. Sarà infatti posseduta contro la sua volontà dal figlio scapestrato del padrone e in cambio verrà da lui condotta a Jinjiang per continuare il suo apprendistato nell'universo delle case da tè, dove le geishe danzano, suonano e cantano e servono gli ospiti che dopo aver giocato a mah jong, a dadi, a carte richiedono i piaceri della carne. Le avventure di Lianhua si svolgono tra terra e mare, in residenze signorili, bordelli, regge e case da tè. Fiore di Loto viaggia da Nanchino a Taiwan a Singapore. Nella sua lunga vita è concubina, prostituta, geisha, moglie (il marito verrà condannato a morte tramite la pratica del seppuku) madre, tenutaria di case di piacere, fino a a essere, per un breve periodo, anche una principessa. -
Il caporale Lituma sulle Ande
A Naccos, desolato cantiere minerario situato in una zona impervia delle Ande peruviane, il caporale della Guardia Civil Lituma e il suo fedele aiutante, il giovane Tomás, indagano sulla misteriosa scomparsa di tre manovali, svaniti improvvisamente nel nulla. Da tempo la cordigliera è teatro delle azioni terroristiche di Sendero Luminoso, movimento rivoluzionario di ispirazione maoista, e appare subito assai probabile che i tre uomini siano stati rapiti e forse uccisi dai guerriglieri. Disordinata accozzaglia di giovani, donne e persino bambini, armati di pietre, randelli, coltelli, essi sottopongono i loro prigionieri a processi sommari in nome della giustizia proletaria. Tuttavia il caporale Lituma non si ferma ai primi indizi e alle conclusioni più ovvie. Giorno dopo giorno, caparbiamente, si immerge nella vita quotidiana degli sperduti villaggi per comprenderne l'umanità dolente di poveri contadini e minatori. E scopre cosi un mondo inesplorato di credenze antiche e riti ancestrali, radicati profondamente nel cuore degli indigeni. Ed è in questo modo che il caporale raggiunge infine, dopo una serie di colpi di scena, la sconvolgente verità che avrebbe preferito ignorare. -
Il paesaggio morale. Come la scienza determina i valori umani
Il primo libro di Sam Harris, ""La fine della fede"", ha innescato un dibattito di portata mondiale riguardo alla validità della religione. In seguito ad esso Harris si è reso conto che la maggior parte delle persone - dai fondamentalisti religiosi agli scienziati atei - concordava su un punto: che la scienza non abbia voce in capitolo sul tema dei valori umani. In ""Il paesaggio morale"", un libro altrettanto controverso, Harris cerca di legare l'etica al resto della conoscenza umana. Nel definire la morale nei termini del benessere umano e animale, egli sostiene che la scienza può fare molto di più che descrivere il modo in cui siamo: essa può, in linea di principio, dirci come dovremmo essere. Secondo il suo punto di vista, il relativismo morale è semplicemente falso, e impone un crescente fardello sull'umanità. L'intrusione della religione nella sfera dei valori umani può dunque essere respinta: così come non esiste una fisica cristiana o un'algebra musulmana, egualmente non può esserci un'etica cristiana o musulmana. Facendo tesoro delle proprie conoscenze filosofiche e scientifiche, Harris ha scritto un libro che modifica le regole del gioco riguardo al futuro della scienza e alle fondamenta della cooperazione umana. -
Le cose fondamentali
""Stavo camminando sulla sabbia invernale, solida, pesante. Spingevo la carrozzina con te dentro, mi piaceva voltarmi indietro e vedere le tracce che lasciavamo, due rotaie parallele, un binario curvo, con in mezzo i segni dei miei passi. Il mio percorso dentro il tuo percorso, il mio sentiero dentro la tua via"". Leonardo è diventato padre da pochi giorni. La nascita di Mario ha ribaltato il suo modo di vedere e sentire le cose, come se una locomotiva avesse sfondato le pareti di casa. Lo osserva attentamente, per quell'intruso che è: un piccolo alieno piovuto sulla terra, un concentrato di potenzialità e vita irriflessa. È affascinato dai suoi occhi spalancati sul mondo, dal suo essere corporeo, insieme