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The fountains of Za'atari: Inhabiting without belonging-Za'atari city guide. Ediz. illustrata
Le fontane di Za'atari è l'articolato progetto che l'artista Margherita Moscardini ha sviluppato dal 2015 a partire dallo studio dei campi per rifugiati come realtà urbane destinate a durare. Il campo di Za'atari nasce nel 2012 in un'area semidesertica a nord della Giordania per accogliere i siriani in fuga dalla guerra ed è ancora oggi riconosciuto, per estensione, come la quarta città della Giordania. Il progetto di Moscardini si configura come un dispositivo per generare un sistema virtuoso di vendita di sculture che riproducono in scala 1:1 i modelli di cortile con fontana di Za'atari, che dovranno beneficiare di una giurisdizione speciale con elementi di extra-territorialità. Queste sculture potranno essere acquisite da amministrazioni o istituzioni cittadine e presentate in spazi pubblici europei. Il progetto The Fountains of Za'atari include una scultura installata in via permanente nel parco Alcide Cervi di Reggio Emilia (dal 14 aprile 2019), una mostra temporanea presso la Collezione Maramotti (14 aprile - 28 luglio 2019), la presente pubblicazione in inglese e la corrispondente edizione in lingua italiana. Il libro contiene saggi di Margherita Moscardini, Myriam Ababsa, Leonardo Caffo, Donatella Di Cesare, Kilian Kleinschmidt, Massimo Sterpi, Luigia Bersani. -
Non-finito. I chiostri di San Pietro a Reggio Emilia-The cloisters of Saint Peter in Reggio Emilia. Ediz. illustrata
I Chiostri di San Pietro - il più singolare complesso monumentale di Reggio Emilia, recuperato dopo decenni di abbandono grazie al progetto di Zamboni Associati - formano oggi un polo culturale di rilievo internazionale, uno spazio pubblico dove è ancora viva la memoria comunitaria dell'antico monastero benedettino. Cuore concettuale dell'intervento è stato il restauro del Chiostro Grande, opera non finita attribuita alla mano di Giulio Romano. Come rileva Walter Angonese, si è trattato di «una scelta precisa e ponderata nell'evocare un carattere come quello di un vuoto pieno di storia». La valorizzazione del non finito è diventata, in questo senso, la regola metodologica per le altre scelte progettuali, incluse le nuove addizioni e gli spazi aperti. Attraverso la storia del complesso, le attribuzioni artistiche, il racconto del progetto e del cantiere, la nuova campagna fotografica (Alessandra Chemollo, Kai-Uwe Schulte-Bunert, Alessandro Molesini), e infine mediante una lettura dell'opera ultimata, il volume ricostruisce l'intera vicenda architettonica dei Chiostri di San Pietro secondo più punti di vista, confrontando quelli dei responsabili diretti dell'intervento con alcuni sguardi critici d'eccezione (Bruno Adorni, Walter Angonese, Nicola Di Battista, Tommaso Fantini, Maria Luisa Laddago, José Ignacio Linazasoro, Massimo Magnani), alla luce del dibattito internazionale sul recupero del patrimonio monumentale. -
Composizioni urbane. L'ordine elementare della forma
Lo scardinamento del concetto di isolato chiuso che la modernità ha introdotto nella concezione della città, mediante il ribaltamento del rapporto tra pieni e vuoti, induce ancora oggi a riflettere sui princìpi insediativi più adatti alla costruzione della città contemporanea. Questa condizione appartiene al campo d’azione del progetto urbano e apre all’ipotesi di definire nuovi possibili ordini nei quali occorre precisare la relazione tra gli elementi costitutivi della città. In tale quadro l’autrice si pone l’obiettivo di tracciare un’indagine critica sul tema approfondendo differenti livelli scalari che prendono in considerazione la parte urbana e la parte elementare di città, ovvero l’insediamento urbano e la corrispettiva unità minima insediativa.rnLa ricerca si interroga sui princìpi d’ordine necessari alla definizione della forma, architettonica e urbana, e pone particolare attenzione alla composizione dello spazio aperto come determinante delle relazioni topologiche del costruito. A tal fine nel volume vengono indicati alcuni casi studio esemplari che mettono in evidenza la ragion d’essere di tale spazio come componente fondativa e strutturante la città e il ruolo di relazione che ha nella precisazione di pesi e misure delle diverse parti e componenti urbane. -
