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Sulle tracce degli indoeuropei. Dai nomadi neolitici alle prime c...
È da oltre tremila anni che in Europa, così come in Persia e in India, si parlano lingue indoeuropee. Ma quali sono le origini di questa importantissima e affascinante famiglia linguistica? E come ha fatto a diffondersi così rapidamente? Il celebre studioso Harald Haarmann offre qui un'accurata panoramica sullo stato attuale delle nostre conoscenze relative all'origine delle lingue e delle culture indoeuropee, mettendo in relazione i lasciti linguistici con i ritrovamenti archeologici e le più recenti ricerche sulla genetica umana e sulla storia del clima. In modo chiaro e coinvolgente l'autore illustra i sistemi economici, le forme sociali e le idee religiose comuni ai primi parlanti delle lingue indoeuropee dal Mediterraneo orientale fino alle rive dell'Indo. Particolare attenzione è dedicata ai percorsi migratori e ai processi di fusione con le civiltà preindoeuropee, senza le quali non si possono capire gli sviluppi culturali successivi. Il risultato è un quadro caleidoscopico di questa misteriosa protolingua e dell'arcaica «globalizzazione indoeuropea», dai nomadi della steppa neolitica fino alle civiltà avanzate in Grecia, Asia Minore, Persia e India. Uno studio imprescindibile che getta nuova luce sulle nostre origini e riflette sulle possibili traiettorie dell'umanità. -
Quando una donna diventa un lago
Whale Bay, capodanno 1986. Una donna di nome Vera Gusev chiama la centrale di polizia da un telefono pubblico sostenendo di aver trovato un bambino solo nel bosco nei pressi di un lago ghiacciato. Il giovane agente Lewis si reca sul posto, ma quando arriva di Vera e del bambino non c'è traccia. Vede soltanto la macchina della donna, con le portiere spalancate e il motore ancora acceso, e poi Scout, il suo cane. Che cosa è accaduto, quindi, quel primo giorno del gennaio 1986? Sono i sette protagonisti, tra cui la stessa Vera, a raccontare la storia della scomparsa: l'agente di polizia, il ventiquattrenne Lewis; il marito della donna, Denny, tormentato dai sensi di colpa per non essere riuscito a dimostrare alla moglie la profondità del suo affetto; Jesse, il bambino stesso che per ultimo ha visto Vera in vita; sua madre Evelina, il padre Leo e il fratellino Dmitri. E se, inevitabilmente, all'inizio i sospetti si appuntano sul marito, quando al disgelo il corpo di Vera viene ritrovato nel lago, la polizia archivia il caso come un incidente. Questa versione dei fatti non convince Denny, che vorrebbe un confronto con l'ultima persona ad aver visto sua moglie: il piccolo Jesse, che a quanto pare sa bene come sono andate le cose, e porta dentro di sé il fardello di un terribile segreto. Con uno stile asciutto, sobrio, persino spietato nella lucidità con cui si insinua nella mente dei personaggi, e calibrando saggiamente la quantità di informazioni fornite al lettore per tenere alta l'attenzione, Marjorie Celona scrive un meraviglioso page turner, un thriller ritmato e impossibile da posare, ma anche un romanzo sulla famiglia, sulla possibilità di nuovi inizi, sul prezzo degli errori che spesso compiamo con l'illusione di fare il bene di chi amiamo. -
Utopia del comprendere. Da Babele ad Auschwitz
Nell'esilio planetario del mondo globalizzato l'utopia riletta in senso anarchico è il luogo che non c'è più, ma che ci sarà pur sempre.Parlare e comprendere sono i modi in cui ogni parlante si traduce nella lingua che considera propria e in cui abita invece in esilio. Queste pagine muovono dall'ermeneutica filosofica di Martin Heidegger e Hans-Georg Gadamer, di cui radicalizzano i temi decisivi guardando alla convergenza con la decostruzione di Jacques Derrida. Se è possibile riconoscere in Auschwitz la Babele del XX secolo – questa la tesi originale del libro – è anche alla luce delle riflessioni di quegli ebrei tedeschi che, da Franz Rosenzweig a Walter Benjamin, avevano riflettuto sull'estraneità nella lingua offrendo il loro prezioso contributo alla questione del tradurre. Nell'esilio planetario del mondo globalizzato l'utopia riletta in senso anarchico è il luogo che non c'è più, ma che ci sarà pur sempre. Sulle tracce di Paul Celan, protagonista dell'ultima parte, l'utopia si staglia oltreconfine, in quella «rivoluzione del respiro» che rompe il silenzio, nell'apertura di una parola, che non è dimora fissa e non è statica, ma è nomade, migra, è una tenda precaria e malsicura, l'unico riparo nel deserto della promessa. Questa tenda dell'incontro, già la sfida di un altro abitare, è la parola della cospirazione. -
