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L'Africa non esiste
Un continente grande come Cina, India, Europa, Usa, Messico e Giappone messi insieme, una distesa di Paesi, etnie, lingue, culture diverse, per noi è solo una parola: Africa. Un luogo comune più che un luogo geografico, che non significa nulla, ed evoca vaghe immagini: miseria e denutrizione, guerra e violenza o al limite, nei casi più felici, danze e folklore. Questa Africa non esiste. Esistono invece le architetture dell'Asinara con la loro persistente eco sabauda, il piccolo cinema dei rifugiati nel cuore del Ciad, la lingerie sexy nelle vetrine del Cairo, la capanna di Geoffrey, ex bambino soldato ugandese, e della sua sposa rapita Nighty, le nottate nei jazz club della Swinging Addis. Ed esiste il lavoro dei volontari, molti dei quali italiani, che da anni portano verso Sud competenza ed entusiasmo, e vengono ripagati in fatica e bellezza. Gianni Biondillo racconta in questo libro la sua Africa, quella che ha potuto scoprire in cinque viaggi al seguito di organizzazioni umanitarie o da semplice cronista. Tra Eritrea, Ciad, Egitto, Uganda ed Etiopia, la sua esplorazione restituisce, di quel vasto continente, un'immagine viva, ripulita dall'opacità degli stereotipi, che fa i conti con i nostri pregiudizi e li ribalta in sapori, colori, incontri. E nostalgia. -
La cultura si mangia
La cultura è un bene di lusso? La nostra classe dirigente non ha dubbi: non si mangia e quindi non serve. O, secondo altri, è bella e utile ma non possiamo permettercela. Risultato bipartisan: tagli su tagli, dal 2,1 per cento della spesa pubblica nel 2000 allo 0,2 di oggi, e un'Italia avvitata nella più infelice delle decrescite. E invece si dà il caso che la cultura sia, ovunque, il motore dello sviluppo, come dimostra questo pamphlet documentato, battagliero, propositivo. Gli autori sfatano miti tossici: non è vero che il nostro Paese può vivere di passato e di ""patrimonio artistico"""". Forniscono coordinate utili: dal 2007, in piena crisi, l'occupazione nelle industrie culturali italiane è cresciuta in media dello 0,8 per cento l'anno. Analizzano esempi virtuosi, dal New Deal alla rinascita di Bilbao, dal miracolo artistico della Ruhr alla riscoperta scientifica di Trieste. E offrono idee concrete per una rivoluzione della struttura produttiva del Paese, un progetto di sviluppo fondato sulla conoscenza. Spunti indispensabili per la classe politica, che ha il compito di guidare fuori dalla crisi un Paese sempre più confuso, ignorante e (quindi) povero. Riusciranno, i nostri eroi?"" -
L' avventura di scrivere romanzi
Che cosa vuol dire scrivere romanzi, oggi? Quando due amici, che sono anche scrittori, come Bruno Arpaia e Javier Cercas, si mettono a chiacchierare, si parla di narrativa, di scrittura, ma anche della vita. Della vita e dei sentimenti che si riflettono nei libri e nei romanzi, della Storia e delle storie che si intrecciano, degli amori e delle amicizie, del Male che è dentro di noi e della dignità umana, della verità e della menzogna, della realtà e del tentativo di afferrarla. Questo libro è un coinvolgente viaggio nell'universo dello scrittore spagnolo, ma soprattutto nelle passioni che lo spingono a ""scrivere romanzi sull'avventura di scrivere romanzi."""""" -
Roquenval. Cronaca di un castello
Roquenval è un luogo incantato e fuori dal tempo, dove il giovane Boris viene invitato a trascorrere l'estate da un amico. Qui, Boris, emigrato in Francia con i suoi genitori dalla Russia, ritrova il ricordo remoto della casa del nonno e inizia un'ansiosa ricerca delle proprie origini. La parabola struggente di Roquenval e dei suoi abitanti sembra indicare un'assorta riflessione sul ciclo inesorabile del tempo, che nemmeno il potere fantasmatico dell'immaginazione può sperare di interrompere. Breve parentesi nella vita di un giovane, l'estate a Roquenval è una sorta di prova generale dell'esistenza, che autorizza Boris, quando il momento è giunto, a tirare il sipario sulla scena del vecchio castello, per pensare al proprio futuro. -
