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Figini e Pollini. Asilo Olivetti a Ivrea
La natura del rapporto fra architettura e paesaggio diventa strumento evocativo per nuove modalità di partecipazione. Il volume approfondisce un aspetto inedito del lavoro di Figini e Pollini: la continua ricerca di una relazione, allo stesso tempo fisica e simbolica, tra natura e architettura.Esponenti di primo piano del Razionalismo italiano, impegnati nel campo della progettazione alle diverse scale (l’oggetto, l’edificio, la città e il territorio), Luigi Figini (1903-1984) e Gino Pollini (1903-1991) hanno costituito il sodalizio più duraturo e produttivo di quella fase storica che ha visto l’architettura italiana affermarsi nel dibattito internazionale tra gli anni Trenta e il secondo dopoguerra. La collaborazione con Adriano Olivetti, avviata già negli anni ’30, segna uno dei periodi più significativi di questa esperienza. Nell’insediamento che Adriano Olivetti vuole a Ivrea intorno all’idea di città-fabbrica ispirata ai principi del Movimento Comunità, Figini e Pollini realizzano diverse opere. Tra queste, l’asilo-nido (1939-1941) costituisce una tappa fondamentale di una ricerca sulla relazione tra Natura e Architettura. L’edificio, un volume elementare interamente in pietra, è caratterizzato da un articolato sistema di patii e loggiati che crea un sistema di relazioni tra ambienti interni e paesaggio circostante, quest’ultimo modellato con grande sensibilità per i caratteri del sito originario. -
The essential. Testo inglese a fronte
"In un'epoca in cui tutto ha un prezzo e nulla ha valore, Brendan Kennelly è il poeta che forse ha la fiducia maggiore nel discorso poetico come dono. La sua vasta produzione in versi trova in questo libro una scelta mirabile e utile per seguire gli esiti della scrittura del poeta dagli anni Sessanta a oggi. Per quanto sia radicato nella propria contea d'origine (""""Vengo dall'argilla e dalla roccia di Kerry""""), la sua poesia cresce fino a raffigurare la condizione umana sottoposta alla ruota della fortuna e agli artigli del tempo. Nella grande tradizione europea ci sono poeti che denunciano il tramonto di una civiltà, altri che annunciano l'aurora di una insperata rinascita. Kennelly coniuga il tramonto con l'aurora, con la spensieratezza esuberante dovuta alle fonti Imperiture della poesia intesa come un dono."""" (dal testo introduttivo di Tomaso Kemeny)" -
La forza disarmata della pace. Movimento, pensiero, cultura
Dov’è finito il movimento per la pace dopo il 2003? rnrnUna culturarndi pace deve riprendere forza e, con essa, un movimento chernsperimenti percorsi nuovi per una partecipazione più attiva airngrandi temi internazionali. Il mondo globale, con le sue smisuraterndimensioni e le sue radicate connessioni, ha bisogno di donnerne uomini dalla coscienza globale. La cultura della pace deverndiventare una passione condivisa e un appuntamento rilevanternnell’educazione delle giovani generazioni. Tutto questo, però,rnpuò maturare se persone consapevoli riprendono a parlarne inrntutte le sedi.rnIl mondo globale non è solo un grande mercato, dominato darnforze economiche che non si controllano, né uno scenario doverncontano solo pochi poteri. Siamo parte di questa storia globale,rnche ha tanti attori, piccoli e grandi. E speriamo che questa storiarnsi sviluppi in una prospettiva di pace, che è la migliore condizionernpossibile per l’umanità. -
Huxley. Una società ecologica e pacifista
Aldous Huxley è un interessante figura di intellettuale che seppe unire cultura scientifica e umanistica, operando un affascinante sincretismo tra cultura occidentale e orientale. Il suo motto «io continuo ad apprendere» {Aún aprendo) esemplifica molto bene il suo atteggiamento di lucida critica nei confronti della realtà che lo circondava e di osservazione nei confronti della natura. Il suo pensiero rappresenta una complessa combinazione di razionalità e creatività, di scetticismo e misticismo, sintetizzati nel principio filosofico di essere «realisticamente idealista», che lo colloca tra i pionieri di una visione ecologica e pacifista. -
