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Gioia mia
In cima a una collina che guarda l'Etna da un lato e il mare dall'altro, sorge una masseria circondata da uno spicchio di paradiso: terrazzamenti carichi di ulivi, fichi e pruni, orti traboccanti di erbe e prati fioriti a perdita d'occhio. Questa tenuta magnifica è frutto del sudore e della tenacia di Luisa Russo, che si è intestardita a trasformare le ""quattro pietre perse"""" che le ha regalato suo marito in un castello. Anzi, in una castidda, perché quella terra è femmina, su questo Luisa non ha dubbi. Femmina e frutto dell'amicizia tra femmine, perché se la Castidda esiste è grazie al successo del ristorante che ha aperto insieme ad Agata, Lisabetta, Violante, Lucietta e le altre amiche sue, conosciuto in tutta la Sicilia per i piatti deliziosi e l'atmosferaamurusa. Tutta questa intraprendenza femminile dà parecchio sui nervi a suo marito Carmine, che la Castidda non può nemmeno sentirla nominare. Gli speculatori edilizi, invece, non riescono a staccarle gli occhi di dosso: il più agguerrito, presidente di una società assai poco limpida, ci vede già un albergo di stralusso, e per aggiudicarsela farebbe letteralmente carte false. Alle sue prepotenze mafiose Luisa resiste per mesi, finché, dopo l'ennesimo colpo basso, qualcosa le si rompe in petto: un sussulto, una vertigine, e in un attimo è a terra, rigida come una pupa di legno. La corsa in ospedale, la rianimazione, le prime notizie incerte: Luisa è salva, è stabile, ma, per il momento, dorme. E mentre Carmine in sua assenza cerca di sbarazzarsi della Castidda e le amiche, per impedirglielo, la occupano come un fortino, mentre il figlio Giulio e il dottor Giona vegliano su di lei, Luisa continua a dormire. E, dormendo, va indietro nel tempo e ripesca brandelli di vita che la memoria aveva cancellato: certe giornate felici d'infanzia con quel nonno che la chiamava """"gioia mia"""", il buco che la sua morte le ha scavato nel cuore, quello strano gelo addosso il giorno del matrimonio con Carmine... Fino a che da quel mare di scordanza viene a galla il ricordo riposto più a fondo, la ferita che brucia di più. Tea Ranno ci regala un altro viaggio – pieno di saliscendi impetuosi e approdi inaspettati – nella sua, ormai celebre, terra d'amurusanza, quel posto meraviglioso e assolato in cui le pietre perse si trasformano in castelli, i ricordi si riparano con ago, filo e gentilezza, e le amicizie femminili salvano la vita."" -
La notte dell'incanto
È un'afosa notte d'estate, e una luna quasi piena illumina una cittadina del Connecticut popolata di sogni e di sognatori. Il delizioso cast di personaggi che animano queste ore cariche di mistero e di promesse include tra l'altro un manichino che scappa dalla vetrina di un grande magazzino, una banda di ragazze adolescenti che si intrufolano nelle case altrui, rubano piccoli oggetti insignificanti e lasciano semplicemente foglietti che dicono ""Siamo le vostre figlie"""", un uomo ubriaco e solo che inciampa verso casa, uno scrittore frustrato di mezza età che mantiene il suo regolare appuntamento notturno con la madre di un amico d'infanzia, una giovane donna che incontra un amante fantasma sull'altalena nel retro di casa, tutte le bambole """"in cui nessuno crede più"""", lasciate abbandonate in soffitta, che magicamente prendono vita. A punteggiare le loro storie ci sono cori di voci notturne, suoni di insetti e un pifferaio che chiama i bambini dai loro letti."" -
La scintilla necessaria
A Nicola, uomo di successo che ama guerreggiare e che non ha paura di niente, manca coraggio solo in amore. Quando scopre che Sara, la donna affascinante e imprevedibile che ha amato fin da bambino, è scomparsa, decide di cercarla, mettendo a repentaglio la professione e un sereno ménage coniugale. Ha inizio così un inseguimento amoroso che si snoda nel tempo e nello spazio, dalle prime scintille del loro amore negli anni Sessanta fino a oggi, in Italia e nel mondo, in un intreccio di personaggi ed eventi che hanno segnato la nostra Storia: il Sessantotto, il terrorismo, l'euforia degli anni Ottanta, le speranze dei Novanta, il nuovo secolo e l'attacco alle Twin Towers, l'elezione di Barack Obama, la diffusione di un morbo misterioso che mette il mondo in ginocchio. Chiara Tozzi è abilissima nell'evocare la figura di Sara in assenza, nel ricostruire la vicenda di una donna istintiva e fedele a se stessa attraverso lo sguardo e i ricordi di un uomo. Un ipnotico viaggio nei sentimenti, un ritratto forte e al contempo struggente di un uomo che ha il coraggio di mettere a nudo la propria fragilità e di una donna capace di mantenersi viva, leggera, libera. -