Un clown vi seppellirà
Rinnovamento o restaurazione? L'Italia è un Paese di funamboli in bilico tra queste due scelte. Vogliamo novità: ed ecco lo tsunami grillino. Ma vogliamo anche stabilità: voilà il governissimo. Intanto succede di tutto: presidenti uscenti che rientrano, elezioni ""non perse"""" ma neanche vinte, ex premier dati per spacciati che risorgono, candidati che cadono crivellati dai colpi dei franchi tiratori. Scene dal declino di un impero? O fotogrammi di un nuovo Sessantotto? Dario Fo veste i panni del saggio giullare per raccontare la corte senza più miracoli della politica allo sbando. Spiega, dall'ottica privilegiata del collega clown, chi è e dove va Beppe Grillo, il castigamatti sbucato dalla Rete per travolgere un intero sistema di potere. Indaga le radici dell'autolesionismo in fase terminale che ha annientato in poche settimane gli eredi dell'onorato Pci. E ricordando altre rivoluzioni e altre piazze, ricostruisce in pochi tratti scanzonati e veri il filo di una narrazione del nostro passato e del nostro presente. Restituendoci, con rabbia e speranza, il senso del futuro."" -
L' estate degli inganni
25 luglio 1943: Mussolini viene deposto, Badoglio è il nuovo capo del governo. 11 settembre: tre giorni dopo la firma dell'armistizio tra l'Italia e gli Alleati, un commando tedesco libera il Duce dalla prigione sul Gran Sasso. Tra queste due date si sviluppa un dramma internazionale che ha al centro il destino dell'Italia. A Roma, re Vittorio Emanuele II e Badoglio conducono un complicato doppio gioco con i rappresentanti della Germania nazista, mentre trattano la resa con gli Alleati, in un andirivieni di generali, negoziatori, spie. Nella Tana del Lupo, Hitler discute con il suo Stato maggiore l'invasione della penisola. Tra Washington e Londra - passando per il Vaticano - si intrecciano corrispondenze concitate, speranzose, sprezzanti tra capi di Stato e ambasciatori, mentre gli accordi vengono firmati e comincia la Liberazione. E intanto le bombe non smettono di cadere... In un crescendo di tradimenti ed equivoci, complotti e fughe, Adelchi Battista racconta in presa diretta, come in un film, la storia dei giorni cruciali di quell'estate. Nel suo montaggio serrato di dialoghi e situazioni, i protagonisti e i comprimari di quegli eventi - da Ettore Muti a Kesselring, da Dino Grandi a Claretta Petacci - tornano alla vita componendo il quadro di una vivida commedia umana. Facendo parlare la storia con la voce del romanzo, Battista ci coinvolge nell'avventura di un Paese alla ricerca di una via d'uscita e ci restituisce, con il racconto del nostro passato, una chiave per il nostro presente. -
Pasolini su Pasolini. Conversazioni con Jon Halliday
Il cinema, il rapporto col cinema e col suo mondo è l'argomento principale di queste conversazioni tra il critico inglese Jon Halliday e Pier Paolo Pasolini. Halliday ritraccia con Pasolini l'intero suo percorso di regista, illustrandone la concezione del ""cinema d'autore"""", affrontando gli aspetti tecnici, analizzando le opere, chiarendo la posizione di Pasolini di fronte alla censura. Ma la ricchezza della personalità dell'intervistato, la curiosità dell'intervistatore, la varietà d'interessi di entrambi fanno sì che la conversazione spesso si dilati, si appropri di altri temi. Si aprono rapidi, vivissimi scorci su certi momenti della vita di Pasolini: gli anni giovanili, il Friuli, Bologna, la scoperta di Roma, il formarsi delle amicizie. Ma, soprattutto, si toccano gli argomenti che hanno destato, fuori e dentro l'opera letteraria, l'interesse e la passione di Pasolini: le questioni di lingua, la religione, il rapporto fra letteratura e ideologia, fra cultura e politica e fra Chiesa e cultura in Italia. Riscoprendo così un ardore intellettuale e civile capace di mettere a fuoco problemi sempre attuali nel nostro Paese."" -
