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Caro Michele
Sorta di Lessico famigliare dieci anni dopo, Caro Michele è un romanzo dai personaggi dispersi, divisi dall'incomunicabilità e destinati alla solitudine, e la scelta del genere epistolare suona provocatoria e simbolica.«Il libro che una madre avvelenata può scrivere strappandosi di dosso i panni di madre» – Erri De Luca«Tutte le vite che s'intrecciano in questo romanzo sono fatte di passi sbagliati. Ma a nessuno di questi sbagli si sarebbe potuta opporre una scelta giusta e nessuno di questi passi avrebbe potuto essere indirizzato verso un traguardo migliore» – Cesare Garboli«Caro Michele»: il piú classico degli incipit epistolari è quello che Natalia Ginzburg sceglie come titolo del suo romanzo. Una madre già avanti negli anni ma ancora giovane e un figlio lontano fisicamente e ancor piú (e soprattutto) distante nelle idee, nelle esigenze, negli affetti e nei dolori. Un figlio per il quale la madre prova rancore, ma dal quale non riesce a staccarsi; e l'ultimo, irrescindibile cordone ombelicale è fatto di sole lettere. Sorta di Lessico famigliare dieci anni dopo, Caro Michele è un romanzo dai personaggi dispersi, divisi dall'incomunicabilità e destinati alla solitudine, e la scelta del genere epistolare suona provocatoria e simbolica.Con la cronologia della vita e delle opere, la bibliografia essenziale e l'antologia della critica. -
Cento poesie d'amore a Ladyhawke
Colto e citazionistico, ma immediato alla lettura, autobiografico e ""vero"" nei contenuti. Romantico e sentimentale nella tonalità di fondo, ma attraversato da un'ironia che si incastona negli snodi strutturali del libro, oltre che nelle sue pieghe più visibili. Testimonianza di un'ossessione privata, ma anche lucida analisi dei mostri che possono dominare la mente dell'uomo. -
Teoria e storia della traduzione
Il problema teorico e pratico della traduzione ha un'importanza straordinaria nel mondo contemporaneo. Nella vasta opera di ricerca che su tali problemi vede impegnati, oltre ai traduttori stessi, linguisti, logici e matematici si sentiva l'esigenza di uno studio che, sintetizzando i risultati di discipline diverse, offrisse un quadro della comunicazione interlinguistica. Con questo suo libro Georges Mounin tratta in modo sistematico i problemi della traduzione: dopo alcuni precisi cenni storici e un panorama delle più importanti teorie moderne della traduzione, l'autore esamina gli aspetti linguistici generali di semantica, stilistica, etnografia e teoria della comunicazione. E infine, dopo uno studio sulle varie forme di traduzione (la traduzione letteraria, poetica, teatrale, tecnica, ecc.; il lavoro dell'interprete; le macchine per tradurre), viene indagato lo status giuridico, professionale e culturale del traduttore. Il libro rivela cosí una particolare capacità di illuminare il problema concreto del tradurre con le più moderne e fondate teorie scientifiche. -
Proust. Una sceneggiatura. Alla ricerca del tempo perduto
Nei primi mesi del 1972 Nicole Stéphane, che possedeva i diritti cinematografici di ""Alla ricerca del tempo perduto"", chiede al regista Joseph Losey se gli sarebbe piaciuto lavorare ad una versione cinematografica del libro. E Losey ne propone la sceneggiatura ad Harold Pinter, già suo stretto collaboratore per ""Il servo"", ""L'incidente"" e ""Messaggero d'amore"". Dopo aver letto la ""Recherche"", nell'estate del 1972 Pinter compie numerosi viaggi in Francia: a Illiers, a Cabourg, a Parigi, per ""impregnarsi"" dei luoghi proustiani. In novembre la sceneggiatura è terminata e, dopo ulteriori tagli e limature, agli inizi del 1973 la versione rivista è pronta e definitiva. -
Esercizi di stilo