inattingibile e totalmente permeabile. Lui pensa a quando Mario sarà abitato dalle parole, a quando i pensieri lo porteranno lontano. Vorrebbe accompagnarlo, o aspettarlo laggiù, nutrendolo a sua volta del ""latte nero"" della scrittura: ""Queste parole, da nere che sono, diventeranno trasparenti, trapassate, trapensate, solo se ci sarai tu che le leggi"". Decide di scrivere su un quaderno quello che prova per lui e quello che ha imparato dalla vita: gli racconta le sue storie d'amore e le sue disillusioni, i rapporti con la famiglia, le esperienze più scontate e quelle di cui non si parla volentieri. Ma questo castello di parole è destinato a crollare ben presto, davanti alla più inaspettata e indicibile verità. -
Pietro il Grande
L'esistenza di Pietro il Grande (1672-1725) traboccò a tal punto di drammi personali e aspetti bizzarri, da irradiare un senso di mistero e fascino inesauribile. L'eroe celebrato di Poltava, l'incontrastato capo militare, il sovrano assoluto di uno dei paesi più grandi del mondo, il protagonista della serie di riforme che rivoltarono metodicamente ogni aspetto e settore della vita russa, sposò una contadina analfabeta. Il suo amore per i travestimenti, gli stravolgimenti e la parodia, per ""il mondo alla rovescia"", non fu mero passatempo o aberrazione, ma un elemento chiave nel suo stile di governo. L'uomo irresistibilmente volto ad Occidente annoverava tra i propri svaghi curiosità quali l'estrazione dei denti, la pratica dell'autopsia, la tornitura del legno e l'estinzione degli incendi. Il Padre della Patria russa condannò a morte, e forse torturò e uccise di persona, il proprio figlio primogenito. Tutto questo e altro ancora coesisteva in modi curiosamente funzionali con una vita alimentata da una volontà ideale di trasformazione quasi ossessiva. Questo libro, sempre attento a collocare il particolare caratteristico all'interno del contesto storico, politico e psicologico, ricostruisce, sulla base di un rigoroso lavoro documentario, le varie fasi della vita del grande imperatore russo, analizzando nei due capitoli finali la sua eredità politica e sociale, l'edificazione del suo mito dal Settecento a oggi. -
Libro
"Scrivere un romanzo vuol dire portare dentro di sé un segreto enorme. Provare a disfarsene parlandone non serve a niente. Il mondo diventa conoscibile solo dopo la scrittura. L'unico modo per liberarci del peso del segreto è scriverlo. Fino ad allora, è impossibile da condividere. Tutto ciò che non è il romanzo è incapace di comunicarlo. Mentre lavoravo a ""Libro"" dubitavo di me stesso, temevo che i personaggi non uscissero fuori, o la mia pelle assumesse la ruvidezza delle pietre del villaggio che riempiva i miei pensieri. Spesso, a metà di una conversazione, iniziavo a parlare con la voce di Galopim, di Cosme d'Ilídio mentre attende il ritorno della madre. A quell'epoca mi portavo addosso anni che non avevo mai vissuto ma che, durante la stesura del romanzo, respiravo in maniera assoluta, totale. Sono nato l'anno della Rivoluzione dei garofani, nel settembre 1974, ma le domeniche, durante gli interminabili pranzi di famiglia, i miei genitori e le mie sorelle ripetevano le storie di prima che io nascessi quando, durante la dittatura, erano emigrati in Francia. Esattamente come centinaia di migliaia di altri portoghesi. Un milione e mezzo di persone sono emigrate in Francia tra il 1960 e il 1974: circa il 15% di tutta la popolazione del paese. Questa era la dimensione del segreto che mi portavo addosso mentre scrivevo ""Libro"". I miei genitori sono tornati in patria pochi anni prima della mia nascita, stabilendosi nel piccolo borgo nell'entroterra di Alentejo..." -
Comprare il sole