L'invenzione dell'inverno
Nel corso del Settecento, il mondo moderno si è garantito il lusso di poterlo ammirare da dietro un vetro nel tepore di una stanza ben riscaldata: da allora l'inverno ha smesso di essere soltanto una stagione buia e gelida ed è diventato molto altro e molto di più. Parte da questa constatazione Adam Gopnik per accompagnarci in un eclettico viaggio tra gli artisti, i libri, le musiche, le mode che hanno forgiato la nostra nuova visione dell'inverno. Scopriamo così come una poesia abbia imposto l'immagine del piacere borghese di radunarsi intorno a un camino mentre fuori nevica; come un'illustrazione abbia sancito il sincretismo tra Natale dei consumi e Natale degli affetti; come la passione per le stampe giapponesi abbia ammorbidito la nostra visione del freddo; come i resoconti delle esplorazioni polari abbiano dato vita a un nuovo senso dell'avventura. L'inverno aspro con cui i romantici tedeschi identificavano lo spirito nordico - in contrapposizione al razionalismo illuminista - nel tempo ha ceduto il passo alle eleganti mollezze di quello ritratto dagli impressionisti; i mesi invernali hanno trovato le loro forme di svago, dal sottile erotismo delle piste di pattinaggio alle folle dello shopping, e l'estetica boreale delle festività di fine anno ha conquistato anche i climi mediterranei, in un profluvio di neve finta, abeti, renne e rami di vischio. -
Il paese dei misteri buffi
Era il 1969 quando Dario Fo e Franca Rame portarono in scena per la prima volta quel ""Mistero Buffo"""" nato per irridere i santi e i fanti secondo lo stile delle rappresentazioni medievali, secondo lo sguardo dei diseredati e dei dimenticati. Negli anni il """"Mistero"""" è cresciuto e si è moltiplicato, si sono aggiunte molte storie, attinte dalle cronache """"di giornata"""". Così Giuseppina Manin ha proposto a Dario Fo di ripensare ai tanti altri """"misteri"""", pochissimo buffi ma terribili e grotteschi, che in questo mezzo secolo hanno scosso, minato, devastato il nostro Paese. E insieme sono partiti per un viaggio nella memoria attraverso una serie di """"giullarate"""" per narrare un'Italia di nuovo """"in gran tempesta"""". Punto di partenza, l'improvvisa e inspiegabile scomparsa del cavaliere Silvio Berlusconi, che avviene qualche tempo dopo la giubilazione del suo governo. Sconcerto, sollievo, cordoglio, confusione, finché l'ex premier riappare e racconta di essere stato, novello Dante, niente meno che all'Inferno, tra i protagonisti dei grandi misteri d'Italia, dalla strage alla Banca dell'Agricoltura al DC9, dal rapimento Moro allo scandalo delle escort. Un percorso lietamente sgangherato, grottesco e paradossale, che improvvisa gli andamenti a seconda dello spasso che ogni storia riesce a procurare. Per scovare, alla maniera di Fo, fra tante menzogne, uno squarcio di verità."" -
Il viaggio verso casa
Elizabeth, lasciata la famiglia e l'Irlanda per una vita più autonoma, deve ritornare a Dublino perché la madre è gravemente malata. Quando varca la soglia della casa materna si trova in una situazione del tutto inattesa: davanti a sé non ha più l'energica e sagace antagonista di sempre, bensì una fragile creatura a cui è stata sottratta ogni possibilità di comunicare con gli altri. Finché Beth non scopre le lettere che l'anziana donna, alle prime, inequivocabili avvisaglie della malattia, aveva lasciato perché fossero ritrovate proprio da lei, la figlia con cui voleva ricucire un rapporto dolorosamente interrotto anni prima... Beth intraprende un travagliato viaggio interiore che la porterà non solo a conoscere davvero sua madre e a ristabilire un dialogo con il fratello James, ma anche, finalmente, ad accettare se stessa come figlia e come donna. -
