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Cent'anni da leoni
Come conciliare i principi di una vita sana con la nostra quotidianità, fatta di spuntini veloci, scarsa attività fisica, stress da multitasking, intossicazione digitale, aperitivi alcolici, cene fuori con gli amici e nottate da leoni? rnrnCom’è realisticamente possibile condurre una vita tra cene e aperitivi, stress, deliri da multitasking e intossicazioni digitali, e conservarsi in salute non rinunciando a nulla? È vero che si può vivere in stile rock’n’roll senza lasciarci le penne?rnrnBasandosi sui risultati dei più recenti e attendibili studi scientifici, Paolo Soffientini, ricercatore IFOM – centro di ricerca dedicato allo studio dei meccanismi molecolari alla base della formazione e dello sviluppo dei tumori, fondato da FIRC e AIRC – svela quali sono le regole da seguire e le buone pratiche da introdurre per vivere in modo sano senza però rinunciare alla socialità e ai piaceri della vita. Passando in rassegna diversi stili di vita, Soffientini ci spiega perché le cose che amiamo possono farci del male e ci indica in che modo possiamo toglierci di dosso alcune vecchie abitudini sbagliate. Ci mostra quali sono i limiti scientificamente tollerabili dal nostro organismo per ogni sostanza con cui interagiamo, volontariamente o meno, delineando il confine tra il giusto e il troppo. E, quando non si può fare a meno di peccare, propone di adottare una ""dieta di compensazione"""" compatibile con la vita reale, da pianificare su un arco di tempo che non si limiti al singolo pasto ma ai giorni precedenti e seguenti: un'organizzazione settimanale che prevede alcuni accorgimenti, di cui godremo gli effetti quando, inevitabilmente, ci capiterà di cedere alle tentazioni. Potremo così toglierci qualche sfizio quando si presenta l'occasione, tranquilli di poterlo compensare al meglio senza preoccupazioni."" -
Questi sono i Nomadi e io sono Beppe Carletti
Novellara. Ago. Banda. Balera. Musica. Dopoguerra. Fisarmonica. Alberto Salerno. Io vagabondo. Francesco Guccini. Cantagiro. Morte. Concerti. Fiorello. Mogol. Festival di Sanremo. Premio Augusto Daolio. Nico e i Gabbiani. Io voglio vivere. Discoteche. Masone. Popolo nomade. Beppe Carletti festeggia i suoi cinquantacinque anni di carriera facendo riaffiorare alla mente tutte le cose - le belle e le brutte - che hanno segnato la storia della leggendaria band che si chiama Nomadi. Lo fa in questo libro come gli succede di solito: finito il concerto, mettendosi alla guida dell'automobile verso casa e infilando la marcia dei ricordi fra un caffè all'autogrill e il sorpasso di un camion. Come sempre, come ogni singolo giorno da quel 7 ottobre 1992, non è solo. Dall'altra parte dei suoi pensieri silenziosi c'è Ago, il suo migliore amico, il suo frontman, l'artista curioso e gentile dalla voce di tuono, l'altro sempre nomade. È con lui che Carletti dialoga, pensa e si sfoga, rivivendo gli inizi nei clamorosi anni Sessanta, quelli con i ""capelli che portiam"""" in cui Dio pareva essere morto, fino ai giorni odierni. In questo dialogo notturno Carletti parla delle origini dei sogni, della gavetta, del successo. Poi della morte di Daolio e del tempo delle scelte: dare o non dare una seconda vita ai Nomadi? Venticinque anni dopo, migliaia di concerti dopo, centinaia di canzoni dopo, la domanda appare pleonastica. Ma in quelle settimane di lutto e smarrimento non lo fu per niente. Tante persone, a partire da Rosanna, compagna di Augusto, erano per chiuderla. Ma per fortuna e per cocciutaggine Beppe Carletti pensò che il modo migliore per onorare il sogno di due ragazzi di campagna era proprio quello di continuare. A oggi sono ventitré i musicisti che si sono avvicendati agli strumenti e ai microfoni della band, diventando, come per magia, Nomadi dentro. Carletti ripercorre con grande intimità la vera storia della band e si toglie dalle scarpe una serie di sassolini sulle vere ragioni della rottura con Umbi Maggi, Cristiano Turato e Danilo Sacco. Perché questi sono i Nomadi e lui è Beppe Carletti, sempre e ininterrottamente nomade da cinquantacinque anni."" -