Minima temporalia. Tempo, spazio, esperienza
C'è un tratto paradossale sullo sfondo del viaggio che Giacomo Marramao intraprende lungo i sentieri del pensiero moderno e contemporaneo: l'impossibilità di concepire il tempo - sia il tempo «quotidiano», della nostra esperienza soggettiva, sia il tempo «esterno», della fisica - al di fuori del riferimento a una rappresentazione spaziale. È un'idea che sbaraglia una ricorrente pretesa della filosofia (incarnata eminentemente in Heidegger, di cui il libro propone una critica radicale): quella di estrapolare una dimensione «autentica», «pura» della temporalità, liberata dal suo riferimento alla spazializzazione. Rinunciare a questa pretesa permette innanzitutto di apprezzare la stretta interdipendenza tra scienze dure e sapere umanistico. Da sempre, in effetti, il carattere fecondamente «visionario» della scienza fisica è intrecciato con le intuizioni dell'arte e della poesia. E viceversa le rivoluzioni scientifiche, introducendo nuove immagini del mondo, impattano non solo sulle pratiche della scienza, ma anche sulle idee filosofiche. È accaduto con la prima rivoluzione scientifica di Galileo e Newton. E accade così anche oggi, con la nuova immagine dell'universo dischiusa dalla relatività generale e dalla fisica quantistica, che hanno portato allo scoperto l'inganno dellafreccia del tempo, che si muove dal passato verso il futuro.Nella nuova visione del mondo, l'«ora» e il «qui» hanno perso il loro significato universale, assoluto. Spazio e tempo, lungi dall'essere semplici contenitori, vengono curvati dai corpi. La materia è energia, discontinuità, dinamica di relazioni: non più «sostanza», ma «evento». Mentre la teoria della gravità quantistica scommette addirittura sulla possibilità di delineare un'immagine del mondo che faccia a meno del concetto di tempo.Al centro di questa scommessa, tra il tempo della fisica e quello della filosofia, si muove la ricerca di Giacomo Marramao, che esplora le riflessioni di Agostino, Leibniz, Husserl, Wittgenstein, Heidegger. A questo libro Nicola Abbagnano dedicò la sua ultima recensione, che compare qui come Appendice. Abbagnano celebrava una prospettiva sul tempo inteso come «visione di un angolo del mondo, luce gettata su qualche aspetto concreto». Per riconoscere e fronteggiare quella fuga del tempo contro la quale l'uomo lotta, da sempre. -
«In questi tempi di fervore e di gloria». Vita di Gaetano Azzarit...
In questo libro, Massimiliano Boni mette in luce per la prima volta, grazie anche a documenti inediti, la vicenda paradigmatica di Azzariti, uomo di apparato, la cui carriera inesorabile lo vide sempre ai vertici, inamovibile al mutare degli eventi, ogni volta proteso verso nuovi traguardi, raggiunti a costo di tanti silenzi e compromissioni.«La persecuzione è avvenuta in modo legalmente ineccepibile. Alla base di ogni furto a danno degli ebrei c’era una legge. E tutte erano formalmente corrette. In Italia il governo le ha proposte, il parlamento le ha votate, il re le ha firmate, la burocrazia le ha applicate, la magistratura, nel suo complesso, ne ha assicurato l’osservanza. Nella generazione più rapace che il Novecento abbia conosciuto, tutto è avvenuto in modo legale. Alcune leggi, tra tutte quelle che hanno attuato la persecuzione, sono state più sottili di altre. Formalmente davano agli ebrei la possibilità di salvarsi. Sarebbe stato sufficiente, da parte loro, dimostrare in qualsiasi modo che non erano dei veri ebrei, e che dunque potevano essere considerati ariani. E quando tutto finì, ecco che i persecutori poterono riuscire all’aperto e cominciare a giustificarsi. Potevano essere rimproverati se stavano solo applicando la legge? Non era vero che alcune di quelle leggi erano addirittura a favore delle vittime, e che chi le applicò lo fece con uno spirito benefattore? La cosa più incredibile, è che furono creduti.»Gaetano Azzariti (Napoli 1881 - Roma 1961) fu magistrato del Regno, segretario per la revisione dei codici delle colonie e segretario particolare dei ministri Scialoja e Mortara nell’Italia liberale giolittiana. Potente direttore dell’Ufficio legislativo per tutta l’epoca fascista, consigliere di Corte d’Appello e presidente di sezione della Cassazione, dopo l’emanazione delle leggi razziste del 1938, che contribuì a redigere, divenne anche presidente del Tribunale della razza. rnAlla caduta del fascismo, fu brevemente ministro di Grazia e Giustizia durante il governo Badoglio. Dopo la guerra, sottoposto a procedimento di epurazione, riuscì a sottrarsi alla richiesta di messa a riposo e anzi venne cooptato da Palmiro Togliatti nel Ministero di Grazia e Giustizia, dove contribuì a scrivere l’amnistia per i reati fascisti del 1946. Dal 1957 fu giudice della Corte costituzionale repubblicana, diventandone presidente l’anno dopo e fi no alla morte. In tale veste redasse la storica sentenza n. 1 della Corte, e fu protagonista di aspri scontri con i primi governi repubblicani. Gaetano Azzariti è stato dunque un uomo in grado di attraversare la storia del nostro paese sempre in posizioni di primo piano e di passare indenne attraverso tutti i cambiamenti più traumatici, dal regime liberale alla dittatura fascista, e da questa alla democrazia. Onorato da una via a lui dedicata a Napoli e da un busto al palazzo della Consulta, la sua vicenda iniziò a fare scandalo nel 2015; in seguito, la via venne cancellata e intitolata a una bambina ebrea deportata, mentre il busto venne rimosso, ufficialmente per restauro. Il nodo centrale era, naturalmente, il Tribunale della razza e il ruolo del magistrato nel regime fascista. -
Dell'impotenza. La vita nell'epoca della sua paralisi frenetica
Le forme di vita contemporanee sono segnate dall'impotenza. Che sia in gioco un amore o la lotta contro il lavoro precario, una paralisi frenetica presidia l'azione e il discorso. Non si riesce a fare ciò che conviene e si desidera, e al contempo non si è in grado di subire in modo appropriato gli urti cui siamo sottoposti. Questa impotenza è tanto più sorprendente, in quanto si associa a una sovrabbondanza: di capacità, competenze, abilità. Lungi dall'essere causata da una mancanza, l'impotenza contemporanea sembra essere piuttosto il frutto di un eccesso di forza e possibilità che, non riuscendo a convertirsi in azioni e discorsi modellati con cura, non fa che stagnare e macerarsi. Di questa strana impotenza Paolo Virno descrive qui la fisionomia, proseguendo le riflessioni iniziate nel suo libro precedente, Avere. Sulla natura dell'animale loquace, e recuperando le lezioni dei classici, su tutti Aristotele e Marx. Fondamentale diventa la riscoperta di una nozione cruciale: quella di «limite». Esprimersi, far valere un'istanza sul lavoro, rivendicare un'idea politica, tessere un'amicizia o un amore: tutto ciò richiede di saper scandire i tempi delle parole, calibrare i movimenti, incanalare i gesti. Altrimenti ci imbattiamo in un catalogo di passioni tristi: arroganza intrisa di avvilimento, timidezza sfrontata, rassegnazione carica di risentimento. E nei sintomi che ne seguono: rinuncia, silenzio, paralisi. Collettiva e politica deve essere la ricerca di una prassi, di un habitus che consenta di sfuggire a questa impotenza: di un esercizio spirituale e politico che, promuovendo la rinuncia a rinunciare, ci consegni parole accorte e decisioni tempestive. Un gesto libero e condiviso in grado di trasformare il reale. -
Etica
Il capolavoro filosofico di Spinoza, l'esposizione del suo sistema metafisico, al quale lavorò dal 1661 al 1665 per poi portarlo a termine poco prima di morire. Scritto in latino, fu pubblicato ad Amsterdam nel 1677.Dio o la Natura non agiscono secondo scopi, ma per necessità: bene o male non indicano qualcosa di positivo nelle cose, ma soltanto le rappresentazioni umane di esse. Buono è ciò che aiuta l'uomo ad avvicinarsi al suo «modello». Dal principio dell'autoconservazione consegue che virtù significa la forza di seguire la propria natura, di realizzare il proprio poter-essere. L'affettività va mediata con la ragione, in quanto la conoscenza diviene essa stessa affetto, gioia che corrisponde all'essenza della natura umana. L'uomo, che ha tanta più virtù quanto più cerca di conservare il proprio essere, impara che agire per virtù altro non è se non agire sotto la guida della ragione e mirare per sé a ciò cui mira anche per gli altri. La riuscita della virtù significa «felicità», e poiché, secondo Spinoza, le azioni razionali sono sempre buone, la cosa migliore per l'uomo è vivere sotto la guida della ragione. -
