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Dal progetto alla storia. Gli anni della critica e della nuova dimensione urbana
«Già da tempo gli architetti sono coscienti della falsità di una loro posizione “demiurgica” in seno ai conflitti sociali, e per molti ciò ha significato l’abbandono definitivo di ogni tipo di lotta, per altri ha significato la necessità di uno spostamento della lotta stessa in campi che sembravano più idonei per influire sulle cause prime di quelle disfunzioni. Da ciò il rifugio nell’urbanistica: ma ben presto ci si accorse che quando un’intera civiltà è in crisi, nessun settore ha in sé la possibilità di offrire soluzioni decisive».Subito dopo la laurea, Manfredo Tafuri, in parallelo all’insegnamento universitario come assistente di Ludovico Quaroni, si è impegnato nella progettazione architettonica e nella «critica in atto» sulle questioni più cogenti del primo dopoguerra, in particolare a Roma.I suoi interventi pubblici giovanili, elaborati insieme ad alcuni compagni universitari (Enrico Fattinnanzi, Giorgio Piccinato, Vieri Quilici), sono quindi equamente divisi fra i temi della scala urbana, concernenti cioè la speculazione edilizia e gli alloggi sociali messi in campo dallo Stato; la salvaguardia dei beni monumentali, per cui il giovane architetto partecipa alle iniziative di Italia Nostra a fianco di Antonio Cederna, Italo Insolera e altri; la collaborazione con la rivista milanese «Casabella‐Continuità» diretta da Ernesto Nathan Rogers, per la quale si occupa della «nuova dimensione» assunta dai progetti pubblici, vale a dire la grande scala dei centri direzionali e della «città territorio» che in quegli anni di boom economico e grandi migrazioni interne infiammavano la discussione urbanistica.Secondo Tafuri, tutto ciò non poteva certo «risolversi curando lo studio dei singoli problemi edilizi, ma per le sue dimensioni, richiedeva una scala più vasta, la scala del piano regolatore comunale, se non di quello territoriale e conseguentemente la riforma totale del regolamento edilizio». A questa stagione appartengono i saggi qui riuniti per la prima volta.Ben presto, pur diventando un interlocutore abituale per tutta la nuova generazione di architetti del dopoguerra, da Carlo Aymonino ad Aldo Rossi, da Giancarlo De Carlo a Vittorio Gregotti, Tafuri si sarebbe sentito sconfitto per non aver influito sulla gestione – o meglio, sulla mancata gestione – dello sviluppo urbano della capitale e in generale di tutte le grandi aree metropolitane del Paese. Come sostiene Giorgio Ciucci, «Tafuri era giunto alla conclusione che non era dato all’intellettuale cambiare il mondo, e che tuttavia doveva inevitabilmente lavorare per quel cambiamento». -
Varie-età. Remo Buti 1982-2002. Vent'anni di didattica. Ediz. illustrata
«Da bambino giocava con i cocci d’autore della Richard Ginori. Poi è diventato il più concettuale dei Radical fiorentini, un docente-guru che ha formato un’intera generazione e un grande anticipatore di tendenze. Ecco il maestro raccontato da uno dei coautori della monografia appena pubblicata» - Giovanni Bartolozzi, Abitarern«Apre la strada alla riscoperta del maestro fiorentino e del suo originale metodo d'insegnamento.» - Giovanni Bartolozzi, Avvenire“Sono vissuto in una stanza vuota... Quel vuoto ora non fornisce risposte ma esige un nuovo gesto di sopravvivenza, un nuovo gesto da riprendere e da ricominciare. Così prima o poi il vuoto ci impedisce di sostare in qualche stazione di riposo e ci costringe, che lo vogliamo o no, a pensare sempre tutto daccapo...” - Remo Buti, Firenze, 5 marzo 2020Il volume è dedicato al lavoro di Remo Buti, e in particolar modo ai vent’anni dell’attività didattica, dal 1982 al 2002, quale titolare del corso di Arredamento e architettura degli interni presso la Facoltà di Architettura di Firenze.rnButi è stato uno dei protagonisti dell’architettura radicale fiorentina, insieme a Superstudio, Archizoom, 9999, Zziggurat, ufo e Gianni Pettena, nonché tra i fondatori di Global Tools. Architetto e abilissimo artigiano – tanto da autodefinirsi “archigiano” –, la sua grande missione e passione è stata l’insegnamento. Molti dei protagonisti della scena del design dagli anni Ottanta a oggi – come Massimo Iosa Ghini e Stefano Giovannoni, fra gli altri – hanno “risciacquato i propri panni in Arno”, vale a dire nel suo corso. Andrea Branzi ha definito Buti come “un grande protagonista segreto della più grande scenografia internazionale del progetto. Un ‘uomo in grigio’, come si direbbe: un maestro apparentemente defilato, che occorre scoprire”.rnIl volume presenta appunto sia il lavoro professionale dell’architetto e designer fiorentino, sia i risultati spettacolosi, e inediti, degli elaborati degli studenti del suo corso, documentati con centinaia di immagini. Guardando ai fantasmagorici progetti non si può non riconoscere come questi anticipassero di anni le tematiche di alcune correnti del design internazionale, e non si può fare a meno di considerare il corso di Remo Buti come uno dei più stimolanti laboratori del design italiano. -
