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Genius loci. Anatomia di un mito italiano
Nel corso del Novecento l'Italia è andata alla ricerca di un centro di gravità identitario, capace di superare la difficoltà in cui la sua cultura si è trovata rispetto a una modernità avvertita in forma schizofrenica insieme come forza disgregatrice e come componente indispensabile alla propria autodefinizione. Il richiamo a un'eredità impareggiata quanto malferma e contraddittoria ha trovato un punto di saturazione nella nozione di genius loci, che ha finito per rappresentare una sorta di soluzione immaginaria alla questione dell'identità dell'arte prodotta in Italia. Il libro ricostruisce una genealogia del genius loci attraverso alcuni momenti della vicenda italiana, dalla fondazione postunitaria di una storia dell'arte nazionale al fascismo, dagli anni Ottanta all'attualità, puntando a fornire una ricostruzione della sua fortuna e una sua nuova lettura critica. Una genealogia non lineare di discorsi, memorie, immaginazioni che hanno avuto e continuano ad avere come posta in gioco l'autoriconoscimento in senso culturale quanto inevitabilmente politico dell'Italia contemporanea. -
Romarcord. Divagazioni su Roma tra nostalgia e amnesia
Una vita raccontata attraverso i cambiamenti di una città amatissima, o meglio: una città raccontata attraverso il pretesto di un’autobiografia, quella di Francesco Cardelli, nato allo scoppio della Seconda guerra mondiale e cresciuto in una Roma che poteva essere allo stesso tempo aristocratica e popolare, cinica e bonaria, obbediente alla Chiesa eppure già aperta alla controcultura di sinistra. Da una parte la «scola de preti», i riti familiari, il Circolo della Caccia, le udienze papali, gli scout, i rosari serali; dall’altra il Folkstudio, i primi cinema d’essai, il teatro delle cantine: luoghi trasgressivi, eccitanti per i figli di quella Roma ancora provinciale e bigotta che andavano così scoprendo il blues, il cinema d’autore, le avanguardie.rnI dettagli, soprattutto linguistici, sono registrati perché resti una traccia della città che non c’è più: i richiami degli ambulanti, i menù delle osterie, i giochi dei bevitori, i proverbi, le tante parole di un romanesco che nessuno parla più (la fojetta per versare il vino, la giannetta che soffia da nord), i cibi dimenticati (le fusaje, i mostaccioli), le filastrocche. E così le tradizioni dimenticate: gli zampognari con le «cioce» ai piedi, la «Befana del vigile», le corse dei cavalli «barberi» in via del Corso, la banda musicale al Pincio; e i mestieri scomparsi, come il bottijaro, il robbivecchi, l’ombrellaro o l’«uomo del sacco».rnPoi c’è la piccola storia: le rare memorabili nevicate, Mister Okay che si tuffa nel Tevere, le Olimpiadi del ’60 con gli atleti a zonzo per via del Corso, Bob Dylan al Folkstudio, Sartre e Beauvoir alla birreria Santi Apostoli, Liz Taylor intravista nel pubblico al concorso ippico di piazza di Siena. E ovviamente ci sono le strade, i cui nomi evocano «una piccola città da libro di fiabe», i quartieri, i negozi ormai chiusi, i mercati, tutta una topografia che tiene insieme, nel lutto dei tanti irreversibili cambiamenti, passato e presente. -
Kafka. Per una letteratura minore
"Come entrare in un'opera come quella di Kafka? un'opera che è un rizoma, una tana?"""". Proprio come il Castello, essa presenta molteplici ingressi, senza che si sappia quali siano le leggi che ne regolano l'uso e la distribuzione. Si potrà allora entrare da un punto qualsiasi, non ce n'è uno che valga più dell'altro, nessun ingresso è principale o secondario. Deleuze e Guattari scelgono di partire dal concetto di lingua (e letteratura) minore, facendone il cardine di un vero e proprio programma filosofico-politico e la chiave per rileggere, insieme con l'opera di Kafka, tutta la letteratura del Novecento. Letteratura minore non vuol dire letteratura in una lingua minore, ma letteratura di una minoranza che impiega una lingua maggiore. Di fronte a una triplice impossibilità (impossibilità di non scrivere, impossibilità di scrivere in tedesco, impossibilità di scrivere in un'altra lingua), Kafka ha deciso di usare - e qui sta il suo genio - il tedesco come lingua minore. """"Di grande, di rivoluzionario non c'è che il minore. Odiare ogni letteratura di padroni. Attrazione