I giudizi sospesi
I Giovannetti sono una famiglia felice. O forse lo sembrano soltanto? Si sa, a volte l'apparente felicità è direttamente proporzionale alla quantità di polvere accumulata sotto il tappeto. Il padre Mauro insegna storia e filosofia: brillante e bello come un attore, è la leggenda del liceo locale. La madre Angela è professoressa di arte alle medie, ama il suo lavoro, ma ancora di più i figli e il marito. Perla è una fuoriclasse, bravissima a scuola, responsabile: matura, da sempre; Felix è il fratello minore, affettuoso e intelligente, un po' imbranato, da sempre offuscato dalla luce accecante della sorella. Tutti si aspettano grandi cose da Perla. Ma da quando si è fidanzata con un certo James, un ragazzo più grande su cui circolano brutte voci – un violento, un bugiardo – è cambiata: insofferente, sarcastica, nulla le interessa più. Potrebbe essere una semplice crisi adolescenziale, la sana ribellione di una ragazza che non ha mai dato problemi, ma l'origine del suo malessere si rivelerà ben più radicale e implicata con il lato oscuro della famiglia in cui è cresciuta: i compromessi, le rinunce, le ipocrisie che fino a quel momento erano sembrate accettabili si riveleranno velenose, infestanti. Felix, ""il figlio sbagliato"""", ironico, intelligente e defilato, è l'osservatore ideale, ed è dalla sua voce apparentemente disillusa ma in realtà disarmata e struggente che ci viene raccontata tutta la storia. I giudizi sospesi mette in scena con rara potenza venticinque anni della storia di una famiglia, indagata nelle sue dinamiche più autentiche e nascoste. Una narrazione robusta e strutturata, in fitto dialogo con la tradizione del grande romanzo americano; una scrittura splendida: luminosa, generosa, mossa, capace di accendere il coinvolgimento del lettore. Viene spontaneo chiamare per nome i personaggi di Dai Pra', e una volta chiuso il libro ci mancano. Sono cambiati rispetto a come li avevamo incontrati all'inizio: sono cresciuti? Sono feriti? Entrambe le cose, come succede a tutti. E pensiamo a loro con la stessa dolce malinconia, con lo stesso senso di famigliarità e di scoperta nella distanza con cui rievocheremmo dei compagni di scuola.Proposto da Sergio De Santis al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Nell’affollato campo delle storie di famiglia è ormai difficile non cadere nel già detto o nel già letto. Ci riesce Silvia Dai Pra’ nel suo I giudizi sospesi anche grazie a una narrazione generosa, guidata da una sapiente ironia e da una scrittura tanto intrigante e originale da spingermi a proporlo al Premio Strega. Si tratta della storia di una famiglia dei nostri tempi, che copre l’arco di venticinque anni. A raccontarcela è il più giovane, ma anche il più disincantato dei suoi componenti, Felix. Il padre è un carismatico professore di storia e filosofia; la madre, insegnante anche lei, ha scelto di ruotare nell’orbita del marito e dei figli; la sorella, Perla, è tale di nome e di fatto, e in lei risiedono le aspettative dei genitori, trincerati in un intellettualismo un po’ velleitario, ma a loro parere tanto salvifico da dover essere... -
La lezione
Quanti compromessi si accettano per non deludere le aspettative degli altri, per essere una bambina diligente, poi un'adolescente responsabile, infine una donna dolce e gentile. Senza che ce lo confessiamo, il costo delle piccole e continue sopraffazioni subite giorno dopo giorno è spesso una rabbia nascosta dietro l'apparenza di una vita normale, azioni ordinarie, un lavoro e una vita di coppia come tante. Elisabetta è avvocato in un piccolo studio associato e galleggia tra cause di separazioni, spaccio, affitti non pagati. Lavora dieci ore al giorno, ma stenta a decollare. Anche la sua vita privata non è esaltante: il rapporto con il fidanzato Daniele arranca tra alti e bassi, le amicizie si sono allentate, il padre, vedovo, è anziano e fragile. Come se non bastasse, da qualche giorno un uomo la segue. Angelo Walder, un suo vecchio assistito, condannato per violenza e abuso. Ha scontato il carcere e ora come aveva promesso è tornato a cercarla, finché una sera Elisabetta se lo ritrova in casa... Per salvarsi non le resta che ribellarsi e prendere in mano la propria vita, senza più chiedere aiuto a nessuno. Costi quel che costi. Può contare solo su se stessa. -
