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Critica della teologia politica. Voci ebraiche su Carl Schmitt
Walter Benjamin, Hans Kelsen, Leo Strauss, Karl Löwith e Jacob Taubes sono i cinque filosofi che i curatori di questo volume hanno scelto di porre sullo sfondo del comune riferimento critico a Carl Schmitt. Si tratta di protagonisti indiscussi del Novecento filosofico e, allo stesso tempo, di testimoni in prima persona dei suoi drammi e delle sue tragedie.rnI saggi qui raccolti, corredati di un commento che ne illustra il contesto storico e teorico, testimoniano l’incidenza che il pensiero di Carl Schmitt ha avuto su alcuni degli intellettuali più acuti del Novecento ebraico-tedesco, in una forma che va dall’ammirazione critica, come nel caso di Benjamin, Strauss e Taubes, al rifiuto netto, come in quello di Kelsen e Löwith.rnL’inedito accostamento tra questi testi permette di cogliere come ciascuno di questi filosofi abbia individuato nella critica della teologia politica di Carl Schmitt il varco attraverso cui penetrare nella dimensione più ambigua e ideologica del suo pensiero, avviando così un lavoro di attenta discussione critica della sua concezione della sovranità.rnUn tipo di approccio critico, quello sviluppato da questi autori, che in un tempo come il nostro si rivela più che mai prezioso, dal momento che i demoni della sovranità e delle teologie politiche che la nutrono sono tornati a calcare minacciosamente la scena della nostra contemporaneità. -
Il frammento e la parvenza. Le immagini tra memoria e oblio
In virtù della sua natura ambigua, in cui convivono presenza e assenza, il frammento non si limita a innescare la riflessione sul passato; come un prisma, esso presenta la capacità di ""rifrangerlo"""", separando ciò cui è possibile accedere da quel che risulta invece inafferrabile oltre la membrana dell'oblio. Se da una parte, infatti, il frammento sembra quasi sollecitare la reintegrazione in una struttura che lo risarcisca della ferita inflittagli dal tempo, dall'altra, tuttavia, esso ostenta una singolarità in sé completa, indisponibile a ogni richiesta di ripresentificazione. A questa immagine di scostante perfezione - un fantasma che, come si svela, subito si ri-vela - si è dato il nome di parvenza. Attraverso di essa si affaccia, per negarsi, l'alterità magnifica e terribile di quella realtà, preliminare e ingovernabile, che è stata sovrascritta, in cambio di un evidente vantaggio evolutivo, da una realtà seconda, rappresentata dal compiacente mondo degli oggetti fornito e gestito dalla mente-memoria. Da qui una teoria dell'oblio secondo la quale esso non ha a che fare solo con il passato inaccessibile, con quanto è divenuto tale perché passato oltre la membrana dell'oblio stesso, ma. anche con l'indisponibilità essenziale di ciò che non è mai stato presente perché situato preliminarmente al di là di quella membrana: mentre garantisce la separatezza fra i due piani, l'oblio avvolge nella sua nebbia l'azione della mente-memoria, così dissimulandoci che, nei nostri procedimenti, elaboriamo i prodotti di una realtà posticcia."" -
Dieci inverni 1947-1957. Contributi ad un discorso socialista
«Letterato per i politici, ideologo per i letterati», com'ebbe a definirsi, Franco Fortini in questo libro pubblicato per la prima volta nel 1957 è già il saggista eclettico e rigoroso e il critico affilatissimo destinato a influenzare più di una generazione e a lasciare un'impronta indelebile nella seconda metà del Novecento. La generazione del '68 incontrò in ""Dieci inverni"""" alcuni dei suoi temi privilegiati, come il rifiuto dello stalinismo (ma anche del progressismo), la denuncia dei ritardi della cultura della sinistra ortodossa, l'analisi della nascente industria culturale e della funzione della critica in essa; ma è l'ostinata determinazione a non disgiungere la dimensione etica da quella politica che segna ogni pagina del libro - «uno dei tanti che almeno dall'età giacobina hanno in Europa chiamato a resistenza e rigore (o si dica alle virtù civili)» - a definire la cifra distintiva e più durevole dell'intera opera fortiniana. Con un saggio di Matteo Marchesini."" -