Il mio amico Asdrubale
Marco è un bambino modello, tutto casa, compiti e stragi di zombie alla Playstation. Mirka è una bambina singolare, che non va in macchina e parla con gli alberi. Perlomeno con uno di essi: si chiama Asdrubale, sta nel parco vicino alla scuola, e non chiede di meglio che insegnare a Marco ad arrampicarsi tra i suoi rami, dove il sodalizio tra i due bambini germoglierà e crescerà, stagione dopo stagione, come una piccola pianta robusta. Ma per quanto ancora Asdrubale potrà restare a vegliare su di loro? Una grande città è piena di pericoli: dall'inquinamento alla siccità, fino agli adulti che hanno dimenticato cosa vuol dire sognare... Una favola dolce e divertente sul bisogno di uscire dalla gabbia delle nostre abitudini, e sul potere dell'amicizia. -
L'arte come terapia. The school of life
Spesso sentiamo dire che l'arte ha un'importanza cruciale; ma di rado ci viene spiegato esattamente perché. Alain de Botton e John Armstrong sono convinti che possa essere di aiuto nel risolvere i nostri dilemmi più comuni: Perché il lavoro spesso non coincide con la realizzazione personale? Come si possono migliorare le relazioni con gli altri? Qual è il senso vero da dare all'amore? Come iscrivere le sofferenze private in un quadro più ampio e sereno? Questo libro introduce un nuovo modo di interpretare e recepire l'arte: non solo oggetto di apprezzamento estetico, ma anche un potente strumento per migliorare la nostra vita. -
Sono tutte storie
"Il tempo trascorso con un libro non è mai del tutto sprecato, nemmeno se l'esperienza non è stata felice: qualcosa da imparare c'è sempre."""" Fedele a questa affermazione alla base della sua """"filosofia di lettura"""", Nick Hornby ci accompagna in un viaggio tra i suoi variegati acquisti libreschi, cogliendo l'occasione per parlarci non solo di libri, ma anche e soprattutto di amore, di figli, di sesso, di calcio, di musica... in una parola, di vita. Che si tratti di un poderoso saggio di oltre seicento pagine su sei anni di storia della Gran Bretagna, imprevedibilmente avvincente, o di un classico come Dickens (letto però su un e-reader per provare il brivido del contrasto...) oppure ancora di una serie di libri per ragazzi letti insieme ai suoi figli, i consigli e i commenti di Hornby sono sempre dettagliatissimi, fuori dagli schemi e molto divertenti. Piacevoli come e più dei romanzi di cui scrive. Certo, ci sono anche dei momenti di interruzione dovuti a cause di forza maggiore, per esempio i Mondiali di calcio. Capita allora che, sotto una montagna di cartelloni dei risultati e ricevute di scommesse, si ritrovino sparsi un po' dovunque avanzi di romanzi sbocconcellati, ma nulla che non si possa recuperare dopo il fischio finale e a televisore spento. Perché bisogna ricordare che """"quello che mette la palla in rete, la persona che conta davvero, è il lettore. È lui a calciare, è lui a segnare""""." -
Pomeriggio di uno scrittore
Uno scrittore, reduce da un periodo di crisi, s'incammina per la città dopo un pomeriggio di lavoro. Attraversa strade e piazze, giunge alla periferia e rientra a casa quando l'oscurità è già calata. Che accada poco, in queste pagine, è pura apparenza: si tratta del resoconto di un viaggio attraverso il mondo intero. Lo scrittore racconta del suo scrivere e del prezzo che per questo deve pagare, della sua vita e del poco tempo che gli rimane dopo i momenti di più intenso lavoro: una leggera pigrizia, il piacere di girovagare, la distaccata percezione delle cose quotidiane e dei particolari più insignificanti. E tutto rientra nello scrivere: assieme a un dubbio costante, nei confronti di se stesso e degli altri. Sotto il sole pomeridiano, alla luce del crepuscolo e poi dell'oscurità notturna, Peter Handke percorre una lunga strada attraverso la città e attraverso se stesso, offrendo al lettore una profonda riflessione su una letteratura che si alimenta nel concreto rapporto con la realtà. -