Di che storia hai bisogno? Parole su misura
Stringersi intorno al fuoco per ascoltare una storia aspettando che la notte passi, i podcast, le serie tv, le telefonate interminabili, l'opera... la nostra vita è costellata di racconti, da sempre. Perché dare forma all'esperienza, attribuirle retrospettivamente un senso, identificarsi nelle vicende di un personaggio – che sia un nostro collega o Anna Karenina – è un bisogno primario. Proprio da una simile consapevolezza prende le mosse il lavoro di Luca, moderno cantastorie che in questo libro mette a frutto la sua esperienza sul campo in un florilegio di racconti, favole, apologhi.Un libro che offre risposte a domande che sarai tu a formulare, e che ti porterà a inventarne altre che non avevi ancora immaginato... Ed è proprio questa la magia. Perché ""la vita non è quello che ti capita ma quello che ti racconti di quello che ti capita"""". Che si tratti di ritrovare la principessa sepolta dentro il drago, di una rivolta delle lettere dell'alfabeto, di immaginare la scuola del futuro o di un negozio che tiene a scaffale i ricordi smarriti, ogni storia contenuta in questo libro è un messaggero, una medicina, e arriva al momento giusto anche se spesso parla una lingua misteriosa. Piccole epifanie per fare un regalo prezioso a ogni giornata. Puoi leggerle tutte in fila, come un racconto unico, oppure puoi aprire a caso e lasciarti portare. Fidati di quel che senti, di solito funziona."" -
Nessuno ne parla
Una giovane donna recentemente balzata alla ribalta per i suoi post virali sui social media viaggia in tutto il mondo per incontrare i suoi fan adoranti. La sua esistenza è ormai un'immersione totale nella navigazione online, nel nuovo linguaggio e negli usi e costumi di quello che lei chiama ""il portale"""". Nemmeno l'incombere di minacce esistenziali di enorme portata (il cambiamento climatico, il dilagare della precarietà economica, l'ascesa di un dittatore senza nome e un'epidemia di solitudine) è in grado di arrestare la valanga di immagini, dettagli e riferimenti che si accumulano per formare un paesaggio che è post-senso, post-ironia, post-tutto. """"Siamo all'inferno?"""" si chiedono gli abitanti del portale. """"Continueremo a fare questo fino alla morte?"""" Improvvisamente, due messaggi di sua madre bucano questa densa cortina di chiacchiericcio digitale: """"Qualcosa è andato storto"""" e """"Tra quanto riesci ad arrivare?"""". Mentre la vita reale e la sua posta in gioco si scontrano con la crescente assurdità del portale, la protagonista si ritrova alle prese con un mondo che sembra contenere sia un'abbondanza di prove dell'esistenza di bontà, empatia e giustizia nell'universo, sia un diluvio di prove del contrario."" -
Il fattore coniglio
Henri Koskinen è un matematico che lavora per una compagnia di assicurazioni, calcola tutto fino all'ultimo decimale e vive da solo col suo gatto Schopenhauer: insomma una vita ben organizzata, studiata in ogni dettaglio. Ma, come capita spesso, un giorno, inaspettatamente, tutto cambia. Dopo essere rimasto all'improvviso senza lavoro, Henri eredita dal defunto fratello un parco avventura e con esso i suoi dipendenti (assai pittoreschi, per così dire) nonché una serie di problemi finanziari parecchio seccanti. Che tipo di problemi? Be' tanto per dirne uno, i ""prestiti"""" che il fratello aveva improvvidamente accettato da alcuni criminali, ora piuttosto ansiosi di rientrare in possesso dei propri soldi. Come se non bastasse, nel parco avventura Henri incontra Laura, un'artista dal passato non limpidissimo, capace di suscitare in lui sentimenti che nemmeno le funzioni di Gauss sono in grado di risvegliare. E così, mentre le pressioni dei criminali si fanno sempre più inquietanti e il rapporto con Laura si approfondisce, Henri finisce per trovarsi alle prese con situazioni ed emozioni che proprio non si adattano ai suoi fogli di calcolo."" -