Stile Alberto
Una biografia rigorosamente non autorizzata, una controvita di un grande amore novecentescornrnrn«È un ritratto confidenziale, il diario di un inseguimento, gli appunti di un apprendistato letterario che ha coinciso con l'educazione sentimentale fornita dai libri e dalla frequentazione con lo scrittore. La storia, come scrive Masneri, «di un innamoramento letterario immediato, con immedesimazione delirante». All'epoca si era sviluppato un circoscritto ma tenace culto arbasiniano. C'era una piccola setta di adepti che si scambiavano come figurine edizioni rare delle sue opere. Ma essere Arbasino, diventare Arbasino, vuoi dire rischiare il ridicolo: Masneri lo sa, non corre il rischio, e con una prosa colta, ironica e affettuosa» - la Lettura«Un libro delizioso, in cui Masneri parla di Arbasino anche per dire della propria educazione sentimentale, e in cui Arbasino assume il ruolo di involontario maestro, senza insegnare nulla, che è la cosa migliore» - il Giornalern«A rendere prezioso il libro sono anche gli scatti dei fotografi Paolo Di Paolo e Giovanna Silva, le riproduzioni golose di cartoline autografe, locandine d'epoca, interni di casa, sino al citofono» - Stefano Bartezzaghi, Robinsonrn«La cronaca di un tempo non perduto e il ritratto di una Roma leggera: cene, incontri et similia con ""cari vecchi signori"""" e antiquarie intellettuali, nobildonne in età da caftano, arbasiniani d'ordinanza, """"coetanei borghesoni e anglofili"""" e """"rari giovani scatenati, lirici o sinfonici» - D, la RepubblicarnAlberto Arbasino (1930-2020) non è stato solo uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano ma è stata una colossale «macchina di stile». Michele Masneri ci guida con una scrittura divertita e divertente in un paese scomparso dove l'opera-mondo arbasiniana funge da Google Maps fra gran lombardi, ambasciatori, nobiltà («a Roma gli unici esseri parlabili - e format esportabili - son sempre stati le principesse»). E ancora: Gianni Agnelli, Truman Capote. Gin and tonic e fiori freschi (""""Grazie per le magnifiche rose!""""), e il tentativo di una genealogia letteraria e omosessuale del Novecento che arriva fino a Pier Vittorio Tondelli passando per Pier Paolo Pasolini. Una biografia rigorosamente non autorizzata, una controvita di un grande amore novecentesco. E la storia di un romanzo «perduto», che Arbasino scriveva parallelamente a """"Petrolio"""", incredibilmente sullo stesso tema, l'industria petrolifera. """"Stile Alberto"""" è anche un piccolo manuale di sopravvivenza nel mondo letterario di ieri e di oggi. Arricchito da foto dell'autore, sei fotografie di Paolo Di Paolo e una serie di cartoline autografe di Alberto Arbasino."" -
A che punto siamo? L'epidemia come politica
«Centodieci pagine sottili, per altro in piccolo formato. Tanto basta per mostrare con spietata precisione quale sia l'attule livello del milieu culturale italiano. I fogli in questione sono quelli che compongono il nuovo, potentissimo libro di Giorgio Agamben» - La VeritàAgamben ha raccolto in questo libro tutti i suoi interventi sull'emergenza sanitaria che stiamo attraversando. Al di là di denunce e descrizioni puntuali, i testi propongono in varia forma una riflessione sulla Grande Trasformazione in corso nelle democrazie occidentali. In nome della biosicurezza e della salute, il modello delle democrazie borghesi coi loro diritti, i loro parlamenti e le loro costituzioni sta ovunque cedendo il posto a un nuovo dispotismo in cui i cittadini sembrano accettare limitazioni delle libertà senza precedenti. Di qui l'urgenza della domanda che dà il titolo alla raccolta: a che punto siamo? Fino a quando saremo disposti a vivere in uno stato di eccezione che viene continuamente prolungato e di cui non si riesce a intravedere la fine? -
Energy planning in mediterranean landscapes. Innovation paths in practices and careers
