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Il diritto della regione (2023). Vol. 1
La rivista, nata nel 1983, ospita saggi di diritto costituzionale, regionale ed amministrativo, analisi economica del diritto, valutazione delle politiche pubbliche, con particolare attenzione ai temi del federalismo, dell’autonomia e del diritto amministrativo speciale; note sulla giurisprudenza, in particolare costituzionale, amministrativa e contabile, d’interesse regionale. Ha una specifica attenzione per l’ordinamento veneto e le prassi, in una dimensione di libertà attiva del cittadino. La rivista si rivolge precipuamente a funzionari della pubblica amministrazione regionale, locale e statale, studiosi e operatori in materie giuspubblicistiche (giudici, avvocati ecc.), cittadini interessati ai temi del regionalismo, delle autonomie e della pubblica amministrazione. -
Rivolti al monte. Studi sul «Purgatorio» dantesco
Venuto fuori dall’Inferno «a riveder le stelle», Dante s’incammina su per il monte del Purgatorio: ed è qui che deve congedarsi da Virgilio, ma ritrova Beatrice e accompagna alcuni amici e poeti durante il loro percorso di pentimento e di salvezza. Tra i regni dell’aldilà proprio questo sembra essere quello più caro al pellegrino, tanto che De Sanctis, con mirabile finezza critica, lo intese come «un cantuccio chiuso al mondo». Eppure, per quanto ricca di temi appassionanti, di personaggi seducenti, di caratteristiche strutturali, stilistiche e narrative di assoluta originalità, questa cantica rimane, nella pur smisurata bibliografia dantesca, quella che riceve minore attenzione. I saggi raccolti in questo volume affrontano perciò, con diversi approcci teorici e metodologici, questioni – letterarie, artistiche, teologiche, di ricezione estetica – irrisolte o che necessitavano di essere aggiornate. -
Il piede destro di Byron
Lontano dall’assedio dei turisti, in una soleggiata laguna di Venezia, Alessandro Nicoli durante una gita in barca con la sua morosa trova un’antica moneta d’oro vicino all’isola abbandonata di San Giacomo in Paludo. Per Nicoli, veneziano da sempre, ex giornalista e investigatore per caso, è l’inizio di un’indagine intricata che, tra fatti di cronaca e antichi enigmi, lo porterà a addentrarsi nelle calli e i canali più nascosti della Serenissima nel tentativo di capire cosa accomuni due omicidi senza un legame apparente, un frate esorcista che sostiene di avere inventato il Cronovisore – una macchina capace di superare le barriere del tempo –, l’Hypnerotomachia – un libro vecchio di secoli che racchiude i segreti dei sogni – e Lord Byron, il celebre poeta che abitò a lungo a Venezia fra licenze e scandali, la cui ombra inquieta aleggia sull’intera vicenda. -
I venti mesi che hanno cambiato l'Italia. Il mio diario di governo
L’esperienza del governo Draghi, da febbraio 2021 a ottobre 2022, è stata come un’opera di Frank Capra: un film del possibile, un inno al pragmatismo visionario, uno schiaffo alle miopie e agli egoismi, un sogno diventato realtà. In poco più di un anno e mezzo è stata scritta una nuova sceneggiatura per il Paese e per le prossime generazioni, uno spartito dal quale nessuno in futuro potrà prescindere.rnPerché l’esecutivo formato da Mario Draghi ha rappresentato una “rifondazione”, di metodo e di merito. Questo volume è la storia, personale ma anche collettiva, di questa rifondazione, raccontata attraverso le sue tappe principali: dallo “stato nascente” alla fine anticipata. Una storia inimmaginabile senza la convergenza con l’Europa, vero game changer di questa stagione di riforme e di investimenti. Al termine del suo mandato, il governo Draghi consegna al mondo, in un frangente difficilissimo segnato dalla guerra in Ucraina e dalla crisi dell’energia, un Paese che ha rispettato tutti gli impegni del Pnrr, e che è cresciuto del 6,7% nel 2021 e anche nel 2022 sarà tra i primi della classe per aumento del Pil e produzione industriale. Un Paese che sta attuando le riforme attese da decenni e che non ha mai fatto mancare il suo sostegno a cittadini e imprese, emergenza dopo emergenza. Un Paese più serio e più giusto. -