La storia vegetalizzata. Il duplice messaggio dell'Ara Pacis
Il messaggio segreto dell'arte ornamentale di Augusto nei girali dell'Ara Pacis: racchiudere nelle forme scultoree di un monumento pubblico di Roma l'espressione mascherata di volontà destinate a sopravvivergli.rnrnAugusto ha lanciato a se stesso una sfida apparentemente contraddittoria, che ha saputo affrontare con successo: concepire un’arte ornamentale proclamando, allo stesso tempo, l’intangibilità delle leggi della natura insieme con l’incontenibile ed esuberante fecondità che quest’ultima aveva ritrovato grazie alla pace. Fondata sulla riflessione dei filosofi , della creazione artistica dei Greci, la rivoluzione ornamentale augustea ha soprattutto beneficiato dell’incontro tra il principe e Virgilio, poiché il poeta aveva compreso, sin dall’epoca sanguinosa del triumvirato, che gli scontri che avevano diviso Roma e il mondo nel corso di un secolo dovevano trovare una risoluzione che fosse anche estetica. Non si può che rimanere colpiti, in effetti, dalla straordinaria efficacia dell’arte ornamentale augustea, che rimane una delle creazioni più durature del fondatore dell’impero. Le sue forme traggono certo la loro necessità dalle leggi della natura da esse stesse mostrate, dal geniale equilibrio dell’arte greca di cui rappresentano la continuazione, e anche dall’estrema semplicità del verso virgiliano che illustrano. Sembra che queste forme non vogliano morire, come se si ricordassero di esser state concepite per celebrare la rinascita del mondo. -
Lupi e agnelli. Società capitaliste e vie d'uscita
Capitalismo vs democrazia. Una battaglia che si combatte prima di tutto dentro ognuno di noi. Se la libertà individuale è un valore assoluto, altrettanto lo è la costruzione di un'identità sociale centrata su valori comuni nei quali tutti devono poter «essere» per autodeterminarsi. Ma fino a quando l'interesse individuale teso all'accumulazione illimitata prevarrà sui valori comuni le democrazie saranno fortemente a rischio. E in tale prospettiva che questo libro affronta la forte tensione esistente nelle società capitaliste animate da una competizione estrema e guidate da una logica razionale positivista, come una lotta tra lupi e agnelli. In tale scenario vengono individuate anche delle vie d'uscita, come un approccio fenomenologico all'economia per uscire dal positivismo economico, dove la relazione con la materialità è un concetto, un'idea, una funzione potenziale del nostro essere che si iscrive nella coscienza e definisce «la domanda di diritti umani e sociali». Per queste ragioni afferma che solo un cambio dell""«io» che si apre al mondo e costruisce il «noi», come flusso di coscienza comune, potrà permetterci di superare le società capitaliste che hanno ormai perduto ogni capacità di portare avanti una costruzione comunitaria."" -
Comunità come bisogno. Identità e sviluppo dell'uomo nelle culture locali. Nuova ediz.
"Ci ritroviamo a vivere un tempo in cui ciò che viene esaltato è la precarietà, l'instabilità, insistendo con superbo distacco nell'ignoranza del passato. E questo spiega perché le relazioni fra gli uomini, le generazioni e i continenti siano divenute conclamate occasioni di ostilità, fino a manifestarsi in termini drammatici. Lo sgomento in cui vive gran parte dell'umanità ha fatto riemergere l'insopprimibile sentimento della Comunità, d'una appartenenza condivisa, di un destino coinvolgente, che è sempre stato parte della cultura umana nelle sue espressioni più concrete, cioè in tutto ciò che viene a formare la cultura universale dell'uomo, che non può sentirsi appagata se non come universo di culture locali. Lo spazio territoriale dove la persona si forma, riceve il patrimonio dei padri, che continuerà a riflettersi ovunque decida di collocarsi in futuro. Se lo si rinnega, cessa anche il passaggio del complesso patrimonio identitario che si esprime meglio con il termine inglese heritage, con significato di sintesi molto chiara nell'indicare questa prosecuzione del senso di radicamento, di appartenenza come necessità antropologica"""". (dall'Introduzione dell'autore alla nuova edizione)" -
