Sfoglia il Catalogo feltrinelli004
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 4481-4500 di 10000 Articoli:
-
Lingue oscure. L'arte dei furfanti e dei poeti
Sembra incontestabile che il linguaggio serva a comunicare, ma la parola può assolvere anche un’altra funzione: quando è necessario, essa confonde e occulta. Lo sanno gli adulti e i bambini, i filologi e i banditi: tra le facoltà implicite del linguaggio, c’è quella di smontare e ricostruire una lingua per farne un idioma nuovo, sconosciuto, accessibile soltanto a pochi.rn«Solo il verso ispirato funzionerebbe da antidoto contro il lavoro linguistico che caratterizza l'automatismo del call center e le ingegnose peripezie della formazione permanente. In un panorama così intricato l'ultimo libro di Daniel Heller-Roazen è uno strumento formidabile, che si serve di una splendida silloge di esempi - Marco Mazzeo, Aliasrn«Leggendo ""Lingue oscure. L'arte dei furfanti e dei poeti"""" viene un forte desiderio di dedicarsi a studi di letteratura comparata e una subitanea invidia per chi, come lui, lo può fare con il profitto e il divertimento che da questo libro in più punti saltano fuori» - Azionern«Lo studioso si inoltra in idiomi, vernacoli e codici che fanno parte della storia passata, e lo fa con acribia filologica.» - la StamparnÈ dal Quattrocento, in Europa, che si attestano le prime lingue intenzionalmente segrete. Sviluppate da malviventi e briganti, queste si diffusero in tutti i volgari moderni: dal gergo dei banditi francesi al thieves’ cant dell’Inghilterra rinascimentale, dal dialetto dei ladri denunciato da Martin Lutero ai furbeschi degli imbroglioni italiani, portoghesi, spagnoli. Ma l’arte di forgiare parole impenetrabili risale molto più indietro nel tempo, e non è sempre stata legata a tali equivoche finalità. In India, nell’antica Grecia e a Roma, in Provenza e in Scandinavia, cantori e scribi si sono appropriati delle lingue intorno a loro e le hanno alterate, non per ingannare, bensì per rivelare e tramandare un’entità sacra: l’idioma degli dèi, del quale i veri maestri – così si diceva – erano i poeti e i sacerdoti.rnLingue oscure si destreggia abilmente tra questi multiformi linguaggi ermetici. Dall’argot criminale al gergo degli spiriti, dal lavoro di Saussure e Jakobson sugli anagrammi e le strutture subliminali nella poesia, fino al codice segreto che il dadaista Tristan Tzara pretendeva di aver scoperto nelle opere di Villon, Lingue oscure esplora le arti condivise da furfanti ed enigmisti che seppero giocare a scacchi col suono e col senso delle parole."" -
Orfismo e tragedia. Il mito trasfigurato
Fin da quando apparve, in Grecia, intorno al VI secolo a.C., la dottrina orfica ha rappresentato un potente elemento di rottura con tutto il mondo antico. Le prassi salvifiche, strettamente connesse alla credenza nell’immortalità dell’anima, il fermo rifiuto dei rituali sacrificali e il conseguente vegetarianesimo, l’originale concezione del tempo e della memoria, definivano un modo di vivere – il bios orphikos – la cui natura era, insieme, poetica e politica.rnIn questo breve e densissimo testo, Gianni Carchia ha interrogato nuovamente il fenomeno dell’orfismo in tutte le sue implicazioni. Si può comprendere facilmente come tale fenomeno rappresenti, per Carchia, non tanto una questione storiografica, ma soprattutto un problema estetico e politico: se la tragedia costituisce uno dei cardini attorno a cui ruota la macchina di costituzione della polis, l’orfismo rappresenta una via decisamente alternativa alla stessa polis, rivendicando al proprio centro la parola poetica in tutta la sua forza autonoma. Se il rapporto tra filosofia e tragedia è stato uno dei temi che hanno percorso tutta la storia della filosofia occidentale, fino a Hegel e a Hölderlin, Carchia in queste pagine interroga questa storia ponendo un’altra domanda: la via orfica ci è ancora accessibile? -
Poetica della relazione. Poetica III. Nuova ediz.