La modernità malintesa. Una controstoria dell’industria italiana
«Secolo breve», «epoca di speranze e tragedie», «età della fine delle ideologie». Sono tante le definizioni del Novecento nel terzo millennio, in quella geografia enigmatica e indecifrabile che è il postmoderno. Demonizzato o santificato, incolpato o assolto, ha impresso una svolta epocale a economia e politica, ha inciso nel tessuto culturale e sociale del nostro paese, infrangendo equilibri secolari, mandando in frantumi la linea di continuità tra passato e futuro. Fino al salto decisivo: il tramonto della civiltà contadina e l’avvento dell’industrializzazione. Attraverso snodi e fenomeni della storia italiana Giuseppe Lupo, appassionato studioso della stagione del boom economico, ripercorre il «paradigma interpretativo del moderno», dando voce alle sue figure più rappresentative, da Vittorini a Testori, da Fortini a Mastronardi, da Calvino a Pasolini. Facendo luce sul controverso rapporto fra umanesimo e scienza nella narrativa di fabbrica e nei periodici aziendali del secondo dopoguerra – da Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri a Memoriale di Paolo Volponi, dalla rivista «Pirelli» a «Civiltà delle Macchine» –, approda al «realismo liquido» odierno, dominato dalla fine di quel proletariato che un tempo pareva marciare compatto e oggi sembra invece fragile e desueto. Se persone comuni ed élite intellettuali hanno reagito spesso con disagio e diffidenza a oscillazioni e problematiche che il vento del progresso ha portato con sé, forse è arrivato il momento di invertire la rotta. Di far riemergere dal sottosuolo in cui è rimasta nascosta una controlettura della modernità, originale, alternativa, progettuale, che aspiri a modificare il mondo, a «recidere il cordone ombelicale con il secolo terribile e maestoso di cui ci sentiamo ancora figli». -
Grigio. Il colore della contemporaneità
Traccia luminosa di molte situazioni quotidiane, il grigio è il simbolo di una sana indifferenza che esorta a deporre le armi della lotta continua, a scegliere una «medietà attiva, al servizio di un evento più grande». Seguendo il filo di questo «non colore» dalla Genesi alla fotografia, dai fenomeni atmosferici alle avanguardie di Piero Manzoni e Marcel Duchamp, Peter Sloterdijk, autore di opere controverse e divisive, ripercorre la storia dell’umanità alla luce dei significati allegorici di questa tinta fluida e ambigua. Si afferma così una nuova teoria estetica e filosofica del compromesso fra chiaro e scuro, che abbraccia letteratura, arte, religione e politica, dal mito platonico della caverna, dove i prigionieri non vedono altro che le ombre grigie delle cose, a Hegel, secondo il quale la filosofia dipinge il suo grigio su grigio. Da Heidegger, convinto che sia la tonalità emotiva quotidiana del nostro essere-nel-mondo, a Nietzsche, che celebra il grigio argenteo come la chiave del passaggio tra umano e oltreumano, tra idilliaco e terrificante. Dal Purgatorio dantesco ai corridoi kafkiani, da Cézanne, per il quale non è un pittore chi non ha dipinto il grigio, a Andy Warhol, il pioniere dell’indifferenziazione. Dal tramonto del rosso del Terrore giacobino, della Rivoluzione d’ottobre, del nazifascismo e delle dittature del proletariato alle «eminenze grigie» della Ddr e al grigiore dell’era di Angela Merkel. «Una volta risvegliata dalla latenza, la parola “grigio” perseguita il pensiero del sé e del mondo fino alle cose ultime e meglio nascoste. Non c’è essere umano che non sia immerso nel crepuscolo della propria situazione, circondato dagli altri, i pochi vicini e gli innumerevoli lontani, ciascuno nel proprio campo.» -
La marcia turca