Sinceramente non tuo
Quand'è che Antonello Durante ha iniziato a colare a picco? Con quell'aria sorniona e stropicciata ha sempre avuto il physique du rôle del fotografo rock i cui scatti, secondo un autorevole giudizio, ""hanno cambiato il modo in cui guardiamo un concerto"""". Peccato che da diversi anni, per via dell'avvento dell'autofocus e del digitale, e poi della crisi dei giornali e dell'industria discografica, il suo tenore di vita abbia subìto una serie di colpi sempre più duri; per non parlare poi della separazione da Diana, la moglie che lui continua ad amare moltissimo. Sta di fatto che da quattro mesi Antonello è scomparso. L'unico a sapere qualcosa è il suo migliore amico, Luca Vinciguerra, un romanziere di successo, asserragliato in abitudini a metà tra l'epicureo e il monastico, che Antonello ha contattato segretamente dal suo """"esilio"""" e al quale ha consegnato un manoscritto in cui racconta come sono andate le cose. Com'è successo, per dirne una, che Antonello si sia ritrovato a bordo di una vecchia Cinquecento in compagnia del frontman di un gruppo rock belga, i dEUS, in uno scombinato on the road ? In cerca di cosa? In fuga da chi? Sinceramente non tuo è un romanzo rutilante e colto, amaro e ironico, acuto e spiazzante. Un viaggio spassoso lungo le strade d'Europa e all'interno del grande sogno degli anni Ottanta e Novanta, della musica rock e di un mondo, quello della generazione dei cinquantenni di oggi, che deve accettare i propri fallimenti. Ma che può anche contare su una grande forza: la capacità di condividere divoranti passioni, il piacere della conversazione, l'orrore per la permalosità (e per gli uomini che indossano i sandali), la soddisfazione data dal reciproco dileggio. In una sola parola: l'amicizia."" -
Sorella rivoluzione
Sono donne, sono suore, sono educatrici. Vivono ai margini di una metropoli e per i margini si battono. Svetta madre Giuliana, intrepida interprete della dottrina della liberazione, e intorno a lei un manipolo di compagne di tutte le età, cresciute nella fede o anche semplicemente ispirate dallo spirito della giustizia sociale. Insieme decidono di dar vita a un'esperienza di resistenza e di salvezza, contro l'ottusità, culturale e politica, contro l'ipocrisia velenosa dei nuovi rappresentanti del potere. Contro la violenza. Dai giorni della caduta del Muro di Berlino a un futuro prossimo, e non così lontano come si potrebbe pensare, la loro lotta si fa sempre più drastica: non vogliono muri nuovi, nuovi ghetti, nuove forme di marginalizzazione. Fra episodi che rimescolano passioni, tensioni, rigidità dogmatiche e il meraviglioso caos di un'esistenza guidata da ideali comuni, Giuliana, Cecilia, Teresa, Marina, Anita, Ingrid e le altre ci guidano dentro un mondo che conosciamo, ribaltando prospettive, visioni, sogni. Dalla ""fine della storia"""" alla prospettiva di un'altra storia, attraverso i fantasmi del presente. Piefrancesco Majorino sa aggiungere a questa avventura di sorellanza – una sorellanza vista con gli occhi di un uomo – gravità e leggerezza, severità e ironia."" -
Il labirinto delle nebbie
Bruno Fosco è tornato vivo dal fronte della Grande Guerra, ma non è più l'uomo di quando è partito. Forse è anche per questo che accetta il ruolo di ispettore ai confini del mondo, ovvero nella stazione di polizia di Afunde, un villaggio nella palude del delta del Po in cui vivono solo donne, perché nessun uomo è sopravvissuto al fronte. Insidie, nebbia e cupe storie circondano il villaggio, mentre i suoi edifici sprofondano ogni giorno di più nel terreno fangoso. Quando viene trovata morta Angelina, con un misterioso simbolo sul collo, comincia una vera e propria battuta di caccia al suo assassino dentro i labirintici percorsi della palude. La bellissima e sfuggente Ardea sembra sapere molto di più di quello che si riesce a ""leggere"""" dentro la realtà ingannevole e ancestrale dalla quale il forestiero è stato inghiottito assieme al suo sottoposto Della Santa e al vecchio e burbero anarchico Primo. Su Fosco e Ardea, e su tutto il paese, incombe l'eredità di violenza che la guerra, come tutte le guerre, ha lasciato dietro di sé. Matteo Cavezzali prende le mosse, come è sua consuetudine, dalla realtà storica per toccare la pelle viscida di un luogo mitico e infernale dove la ricerca del mostro si trasforma in un intricato racconto di fantasmi attraversato da una sinistra ansia di giustizia."" -