Tre donne della Riforma. Margherita d'Angoulóme, Renata d'Este, Giovanna d'Albret
Nel XVI esplose il contrasto tra una raffinata civiltà rinascimentale e l'estrema efferatezza di roghi, torture e violenze perpetrate in nome della fede. Similmente a quanto accade ai nostri giorni, l'intolleranza religiosa, come una lebbra che attacca gli Stati, aveva trascinato la Francia in una serie di lotte fratricide, seminando migliaia di morti in nome del Cattolicesimo o della Riforma. In un panorama così cruento tre donne, nate dalla stirpe dei Valois, spinte da profonde convinzioni, mostrarono una tenace volontà verso la Riforma, certe che essa potesse ricondurre alla sincerità del vero credo iniziale. Legate fra loro da vincoli di parentela, non furono tacite spettatrici, ma esponenti di un femminismo ante litteram. Determinate, pur con differenti modi di esprimere i loro ideali, misero una tenace volontà per raggiungere quei fini che sentivano come una missione. -
Né l'esistenza né la scala. Testo ungherese a fronte
"La poesia di Géza Szöcs alla profondità di pensiero, alla gravità esistenziale, alle altezze mitiche unisce un'originale tensione ludica, spesso fondata su analogie e doppi sensi impensati. Il poeta raffigura gli eventi del mondo come sorti da semi da cui potrebbero nascere anche le condizioni socio-storiche del futuro. Szöcs si distingue per la sua abilità di accendere nel linguaggio i fuochi che illuminano aspetti tragici e, allo stesso tempo, comici del destino umano nel mondo."""" (Tomaso Kemeny)" -
Dizionario delle religioni. Nuova ediz.
"I dizionari delle religioni esistenti sono abbastanza numerosi, compilazioni di un solo autore oppure opere collettive. Ma non c'è bisogno di dire che scrivere un dizionario delle religioni che sia, a un tempo, corretto (dal punto di vista scientifico) e accessibile è un'impresa insensata, a meno che l'autore o gli autori non dispongano di un filtro che consenta loro di gettare una luce originale sul sistema delle religioni. Mircea Eliade aveva senza dubbio un suo filtro ermeneutico, non meno che un'incomparabile esperienza nello studio delle religioni. Inoltre era dotato di una curiosità rara quanto la sua duttilità metodologica. Infatti, alla fine della sua carriera, egli invidiava la libertà e la creatività di cui godevano gli scienziati rispetto agli storici e agli altri studiosi universitari nel settore delle scienze umane, le cui inibizioni egli attribuiva a un grande complesso di inferiorità. Negli articoli più complessi di questo dizionario si sottolineerà il carattere sistemico della religione; questa concezione, benché espressa in maniera diversa, è presente in Mircea Eliade sin dai suoi primi libri. (...) Fedele a un ideale che egli aveva più volte enunciato, ho cercato continuamente di ampliare l'orizzonte delle mie conoscenze di storia delle religioni fino a integrare la bibliografia essenziale di tutte le religioni conosciute. Senza tutti gli articoli che dal 1974 Eliade pubblicò su 'Aevum, Revue de l'histoire des religions, History of Religions, Studi e materiali di Storia delle religioni, Journal for the Study of Judaism, Journal of Religion, Church History' e altri, mi sarebbe stato impossibile portare a termine felicemente questo progetto di dizionario delle religioni. A partire dal 23 marzo 1986 e fino alla sua morte, avvenuta il 22 aprile, ho visto Mircea Eliade tutti i giorni. Fino al 13 aprile le nostre discussioni di lavoro ebbero in generale come oggetto questo dizionario. [...] Mircea Eliade non è più fra noi per darci l'approvazione finale a questo lavoro. Tuttavia, poiché desiderava che questo progetto venisse realizzato a ogni costo, non ho voluto abbandonarlo. (...) Chiunque lo abbia conosciuto si ricorderà la straordinaria generosità di un uomo, la cui sola ambizione professionale era quella di far progredire la disciplina della storia delle religioni. Sono convinto che egli avrebbe accettato con entusiasmo tutto ciò che questo dizionario comporta di nuovo, in termini di metodo, ma sento di dovermene anche assumere la piena responsabilità, per quanto riguarda il contenuto e la forma."""" (Ioan P. Couliano)" -
