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Una persona alla volta
«Sono un chirurgo. Una scelta fatta tanto tempo fa, da ragazzo. Non c'erano medici in famiglia, ma quel mestiere godeva di grande considerazione in casa mia. Fa il dutur l'è minga un laurà, diceva mia madre, l'è una missiùn. Un'esagerazione? Non so, ma il senso di quella frase me lo porto ancora dentro, forse mia madre era una inconsapevole ippocratica.» Una missione che parte da Sesto San Giovanni, la Stalingrado d'Italia con le grandi industrie, gli operai, il partito, il passato partigiano. In fondo, un buon posto per diventare grandi. A Milano, nelle aule dell'Università di Medicina e al Policlinico Strada scopre di essere un chirurgo, perché la chirurgia gli assomiglia: davanti a un problema, bisogna salvare il salvabile. Agendo subito. Una passione che l'ha portato lontanissimo. Gli ha fatto conoscere la guerra, il caos dell'umanità quando non ha più una meta. In Pakistan, in Etiopia, in Thailandia, in Afghanistan, in Perù, in Gibuti, in Somalia, in Bosnia, dedicando tutta l'esperienza in chirurgia di urgenza alla cura dei feriti. Poi nel 1994 nasce Emergency, e poco dopo arriva il primo progetto in Ruanda durante il genocidio. Emergency arriva in Iraq, in Cambogia e in Afghanistan, dove ad Anabah, nella Valle del Panshir, viene realizzato il primo Centro chirurgico per vittime di guerra. Questo libro racconta l'emozione e il dolore, la fatica e l'amore di una grande avventura di vita, che ha portato Gino Strada a conoscere i conflitti dalla parte delle vittime e che è diventata di per se stessa una provocazione. In ognuna di queste pagine risuona una domanda radicale e profondamente politica, che chiede l'abolizione della guerra e il diritto universale alla salute. -
Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo
Per comprendere il nostro tempo, governato dalle regole del capitalismo, è necessario raccontare una grande storia. È la storia di chi ha trasformato la natura, l'energia e anche la vita in merce capace di produrre profitto.rnrnNatura, soldi, lavoro, assistenza, cibo, energia e vita. Sono le sette cose che hanno costruito il nostro mondo e che daranno una forma al nostro futuro. Mettendo a profitto ciascuna di queste, l'economia moderna ha trasformato, governato e devastato la Terra. Dopo «I padroni del cibo» e «Il valore delle cose», Raj Patel presenta insieme a Jason W. Moore un nuovo modo di analizzare le emergenze planetarie del nostro tempo. Gli studi più recenti sullo stato di salute del pianeta accompagnano la narrazione delle vicende del colonialismo, delle lotte indigene, delle rivolte degli schiavi. Come Jared Diamond in «Armi, acciaio e malattie», Patel e Moore si lanciano in un viaggio straordinario nel tempo e nello spazio, alla ricerca di casi esemplari della capacità del capitalismo di piegare alla propria costante esigenza di profitto qualsiasi cosa, anche la vita stessa. È una storia che comincia con Cristoforo Colombo, primo grande esportatore del colonialismo e dell'economia del capitale, e arriva fino a oggi. Ripercorrerla significa scoprire una verità inquietante: le più grandi crisi della politica e dell'economia mondiali hanno offerto ogni volta nuove strategie per sfruttare in modo sempre più insidioso le risorse disponibili, facendo del mondo l'arena del mercato capitalista... -
La fine del calcio italiano. Perché siamo fuori dai Mondiali e come possiamo tornarci da protagonisti
Come si spiega la squalifica dell'Italia dai mondiali di Russia 2018? Un'inchiesta che nella deriva del calcio italiano rivela la crisi della classe dirigente del nostro paese.rnrnIl calcio italiano è stato contaminato da tutte le nefandezze che hanno attraversato e rovinato l'Italia negli ultimi decenni. La Serie A avrebbe potuto essere la prima Lega a dotarsi di stadi all'avanguardia, pensati per il calcio e il suo business, e invece l'appuntamento storico di Italia '90 si è trasformato in un disastro nazionale, con un fiume di soldi e corruttele che ha partorito impianti, nel migliore dei casi, inadeguati. I miliardi piovuti sul campionato italiano grazie alle pay TV non sono stati impiegati in investimenti a lungo termine, nella costruzione di strutture sportive e vivai, in modo da coltivare il futuro del football tricolore. Si sono invece riversati su giocatori e procuratori, oppure sono stati rubati dalle casse dei club per coprire i dissesti delle aziende. I molti dissesti delle società di calcio, avvenuti soprattutto a partire dagli anni duemila, sono stati provocati da questi furti, prima ancora che da carenze gestionali dei club. Alla luce delle ultime sentenze giudiziarie e dopo la squalifica della Nazionale dai prossimi Mondiali, non possiamo più ignorare che il calcio italiano è nel profondo di una crisi da cui riprendersi sarà difficile. La diagnosi è fatta. Ma c'è ancora speranza per guarire e rimettersi in sesto. Come dicono i medici in questi casi, ci vuole però la buona volontà del paziente. E la domanda fondamentale è questa: c'è la buona volontà del paziente? -