di Kafka per i servi e gli impiegati - stessa cosa, in Proust, per i servi e il loro linguaggio. Ma, altrettanto interessante, la possibilità di fare della propria lingua un uso minore. Essere nella propria lingua come uno straniero... Quanti stili, o generi, o movimenti letterari, anche minimi, sognano una cosa sola: assolvere una funzione maggiore del linguaggio, offrire i propri servizi come lingua di Stato, lingua ufficiale... Fare il sogno al contrario: saper creare un divenir-minore - c'è una chance per quella filosofia che per secoli formò un genere ufficiale e referenziale? Oggi l'antifilosofia vuol essere linguaggio del potere. Approfittiamone""""." -
Il Colosseo, la piazza, il museo, la città. Progetti
Nel presente volume si illustra un progetto di architetture urbane in cui si delineano le azioni necessarie alla riconfigurazione dell’invaso del Colosseo, alla ridefinizione del suo rapporto con l’area dei Fori e all’attivazione di un sistema museale diffuso che si disponga a corolla intorno al grande monumento.rnDov’è la piazza del Colosseo? Cos’è il Colosseo per i milioni di visitatori che ogni anno lo affollano? E cos’è per i romani, che, attraversando frettolosamente le strade che lo lambiscono, si tengono lontani dai flussi turistici che lo assaltano? A partire da queste semplici considerazioni, un’investigazione progettuale ha voluto ricomporre il profilo culturale e spaziale di un luogo straordinario, tanto popolare quanto poco compreso nella sua controversa e complessa natura. Pur essendo un’icona pop, infatti, il grande monumento e i suoi dintorni restano culturalmente indecifrabili, e soffrono per di più di una prosaica ed inaccettabile carenza di servizi. A tutto questo va aggiunto il rapporto – a dir poco problematico – tra la città, con le sue esigenze quotidiane, e l’Area Archeologica Centrale. In due volumi, Temi e Progetti, sono raccolti i risultati di una ricerca e di una proposta operativa che intendono rilanciare il significato storico e artistico dell’area, armonizzandola con l’Anfiteatro Flavio. -
Il Colosseo, la piazza, il museo, la città. Temi
In due volumi, Temi e Progetti, sono raccolti i risultati di una ricerca e di un progetto operativo che intendono rilanciare il significato storico e artistico dell’area, armonizzandola con l’Anfiteatro Flavio.rnSebbene il Colosseo sia visitato ogni anno da milioni di visitatori, i romani lo sfiorano distrattamente, non tanto perché “assuefatti” alla sua presenza, quanto per evitare gli affollamenti dei turisti, indifferenti “consumatori” di quella stessa presenza. Nonostante la sua straordinaria popolarità, dunque, il grande monumento e i suoi dintorni restano culturalmente indecifrabili ai più, soffrendo inoltre di una carenza di servizi che ne mortifica la fruizione. Da queste considerazioni muove un’investigazione che riflette in particolare sull’attualità del confronto tra il patrimonio storico, le esigenze funzionali della città contemporanea, l’aggiornamento delle conoscenze archeologiche e delle tecniche di fruizione e valorizzazione. A partire dalla proposta di un museo vivo e da vivere, formulata nel volume Progetti, i testi qui presentati offrono strumenti indispensabili alla comprensione e all’analisi dei documenti materiali e immateriali che hanno stimolato la logica espositiva e comunicativa dell’ipotesi di lavoro, definendo le nuove modalità di fruizione ad essa legate. Saggi e contributi di prestigiosi studiosi e archeologi esperti dell’area disegnano infine in questa sede le più aggiornate coordinate interpretative del monumento e del suo ruolo rispetto a Roma e al mondo intero. -
La città racconta le sue storie. Architettura, paesaggi e politiche urbane. Roma 1870-2020
Il libro riunisce tredici saggi su Roma scritti nell’arco di venticinque anni, ordinati cronologicamente rispetto allo sviluppo della città a partire dal 1870, quando divenne la Capitale del Regno d’Italia, fino ai giorni nostri.rnI saggi ricostruiscono alcune delle storie che si celano nel corpo fisico e nei tessuti urbani di un organismo complesso come quello di Roma, collegandole tra loro con chiavi interpretative coerenti. Attraverso l’analisi di alcuni dei più significativi passaggi che hanno caratterizzato le trasformazioni urbane degli ultimi centocinquant’anni, queste storie aiutano a capire perché la città abbia assunto la configurazione che noi oggi osserviamo.rnIn particolare, i capitoli conclusivi del libro prendono in esame le strategie urbanistiche più recenti e si proiettano nel futuro prossimo della città con lo sguardo inquieto e problematico che la pandemia di Covid-19 ha trasmesso nel nostro Paese e in tutto il mondo. -