Vita di Pi
Sopravvivere a un naufragio. Il coraggio di restare umani. Prefazione di Mario Desiati.rnrn«Un romanzo intenso, una delle storie più potenti di questi anni, una parabola che mette un ragazzo a confronto con alcune delle più stupefacenti esperienze che si possano immaginare nella vita di un uomo: naufragare e salvarsi. Piscine Molitor Patel, detto da tutti Pi, non è un supereroe, ma uno di noi. Uno che le cose le vede per come sono, uno che ama gli animali e guarda il mare, poi lo attraversa con innocenza, poi con terrore, poi con fiducia» – dalla prefazione di Mario DesiatirnrnIl naufragio di Piscine Molitor Patei, un ragazzo indiano chiamato da tutti Pi, e quattro insoliti compagni di viaggio – una zebra ferita, un orango, una iena e una tigre – si trasforma in un'avventura sospesa tra realtà e magia. La sfida del protagonista sarà la sopravvivenza nonostante la sete, la fame, gli squali e la furia del mare. Un libro unico, un po' romanzo d'avventura e un po' favola surreale dall'inattesa anima nera. Età di lettura: da 12 anni. -
Il silenzio e l'abisso
Assumendo spesso un punto di osservazione apparentemente marginale, Citati sa cogliere l'essenza di ogni creazione letteraria e artistica, che è, come scrive Scott Fitzgerald, un «nuotare sott'acqua e trattenere il fiato».rn«La letteratura ha questo di bello: si può stare seduti con la penna in mano per giornate intere; non accorgersi del tempo che passa e sentire, insieme, qualcosa di simile alla vita.» - Anton Čechovrnrnrn Se, come dicono i mistici ebraici, il silenzio è la voce con la quale Dio parla all'uomo, la grande letteratura è la voce con la quale l'uomo parla a se stesso, in un linguaggio che esprime con infallibile evidenza l'infinita, contraddittoria e oscura trama di pensieri e sentimenti, sogni e passioni, che da sempre agitano l'animo umano. Nella sua penetrante rivisitazione di pagine e figure memorabili della letteratura universale, Pietro Citati ne offre esempi eloquenti. L'urgenza della fede in un «Principio Supremo», radice comune delle tre religioni monoteiste, e l'amore per il Gesù dei Vangeli, raccontato e vissuto da Francesco, Angela da Foligno, sant'Ignazio e, quattro secoli dopo, da don Milani. Il «lavoro di commentatore dell'universo» di Montaigne e la cupa malinconia dietro le quinte delle commedie di Molière. La «furia di infinito» di Chateaubriand, attratto dalle magiche voci e dal sacro orrore delle foreste americane, e l'«esorbitante» pulsione visionaria di Balzac, incarnata nel personaggio del forzato Vautrin che da genio del male e dell'inganno si trasforma imprevedibilmente nel fautore del bene comune e di un'utopistica harmonia mundi . I tormenti di Charlotte Brontë, che solo nell'ombra della propria infelicità trova la giusta luce per narrare nel suo ultimo libro la storia di due persone felici, e la nevrastenia di Dostoevskij, schiavo della penna e inesorabilmente attratto dalla vertigine della roulette , forse perché sola metafora possibile di quel grande gioco d'azzardo che è per lui la letteratura. Ancora, il fascino per il mistero del dolore che portò Cechov nell'isola di Sachalin, il luogo delle «più intollerabili sofferenze», e la depressione che come un incubo irruppe nella vita di Tolstoj, confluendo nelle Memorie di un pazzo . L'ossessione di Stevenson per il Male Assoluto, impersonato