Ri-abitare il moderno. Il progetto per il rinnovo dell'housing
Il testo si propone di affrontare il tema dell'utilizzo di quella grande eredità che è l'edilizia residenziale pubblica prodotta nella seconda metà del Novecento. Questo patrimonio di case popolari coincide infatti, per lo più, con la moderna periferia delle città, e viene spesso percepita dall'opinione pubblica come problematica, brutta, sbagliata, luogo di degrado estetico, sociale, fisico e ambientale. Eppure, a partire dal secondo dopoguerra, la periferia costituisce oramai per quantità una parte rilevante delle nostre realtà urbane, una realtà nella quale diventa sempre più difficile distinguere lo stile dell'intervento pubblico dalla sua imitazione privata. Inquadrando il tema in un orizzonte internazionale, il volume passa in rassegna le pratiche e le sperimentazioni, i metodi e le strategie progettuali adottati in tutta Europa per il rinnovo di questo grande parco edilizio: da Bordeaux (Anne Lacaton & Jean-Philippe Vassal, Frédéric Druot e LAN) a Parigi (Lion, Lapierre, Gap, Berim e aasb_agence d'architecture suzel brout), da Sheffield (Hawkins/Brown) ad Amsterdam (Atelier Kempe Thill e NL Architects, XVW Architectuur), da Zurigo (Burkhalter Sumi) a Milano (Studio Albori). -
Alterazioni. Osservazioni sul conflitto tra antico e nuovo
Ricercare nuovi usi dell'architettura esistente e affrontare i problemi posti dal suo adeguamento ai bisogni della contemporaneità, rende necessario comporre strategie progettuali capaci di descrivere crescenti livelli di alterazione. La costruzione di un rapporto virtuoso tra antico e nuovo definisce infatti un ambito di ricerca in cui alla necessità di conoscenza e rispetto dell'identità del bene si affianchi una consapevole capacità di alterarlo. All'interno di uno scenario urbano in cui coesistono i frammenti abbandonati della città - vale a dire i rifiuti della storia, identificabili nei siti archeologici o nei ruderi dei monumenti, le rovine del tardo Moderno e i manufatti incompiuti -, occorre interrogarsi sulla validità della distinzione fra le tradizionali categorie di intervento sul costruito e l'eventualità di nuovi innesti. Ad esempio, il tema di una reinterpretazione ragionata delle strutture investite dal sisma che ha recentemente colpito le regioni dell'Italia centrale presenta inediti livelli di complessità e non può non coinvolgere il rapporto fra la preesistenza - pur mutilata e discontinua - e i necessari interventi. La sfida si dispiega qui in tutta la sua ampiezza e ci impone di guardare agli esempi del passato come a un riferimento su cui fondare nuovi temi di ricerca progettuale. -
Non nova sed nove. Inactualidades, anacronismos, resistencias en la literatura contemporánea
Una paradoja contemporánea: en literatura como en otros sistemas de representación, lo “nuevo” parece ser hoy lo “viejo”. Borges y Barthes nos guían por un recorrido interrogativo sobre maneras actuales de pensar y representar la historicidad de los textos literarios. -
Kafka L.O.L. Notes on promethean laughter
EN. We are still debating whether Kafka should be considered as a tragic or nihilist author, a terrifyingly dark, sardonically bleak neurotic, or as a savvy comic writer with a taste for black humor. This quandary explains why I begin by wondering whether one can say that Kafka was “laughing out loud.” IT. IT. Kafka come autore tragico o nichilista, un nevrotico sardonicamente tetro e terribilmente oscuro o un sagace scrittore comico con il gusto per il black humor: il dibattito è ancora aperto. Questo dilemma spiega il motivo per cui inizio con il chiedermi se si può dire che Kafka fosse “laughing out loud”. -
Vangi per Pesaro. Ediz. italiana e inglese