In questo testo, strutturato come un arcipelago, in cui la scrittura aforistica si compone insieme ad argomentazioni critiche e filosofiche, Glissant ha dato un saggio del proprio percorso teorico e poetico.""Poetica della relazione"""" rappresenta la summa teorica del pensiero di Édouard Glissant, poeta e saggista originario della Martinica, teorico della «antillanità», e senz'altro uno dei più attivi e prolifici intellettuali di lingua francese della seconda metà del secolo scorso. Che cos'è la Relazione? Glissant ripensa questa nozione a partire dal concetto di opacità. Dove la metafisica tradizionale di stampo europeo ha sempre pensato la relazione mascherando, in realtà, un'intenzione riduttiva, tesa a riportare sempre l'incontro entro paradigmi identitari (che siano greci, ebraico-cristiani, o islamici), qui la Relazione viene pensata, invece, a partire da un modello completamente diverso, che ha origine proprio nella realtà disseminata e decentrata degli arcipelaghi caraibici. La cultura caraibica, secondo Glissant, con il suo «mare che diffrange», offre un modello di Relazione che non vuole comprendere l'altro, con un atto di violenza metafisica, ma piuttosto mantenersi in una viva e complessa opacità con le culture vicine, in una fertile estraneità, che si tratta di riconoscere come tale. Come ha scritto l'autore nella nota a questa edizione italiana, «le nostre identità non si appellano più all'identico», e la Relazione si modella dunque sull'«accordo di differenze», in cui l'opacità protegge il Diverso e la sua bellezza."" -
Movimenti del pensiero. Diari 1930-1932/1936-1937
I diari di Wittgenstein tornano finalmente alla luce.rn«In queste pagine private scopriamo un Wittgenstein intimo, tormentato dall’amore per una donna e da una tensione spirituale vertiginosa» – Il giornalernI diari di Wittgenstein, scritti per metà a Cambridge fra il 1930 e il 1932, per l’altra metà a Skjolden, in Norvegia, fra 1936 e il 1937, fanno parte di un unico quaderno venuto alla luce solo nel 1996.rnLa prima parte coincide col ritorno di Wittgenstein alla filosofia, una sorta di riavvìo del suo pensiero immerso fra i referenti concreti della vita quotidiana. Le domande sul senso, la fatica e il tormento del filosofare, si affiancano a considerazioni esplicite sui personaggi che costellano la sua esistenza: Ramsey, Moore, Keynes, Bachtin, Loos (ma anche Freud, Kraus, Spengler); gli amici (Hänsel, Francis Skinner ecc.) e i familiari. Senza contare il confronto con la musica e i musicisti dell’epoca; le divagazioni sul cinema americano, persino sullo sport.rnIl secondo periodo dei diari è invece quello della solitudine norvegese (nella baita in cui redasse la prima versione delle Ricerche filosofiche); qui gli interrogativi di natura “morale” (spesso al limite dell’autoflagellazione), sfociano di continuo in questioni specificamente “religiose”, concernenti la “fede”, il significato della Bibbia ecc.; e tutto questo si riflette, sul piano formale, nell’inserto di passi, a volte anche lunghi, scritti in codice (un curioso dispositivo di intensificazione dell’espressione).rnAl di là dell’unicità di “genere” del testo (si tratta dell’unico diario “tradizionale” conservato di Wittgenstein), e delle informazioni inedite in esso depositate per i biografi, esso costituisce in primo luogo un ambito eccezionalmente consono al potenziale espressivo dell’autore. Soprattutto in questo senso si tratta di un unicum: la scrittura per aforismi si sente meno che mai debitrice verso la necessità del filosoficamente compiuto, del sistematico – dell’opera; aderisce in pieno, come deve, alle tonalità emotive che orientano momento per momento la vita di ognuno, e porta questo diario, come scrive Michele Ranchetti, a iscriversi nella «tradizione delle memorie d’anima della cultura tedesca, non strutturate per argomenti ma lasciate libere di corrispondere alla necessità di non perdere mai il rapporto del singolo con se stesso». Rapporto che è quello del pensiero con se stesso, di un pensiero che si rivela in grado di esprimersi, qui, con rara eloquenza quanto ai suoi più intimi “movimenti”. -