Un ragazzino curvo scrive su un tavolo. Letteralmente. Non scrive su un foglio appoggiato sul tavolo, ma direttamente sulla sua superficie. Oppure: un naufrago, lacero ed emaciato si trascina; verso una bottiglia d'acqua o una spiaggia? No, verso un libro, scelto fra tanti sullo scaffale di una libreria. Attraverso questi e molti altri disegni Matticchio unisce la sua grazia nel tratto del disegno a una non comune inventiva: il mondo del libro, del leggere e dello scrivere ci appaiono cosi nella loro natura fantastica, ironica, passionale, a volte fanatica. E come spesso accade quando si cammina sul filo tagliente dell'ironia, questo mondo ci appare nella sua più splendente verità. -
Dizionario della Resistenza. Vol. 2
Le regioni e le città, le formazioni partigiane, le zone libere, i movimenti di massa, i partiti, la stampa clandestina, le stragi, i luoghi di detenzione, i lager, le biografie dei partigiani, i dati quantitativi e la letteratura resistenziale: attraverso un lemmario analitico e dettagliato, gli autori di questo Dizionario portano a comprendere le molte ragioni che spinsero uomini e donne, di estrazione sociale e cultura diversa, a combattere - pur nelle differenze politiche, religiose e ideologiche - un'idea nefasta di nazione e di Europa quale fu quella del fascismo e del nazismo. Questa edizione ripropone il secondo volume dell'omonimo Dizionario della Resistenza, integrato con materiali provenienti dal primo. -
Gioventù cannibale
A dieci anni dalla prima edizione, torna l'antologia più letta, recensita, amata e odiata degli anni Novanta. La grande carica di undici sfrenati, intemperanti, cavalieri dell'Apocalisse formato splatter nei reparti pieni di ogni ben di Dio del supermarket Italia. Tra atrocità quotidiane, adolescenza feroce e malinconie di sangue. Una covata di narratori italiani giovani o giovanissimi getta scompiglio nei vicoli della cittadella letteraria, negli schermi video e nei talk-show, tra le anime morte del perbenismo. Sfuggono a qualunque tentativo di incasellarli. Sanno farsi leggere, sono pieni di idee, qualcuno dice che sono ""pulp"", qualcuno li definisce ""splatter"" (dal cinema degli schizzi di sangue), forse adorano Stephen King e Quentin Tarantino, o forse no. Scrivono senza complessi di colpa verso cinema, tv e i nuovi media, perché li conoscono molto bene e di essi, come di molte altre cose, la loro scrittura si nutre in modo naturale. Leggendoli vi accorgerete che fanno molto, molto sul serio. E che obiettivo finale, neanche tanto mascherato, di tanto fragoroso divertimento è inventare linguaggi e stili finalmente ""all'altezza"" del Grande Nemico: la violenza e il male crescenti che, nell'indifferenza e nel chiacchiericcio generale, schiacciano i deboli, le vittime, e annegano ogni possibilità comune di salvezza. -
L' officina di Rembrandt. L'atelier e il mercato
Due epoche ben distinte hanno attraversato l'interpretazione storico-critica di Rembrandt. Alla prima, che aveva costruito il mito di un Rembrandt genio isolato, solitario, incompreso dai contemporanei e che tuttavia, con i suoi dipinti avrebbe rivoluzionato l'arte contemporanea, si andò sostituendo con il tempo la visione degli esperti, che riattribuirono molti dei capolavori che si credevano eseguiti da Rembrandt: quei quadri, alcuni dei quali tra i più famosi, non sarebbero stati che il frutto del lavoro di allievi. Si distinse allora la pittura di Rembrandt e quella della sua scuola, l'opera unica del Maestro e la moltiplicazione, ad opera del suo atelier, di opere eseguite alla maniera di Rembrandt. Il libro di Svetlana Alpers consente di ricostruire la situazione paradossale di un artista che affermò il carattere unico e singolare della propria arte grazie alla riproduzione, per mano altrui, dei propri temi e del proprio stile. Tutto ha luogo nell'atelier di Rembrandt, mondo in cui regna sovrano l'artista, piegando i desideri dei clienti alla propria volontà di creare valori artistici per lui irrinunciabili. Rembrandt rifiuta di adeguarsi ai gusti e ai canoni rappresentativi dei mecenati. La sua opera pittorica costituisce l'affermazione originale dell'autonomia dell'artista, della sua libertà che fonda e nutre la produzione per il mercato, dato che proprio lo scambio o la vendita al pubblico stabiliscono ormai il valore di un'opera. -