Giuliano Vangi è interprete eccelso delle nostre inquietudini; la sua scultura è una continua avventura nella precarietà del nostro vivere. Dalle sue opere traspare la misura della nostra pochezza, che annichilisce ogni sussulto di superbia dell'uomo. Il suo linguaggio espressivo richiama in chiave contemporanea gli atteggiamenti e le lezioni del grande passato: dal saper fare artigiano proprio della tradizione rinascimentale, alle forme artistiche di denuncia e di critica che hanno connotato le ricerche e le sperimentazioni delle avanguardie artistiche del XX secolo. Il volume documenta l'articolato intervento di Giuliano Vangi a Pesaro, a partire dall'installazione della Scultura della Memoria a piazza Mosca, fino alle retrospettive a lui dedicate, ospitate al Centro Arti Visive Pescheria (in cui sono presenti sculture come Katrina, Uomo e animale, Ares) e ala Galleria Ca' Pesaro 2.0 (dove si trovano disegni preparatori e sculture: Nudo femminile, Maddalena nuda, Maria Chiara nuda). -
Fare spazio alle attivita culturali
Nelle città sono presenti luoghi accoglienti e democratici nei quali si svolgono attvità culturali che possono essere intese come l'espressione di una forma avanzata di welfare, inclusiva e abilitante, alla quale possono partecipare attivamente anche persone provenienti da nazioni differenti. L'associazione Eddyburg ha promosso nel 2017 una ricerca indipendente, per verificare se questo tipo di spazi culturali possa essere considerato come un servizio d'interesse generale essenziale, di cui garantire una presenza capillare. E se sia utile includere tali strutture fra i requisiti obbligatori che devono essere rispettati nella formazione dei piani urbanistici. Il quaderno restituisce l'esito della ricerca, al termine della quale possiamo affermare l'importanza di uno ""standard di valore"""", non basato su proporzioni e requisiti minimi, ma inteso come un riconoscimento formale degli spazi culturali come parte essenziale del diritto alla città."" -
Progettare i piccoli centri. Studi e ricerche per la rigenerazione del paesaggio storico di San Gemini
L'Italia è un Paese di paesi formato da costellazioni più o meno dense di centri, molti dei quali piccoli, che nel loro insieme disegnano un sistema reticolare la cui continuità e connessione - presidio e insieme condizione per la cura dei territori abitati - sono oggi a rischio. San Gemini è un nucleo storico di antico impianto collocato lungo la via Flaminia, sulla direttrice che da Roma conduce a Rimini. A dispetto di una centralità storicamente consolidata, rafforzata dalla seconda metà dell'800 con il successo delle acque minerali e da una posizione baricentrica rispetto alla infrastrutturazione moderna, oggi sconta una paradossale condizione di marginalità. A una sostanziale integrità della configurazione fisico-morfologica corrisponde la minaccia della perdita di senso e di ruolo. Il progetto risponde rafforzando un sistema di relazioni interscalari virtuose tra la città murata e il territorio storico, coinvolge l'area archeologica di Carsulae, la sorgente e il Parco delle Fonti, nel disegno di un paesaggio contemporaneo, fondato sul deposito delle tracce sedimentate e sui valori del benessere e della salute. -
Palazzo Gualino. 1928-2018. Un capolavoro del razionalismo italiano di Giuseppe Pagano Pogatshnig e Gino Levi-Montalcini. Ediz. italiana, inglese e russa
Palazzo Gualino, progettato e realizzato nel 1928 da Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini, è considerato, insieme con il coevo Novocomum di Giuseppe Terragni, il primo edificio moderno d'Italia e un simbolo del Razionalismo italiano. Il suo committente, il mecenate e collezionista Riccardo Gualino, è stato una figura di primo piano sulla scena culturale torinese e nazionale, da impreditore a mecenate e produttore cinematografico. Il volume analizza la storia dell'edificio e illustra il progetto di riqualificazione elaborato dallo studio Baietto Battiato Bianco. La decisione di realizzare questo testo avviene in occasione della presentazione di Palazzo Gualino allo Schusev State Museum of Architecture di Mosca, nel mese di marzo del 2018, prima mostra in Russia sul capolavoro italiano del Novecento. L'apparato documentale e iconografico restituisce l'impianto della mostra e mette in luce la difficile e per certi aspetti controversa eredità culturale, lasciata dall'architettura degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. -