Insieme. Catalogo della mostra (Roma, 22 ottobre-30 novembre 2020). Ediz. illustrata
Testi in italiano e in ingleseIl Catalogo è la perfetta sintesi della mostra INSIEME, un progetto espositivo ideato da Gianni Politi e realizzato con il sostegno di Ghella, promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Dopo il duro periodo pandemico è diventato per Politi necessario esprimere la forza della città di Roma e del suo fermento culturale. Ha così immaginato di appropriarsi delle Mura Aureliane per esporre le Opere di 19 artisti, da lui selezionati nel ruolo di curatore, per costruire un dialogo tra monumento e contemporaneo. Il catalogo vuole ricordare un mattone appartenente alle Mura Aureliane.The catalogue is the perfect synthesis of the exhibition INSIEME, a project conceived by Gianni Politi and realized with the support of Ghella, promoted by Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. After the difficult pandemic period it became necessary for Politi to express the strength of the city of Rome and its cultural ferment. He thus imagined appropriating the Aurelian Walls to exhibit the works of 19 artists, selected by him as curator, to build a dialogue between monument and contemporary. The catalogue recalls a brick belonging to the Aurelian Walls. -
Alberto Boatto. Lo sguardo dal di fuori
«La generosa donazione dell'archivio di Alberto Boatto da parte dei suoi famigliari arricchisce il patrimonio del MAXXI di una gemma il cui valore misureranno nel tempo gli studiosi di una straordinaria figura della cultura contemporanea, che ha indagato e illuminato il mondo artistico in maniera originale e penetrante. Si tratta di un fondo (epistolari, documenti, saggi, appunti, fotografie, libri, testate, materiali audio e video) cospiscuo e poliedrico. Scandisce e racconta la lunga, feconda parabola intellettuale e professionale di un critico e storico dell'arte totalmente immerso nella conoscenza dei principali fenomeni creativi italiani e internazionali, ma refrattario come pochi a muoversi in recinti interpretativi influenzati da mode e tendenze. Il suo approccio al new dada o alla pop art, all'Arte povera o all'Arte concettuale, si sviluppa e si intreccia a mano a mano in un legame profondo con diverse discipline e visioni, dall'antropologia alla psicoanalisi alla filosofia. Sono fonti vive di pensiero, che Boat-to sa mettere in un costante dialogo con le suggestioni degli artisti e con le potenzialità (e le strozzature) della creatività nell'era della produzione di massa e dei consumi universali. Accuratamente riordinati e catalogati, l'archivio e la biblioteca di Boatto sono adesso aperti alla consultazione degli esperti, degli studenti e degli appassionati: un tesoro di competenze per un filo di ricerche da riprendere e dipanare, una scintilla per attività scientifiche, didattiche e formative da costruire sulla base dell'inventario che consegniamo all'attenzione dei nostri visitatori, delle accademie e delle università. Non è il primo (e non sarà certamente l'ultimo) fondamentale inserimento nel vasto deposito di fondi acquisiti dal MAXXI Arte, ma rappresenta in ogni caso un ulteriore successo registrato nel solco della politica di crescita adottata da questo museo fin dalla nascita: l'incontro tra istituzione pubblica e bene privato. Con l'obiettivo comune della tutela, della conservazione e della valorizzazione del bagaglio culturale di personalità tra le più autorevoli della scena italiana. È pienamente il caso di Alberto Boatto, protagonista del focus Lo sguardo dal di fuori, il cui titolo è ispirato a una delle sue opere più geniali. La mostra curata da Stefano Chiodi ci ha accompagnato per un anno, un anno tanto scosceso, sprigionando tre occasioni per approfondirne il profilo e l'eredità...» (Dalla Prefazione di Giovanna Melandri) -
Vesper. Rivista di architettura, arti e teoria-Journal of architecture, arts & theory. Ediz. bilingue. Vol. 4: Esili ed esodi-Esiles and exoduses.