The Monadnock Building. Un edificio-prototipo nel crocevia di sperimentazioni tecniche e costruttive
Il progetto del Monadnock Building dello studio Burnham & Root è un caso sperimentale: si presenta del tutto privo di apparati ornamentali in maniera da risultare così estremamente moderno e raggiunge altezze vertiginose per l'epoca in venne realizzato (1891-1893), utilizzando (solo apparentemente) tecniche costruttive tradizionali ed economia di mezzi. Pochi anni dopo la sua edificazione, il suo ampliamento, eseguito dallo studio Holabird & Roche, pur sfruttando tecnologie edilizie più ""avanzate"""", non rinunciò all'uso degli ornamenti, assecondando i committenti. La ricerca raccolta in questo volume indaga l'aspetto monolitico del Monadnock Building rispetto al sistema strutturale che lo sorregge; tramite l'analisi dei disegni originali e la ricostruzione tridimensionale, si pone il problema di reinterpretarne la natura costruttiva e compositiva ed esplorarne il carattere al crocevia di differenti necessità architettoniche, tecnologiche e commerciali. In particolare, esso fu costruito in un periodo di transizione - la ricostruzione di Chicago successiva all'incendio del 1871 -, in occasione della quale fiorì la sperimentazione attorno alla nuova tipologia del grattacielo. Infine, ampliando il punto di vista, il Monadnock Building ha rappresentato un'occasione per studiare la Scuola di Chicago e la grande varietà di proposizioni ed esiti costruiti che si affiancano ancora oggi sul palcoscenico dello skyline di Chicago, mettendo in discussione il carattere di omogeneità che si attribuisce alla produzione di una """"scuola""""."" -
L'ansia e la grazia. L'arte a Roma negli anni Cinquanta
"L'ansia e la grazia"""" raccoglie una selezione di testi sull'arte a Roma negli anni Cinquanta, ambito di ricerca che Fabrizio D'Amico ha vivificato e in parte avviato in prospettiva storiografica scrivendo, a partire dalla fine degli anni Ottanta, fondamentali e pionieristici contributi su artisti come Toti Scialoja (al quale ha dedicato una delle prime monografie e numerose mostre — imprescindibili momenti di studio della sua pittura), Achille Perilli, Afro Basaldella, Giulio Turcato, Antonio Corpora e Antonio Sanfilippo, del quale ha altresì curato, con Giuseppe Appella, il catalogo ragionato dei dipinti. Con lo sguardo sempre ravvicinato sull'opera, D'Amico mette in luce la centralità di Roma nella nuova geografia artistica postbellica, le dinamiche degli scambi transatlantici, ma anche le resistenze legate alle feconde connessioni mitteleuropee." -
Il tesoro nascosto. Intorno ai testi inediti e ritrovati della giovane Elsa Morante, con sei storie e una poesia dell'autrice
Il volume offre per la prima volta una presentazione del ‘tesoro nascosto’ riemerso dall’Archivio Morante della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma dopo le ultime donazioni degli eredi. Ad esso si aggiunge il recupero di sei storie per l’infanzia e una filastrocca edite fra il 1932 e il 1935 e qui ripubblicate. La pluralità di generi, modi e personaggi non impedisce di riconoscere come siano già all’opera le costanti dell’immaginario morantiano più noto: la compresenza di romance e novel, il fantastico psicologico, l’umorismo feroce, e poi temi quali l’adulterio, il culto dell’infanzia, il teatro, gli amori fatali e infelici, il materno, le famiglie spezzate, le passioni morbose. Grazie a queste acquisizioni e riscoperte il corpus della giovane Elsa Morante conosciuto si trova a essere composto da più di centosettanta testi, fra racconti, favole, poesie, articoli e il romanzo a puntate Qualcuno bussa alla porta: una produzione ampia e sorprendente, fondamentale per comprendere nelle sue radici più profonde la parabola letteraria dell’autrice. La ‘preistoria’, per citare il termine utilizzato da Morante per indicare i suoi lavori più precoci, ormai si è fatta storia. -
Robert Venturi e l'Italia. Educazione, viaggi e primi progetti 1925-1966