Corruzione e anticorruzione. Dieci lezioni
In dieci lezioni capaci di rendere accessibile il linguaggio delle autorità amministrative, Raffaele Cantone e Enrico Carloni illustrano in cosa consiste l’attività di contrasto alla corruzione e quali sono gli errori che dobbiamo correggere per non essere più vittime di un sistema spietato e pervasivo.rnrnOgni volta che un politico o un funzionario prende una decisione che riguarda la costruzione di opere pubbliche e infrastrutture e rilascia un documento ufficiale, oppure sceglie un membro del consiglio di amministrazione di una società partecipata, esiste il rischio di corruzione. Eppure negli ultimi decenni in Italia la lotta alla corruzione si è intensificata, dotandosi di strumenti capaci di analisi sempre più approfondite. Il fenomeno è stato compreso nella sua complessità. Non più come un semplice accordo privato, ma come un sistema tentacolare che coinvolge le imprese, la politica e le organizzazioni criminali. Per questo Raffaele Cantone ed Enrico Carloni sanno che per combattere la corruzione il codice penale non basta. Le sanzioni non sono sufficienti se non sono accompagnate da un insieme di regole che impedisca preventivamente questi eventi delittuosi. In dieci lezioni capaci di rendere accessibili i linguaggi delle autorità amministrative, pur mantenendo la necessaria accuratezza, Cantone e Carloni spiegano in cosa consiste l'attività di contrasto alla corruzione e quali sono gli errori che dobbiamo correggere per non essere più vittime di un sistema spietato e pervasivo. -
L' uomo bianco
Finalista Premio Terzani 2019Un'inchiesta sull'Italia di oggi, una riflessione radicalmente politica sulla mutilazione culturale che sta travolgendo il Paesern«Come è possibile che un uomo esca di casa armato e inizi a sparare sui migranti? Ezio Mauro scandaglia il caso Luca Traini, a Macerata, per svelare la ferita aperta del Paese: così funziona la macchina oscura che alimenta rabbia, paura, razzismo» - Robinson, La RepubblicarnSiamo noi che, lasciandoci via via rinchiudere nella corteccia delle paure nostre e altrui, ci trasformiamo come dei mutanti, fino a voler tornare a distinguerci in base alla pelle e al sangue. È l'ultimo spettro italiano: quello dell'uomo biancornrnMacerata, 3 febbraio 2018: Luca Traini impugna una pistola e spara a caso contro tutte le persone di colore che incontra: resteranno a terra sei feriti. È più che un episodio di razzismo, è il segno della grande trasformazione in atto nel nostro Paese: è il dominio della paura, è l'istinto senza storia che si fa politica. Lasciandoci rinchiudere nel guscio della nostra solitudine, stiamo mutando fino a regredire nella nostra identità biologica. È così che a Macerata ha fatto il suo ingresso l'ultimo spettro italiano: il fantasma dell'uomo bianco. Quello di Traini non è un gesto isolato, non nasce per caso e non viene dal nulla. Al contrario, si è avvalso di un clima di legittimazione strisciante. Condanne a mezza bocca, giustificazioni subito pronte, viltà diffuse: sta nascendo un senso comune parallelo, che si muove dentro la nostra democrazia e spesso ne rispetta la forma, ma è sempre più estraneo ai valori dell'Occidente. Ezio Mauro ripercorre in un reportage inedito e sorprendente la storia di Luca Traini e la coglie nei suoi tratti paradigmatici per raccontarci la mutazione in corso: quella di un Paese verso la radicalizzazione delle sue paure, quella della nostra comunità democratica in una società chiusa. -
Mao Zedong è arrabbiato. Verità e menzogne dal pianeta Cina
Dall'autore del Settimo giorno e della Cina in dieci parole, un manuale divertente e feroce per spiegare agli occidentali che cos'è la Cina contemporanea.rnrn«Mentre il giovane Mao Zedong preparava la rivoluzione, un giorno trovò un modo molto efficace per conquistare una folla in gran parte priva di istruzione: prese in mano una bacchetta di legno e la spezzò in due. Poi ne prese una manciata: non si rompevano. La rivoluzione sarebbe stata possibile solo se fosse stata di tutti. Fu così che il primo giorno di ottobre del 1949 Mao proclamò la sua repubblica. Se la Cina sia un paese unito o diviso, oggi è di nuovo un problema». La rabbia è ovunque. Ed è più facile reprimere la rabbia di un uomo solo che quella di una folla. La Cina, con le sue dimensioni