Testi in italiano e ingleseIT. Due movimenti, forse antitetici, interessano lo spazio. Singoli individui si autoescludono, escono dalla propria terra (exilium, exsul, ex-solum), si ritirano in altra condizione, depongono il potere da dentro, evitano il potere che frena. L’esilio può essere una scelta individuale ma anche una costrizione che investe, per sommatoria, un grande numero. Al contempo popoli, animali, organismi vegetali sono in esodo, si muovono, scappano, migrano, mutando il disegno e il senso del territorio e delle geografie.rnrnEN. Two movements, perhaps antithetical, affect space. Individuals exclude themselves, exit (exilium, exsul, ex-solum), come out of their own land, withdraw into another circumstance, depose power from within, shun the power that holds back. Exile can be an individual choice, but it can also be a constraint that involves, cumulatively, a large number. At the same time, peoples, animals, and plants are in exodus, moving, fleeing, migrating, changing the design and the sense of territory and geographies. -
Il dialogo della tradizione. Intertestualità, ri-uso, storia
Cosa accade quando un autore contemporaneo inserisce rimandi o citazioni da un’opera della tradizione? Quali sono i fattori di temperie e di contesto che ne determinano modi e forme? Come convivono, si influenzano, prevaricano i significati e le forme del passato e del presente? Questo è un libro di teoria della letteratura e di critica. Si basa su alcuni presupposti forti: la teoria della letteratura senza verifica testuale è zoppa, la critica senza teoria è monca; la buona teoria è sempre messa in crisi dalla buona critica; si fa teoria solo se si possiede un’idea del mondo.rnPartendo da qui, vengono affrontati i rapporti di citazione, ripresa, consonanza che continuamente si verificano all’interno della tradizione, senza limitarsi al concetto apparentemente neutro di intertestualità ma contrapponendovi modi diversi, come quello del ri-uso. Se ne individuano i diversi presupposti filosofici, politici, storici. L’elaborazione teorica e filosofica viene quindi verificata e precisata con saggi su Goethe, Grossman, Bolaño, Calvino, Manzoni, con particolare atten- zione all’intreccio fra aspetti contenutistici, formali, retorici. -
Anime primitive. Figure di celluloide, di peluche e di carta
Quindi è un libro di cinema? Non esattamente, o meglio, non soltanto, anche se tratta di immagini animate o di animazione. Parla piuttosto di disegno e di giochi, di trance, di sogno, di spettri, di unione e disgiunzione dell’anima e del corpo...rnrnUn libro di storia dell’arte, di antropologia, di filosofia? Non direi, anche se prendo a prestito concetti di queste discipline per raccontare una storia che in fondo è la storia di tutte le storie: quella della trasformazione del corpo in figura e della sua comparsa nella rappresentazione. Cerco le tracce di questo fenomeno nelle forme più disparate, dall’universo di Krazy Kat o di Little Nemo, al cinema burlesco o scientifico, dal tarantismo del Sud d’Italia alle mitologie indoamericane...rnrnE perché il titolo Anime primitive? Le anime primitive sono le anime separate, come lo sono le figure. Perché una figura appaia bisogna che un corpo scompaia: la figurabilità non è altro che il racconto di una separazione. È per questo che la questione della rappresentazione è così connessa al lutto e a sua volta il lutto ci rimanda sempre all’enigma della rappresentazione.rnrn«In L’anima primitiva, Lucien Lévy-Bruhl descrive i morti, o meglio i fantasmi, come degli esseri che somigliano ai vivi ma sono “incompleti e decaduti”: al momento delle loro apparizioni hanno piuttosto l’aria di fantasmi o di ombre, anziché di esseri reali. Hanno un corpo simile al nostro, ma senza consistenza o spessore. Alla logica dell’essere si sostituisce quindi una logica dell’apparire: i ghosts sono figure persistenti che si caricano di un effetto di ritardo o di sospensione». -
Almanacco di filosofia e politica (2021). Vol. 3: Res publica. La forma del conflitto.