Poetica. Testo greco a fronte
La ""Poetica"" è l'opera che fonda ogni riflessione sulla poesia e l'oggetto letterario in Europa. Le sue analisi sulla tragedia e più in generale sulla rappresentazione artistica sono tuttora pertinenti e continuano a nutrire il pensiero poetico contemporaneo. Aristotele riabilita la poesia basandosi sulla rilettura del concetto di mimesis e sul valore catartico dell'esperienza estetica, distinguendosi radicalmente da Platone, che aveva bandito tutte le forme poetiche dalla sua città ideale. A partire dal Medioevo, la ""Poetica"" ha via via conquistato una posizione preminente e durevole in ogni discorso sull'arte. Ancora nell'epoca romantica ogni seria riflessione critica sulla poesia era una presa di posizione che si misurava con le analisi aristoteliche. Oggi, rimane il testo di riferimento per ogni discorso sulla letteratura e l'estetica. -
Le avventure di Huckleberry Finn
«Tutta la letteratura americana viene da Huckleberry Finn... Non c'era niente prima. E non c'è stato niente del genere dopo». Ernest HemingwayFuggito alle cure, o piuttosto alle persecuzioni di un padre ubriacone, vissuto per qualche tempo dentro una botte da zucchero, riacciuffato e di nuovo abbandonato, Huck intraprende un memorabile viaggio sul Mississippi con lo schiavo Jim, altro miserevole evaso. L’America dell’età dell’oro, con i suoi coloni, avventurieri e impostori, accompagna Huck fino al nuovo incontro con Tom Sawyer e l’approdo alla fattoria di zio Silas. Un lucido realismo trasforma le avventure di un ragazzo in epopea universale che si riallaccia a quelle piú antiche del viaggio e dell’iniziazione alla vita, un’opera che, come afferma T. S. Eliot, «merita il titolo di capolavoro». -
Casa d'altri e altri racconti
In gioventù, lo chiamavano Doctor Ironicus per la sua intelligenza sottile; ormai sessantenne, il protagonista di ""Casa d'altri"" non è che un ""prete da sagre"", confinato in un paesino della provincia emiliana dove non succede mai niente e dove ""appaiono strane anche le cose più ovvie"". Zelinda, però, una vecchia che passa le sue giornate a lavare i panni al fiume, senza avere alcun contatto con la gente, così ovvia non è; e non è ovvio neppure il tentativo di comunicazione che cerca d'instaurare con il prete, interrogandolo vagamente sulla legittimità di derogare a una ""regola"" della Chiesa cattolica. Quale sia questa regola, lo si scoprirà soltanto alla fine: quando il Doctor Ironicus, ""così goffamente da provare vergogna di tutte le parole del mondo"", non saprà dare alla vecchia che una risposta convenzionale e inadeguata. Intanto il lettore si trova coinvolto in una vicenda dal ritmo sempre più serrato, in un intreccio di tensioni e conflitti, in una lingua densa insieme di concretezza e di lirismo. Lo stesso clima di attesa incalzante si ritrova negli altri racconti: da ""Elegia alla signora Nodier"", dove la protagonista, morto il marito, si chiude in una quieta infelicità, ai ""Due vecchi"" la cui serenità coniugale è turbata dal ricatto di uno studente. -
Storia della guerra fredda. L'ultimo conflitto per l'Europa
Nessuno voleva una guerra fredda, nessuno l'aveva pianificata e nessuno dei protagonisti l'aveva davvero prevista, per lo meno nelle forme rigide che poi assunse. Ciò che si andava delineando nei mesi conclusivi della Seconda guerra mondiale era un'inedita geografìa di potenza in cui Stati Uniti e Unione Sovietica primeggiavano... Gli assunti ideologici e i paradigmi culturali dei protagonisti ebbero un ruolo determinante: additavano la direzione in cui ciascuno intendeva procedere, ed erano le lenti attraverso cui si giudicavano le mosse altrui, si tentava di indovinare le possibili concatenazioni di eventi futuri, si soppesavano i pericoli evidenti o potenziali. L'URSS di Stalin non poteva concepire la coesistenza internazionale se non in chiave intrinsecamente conflittuale, il governo degli Stati Uniti, insieme a larga parte delle élite europee, si convinse che una ferma contrapposizione ai sovietici fosse la via più efficace, e meno pericolosa, per promuovere interessi, ideali e identità di una coalizione occidentale che prese a definirsi come ""mondo libero"". Fu allora che la guerra fredda prese forma. -