ciclopiche sia nella geografia sia nel mondo virtuale della finanza, per noi della provincia occidentale rimane difficile da conoscere. Dopo «La Cina in dieci parole», Yu Hua avvicina questa distanza sterminata con le sue storie e le sue analisi, i suoi aneddoti e le sue indagini, senza mai rinunciare a un'ironia che sa distruggere ogni pregiudizio eurocentrico e traduce la Cina in un universo di simboli e significati finalmente leggibili. Racconta la rigidità delle leggi e l'arroganza del potere, la capacità inimitabile di conservare le tradizioni più antiche nelle abitudini di tutti i giorni, la censura nei media e nell'industria culturale. Ritorna in piazza Tienanmen, dove si consuma una cesura della storia cinese e mondiale. Da allora è cominciata la dittatura politica del miracolo economico, che ha portato alla distribuzione iniqua della ricchezza della Cina contemporanea e alla speranza del governo, un tempo impensabile, che i cinesi dimentichino la lotta di classe. Ecco perché Mao Zedong è arrabbiato. -
Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua
Da una delle penne più affilate del nostro giornalismo, una storia di potere, dell'Italia e delle sue tribù politiche. Per capire chi siamo, come lo siamo diventati e se questa storia è davvero finita.rnrn«La lettura di Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua, le quasi mille pagine in cui Filippo Ceccarelli racconta la storia delle tribù politiche in Italia dal dopoguerra a oggi, fa rimpiangere gente spesso combattuta, detestata, irrisa» - Antonio d'Orrico, SetternrnrnCi sono i comunisti e gli scomunisti, i barbari padani e i democristiani, gli ex socialisti craxiani e non craxiani, i postfascisti e i berluscones: settant'anni di distinguo, di scissioni, di precisazioni, di essere uguali ma diversi hanno finito per affollare il nostro paese di tribù e sottotribù politiche, ognuna con i suoi tic, le sue parole d'ordine e di contrordine, i suoi vizi privati e le sue pubbliche virtù. Filippo Ceccarelli, ""curioso di professione"""", si inabissa nelle infinite pieghe di questa storia cominciata con il dopoguerra e forse ora finita per sempre, e in un paese senza memoria dell'altroieri ricuce ossessivamente i dettagli del lunghissimo romanzo italiano. È l'antropologia di chi il potere lo ha avuto e lo ha perso, di chi lo ha subìto e combattuto, alla ricerca delle tracce, dei fili in grado di raccontarci come siamo diventati quello che siamo. Sostenuto dalle carte e dai ritagli contenuti nel suo impressionante archivio sui politici italiani (334 raccoglitori e 1500 cartelle, pari a una torre di 45 metri e ai due camion che sono stati necessari per trasferirlo alla Biblioteca della Camera), Ceccarelli scrive un libro appassionato e definitivo che, attraverso un uso sapiente e raffinato dell'aneddotica e una scrittura arguta e spiazzante, mette il paese davanti allo specchio, anche se «può sembrare ormai anacronistico questo andare al fondo, questo accanirsi sulle conseguenze del disincanto»."" -
Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio
Un libro politico. Non il libro di un politico. Una riflessione profonda e una proposta innovativa da uno dei nuovi protagonisti della scena politica italiana.rnrnLe classi dirigenti hanno perso ogni contatto con il presente, rompendo la relazione di fiducia con i cittadini. Questo libro cerca di ricostruire le motivazioni del declino della classe politica, soprattutto quella progressista, di analizzare la consistenza delle paure globali e di suggerire un metodo per affrontarle.rnrn«L'atteggiamento di Embraco dimostra totale irresponsabilità nei confronti dei lavoratori e totale mancanza di rispetto nei confronti del governo. Io non ricevo più questa gentaglia...» È con questa parola, ""gentaglia"""", che il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda inizia la sua ascesa nell'immaginario di milioni di italiani, perché è una parola desueta, perché è """"una cosa di sinistra"""", perché parla di una politica che vuole tornare a dettare le regole. Dettare le regole, del resto, è un compito al quale nessuna classe dirigente può più sottrarsi, perché stiamo affrontando una fase di profonda trasformazione che è necessario governare. Basta guardarsi intorno: stiamo passando rapidamente da un'economia manifatturiera a un'economia della conoscenza, sempre più globalizzata e tecnologica. E questi anni di brutale transizione stanno producendo paure finora ignote. Per questo è necessario agire subito per arginarle, trovando criteri radicalmente nuovi di redistribuzione della ricchezza, gestendo il consumo delle risorse, inventando sistemi di tassazione che pongano riparo alle attuali voragini di privilegio, ammaestrando l'ingresso delle multinazionali dentro le fragili economie nazionali. Sono sfide che chiedono come mai prima d'ora coraggio alla politica, e a economisti e intellettuali strategie di lungo termine. Perché i cambiamenti sono di tale portata da non consentire improvvisazione e, per non far cadere il paese spaventato tra le braccia del populismo, le élite devono tornare a svolgere il loro ruolo. Immergersi nelle paure dell'oggi e definire i contorni dei nostri orizzonti selvaggi sono il primo passo per ricostruire un pensiero politico credibile, capace di coinvolgere e mobilitare i cittadini."" -