L'Almanacco di Filosofia e Politica, diretto da Roberto Esposito, intende essere uno spazio aperto per una riflessione sulla politica - sul suo statuto, sulle sue crisi, sulle sue potenzialità - da un punto di vista filosofico. Non si tratta dunque di una ricerca storico-filologica sui concetti politici, né di un'analisi empirica di carattere sociologico o politologico sulla cronaca politica. Ciò che l'Almanacco intende attivare è un'interrogazione rigorosamente filosofica sull'attualità. La domanda di fondo da cui nascono questi saggi riguarda la relazione tra la crisi globale della politica e i punti ciechi del pensiero contemporaneo. Quali paradigmi teorici hanno contribuito a provocare, o hanno reso possibile, tale cedimento? Ma scopo dell'Almanacco è soprattutto quello di elaborare nuove categorie capaci di riaprire un varco in un orizzonte apparentemente chiuso. Che contributo può dare, la filosofia, per avviare una nuova stagione politica? Il terzo volume si colloca nel solco tracciato dai primi due. In esso si riflette sulle molteplici forme assunte dal conflitto politico: istituzione, sovranità, egemonia, democrazia. I contenuti sono organizzati in tre sezioni. La prima si apre con un dialogo tra Roberto Esposito e Carlo Galli, seguito da saggi di Étienne Balibar, John P. McCormick, Oliver Marchart, Sandro Mezzadra, Geminello Preterossi e Jacques Rancière. La seconda si compone invece degli interventi di studiosi più giovani che durante l'anno partecipano a un progetto di ricerca collettivo. La terza è interamente dedicata a un importante scritto di Neal Wood su Machiavelli, accompagnato da un saggio di Gabriele Pedullà. -
Il rettangolo elettrico
Il rettangolo elettrico è la storia di formazione di un professore, i suoi colleghi e alcune studentesse che gravita intorno a un evento: un’installazione basata su un’intelligenza artificiale. Dai brainstorming ai test hardware e software fino alla data del debutto, le penne delle studentesse e del professore annotano, immaginano, imparano, raccontano. La polifonia originaria del racconto è arricchita da contributi in forma di riflessioni teoriche, suoni, immagini, vere e proprie linee di fuga del racconto che fanno di questo romanzo sperimentale una messa in pagina originale e unica di scrittura creativa e non creativa.rnrnCon la collaborazione di Camilla Carusi, Beatrice Lenzi, Valeria Remondi, Emma Zoe Rossi.rnrnCon interventi ipertestuali di Amos Bianchi, Vincenzo Cuccia, Emanuele Lomello, Italo Rota, Guido Tattoni. -
Angelo Di Castro. Tra le pieghe del moderno
Angelo Di Castro nel corso della sua esperienza professionale è stato testimone attivo di gran parte dell’itinerario percorso dall’architettura italiana del XX secolo, seguendone le diverse stagioni, riassorbendole tutte nel suo “irrequieto sperimentare” e arrivando così, nella sua piena maturità, a definire un codice riconoscibile, appartenente a un manierismo alto.Attraverso una selezione ragionata di temi e figure questo studio tenta di individuare i contorni di autorialità in un insieme di progetti tra loro apparentemente eterogenei: la ricerca di linee di forza che, in una certa misura, hanno saputo concretarsi in un riverbero raccolto anche da altri autori, disseminando nella città un carattere comune, in grado di definire la peculiarità del milieu romano nel dopoguerra, inteso – per dirla con Muratori – come espressione collettiva. E, con uno sguardo più ampio, tenta di inserire un piccolo tassello nella ricerca, ancora aperta, sulla vicenda culturale e architettonica romana e italiana tra gli anni Venti e gli anni Settanta del Novecento. Poiché, tra le pieghe del Moderno, in quella schiera di ottimi professionisti che, scrivendo poco ma costruendo molto, hanno messo alla prova le speculazioni teorico-pratiche dei Maestri attraverso un metodo veracemente sperimentale, riteniamo si possano rinvenire alcune delle ragioni di un auspicato rinnovamento del nostro mestiere, oggi quantomai urgente. -