rnGli anni giovanili sono fondamentali per la formazione di un intellettuale, perché è allora che le personalità incontrate e le esperienze vissute lasciano un’impronta indelebile. Il caso di Robert Venturi non fa eccezione: lo studio di Rosa Sessa ricostruisce, con il supporto di fotografie e fonti inedite, il percorso biografico e culturale di uno dei più significativi architetti del XX secolo, sottolineando l’importanza dei suoi maestri (Jean Labatut, Donald Drew Egbert), di alcune letture fondamentali (Henry-Russell Hitchcock, William Empson, Frank Lloyd Wright), e del dialogo con gli amici studenti (Philip Finkelpearl, William Weaver), ma soprattutto il peso formativo dei viaggi in Europa.«È il suo contesto che dona a un edificio un significato. E di conseguenza ogni cambiamento del contesto provoca un cambiamento del significato». - Robert VenturirnrnA Filadelfia Venturi si era discostato dalla tradizione italoamericana ed era diventato un outsider multiculturale anche in questo ambito. Come nota Denise Costanzo nell’introduzione: «L’identità italiana/americana di Venturi ha sfidato gli stereotipi perché era allo stesso tempo intima e distaccata, un esempio appropriatamente “non semplice” (non-straightforward) della sua categoria teorica dell’“e-e” (both-and)». Gli anni universitari, trascorsi sotto l’egida del “Princeton System” e del metodo del close reading, si concludono con un fondamentale primo viaggio a Roma (1948) e con la tesi Context in Architectural Composition (1950). Vengono poi le determinanti esperienze professionali presso Oskar Stonorov, Eero Saarinen e soprattutto Louis Kahn, i felici anni di nuovo a Roma trascorsi presso l’American Academy (1954-1956) e i frequenti viaggi in Italia, Francia, Grecia e Germania, seguendo i suggerimenti del grande storico Richard Krautheimer e di Ernesto Nathan Rogers. Il ritorno negli Usa coincide con la realizzazione dei primi progetti, come la casa per Vanna Venturi, e con la stesura di Complessità e contraddizioni nell’architettura (1966).rnIl presente volume si chiude con una conversazione con Denise Scott Brown, collega alla Penn University nel 1960, con cui Venturi strinse un indissolubile sodalizio intellettuale, sentimentale e professionale basato anche sul comune amore per la cultura italiana. -
All Boom Arte. Artisti/e italiani/e ad AlbumArte, 2011-2020-Italian artists at AlbumArte, 2011-2020. Ediz. illustrata
"Quello di riuscire a formare una comunità attorno ai nostri progetti è stato 'il sogno da realizzare' fin dall'inizio della mia avventura nell'arte contemporanea. La forza di AlbumArte è stata proprio il voler condividere con coraggio, curiosità e coerenza uno spazio intellettuale e artistico aprendosi a nuovi contenuti e a nuove visioni. Ho cercato di spiegare il nostro percorso in questo libro e di raccontarlo includendo più voci possibili, perché questo era il compito che mi ero assegnata"""".rn“Since the beginning of my adventure in contemporary art, being able to foster a com- munity around our projects has always been ‘the dream to realise’ since the beginning of my adventure in contemporary art. The strength of AlbumArte was precisely the desire to share an intellectual and artistic space with courage, curiosity and coherence, opening it up to new contents and visions. I have tried to explain our path in this book and to tell it by including as many voices as possible, as this was the task I had assigned myself.”" -
Il mondo non è più un giardino. Verso una nuova estetica tra qualità del paesaggio e ragioni dell'ambiente