Vacanze. Il generico, l'incompetente, l'inutile tra il 1996 e il 2017
«Si è soliti pensare l'artista intelligente come uno che lavora sui resti, sugli eccessi di senso non codificato, e che la sua credibilità dipenda dall'abilità con cui si muove tra le pieghe del capitale senza farsi schiacciare dalla macchina omologante anch'essa in moto perpetuo. Ecco, tutto questo ormai non funziona più, non c'è più uno scarto temporale dal momento che il capitale è il general intellect, che su tutte le potenzialità umane accumula plusvalore. Nell'epoca del just in time, della fabbrica integrata e diffusa, non ci sono resti. Eppure a questa conclusione dai tratti marcatamente apocalittici possiamo contrapporre, come abbiamo visto seguendo il Foucault dell'ultimo corso dedicato ai cinici, una biopolitica di segno positivo, piena espressione del soggetto autonomo e desiderante. Da questo punto di vista la biopolitica non è un potere al quale siamo soggetti ma una potenza che possiamo esercitare.» (Dal testo della conferenza performativa La mano, eseguita durante Occupy 2012, chiesa di San Carpoforo, Milano.) -
Modernità resiliente. Esperienze d'habitat in Algeria
Lo sviluppo di nuovi habitat moderni in Marocco e in Algeria costituisce uno degli argomenti tra i più interessanti per l'architettura della seconda metà del XX secolo. Fin dall'Ottocento i territori francesi in Africa sono stati infatti un terreno di sperimentazione privilegiato per l'urbanistica francese. In seguito al IX CIAM del 1953, nel momento in cui anche il Team io maturava la sua posizione critica, prese forma un generale ripensamento dei paradigmi dell'alloggio sociale, in direzione di un superamento dell'approccio universalizzante al tema dell'abitazione di massa, e quindi in favore di progetti rivolti all'uomo in quanto individuo, nel rispetto delle culture locali. In questo contesto le nuove proposte nascono - e talvolta si consumano - in tempi e modi accelerati, spesso tumultuosi. Il volume affronta in particolare le poco studiate realtà algerine (Aéro-habitat di Louis Miquel, Pierre Bourlier e B. José Ferrer-Laloé; Cité Henri Sellier di Louis Miquel, Pierre Bourlier e Pierre-André Emery; Climat de France e Diar el-MahQoul di Fernand Pouillon; Djenan el-Hasan e Timgad di Roland Simounet). In queste proposte, la dimensione dell'habitat orizzontale e verticale (tra individuale e collettivo) e gli ibridi sistemi delle «casbah verticali» esplorano differenti modelli di relazione fra tessuti e spazi aperti. Sullo sfondo, si delinea un progetto di grande ambizione sul piano della capacità realizzativa e della sperimentazione delle tecnologie più avanzate accanto a quelle più tradizionali. Identità e innovazione possono così innescare una dialettica estremamente significativa, raramente eguagliata anche nelle più avanzate esperienze di costruzione dei tessuti urbani. La tensione tra modelli abitativi e insediativi, prodotto di un «razionalismo illuminato» ma comunque autoritario, e i confusi processi di riappropriazione delle ordinate periferie coloniali da parte di nuovi protagonisti sociali (gli immigrati che abbandonano le aree periferiche dei Paesi del Maghreb e si riversano nelle medie e grandi conurbazioni) che le reinterpretano a propria misura, costituiscono un campo di indagine e di riflessione irto di contrasti e paradossi, e proprio per questo una sfida ormai ineludibile al progetto contemporaneo. -
La dissoluzione dell'estetico. Adorno e la teoria letteraria dell'arte
Da sempre considerata come l'estremo tentativo di costruire una teoria classica dell'opera d'arte, l'estetica di Adorno ha subito nell'ultimo trentennio una decisa marginalizzazione. La sua concezione del prodotto artistico come enigma irrisolvibile, la sua idea dell'opera come speranza di fronte all'oppressione sociale, possono oggi sembrare, in effetti, residui di un'epoca ormai tramontata. Del resto, i fenomeni artistici più recenti - il pastiche di stili, il citazionismo esasperato, lo sfrangiamento dei confini fra i generi, la contaminazione tra le pratiche - sembrano sfuggire all'austerità con cui Adorno determinava