dal diabolico signore di Ballantrae, e la fatale prossimità di Conrad «al limite estremo» – come il capitano Whalley del racconto omonimo –, in cui si è già con «un passo dentro la morte». O l'incontenibile euforia di Virginia Woolf a passeggio per le vie di Londra, l'amata città-teatro di cui era estasiata spettatrice e in cui perdeva se stessa, abolendo «il suo io immenso e vertiginoso». E, fra gli italiani, la «divertita, insaziabile, disperata» curiosità che Calvino provava per se stesso, e il male invisibile sepolto nell'anima di Gadda, quella «fascia di tenebra» che ricopre tutte le cose visibili e invisibili, velando persino le apparizioni più dolci della natura. Assumendo spesso un punto di osservazione apparentemente marginale, Citati sa cogliere l'essenza di ogni creazione letteraria e artistica, che è, come scrive Scott Fitzgerald, un «nuotare sott'acqua e trattenere il fiato», e che da sempre convive con... -
Il libro degli schizzi
Nell'agosto del 1952 Kerouac iniziò la stesura di un poema in prosa che lo impegnò per circa due anni: sulle pagine di un piccolo taccuino che portava sempre con sé ha registrato annotazioni di viaggio, osservazioni, meditazioni sull'arte e sulla vita lungo un percorso attraverso l'America fino in Messico e ritorno. Riempì quindici quaderni e nel 1957 diede la sistemazione finale al testo in un dattiloscritto, pubblicato ora per la prima volta in Italia: il ""Libro degli schizzi""""."" -
Il codice di Perelà. Romanzo futurista
Al ""Codice di Perelà"""", «favola aerea», «punto più elevato» della sua fantasia, Palazzeschi fu fedele per tutta la vita. Ne ha lasciate infatti ben cinque redazioni, che corrispondono a rivisitazioni e rielaborazioni legate a diversi momenti della sua carriera di scrittore. """"Il Codice di Perelà"""" viene qui proposto secondo il testo della prima edizione, del 1911, definito fin dalla copertina come «romanzo futurista». Alla temperie futurista, alla giovinezza dell'autore che lo scrisse ventiseienne e agli anni fervidissimi di inizio secolo rimandano numerosi elementi del testo, a partire dalla dedica, irriverente e al contempo delicatamente evocatrice di serate turbolente."" -
Le pietre di Pantalica
«La nobiltà diversa del barone era la poesia, in lui doppiamente magica. E fastosa sognante maliosa, di preziosa favola, di canto mai sentito.»rn«Io non so che voglia sia questa, ogni volta che torno in Sicilia, di volerla girare e girare, di percorrere ogni lato.» Così Consolo condensa la sua profonda sicilianità, che si manifesta in uno stile narrativo dalle sorprendenti soluzioni: una forma mista di resoconto storico, lettera, documento, teatrino popolare. Le pietre di Pantalica racconta un'antica, alta civiltà a cui si è sostituito un qualcosa d'indefinibile, non certo di segno positivo, e scandisce la cronistoria delle ultime vicende del mondo contadino in un paese simbolo del latifondo. Il ricordo dei magici luoghi perduti e di volta in volta ""riscoperti"""" vibra nella prosa dello scrittore come la gagliarda solarità della sua terra."" -
Una domanda di matrimonio
Una storia d'amore bizzarra, durata in silenzio per una vita e conclusa con una domanda di matrimonio in un cimitero. Una storia di fedeltà ai propri sentimenti, ma anche di infatuazioni e lacerazioni mai sopite in cui, ancora una volta, Saul Bellow dà vita a un gruppo di straordinari personaggi, figli di un'America ""ipercivilizzata"""" in cui si esprime il disordine della nostra epoca. A cominciare dal protagonista e narratore Harry Trellman. Un osservatore di prima classe che """"trova piacere nell'osservare i comportamenti e le motivazioni della gente"""". E dalla donna da lui amata, con cui scopre di aver sempre avuto, senza mai riuscire a comunicargliela, un'intensa reale """"affinità""""."" -