Il volume indaga le condizioni per le quali – a partire dall'invenzione dell'idea di ""Natura Selvaggia"""" nel XVIII secolo – nel mondo occidentale contemporaneo si sia perso un approccio empatico nei confronti degli spazi naturali. Tale condizione ha veicolato la sottomissione di questi ultimi a ragioni che hanno alterato il nostro rapporto con essi, a vantaggio di uno sviluppo produttivo scisso dall'idea di natura e, nella maggior parte dei casi, distruttivo nei suoi confronti. In opposizione a tale approcio, si è parallelamente sviluppato un pensiero che ha portato alla nascita del movimento ecologista negli Stati Uniti d'America e nel Nord Europa tra la fine del XIX e la metà del XX secolo. Le azioni-reazioni che nel tempo si sono succedute sottolineano le differenze tra il mondo anglosassone e quello continentale rispetto all'idea di """"natura"""". Se il primo ha saputo efficacemente organizzare un pensiero accademico che ha esplorato lo strumento del progetto di paesaggio quale possibilità di lettura e riequilibrio delle problematiche ambientali, più eterogeneo è apparso l'approccio del secondo che, con differenze tra mondo nordico e mondo mediterraneo, fatica tutt'ora ad argomentare con risoluzione un pensiero del progetto di paesaggio, capace di riattualizzare ruoli e contenuto estetico e stabilire sinergie tra lo studio e la risoluzione di problematiche legate all'ambiente."" -
Abitare la neve. Verso nuovi modi di fare paesaggio
La neve occupa il 9% della superficie totale della terra, un'area grande cinque volte l'Europa. Influenza profondamente la realtà che ci circonda, nelle forme, nei colori, nei rumori e anche negli odori. Cambia i confini e le ripartizioni degli spazi aperti, così come le geometrie di funzionamento di città e territori. La neve si comporta come una ""variabile d'eccellenza"""" rispetto alla quale il progetto deve avere contezza della temporalità e dei suoi effetti. Alla stregua di altre forze naturali, necessita di essere gestita, conformata, """"usata"""" con tutto il sapere progettuale possibile, non solo sfruttata o """"combattuta"""". In questa prospettiva, il progetto può essere uno straordinario strumento attraverso il quale ri-considerare il valore della neve: da intralcio ad abbondante risorsa di larga scala, da discomfort ambientale a miglioramento dell'esperienza invernale. Attraverso il confronto critico tra alcune delle più interessanti esperienze moderne e contemporanee, a cavallo tra l'architettura nordica e il disegno della città invernale, questo libro tenta di dare risposta ad alcune inevitabili domande: Come si può gestire la neve attraverso il progetto? Quali sono i principi su cui lavorare? In quale misura possono indirizzare la transizione climatica degli ambienti nivali?"" -
Healthy aging in metropolitan landscapes. Projects and strategies to promote the quality of life for seniors
Aging demographics and urbanization are two of the most important social tendencies facing the world’s developed countries. Today cities must adjust if older people are to maintain quality of life. The age-friendly city is a city suitable for everyone. The rewriting of the urban landscape with the elderly in mind might be the key to urban regeneration.This research strives to build bridges between cognitive psychology and landscape architecture in order to promote senior citizens’ well-being in the metropolis. It proposes a critical reflection on how urban landscapes, designed with evidence-based methodology can promote the psycho-physical welfare of the inhabitants, with particular focus on one of the most vulnerable groups.High quality neighbourhood green space is associated with mental health benefits, prevention of cognitive decline and dementia, reduced cardiovascular morbidity and mortality, etc. However, the evidence base, related to healthy urban greenery, is poorly integrated in the planning, management and design of urban green spaces.Through a global current design practice analysis and the comparison of two European case studies (Copenhagen and Rome), analysed with quantitative and qualitative approaches, an Age-friendly Urban Nature Index was developed that aims to provide a tool for landscape architects and local decision makers to support future urban planning and design. -
Franco Fortini e la poesia europea. Riscritture di autorialità