La Turchia non è più il «malato d’Europa», il paese spento, triste, in bianco e nero che per tutto il secolo scorso ha vissuto nell’ombra dei suoi vicini, ma il protagonista indiscusso della scena internazionale. A cento anni dalla nascita della Repubblica, in un momento cruciale che tocca il destino di uno dei personaggi politici più controversi del nostro tempo, Marco Ansaldo ripercorre le vicende recenti di questa nuova potenza globale, in una marcia inesorabile che dal fascino di Istanbul, città poliedrica e prismatica, conduce alla scoperta di strategie ed equilibri che hanno trasformato Recep Tayyip Erdoğan in un odierno sultano. Uomo fra i più influenti di questa epoca, leader scaltro e spregiudicato, «inventore di una diplomazia multipla che tratta con amici e nemici», agisce come mediatore nel conflitto fra Russia e Ucraina, gioca con destrezza i suoi assi nella partita del gas e del grano, raggiunge con l’Europa accordi sui migranti usando le frontiere come un rubinetto che apre e chiude a seconda delle convenienze. Eppure, nonostante la sua sfera di influenza geopolitica arrivi fino all’Africa e ai confini della Cina, oggi la Turchia è chiamata ad affrontare le conseguenze delle sue aspirazioni. Di fronte all’emergenza umanitaria prodotta da uno dei terremoti più tremendi della storia, al progressivo indebolimento dell’economia, al dilagare del fanatismo islamico e alla folle ossessione di annientare i curdi, può continuare per la sua strada, reprimendo il dissenso e puntando alla conquista di mare e terra, oppure ampliare la sua visione del mondo e diventare una piena democrazia liberale. «Ne avrebbe tutte le possibilità, perché non esiste paese in grado di avere un’ambizione talmente forte e un’influenza così globale poggiando su un terreno tanto instabile. Come le faglie sismiche sotterranee che lo attraversano.» -
L'orecchio di Kiev
È il 1919 e Kiev è invasa dalla cacofonia della rivoluzione. Dopo l’arrivo dell’Armata rossa, in città imperano il caos e l’anarchia. Il vecchio ordine è in pezzi e il paese è alla ricerca di una propria identità: russi bianchi da un lato, nazionalisti dall’altro, e nel mezzo i delinquenti comuni, ladri e balordi. Sono tutti fianco a fianco e tutti contro tutti. In questo tumultuoso e vacillante mondo pre-sovietico, dominato dalla totale assenza di regole, il giovane studente Samson Kolečko si ritrova da un giorno all’altro a dover badare a se stesso, dopo aver perso in un’imboscata il padre (e l’orecchio destro) sotto la spada di un cosacco. Da quel momento, la sua vita prende una piega inaspettata. Arruolato in modo del tutto fortuito nel neonato corpo di polizia, Samson si butta a capofitto nella prima indagine: una serie di traffici loschi che coinvolgono due soldati, sgraditi occupanti del suo appartamento. Oltre all’inaspettata assistenza che riceve – ebbene sì – dall’orecchio perduto, Samson può contare sulla bella Nadežda, una ragazza con la speranza nel nome, impiegata dell’Ufficio statistiche e bolscevica convinta, che in breve conquista il suo cuore. Denso dei colori e del fervore polifonico della grande letteratura dell’Est Europa, L’orecchio di Kiev è il primo episodio di una nuova serie firmata da Andrei Kurkov, un romanzo picaresco che ridà vita al passato del suo paese, confermandolo come uno dei migliori autori viventi di lingua russa. Un poliziesco di grande ritmo e, per di più, un libro divertente. E in tempi bui, abbiamo tutti bisogno di storie che, oltre ad aiutarci a capire, siano anche capaci di farci ridere. -
I pessimisti non fanno fortuna. La sfida del futuro come scelta