Contrappunto. Tre film, un libro e una vecchia fotografia
Don DeLillo sceglie una prospettiva inusuale per parlare con la consueta lucidità di temi a lui da sempre cari: la vita dell'artista, la natura solitaria del processo di creazione, il carattere ossessivo e perciò incontrollato dell'arte in divenire. Lo fa accostando prodotti di diversi linguaggi espressivi - quello cinematografico, quello letterario e quello iconografico - e lasciando che dialoghino fra loro. I tre film (""Atanarjuat"", ""Trentadue piccoli film su Glenn Gould"" e ""Thelonious Monk: Straight No Chaser"") disegnano così una costellazione che include il libro (""Il soccombente"" di Thomas Bernhard) e la fotografia (un vecchio scatto che ritrae Thelonious Monk, Charles Mingus, Roy Haynes e Charlie Parker) e si accende di significato grazie alla lettura che DeLillo ne offre. -
La vita sopravissuta
""La vita sopravvissuta"" è una raccolta che ricostruisce un itinerario psicologico ed etico personale, ma anche un itinerario emblematico dei percorsi della vita sociale. Le poesie di Raffaele Crovi sono meditazioni esistenziali che utilizzano le epifanie della memoria e insieme meditazioni culturali con proiezioni di utopia. Il paese Italia, gli amori, le immagini familiari, la confidenza con la vita, la malattia, le interrogazioni sul presente e le inquietudini relative al futuro sono i temi che fanno della ""Vita sopravvissuta"" un libro esemplare, strutturalmente ricco e linguisticamente personalissimo. -
Atlante della letteratura italiana. Vol. 2: Dalla Controriforma a...
Per capire una letteratura non basta saper leggere, bisogna pure saper contare. La storia e la geografia di una civiltà letteraria vanno studiate, oltreché con criteri qualitativi, con criteri quantitativi: restituendo testi e contesti all'eloquenza delle cifre oltreché delle parole. Non si sorprenda dunque il lettore se l'opera che ha in mano contiene - com'è naturale in un atlante - una successione di proiezioni cartografiche, ma anche una varietà di rappresentazioni infografiche (diagrammi a striscia, diagrammi a torta, istogrammi, pallogrammi), quale ci si attenderebbe da un trattato di economia o di sociologia più prevedibilmente che da una storia della letteratura. È per questa strada che, percorrendo con metodo l'investigazione dei grandi numeri del fatto letterario, l'Atlante intende offrire una rappresentazione nuova di nove secoli di cultura italiana. -
Immagini di città
Parigi, Marsiglia, Weimar, Napoli, San Gimignano, Mosca. Negli anni venti Benjamin scrive per giornali e riviste una serie di articoli-reportage sulle città dove gli capita di soggiornare. Libro postumo, assemblato da Peter Szondi nel 1955, viene qui riproposto in un'edizione amplita di tre nuovi scritti. ""Alla base delle descrizioni delle città straniere di Benjamin non troviamo motivi meno personali di quelli che ispirarono ""Infanzia berlinese"". Ma ciò non significa che egli non abbia saputo vedere quei luoghi nella loro realtà. Ché un paese straniero riesce a operare la magica trasformazione del visitatore in fanciullo solo se gli si mostra così pittoresco e così esotico come una volta era apparsa al bambino la propria città. Simile al fanciullo che sta con occhi attoniti nel labirinto inestricabile, Benjamin nei paesi stranieri si consegna con tutto il suo stupore e tutta la sua avidità alle impressioni che lo investono. A ciò deve il lettore quelle immagini che non potrebbero essere più ricche, più colorite, più precise. Il linguaggio metaforico aiuta Benjamin - analogamente alla struttura da lui preferita: l'articolazione in brevi periodi - a dipingere le immagini di città come miniature. Nella loro sintesi di lontananza e vicinanza, nella loro incantata realtà, esse assomigliano a quei globi di vetro in cui la neve cade su un paesaggio, che furono fra gli oggetti preferiti da Benjamin"". (Dalla postfazione di Peter Szondi). -