Franco Fortini è tra i massimi interpreti novecenteschi della poesia europea, tedesca in particolare. Per comprendere appieno le sue (e non solo le sue) traduzioni e riscritture, non ci si può limitare a raffrontarle coi rispettivi originali: è necessario, oltre ad analizzare i rapporti intertestuali, anche tenere presente dinamiche d'altro tipo, quelle ""inter-autoriali"""". Una riscrittura di Baudelaire può rivelarsi, di fatto, anche una riscrittura di Brecht, se la si analizza pensandola - come l'autrice propone - quale riscrittura di autorialità. In quest'ottica acquisiscono significati inattesi, caricandosi di valenze metapoetiche, anche le pseudo-traduzioni fortiniane, vale a dire le traduzioni di originali stranieri mai esistiti. Facendo luce tanto sui testi (specie sugli aspetti stilistico-metrici) quanto sui contesti (con indagini sulla ricezione, tra gli altri, di Heine, Kraus, Rilke, Enzensberger), il libro esamina il variegato corpus delle traduzioni e riscritture di Fortini da una prospettiva inedita, e così facendo mira a sondare nuove possibilità di sinergia tra gli strumenti dell'analisi filologica, della storia della letteratura e della teoria letteraria."" -
Come nascono i valori
Come nasce un valore? Come emerge e come si costituisce qualcosa che è importante per noi, e a partire da cui valutiamo persone, cose, eventi, situazioni della nostra vita?Nei dibattiti politici, mediatici e accademici si parla spesso di valori. Eppure, una questione rimane spesso senza risposta: come nasce un valore? Come emerge e come si costituisce qualcosa che è importante per noi, e a partire da cui valutiamo persone, cose, eventi, situazioni della nostra vita? In Come nascono i valori, Hans Joas presenta una risposta originale a tale interrogativo: i valori nascono da esperienze individuali e sociali che scuotono e mettono in discussione i limiti della nostra identità. Nei dieci capitoli che compongono il volume, Joas sviluppa la sua proposta attraverso una retrospettiva storica e concettuale che va da Nietzsche a Habermas, passando per la filosofia tedesca del primo ’900, il pragmatismo americano e il postmoderno. -
Una cineasta delle riserve. Gianni Celati e il cinema
Gianni Celati è uno scrittore cinefilo. Dai primi romanzi, ispirati alle slapstick comedies di Buster Keaton e Laurel & Hardy, fino ai saggi dedicati ai registi più amati (Antonioni, Wenders, Fellini), non ha mai smesso di indicare nel cinema un ingrediente fondamentale della propria poetica. Passato dietro la macchina da presa, ha realizzato un pugno di film singolari e inclassificabili, a metà strada tra fiction e non-fiction: fra questi, Strada provinciale delle anime (1991), Case sparse. Visioni di case che crollano (2003), Diol Kadd. Vita, diari e riprese in un villaggio del Senegal (2010).rnAlternando documenti inediti e testimonianze di amici e collaboratori, ricostruzioni storiche e puntuali analisi dei singoli film, Gabriele Gimmelli ripercorre il rapporto fra Celati e il cinema: la genesi delle opere, i progetti non realizzati, le collaborazioni artistiche e umane con Carlo Gajani, Luigi Ghirri, Giuliano Scabia, Alberto Sironi.rnSullo sfondo, costante, la scommessa di una letteratura in grado di superare se stessa, capace di trasformarsi in voce, gesto o immagine. La sfida coraggiosa di uno dei maggiori e al tempo stesso inafferrabili narratori italiani d’oggi. -
Riabitare il mondo
La crisi del mondo interamente mappato e digitalizzato cambia il modo in cui ogni giorno «precipitiamo sulla Terra». L'accelerazione e la dislocazione hanno reso il tempo la misura di tutto, riducendo l'aspettativa di partecipare al farsi dei luoghi. Le consuetudini legate all'orientamento, un tempo necessarie, sembrano ora perdute. Ma se il sentimento da cui si parte è l'essere sopraffatti da ciò che abbiamo messo al mondo come esseri umani, «le cose» tuttavia continuano ostinatamente ad attivare una sapienza dimenticata e modi nuovi per leggere e interpretare la città. La città che verrà si nasconde nella città che è già stata prodotta e costruita: sta a noi scoprirla. Anche da qui passa la riappropriazione: dalle cose e dal modo in cui riescono ancora a meravigliarci. Il libro consta di due saggi introduttivi e di dieci testi di studiosi di varie discipline (filosofia, sociologia, urbanistica, arte, fisica, economia agraria), protagonisti dei seminari Alterità, mondo, crisi (marzo-giugno 2019, Dipartimento di Architettura, Università Roma Tre), in cui si è dialogato sulle opportunità e sulle faglie aperte dall'attuale condizione urbana. Ciò che si propone è un percorso di spaesamento e di ritrovamento: accettare un iniziale turbamento, del resto, è l'approccio di chi è capace di riabitare il mondo. Un testo dopo l'altro, trattando temi complessi in maniera sintetica e diretta, si ritessono i fili tra divenire individuale e divenire collettivo: la possibilità di partecipare alla vita pubblica, l'allenamento dello sguardo, la percezione di sé e degli altri, le rappresentazioni geografiche e psico-geografiche che permettono di ricollocarsi nel mondo e di pensare la propria trasformazione insieme al movimento di rifondazione dei luoghi. -