02.02.2020. La notte che uscimmo dall'euro
I capitali fuggono all'estero. I bamcomat chiudono. Esplode l'inflazione. Una distopia tanto possibile da sembrare vera. Per guardare oltre l'abisso sul quale il nostro paese si sta affacciando.rnrn2 febbraio 2020. È tutto pronto, il grafico incisore che ha avuto dal ministro dell'Economia l'incarico di disegnare la Lira Nuova ha finito, il punto di verde è perfetto. Banconote e monete verranno messe in circolazione a partire dalla mezzanotte. In ossequio al credo nazionale sono stati abbandonati i poeti, gli artisti e gli scienziati: al loro posto le immagini degli eroi popolari e i martiri del governo sovranista. Il governo è in carica da un anno e mezzo, e ormai la maggioranza è costituita da un partito unico, il Psi – Partito sovranista italiano. Per tener fede alle promesse elettorali il Psi ha fatto saltare i conti pubblici. Così non c'è altro da fare che andare fino in fondo: mettere in atto il piano B, uscire dall'euro. Intanto la speculazione internazionale è già preparata e le corazzate finanziarie sono pronte ad affossare l'Italia. E fra chi scommette contro il Paese c'è anche un politico importante, che ha un ruolo di rilievo nell'operazione Morris, com'è stata battezzata in codice. La mattina del 3 febbraio, la nuova valuta crolla in poche ore mentre le Borse vanno a picco. Le banche hanno bloccato i bancomat, la fuga di capitali è immediata e imponente. L'inflazione comincia a galoppare. I tassi d'interesse esplodono, le imprese indebitate dichiarano bancarotta, i mutui vanno alle stelle. Il potere d'acquisto dei salari è divorato dall'impennata dei prezzi, la disoccupazione tocca livelli astronomici, la povertà dilaga. Il paese è in ginocchio. L'Italia sembra uscita da un'altra guerra mondiale. L'unica soluzione è emanare un decreto per vendere i monumenti agli stranieri. I cinesi offrono 100 miliardi di euro per il Colosseo e i russi si prendono Pompei in cambio merce: le forniture di gas naturale all'Italia per 25 anni. Non basterà. Ma neppure si potrà tornare indietro. Il racconto di un'Europa in cui non esistono più scenari impossibili. -
Nel paese della pseudoscienza. Perché i pregiudizi minacciano la nostra libertà
Con un'analisi rigorosa, Corbellini costruisce una mappa per orientarsi nel dibattito pubblico senza subire la dittatura delle false opinioni.rnrnLa democrazia rappresenta una condizione essenziale per lo sviluppo della ricerca scientifica. Non solo: la libertà di pensiero e la libertà di ricerca scientifica sono due facce della stessa medaglia, e si può dimostrare che una precisa consapevolezza del valore morale e politico della libertà di pensiero è coeva ai primi passi compiuti dalla rivoluzione scientifica. Oggi, spiega Gilberto Corbellini, la scienza è sotto attacco e questo è un problema, una minaccia per la democrazia liberale come la conosciamo e la pratichiamo nelle società aperte. Il pensiero critico e pluralista è fragile, e la scienza è facilmente esposta all'incomprensione e all'insofferenza. La scienza occidentale è minacciata dalla diffusione sistematica della pseudoscienza, coltivata anche da certa politica e diffusa capillarmente attraverso i social media. La pseudoscienza prolifera soprattutto attraverso la formazione spontanea di reti di cittadini che si organizzano per affermare teorie cospirative o diffondere credenze pseudoscientifiche. Queste comunità trovano grande visibilità e conquistano consenso, come nel caso degli Ogm, dei vaccini e delle medicine alternative. Con un'analisi rigorosa, Corbellini costruisce una mappa per orientarsi nel dibattito pubblico senza subire la dittatura delle false opinioni. -
La stupidità del male. Storie di uomini molto cattivi