Una manciata di more
Una contrada fuori mano dell'Italia meridionale. I mutamenti politici, l'indomani dell'ultima guerra, vi acquistano un'evidenza esemplare, suscitando le medesime illusioni e paure che altrove. Ma dopo tutto, dice Silone, le relazioni fra gli uomini rimasero le antiche. Contadini e pastori, vecchi proprietari in concorrenza con gli arricchiti del mercato nero, funzionari dei nuovi apparati e, fra gli altri, un gruppo di uomini onesti, di varia origine e formazione, restii a falsificare in termini di potere e di sopraffazione la loro spontaneità umana, a tradire i propri moti di istintiva solidarietà. Ne nasce un tono patetico, commosso e, in fin dei conti, schiettamente utopistico. Benché la persecuzione finisca per prevalere, nella narrazione la speranza si salva, grazie a una risorsa che unisce alla concretezza dell'umile fatto di cronaca il valore del mito. -
L' iniziazione
Chicago, 1933. Louie, diciassettenne introverso nel quale sono riconoscibili i tratti dell'autore, un pomeriggio si ritrova nello studio medico del cognato, dove si imbatte per caso in una bella donna nuda, sdraiata sul lettino. Attirato ""come un'ape"""" dal """"miele sessuale"""" di quel corpo, Louie raccoglie l'invito della sconosciuta e l'accompagna a casa, diviso tra eccitazione e timore. Inizia così la sua breve e comica avventura, destinata a volgere al tragico: in quelle stesse ore, infatti, a casa, la madre del ragazzo sta morendo. Dopo cinquant'anni Louie rievoca quell'episodio a beneficio del figlio, cui consegna questo antico emozionante ricordo come """"una sorta di aggiunta alla sua eredità""""."" -
Il circolo di Granada
C'è una terra, tra Granada e Murcia, nel cuore rovente dell'Andalusia, in cui la campagna è bruciata dalla siccità perenne: è la ""Terra Salata"""", percorsa da quei viandanti che preferivano sfidare la ferocia del sole e del vento piuttosto che affrontare il rischio d'imbattersi nei briganti lungo la più agevole strada del fiume Guadalentín. Per la via del deserto s'incammina il merciaio Homero Luís, diretto al mercato di Murcia. Anche Mariana Lopez deve arrivare a Murcia, dove spera di sposarsi per dare una svolta al suo passato di piaceri e di amarezza. Due esistenze solitarie e diversamente ferite, due vite che si scontrano con diffidenza e rancore, e si attraggono con veemenza."" -
Un mondo battuto dal vento. I diari di Jack Kerouac 1947-1954
«Prometto che non mi fermerò mai.»Solo nei diari privati, nei quali dava voce alle ispirazioni fondamentali della sua vita e del suo pensiero, si rivela l'anima più intima e profonda, l'originalissima filosofia esistenziale di Jack Kerouac. Ovunque vagasse nella sua esistenza nomade, Jack portava con sé un taccuino, nel caso gli venisse voglia di annotare un pensiero improvviso o di comporre un haiku. Un mondo battuto dal vento riunisce e organizza una selezione di diari relativi a un periodo rivelatosi cruciale per lo scrittore: dal 1947 al 1954, gli anni immortalati in Sulla strada. Da queste pagine emerge il vero ritratto di un giovane funambolo della parola, che si accinge a diventare il principale creatore di miti letterari dell'America del dopoguerra. -
Storie della guerra di Spagna. La quinta colonna
«Scriva dopo. Scriva tutto. E non si faccia ammazzare.»Ernest Hemingway passò vari mesi in Spagna durante la guerra civile. I quattro racconti raccolti in questo volume insieme al dramma La Quinta Colonna rappresentano il frutto letterario di quell'esperienza e mettono in scena i diversi aspetti della guerra civile e le assurde situazioni e reazioni che questa comporta. La disperata allegria del bar Chicote e delle stanze dell'Hotel Florida; gli orrori dei bombardamenti quotidiani; il rimorso per aver contribuito alla cattura di un amico smascherato come spia; l'impossibilità per un uomo e una donna di stabilire tra loro qualcosa di più che un semplice rapporto sessuale, vengono rappresentati con quelle doti di incisività, di scioltezza narrativa e di vigore icastico che caratterizzano il miglior Hemingway. -