Proiezioni. Una storia delle emozioni umane
Cosa provoca sentimenti intensi nella persona sana o malata? O, più direttamente, cosa sono in realtà quei sentimenti, in senso fisico, fino al livello delle cellule e delle loro connessioni? La malattia mentale è una delle maggiori cause di sofferenza umana, ma le ragioni per cui portiamo questo peso e la natura di queste malattie sono ancora un mistero. Ora, la nostra comprensione ha raggiunto un punto di svolta.Karl Deisseroth racconta casi clinici provenienti dalla sua esperienza di medico di psichiatria d'emergenza e li spiega alla luce di scoperte scientifiche sorprendenti ottenute da tecnologie inedite, che lui stesso ha contribuito a sviluppare. Tra queste, la rivoluzionaria «optogenetica», una tecnica che consente di accendere o spegnere specifiche cellule cerebrali usando la luce. Unendo in un unico racconto le intuizioni provenienti da questa tecnologia, le storie struggenti dei suoi pazienti e la nostra storia evolutiva, Deisseroth dipana la grande avventura delle emozioni umane. Leggeremo di una giovane donna affetta da un disordine alimentare, che rivela come la mente può ribellarsi contro le pulsioni più primitive del cervello, come fame e sete; vedremo un uomo anziano, soffocato nel silenzio dalla demenza, che ci mostrerà come gli esseri umani si sono evoluti per sentire la gioia, ma anche la sua assenza; e soffriremo assieme a una donna uigura lontana dalla sua patria, apprendendo con lei l'insostituibile importanza dei legami sociali. Grazie alle eterne domande sulla condizione umana, conosceremo le radici di disturbi ancora poco compresi come la depressione, la psicosi, la schizofrenia e la sociopatia, che studiati in maniera innovativa e raccontati con profonda partecipazione ci faranno capire una parte del nostro cervello e del nostro sé. -
Tutto questo sarebbe diverso
Sneha, ventiduenne di origine indiana, arriva a Milwaukee fresca di laurea, per un lavoro come consulente di una grande azienda. Il compito non l'appassiona, ma è ben retribuito. Naturalmente deve convivere con i nervosismi dei colleghi e, a casa, la preoccupazione che le instilla la presenza dell'amministratrice del suo condominio che abita nell'appartamento sotto il suo. È il primo anno del secondo mandato di Obama, e l'ottimismo si è trasformato in disperazione, ma Sneha sta provando a costruire il suo futuro. Un pezzo per volta, conosciamo la sua storia. Sneha è arrivata negli Stati Uniti a quattordici anni, insieme ai genitori, in cerca di un futuro più promettente e ora, in piena Recessione, sembrerebbe una delle poche della sua generazione ad avercela fatta: il lavoro le permette di inviare denaro ai genitori, rimpatriati in India dopo le ingiuste accuse rivolte al padre di aver falsificato visti lavorativi. Sneha, però, ha difficoltà ad accettare il suo passato e a comunicarlo agli amici: quasi nessuno è a conoscenza della storia della sua famiglia, e tantomeno dell'abuso sessuale che ha subito da piccola. E anche la sua relazione totalizzante con Marina, una ballerina bianca e bellissima conosciuta attraverso un'app di incontri, vedrà grosse difficoltà per la reticenza di Sneha a parlare di sé, a farsi conoscere. Mathews ci affascina con la sua voce sarcastica e una prosa scarna e ritmata, un calco perfetto della quotidianità e del linguaggio contemporaneo, che trova la sua massima espressione nei dialoghi e nei messaggi tra i protagonisti. Ed è bravissima nell'illuminare le vite di questi millennial, i cui problemi sono trasmessi al lettore senza alcuna morbosità, con un pudore e una reticenza tale da permettere un'empatia quasi immediata verso Sneha, i suoi amici e un'intera generazione sempre in lotta tra ciò che le era stato promesso e un mondo che stenta ad appartenerle. -
Rock & servizi segreti. Musicisti sotto tiro: da Jimi Hendrix a F...