la funzione dell'opera d'arte. Seguendo un percorso che attraversa i principali nodi costituitivi dell'estetica di Adorno, Farina intende invece dimostrare come la liquidazione della filosofia adorniana dell'arte sia stata eccessivamente frettolosa. Attraverso una critica serrata dei fenomeni artistici, una critica che non dà per scontato nulla di ciò che il pubblico e le istituzioni definiscono come «arte», Adorno incrocia infatti alcune delle argomentazioni chiave delle teorie estetiche del tardo Novecento, e in particolare quelle che in ambito analitico hanno decretato la fine storica delle arti e la nascita di un'arte post-storica, individuandovi una dinamica che conduce alla dissoluzione dell'estetico. A differenza delle teorie postmoderne, però, Adorno intende opporsi a tale dissoluzione. Questo libro vuole appunto illustrare in che modo la teoria di Adorno, anziché liquidare l'arte come morta, permetta una riformulazione del principio estetico - attraverso l'estetica come teoria letteraria dell'arte. -
Gli architetti di Zevi. Storia e controstoria dell'architettura (1944-2000)
In occasione del centenario della nascita, il volume traccia un profilo del grande storico,docente, critico, politico e progettista e di quell'architettura italiana moderna e contemporanea che ha sostenuto e promosso con il suo lavoro. Attraverso saggi, immagini storiche, disegni e progetti emerge il ruolo fondamentale che ha avuto Zevi nel dibattito architettonico nazionale del dopoguerra, evidenziando l'importanza del rapporto tra architettura e politica attiva. Maurizio Sacripanti, Luigi Pellegrin, Franco Albini, Giovanni Michelucci, Mario Ridolfi, Carlo Mollino sono soltanto alcuni dei 35 architetti i cui progetti, pubblicati e sostenuti da Zevi, hanno accompagnato il suo percorso in oltre 50 anni di attività critica e militante. Il volume rappresenta quindi sia un punto di vista inedito sull'architettura italiana dal dopoguerra alla fine del XX secolo, capace di ""riscoprire"""" progettisti di straordinaria creatività, sia l'occasione per dar conto della grande produzione critica e saggistica di Zevi, alla sua passione politica e sociale, alla sua presenza nella storia civile del paese."" -
Zevi's Architects. History and Counter-History of Italian Architecture 1944-2000
Exhibition Catalogue:Zevi’s Architects. History and Counter-History of Italian Architecture 1944-2000Curated by Pippo Ciorra and Jean-Louis CohenMAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo April 25, 2018 - September 16, 2018The book is pulibshed on the occasion of Zevi's birth and it's an homage to the great historian, lecturer, critic, politician and designer. It is also a reflexion about the modern and contemporary Italian architectures that Zevi's supported and promoted through his work.Through drawings, models and other visual materials, the book intends to clarify the fundamental role played by Zevi in the Italian post-war architectural debate, highlighting the importance of the relationship between architecture and active politics.Maurizio Sacripanti, Luigi Pellegrin, Franco Albini, Giovanni Michelucci, Mario Ridolfi and Carlo Mollino are just a few of the 35 featured architects whose designs, published and supported by Zevi, accompanied his career in over 50 years of critical, militant activity.Therefore, the volume represents both a new overview of Italian architecture from the post-war years through to the end of the 20th century and an opportunity to spotlight Zevi’s extensive criticism and writing, his political and social passion and his presence in the civic history of the country. -
Il diritto dei privati
Pubblicato per la prima volta nel 1929, ""Il diritto dei privati"""" è uno dei vertici speculativi dell'istituzionalismo giuridico europeo. Widar Cesarini Sforza, uno dei suoi interpreti più esigenti e lucidi, non si limita a dimostrare, una volta di più, che diritto e Stato non fanno rima, che la giuridicità e la normatività si dicono in molti modi e che il pubblico e la politica possono abitare altrove e manifestarsi altrimenti da come l'immaginario della sovranità ci ha tanto lungamente imposto di credere. In questo libro eccentrico, teso e argomentato, Cesarini Sforza decide di illuminare il piano dei rapporti ordinari - quello in cui inventiamo i modi e le forme per vivere assieme, per fare collettivo - e mostra che le regole che tra di noi istituiamo hanno un tenore giuridico e una consistenza normativa in nessun modo inferiore o subalterna alle leggi dello Stato o alle regole implicite del mercato."" -