Il fuoco di Jeanne
Nata a Domremy o a Parigi? Morta sul rogo nel 1431 o nel suo letto nel 1450? Pastora o principessa, santa o indemoniata? La vicenda di Jeanne d'Arc è un gioco di specchi, in cui ognuno può vedere ciò che vuole: la guerriera che spezzò l'assedio di Orléans; la contadina inviata da Dio a spianare a Carlo di Valois la strada verso il trono; la pazza di cui la Chiesa seppe neutralizzare le pericolose visioni; la martire bruciata dagli inglesi; la bastarda reale manovrata come una pedina dalla corte di Francia nell'epoca cupa della guerra dei cent'anni. Sono tanti i volti di Jeanne, forse troppi: è per questo che il tempo ha fatto di lei un archetipo femminile, in bilico tra identità e stereotipi, tra dovere e passione. Sottraendole, però, la sua umanità e schiacciandola sull'immagine suggestiva ma sterile dell'eroina che ""precedeva le fiamme cavalcando"""". Sulle tracce di una comprensione non meno epica, ma più profonda, della vita e della leggenda di Jeanne si pone Marta Morazzoni, con questa vivida ricostruzione che è anche la storia di una ricerca personale, quasi intima. Dalla corte di Chinon all'esilio di Jaulny, da una Loira sfolgorante a una tempestosa Rouen, l'autrice e il suo personaggio sembrano procedere affiancate in una narrazione che unisce il fascino del racconto storico e la passione dell'indagine, componendo il romanzo moderno di una vicenda senza tempo."" -
Racconti del ghetto. Ediz. illustrata
Mentre i ghetti ebraici restano ancor oggi il simbolo della più rigida segregazione, dell'isolamento coatto, nessuno di questi racconti si conchiude completamente all'interno del ghetto. Gli ebrei di Zangwill sono tutti figure di frontiera, in bilico tra la legge di Mosè e quella della ragione, o del cuore. I suoi dotti adolescenti, diligenti studiosi della tradizione talmudica, sembrano rosi da un tarlo segreto, da un'intima inquietudine che li spinge a scoprire cosa vi sia oltre le alte e solide mura del ghetto, che sia il fascino conturbante e decadente di Venezia o la Roma del XVI secolo e del sogno visionario della riunificazione delle due religioni e dei due popoli. La legge sabbatica è deliberatamente infranta, con i toni della commedia - dal commerciante della piccola cittadina che non vuol perdere i clienti cristiani - o con quelli del dramma - dalla vecchia che percorre di sabato trentasette miglia per vedere un'ultima volta il figlio morente. Eppure il richiamo delle radici ebraiche resta fortissimo e inesorabile... Alternando comico, tragico ed epico, Zangwill rappresenta un mondo ebraico affollato dei personaggi più diversi, ideale punto d'incontro tra la ricostruzione storica minuziosa e fedele e il gusto per un'affabulazione leggendaria, a tratti magica. Introduzione di Attilio Brilli. -
Tutto quel che è la vita
Nel 1944, alla vigilia di uno degli scontri navali decisivi per la risoluzione del secondo conflitto mondiale, Philip Bowman è un sottotenente della Marina militare americana di stanza nel Pacifico. È l'esordio avventuroso di una vicenda umana che si dipana per quarant'anni, in una sorprendente ricchezza di scenari, incontri ed esperienze. Dal Giappone a New York, dove Bowman diventa editor in una piccola casa editrice; alla Virginia delle grandi proprietà terriere e delle vecchie tradizioni; a Londra, cuore pulsante di una ""geografia editoriale"""" fatta di contatti e affinità personali; alla Spagna, teatro di una esaltante passione amorosa. A scandire il racconto, una galleria di ritratti femminili cui corrispondono altrettanti modi di intendere e vivere l'amore in tutte le sue sfaccettature e le sue insidie. Perché questa è, più di ogni altra cosa, la cronaca di una lunga e intensa vicenda sentimentale nella quale si affacciano molte donne e molti amori. Sullo sfondo il tributo ai libri, non privo di ironia, ai loro autori dagli alterni talenti e fortune, alle consuetudini di un mondo editoriale d'altri tempi. Volti, indumenti, scorci di paesaggio rubati dal finestrino di un'auto, di un aereo o di un treno, incroci di sguardi, aspettative, tradimenti, fantasie: quel che conta nella vita, quel che resta o vorremmo restasse quando ci guardiamo indietro, e che solo la scrittura, forse, può salvare, fissandolo nel flusso impercettibile e implacabile dei giorni."" -