Con la schiettezza e la passione che lo hannornreso una delle figure più popolari e vicine airncittadini, Luca Zaia si racconta per recuperarernattraverso i ricordi lo slancio di un paese in cuirn«mai è mancata la forza per guardare al futuro conrnottimismo, anche nei momenti peggiori. Mai si èrnspezzato quell’ingranaggio che, di generazione inrngenerazione, ci ha trasmesso la voglia di rispondererna qualsiasi cambiamento, anche il più inaspettato,rnimpegnandoci a costruire qualcosa di nuovo».rnPer valutare insieme premesse e conseguenze dellernscelte che abbiamo davanti, ripercorre alcune sogliernsimboliche che nella storia collettiva e individualernhanno segnato altrettante svolte determinanti perrnla crescita dell’Italia. Dal Veneto degli anni sessantarnal benessere diffuso, dal confronto con l’immaginariorntelevisivo all’avvento dei consumi di massa, dal falsornmito di un ambiente incontaminato alle guerre lerncui atrocità arrivano in diretta sui nostri schermi,rnsi misura con temi spinosi e pregiudizi. Ne ricavarnindicazioni e spunti per definire quanto ancorarnresta da fare su questioni che, oggi più che mai, cirnriguardano tutti da vicino: la conversione ecologica,rnle migrazioni, i diritti universali, la parità effettivarne non solo enunciata, le nuove povertà, il rapportorncon i giovani, vero motore della rinascita, finornal traguardo di un’autonomia responsabile.rnCon la concretezza dell’amministratore e al di làrndi ogni barriera ideologica, Luca Zaia mostra che,rnse i mutamenti mettono inevitabilmente di fronterna problemi sconosciuti, dobbiamo però sapernerncogliere anche le straordinarie opportunità. Nellarntestimonianza di chi non smette di credere nelrnfuturo, un invito a esercitare la libertà di scelta, nonrncedendo al pessimismo, «l’ultimo atteggiamentorndi cui ha bisogno la nostra comunità di fronte allernsfide che la attendono e che sono altrettanto durernrispetto a quelle in cui è già impegnata». -
Alle donne che niente sanno. Mestieri femminili, alfabetizzazione e stampa nella Venezia del Rinascimento
Chi trasse maggior profitto dalla nascita e dalla diffusione della stampa non furono tanto i dotti, bensì gli appartenenti al vasto mondo del fare e soprattutto le donne che riuscirono a carpire, dal diluvio di opuscoli riguardanti saperi pratici, conoscenze applicabili nel quotidiano, strumenti utili per comprendere il proprio contesto di vita e interagirvi. Questi materiali non necessitavano di una lettura come la intendiamo oggi, ovvero capace di procedere passo dopo passo sino alla fine. Si trattava per lo più di una lettura rapsodica che consentiva anche con un’alfabetizzazione ridotta di afferrare ciò che poteva essere utile alle necessità quotidiane, leggendo ad alta voce là dov’era il caso di comprendere bene o per coinvolgere altre persone. Questo volume presenta l’offerta editoriale che si rivolgeva, tra la fine del XV e la metà del XVI secolo, a un ampio bacino di donne impegnate nei mestieri, nelle occupazioni femminili, sovente nella loro posizione di capofamiglia, data la mortalità maschile. E ciò che preme sottolineare è che quella confidenza seppur elementare con l’alfabeto le metteva comunque in grado di farne un uso attivo nelle strategie di sopravvivenza, di mestiere e di guadagno. Era pur sempre una lettura: la lettura per fare. -
Edipo. Variazioni sul mito
Edipo, figlio di Laio, ha attraversato i secoli dell’immaginario occidentale, presenza ingombrante e scomoda che la psicoanalisi freudiana ha contribuito a rafforzare con straordinaria potenza. Di questa lunga storia letteraria sono stati scelti nella presente «variazione » la tragedia fondante di Sofocle, i testi di Seneca, quello di Dryden e Lee e infine quello di Cocteau. La dura, incalzante indagine sofoclea consegna alla cultura occidentale l’archetipo del soggetto che si interroga su se stesso e che, accecandosi, punisce l’organo della conoscenza che tante imprese gli ha consentito, ma non quella di vedersi davvero e di conoscere la propria storia. In Seneca il racconto si trasforma in un’acuta interpretazione psicologica. Tutto quel passato che l’Edipo di Sofocle sembrava aver rimosso è presente invece fin dall’inizio e corrode l’animo del re al punto che la verità, pur atroce, giunge a lui come una liberazione dalla cupa angoscia che lo opprime. Con Dryden e Lee il rapporto tra Edipo e Giocasta, da sempre sottinteso nei suoi risvolti privati, viene alla luce sotto il segno dell’eros che spinge madre e figlio l’uno verso l’altra, irresistibilmente, in un movimento alterno di attrazione e ripulsa. E Giocasta domina anche nella pièce di Cocteau, Giocasta che supera la morte e che si affianca ad Antigone per accompagnare e proteggere Edipo sulla via dell’esilio. Strappati al mito e restituiti «al popolo, ai poeti, ai cuori semplici», per sempre separati e tuttavia più che mai uniti, essi finalmente camminano insieme. Quattro capolavori del genere drammatico per rinnovare nel tempo la vicenda dell’uomo che si fece re per scoprire, a un prezzo inaudito, di essere, veramente e legittimamente, il re. -