Integrated energy planning is intended as a set of approaches, processes and practices aimed at bringing together different disciplinary contributions dealing with manifold energy issues. The aim of this Issue is to debate on tools and methods addressingthe energy transition in the Mediterranean countries, moving fromthe experience of two Erasmus + projects, E-Resplan and Eneplan, in which Roma Tre University has been respectively partner and coordinator. In the light of national and international research programs wellrooted within legislative and regulatory frameworks, the papersconjure up an original palette of issues bridging energy transitionapproaches led by energy efficiency targets, notably building stockretrofitting, and by the urge for decarbonization and energy security requirements, with environmental concerns about climatechange, biodiversity and the ecological approach. -
The project of the real. Six writings, one sense on the perpetual crisis of architectural and social conditions
The new century began with an economic crisis and environmentaland health catastrophes, and is projecting us into a new complexdimension of our living in which we are witnessing a fundamentalparadigm shift, not only in our understanding of the present, butof the future in particular. We can no longer use methods and systems belonging to the scientific and reductionist paradigm of therecent past, because we are currently in a new and different condition, in an ongoing search for ethical and social relations. Thescientific paradigm in which everything was decomposed and thenreorganized according to a universal principle of knowledge, orthe reduction of complexity into simplicity, is currently no longerapplicable to knowledge in general, to living the Earth, and evenless so to architecture. The disjunctive logic of Cartesian analytical theory, which distinguishes and separates and decontextualizes, used by such masters of the past century as Le Corbusier, Miesvan der Rohe, and Aldo Rossi, becomes insufficient. Instead, it isnecessary to differentiate and connect, to conceive the project assomething that is not exhausted in the juxtaposition or the sumof the parts, but rather as a system full of links, interactions, relationships, transversality, variability, mutation, and adaptation. Inthe age of complexity, we must therefore refer to a new approach,based on architectural and social activism, one that is ecosystemic,processual, hybrid, and inclusive.This book is a collection of six writings and projects describing thevisions of possible worlds that prefigure a different approach thanin the past, in which architecture, while operating on the existingthat has been discarded, is asked to use new adaptive tools that,as a catalytic agent, can trigger chain reactions within the project of mutation, and activate a process of re-signification favoring a “syntagmatic overwriting” of a new social and architecturalidentity. Tools that in their overall constitutive identity constantlycontribute to the change and co-production of the conditions ofcomplex reciprocity with the existing, defining an approach thatplaces architecture in an evolutionary dimension. -
Categorie italiane. Studi di poetica e di letteratura. Nuova ediz.
In questo libro, rinnovato e ampliato rispetto alle precedenti edizioni, Giorgio Agamben, raccogliendo tutti i suoi scritti sulla letteratura italiana, da Dante fino a Pasolini e Manganelli, traccia, sulla scorta di un progetto elaborato verso la metà degli anni Settanta con Italo Calvino e Claudio Rugafiori, una sorta di mappa delle categorie portanti della nostra tradizione letteraria: tragedia/commedia; dialetto/lingua; lingua viva/lingua morta; biografia/favola; inno/elegia. Se la letteratura italiana trova così la sua particolare fisionomia rispetto alle altre culture romanze, più in generale è un’altra visione della poesia e della creazione letteraria, al di là dei luoghi comuni della critica e dell’estetica, che i saggi qui raccolti intendono proporre. E come in nessun altro dei suoi libri è possibile scorgere qui gli estremi fra cui il pensiero di Agamben non cessa di muoversi: filosofia e filologia, indagine genealogica e storia, passione per il dettaglio e visione panoramica. -
L' engagement estatico. Su René Char