Ti saluto filosofia
Un uomo e una donna che si fingono adulteri per sconfiggere la noia di un lungo rapporto; tre moderni Re Magi convocati davanti alla capanna di un nuovo, sorprendente Redentore; un incontro col fantasma di Borges al tavolino di un bar di fronte al laghetto dell'Eur; una semplice cartolina dal mittente irriconoscibile che potrebbe alludere a un evento inquietante. E ancora: un uomo scopre che le sue dita sono poli attraverso i quali passa la corrente elettrica e un altro si chiude in casa nel giorno più caldo dell'anno per riflettere su una nuova classificazione del mondo. Chi è quest'uomo? Il lettore lo scoprirà all'ultima riga dell'ultima pagina dell'ultimo racconto di questo libro... -
La superficie di Eliane
Un alto funzionario di una ditta di vernici è oggetto di strane persecuzioni, pedinato da un'ombra, preso di mira da misteriosi nemici. Nel suo lavoro, il suo destino: le vernici, patine piatte che dipingono ogni possibile superficie, influenzano con i loro colori la vita dell'uomo, spingono l'altalena degli umori, determinano esaltazioni e depressioni. In questo romanzo teso e affilato, giallo e nello stesso tempo metafisico, le superfici e i colori costruiscono l'intrigo almeno quanto i sentimenti degli uomini, il conflitto delle ambizioni e le sfuggenti figure di donne che lo popolano. Come Eliane, presenza femminile su cui si caricano il desiderio e l'attesa di un evento che tiene il protagonista, e con lui tutti i lettori, nella spasmodica attesa di uno scioglimento. -
Gli uomini sono come le lavatrici
L'amore finisce, gli uomini si cambiano, ma le lavatrici buone no. Le lavatrici buone sono come i diamanti: per sempre. O, se non proprio come i diamanti, sono come i fidanzati: bisogna tenersele finché durano.rnrn rnChe sapore ha l'amore? Quando Lara lascia la provincia di Napoli in cui è cresciuta per iniziare una nuova vita nella capitale, per lei l'amore ha il sapore dei panini imburrati che sua madre le preparava la mattina, prima di andare a scuola. A Roma, in quella città dove ciò che a Napoli è folklore diventa degrado, Lara però scopre che l'amore può avere un sapore molto più amaro di quanto avrebbe mai immaginato. Ma questa è solo la prima delle sue trasformazioni: da Napoli, città autentica, si è trasferita a Roma, città della finzione, e ora il suo destino la porta a Milano, la città dove lavorano tutti, ma che a lei apre le sue porte segrete, guidandola alla scoperta del vero sapore dell'amore. E ora ha capito che ciò di cui si vergognava da piccola di fronte alle sue amiche lì è di gran moda. È cool. Come quel panino fatto in casa che sua mamma le preparava infagottato nel sacchetto del pane e che lei nascondeva nello zainetto con timidezza di fronte alle merendine sintetiche e cellophanate ostentate dalle sue compagne. O glamour, come la sua fedele amica, una buona lavatrice, che fa il bucato e non ti tradisce mai. E allora ecco che il suo cuore si trasforma nella centrifuga di una lavatrice, in un groviglio di capelli, nella vertigine di un giro su un ottovolante che non si ferma mai. Caterina Balivo ci sorprende inventando un personaggio che molto le somiglia: Lara, la magnetica e spiritosa ragazza napoletana che spesso parla troppo, che dice sempre la verità e che taglia i vestiti dei suoi fidanzati se scopre che la tradiscono. Guarda i loro cellulari, li avverte. Prima. Nelle pagine di questo romanzo d'amore si ride e ci si commuove. E, naturalmente, si sogna. C'è una lei. Ci sono le amiche. E poi diversi lui. Intese fulminee e tanti ostacoli pronti a dividerli. Tra ragioni e sentimenti, buoni o cattivi che siano. L'amore finisce, gli uomini si cambiano, ma le lavatrici buone no. Le lavatrici buone sono come i diamanti: per sempre. O, se non proprio come i diamanti, sono come i fidanzati: bisogna tenersele finché durano. -