Costruire in Francia. Costruire in ferro. Costruire in cemento
L’analisi storica si lega ai problemi contemporanei e quindi offre una visione globale della storia dell’arte e della cultura materiale, cambiando così anche le sorti dell’architettura, perché la libera dai paradigmi stilistici o accademici. Le grandi frecce di sapore costruttivista che Giedion dispone nel libro sotto la supervisione di László Moholy-Nagy – grafico responsabile, fra l’altro, dei libri della Bauhaus – uniscono visivamente autori francesi dell’Ottocento ad altri tedeschi del Novecento (Jules Saulnier a Ludwig Mies van der Rohe, Gustave Eiffel a Walter Gropius), suggerendo in questo modo una linea evolutiva che la comparsa di nuovi materiali come il ferro aveva accelerato e orientato verso la creazione di inedite tipologie architettoniche quali gallerie coperte (i «passages» parigini), esposizioni internazionali, grandi magazzini, oltre a colossali infrastrutture. Un repertorio moderno che aveva appassionato Walter Benjamin, il quale non solo paragonò questo libro alla Spätrömische Kunstindustrie riegliana, ma lo prese come testo prediletto: grazie a Giedion aveva trovato nelle grandi costruzioni metalliche la metafora della condizione stessa dell’intellettuale critico che intendeva essere – Parigi, capitale del XIX secolo seguirà di conseguenza.Il capitolo finale, dedicato al materiale più moderno di allora («È vano parlare di nuova architettura in Francia senza toccarne l’elemento base: il cemento armato»), presenta invece solo esempi francesi: i fratelli Auguste e Gustave Perret, Tony Garnier e naturalmente Le Corbusier, campione della nuova generazione. Come rileva Jean-Louis Cohen nell’introduzione, «La narrazione spesso enfatica offerta dal libro, specialmente al “lettore frettoloso” che si limita alle didascalie delle illustrazioni, sembra combattuta fra propaganda e storia. A questo titolo, Giedion appartiene tanto (se non più) al corpus interno dell’architettura moderna quanto a quello della ricerca storica su di essa». -
Argomenti per un dizionario del design
«Quando, attraverso il tempo, l’evoluzione del linguaggio passò da poche parole a un numero di espressioni sempre maggiore, divenne necessario l’uso di un “dizionario” capace di elencare i vari termini e dare per ognuno la giusta interpretazione. È possibile, in un certo senso, paragonare quest’evoluzione all’itinerario percorso dal design» - Ugo La Pietrarn«Un libro prezioso e ottimamente curato» – Il VenerdìrnTrenta voci – dedicate a temi come l’Arredo domestico, l’Artigianato, la Città, la Moda e la Tecnologia – sono la struttura portante di questo atipico dizionario, che raccoglie un centinaio di testi scritti da Ugo La Pietra sui molteplici problemi legati alla cultura del progetto e riferiti alla grande area disciplinare che va dalle arti applicate al disegno industriale, fino all’architettura. Gli articoli e i saggi qui pubblicati, sempre accompagnati da immagini cariche di indicazioni esemplificative, di ironia e di allusioni metaprogettuali, coprono un arco temporale che va dal 1972 a oggi, e testimoniano del continuo e inarrestabile esercizio conoscitivo dell’autore.rnCome sottolinea Carlo Vinti, il curatore di questo volume, La Pietra «ha segnalato costantemente la necessità di inserire una dimensione di ricerca non solo nelle scuole ma anche nella professione, nelle industrie e nei laboratori artigianali; ha predicato il metodo dei “travasi” e degli sconfinamenti, contro ogni specialismo settoriale», e, in questo senso, si è inscritto nella tradizione squisitamente sperimentale di Gio Ponti, poiché affascinato dalla sua capacità di attraversare tutte le arti, dall’architettura alla pittura, dalla decorazione all’arredamento.rnQuando Ugo La Pietra afferma provocatoriamente che «il design non esiste come disciplina», entra in risonanza con l’altro protégé milanese di Ponti, Ettore Sottsass, e