Tra i più grandi poeti del Novecento, René Char ha fatto parte per pochi anni del Surrealismo per poi intraprendere un percorso totalmente personale, anche se è stato in relazione intellettuale e di amicizia con grandi personaggi del Novecento francese e non solo, tra cui Camus, Bataille, Blanchot, Celan. Durante la Seconda guerra mondiale è stato coinvolto personalmente nella Resistenza combattendo con il mitico nome di Capitaine Alexandre. Attraverso una fine lettura poetica e filosofica della sua opera (in particolare i Fogli d'Ipnos), Éric Marty affronta la delicata questione dell'engagement del poeta negli anni bui dell'occupazione nazista, che si realizza con modalità ben diverse dall'impegno di stampo surrealista o sartriano. Ne emerge una posizione originalissima elaborata da Char in questo periodo di combattimento armato in cui sceglie di non pubblicare nulla anche se non smette di scrivere e di riflettere sulla poesia. Si tratta per lui di affrontare una situazione a tal punto determinata dalla brutalità che risulta «inconcepibile» e «innominabile»: il mondo è uscito dai binari ordinari della storia per cui non lo si può affrontare con i termini del discorso comune. Per gli stessi motivi i meccanismi noti di opposizione o contrasto si rivelano, in questo caso, del tutto inefficaci. L'unica possibilità è data da un «rovesciamento» della situazione operato grazie ad una poesia che articola i due movimenti di quello che Marty chiama engagement estatico: l'angoscia e l'estasi. -
Updating values. Perspectives on design education
Updating Values. Perspectives on Design Educationincludes the proceedings of the International SymposiumUpdating Values – FutureDesignEd 2020 held inSan Marino on January 16-17, 2020.FutureDesignEd is an academic research projectpromoted by the University of Bologna DesignProgrammes, the aim of which is to observe theongoing transformation of design education throughthe involvement of a community of internationalobservers. The volume aims to further the discourseon “educational values” in the field of design.From Piero Formica’s “creative ignorance” to AliceTwemlow’s reflection upon the “human, post-human,and more-than-human”, from Audrey G. Bennett’seducational model to Juan Salamanca’s frameworkof responsible innovation, a plurality of differentviewpoints emerges.All of them converged in the Manifesto of UpdatingValues – FutureDesignEd 2020, which identifies twelvevalues we believe are the core of design and designeducation, the cornerstones of a lifelong process oflearning and personal and professional growth: aware ofthe past, open to the future, and engaged with the world. -
Dizionario teatrale. Ediz. multilingue
«Margherita Palli, classe 1951, svizzera di nascita, internazionale di formazione, ha trasformato decenni e decenni di attività teatrale come scenografa, e la terminologia che ne è la base, in un Dizionario teatrale; editato con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti dove è docente di scenografia, e realizzato in sette lingue: dall'italiano al cinese. Oltre un migliaio di parole e un apparato effetto lente di ingrandimento, per immagini e narrazione, dei suoi rituali» - Gian Luca Bauzano,Sette - Corriere della serarnrnrnrnrnrnrnIl lessico teatrale è ricchissimo, componendosi di parole tanto antiche quanto attuali. Questo dizionario multilingue si offre come uno strumento capace di orientare gli studenti e i lavoratori dello spettacolo. Oltre mille lemmi sono tradotti in sette lingue e accompagnati da più di cento illustrazioni. Completa il volume una rassegna dei riti, superstizioni, usi e costumi nei teatri del mondo. -
L' eternità immutabile. Studi su Juan Rodolfo Wilcock
Nella Valle dei Calanchi, a Lubriano (Viterbo), lo scrittore argentino Juan Rodolfo Wilcock - che scelse l'Italia come seconda patria e l'italiano come lingua d'adozione - trascorse gli ultimi anni della sua vita. Proprio a Lubriano, nel 2019, si è tenuto un importante convegno per il centenario della sua nascita, i cui atti sono pubblicati in questo volume dedicato alle varie anime della sua opera in prosa e in versi. Attraverso punti di vista e approcci metodologici diversi, i contributi qui raccolti propongono nuovi sguardi critici su un autore senz'altro anomalo nella storia culturale italiana, mostrando i numerosi livelli di lettura che si nascondono nei suoi libri così moderni, paradossali e misteriosi. -
Dimitri Bortnikov. Un russe en littérature française