Ritratto di donna
Due donne unite dal legame più intimo e complesso: quello tra madre e figlia. La figlia, ormai adulta e madre a sua volta, scrittrice affermata ma dalla vita personale irrisolta, cerca di ricostruire i frammenti del discorso amoroso che la lega alla madre anziana e alla Sardegna, la terra che ha lasciato anni prima e in cui ora è tornata. Come pezzi di conchiglie sparsi sul bagnasciuga i ricordi le pungono la pelle e le parlano di una remota bellezza, ma non riescono a unirsi in una forma dotata di senso. Com'è successo – quando, e perché? – che la madre sia diventata qualcuno da cui difendersi e scappare? Eppure, nella distanza, tutto sembrava più nitido: il dolore, i silenzi, le incomprensioni. Più semplice attribuire ruoli e responsabilità. Ma le prospettive cambiano, man mano che si modifica la nostra esistenza. E quando la prospettiva del racconto si trasferisce alla madre, che nella seconda parte del romanzo diventa l'io narrante, ecco che il quadro si arricchisce di elementi: nuovi colori, profumi, forme. Finché l'incastro dei punti di vista e le rispettive rivelazioni sfociano in una visione dall'alto, che fotografa la nascita di un nuovo e inaspettato legame. In un alternarsi continuo tra passato e presente, cullati dalla scrittura dolce e musicale di Cristian Mannu, poco alla volta assistiamo alla definizione di un quadro sempre più completo, ricco di dettagli e sfumature. Come se avessimo il privilegio di assistere alla composizione, pennellata dopo pennellata, e poi compissimo qualche passo indietro per ammirarlo nel suo insieme. -
Perché non sanno
Libro candidato da Paolo Mieli al Premio Strega 2022Cecilia ha trent'anni ma ha già vissuto molto, probabilmente troppo. Ha perso tutto e tutti che era ancora ragazzina, e nel corso degli anni, lentamente, con caparbietà, è riuscita a rimettersi al mondo. Ora fa il vino, in società con la sua migliore amica, e si accinge a costruire una famiglia tutta sua. Per lei dovrebbe essere giunto, finalmente, il momento di buttarsi alle spalle fatica, sofferenza, incertezza e cominciare a vivere davvero. Allora perché, quando riceve via mail da un indirizzo sconosciuto la foto di un adolescente altrettanto sconosciuto, si convince che non si tratti di banale spam bensì di Thomas, figlio del suo amato fratello Gregorio, trader emigrato a Londra e scomparso in un incidente aereo all'indomani del grande crollo finanziario del 2008? Perché è disposta a tutto – salire su navi e aerei, perdersi in luoghi remoti, seguire ossessivamente anche le tracce più labili – per capire se il ragazzo della foto sia davvero il nipote che ha visto solo in un paio di foto da neonato e poi mai più, unico superstite della sua martoriata famiglia? Perché mettere a rischio tutta la sua vita presente per braccare un fantasma del passato? Al culmine di una disperata ricerca dentro e fuori di sé, che incrocia drammi e vittime di quel ricorso spietato della Storia che chiamiamo crisi economica e che in realtà – come lei stessa ben sa per averlo vissuto sulla propria pelle – è un'interminabile sequela di storie individuali, di persone in carne e ossa segnate per sempre, Cecilia troverà in un luogo sconosciuto, quella Grecia che è origine del mondo e insieme Paese più martoriato dalla Grande Crisi, una verità sconvolgente e crudele – e al tempo stesso la propria redenzione.Proposto da Paolo Mieli al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:«Con queste righe intendo presentare alla vostra attenzione Perché non sanno, romanzo di Dario Buzzolan (Mondadori). Opera di ampio respiro, distesa lungo un arco cronologico ventennale, Perché non sanno riesce nell'intento, oggi raro, di incarnare personaggi vivi entro la nostra contemporaneità, in particolare in quel complesso movimento di crisi finanziaria, bancaria ed economica che ha segnato dolorosamente gli ultimi quindici anni. La vicenda di Cecilia, giovane donna costretta a misurarsi