con la sua stramba idea di produrre «pensieri, disegni, programmi e utopie, frasi e rivolte, irriverenze e sarcasmo, scatti paranoici e dolcezze angeliche, errori insostenibili e intuizioni che la gente, per ridere, chiama “controdesign”». Ma in fondo le riflessioni di La Pietra – «che con Mendini resta il maggior generatore di pubblicazioni sull’architettura radicale», secondo Adolfo Natalini – nascono dall’urgenza di comprendere i problemi della società contemporanea, mantenendo il più possibile aperto il proprio campo visivo al grido di «Abitare è essere ovunque a casa propria», interrogando cioè anche la cultura materiale, quella invenzione o re‐invenzione del quotidiano che la modernità ha volutamente emarginato. -
Tre per un topo
Tre per un topo è l’origine, il prototipo di tutte le successive raccolte di Toti Scialoja per l’infanzia.rnToti Scialoja (Roma, 1914-1998) è stato pittore, scenografo e poeta. Pubblicò molti libri di filastrocche e poesie illustrate dedicate ai bambini, tra cui ricordiamo: Amato topino caro (1971); La zanzara senza zeta (1974); Una vespa! Che spavento (1975); Ghiro ghiro tonto (1979). Ma Tre per un topo, l’album originale con la copertina rossa, fu realizzato prima di tutti questi libri. Dedicato alle due nipotine Barbara e Alice fu a loro consegnato nel 1969, e da loro amorevolmente conservato fino ad oggi. Lo pubblichiamo qui per la prima volta con la coincidenza del centenario della nascita dell’autore. -
Metamorfosi. La svolta ontologica in antropologia
Da circa vent'anni, un vento di novità percorre l'antropologia. Alcuni autori propongono di adottare un atteggiamento che chiamano «ontologico»: la polvere 'aché' non «rappresenta» il potere, dicono, ma «è» potere. Il lavoro dell'antropologo non sarebbe più quello di interpretare ciò che incontra sul campo alla luce delle categorie scientifiche occidentali (società, scambio economico, potere), ma di entrare nei mondi alieni che gli si aprono. Non più «noi» che interpretiamo «loro», ma loro che ci trasformano. E c'è chi pensa che la stessa parola «cultura», ormai superata, debba essere sostituita da mondi plurali e da ontologie multiple, reali quanto la «nostra» ontologia, nella quale, però, la natura è una e identica per tutte le differenti culture. Prendere sul serio le culture indigene vuol dire cioè assumerle come mondi, con le loro leggi e le loro realtà. -
Prospettivismo cosmologico in Amazzonia e altrove. Quattro lezioni tenute presso il Department of Social Anthropology, Cambridge University (febbraio-marzo 1998)
Questo libro raccoglie il testo di quattro fondamentali lezioni tenute a Cambridge nel 1998, quasi un atto di nascita della corrente più discussa nell’antropologia degli ultimi vent’anni. Completa il libro una densa postfazione di Roy Wagner, uno dei principali punti di riferimento di questa corrente e dell’antropologia mondiale.Qual è l’oggetto dell’antropologia? Nello studiare i costumi, le mitologie, i totem e i feticci delle culture lontane dalle nostre, l’antropologia del secolo scorso ha sempre nutrito la convinzione che l’oggetto della propria ricerca fosse l’uomo. È questo presupposto che Eduardo Viveiros de Castro vuole mettere radicalmente in questione: i mondi in cui vivono molti dei popoli del continente americano sono più fittamente popolati, irriducibili al mondo umano, e d’altronde ciò che è umano non è mai del tutto distinto da ciò che non è umano. Umani e animali (ma anche spiriti, fenomeni climatici e molte delle cose che noi consideriamo «inanimate») possiedono un’unica soggettività comune. Se l’evoluzionismo ha ormai insegnato all’Occidente che gli esseri umani sono animali, la cosmologia amazzonica ci fa capire in che senso gli animali possono essere umani.rnCon questa vertiginosa proposta metafisica, molto vicina ai «mille piani» di Gilles Deleuze, e più in generale a molte delle filosofie «anti-cartesiane» del Novecento, Viveiros de Castro si pone come capofila della «svolta ontologica» nell’antropologia contemporanea. -