Durante la guerra del Vietnam, negli Stati Uniti ma non solo, la musica giovanile divenne un potente strumento di contestazione del sistema. Soprattutto il rock, grazie all'impegno di artisti d'avanguardia, puntava il dito contro le contraddizioni del mondo occidentale, rappresentando un sedizioso impulso di cambiamento nella società. Contro il tumulto ribelle, scandito da chitarre elettriche e folk, si lanciarono anche i servizi segreti, con agenti che pedinavano i musicisti dell'ala radicale, li spiavano e provocavano con interventi dall'esito talvolta tragico. Oggi, grazie a leggi per il diritto all'informazione come il Freedom of Information Act, sono stati desecretati i documenti dell'fbi e della cia, che svelano la pervasività e il cinismo delle operazioni condotte contro musicisti come John Lennon, Jim Morrison, Janis Joplin, Pete Seeger e Frank Zappa. Ma molti altri ancora erano gli artisti sottoposti a intromissioni nella vita privata e a insidiose offensive che miravano a danneggiarli sul piano professionale. Anche in Italia alcuni musicisti erano finiti sotto lo stretto controllo della polizia, come testimonia il caso di Fabrizio De André, cui viene dedicato il capitolo conclusivo. In un'indagine storica emozionante, Mimmo Franzinelli ricostruisce i retroscena del potere e della controcultura e – in questa nuova edizione accresciuta – estende la riflessione anche a musicisti dei nostri giorni divenuti bersaglio di rappresaglie. Testimonianza di come la musica resti ancora oggi espressione di libertà dalla forza dirompente. -
La tempesta in un bicchiere. Fisica della vita quotidiana
Può sembrare un libro di curiosità, invece è un libro di fisica. Ogni nostra esperienza quotidiana, ogni fenomeno comune, che spesso guardiamo senza passione, nasconde infatti segreti che alla luce delle leggi della fisica diventano improvvisamente comprensibili e molto più affascinanti di quanto avremmo mai sospettato. Helen Czerski ci coinvolge col sorriso in decine di storie comuni, dalle onde del mare ai cucchiaini da caffè, per raccontarci quanto può essere bella la fisica, che danza tutt'intorno a noi, se solo ci fermiamo a osservarla. Le più grandi teorie, le più complesse e affascinanti congetture, si nascondono infatti negli oggetti più insospettabili e comuni. I venti antartici possono essere spiegati con lo scoppio del popcorn nella padella; persino bere da una cannuccia può essere una buona lezione di fisica. Nel nostro bicchiere c'è un brulichio di molecole, un invisibile e turbolento sfrecciare e scontrarsi di infinite, minuscole biglie. È un gioco di pressione e temperatura nel quale si nasconde la legge dei gas, il comportamento dei liquidi e molto altro, e non ci si annoia mai. La fisica, insomma, fa parte della nostra vita di ogni giorno, basta saperla scovare per apprezzarla, soprattutto se in cattedra c'è Helen Czerski a raccontarcela col suo entusiasmo contagioso. -
Tra una crisi e l'altra. Storia dell'economia italiana negli ulti...