Che cos'hanno in comune Adolf Hitler e Dracula, Maldoror e i personaggi del marchese De Sade, Michael Corleone e i terroristi jihadisti? Reali o immaginati, sono tutti uomini molto cattivirnChe cos’è il male? È l’atteggiamento di chirnrifiuta di pensare.rnrnQuando Hannah Arendt presentò La banalità del male fu vivacemente contestata e, soprattutto, gravemente fraintesa. Secondo Ermanno Bencivenga, la meditazione sul male oggi è attualissima: «Riflettiamo su quanto ogni giorno ciascuno di noi sia tentato dalla stupidità, dal rifiuto di pensare, dall'immersione senza riserve in un atteggiamento strumentale, empirico, e nel male che ne è la più ovvia, regolare conseguenza. O meglio, non limitiamoci a riflettere, ma proviamo ad agire le nostre riflessioni: a praticare il pensiero, il ragionamento corretto, il giudizio e anche la virtù e il bene per dimostrare nei fatti ciò di cui il Filosofo ci ha ammonito: è abile chi sa adattare i mezzi ai fini, ma è saggio solo chi, ragionando, sa scegliere i fini giusti». Il male non ha dignità intellettuale. Non ci sono teorie del male che siano paragonabili, per complessità, spessore e ricchezza di dettagli, alle teorie del bene. Non c'è una logica del male che determini fra eventi e atti malvagi relazioni e legami cogenti e persuasivi come quelli determinati dalle logiche del bene e dell'accadere. Come spiega Bencivenga, il male è stupido. O banale, per usare l'espressione di Arendt: chi voglia dar conto di un suo atto malvagio lo farà usando frasi tautologiche, opache, prive di contenuto e digiune d'informazioni, inette a crescere e svilupparsi in un senso qualsiasi. E la ""teoria"""" del male diventa immediatamente parassitaria di una teoria dell'accadere (che spieghi che cosa serve, che cosa piace o di che cosa non si può fare a meno) o di una teoria del bene (che spieghi che cosa è male). Mentre l'agente malefico riceve la medesima statura intellettuale di un rubinetto che perde o di un bambino che fa i dispetti."" -
L' equilibrio dell'anima. Perché l'uguaglianza ci farebbe vivere meglio
La disuguaglianza è la causa principale dellarndepressione e dell’ansia che colpisconornsempre più persone. Due grandi studiosirnmostrano la strada per risolvere il problemarnche avvelena in profondità la democrazia.rn«Richard Wilkinson e Kate Pickett riportano gli esiti di un nuovo studio. La tesi? L'esplosione delle malattie mentali e di patologie che vanno dalla depressione all'ansia è un effetto del dilagare delle diseguaglianze» - Massimiliano Panarari, Il VenerdìrnPerché le malattie mentali hanno una doppia incidenza inrnGran Bretagna rispetto alla Germania? Perché gli americanirntendono tre volte più dei danesi a sviluppare la dipendenzarndal gioco? Perché il benessere infantile è inferiorernin Nuova Zelanda rispetto al Giappone? Uno studiornsconvolgente dimostra che la risposta a tutte queste domandernriguarda la disuguaglianza.rnNella Misura dell’anima Richard Wilkinson e Kate Pickettrnavevano spiegato in modo inequivocabile che le societàrninique funzionano peggio di quelle più eque in ogni aspetto,rndall’alfabetizzazione e all’aspettativa di vita. Ora L’equilibriorndell’anima si concentra sull’effetto che la disuguaglianzarnha su ciascuno di noi, sul modo in cui ci sentiamo,rnpensiamo e ci comportiamo. Le disuguaglianze materialirnhanno conseguenze psicologiche profonde. Quandornla distanza che separa ricchi e poveri aumenta, la tendenzarna valutare noi stessi e gli altri in termini di superiorità erninferiorità si diffonde. La condizione sociale è strettamenternlegata allo stress, all’ansia e alla depressione.rnDati alla mano, Wilkinson e Pickett gettano luce su questerncorrelazioni sotterranee e sul loro sviluppo nel tempo,rnper rispondere a una domanda precisa: perché la disuguaglianzarnci colpisce nell’anima? Sfidano l’idea che gli uominirne le donne siano predisposti all’egoismo e alla competizione.rnSmentiscono la pretesa secondo la quale la disuguaglianzarnsarebbe l’esito naturale delle differenze tra glirnindividui e tra le loro abilità. Un saggio che affronta i problemirnpiù urgenti che colpiscono le nostre società e dimostrarnche l’uguaglianza genera benessere. -
Umanità in rivolta. La nostra lotta per il lavoro e il diritto alla felicità
La sua voce e il suo impegno riempiono un vuoto nel dibattito politico italiano: non sono in gioco solo i diritti dei lavoratori immigrati, ma i diritti di tutti i lavoratori, messi in ginocchio dalla precarietà. Questo è il suo primo libro.rnrn""Molti migranti non solo fanno i lavori che gli italiani non fanno più, ma lottano anche per i diritti che gli italiani non vogliono più difendere. Ecco perché la loro dignità è la nostra dignità"""".rnrn""""Sapete cosa un buon pugile non deve mai fare? Non bisogna mai farsi stringere in un angolo. Se sei costretto all'angolo, finisci per prendere così tanti colpi che bastano pochi secondi per perdere un incontro. Non sono mai stato un pugile e non ho mai desiderato di esserlo. Però ho capito di essere su un ring. Non da