Bathygraphica. Disegni e visioni degli abissi marini
Che ne è oggi dell'Abisso? Esiste ancora una profondità tale da meritare il nome, il timore e il rispetto che un tempo spettavano all'Abisso? La collezione di carte e di visioni messe assieme in questo libro è a suo modo un viaggio - quasi un voyage extraordinaire come quelli di Jules Verne - negli abissi a noi più prossimi, e cioè quelli del fondo dei mari più profondi. rn«L’abisso al quale Garbin ha dedicato il suo libro è anche quello del nostro tempo.» - DoppiozeroQuesta storia parziale e arbitraria si apre con un'immagine terribile e sublime, la ""batigrafia"""" descritta da Thomas Burnet in Telluris Theoria Sacra alla fine del diciassettesimo secolo, e cioè una visione apocalittica della terra prosciugata alla fine dei tempi. Da allora sono state disegnate molte carte degli abissi, anche diversissime tra loro, ma tutte accomunate dal bisogno di vedere un altro mondo, che in massima parte è - e sempre sarà - precluso alla vista dell'uomo, e accessibile solo sotto forma di disegno. La rassegna delle rappresentazioni e delle visioni delle profondità abissali è anche la storia di una espropriazione e di una continua dislocazione, tanto da far pensare che ben poco resti ormai, sotto il mare così come sulla terra, di quella oscurità e di quella dismisura che sono la sostanza stessa dell'Abisso. Ciò accade perché una certa disposizione del pensiero efficiente sposta sempre più in là il confine del noto a scapito del dominio dell'ignoto, e lo fa con una tale determinazione da non permettersi e non permetterci di pensare l'Abisso per quello che è, e nemmeno di intuire come quel confine non sia affatto netto, bensì confuso e ripiegato su sé stesso. Osservando le carte e leggendo le storie che hanno cercato di immaginare il fondo del mare ci si può rendere conto di come l'Abisso costantemente si ritragga, ma allo stesso tempo penetri il pensiero che intende spiegarlo e le immagini che cercano di mostrarlo."" -
Terre marginali. Agricoltura come nuovo umanesimo
È possibile elaborare per il Terzo Mondo un modello di sviluppo agricolo che sia fruttuosamente applicabile anche al Primo Mondo? Forse sì. E potremmo magari scoprire, in questo ""modello comune"""", un'alternativa all'agricoltura intensiva guidata da criteri gestionali di tipo produttivistico. Il libro intende raccontare le economie del settore agroindustriale non dal punto di vista dei grandi centri di potere, bensì dalla specola delle """"terre marginali"""". Questo sguardo nuovo nasce sul campo, dalle esperienze vissute dall'autore nelle periferie del mondo, tra colpi di Stato e attentati, in contesti culturalmente e religiosamente estremi. E nasce in particolare dalla costruzione di un progetto imprenditoriale - ben presto divenuto un esempio di sviluppo sociale - in una delle aree dell'Africa subsahariana in cui nascono le migrazioni. L'occhio di Caponetti è quello, umile e colto, di chi nella terra è nato e nella terra cerca un punto di partenza per lo sviluppo socioeconomico, sia locale che globale, ma lo sguardo che lo anima non arretra di fronte ai problemi materiali: dalla denuncia dei finanziamenti pubblici """"a pioggia"""", ovvero di tipo assistenziale, al problema del copyright sulle sementi, dalla miopia della cultura occidentale, che produce """"asset"""" che invecchiano inutilizzati, al feticcio del """"green business"""", criticato anche da Gilles Clément in """"L'Alternativa ambiente"""". Alla chiara denuncia delle colture industriali intensive, figlie della modernità occidentale, si affiancano però abbozzi di modelli alternativi, che possono costituire nuove opportunità di crescita. E l'autore arriva a proporre, come possibile vettore di cambiamento, una visione umanistica basata sull'inversione della rotta fin qui seguita, e dunque sulla concretizzazione, per le popolazioni che migrano da contesti difficili, della possibilità di contribuire al loro sviluppo nei territori d'origine."" -
Storiografie parallele. Cos'è la «non-fiction»?
