Sfoglia il Catalogo illibraccio006
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 8061-8080 di 10000 Articoli:
-
Un patto con il Re degli Elfi
Migliaia di anni fa, gli umani erano preda delle potenti razze dotate della magia silvana. Fino a quando non venne siglato il patto: ogni cento anni gli abitanti del villaggio di Capton avrebbero fornito agli elfi una Regina Umana – l'unica donna dotata di magia – e la pace sarebbe stata preservata. Essere la prescelta è sempre stato considerato una disgrazia, e Luella è ben lieta di essere giunta a diciannove anni senza avere mai manifestato alcuna particolare facoltà: ormai è al sicuro e può continuare a dedicarsi alla sua attività di erborista e guaritrice. Fino a quando non arriva il Re degli Elfi. Per lei. E Luella si rende conto che tutto ciò che credeva di sapere sulla vita, e su se stessa, era falso. Trasportata in un mondo magico e costretta a divenire la nuova sposa del glaciale, eppure bellissimo, Re degli Elfi, Luella scopre che un mondo sta morendo, e lei è l'unica a poterlo salvare. Il suo cuore è diviso tra il paese incantato di Midscape, la sua casa e la sua gente. Ma ciò che davvero la travolgerà è una passione che non ha mai cercato. -
Fiabe irlandesi
Il “piccolo popolo” dei folletti, esseri alti una spanna che fanno burle e dispetti e possono rapire bambini dalla culla sostituendoli con i loro rampolli grinzosi come vecchi decrepiti; i leprecani, gnomi calzolai che fabbricano le scarpe per le danze delle fate; le sirene che escono dal mare per pettinarsi e allora si possono catturare, basta rubar loro il cappello rosso a tre punte; i giganti dalla barba di pietra che si salda alla roccia delle scogliere; i cadaveri insepolti che s’aggrappano alle spalle dei vivi e si fanno trasportare fino a che non gli si scava un tomba… Il folklore irlandese è gremito d’una folla di presenze soprannaturali che discendono in linea diretta dall’antico paganesimo celtico e che si mescolano coi diavoli e coi santi delle leggende cristiane in una continuità fantastica atemporale, radicata ai prati e alle pietre della verde isola indomabile.W.B. Yeats che è stato, oltre che uno dei grandi poeti del nostro secolo, anche un accanito cultore delle tradizioni irlandesi e un polemico rivendicatore dell’immaginazione magica nel cuore della nostra civiltà meccanica, ha dedicato ai racconti popolari della sua terra un prolungato lavoro di ricercatore, di trascrittore, d’antologizzatore, d’editore. Il corpus delle sue raccolte folkloristiche ha due qualità fondamentali che gli danno spicco tra tutti i libri del genere: 1) la scrittura piena di vivacità e di calore e di poesia, sia che racconti un semplice episodio di apparizione paurosa, una credenza locale bizzarra o un’elaborata vicenda visionaria e incantata, cosicché la lettura risulta sempre varia e trova spunti di divertimento a ogni pagina; 2) un’applicazione classificatoria e sistematica che permette a Yeats di mettere ordine in questa proliferazioe fantastica tra le più aggrovigliate e ridondanti e di farci da guida con mano sapiente e discreta. (Italo Calvino) -
Finale di partita
“Finale di partita è il maggior lavoro teatrale di Beckett, il testo più importante della sua produzione drammatica e uno dei più significativi di tutta la sua opera. Non è un caso che Adorno abbia fatto il punto su Beckett proprio a partire dall’analisi di questa pièce. Il suo “Tentativo di capire il Finale di partita” rappresenta tuttora l’interpretazione più lucida e convincente di un testo che risponde pienamente alla concezione adorniana per cui l’opera d’arte non può far altro dichiarare la negatività del presente e avere una sua positività proprio nella dichiarazione del negativo”. Dalla Nota introduttiva di Paolo Bertinetti -
Versi guerrieri e amorosi