En tant que phénomène aux formes variées et changeantes qui transcendent toute velléité de catégorisation, le multilinguisme littéraire interroge de près le critique. L’attention de ce volume se porte en particulier sur les textes de Dimitri Bortnikov, écrivain russe qui a choisi de fonder son acte créatif dans sa langue d’adoption, le français. L’auteur explore celle-ci sans renoncer à son extranéité slave fondamentale et parvient à une forme de francité toute à lui qu’il définit comme « ablouie ». Quand, à propos de ses romans et de lui-même, il déclare : « Après une page de Face au Styx vous pouvez lire tout ce que vous voulez. Un vrai écrivain, un vrai Rimbaud, doit essayer de rendre les autres écrivains lisibles », il est impossible de ne pas se sentir intrigué par le défi qu’il pose au lecteur. Des romans indéchiffrables ? Certainement labyrinthiques, extrapolés du plus profond des trésors de l’inconscient, des trésors qui nourrissent un style insolite et cinglant, caractérisé par des dynamitages à tous les niveaux. Le résultat ? Un roman des incertitudes où chaque élément non seulement se charge d’un imaginaire particulièrement fécond et acquiert la matérialité de l’expérience corporelle mais devient un dispositif critique qui permet de saisir la complexité du monde. Notre exploration des espaces d’opacité créés par l’anomalie de l’écriture de Dimitri Bortnikov se veut une contribution au débat littéraire français sur un auteur inconnu tout à fait singulier -
AdolescenceS
Pour les adultes que nous sommes, l’adolescence se présente comme unâge perdu, et, en tant que tel, ne peut que susciter curiosités, interrogations, désir de récupération de cet autre, voire de ce semblable que nous avons été.Mais ce passage se fait difficile à saisir car il se révèle extrêmement varié : incertain dans ses limites temporelles, dans ses manifestations largement individuelles, souvent problématiques à cerner et à encadrer, pluspeut-être que toute autre manifestation humaine, et ce, jusque dans sescaractéristiques les plus récentes, tout à fait particulières, qui vont se diffusant. Face aux difficultés de la science pour appréhender cette phase denos existences, c’est sans doute l’art qui se révèle le plus apte à en pénétrer laspécificité si atypique. Évoquer l’adolescence ou plutôt les adolescences enlittérature aujourd’hui – car peut-être faut-il oser n’utiliser ce substantifqu’au pluriel – signifie donc laisser s’installer dans les mots, s’y inscriredes êtres, des événements, des impressions, des sentiments, autrementdit un vécu qui habite loin derrière nous, un vécu en partie perdu, enpartie flou, en partie remanié, avec, à disposition, plus ou moins de documentation et de témoignages, eux aussi, peu ou prou sujets à caution.Autant de nourriture pour le geste créateur qui devra s’en emparer et letransformer en un bien commun, en creusant une opacité, un indicibleautour desquels tourne, travaille, se projette, se condense l’écriture : parsa capacité à accueillir et à décliner ambiguïtés, pluralités, obscurités,errances, folies, la littérature nous consent probablement, certes à samanière, de faire (re)vivre une si étrange période. -
#curacittà Roma. La Sapienza della cura urbana
Questo volume presenta idee per un uso diverso delle risorse, da valorizzare per la Roma futura.Negli ultimi anni il divario tra città vivibili, sane e sostenibili e città poco curate e insalubri si è fatto più ampio. La recente pandemia del Covid-19 ha mostrato quanto l'ambiente costruito incida sulla nostra salute: la densità abitativa, l'inquinamento, la collocazione dei servizi, la presenza di aree verdi sono tutti aspetti che hanno ricadute sul nostro modo di vivere e sul benessere psico-fisico. Roma, tra le grandi città europee, stenta ad adeguarsi a nuovi stili di vita e a un progetto di sostenibilità. L'inefficienza dei mezzi pubblici, la limitatezza della metropolitana e delle reti ciclabili, il degrado dei marciapiedi e delle strade invase dalle auto e il decadimento di molti spazi aperti sono sotto gli occhi di tutti. Nonostante la città possieda incredibili risorse, esse sono mal utilizzate e poco valorizzate. La capitale è inoltre ricca di risorse culturali, in particolare nei tre grandi atenei pubblici: le università sono un importante sostegno per lo sviluppo economico e fisico delle città, e interessano una vasta popolazione. Per queste ragioni sono spesso motori di rigenerazione urbana, capaci di rivitalizzare interi quartieri. La Sapienza, nello specifico, è un interessante caso di studio, utile a generare azioni sistemiche nel tessuto urbano romano e a ragionare sulle relazioni tra trama edilizia, strade e infrastrutture verdi, non solo a servizio della comunità dell'ateneo, ma dell'intera città. Le riflessioni che in questo libro presentiamo partono da queste semplici osservazioni e vogliono suggerire alcune risposte progettuali concrete e facilmente realizzabili per «curare Roma» e incoraggiare nuovi modi di vivere. -