La non-fiction è oggi la forma scritta che racconta la realtà concreta e immediata della cronaca con gli strumenti della letteratura. Il termine ha assunto nei decenni significati contraddittori, che hanno in parte precluso una lettura centrata delle cosiddette “storie vere”. rn«La ricognizione che svolge è puntuale e di un'esaustività finanche eccessiva, nessuno manca all'appello, là dove talvolta sono le eccezioni e le assenze a dare vera forma alle teorie e le presenze» - Lisa Ginzburg, Avvenirern«Lo scopo di Marchese è analizzare le diverse tipologie narrative per individuare come esse reagiscano a motivi ricorrenti» - AliasrnAttraverso un discorso saggistico che alterna inquadramenti per generi e temi a letture di testi italiani e stranieri degli ultimi trent’anni, in questo libro la non-fiction viene riletta sotto una nuova (doppia) luce. Da un lato, come storiografia autoptica, drammatica, tipica, in un recupero inattuale del paradigma storiografico premoderno. Dall’altro, come forma di concorrenza sleale della letteratura nei confronti di una storiografia percepita ormai come discorso inerte. Riflettere sulla non-fiction diventa così una via per riflettere su alcune caratteristiche salienti della prosa contemporanea: l’impegno etico, l’esigenza di autenticità, la cronaca come laboratorio di miti d’oggi. -
Stili di vita e città del futuro. Roma e Montréal: due realtà a confronto. Ediz. italiana e francese
Gli studi presentati in questo volume muovono dalla convinzione che la configurazione dello spazio urbano giochi un ruolo determinante nella definizione degli stili di vita, stimolando comportamenti virtuosi che contribuiscono a migliorare il benessere dei cittadini. Le patologie contemporanee sono determinate da una vita sedentaria. L'Organizzazione Mondiale della Sanita ha definito il fenomeno dell'obesità come ""una delle maggiori sfide per la salute pubblica nel XXI secolo"""" e ha introdotto il parametro dei 5.000 passi al giorno (ovvero una passeggiata di circa 3 km) come obiettivo che aiuta a mantenersi in salute e a dimezzare il rischio di patologie. Per combattere questo fenomeno, ad un'azione terapeutica diretta devono essere affiancate efficaci iniziative di prevenzione, impostate sulla diffusione di validi modi di muoversi in città facendo attività fisica, un fine che può essere raggiunto riqualificando la struttura urbana. Secondo l'UE, salute e benessere sono obiettivi fondamentali strettamente integrati alla nozione di città sostenibile. Questo volume raccoglie riflessioni ed esempi concreti, utili a individuare strategie alla scala metropolitana, urbana e locale in grado di agevolare e favorire lo svolgersi di una vita attiva all'aperto. Architetti, paesaggisti, medici e sociologi, italiani e canadesi, hanno approfondito le implicazioni multidisciplinari messe in campo. Quattro casi studio, individuati in corrispondenza di importanti nodi urbani nelle città di Roma e Montréal, mostrano ipotesi e approcci per la valorizzazione dello spazio urbano per mezzo della progettazione di aree pedonali, percorsi ciclabili e attività all'aperto. Un'antologia di testi ripercorre la vita urbana del flâneur in queste due metropoli. Ne risulta un libro volutamente ibrido, che restituisce un quadro composito di temi che riguardano l'ambiente, la salute, il paesaggio urbano e il benessere psico-fisico dei cittadini."" -
I baffi del bambino. Scritti sull'arte e sugli artisti