In nome della verità. I misteri di Sandhamn. Vol. 6
Mancano pochi giorni al solstizio d’estate e decine di ragazzini si riuniscono al campo di vela di Lökholmen, la piccola isola che si trova proprio davanti a Sandhamn, nell’arcipelago di Stoccolma. Sono tantissimi, difficile per i responsabili del corso avere il controllo su tutto quello che succede. E così, ai più prepotenti del gruppo basta poco per individuare i più vulnerabili. Col passare dei giorni, le aggressioni s’intensificano, diventando sempre più umilianti, sempre più violente. E quando un ragazzino scompare misteriosamente, il panico si impadronisce del campo. Potrebbe essere stato vittima di un incidente? O di un rapimento? O forse, in questo luogo di vacanza isolato dove estranei spiano nell’ombra i giochi degli allievi velisti, è successo qualcosa di più inquietante? Mentre Thomas Andreasson, rientrato alla centrale di polizia di Nacka, è pronto a rimettersi al lavoro insieme alla sua squadra, Nora Linde sta per iniziare uno dei processi più complicati della sua carriera di procuratore: una causa che coinvolge un importante uomo d’affari, che altri non è se non il padre del ragazzino di cui si sono perse le tracce a Lökholmen. Un’attenta analisi psicologica delle parti coinvolte e una corsa contro il tempo diventano necessarie per salvare più di una vita, in un’indagine che tocca temi spinosi, come bullismo e pedofilia, criminalità finanziaria e dipendenze. Traumi che colpiscono adolescenti insicuri e adulti incapaci di dosare nel modo giusto l’amore verso i propri figli. -
La nostra parte di notte
Un uomo biondo, straordinariamente bello, avanza a piedi nudi nella selva argentina, tra centinaia di candele, verso un gruppo di persone con gli occhi bendati e le mani legate. Si chiama Juan Peterson ed è un medium dell’Ordine, una società segreta devota al Culto dell’Ombra e insieme un circolo d’affari vicino alla dittatura. Juan è un medium molto potente, ma è un medium riluttante, condannato fin da piccolo a offrire le proprie doti in riti crudeli che lo lasciano stremato. Ha sempre voluto sottrarsi al suo destino e lo vuole soprattutto oggi che l’Ordine, guidato dalla famiglia della moglie, minaccia di chiamare a sé anche suo figlio Gaspar. Una saga fantastica ma tragicamente realistica, dove la meraviglia si mescola all’orrore e i santi indigeni convivono con le streghe buone, mentre quelle cattive flirtano con la polizia. Un grande romanzo sudamericano, visionario, sensuale, struggente, che attraverso le suggestioni del genere racconta la ferocia del regime di Videla, l’ignavia dei suoi fiancheggiatori, l’impotenza della gente comune, ma anche la forza dei legami di sangue e d’amore – un amore che rende deboli, espone al pericolo, eppure è l’unica luce in grado di proteggere dalle lusinghe del buio e del potere. -
L'atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale
In un mondo interconnesso, percorso da una «guerra mondiale a pezzi» e dominato da prospettive apocalittiche, qual è il compito della Chiesa? Che cosa caratterizza, in particolare, i gesti e le parole di Francesco? Quali sono le radici della «diplomazia della misericordia»? E come si concilia la volontà di mediazione con l’energica denuncia dei mali di oggi? A dieci anni dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio, Antonio Spadaro ne rilegge l’approccio geopolitico da più prospettive. Innanzitutto la visione, di cui mette in luce i punti fondamentali, attingendo ai numerosi riferimenti culturali e