Cantatrix Sopranica L. e altri scritti scientifici
Divertentissime parodie scientifiche di uno dei migliori autori francesi del Novecento.«Quando gli scrittori si divertono a inventare teorie scientifiche, ne escono fuori narrazioni bizzarre. Di esperimenti (pseudoscientifici) racconta Georges Perec in Cantatrix sopranica L. e altri scritti scientifici, riproposto ora da Quodlibet, ottima introduzione al meraviglioso mondo del Perec parodista scientifico» – Domenica - Il Sole 24 Ore«Più si tirano pomodori alle cantatrici, più esse urlano.»Il primo scherzoso e sapientissimo saggio (che dà il titolo al libro) descrive nell’inglese da congresso e con scientifica acribia l’effetto del lancio di pomodori su una cantante d’opera, con diagrammi e comica bibliografia; segue un gustoso saggio pseudo entomologico; la biografia di due illustri e inesistenti scienziati; e altri scritti in veste di storico e di iper filologo. Giochi letterari prossimi all’Oulipo, l’associazione per una letteratura potenziale fondata su regole arbitrarie, di cui Perec fu il più apprezzato esponente. -
Tradurre l'errore. Laboratorio di pensiero critico e creativo
Digital Dishumanities o del dire distopico, titolo di uno dei capitoli del libro, può forse far sorridere chi ama le allitterazioni o chi ha qualche perplessità nei confronti degli algoritmi, ma potrebbe far spazientire un insegnante di inglese che segnerebbe subito Dishumanities come un errore o al più come un calco dall’italiano. Eppure la lingua, quando è viva, ama contravvenire alle regole o forzarle. E una lingua è viva se permette gli errori, le sfumature, la flessibilità, l’ambiguità, la connotazione, la sovrapposizione, il gioco, il capitombolo, la svolta improvvisa. È morta quando non si muove più, quando si ripete sempre prevedibilmente uguale a sé stessa, ligia alla regole e alle ricorrenze statistiche o, peggio ancora, quando costretta da imposizioni politiche e liberticide, come nel caso del Newspeak di 1984 di Orwell.rnLa letteratura offre molti esempi di trasgressione vivificante: dalle complesse invenzioni di Joyce di Finnegans Wake a quelle più scanzonate dei Beatles di Yellow Submarine, o ai neologismi sorprendenti e alle deformazioni linguistiche dei giovani artisti dell’Atelier dell’Errore. Di questi e di altri testi irrequieti parla questo libro.rnMa che cosa può fare un traduttore di fronte a un errore, intenzionale o non intenzionale, di un autore? Si nasconde? Nasconde l’errore? Rilancia?rnIl libro non tratta degli errori di traduzione, ma di esperienze di traduzione, individuali o collaborative, insolite, a loro modo estreme, che hanno sollecitato una riflessione sulla traduzione vista non come un’attività meccanica e asettica, ma come una pratica pedagogica straordinaria, capace di stimolare lo sviluppo di un pensiero critico, che richiede ad un tempo rigore e creatività, conoscenza dei vincoli dei testi e capacità di derogare consapevolmente alle norme, di tradurre, quando necessario, uscendo dagli schemi, di tradurre outside the box. -
Osservando Matera. Cultura, città e spazio