troppo presto con la perdita e con la necessità e a ricostruire da sola la propria vita, trascorrendo faticosamente dal buio alla luce, diventa così emblema esistenziale e storico senza tuttavia perdere l'umana concretezza di un personaggio nitidamente stagliato, capace di permanere a lungo nell'anima del lettore. In questa capacità di fondere vita e storia in una trama avvincente, caratterizzata da un linguaggio essenziale e profondo e da una struttura narrativa sorprendente, Buzzolan conferma l'attitudine non comune – già rivelata in opere precedenti – a trasformare il romanzo in un mondo, indagando le radici dell'oggi con rigore quasi storiografico e, al tempo stesso, con la pietas di chi si sente in pulsante connessione con le vicende e i personaggi cui dà forma e voce.» -
L' inchiesta du Barry. Al servizio (segreto) di Maria Antonietta
Sposata da poco con Luigi XVI, Maria Antonietta è già annoiata dal suo nuovo ruolo. Merletti e fronzoli non sono certo sufficienti a intrattenerla e a riempire le sue giornate. Quando però viene a sapere del furto dei gioielli della Contessa du Barry, decide di darsi da fare e sviluppare nuove abilità, questa volta come detective. Per il bene della missione, assegna a Rose, una modista, e Léonard, un parrucchiere, l'improbabile ruolo di spie. Il problema è che Rose e Léonard non si sopportano e le uniche parole che scambiano sono insulti. Rose è compulsivamente precisa e ordinata; Léonard, tutto l'opposto. Ma dovranno imparare ad andare d'accordo e ad agire con assoluta discrezione se vogliono guadagnarsi un posto a corte e il favore di Sua Maestà. La loro indagine inizia in città, dove sono appena stati ritrovati due morti assassinati. Gli omicidi sono forse collegati al furto dei gioielli? Riusciranno i due a svelare il mistero e a recuperare la refurtiva, ingraziandosi così la regina? Lei, del resto, assumerà un ruolo tutt'altro che defilato e completamente diverso da quello che le è stato assegnato. In questo divertentissimo romanzo, Frédéric Lenormand accompagna il lettore in un delizioso viaggio attraverso l'intricata Reggia di Versailles e racconta un'astuta e manipolatrice Maria Antonietta che, nascosta dal suo ventaglio e dalle imponenti acconciature, tiene d'occhio tutto ciò che accade a corte. -
L'ultimo dei Monsù
"Ogni volta che scrivo di Sicilia e della mia famiglia ho la sensazione di precipitare. Precipito in un mondo infinito che mi attrae come un magnete."""" Così dice Fabrizia Lanza. E, di fatto, questa evocazione di un mondo che è quasi solo memoria è precipizio e incantato stordimento. Lo è soprattutto perché a quella sensazione di perdita fa riscontro un coeso """"romanzo famigliare"""" che arriva sino ai nostri giorni (i Tasca, i Lanza, la fattoria di Regaleali e palazzo Mazzarino) e che apre il sipario su eventi e consuetudini che hanno fatto grande lo scenario dell'aristocrazia siciliana fra Otto e Novecento. Come se la narrazione avesse bisogno di trovare anche una via segreta, complementare ma primaria, a quella scena si intreccia la storia della cucina alla quale sono legati l'ingegno, la bellezza, il sofisticato spettacolo della tavola siciliana. Ed ecco che Fabrizia Lanza si mette sulle tracce di Mario, l'ultimo """"monsù"""", l'ultimo cuoco devoto ai Tasca, che ha lasciato eredità di affetti e di sapori: Mario che si avanza caracollando, a passetti brevi e veloci, sulle piastrelle lucide della cucina, Mario sempre di corsa, Mario che dà vita a una cucina trionfante e scenografica di ascendenza francese, pensata innanzitutto per stupire, per appagare l'occhio oltre che il palato, modellata sui gusti e i capricci della famiglia. Mario è un personaggio amato, e Fabrizia Lanza ce ne dà una visione di taglio in cui lo vediamo ragazzo carpire con lo sguardo i segreti di un'arte ancora priva di strumenti che non siano gli occhi e le mani, e quei segreti, poi, custodirli per essere lui, e lui solo, l'artefice di tanto teatro di bellezza. Intorno al suo lascito di sapienza e di sapori (Mario entra in servizio nel 1954 e lo lascia nel 2008), assistiamo alla ricostruzione di un mondo, vasto, articolato, magnifico, nel quale, insieme ai privilegi, si è depositato un patrimonio di consuetudini, continuità e senso del futuro: basterebbero personaggi come Lucio Tasca Mastrogiovanni e la moglie Beatrice Lanza Branciforte, nella loro residenza di Camastra, per disegnare un'epoca, per riconoscere l'amore e la dedizione con cui Fabrizia Lanza la contempla." -