Recinti
Il recinto è un archetipo: definisce l'atto originario dell'insediarsi in un luogo e dell'edificare un rifugio. Appartiene a molteplici civiltà antiche - egiziana, greca, romana, araba -, definisce la spazialità della casa a patio, del témenos, dell'hortus conclusus ed è stato utilizzato da società e culture diverse nel corso della storia. Non è solo un elemento di delimitazione dello spazio, ma anche un principio ordinatore che definisce relazioni interscalari tra territorio, paesaggio, città e architettura; un dispositivo che configura spazi pubblici, comunitari e della convivenza, determinando diverse percezioni e comportamenti. Indagato da numerosi autori e utilizzato da molti architetti, il recinto continua a caratterizzare i diversi ambiti del progetto contemporaneo, assumendo nuove forme, materie e declinazioni che modificano e alterano quelle originarie. I contributi raccolti in questo libro, esito del seminario della Scuola di Dottorato in Scienze dell'architettura dell'Università Sapienza di Roma, riflettono sull'attualità di questo archetipo, sulle variazioni di identità di questo dispositivo nel contemporaneo e lo indagano attraverso letture critiche di diverse opere che declinano alcune delle molteplici forme, caratteri e materialità che esso può assumere. -
Nuovi immaginari. L'impresa come dispositivo urbano. Ediz. italiana e inglese
Il saggio propone di osservare e descrivere il rapporto tra imprese e territorio nel contesto italiano come lente strategica per cogliere la ridefinizione dell’immaginario urbano contemporaneo e per delineare le possibilità e le condizioni del progetto oggi. Se, in passato, termini come città-fabbrica, distretto industriale, Terza Italia definivano questa relazione in modo unitario, interpretando la produzione come attore principale delle trasformazioni territoriali, oggi gli stessi concetti di fabbrica, produzione, attore economico sembrano aver assunto contorni frammentati e poco ascrivibili a un’unica narrazione. Al contempo, però, possiamo dire che l’impresa resta uno dei soggetti principali dello sviluppo urbano contemporaneo: è, ancora oggi, un “dispositivo” in grado di guidare, trasformare e controllare il fenomeno urbano entro una dimensione che è perlomeno spaziale, socio-economica, esistenziale, politica. In altre parole, si afferma che l’impresa “produce territorio”, con un “fare” progettuale che supera la dimensione produttiva e che riguarda essenzialmente la costruzione dell’immaginario urbano e sociale della città. L’ipotesi è dunque che il modo di “fare produzione” della contemporaneità contenga tracce di un diverso immaginario, un immaginario in parte distante dall’importante eredità del passato, e in grado di costruire una nuova relazione tra economia, territorio e spazio urbano-architettonico. -
Il filo e le tracce. Vero, falso, finto