Con tutta quella morte in giro nessuno moriva, era senza patemi o rischi l'assistenza al disertore sotto tiro – eh sí, solo a fine emergenza si contabilizza l'orrore se a me è venuto con l'assenza della tua assenza il maldicuore.Scrive l’autore di questa sua raccolta: «Da molto tempo pensavo di scrivere qualcosa sulla guerra: la guerra, s’intende, come rovescio, intreccio di riflessi e di nomi, quale può essere apparsa a un ragazzo di dieci dodici anni fra città e campagna, bombardamenti e sfollamento; ma ogni volta urtavo contro un clima e un linguaggio che non volevo, che addirittura mi ripugnavano, quelli della memoria (ossia, rispetto al presente, della smemoratezza) elegiaca. A mettermi su una strada diversa e che mi è sembrata più fruttuosa sono state una frase di Goethe («Bisogna confessare che ogni poesia converte i soggetti che tratta in anacronismi») e più ancora, forse, la richiesta di riconoscibilità formale che sempre più la poesia mi sembra rivolgere oggi ai poeti per poter continuare o ricominciare ad esistere, oltre che nella loro volontà e immaginazione, anche nella mente e nell’orecchio dei lettori. Il piccolo canzoniere che sta al centro di questo libro è nato cosí, credo, dall’intersezione di due tentativi o desideri: il primo di non perdita, l’altro di ritrovamento». -
Vuoto d'amore
La Merini scrive in momenti di una sua speciale lucidità benché i fantasmi che recitano da protagonisti nel teatro della mente provengano spesso da luoghi frequentati durante la follia. In altre parole, vi è una prima realtà tragica vissuta in modo allucinato e in cui lei è vinta; poi la stessa realtà irrompe nell’universo della memoria e viene proiettata in una visione poetica in cui è lei con la penna in mano a vincere. -
La corsa del tempo. Liriche e poemi
Ma io vi prevengo che vivo per l'ultima volta. Né come rondine, né come acero, né come giunco, né come stella, né come acqua sorgiva, né come suono di campane turberò la gente, e non visiterò i sogni altrui con un gemito insaziato. rnrnrnLa storia dell'opera achmatoviana è quella di una poesia che innova la propria tematica originaria, che rielabora notevolmente anche i suoi mezzi espressivi (...): il culto della ragione, visto come rifiuto di ogni visione teleologica, certezza che l'unico valore etico assoluto siano l'uomo e la sua dignità. La concezione di poesia è alta, ma anche limpida e sobria. L'ironia ora disincantata ora dolorosa calata così spesso su una calda materia di affetti; l'eleganza impeccabile; la spietata economia dei mezzi verbali: Soprattutto la divisione del verso come delicato equilibrio di contrari; rapporto organico fra tessuto immaginativo e tessuto fonico che riduce al massimo la necessità della metafora e di ogni altro ornatus poetico; elemento non opposto alla prosa, ma solo ben distinto da essa. -
Poesie (1974-1992)
«Se ora tu bussassi alla mia porta e ti togliessi gli occhiali e io togliessi i miei che sono uguali e poi tu entrassi dentro la mia bocca senza temere baci disuguali e mi dicessi: «Amore mio, ma che è successo?», sarebbe un pezzo di teatro di successo.»Questo libro riunisce i due precdenti volumetti di Patrizia Cavalli (Le mie poesie non cambieranno il mondo, 1974, e Il cielo, 1981) ai quali si aggiunge una nuova, più ampia raccolta intitolata L'io singolare proprio mio. Autrice lodevolmente parca, Patrizia Cavalli, dunque, rende conto della sua poesia una volta per decennio evitando l'inflazione dello sfogo lirico. Anche se così distanziate nel tempo, o forse proprio per questo, queste tre sillogi testimoniano un'esperienza poetica di ampia portata, segnata da un forte filo di continuità e da un marchio di stile inconfondibile, fatto di ironia e di musicalità, ma anche di velocissima concentrazione di pensiero e di arguzia epigrammatica. -
Notizie dalla crisi. Dove va la critica letteraria?