Kierkegaard e Sankara. La fede e l'etica nel cristianesimo e nell'induismo
Questo libro riporta fedelmente la trascrizione di un corso inedito che Panikkar tenne alla Pontificia Università Lateranense di Roma durante l'anno accademico 1962-1963. In esso vengono messe a confronto la cultura occidentale e quella orientale, il cristianesimo e l'induismo, in un momento cruciale della loro storia, quando entrambe entrano in una crisi che, come scrive Panikkar, «potrebbe anche apparire senza via d'uscita», nell'ipotesi che ciascuna possa trovare nell'altra gli elementi vitali attraverso cui rinnovarsi. In modo emblematico le figure scelte da Panikkar come simboli delle due culture, Kierkegaard e Sànkara, non soltanto incarnano il prototipo delle mentalità e delle psicologie occidentali e orientali - ognuna con le sue inclinazioni, la sua ricchezza e i suoi limiti -, ma entrambe condividono il fatto di vivere in tempi di decadenza religiosa e, proprio per questo, di anelare alla verità assoluta. Completano la pubblicazione una selezione di schemi e grafici riassuntivi redatti da Panikkar stesso come canovaccio delle lezioni. -
Siria. La strategia del caos sotto i nostri occhi
Cos'è accaduto realmente in Siria dalla cosiddetta Primavera Araba cominciata nel 2011? Paolo Sensini descrive con minuzia l'intero armamentario della strategia del caos nel Levante. Nulla di «complottista» o «cospirazionista», come di solito si usa bollare gli studi che contraddicono le narrazioni di regime, ma la scrupolosa ricerca e analisi dei principali tasselli del puzzle mediorientale. Vediamo così da vicino tutte le anomalie e gli interessi geopolitici in atto in quest'area cruciale del pianeta che, se ben inquadrati, ci mostrano la vera posta in gioco del conflitto siriano. In realtà, questa guerra non è stata cominciata dal «popolo», ma si tratta di un conflitto programmato e pianificato in tutti i dettagli. Quindi l'opposto di come ci è stato raccontato dai media mainstream. Che vi fosse del «marcio in Danimarca», per dirla con le parole dell'Amleto di Shakespeare, era cosa ben nota da tempo. Ma dubitiamo che anche la fervida immaginazione del Bardo avrebbe potuto spingersi a tanto. Un viaggio innegabilmente ai limiti della realtà. O forse oltre. Aprono il volume i testi di due studiosi siriani che ricostruiscono la storia del Paese nel periodo moderno e dagli anni '50 al 2005. Saggi introduttivi di Khairiyya Qasimiyya e Samir Aita. -
La filosofia di san Bonaventura
Questo libro, al suo apparire nel 1924, s'inquadrava in un progetto di ricerca, intenzionalmente perseguito dall'autore come lotta contro il pregiudizio «razionalistico» di un medioevo privo di originalità filosofica, ma anche contro un certo conformismo neo-scolastico tendente a far confluire sulle posizioni tomistiche la varietà delle posizioni degli altri esponenti della tradizione scolastica. Lo scopo di Gilson era mostrare l'esistenza di un pensiero medievale degno del nome di filosofia, cioè di sapere fondato nell'evidenza della ragione, ma anche correggere, in nome della storia ridata a se stessa, una certa ideologia del medioevo filosofico-teologico che s'inibiva di cogliere tutta la ricchezza e la complessità della storia stessa di questa convivenza di teologia e filosofia per incanalarsi troppo rapidamente in una sorta di reductio diversarum doctrìnarum ad Thomam. Il primato di Tommaso, più che un «dogma» fondato su una venerabile tradizione di ammirazioni, doveva essere qualcosa da riscoprire nella circolarità tra il rigore storiografico e un impegno teoretico-dialettico di confronto. -
Resistenza senza fucile. Vite, storie e luoghi partigiani nella vita quotidiana