Questo libro esplora il mutevole rapporto tra verità storica, finzione e menzogna attraverso una serie di casi. Contro la tendenza dello scetticismo postmoderno a sfumare il confine tra narrazioni di finzione e narrazioni storiche in nome dell'elemento costruttivo che le accomuna, il rapporto tra le une e le altre è qui visto come una contesa per la rappresentazione della realtà. Scavando dentro i testi, contro le intenzioni di chi li ha prodotti, si possono far emergere voci incontrollate: per esempio quelle delle donne e degli uomini che, nei processi di stregoneria, si sottraevano agli stereotipi suggeriti dai giudici. Nei romanzi medioevali si possono rintracciare testimonianze storiche involontarie su usi o costumi, isolando all'interno della finzione frammenti di verità: una scoperta che oggi ci sembra quasi banale, ma che aveva un suono paradossale quando a Parigi, verso la metà del Seicento, venne formulata per la prima volta esplicitamente. Realtà, immaginazione, falsificazione si contrappongono, s'intrecciano, si alimentano a vicenda. Gli storici, scriveva Aristotele, parlano di quello che è stato (del vero), i poeti di quello che avrebbe potuto essere (del possibile). Ma il vero è il punto d'arrivo, non un punto di partenza. Gli storici (e, in modo diverso, i poeti) fanno per mestiere qualcosa che è parte della vita di tutti: districare l'intreccio di vero, falso e finto che è la trama del nostro stare al mondo. -
Conversazione clinica
In questo libro sono presentati otto casi di pazienti, commentati e poi discussi da psicoanalisti della Scuola di Lacan riuniti in Conversazione clinica nel 2018. Fa seguito la trascrizione del colloquio clinico che Jacques-Alain Miller ha tenuto con un malato all'Ospedale mili- tare di Val-de-Grâce di Parigi. La Conversazione clinica è la modalità di lavoro adottata dal Campo freudiano fin dal 1997. Annualmente le Sezioni cliniche francofone, le quali afferiscono all'Università Popolare Jacques Lacan, si riuniscono per un simile evento in cui docenti e allievi elaborano insieme la teoria psicoanalitica a partire dall'esposizione di casi clinici. In tal modo, la conversazione si anima e si dispiega ed enuclea aspetti che possono mettere a fuoco o chiarire il sapere sulla struttura dell'inconscio. Si tratta quindi del frutto di una reciproca attesa in cui il sapere è in fieri e non è trasmissione di un sapere preesistente o preconfezionato. È quindi il luogo della sorpresa e della valorizzazione della singolarità del caso. Per i partecipanti non si tratta di prendere posizione, né di consentire né di dissentire, ma di cercare di ben-dire la logica del caso per fare emergere ciò che esso ha di unico. Per questo motivo la Conversazione è esigente ed è insegnante. -
Omero. Odissea
L’Odissea riletta da un grande illustratore americano: un racconto vivissimo e attuale dove la più scrupolosa fedeltà all’antico poema omerico si accompagna a invenzioni grafiche mirabolanti.rnSe il coraggio di affrontare l’ignoto e l’astuzia tecnologica sono due famose doti di Odisseo, ecco che in queste pagine l’eroe del Cavallo di Troia si sposta con navicelle spaziali, aerei, razzi e altre fantastiche diavolerie. Eppure i personaggi sono sempre loro: i ciclopi, le sirene, i lotofagi, Penelope e i famelici Proci, e poi porcari, mendicanti, streghe e indovini, ninfe e ovviamente, sopra a tutti, gli dèi con le loro collere e i loro capricci. -
Magic carpets landed. Ediz. illustrata
Exhibition Catalogue Magic Carpets Landed Kaunas 05.11.2021–23.01.2022.How many shapes can an idea take? How many sounds can a city transmit? What tastes do memories have? How much does a feeling weigh? How many stories can arise out of each of these questions? With their works, the artists of Magic Carpets gave life to hundreds of these stories, using languages that were both their own and universal, and saving them from oblivion. The stories travelled and intertwined, overcoming physical and cultural boundaries. And if, as Sherazade claimed, any story that begins has no end, these tales are like living beings, constantly evolving, feeding off the voices that tell them and giving rise to a new collective memory.