40 parole per la cura della città. Lessico dei paesaggi della salute
Luogo di vita degli uomini e degli esseri viventi, animali e vegetali, la città è un habitat di biodiversità che può contribuire al benessere e alla salute dei suoi abitanti e che, a sua volta, deve essere curato da quanti la abitano. Questa città della cura, potenzialmente esistente ma non ancora attuale, richiede un lessico di parole per poterla nominare e descrivere. Il volume propone un piccolo thesaurus di parole mono- e polirematiche che, intrecciando i saperi (dell'architettura, del paesaggio, della sociologia, della medicina), tracciano una mappa di relazioni e definiscono possibili azioni di rigenerazione e conversione ecologica dei luoghi e degli spazi pubblici della città. Se si considera la salute un bene collettivo e non soltanto una questione individuale, la rigenerazione ecologica degli spazi urbani può favorire stili di vita e promuovere nuove pratiche sociali. Una selezione di quaranta parole esito di un lavoro di ricerca sui paesaggi della salute, in dialogo con nove temi della riflessione contemporanea sui diritti e le trasformazioni sociali e ambientali in atto, costruisce il lessico di una città della cura, sostenibile e solidale, aperta ai suoi abitanti. Quaranta fotografie di Giovanna Buccino sulla città del quotidiano fanno da contrappunto a questo trésor des mots. -
La cura delle città. Politiche e progetti
La città, secondo la nota definizione di Claude Lévi-Strauss, è il progetto umano per eccellenza. Nata per facilitare e migliorare la vita dell'uomo, rischia di convertirsi in un dispositivo dissipativo e antropofago, eppure, come afferma Francesco Indovina, è ""la nicchia all'interno della quale l'evoluzione sarebbe stata non solo assicurata ma anche più dinamica"""". Oggi le nocività - disorganizzazione, insicurezza, degrado, traffico, rumore, stress - prevalgono nettamente (non solo nell'immaginario collettivo) sulle connotazioni positive, sui caratteri artistici e monumentali, sull'essere la città stessa una straordinaria concentrazione di energia, cultura, idee, pensiero e azione antropica. Una città bella - se assumiamo il concetto di bellezza superandone i limiti puro-visibilistici - è prima di tutto un luogo dove si vive bene, sano, in grado di favorire stili di vita virtuosi che possano permettere al maggior numero di persone la piena realizzazione del proprio progetto biologico e di trascorrere la loro esistenza con pienezza e soddisfazione, a lungo e in buona salute. Rendere di nuovo le città vivibili e attraenti significa mettere in atto strategie capaci di lavorare, dal micro al macro, sull'innalzamento della qualità urbana, sulla performatività dello spazio urbano, sulla sua capacità di educare gli abitanti e incoraggiare stili di vita sani e virtuosi, sulla possibilità di dare accesso a tutti alle straordinarie opportunità che la città può offrire. In questo quadro un progetto sensibile, attento e misurato può svolgere la propria parte. Questo volume, esito di un'attività di ricerca centrata sulle politiche e sui progetti di riqualificazione e rigenerazione portati avanti nelle città europee che meglio hanno saputo interpretare e dare seguito al tema centrale del rapporto tra spazio vissuto e benessere, ha l'ambizione di proporsi come punto di riferimento su un argomento che sarà necessariamente al centro delle nostre riflessioni nel prossimo futuro."" -
Streetscape. Strade vitali, reti della mobilità sostenibile, vie verdi
La città come cura e la cura della città è il titolo della ricerca che fa da cornice al presente volume dedicato allo spazio della strada e alla sua cura. La società occidentale sempre più urbana e anziana, colpita dalla crisi ambientale e dalla scarsità, può far fronte ai suoi impegni solo mettendo al centro la cura. Il rapporto ambiente, salute, risorse è il tema da cui occorre ripartire per ragionare su un futuro sostenibile, maggiormente concentrato sul pianeta come bene pubblico e sulla prevenzione come scelta consapevole. Occorre perciò tornare a puntare sulla bellezza delle città, intese come luoghi ben funzionanti e piacevoli, stimolanti e capaci di incoraggiare la vita attiva dei cittadini. Questo vuol dire mettere al centro la cura dei corpi - umani e urbani - e il ruolo che ha lo spazio pubblico nella politica come supporto del welfare. -