Nel capitolo di apertura, sotto il titolo Una crisi anomala, scrive Cesare Segre: ""Insinuazione, supposizione, impressione: che la critica letteraria sia in crisi, è da qualche anno che lo si dice, e alla fine bisogna riconoscerlo, anche se con molti distinguo."" La critica presa in esame ed alla quale nel libro si fa costante riferimento è quella di stampo strutturalistico-semiologico, la più combattiva e ricca di risultati tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. I suoi fautori e maestri sono stati Foucault, Barthes, Greimas, la Kristeva e Tododov. -
Tradimenti
«Spesso - ha detto in passato Pinter, nella sua franchezza quasi infantile, a Lawrence Benski - mi guardo nello specchio e penso: ""Ma chi diavolo è quel tipo là?""». E, ancora, in un'altra intervista: «Nulla mi sembra esistere di più concreto e di più sfuggente di un essere umano». Non sono battute «giuste» per Emma, Jerry, Robert? Non si celano, tra le righe, battute disarmanti come queste in quella chiusa, dura come un'inoppugnabile sentenza, della prima scena di Tradimenti (che, però, è l'ultima, a livello della vicenda): «Non importa. È tutto passato. Sì? Che cosa è passato? È tutto finito». (Guido Davico Bonimo) -
Il diario di Anne Frank. Riduzione teatrale
Il ""Diario"" di Anna Frank viene tradotto negli Stati Uniti nel 1952, dove è accompagnato da una prefazione di Eleanor Roosevelt, vedova del presidente scomparso nel 1947. Le entusiastiche accoglienze critiche spingono un uomo di teatro, Meyer Levin, a proporre a Otto Frank un adattamento teatrale. Il padre di Anna finisce per accettare proprio a seguito delle insistenze di Eleanor, che lo convince dell'opportunità di far conoscere il testo anche attraverso il teatro e il cinema. Occorreranno tuttavia altri tre anni prima che il ""Diario"" venga affidato alla penna di due drammaturghi, Albert Hackett e Frances Goodrich. Un adattamento teatrale rappresentato ininterrotamente da quarant'anni sui palcoscenici di tutto il mondo. -
Palinsesti. La letteratura al secondo grado
Il ""palinsesto"" in origine era una pergamena scritta che veniva raschiata per poter essere utilizzata nuovamente. Ma questa operazione lasciava tracce del testo primitivo, che poteva a volte essere letto in trasparenza. Similmente, a livello figurato, un testo può nasconderne un altro parzialmente, mai totalmente. I due testi si prestano anzi a una doppia lettura, dove si sovrappongono l'""ipertesto"" e il suo ""ipotesto"" (per fare un esempio, l'Ulisse di Joyce e l'Odissea). Per Genette, sono ipertesto tutte le opere derivate da un lavoro precedente, per trasformazione, come nella parodia, o per imitazione come nel pastiche. Ma pastiche e parodia non sono che le manifestazioni più evidenti di questa ""letteratura di secondo grado"" oggetto dello studio. -
Altra gente. Un racconto del mistero
Una ragazza, in seguito a un'aggressione nel corso della quale è stata stuprata e quasi uccisa, perde la memoria. Non ricordandosi più la propria identità, assume il nome di Mary Lamb e cerca, con fatica e candore, di mettere insieme pezzi di passato e consapevolezze perdute. Finché, a poco a poco, si fa strada in modo sempre più convincente l'angoscioso sospetto che la sua identità sia legata a quella di una certa Amy Mide, una ragazza che per amore ha commesso ogni genere di nefandezze. -
Finestre alte. Testo inglese a fronte
Dall'incontro fra sensibilità congeniali nasce questa traduzione della quarta raccolta poetica di Philip Larkin, pubblicata per la prima volta nel 1974. ""Finestre alte"" mette in scena il ""carattere ordinario dell'esistenza"" scrive Enrico Testa nella prefazione, attraverso ""l'analisi del quotidiano e dei suoi minimi dettagli"". In uno stile antiretorico si susseguono amare riflessioni sull'esistenza e ritratti d'ambiente allestiti con procedure narrative, motivi personali e accensioni liriche innescate da occasioni di confronto con la natura. -
Filosofia delle immagini