London fields
1999: in una Londra post-thatcheriana, dura, violenta, vulnerata, tra Dickens e Biade Runner. Qui sbarca lo scrittore americano Samson Young in cerca d'ispirazione; e qui si trova di fronte, reale e in svolgimento, la storia del suo romanzo, che dunque trascrive ""in presa diretta"" sulle orme di un inquietante trio: Nicola Six, disperata femme fatale e per sua stessa ammissione, ""figura della fantasia maschile"", che si fa complice del suo omicidio; Keith Talent, truffatore e mediocre criminale con la passione del gioco delle freccette, assassino designato; Guy Clinch, ""l'antagonista"", liquida figura dell'alta borghesia, ricco, inibito e innamorato di Nicola. Intorno a loro la Crisi segna la fine del millennio: i missili nucleari pronti per il lancio, la terra apparentemente rovesciata sul suo asse, il sole, sempre bassissimo all'orizzonte, in un clima, anche meteorologico, che profuma di estinzione. -
genio del cristianesimo
Il 14 aprile del 1802 il ""Génie du Christianisme"" appare per la prima volta in libreria. Quattro giorni dopo, nella cattedrale parigina di Notre-Dame sono unitamente celebrate con un solenne ""Te Deum"" la recente pace con l'Inghilterra - la Pace di Amiens - e l'entrata in vigore del Concordato tra Santa Sede e Repubblica francese. Un'opera concepita allo scadere del secolo dei Lumi col principale intento di dare un'articolata illustrazione del mondo cristiano - soprattutto cattolico - a correzione dell'entusiasmo rivoluzionario che ha tentato di cancellarlo, dimostrandone la superiorità morale ed estetica. Un libro vessillo, che avrebbe sostituito in tutta Europa i gusti neoclassici dell'illuminismo con il ""nuovo"" immaginario romantico. Col suo ""Génie"", Chateaubriand pone le basi di un rinnovato umanesimo, insieme cattolico e popolare, sintesi di ragione e fede, di storia e poesia: un umanesimo sottratto alla presunzione di ogni forma di razionalismo e umilmente aperto all'accoglienza di una ""religione rivelata"", capace di rendere efficace la potenza creatrice della parola. Opera ""faziosa"", colonna portante del romanticismo, il ""Génie"" non ha mai smesso di dividere gli animi e di suscitare, talvolta, reazioni virulente ed estreme. Specchio di un'età di transizione particolarmente complessa e drammatica, non molto dissimile dalla nostra attuale. -
Spazi vuoti
Conclusione della trilogia autobiografica iniziata con ""Le nozze in casa"", ""Spazi vuoti (1985)"" racconta gli anni tra il '63 e il '73, la nouvelle vague praghese, il successo letterario, e poi i carri armati sovietici, i libri mandati al macero, l'abbandono forzato della vecchia casa e il trasloco in un anonimo palazzo di periferia. Attraverso la voce della moglie Pipsi, Hrabal si mette a nudo rivelando ciò che si nasconde dietro la maschera dello sbruffone da osteria: le sue piccole vigliaccherie, il narcisismo, l'amore per i gatti, la paura delle malattie e il terrore della morte. L'ultimo tassello dell'autobiografia di uno scrittore-personaggio negli anni più belli e più drammatici del suo Paese. -
La fondazione. Testo romagnolo a fronte
Un personaggio un po' matto, che colleziona i più assurdi oggetti del passato, è preso ossessivamente dall'idea di dar vita a una fondazione che tenga viva la memoria delle cose più sfuggenti: i pensieri; non quelli grandi dei poeti e dei filosofi, che tanto a questi ci pensano già i libri, ma quelli che vengono a tutti quanti in qualche momento della giornata, e sembrano tanto acuti, e poi spariscono nel flusso della vita. Scritto in dialetto romagnolo, ma con molte parti in italiano, ""La Fondazione"" è un libro sulle cose che svaniscono e sul desiderio di conservarle: non a caso è stato scritto durante l'ultimo periodo di vita dell'autore.