Nadia Motta ha ventiquattro anni, nessun sogno e un'unica ambizione: il denaro. La sua vita da studentessa è solo una farsa, e i lavori occasionali più disparati le permettono di tirare avanti. Perché preoccuparsi? Il futuro prima o poi le ""verrà incontro da solo"". E per quanto riguarda gli uomini? Faccende di poco conto. Se sua madre Stefi si definisce una ""femminista storica"" e crede di poterne fare a meno, lei è una ""post-femminista"": inutile prenderli troppo sul serio, meglio puntare su un fidanzato con un bel lato ""b"" (babbeo), come Eros, che pensa di essere un grand'uomo ma gliela dà sempre vinta. Solo una cosa conta davvero, su questo Nadia non ha dubbi: i soldi, quella corrente che nasce chissà dove e spinge le nostre vicende in una direzione o nell'altra. E i soldi arrivano: Nadia vince ventuno milioni a una super lotteria, ritrovandosi da un giorno all'altro a dover maneggiare una cifra a sei zeri che solleverà le sue certezze come palloncini, fino a farle scoppiare in un mondo di traffici e avvocati, conti all'estero, misteri della finanza e amici dal lato ""i"" (quello intelligente) e dal lato ""s"" (quello stronzo) fin troppo sviluppati. Sola, e abbandonata a se stessa, Nadia sogna una città metafisica dove tutto è in svendita, piena di manichini sorridenti, castelli in aria e ruote panoramiche, e dove il Signore dei Saldi e dei Soldi sta in agguato appeso a un'enorme ragnatela... -
I denari dell'inquisitore. Affari e giustizia di fede nell'Italia...
L'Inquisizione romana di età moderna fu un tribunale della fede la cui giurisdizione si estese potenzialmente su tutta la cattolicità. Il suo funzionamento ha affascinato studiosi delle più svariate discipline: nella storia della lotta contro l'eresia s'intrecciano temi di carattere religioso, filosofico, sociologico, politico ed economico. Il volume di Germano Maifreda è dedicato all'esame di quest'ultimo aspetto, attraverso la ricostruzione di alcuni retroscena inattesi. I pontefici, dopo la fondazione della Congregazione del Sant'Officio (1542), predisposero un'organizzazione territoriale largamente autosufficiente, in grado di garantire per oltre due secoli il funzionamento di un esteso sistema giudiziario. Grazie anche alla scoperta di numerosi documenti inediti, tratti dagli Archivi vaticani, l'autore ricostruisce la dinamica di molti processi, dalla denuncia all'irrogazione della pena, svelando come l'analisi degli incentivi economici determinati dal modello stesso dell'apparato inquisitoriale possa oggi rivelarsi essenziale per comprendere le forme di esercizio della giustizia ecclesiastica in età moderna. Coniugando un uso preciso delle fonti storiche e una scrittura che ha il passo dell'investigazione, questo libro apre scenari nuovi nello studio del Sant'Officio e della sua economia intesa, nelle parole di Alfred Marshall, come impegno ""negli affari ordinari della vita"". -
La trappola
"Compattezza tematica, potenza e duttilità della metafora, ritmo e sonorità a scatti, con accelerazioni e rallentamenti, ribattute e controtempi. Le caratteristiche tipiche della poesia di Marcoaldi risultano potenziate al massimo in questa sua nuova raccolta in cui la tradizione poetica europea si sposa con l'influenza della sapienza orientale e delle sue forme. Le trappole della vita sono ovunque, nelle leggi della natura, nella politica e anche nell'economia, che oggi più che mai domina il mondo. Ma sono soprattutto dentro la mente degli uomini. Hanno la forma di regole, meccanismi, abitudini, falsi obiettivi che provocano angoscia e allontanano dalle gioie più autentiche. Quasi componendo una piccola guida dei perplessi, i versi di questo libro smontano l'insieme degli artifici sociali con interrogazioni continue, epigrammi sospesi nel silenzio a catturare frammenti di energia da cui ripartire." -
A bigger message. Conversazioni con David Hockney