Negli ultimi quindici anni l'Italia, così come il mondo intero, ha affrontato una successione serrata di crisi economiche. Da quella dei subprime del 2008 - che dagli Stati Uniti è dilagata ovunque, causando all'Occidente capitalista una delle ferite ancora ad oggi più dolorose - a quella originata dagli scenari, tristemente inediti e inattesi, seguiti alla diffusione della pandemia di Covid-19, le crisi hanno ormai assunto le sembianze di un destino ciclico dell'economia. Eppure, per quanto apparentemente simili, le difficili congiunture attraversate dal sistema economico del nostro paese negli ultimi anni posseggono specificità e caratteristiche proprie, non sempre facili da comprendere per le persone non esperte. Subprime , spread , debito sovrano, rischio, quantitative easing . Parole lette centinaia di volte, ma il cui significato spesso fatichiamo a inserire in una narrazione coerente e organica, capace di mettere in luce i nessi, i rapporti di causalità, gli effetti di breve e lungo periodo. Come ha reagito il nostro tessuto produttivo alle varie crisi? Quali strategie aziendali si sono rivelate vincenti e quali fallimentari? Che relazione c'è tra la crisi greca del 2009 e quella italiana del debito sovrano del 2011? Negli ultimi due anni, la pandemia ci ha messo di fronte ad altre grandi sfide. Sanitarie, sociali, politiche. E naturalmente anche economiche, per via delle chiusure commerciali e dei blocchi o rallentamenti produttivi. Sfide che, inoltre, si sommano a quelle già in corso: la povertà e la disuguaglianza, l'emergenza climatica, la rivoluzione digitale. In questa aggrovigliata matassa di eventi, Giorgio Brunetti ci aiuta a fare chiarezza e a mettere ordine. Per avere consapevolezza del passato e del presente, e, soprattutto, per acquisire gli strumenti necessari per immaginare il futuro. -
Il lato oscuro delle storie. Come lo storytelling cementa le soci...
L'essere umano è l'animale che racconta storie. Jonathan Gottschall ha usato questa fortunata metafora in L'istinto di narrare, descrivendo magistralmente quell'ecosistema di finzione narrativa nel quale siamo immersi e che caratterizza in maniera così peculiare la nostra specie. Le storie creano la struttura delle nostre società, fanno vivere a ogni persona migliaia di vite, preparano i bambini alla vita adulta e formano i legami che ci consentono di convivere in pace. Ma tutto questo ha un lato oscuro che non possiamo più ignorare: le storie potrebbero anche essere la causa della nostra distruzione. Con questo libro Jonathan Gottschall torna sul tema della narrazione con tutto il bagaglio interdisciplinare delle sue conoscenze, attingendo alla psicologia, alla scienza della comunicazione, alle neuroscienze e alla letteratura per raccontarci fino a che punto le storie siano in grado di influenzare il nostro cervello e le nostre vite. E non sempre per il meglio. La narrazione ha agito nel corso della storia come collante delle società, certo, ma è anche la forza principale che disgrega le comunità: è il metodo più efficace che abbiamo per manipolare il prossimo eludendo il pensiero razionale. Dietro i più grandi mali della civiltà – il disastro ambientale, la demagogia, il rifiuto irrazionale della scienza, le guerre – c'è sempre una storia che confonde le menti. Le nuove tecnologie amplificano gli effetti delle campagne di disinformazione, e le teorie del complotto e le fake news rendono quasi impossibile distinguere i fatti dalla finzione, per cui la domanda che dobbiamo porci urgentemente è: «come potremo salvare il mondo dalle storie?». -
La matematica della democrazia. Voti, seggi e parlamenti da Plato...
«Qual è il candidato che il popolo ha scelto?» La domanda è semplice, ma la risposta non lo è per niente. Fin dalla nascita della democrazia, nella Grecia di 2500 anni fa, ci si è accorti che la distribuzione dei voti e dei delegati di un'assemblea è un problema matematico che in molti casi può portare a soluzioni paradossali. Gestire in maniera «assolutamente giusta» il meccanismo di voto è stato per secoli – e lo è ancora – un problema senza soluzione. Da Platone a Plinio, da Llull a Laplace, Condorcet, Jefferson, von Neumann, Arrow: in tutte le epoche e in ogni tipo di democrazia le menti più raffinate si sono dedicate a risolvere il problema di stabilire in maniera corretta «chi ha vinto»; ma la soluzione si è dimostrata elusiva. Che si scelga il