Storie del dormiveglia
Praterie, circhi, giostre: sono solo alcuni degli ambienti, spesso fantastici, che si ritrovano in questa raccolta di storie di Peter Handke. Sono sfondi particolari, programmaticamente antinaturalistici e artificiosi, quelli in cui si muovono i protagonisti delle vicende. Vicende narrate secondo una prospettiva sorprendente, in cui contenuto e tema appaiono costantemente elusi, posti tra parentesi, lasciati in sospeso. In compenso, Handke non rinuncia quasi mai al finale, spesso un vero e proprio colpo di scena che sembra mettere in discussione il concetto stesso di finzione. E proprio questa soglia dell'interrogazione è identificata dall'autore nel dormiveglia del titolo: il sonno, la visione, il sogno e il risveglio della coscienza sono evocati con una prosa nitida. -
L'accademia dei detective
Nonostante le abbondanti bevute di tè rosso, la signora Ramotswe ha fatto uno strano sogno. Incontrava uno sconosciuto ai piedi di un'acacia, una visione insolita, che al risveglio continua a turbarla. Ma in effetti sono giorni agitati per la proprietaria della Ladies' Detective Agency N.l. Fanwell, il giovane aiutante del signor JLB Matekoni - miglior meccanico di Gaborone nonché marito della signora Ramotswe - si è ingenuamente infilato in una brutta storia di ricettazione e ora rischia di finire in carcere; la signorina Makutsi, conquistato l'agognato titolo di signora dopo essere convolata a nozze con l'eterno fidanzato Phuti Radiphuti, si trova alle prese con il cantiere della nuova casa e con un costruttore che le ispira poca fiducia; la signora Potokwane, direttrice dell'orfanotrofio, deve contrastare gli ambiziosi progetti del signor Ditso Ditso, un benefattore fin troppo intrigante. E nell'ombra, come suo solito, trama la subdola Violet Sephotho, impudente avventuriera e nemica incallita della signora Ramotswe e della sua segretaria. Per fortuna ad aiutare la più abile detective del Botswana giunge un visitatore inatteso: Clovis Andersen, l'autore di ""I principi dell'indagine privata"""", un libro considerato, perlomeno sulle rive del Limpopo, la Bibbia di ogni investigatore, o investigatrice, che si rispetti."" -
Esercizi di sopravvivenza
"Lo sa che cosa l'aspetta, se viene arrestato dalla Gestapo?"""" È la domanda secca, diretta, che il ventenne Jorge Semprún, nel 1943, si sente rivolgere da Henri Frager, il capo della cellula di Resistenza francese a cui appartiene. Una domanda che sottintende una sola risposta: la tortura. Di questa esperienza, per tutta la vita, Semprún ha parlato poco, ma in """"Esercizi di sopravvivenza"""", prima parte del suo """"libro interminabile"""" rimasto tragicamente incompiuto, la affronta con una chiarezza e insieme un pudore che vanno nella direzione opposta al facile eroismo. Perché """"sarebbe assurdo, persino nefasto"""" si legge, """"considerare la resistenza alla tortura alla stregua di un criterio morale assoluto"""". In un movimento incessante tra presente e passato, l'autore rievoca situazioni, personaggi, volti ed episodi della deportazione e della liberazione, e nello stesso tempo medita, da pensatore quale è, sulle relazioni tra la realtà e la scrittura, personalizzando la storia mentre storicizza la propria vita, coniugando l'intimo con il frastuono e il furore, come osserva Régis Debray nella postfazione. Esercizi di sopravvivenza che a noi impongono un esercizio di riflessione."