David Hockney è considerato il più celebre pittore vivente. La sua opera esuberante e vitale è molto amata da tutti, ma pochi sanno che non è solo un artista: ha anche concepito una sua personale riflessione teorica sull'arte, incisiva e originale. Questo libro riporta le conversazioni occorse tra Hockney e il noto critico d'arte Martin Gayford per più di dieci anni. Intercalando riflessioni sull'arte, aneddoti, passione e humour, il pittore rivela i frutti della meditazione di tutta una vita sui problemi e i paradossi che nascono quando si rappresenta su una superficie piana il mondo tridimensionale. In che modo il disegno permette di ""vedere le cose in modo più chiaro, sempre più chiaro, ancora più chiaro""? Qual è l'impatto dei diversi strumenti - dalle pareti delle grotte di Lascaux all'iPad - sulla nostra capacità di vedere il mondo? Quale rapporto intercorre tra le immagini che creiamo e la realtà intorno a noi? In quale misura i cambiamenti della tecnologia influiscono sul modo in cui gli artisti rappresentano il mondo? Come possiamo godere pienamente del semplice bisogno di guardare degli alberi, dei volti o un tramonto? Le conversazioni sono arricchite dalle riflessioni acute e spiritose dei due interlocutori su molti altri sommi artisti - Van Gogh, Vermeer, Caravaggio, Monet, Picasso - e dalle vivaci descrizioni del paesaggio fisico e sociale della California, dove Hockney ha trascorso molti anni, e dello Yorkshire, dove è nato e dove ha fatto ritorno. -
Ablativo
L'ablativo è un caso latino che non indica l'""io"" né il possesso, non marca le attese né le esclamazioni, ma sintetizza un allontanamento, un'uscita da un luogo o da uno stato, una dislocazione, un'asportazione. Un titolo quanto mai azzeccato per la nuova raccolta di Enrico Testa, la cui poesia è fortemente ""ablativa"" perché parla di privazioni e sa riflettere, con sentenze lapidarie e geniali, sui temi della mancanza per eccellenza, come la morte e la vecchiaia. Già con i libri precedenti, Testa elaborava il senso della perdita in molte delle direzioni possibili, soprattutto nel segno del ricordo, del dialogo reso virtuale e sostanzialmente di una malinconica rassegnazione. Nella nuova raccolta si spinge oltre: la perdita è intrinseca alla vita e coinvolge passato, presente e futuro, perché ""la litania dei casi recitata al ginnasio s'è fatta prognosi postuma dei giorni"" e all'autore non resta che spartirsi il presente ""nella pienezza della sua inutilità"". -
La serata a Colono
Elsa Morante riscrive un ""Edipo a Colono"" in chiave parodistica, dove per parodia non si intenda un banale effetto comico-caricaturale, ma un controcanto scandito per recuperare la sostanza tragica e misteriosa del mito originario. L'ambientazione è moderna (anni Sessanta), un ospedale affollato di una grande città, un coro di malati-dementi che ripetono ossessivamente luoghi comuni e frasi fatte con effetti di nonsense, infermieri-guardiani beceri burocrati. Questo il luogo dove giungono Edipo e Antigone: lui è un uomo decaduto fisicamente, socialmente e mentalmente, che nel delirio attraversa le ragioni e le irragioni della condizione umana. La figlia adolescente che lo accompagna e accudisce è una specie di zingarella, presenza creaturale tanto ingenua quanto vitale. Con questi ingredienti Elsa Morante mette in moto una ribollente macchina linguistica che elabora i temi del dolore, della colpa, della vita e della morte nei modi estremi, primitivi e modernissimi, della vera poesia. -
Lehman Trilogy
«Centosessant'anni di storia del capitalismo vengono squadernati in un continuo saltare fra terzietà saggistiche, flussi romanzeschi, narrazioni di incubi e vaneggiamenti, il tutto punteggiato da isole realistiche in cui l'improvviso andamento da sceneggiatura filmica è inframmezzato di continuo dal commento in contrappunto di un ignoto narratore onnisciente [...] È questo congegno, ambizioso e riuscito, di continua osmosi fra dentro e fuori, a farmi avvicinare Lehman Trilogy ai fluviali atti di Strano interludio di Eugene O'Neill, ed è notevole che questa ardita soluzione drammaturgica mantenga la sua vigorosa efficacia nel corso di un trittico quasi wagneriano, dove l'Oro del Reno di un'Alabama negriera giungerà, inevitabile, al Crepuscolo dei divini indici di Wall Street.» (dalla prefazione di Luca Ronconi)«Henry Lehman si guardò attorno:la nave da cui era sceso – il Burgundy –sembrava un gigante addormentato.Ma un'altra nave faceva manovra nel portopronta a scaricare sul molo number fouraltri 149 come lui:magari ebreimagari tedeschimagari con le scarpe migliori addossoe una sola valigia al fiancoanche loro sorpresi di tremareun po' per l'emozioneun po' per la terrafermaun po' perché l'America– l'America vera –vista da vicinocome un gigantesco carillonfa un certo effetto.Prese un bel respiroafferrò la valigiae con passo spedito– nonostante non sapesse ancora dove andare –entròanche luidentro il carillonchiamato America». -