proporzionale puro, il maggioritario con correzioni o qualche altro sistema tra i moltissimi ormai inventati, c'è sempre modo di distorcere il risultato o di arrivare a un vero e proprio paradosso inaggirabile, dove non vince nessuno, vincono tutti o è di fatto impossibile distribuire i seggi equamente. Attraverso esempi storici e spiegazioni matematiche – rese con invidiabile chiarezza –, George Szpiro illustra la storia di questo rompicapo, i personaggi che hanno preso parte al dibattito e le raffinate insidie della matematica della democrazia. D'altra parte è dimostrato che i paradossi sono inevitabili e che ogni meccanismo di voto presenta delle incongruenze e può essere manipolato. Salvo uno, certo, ma si chiama dittatura. -
Matematica in movimento. Come cambiano le dimostrazioni
Ci è stato spesso raccontato che la matematica può dimostrare le sue affermazioni e che queste dimostrazioni seguono regole rigide e inflessibili. A scuola ne apprendiamo molte, che ci vengono propinate come l'unica via per dimostrare questo o quel teorema. Raramente è vero. In matematica esistono quasi sempre molte dimostrazioni diverse per ogni singolo problema e – quel che è più interessante – il concetto stesso di dimostrazione si è evoluto nel tempo. L'approccio attuale della matematica è molto diverso da quello degli antichi greci, o dei matematici settecenteschi, e questo avviene perché anche la matematica è un corpo vivo che evolve e muta col tempo. -
Sunfall
2041, pericolo dal Sole: entro poche ore, emissioni di massa coronale colpiranno la Terra. In Nuova Zelanda un'aurora australe appare, anziché a sud, a nord. A Nuova Delhi un aereo si schianta perché una raffica di particelle ad alta energia danneggia i satelliti di comunicazione. Su un'isola delle Bahamas si scatena un uragano di violenza inaudita. La Terra è fuori controllo. Toccherà a quattro scienziati far ricorso al proprio sapere, al coraggio e all'inventiva per salvare il pianeta... Dal fisico quantistico Jim Al-Khalili, un romanzo che ci proietta nel futuro, un thriller dal ritmo serrato che svela chi saremo e come vivremo tra non molti anni e, soprattutto, ci ricorda che in un mondo di raffinate tecnologie la variabile umana e la conoscenza rimangono le nostre principali alleate. -
Il pianoforte segreto
Nel '68, gli studenti manifestavano sventolando il Libretto rosso del presidente Mao. Nel frattempo, in Cina, la Rivoluzione culturale mieteva vittime proprio tra i giovani. Una di questi, al tempo studentessa di musica, decide pochi anni fa di ignorare l'insegnamento del padre, di «andarsene in silenzio, senza lasciare traccia», e raccontare invece la sua storia, e quella di un'intera generazione di giovani sottoposta a un diffuso lavaggio del cervello e convinta della giustezza di un'ideologia che li costringeva alla delazione e alla denuncia, oltre a togliere loro ogni libertà. Uccidendoli anche nell'anima: commoventi il rimorso, il dolore e il pentimento di Zhu Xiao-Mei per aver creduto alle menzogne del maoismo e avere agito di conseguenza. È anche per «chiedere scusa», che l'autrice scrive, ed è proprio il pentimento, tra i tanti sentimenti contrastanti, ad animare la sua scrittura. Nata in una di quelle famiglie che al tempo vennero disgregate ed etichettate con il bollo infamante «di cattive origini», cioè di musicisti e intellettuali, Zhu Xiao-Mei viene internata per cinque anni in un campo di rieducazione ai confini con la Mongolia. La storia di come le note di una fisarmonica risveglino in lei l'amore per la musica e la spingano a procurarsi avventurosamente un pianoforte è raccontata con semplicità, la stessa che aggiunge pathos involontario al resoconto dei mille soprusi perpetrati dai sorveglianti sugli internati. Il potere salvifico della musica anche in circostanze orribili è un tema trattato diffusamente in letteratura a proposito della Shoah, ma Zhu Xiao-Mei aggiunge una quantità di riflessioni inedite, e racconta il percorso a dir poco accidentato che la porta negli Stati Uniti, le difficoltà che affronta per continuare a studiare pianoforte, per poi approdare a Parigi dove dà il primo concerto, dedicato a Bach. Il compositore che per lei indica una «via» molto simile a quella del Tao. Suonerà le Variazioni Goldberg ovunque, e la sua esecuzione è diventata un culto. -
L'erba della regina. Storia di un decotto miracoloso