La fine del mondo sembra non sia arrivata
"Patrik Ourednik è autore tradotto e apprezzato in tutta Europa, conosciuto soprattutto per il suo ammirevole, anomalo e divertito libro 'Europeana' (Quodlibet, 2017); questa recentissima 'Fine del mondo' (edito in Francia nel 2017) ne continua per molti versi tematiche e stile, continuando ad aggirarsi su quel miscuglio di fatti, menzogne, invenzioni, statistiche, atrocità e stupidaggini che è stato il Novecento. Il libro ruota attorno alla vita e alle convinzioni di Gaspard Boisvert, consigliere del più stupido dei presidenti americani, dove si parla dei limiti della democrazia, del testicolo mancante di Hitler fonte della sua oratoria, delle profezie della fine del mondo che però probabilmente è già avvenuta a nostra insaputa, del politicamente corretto e della sua comicità, di religioni a confronto e di quella ebraica, e di molto altro; il tutto in un'ottica inedita, velata di leggero cinismo, anzi di intenso cinismo, il che rende il libro anche altamente istruttivo."""" (E.C.)" -
Troppo lontani, troppo vicini. Elementi di prossemica virtuale
Se affrontiamo la comunicazione nell'internet 2.0 dal punto di vista della prossemica (la disciplina che ha per oggetto la gestione del corpo e delle distanze durante la comunicazione) giungiamo a un paradosso: a dispetto della lontananza reciproca e dell'isolamento fisico siamo tutti, in realtà, schiacciati e intrappolati in uno stesso spazio ridotto (per quanto multidimensionale e definito per ognuno dal proprio particolare punto d'accesso), e inesorabilmente esposti allo sguardo (e all'azione) altrui. L'impiego di un modello prossemico consente due operazioni interessanti: anzitutto, permette di vedere come la comunicazione e l'attività sociale non siano solo localizzate, ma localizzanti (cioè creano luoghi); in secondo luogo, porta a riconoscere come l'interazione virtuale comporti tutti gli elementi di una prossemica stretta, senza averne i contrappesi. Il testo è diviso in tre parti: spazi, branchi, segni. -
38 vs 18. Una storia di architettura
Questo libro è l'espressione di tre fasi della biografia intellettuale di Gianni Ascarelli. La prima è una proustiana ""Ricerca del tempo perduto"""" che affonda negli anni della guerra, a ridosso dei quali l'autore è nato in circostanze drammatiche; la seconda è una sorta di """"Autobiografia scientifica"""" «dagli echi stendhaliani», che va dagli anni della formazione fino alla fondazione del primo Studio Transit insieme con Evaristo Nicolao, Maurizio Macciocchi e Danilo Parisio, nel 1972; la terza, infine, secondo Franco Purini, «è il racconto di un'esperienza esistenziale [...], e al contempo un progetto di vita. Una vita che da una parte si basa su una serie di esigenze stratificate, messe alla prova della realtà, espresse in modi particolari a seconda delle stagioni attraversate; dall'altra sul considerare tali conoscenze sempre relative e provvisorie in un processo che fa convivere continuità e discontinuità, certezze e dubbi, permanenze e mutamenti. Si potrebbe obiettare che questa convivenza è contraddittoria, ma occorre ricordare che la modernità, così come il passato, sono sempre stati mondi contraddittori, plurali, a volte temporalmente fuori fase, attraversati da opposizioni interne. Le architetture dello Studio Transit, di cui Gianni Ascarelli è stato il principale ispiratore, sono nel loro insieme una compiuta rappresentazione di tale condizione, che si può riconoscere come il tema disciplinare e umano che le attraversa interamente con esiti che hanno reso Roma contemporanea, là dove queste opere sorgono, altrettanti frammenti del futuro nel presente».""