L' elbano errante. Vita, imprese e amori di un soldato di ventura e del suo giovane amico Miguel de Cervantes
Isola d'Elba, 1544. I corsari turchi, al comando di Khayr al-Din detto Barbarossa, sbarcano nottetempo su una spiaggia accanto a Longone – l'odierna Porto Azzurro – dove Lucero e sua sorella Angiolina si preparano alla pesca dei calamari. Lucero viene ferito, Angiolina rapita. Il mondo si apre, la storia comincia. Lucero, guidato da un indomabile sentimento di vendetta, si trasforma – anche grazie all'incontro con il capitano Rodrigo, compagno e mentore – in un ""duellante imbattibile"""" e in un soldato di ventura. Angiolina entra nel talamo del Signore di Algeri: cambia nome in Aisha, dà un figlio al sovrano della città-stato corsara, e ne diventa la Favorita. Ignari l'uno dell'altra, l'Elbano errante e Aisha, la """"puttana cristiana"""", fanno mulinare spade, macchinazioni, sogni e avventure dentro il teatro del mondo. Per mari e per terre, Lucero si muove come se la sua vita fosse una continua frontiera, come se fosse travolto dalla fantasia di un Ariosto, fra la sua isola e Bologna, Firenze, Siviglia, Napoli, Malta, l'Ungheria, Venezia e, al di là dell'Oceano, la Nueva España, il Messico flagellato dai Conquistadores. Quando si arruola nei Tercios, la fanteria ispanica, incrocia il poco più che ventenne Miguel de Cervantes Saavedra, futuro autore del Don Chisciotte: forti del comune amore per i romanzi cavallereschi, avviano un'amicizia suggellata dalla partecipazione alla """"battaglia delle battaglie"""", a Lepanto. Giunge intanto notizia di Angiolina, viva, ad Algeri. È passata una vita, anzi sono passate molte vite, ma il finale è ancora tutto da scrivere. Pino Cacucci mette in moto una grande macchina narrativa che macina peripezie, storia, poesia, navi, armi, amori, condottieri, concubine, veleni, fedi religiose, battaglie, massacri e sentimenti, dipingendo un complesso affresco del secolo che chiamiamo """"Rinascimento"""". Come non mai si avverte la gioia sensuale del racconto, l'avvicendarsi maestoso di fantasia e realtà, di voci e personaggi. Tutto diventa sfida al tempo e – sintesi dello spirito del romanzo – avventura."" -
Centoventisei
Un vecchio killer in disarmo, una sospettosissima moglie al nono mese di gravidanza, un balordo che vuole farsi mafioso. Accade tutto in una notte d'estate palermitana, con l'aria ferma e la città svuotata. Attorno al furto di una centoventisei si accende un crescendo di presentimenti, equivoci, rivelazioni, fughe. Sullo sfondo, l'ombra densa e a tratti grottesca di Cosa Nostra e dei suoi progetti di morte. Finché la notte si spegne in un'alba limpida e imprevedibile. Claudio Fava ed Ezio Abbate scrivono un racconto di fulminante efficacia in cui, senza mai citarla, alludono ai preparativi della strage di via D'Amelio del '92. Prendono distanza dalla cronaca degli eventi, ma mettono in scena tre personaggi nella cui vita e nella cui personalità vediamo il mondo di chi è nato sotto la mafia ed è abituato a ragionare e ad agire secondo lo schema ""ubbidisco o muoio, uccido o vengo ucciso""""."" -
Un volo magico
Giulio Giamò ha ali con cui volare. Poco conta che siano ali di metallo e non di piume quelle con cui traccia rotte nel cielo. Sul suo Vita Nuova , un Caproni 133 dell'esercito italiano, ha sorvolato il Mediterraneo e ora è giunto in Africa, terra incognita che lo ha rapito fin dalla prima notte, con la testa che gli girava per la meraviglia. Viaggiare è un privilegio per chi non ha timore di riempirsi gli occhi di stupore, scoprire uomini con la pelle di un altro colore, pappagalli parlanti, amori che rubano il sonno. Ma se il suo cuore scoppia di vita, le sue ali diventano messaggere di morte, perché, come un postino del cielo, è lui a consegnare al Negus d'Etiopia la dichiarazione di guerra. Per un Paese che a lungo si è dimenticato del mondo, così come il mondo si è dimenticato di lui, è un risveglio che tramortisce, e lo è anche per Giulio, che sperava di essere destinato a missioni più nobili. Non può sopportare di vedere violata quella terra che lo ha sedotto con il verde delle sue notti, la luce d'oro del mattino, il blu del Nilo che si fa argento sotto la luna. Ma la realtà è come una clessidra che qualcuno ha capovolto all'improvviso, la fortuna se ne va e torna di rado. -