Vengono qui raccolti i testi sull'arte che Luca Bertolo, ormai da vent'anni, affianca alla sua attività di pittore. L'autore si confronta con dei nuclei tematici ben precisi, come il rapporto tra arte e politica o lo statuto della pittura contemporanea nel contesto di un'arte che si suppone postmediale, riflettendo allo stesso tempo sulla crisi attuale della critica d'arte. Questi temi vengono variamente declinati da Bertolo attraverso ritratti di artisti della sua generazione, recensioni di mostre e riflessioni teoriche più generali, restando sempre fedele all'urgenza di mostrare in controluce gli aspetti essenziali della propria pratica artistica. -
La strada. Dove si crea il mondo-The street. Where the world is made. Ediz. bilingue. Vol. 1
In occasione dell'esposizione La strada. Dove si crea il mondo, il museo MAXXI e Quodlibet edizioni presentano un progetto editoriale che è al contempo il catalogo della mostra e uno strumento, ampio e articolato, per esplorare il ruolo della strada nella produzione dell'arte contemporanea, dalla seconda metà del Novecento a oggi. Due volumi, autonomi e allo stesso tempo legati tra loro, analizzano la strada come manifesto in continua mutazione della vita contemporanea, elemento di connessione ma anche di rottura, scenario delle esperienze del quotidiano. Qursto volume raccoglie i saggi di Hou Hanru, Pippo Ciorra, Mark Wigley, Simone Ciglia, Nikos Papastergiadis, Saskia Sassen, Homi K. Bhabha, Stefano Chiodi e dell'Università Sapienza di Roma. Un'articolata antologia di testi storici completa il percorso critico con, tra gli altri, testi di: Georg Simmel, Le Corbusier, Walter Benjamin, Theodor W. Adorno, Guy Debord, Claes Oldenburg, Vito Acconci, Robert Venturi, Denise Scott Brown, Steven Izenour, Michel Foucault, Franco Farinelli, Martha Rosler, Rem Koolhaas, Francesco Careri e Judith Butler. -
La strada. Dove si crea il mondo-The street. Where the world is made. Ediz. bilingue. Vol. 2
In questo volume sono illustrate le oltre duecento opere in mostra, alternate nel volume con la riproduzione di altre opere storiche del Novecento, così da comporre una sorta di enciclopedia tascabile che esplora il tema della strada in relazione all'arte. Un mosaico di lavori, esperienze artistiche, performance e installazioni che vede, tra le altre, la presenza di Francis Alÿs, Laurie Anderson, Archigram, Rosa Barba, Joseph Beuys, Botto&Bruno, Andrea Bowers, Atelier Bow-Wow, Alain Bublex, Daniel Buren, Georges Candilis, Cao Fei, Maurizio Cattelan, Chim?Pom, Christo, Jimmie Durham, Olafur Eliasson, Flavio Favelli, Yona Friedman, Alberto Garutti, Gilbert & George, Thomas Hirschhorn, Damien Hirst, Steven Holl, Alfredo Jaar, Allan Kaprow, William Kentridge, Jeff Koons, Barbara Kruger, Ugo La Pietra, Liu Qingyuan, Gordon Matta-Clark, Mario Merz, MVRDV, Claes Oldenburg, Lucy + Jorge Orta, Damián Ortega, Giulio Paolini, Adrian Piper, Michelangelo Pistoletto, Robert Rauschenberg, Ed Ruscha, SITE, Cindy Sherman, Stalker, Superstudio, Vedovamazzei, Andy Warhol, Sislej Xhafa e Zhou Tao. -
La Terra e il suo satellite
Finalista del Premio Dessì, trentaquattresima edizione, nella sezione Narrativa.rnIl segreto del tema in classe, ma questo vale più in generale per la vita, è la divagazionern«Lo scrittore ticinese ha una voce inconfondibile che speriamo di poter riascoltare al più presto» - Doppiozerorn«Un inno alla digressione» - La Repubblicarn«Un'esperienza affascinante» - Il FogliornrnQuesto libro parla di infanzia, esperimenti zoologici, musicali e cinematografici; tuffi, invenzioni linguistiche e altri gesti di resistenza; gli astri e la pioggia, la malattia e la salute, gli incendi che tutto annientano e la salvezza; case fantasma, baffi lunari, piante a rotelle, borsaioli da circo e altri prestigiatori; e