A più di settant'anni dal 25 aprile la Resistenza è interrogata soprattutto da due problemi: la lotta degli ultimi partigiani con l'anagrafe e la recezione storica dell'epopea patriottica per le nuove generazioni. Un ruolo privilegiato riveste la città di Milano. Una Milano inseparabile dalla sua cintura periferica, dalle grandi fabbriche di Sesto San Giovanni - Stalingrado d'Italia - dagli scioperi delle primavere del 1943 e del 1944, da un protagonismo diffuso che include i tentativi di instaurazione di una nuova democrazia, complementari rispetto alla strategia militare dei combattenti in montagna. Tutto ciò nello sforzo di intendere le stesse operazioni di guerra nella prospettiva dei partigiani senza fucile, di quanti cioè concorsero in diversa maniera alla lotta antifascista, non sui fronti della guerriglia ma nella quotidianità del territorio. Cessando di considerare la vita sotto la dittatura una semplice cassa di risonanza dell'azione strategica e militare. Detto impoliticamente: uno sguardo sugli avvenimenti con l'occhio del paesaggista piuttosto che con quello del ritrattista. E in questa prospettiva che la tanto bistrattata «zona grigia» attribuita ai cattolici presenta, insieme ai ritardi e alle ambiguità, le ragioni di una lenta e corale maturazione «quotidiana». -
Il comico e la vita
Il fenomeno della comicità ha aspetti molteplici che mal si prestano a una definizione unitaria. Comicità, umorismo, ilarità, sarcasmo, ironia, umor nero e via dicendo hanno indubbiamente qualcosa in comune, un'aria di famiglia, direbbe Wittgenstein, ma ciò che li accomuna non è per nulla facile coglierlo e fissarlo, ridurlo al concetto. Ne è eloquente riprova la notevole quantità di studi che al fenomeno del comico sono stati dedicati dall'antichità ai giorni nostri: filosofi, scrittori, poeti, saggisti, psicologi, sociologi, psicoanalisti si sono variamente cimentati col nostro tema, fornendo in proposito una messe di osservazioni e di analisi preziose e sagaci, senza esaurire peraltro il problema. Il quale rivela, in tal modo, la sua natura eminentemente filosofica, vale a dire inesauribile, in quanto connessa agli interrogativi di fondo che concernono l'essere umano e il senso ultimo della sua esistenza. -
Una generazione scomparsa. I mondiali in Argentina del 1978
È il 25 giugno 1978. A Buenos Aires, Estadio Monumentai, va in scena Argentina-Olanda, finale dei mondiali di calcio. Il clima è surriscaldato, perché la nazionale Argentina vuole vincere a tutti i costi e non può sbagliare. Poi si gioca tutto davanti al suo pubblico, soprattutto davanti agli occhi vigili del dittatore e torturatore argentino generale Jorge Videla, e a quelli di tutti i membri della Junta militare, al potere dalla notte del 24 marzo 1976, seduti in tribuna d'onore. Accanto a loro, nascosto dai riflettori delle telecamere, c'è un signore italiano ancora sconosciuto ai più: è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, Propaganda 2, imprenditore, amico personale degli uomini del potere argentino. La partita finisce 3 a 1 per l'Argentina. A poche centinaia di metri dallo stadio di Buenos Aires, in Avenida del Libertador 8151, anche gli aguzzini dell'Escuela de Mecánica de la Armada, I'esma, uno dei centri di tortura del regime, esultano e abbracciano le loro vittime agonizzanti. Per una sera almeno, dai cieli dell'Argentina, cadono solo coriandoli e festoni, e non corpi di donne e uomini lanciati dai portelloni degli aerei verso le acque nere e minacciose dell'oceano. Il giorno dopo riprenderanno puntuali e precisi i voli della morte. Tutto tornerà normale, nell'assurda anormalità dell'Olocausto argentino. Proprio in quei giorni, il mondo conoscerà anche il coraggio delle Madri di Plaza de Mayo: la televisione olandese diffonderà le immagini della marcia di decine di donne con il fazzoletto bianco che chiedono giustizia per una generazione ormai scomparsa. -
Il Dharma dell'India. Vol. 42
Per dharma dell'induismo si intende la sua spiritualità. Il volume comprende un intero libro sull'argomento. Ma che cosa si intende per induismo? Non è possibile capirlo se lo paragoniamo al concetto occidentale moderno di religione. Esso non è una religione nel senso che le si attribuisce alle nostre latitudini. Il mondo dell'induismo ci apre a un'esperienza umana straordinariamente ricca che scuote non tanto la nostra visione del mondo, quanto il mondo stesso in cui viviamo; relativizza il significato stesso della realtà e l'aver confuso relatività con relativismo è ciò che ha prodotto la tragica incomprensione fra tante religioni. La prima sezione comprende il libro dallo stesso titolo Il dharma dell'induismo, in cui il dharma viene descritto non solo come ordine ontologico reale, ma anche come ordinamento estrinseco della natura delle cose. La seconda sezione comprende diversi articoli sulla teologia e la filosofia indiane, mentre la terza si concentra più sui problemi attuali e sul ruolo importante che l'India potrebbe svolgere nel mondo di oggi come alternativa a una società tecnologica, purché non se ne lasci sopraffare e sappia prendere spunto dalla ricchezza ancestrale per sviluppare una nuova civiltà. -