La mia maledizione
L'adolescenza è il tempo in cui si misurano gli spazi: del mondo fuori e dentro di sé. Ecco il motivo per cui Emilio si aggira per Nuoro sentendosi una ""creatura di un mondo diverso gettata per palese ingiustizia in un ricettacolo di barbarie"". Forse perché arriva da Oristano, forse perché è ricco, forse perché è figlio dell'ingegner Corona, che ha costruito mezza Sardegna. Pasquale Cosseddu, invece, è ""la Fogna"": indossa maglioni dozzinali, in testa ha un groviglio di capelli sporchi, e puzza terribilmente. Solo quando si arrampica sugli alberi o si rotola nelle foglie la sua vera indole - di capra, o di angelo - si rivela. Non c'è ragione al mondo per cui debbano diventare amici. Ma quando si ritrova Cosseddu come compagno di banco, Emilio intuisce, e volontariamente sceglie, la sua maledizione. Alessandro De Roma affronta di petto una storia colma di cattiveria e di dolcezza: le prove generali della vita adulta. La Sardegna urbana degli anni Novanta, lontana dal folklore, fa da sfondo a un romanzo sottile nello scavo psicologico, che parla alla parte più profonda di tutti noi: quella che - per convenienza, vergogna, o semplice paura - preferiamo tenere nascosta. -
Momenti di trascurabile felicità
Possono esistere felicità trascurabili? Come chiamare quei piaceri intensi e volatili che punteggiano le nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio? Sei in coda al supermercato in attesa del tuo turno, magari sei bloccato nel traffico, oppure aspetti che la tua ragazza esca dal camerino di un negozio d'abbigliamento. Quando all'improvviso la realtà intorno a te sembra convergere in un solo punto, e lo fa brillare. E allora capisci di averne appena incontrato uno. I momenti di trascurabile felicità funzionano così: possono annidarsi ovunque, pronti a pioverti in testa e farti aprire gli occhi su qualcosa che fino a un attimo prima non avevi considerato. Per farti scoprire, ad esempio, quant'è preziosa quella manciata di giorni d'agosto in cui tutti vanno in vacanza e tu rimani da solo in città. Quale interesse morboso ti spinge a chiuderti a chiave nei bagni delle case in cui non sei mai stato e curiosare su tutti i prodotti che usano. A metà strada tra ""Mi ricordo"" di Perec e le implacabili leggi di Murphy, Francesco Piccolo mette a nudo i piaceri più inconfessabili, i tic, le debolezze con le quali tutti noi dobbiamo fare i conti. Pagina dopo pagina, momento dopo momento, si finisce col venire travolti da un'ondata di divertimento, intelligenza e stupore. L'autore raccoglie, cataloga e fa sue le mille epifanie che sbocciano a ogni angolo di strada. Perché solo riducendo a spicchi la realtà si riesce ad afferrare per la coda il senso profondo della vita. -
Memorie di Adriano. Seguite da Taccuini di appunti
Giudicando la propria vita di uomo e l'opera politica, Adriano non ignora che Roma finirà un giorno per tramontare; e tuttavia il suo senso dell'umano, eredità che gli proviene dai Greci, lo sprona a pensare e servire sino alla fine. ""Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo"" afferma, personaggio che porta su di sé i problemi degli uomini di ogni tempo, alla ricerca di un accordo tra la felicità e il metodo, fra l'intelligenza e la volontà. I ""Taccuini di appunti"" dell'autrice (annotazioni di studio, lampi di autobiografia, ricordi, vicissitudini della scrittura) perfezionano la conoscenza di un'opera che fu pensata, composta, smarrita, corretta per quasi un trentennio.