solo. Insieme a me, prima di me, in tanti, al nostro arrivo in Italia, siamo stati messi in un angolo. Costretti a subire ingiustizie e discriminazioni, molte volte da chi, da figlio o nipote di emigranti, non andava solo contro di noi, ma contro il proprio passato e la propria memoria"""". Aboubakar Soumahoro da molti anni difende i diritti dei lavoratori. Arrivato in Italia dalla Costa d'Avorio, ha conosciuto da vicino le insidie di un tessuto civile che sembra sempre più logoro e incapace di garantire i diritti minimi che dovrebbero essere riconosciuti a ogni essere umano. Il suo è un avvertimento: siamo davvero sicuri che l'angolo del ring sia riservato ai migranti? Forse dietro """"i mestieri che gli italiani non vogliono più fare"""" si nasconde il degrado delle condizioni generali di lavoro, che chi arriva in Italia sprovvisto di tutele e di diritti è costretto ad accettare per sopravvivere. È così che si spiega il gran ritorno della retorica del """"prima gli italiani"""" e della """"razza"""": uno stratagemma per abbassare il costo del lavoro e per ridurre drasticamente la distanza legittima tra lavoro e sfruttamento. La domanda che dobbiamo porci è radicale: può esistere un capitalismo non razzista? Questo manifesto riempie un vuoto del dibattito politico italiano. Aboubakar Soumahoro sa cosa significa essere privati di un diritto e per questo sa anche cosa significa lottare per conquistarlo."" -
Qualcosa di sinistra. Idee per una politica progressista
Il filosofo torna a occuparsi di attualità e ragiona sulla deriva della sinistra, per restituirle la sua stella polare: la uguale dignità delle persone.rnrn""Per una sinistra leale ai suoi fini, intransigente sui suoi principi fondamentali, e aperta e innovativa nei metodi e nei provvedimenti"""" rnrnRinunciare a costruire una sinistra europea capace di pensare e agire nel presente, spiega Salvatore Veca, significa piegarsi a una classe politica disposta a cancellare il principio della pari dignità per tutti e l'impegno a rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo della persona. Eppure, abbiamo ragioni fondamentali contro la trasformazione della democrazia in tirannia populistica. Contro la demonizzazione del disaccordo e del dissenso, che sono invece il succo della democrazia. Contro lo spettro che ritorna e si aggira, dalle nostre parti, di una società castale, caratterizzata da una crescente e intollerabile forbice delle disuguaglianze economiche e sociali. Questo libro restituisce alla sinistra ciò che ha perso: l'idea di sviluppo umano come libertà di chiunque, ovunque, mettendo a fuoco il principio di urgenza che assegna priorità a chi, senza sua responsabilità, è più svantaggiato e vulnerabile."" -
Roma non perdona. Come la politica si è ripresa la RAI
Tutto quello che dovremmo sapere sulla Rai ma non abbiamo mai osato chiedere. O forse non abbiamo mai voluto vederernrnUn viaggio senza precedenti nei corridoi di viale Mazzini, dove si sta giocando la partita della nostra democraziarnOggi il servizio pubblico italiano è un’eccezione tra quelli europei. Un’eccezione in negativo, però. A differenza delle altre grandi aziende televisive pubbliche, a cominciare dalla Bbc, la Rai è assente dai luoghi dove circola gran parte dell’informazione: non più solo in televisione e in radio, ma anche in rete, sui social, sulle app. Carlo Verdelli è stato il direttore per il coordinamento dell’offerta informativa della Rai tra il 26 novembre 2015 e il 3 gennaio 2017, quando ha dato le dimissioni dopo aver presentato un piano di riforma radicale del servizio pubblico: 470 pagine di analisi, confronti internazionali e proposte. La sua idea era fare della Rai un’azienda moderna, con un’informazione presente su tutti i canali e libera dalla pressione dei partiti, perché la sfera pubblica deve essere tutelata con un servizio di informazione capace di comunicare con i cittadini. Carlo Verdelli ci guida nelle stanze e nei corridoi di viale Mazzini, e spiega perché riformare il servizio pubblico e sottrarlo alle sabbie mobili del potere romano è impossibile. Racconta nel dettaglio quali sono gli interessi che impediscono una riforma indispensabile e urgente. E dimostra perché e a chi conviene che le cose non cambino. Finita l’epoca dei partiti tradizionali, le grandi catene di trasmissione che hanno costruito l’identità culturale del paese si sono spezzate. E il problema dell’informazione è diventato più che mai cruciale per la democrazia. -
Sodoma