intellettuali del pontefice. Ricostruisce quindi la «mappa» dell’azione di Francesco, attraverso i viaggi apostolici, gli eventi sinodali e la politica internazionale della Santa Sede. Ne emerge un’analisi dei traguardi raggiunti e delle sfide aperte: l’impegno per un nuovo umanesimo in Europa e per porre fine ai conflitti e alla tragedia dei migranti, proponendo un’alternativa credibile al capitalismo finanziario speculativo; l’avvicinamento alla Cina e il dialogo con l’Islam; l’esperienza della prima pandemia globale nell’era digitale; l’attenzione a territori dalle forti contraddizioni politiche ed ecologiche, come l’Amazzonia; i passi avanti nei rapporti con il Medio Oriente e le visite in paesi quali il Kazakistan e il Bahrein, luoghi di incontro e crocevia multietnici, «laboratori» di una Chiesa piccola ma viva. -
Ira e tempo. Saggio politico-psicologico
Nel suo libro più «politico», Peter Sloterdijk, filosofo tedesco le cui posizioni controverse sono sovente oggetto di dibattito, propone intuizioni mai banali per decifrare i cambiamenti che interessano le organizzazioni sociali e politiche. Se in ""Critica della ragion cinica"""" ricostruiva le derive del cinismo nella cultura occidentale, qui racconta culture e forme dell'ira, che da virtù nel mondo greco è diventata collante del risentimento moderno. Attingendo alle teorie di pensatori come Friedrich Nietzsche, Alexandre Kojève, Leo Strauss e Francis Fukuyama ricostruisce il legame tra le dinamiche della psiche individuale e collettiva, risalendo così alle origini del percorso che ha reso possibile l'eclissarsi del pensiero timotico. Da energia primitiva cantata da Omero e incarnata da Achille, attraverso numerose trasformazioni, l'ira diviene forza propulsiva gestita come capitale e bene spendibile, accumulata in strutture assimilabili a vere e proprie «banche del risentimento», quali sono stati fino a poco tempo fa i partiti e i grandi movimenti ideologici. Venute meno le principali istanze capaci di convogliare tale risentimento collettivo verso utopie rivoluzionarie o verso l'Aldilà delle religioni monoteiste, nulla sembra poter contenere l'ondata di conflitto che si manifesta negli scontri di piazza, nel disagio delle periferie urbane, nelle forme di emarginazione sociale, nelle organizzazioni terroristiche. Né si prospettano nuovi elementi capaci di produrre un'idea di mondo che si faccia progetto. Con la potenza di un discorso articolato in potenti metafore, Sloterdijk avanza un'affascinante ipotesi su un antico e modernissimo enigma."" -
Orson Welles. Ovvero la magia del cinema
A Welles spetta il ruolo del grande inventore, come a pochi nella storia del cinema: sul piano della visione, per averne esplorato tutte le possibilità e le capacità di eccesso, e sul piano del racconto, per averne esaltato la potenza e cambiato le regole. Ma la forza della rottura formale sta nello spessore culturale che la regge e che combina la tendenza all’effetto magico, indebitata con la tradizione gotica e romantica, con la tendenza didattico-brechtiana derivata dalla sua formazione politica. In questa approfondita e ampia analisi dello stile e del contesto in cui Orson Welles, «genio autodistruttivo» capace di dar vita a memorabili personaggi attraverso una sperimentazione innovativa ed elaborata dei linguaggi cinematografici e di complesse strutture drammaturgiche, realizzò le sue opere, James Naremore non solo analizza criticamente alcune delle sue pellicole più importanti, tra cui Quarto potere, L’orgoglio degli Amberson e Otello, ma indaga anche il ruolo del regista americano all’interno del panorama intellettuale e politico americano del Novecento. -
Cuore di furia