#curacittà Napoli. Salubrità e natura nella città collinare
Natura pubblica, infrastruttura abitata, nodo di salubrità costituiscono, nell'approfondimento del caso napoletano, i capisaldi di una riflessione teorica orientata a ridisegnare i confini e i contenuti del progetto di architettura e di paesaggio come cura per la città. L'interesse è rivolto agli spazi urbani che si configurano come coesione di frammenti, instabili e modificabili, dove assume fondamentale importanza il rapporto con la natura che la città collinare di Napoli propone in maniera dirompente. Lo scopo è di superare l'idea di luogo salutare isolato o mal collegato dal punto di vista dell'accessibilità per costruire luoghi della cura in rete tra di loro, che possano assumere caratteri differenziati; luoghi del superamento di una logica monofunzionale e bloccati tipologicamente, nei quali sia assegnata una nuova centralità al corpo, al movimento e alle relazioni tra i cittadini. Oggetto dello studio è la vasta parte di città compresa tra il Parco di Capodimonte e il Parco delle Colline, dal quartiere Sanità a Scampia, attraversando il Vallone San Rocco, in cui si lavora ad una interpretazione di parco come connessione urbana, coinvolgendo spazi aperti ed edifici esistenti, ma anche cittadini, associazioni, istituzioni, processi di trasformazione in atto, nella costruzione di un sistema di aree eterogenee e interconnesse in grado di accogliere usi e pratiche diversificate. Parchi, ospedali, scuole, stazioni rappresentano, in una mappa molto articolata e complessa, gli elementi notevoli della città da cui innescare nuove logiche relazionali per la costruzione di una città sana. -
#Curacittà Venezia vs Marghera e la città-paesaggio
Il volume mette a confronto due parti di Venezia per diversi aspetti antitetiche: il centro storico insulare e il quartiere di Marghera. L'intento è di individuare strategie di riqualificazione e cura capaci di favorire un abitare attivo e salutare. Tenendo presenti questi obiettivi, la cura della città deve in questo caso ristabilire le relazioni tra le zone di terraferma e tutti i paesaggi d'acque in cui queste terre sono comprese, dalla Laguna alla Riviera del Brenta. All'interno del libro viene indagato lo stato di salute di una città molteplice come Venezia, attraverso vari livelli di lettura: l'interpretazione dei dati sulla qualità della vita dei suoi abitanti, le condizioni ambientali e la dilagazione di malattie croniche non trasmissibili diffuse sia sull'isola sia sulla terraferma. L'esame di sistemi, spazi e servizi di cura, attivi o potenziali, coinvolge la mobilità, l'ambiente costruito, le trasformazioni in atto, gli spazi verdi e non ultimo il ruolo determinante dei luoghi di condivisione. Integrando le infrastrutture della città a percorsi ciclopedonali, oasi urbane e strade vitali, è così possibile coinvolgere nei meccanismi del benessere urbano i luoghi di margine della città-paesaggio. -
Rabelais. La formazione delle parole come strumento stilistico
Racconta Leo Spitzer in una pagina memoriale che in gioventù, una volta avviato allo studio delle lingue romanze, aveva assistito con iniziale sconcerto alle lezioni di linguistica francese tenute dal suo maestro, il grande filologo romanzo Wilhelm Meyer-Lübke. Educato nella Vienna di fine Ottocento al culto dello stile di vita francese, appassionato spettatore delle commedie francesi messe in scena nei teatri della capitale, il giovane Spitzer non sapeva ritrovare traccia dell'esprit francese nei nudi mutamenti linguistici esaminati freddamente in quelle lezioni. Dalla duplice istanza di seguire il modello di studio fornito dalla linguistica storica e prendere nel contempo a oggetto d'analisi un autore provvisto di una fortissima individualità stilistica nasce il lavoro di esordio (1910) del ventitreenne Spitzer, qui proposto per la prima volta in traduzione. Al centro del saggio campeggia l'inesauribile invenzione lessicale di François Rabelais, ma continue sono le digressioni ora nella letteratura francese più recente (con particolare riguardo a Balzac, cui è dedicato il capitolo conclusivo), ora, per influsso dei contemporanei lavori freudiani sulla psicopatologia della vita quotidiana e sul motto di spirito, nella lingua d'uso nella Vienna dell'epoca.