Scritti e racconti degli indiani-americani
In questo libro, pubblicato negli Usa nel 1972 e in Italia da Jaca Book la prima volta nel 1974, troviamo raccolti materiali inediti di autori indiano-americani, scrittori e poeti pieni di talento e testimoni di problematiche ed episodi troppo spesso distanti dall'attenzione della disciplina storica main-stream. Uniti a informazioni di carattere storico e mitico, vi troviamo spunti poetici e letterari di straordinario valore, che aiutano a non mutilare l'esperienza indiana di potenzialità espressive e creative fondamentali per la comprensione delle vicende di cui i nativi sono stati protagonisti, a volte loro malgrado. Solo un indiano-americano può giudicare compiutamente quest'opera, e apprezzarne la profondità e l'ampiezza di vedute. Un non-indiano-americano può ascoltare con intelligenza e attenzione la voce di un popolo variegato e orgoglioso, che affermando la propria identità culturale non manca di porre interrogativi inquietanti all'«uomo bianco» e alla sua coscienza. -
Ebreo chi? Sociologia degli ebrei italiani oggi
Gli ebrei italiani sono un gruppo numericamente modesto eppure presente sul territorio della Penisola da ventun secoli. Attivi in tutti i campi della società, non necessariamente con posizioni di primo piano, hanno conosciuto l'oltraggio delle leggi razziste destinate a far sprofondare molti di loro in quel gorgo terribile che va sotto il nome di Shoah. Lungi dal possedere un'unità monolitica, questo libro vuole presentare a un pubblico non solo di studiosi o di appassionati dell'argomento gli ebrei italiani, sfatando pregiudizi e luoghi comuni. Per far questo i curatori hanno invitato a collaborare al volume persone provenienti dagli ambiti professionali e di studio più disparati, proponendosi di rappresentare in tal modo tutta la varietà che l'ebraismo italiano possiede e che lo fa essere un'entità composita e variegata.rnrnCon testi di: Umberto Abenaim, Massimiliano Boni, Angelica Edna Calo Livne, Enzo Campelli, Renata Conforty Orvieto, Sergio Della Pergola, Roberto Della Rocca, Anna Foa, Silvia Maiocchi, Natan Orvieto, Rossana Ottolenghi, Giorgio Pacifici, Ugo G. Pacifici Noja, Vittorio Pavoncello, Gian Stefano Spoto, Claudio Vercelli.rnPrefazione di Furio Colombo -
Sogni e memorie di un abate medievale. «La mia vita» di Guiberto di Nogent. Nuova ediz.
Il testo che viene qui presentato è lo scritto autobiografico di Guiberto di Nogent, abate vissuto in Francia tra l'xi e il xii secolo. Riveste un particolare interesse storico poiché costituisce una vera e propria miniera di notizie sui fatti di quell'epoca, di cui si sono avvalsi soprattutto storici come il Guizot, che lo incluse tra le fonti della sua monumentale raccolta in ben trenta volumi «pour servir à l'histoire de la France». ""La mia vita"""" fu scritta in età avanzata, quando Guiberto aveva già compiuto sessantanni; è suddivisa in tre libri, redatti non di seguito ma in tempi successivi, per quanto ravvicinati: il primo nel 1114, gli altri due fra il 1115 e il 1116. Nel complesso potrebbe sembrare un'opera alquanto discontinua, mancante di un piano organico, ma ciò non toglie nulla al suo interesse; anzi, per l'autore questo andamento costituisce uno stimolo a presentare un'infinità di situazioni, eventi, personaggi, esperienze interiori ed esteriori in un quadro composito che, per esplicita e ripetuta dichiarazione, vuol essere «oggettivo». Un reperto che ci restituisce, come in un'istantanea, tutta la ricchezza e la varietà di un Medioevo nient'affatto «oscuro».""