Raramente la filosofia si è preoccupata di descrivere le forme disparate delle immagini, di approfondirne i fondamenti, inseparabili dalle speculazioni teologiche, di valutarne le funzioni complesse rispetto al mondo della conoscenza o dell'azione, Nel momento in cui la civiltà delle immagini pone inediti problemi epistemologici ed etici, questo saggio del filosofo Wunenburger si propone di raccogliere i materiali e i riferimenti indispensabili a pensare culturalmente il mondo delle immagini che avvolge sempre di più la nostra vita. -
Sempre aperto teatro
"Eccomi qua. Qui torno. Qui esco e entro qui, senza saperlo, senza volerlo davvero trascorro. / Le scale sudicie, per ogni gradino un orizzonte / mi si ferma lo sguardo e penso / tenuta alla ringhiera 'ma io gliel'ho mai detto?' / E scioccamente irrompe un motore notturno / che mi toglie al silenzio / e rende quel cortile puzzolente / nuovo e ridicolo, fermo. / E che ci fa lì quella tendina sgonfia?" -
Metroland
Al professore che lo interroga, Christopher Lloyd ama rispondere ""J'habite Metroland"", adoperando il nome di una fermata della storica Metropolitan Line di Londra, ""meglio di Eastwick, più esotico di Middlesex"", per indicare la sonnacchiosa periferia urbana in cui vive. ""Uno abitava in quella zona perché da li era facile andarsene"", osserva Chris, che ad andarsene, insieme all'inseparabile amico Toni Barbarowski, come lui sedicenne, come lui francofilo e arrabbiato, come lui appassionato di arte e ragazze, si prepara con metodo. Nel frattempo i due aspiranti flâneurs, fedeli ai dettami dei loro numi tutelari Baudelaire, Gautier e Nerval, cercano modi casalinghi per ""épater la bourgeoisie"": condurre arditi esperimenti sensoriali alla National Gallery, occhieggiare le donne attraverso un binocolo, elaborare pretenziose teorie esistenziali, farsi gioco di chiunque capiti a tiro, ""gli scemi, i capiclasse, gli insegnanti, i genitori, mio fratello e mia sorella, la Terza divisione nord, Molière, Dio, la borghesia e l'uomo della strada"", e attendere che cominci la Vita Vera. Chris se la va a cercare, qualche anno più tardi, a Parigi, con un inutile progetto accademico postlaurea ma, risucchiato nel vortice di Lawrence Durrell e i caffè sui boulevards, il cinema di Bresson e le lenzuola del suo primo amore Annick, quando la Vita Vera gli corre incontro non la riconosce... -
Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologic...
Le Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica rappresentano un momento fondamentale della ricerca filosofica di Husserl. In nessun altra opera la fenomenologia è dispiegata con la stessa ampiezza, in modo da fare emergere il progetto complessivo e le ambizioni di una teoria della ragione logica e pratica, radicata in un’analisi delle strutture fondamentali della coscienza. In Idee I questa teoria fenomenologica della ragione è delineata nelle sue coordinate generali, attraverso una presentazione dei concetti fondamentali della fenomenologia. Qui Husserl analizza gli essenziali passi metodologici che renderanno possibile, nei successivi due libri, la descrizione delle caratteristiche strutturali delle principali regioni ontologiche del nostro mondo circostante, mettendo in luce le radici «sensibili» della costituzione fenomenologica e dei processi originari, associativi e precategoriali, che sono alla base del suo procedimento. Ogni riflessione sulla fenomenologia dovrà dunque sempre prendere avvio da quest’opera considerata nella sua pur stratificata unità; e ad essa dovrà tornare come essenziale punto di riferimento per confrontare e analizzare i successivi sviluppi del pensiero husserliano. Rispetto a un lavoro cosí decisivo, la precedente edizione italiana, basata com’era su un testo non approvato da Husserl, in cui venivano inglobate annotazioni che l’Autore stesso non aveva ritenuto di dovere inserire nelle riedizioni avvenute mentre egli era ancora in vita, e gravata da scelte di traduzione che era necessario riconsiderare, restava da molti punti di vista arretrata rispetto alle nuove acquisizioni filologiche. Di qui l’inevitabile decisione, per poter meglio comprendere un’opera di straordinaria importanza per la filosofia del Novecento, di ritradurre interamente Idee I , in modo da permettere allettore italiano di disporre del testo originario delle Idee e, a piè di pagina, delle annotazioni di Husserl ai suoi esemplari d’uso. -
È difficile parlare di sé. Conversazione a più voci condotta da M...