La partita. Le immagini di Italia-Brasile. Ediz. illustrata
È il 5 luglio 1982, sul quadrante dell'arbitro Klein scattano le 17.15. Nel ventre del vecchio stadio Sarriá di Barcellona ventidue uomini affidano a un pallone i destini delle proprie esistenze. Non sono i soli a giocarsi la partita della vita. I novanta minuti che stanno per affrontare Italia e Brasile sono determinanti per un universo intero composto da giornalisti, tecnici, presidenti, fotografi, dirigenti, politici e semplici spettatori. Ciascuno di loro sta giocando una propria partita: contro le condizioni avverse, i propri limiti e il tempo rimasto. Il sole è ancora alto, il prato bagnato, lo stadio pieno, l'epilogo scritto. Nessuno può immaginare che quella sarà la più grande partita mai giocata in un campo da calcio. E che tutti loro rimarranno intrappolati in un eterno presente della memoria collettiva. Attraverso fotografie, oggetti, reliquie, documenti e giornali – raccolti, custoditi e raccontati da Piero Trellini – questo straordinario volume, vero e proprio ""libro illustrato d'autore"""", ripercorre la storia di Italia-Brasile del 1982, svelandone ogni segreto, scoprendo particolari invisibili e trovando indizi sconosciuti, tutti capaci di restituire potentemente sguardi, atmosfere, luci e persino voci di quelle ore. Dopo il clamoroso successo de Il romanzo di Italia-Brasile, La partita – vero e proprio caso editoriale, osannato dalla critica, divenuto in poco tempo un libro di culto – torna in una nuova forma: un'emozionante narrazione per immagini che non contiene solo tutto quello che si sarebbe voluto vedere di Italia-Brasile ma anche tutto quello che di quell'incontro non si pensava potesse esistere. Perché """"la partita"""" è stata storia ma anche favola."" -
La mossa del matto. L'Iliade di Bobby Fischer
«Cosa succede a chi rifiuta il mondo per giocare solo a scacchi se poi gli scacchi lo fanno diventare campione del mondo?"" La mossa del matto è la storia di una vita, quella di Bobby Fischer, e il tentativo di rispondere a questa domanda partendo dalla ricostruzione della finale del campionato mondiale di scacchi del 1972, la sfida del secolo, quella tra il """"matto"""" americano – Bobby Fischer – e il campione in carica: il leggendario scacchista russo Boris Spasskij. Giocata in piena Guerra Fredda, quella sfida USA-URSS è molto di più di una """"semplice"""" partita di scacchi. E se Spasskij è un gentiluomo, un fine stratega, uno che sa come va il mondo, Fischer è un essere furioso. Di più: Bobby Fischer è una contraddizione vivente. Ha un quoziente intellettivo molto al di sopra della media ma crede ai predicatori radiofonici che profetizzano la fine del mondo, non ha la licenza elementare ma è un genio degli scacchi, un gioco che ha monopolizzato la sua esistenza da quando, a sette anni, ha imparato a muovere i pezzi su una scacchiera di plastica leggendo il foglietto delle istruzioni. Le sue bizzarrie sono innumerevoli: tutti lo aspettano a Reykjavík, sede del campionato, ma lui non c'è. Si fa attendere finché non verranno accolte alcune sue peculiari richieste, tra cui quella di aumentare il premio in denaro per il vincitore. Fa pensare ad Achille che, offeso, rifiuta di prendere le armi: se ne sta nella sua tenda, ritirato nel cuore del conflitto di cui è il baricentro. I suoi nemici sono i Troiani, quelli di Fischer sono i Russi. L'assedio dura dieci anni, e il dominio troiano resiste, al pari di quello sovietico sulla scacchiera. E le analogie non finiscono qui... Barbaglia, a cinquant'anni esatti dai fatti, ci offre una ricostruzione dettagliatissima della sfida del secolo, sulla base di un imponente materiale documentario. E la illumina con lo sguardo dello scrittore, che in questo scontro epico riconosce le figure archetipiche di uno dei miti fondativi della nostra cultura, l'Iliade, in cui si scontrano la ferocia di un guerriero assetato di sangue e l'intelligenza calcolatrice di uno stratega.""