Un’inchiesta sconvolgente sulla comunità gay più numerosa e potente al mondo: il Vaticano. Un caso editoriale che scuoterà la Chiesa cattolica.rnrn“Dietro la rigidità c’è sempre qualcosa di nascosto: in tanti casi una doppia vita.” - Papa Francesco rnrnUn’inchiesta durata 4 anni. rnrnFrédéric Martel ha incontrato decine di cardinali, centinaia di preti e ha viaggiato in oltre 30 paesirnUn libro che aiuta a capire la guerra contro Papa Francescorn“Quando si tirano fuori gli scheletri dall’armadio e si getta luce su alcune speciali amicizie in Vaticano, nessuno è disposto a crederci. Si dirà che è tutto inventato. Ma la realtà va ben oltre la fantasia.”rnrnIl Vaticano è una delle comunità con la più alta concentrazionerndi omosessuali al mondo. Molti cardinalirne prelati che officiano nella curia – la maggior parte dirnquelli che si riuniscono in conclave sotto gli affreschirndella Cappella Sistina dipinti da Michelangelo, una dellernscene più grandiose della cultura gay, popolata da corpirnvirili e circondata dagli Ignudi – sono omosessuali.rnÈ necessario gettare luce su un sistema costruito,rndai più piccoli seminari al Sancta santorum – il Collegiorncardinalizio –, sia sulla doppia vita omosessuale siarnsull’omofobia più feroce. Non si tratta di fare il nomerndi quel cardinale apparso in pubblico sul balcone dellarnLoggia e coinvolto in un caso di prostituzione rapidamenternmesso a tacere, né di quell’altro cardinale francesernche per lungo tempo ha avuto un amante anglicanornin America. In un’inchiesta durata quattro anni,rnFrédéric Martel ha rivelato il sistema creatosi attornornalla vita intima dei sacerdoti, alla loro fragilità e allarnloro sofferenza legata al celibato forzato, per capire lernorigini del loro segreto e il loro modo di viverlo all’internorndella comunità.rnSe si ignora questa dimensione relativa all’omosessualità,rnci si priva di un elemento decisivo per comprendererngran parte dei fatti che hanno segnato la storiarndel Vaticano degli ultimi decenni, fino all’attualernopposizione interna a papa Francesco. Esiste una regolarnnon scritta che si applica quasi sempre a Sodoma: piùrnun prelato è omofobo, più è probabile che sia lui stessornomosessuale. -
La menzogna dell'identità. Come riconoscere le false verità che ci dividono in tribù
Religione, nazionalità, colore della pelle, classe sociale e cultura. Perché sono oggi così importanti? Uno studio dell'uomo contemporaneo e della sua principale arma di guerra: l'identità.rnrnKwame Anthony Appiah è nato a Londra, è cresciuto in Ghana, ha un passaporto britannico e vive negli Stati Uniti, dove è considerato nero. Suo padre era un membro dell'aristocrazia militare dell'Impero ashanti, nel territorio che oggi corrisponde ai confini della Repubblica del Ghana, e sua madre veniva da una famiglia anglicana della campagna inglese. Che cos'è l'identità? E perché è così importante? Abbiamo l'abitudine di pensare che l'identità sia personale, ma le identità delineano per noi il perimetro del mondo, delle nostre speranze e delle nostre lotte. Il modo in cui percepiamo noi stessi è plasmato dalla nazionalità, dal colore della pelle, dalla cultura, dalla classe sociale e dalla religione. E la concezione che abbiamo dell'identità è abbastanza recente, perché ha origine nell'Ottocento e si è consolidata dopo il 1945. Da allora abbiamo creato tribù, gruppi chiusi che tendono a respingersi reciprocamente. Appiah decostruisce le etichette di cui ci serviamo per riconoscerci all'interno di un gruppo nella società, e che tuttavia possono trasformarsi facilmente in strumenti di discriminazione e abuso di potere. Così svela il nostro errore più grave e più diffuso: esageriamo le differenze tra noi e gli altri e ci difendiamo dal contatto con chi consideriamo diverso. Le storie che svelano la complessità nascosta dietro queste etichette vengono dalla vita quotidiana, dalla storia e dalla letteratura. E tutte hanno qualcosa in comune: i confini ideali che individuano l'identità nascono sempre da un conflitto. E da pregiudizi che questo libro intende smascherare. -
Il pianeta di tutti. Come il capitalismo ha colonizzato la Terra
Un atto di accusa nei confronti dei giganti della finanza, dell'industria tecnologica e dell'agricoltura. Un manifesto per riscoprire le radici della libertà.rnrnDi fronte alla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi attori sempre più potenti che ragionano secondo la logica di un capitalismo imperialista, è urgente liberarsi delle illusioni create dalla fede in un modello economico di crescita illimitata. Questo modello, che ha favorito il monopolio delle risorse globali da parte dell'1 per cento della popolazione mondiale, ha provocato la crisi umanitaria dei migranti e sta distruggendo il pianeta, scontrandosi con i suoi limiti ecologici. Secondo Vandana Shiva, la storia dell'uomo è una storia di colonizzazioni. Oggi la colonizzazione