Nella primavera del 1991, Natalia Ginzburg fu intervistata da Marino Sinibaldi per Radio 3, e in quell'occasione ebbe modo di ripercorrere il cammino della sua vita e della sua opera. Questo libro ricostruisce quel percorso in cui continuamente si intrecciano, inseparabili, vita pubblica e vita privata.Il ricordo degli anni trascorsi a Torino insieme con un piccolo gruppo di antifascisti, la cultura di «Giustizia e Libertà», l’amicizia con Vittorio Foa, Norberto Bobbio, Leone Ginzburg (che diventerà suo marito), Giulio Einaudi, Carlo Levi, Cesare Pavese si intersecano con le riflessioni sul suo «mestiere di scrivere». Frugando nella memoria la scrittrice racconta con emozione la scoperta della propria vocazione, i primi abbozzi di novelle fino ai romanzi nati da esperienze di vita tragiche e indelebili. E poi ancora il lavoro editoriale, ricordato con l’amico e editore Giulio Einaudi: le discussioni sui libri, la lettura dei manoscritti e la ricerca di nuovi scrittori, il ruolo fondamentale di Cesare Pavese. Nel corso delle conversazioni, aiutata dai diversi interlocutori (tra i quali anche alcuni tra i suoi piú cari amici), diventa sempre piú evidente il rapporto necessario, che permea tutta la produzione della Ginzburg, tra scrittura e sentimenti, tra la scrittura e la «nostra condizione terrestre», che la porta a rappresentare la vita senza filtri o dissimulazioni. Un libro tra memoria, storia, biografia, letteratura, un’incursione nelle concezioni, nelle tensioni piú profonde che animano l’intervistata, e che lei si sforza di spiegare, anche a se stessa. Una sorta di dialogo a piu voci con l’autocoscienza di Natalia Ginzburg, donna e scrittrice. -
Silenzio dell'universo
Riecheggiando la lauda medievale e le rime di Jacopone da Todi, il poeta narra la sua ricerca del Creatore, dell'unione perfetta con l'universo: una ricerca che è quella dell'Amore, un'unione che significa annullamento di sé. La fusione di creatura e Creatore non può avvenire che con una rinuncia totale alle cose del mondo e a se stessi; il che, per Viviani, vuol dire disfarsi non solo dei beni materiali o delle pulsioni terrene, ma anche dell'intelligenza, del raziocinio, perfino dei valori e della tensione al Bene. -
Poesie. Testo tedesco a fronte
Da ebrea berlinese l'autrice sperimentò gli anni della persecuzione hitleriana e sfuggì agli orrori dello sterminio grazie all'aiuto dell'amica scrittrice Selma Lagerlöf, che ottenne per lei un permesso di soggiorno in Svezia. Iniziarono anni di fervida creazione poetica, imparò a conoscere i motivi della mistica ebraica che costituiscono il riferimento costante di tutta la sua poesia che unisce con singolare naturalezzza due termini apparentemente contrastanti: una chiara leggibilità e una evidente inclinazione mistica.