Al termine della prima guerra mondiale l'epidemia di spagnola si abbatté sul continente europeo, già fiaccato dal massacro nelle trincee. Ma c'era anche un'altra epidemia che stava mietendo migliaia di vittime: l'encefalite letargica, malattia ignota e misteriosa. È la malattia narrata da Oliver Sacks in Risvegli, ma ambientata qui al suo esordio, nel momento in cui si manifestò per la prima volta. La medicina dell'epoca sembrava del tutto impotente di fronte a questo nuovo male, fino a quando nella vicenda si inserì un oscuro guaritore bulgaro, che grazie all'appoggio insperato della regina Elena di Savoia riuscì a imporre la sua cura, basata su una pianta dai poteri pericolosi, l'Atropa belladonna, infida, letale, talvolta salvifica. Il dipanarsi di questa storia coinvolge il lettore e lo immerge in un mondo tra il magico e lo scientifico, tra l'Oriente mistico e l'Occidente moderno, che alla fine, grazie all'intercessione della regina d'Italia, dovette arrendersi al fatto che il decotto di belladonna funzionava davvero. -
In dialogo con Carl Gustav Jung
Fra il 1956 e il 1961 Aniela Jaffé, psicoanalista e allieva di Carl Gustav Jung, trascrisse le conversazioni tenute con l'ormai anziano maestro durante gli ultimi anni della sua vita. Non è un caso che Jung avesse affidato a lei le riflessioni sul proprio vissuto, riflessioni che confluirono parzialmente in un celebre libro biografico pubblicato nel 1962 e considerato da molti una forma di «autoanalisi». Il materiale originale che, per varie ragioni, non fu incluso in quella pubblicazione viene ora presentato, per la prima volta e dopo non poche traversie, in questo prezioso volume composto da due parti. La prima metà accoglie sessanta ritratti autobiografici, memorie e aneddoti di Jung, narrati in prima persona e liberamente trascritti da Jaffé. Le immagini, evocate tramite associazioni spontanee, vanno dal suo percorso formativo ai ricordi intimi, che riguardano anche il matrimonio e la sua amata Toni Wolff, fino ai viaggi, come il soggiorno in Africa denso di rivelazioni. Commenti su approcci clinici e metodi terapeutici affiancano penetranti osservazioni sulla società e grandi questioni esistenziali, come l'immagine di Dio, l'incarnazione e le rappresentazioni mitiche e oniriche. La seconda parte del saggio è costituita da un apparato storico di Elena Fischli che illumina le complesse vicende editoriali della «cosiddetta autobiografia» di Jung, intrecciando a doppio filo le vite del maestro e della sua devota allieva. Ne emerge una testimonianza che non solo restituisce nella sua pienezza la dimensione umana di Jung ma rende anche omaggio al ruolo svolto da Aniela Jaffé – ruolo fondamentale e finora sottaciuto – nel divulgare la psicologia analitica. Prefazione di Luigi Zoja. -
Sotto cieli alieni. Una guida turistica dell'Universo
Come sarebbe viaggiare davvero nell'universo? Essere proprio lì, fisicamente? Ad esempio, come ci apparirebbero gli anelli di Saturno se fossimo su un'astronave, a pochi chilometri da loro? Cosa ci succederebbe se cadessimo in un buco nero, cosa vedremmo davanti ai nostri occhi (presumibilmente per l'ultima volta)? Con un misto di scienza d'avanguardia e fantascienza ben congeniata, Philip Plait descrive quali sensazioni proveremmo se potessimo essere testimoni diretti di una visita nello spazio. Ogni luogo viene descritto da un punto di vista soggettivo, mostrando al visitatore spaziale il probabile aspetto di pianeti lontani, come fosse lì, a viverli in prima persona. I luoghi scelti da Plait per questa visita spaziale sono la Luna, Marte, un asteroide, Saturno, Plutone, una stella nana rossa, una stella binaria, un ammasso globulare, una nebulosa e un buco nero. La dimensione fantastica (ma ben ancorata ai dati scientifici più aggiornati) ovviamente aumenta man mano che ci si allontana dalla Terra. Mentre per la Luna abbiamo un'idea piuttosto precisa di cosa ci aspetterebbe se davvero potessimo fare una visita turistica (in fondo ci siamo stati), e per Marte possiamo ricavare dati e immagini dagli strumenti che abbiamo paracadutato sulla sua superficie, per gli oggetti successivi le cose si fanno via via più sfumate, soprattutto oltre i limiti del Sistema solare. Ma non ci mancano comunque i dati su cui fare le nostre congetture in maniera accurata. Alla fine di questa lettura la sensazione è che abbiamo imparato molto di come sia fatto l'Universo, ma lo abbiamo fatto viaggiando e divertendoci.