Matera è riletta in questo volume alla luce delle trasformazioni verificatesi durante il suo percorso dalla candidatura fino alla proclamazione di Capitale Europea della Cultura 2019.Liberando l’immaginario e i valori simbolici dei suoi patrimoni, Matera ha provato a rimettere in tensione utopie e distopie del suo passato in dialogo con le discontinuità del futuro. Ma può un progetto culturale esogeno, altamente professionale e internazionale, contribuire all’emersione dell’autentico, allo sviluppo della creatività e di nuove capacità? Forse può farlo ed è proprio nello spazio che riusciamo a cogliere quanto una politica possa incidere su una città. Al di là dell’ambiguità della cosiddetta rigenerazione urbana, è necessario infatti interrogarsi sul modo in cui il progetto urbanistico in esame possa farsi rigenerativo grazie a una precisa politica culturale, contribuendo a superare la logica dei grandi eventi e le incertezze del futuro per tornare a fare di Matera una città laboratorio, come ai tempi di Adriano Olivetti, Ludovico Quaroni, Carlo Aymonino e Giancarlo De Carlo. -
Il rovescio della libertà. Tramonto del neoliberalismo e disagio della civiltà
Questo libro ricostruisce dall’interno la parabola del neoliberalismo, inscrivendola nell’orizzonte della crisi generale della civiltà moderna, per tentare di chiarire, infine, per quali ragioni profonde un paradigma elaborato con l’esplicita intenzione di promuovere l’intraprendenza e la creatività diffusa, non abbia alla fine partorito altro frutto che il rovescio della libertà.rnIl ristagno economico, l’esplosione delle disuguaglianze e l’esasperazione dei conflitti annunciano oggi il tramonto del modello politico che, nei decenni scorsi, ha ispirato l’azione dei maggiori apparati di governo e ha rimodellato alla radice lo stile di vita di milioni di persone. È il paradigma etichettato come neoliberalismo, basato sull’assunto antropologico che vivere, in una grande società, debba significare essenzialmente stare sul mercato: partecipare allo scambio collettivo e concorrere, così, alla genesi di un ordine spontaneo, troppo complesso e imprevedibile per essere ingabbiato in un progetto disegnato dagli esperti o nei decreti di un’autorità sovrana.rnElaborato in Europa, negli anni febbrili tra le due guerre mondiali, per opera di un gruppo variegato e rissoso di economisti e sociologi sfuggiti al terrore nazista, il neoliberalismo è rimasto a lungo ai margini delle istituzioni ufficiali, per conoscere poi un successo tardivo e travolgente a conclusione della guerra fredda e diventare, nel giro di pochi anni, la formula politica egemone a livello planetario. Eppure, con uguale inesorabilità, sembra oggi avviarsi al tramonto, sotto il peso della crescente rifeudalizzazione della società. Nell’insieme, perciò, la sua storia disegna una parabola che abbraccia per intero gli ultimi cento anni e che ha letteralmente trasformato il mondo, stringendo in un unico nodo la vita civile e le pratiche di governo, le tecniche di mercato e l’esercizio del potere. Senza che la teoria politica ufficiale sappia tuttora offrire una qualche spiegazione tanto della sua ascesa trionfale quanto dell’attuale declino. -
Max Ernst
Se si pensa al Surrealismo in pittura si pensa a Max Ernst. L’arrivo della cassa con i suoi collage per la leggendaria mostra alla libreria-galleria Au Sans Pareil nel 1921 è raccontata dai testimoni come l’inizio di una nuova era: lì non era più Dadaismo, c’era del nuovo, c’era il sogno, la visionarietà. Niente di più attuale, in tempi di “svolta iconica” e di postcollage e postmontaggio.rnAbbiamo tutti negli occhi una quantità di opere di Max Ernst, eppure se ne è scritto e tradotto poco in Italia. Il presente volume cerca di colmare almeno in parte questo vuoto, ripercorrendone, attraverso testi storici, analisi di riferimento e nuovi contributi, le vicende e le invenzioni. Dopo il collage, Ernst reinventa il frottage, poi il grattage, ma insieme ridefinisce molta iconografia e crea immagini del tutto nuove. Le tecniche per lui sono lo strumento per sollecitare la visione e assistere al processo di invenzione mentre si sta svolgendo, senza programma precostituito, bensì caricando di senso le figure di mano in mano che emergono; vedere cioè “il funzionamento reale del pensiero”, come diceva André Breton nel Manifesto del Surrealismo.rnLe sue immagini sono allora insieme fantastiche, enigmatiche – come ha imparato da Giorgio de Chirico – ma anche stranamente coinvolgenti e convincenti: bambine minacciate da usignoli, elefanti celibi, uccelli antropomorfi, personaggi dalle mille forme, paesaggi visionari...