riguarda la natura del pianeta e la maggior parte della sua popolazione. Per cambiare il corso della storia è necessario riscoprire il significato della libertà, e questo è possibile solo imparando a pensare e a vivere come un'unica specie che condivide la responsabilità di abitare lo stesso pianeta. Questo è il cambio di paradigma necessario per superare le illusioni della democrazia in crisi e dell'economia capitalista e per non rinunciare alla prospettiva di un futuro sostenibile. Basandosi sull'analisi di fatti esplosivi e poco conosciuti, Shiva espone il modello dell'1 per cento di filantrocapitalismo, che investe enormi quantità di denaro per aggirare le strutture democratiche e imporre idee totalitarie, basate su una sola verità scientifica, un solo modello agricolo e una sola versione della storia. ""Devono risorgere la vera conoscenza, la vera intelligenza, la vera ricchezza, il vero lavoro, il vero benessere"""", in modo che le persone possano riacquisire il loro diritto a vivere liberamente, pensare liberamente, respirare liberamente e mangiare liberamente."" -
Post. L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità sociale
L'arte è diventata lo sfondo dei nostri selfie, un accessorio della nostra esperienza e della nostra immagine sociale. Vuol dire che ha smesso di essere elitaria o si tratta di un grande inganno?rnrnrnrnUn tempo l'opera d'arte era elitaria ed era soprattutto uno strumento della religione o della propaganda. Poi è diventata un oggetto di lusso per il piacere di pochi. Infine, i musei e le mostre hanno esteso alla massa la sua fruizione. Oggi la si guarda e la si giudica dal punto di vista della sua riproducibilità sociale attraverso mezzi di condivisione sociale sempre più vari e diffusi. I like, mi piace, hanno a che fare con la capacità dell'opera di sostenere la nostra immagine e la nostra presenza sociale. Con la sua capacità di farci piacere al più vasto numero di gente possibile. Da misteriosa sconosciuta, da scrutare, scoprire e svelare, l'opera d'arte è diventata uno sfondo, un panorama, un accessorio alla nostra esperienza. L'arte è diventata un punto di riferimento come altri. Una qualunque fra le tantissime prove schiaccianti della realtà che utilizziamo per dimostrare che esistiamo, che ci muoviamo, che viaggiamo. Così molte opere d'arte contemporanea rimangono lì a guardare le nostre spalle, accettano di farsi usare e abusare. Si tratta di opere in cui l'arte ha deciso di rinunciare alla sua sacralità e alla sua aura per trasformarsi in gioco, illusione ottica, trucco. Cosa racconta questa rivoluzione della nostra società? Il mondo in cui viviamo sta cambiando. Le sue regole, i suoi codici, la nostra postura non sarà più la stessa. Francesco Bonami compie un viaggio attraverso l'arte che diventa sempre più autonoma dall'opera e si trasforma nello sfondo della nostra esistenza nella società. -
La memoria del criceto. Viaggio nelle amnesie italiane
Dall'analisi costi-benefici all'abolizione dei vitalizi: l'Italia è il Paese in cui tutto è sempre già successo. Solo che lo abbiamo dimenticato. Una galleria di storie sotterranee ci mostra perché siamo il Paese più prevedibile di tutti.rn«Dalla privatizzazione della Rai al salvataggio dell'Alitalia, sino alla lotta alla burocrazia: in Italia tutto ci è sempre già stato promesso dalla politica solo che abbiamo dimenticato e così continuiamo a ripetere sempre gli stessi errori. A chi conviene un'Italia senza memoria?»rnrnNon è vero che i criceti sono poco intelligenti. Il loro problema è un altro: hanno una pessima memoria a breve termine. Se uno stimolo non viene ripetuto moltissime volte, se ne dimenticano in fretta. Curiosamente, esistono paesi che hanno lo stesso problema. Paesi come l'Italia. Sergio Rizzo scrive un catalogo esilarante e al tempo stesso poco rassicurante di storie, contese e lotte che appartengono al nostro passato, episodi poco noti e dimenticati che tuttavia suonano familiari. Ci sembra di conoscerli, perché viviamo nel Paese in cui tutto è già successo. Così scopriamo che quella italiana è una vicenda di intrecci ripetuti, di tira e molla che si ripresentano fin dall'Unità d'Italia, quando si stabilì che la moneta unica sarebbe diventata la lira, ma non tutti erano d'accordo. In quel momento lungo lo Stivale circolavano ben sette valute, e pronte a battersi contro la lira c'erano almeno altrettante fazioni. Per non parlare delle grandi opere: la Tav è solo l'ennesimo dei trafori discussi e sempre mancati, anche se nessuno ricorda più nulla. O dell'abolizione dei vitalizi, un ritornello che ci accompagna da decenni. La storia del potere e delle sue appendici si ripete sempre uguale a se stessa.