L' albero di Halloween
«La notte uscì dagli alberi e allargò il suo manto.»rnrnNella serata che precede Ognissanti è accaduto qualcosa di stupefacente: un enorme albero è apparso e, dai suoi rami, pendono centinaia di zucche. E nelle zucche sono intagliati sorrisi inquietanti e occhi luminescenti che fissano otto ragazzini mascherati per l'occasione: Tom vestito da scheletro, Henry da strega, Georg da spettro, Ralph fasciato come una mummia, J.J. scompigliato come un cavernicolo, Fred stracciato come un accattone, Wally con una maschera da grottesca, Pipkin... Ehi, dov'è finito Pipkin? Scortati da Mr Moundshroud, i sette ragazzi partono alla ricerca dell'amico e strada facendo si imbatteranno in una serie di avventure allucinanti. -
Una giornata con Dufenne
«La nostra adolescenza, il nostro passaggio nella vita. Fotografie maledette.»Una giornata con Dufenne (1968) descrive l'incontro tra alcuni ex compagni di collegio. Il protagonista-narratore, medico in un ospedale psichiatrico, ritrova intatta la sintonia con l'amico di un tempo, Gastone Dufenne, avvocato socialista passionale e libertario. L'evento apparentemente leggero e lieto diventa lo spunto per una narrazione capace di scandagliare i singoli personaggi, ciascuno rappresentante di un'Italietta meschina e dalla memoria corta, sempre pronta a scegliere la via più facile e a distogliere lo sguardo dalla verità, morale prima ancora che storica. Di contro si erge la figura di Mario Pisi, l'amico partigiano torturato e ucciso dai tedeschi, un eroe contemporaneo protagonista, con la sua assenza, di questo romanzo di rara intensità. -
Testa d'argento
«Mi sento fragile e deperibile in un mondo fatto di cose dure, pietrose, ostili.»Testa d'argento raccoglie una serie di racconti narrati tutti in prima persona, perché – precisa l'autore – il lettore possa meglio «entrare nei panni e nell'anima dei suoi personaggi». Diversissime tra loro sono tuttavia queste storie, sia per la varietà dei protagonisti, sia per la difformità delle orbite entro cui si muovono. Ciò che accomuna l'io narrante di tutti i racconti è quel modo di agire suscitato da una bizzarria del carattere (quando non da veri e propri disturbi della personalità) tipico delle opere di Malerba. L'autore finisce così per disegnare una geografia umana curiosa e inquietante, una mappa della società e dell'esistenza multiforme e cangiante, esplorata in tutta la sua complessa contraddittorietà attraverso un linguaggio acutamente inventivo. -
Ventuno racconti
«Era un grande barista, era sempre amabile e allegro e aveva un entusiasmo inesauribile.»Ammiratissimi fin dal loro primo apparire su varie riviste americane o in antologie, questi Ventuno racconti si aggiungono ai leggendari quarantanove pubblicati da Ernest Hemingway nel 1938. Ispirato a fatti di guerra o di cronaca quotidiana realmente accaduti o trasfigurati dalla poderosa fantasia dell'autore, ciascuno di essi è un pezzo di bravura in cui risuona limpida la sua voce; proprio la misura del racconto, infatti, fa risaltare al meglio le qualità a cui Hemingway deve il suo grande impatto sulla letteratura moderna: lo stile spassionato, essenziale, al servizio di un occhio che non si lascia mai sfuggire niente di quanto è importante vedere.