lo fa sviluppando la forma del tema in classe in alcune delle sue varianti più comuni, dal raccontino autobiografico alla «recensione», dal commento di un testo d’autore o di una notizia di attualità al componimento filosofico.rnInoltre, i lettori incontreranno qui alcuni campioni del tema in classe inteso come genere letterario: un Giacomo Leopardi alle prime armi, Francis Ponge, Antoine Doinel (da Truffaut), Andreas Sam (da Danilo Kiš), Anne Frank e, sullo sfondo, l’ombra di Fritz Kocher, il ragazzino a cui nel 1904 Robert Walser attribuì le prose del suo primo libro, e con queste l’osservazione: «Scrivere significa accalorarsi in silenzio». -
Potere e visibilità. Studi su Michel Foucault
La lotta per la visibilità è una delle principali ragioni di conflitto che le società occidentali hanno conosciuto in un periodo storico di lunga durata che arriva fino a oggi. Michel Foucault ne scrive in un piccolo saggio del 1977, ""La vita degli uomini infami"""", ma in realtà tocca la questione durante tutto l'arco del suo percorso di ricerca. Pur non affrontandola mai in modo sistematico, ne lascia emergere lo spessore ogni volta che tratta problemi come l'esclusione e l'emarginazione sociale, la prigione, il crimine, le pratiche di costituzione del sé, ma anche esperienze estetiche come la letteratura e la produzione di immagini. Intorno alla lotta per la visibilità si gioca infatti una parte fondamentale dei rapporti fra gli individui e il potere. Non è un fenomeno a senso unico. Per un verso siamo catturati in un regime di visibilità sempre più esteso che mira ad afferrare ogni dettaglio delle nostre esistenze. Per un altro, conquistando nuove forme di visibilità, otteniamo dignità di parola nello spazio pubblico e rivendichiamo il nostro ruolo di soggetti politici. L'intreccio di potere, pratiche sociali ed estetica nella lotta per la visibilità è il nucleo intorno a cui ruotano gli studi di questo libro. Il loro obiettivo è portare l'attenzione su un tema finora trascurato e offrire le riflessioni di Foucault come spunto per ulteriori ricerche."" -
Residenza pubblica e condivisione identitaria. Esperienze di recupero dell'abitazione sociale
Il tema del recupero dell'Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) rappresenta oggi, in Italia come in Europa e nel mondo, una grande sfida progettuale. Esso risponde a ragioni di gravità e di urgenza, date dalla necessità di fronteggiare, anche se in modo parziale, l'attuale domanda di abitazioni sociali, rispetto a un'offerta di nuovi insediamenti pubblici in progressiva contrazione. Si inserisce nel più ampio campo di azione che vede, nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio esistente, strategie efficaci per perseguire gli obiettivi di massimizzazione delle risorse ambientali ed economiche. Investe la dimensione sociale dell'abitare ed è chiamato a trasformarne profondamente la natura. La revisione tipologica e dimensionale degli alloggi, in linea con la diversa configurazione dei nuclei familiari, le nuove esigenze abitative, i molteplici modelli d'uso dell'abitazione si accompagna a riflessioni più generali sui caratteri identitari dei luoghi e sul senso di appartenenza e di affezione dei loro abitanti. -
The book is a small architecture. Interior of an interior. Ediz. illustrata
We are living in a 1:1 scale world and we are always inside a huge interior: it is there, I can see it, it is not a map, it is a physical reality.Am I inside or out?Am I outside or in? The book is a small architecture. Interior of an interior is a project developed within NABA, Nuova Accademia di Belle Arti