Il protagonista di questo romanzo è il padre di Norama Tripe ed è uno scrittore. Non lo è da subito, lo diventa quando ruba un trattore a Barcellona, scappa a Siviglia, trova lavoro in un magazzino di granaglie e lì comincia a leggere. E dopo aver tanto letto, scrive. Il padre di Norama Tripe, fuggendo a cavallo del trattore, ha lasciato dietro di sé una moglie, una domestica rimbambita e la piccola Norama Tripe, che anni dopo, quando ha imparato a leggere, vede su un giornale la foto del padre che, dal vivo, non aveva quasi mai visto. E decide di andare a cercarlo, per riprenderselo. Tuttavia il padre di Norama Tripe, che di nome fa Jorge, di paterno non ha niente. Dorme nel magazzino di granaglie nonostante il suo editore gli abbia donato una casa e nonostante abbia una devota amica, Dolores, con la quale ogni tanto va a letto e che probabilmente ama. Il padre di Norama Tripe, che è ormai un grande e venerato scrittore spagnolo, desidera restare il pessimo padre che è sempre stato, ma desidera soprattutto che la figlia non metta mai le mani su ciò che ha scritto, l’unica cosa di cui gli importi. Romana Petri ha scritto un romanzo tutto esatto e tutto mentito che racconta anche, dal punto di vista di Norama Tripe (anagramma del nome dell’autrice), la biografia fantastica di Giorgio Manganelli, ripercorrendo, in una Spagna altrettanto fantastica, la vicenda privata e editoriale del grande scrittore. L’anagramma non è un vezzo, ma un ulteriore accenno biografico, perché se Mario Petri è stato il padre naturale di Romana Petri, Manganelli ne è stato il padre letterario. Un romanzo che racconta quanto la vita non si scelga, ma ci tocchi. -
Storia di Argo
Una donna ricorda, e un passato doloroso rimasto a lungo sepolto nella memoria riemerge a sprazzi. Attraverso gli occhi di se stessa bambina, rivive le drammatiche esperienze della popolazione italiana dell’Istria durante e dopo la Seconda guerra mondiale: i bombardamenti, l’occupazione tedesca, l’arrivo degli slavi, l’esodo. A simboleggiare il trauma dell’esilio forzato, lo straziante momento della separazione dal cane York, cui la legava un affetto profondo, abbandonato la notte della fuga. York che come Argo, il cane di Ulisse, ha continuato ad aspettare invano il suo ritorno, fino alla morte. Un romanzo a sfondo autobiografico sorretto da una scrittura limpida e concentrata, e da immagini che si incidono a fondo nella memoria del lettore. -
Il messaggio
Cina, 1941. Al culmine del conflitto sino-giapponese, la Repubblica di Nanchino sostenuta da Tokyo rafforza la lotta clandestina contro la resistenza. Una notte, quattro agenti dell’intelligence – due uomini e due donne – al servizio del governo fantoccio di Wang Jingwei come crittografi vengono scortati nella celebre Tenuta Qiu, due edifici isolati alle porte di Hangzhou. Sono stati convocati dal quartier generale dell’esercito imperiale perché tra loro si nasconde una spia. Nome in codice: Fantasma. Jin, Wu, Li e Gu dovranno rimanere rinchiusi fino a quando il traditore non verrà smascherato. Separare la verità dalle bugie, però, non è semplice: ognuna delle persone sospettate pone un limite a ciò che è disposta a rivelare, ognuna ha una storia da raccontare a sostegno della propria integrità. E ogni versione è in grado di rovesciare la precedente. Chi è colpevole, dunque? Chi innocente? Nessuno sa a cosa credere, ma la verità, sempre che sia realmente tale, ha il suo prezzo. Dopo aver lavorato a lungo nei servizi segreti cinesi, a fianco di agenti e criptoanalisti, Mai Jia trasferisce la sua profonda esperienza in una spy story ad alta tensione che, sullo sfondo di una delle grandi guerre della storia, assume il fascino di un rompicapo matematico. -
Quaderni della procuratoria. Arte, storia, restauri della basilica di San Marco a Venezia (2022). Ediz. illustrata. Vol. 16: Acque alte e restauri
Un Quaderno dal titolo importante ""Acque alte e restauri"""" consolida la tradizione culturale e sociale portata avanti nella successione delle pubblicazioni che le Procuratoria di San Marco offre, a quanti vogliono mettersi in ascolto, per essere informati dei tanti segmenti della storia artistica di uno dei più importanti edifici della cristianità, dell’architettura e delle arti. Ma i Quaderni, e questo odierno anche, informano di quanto, con il lavoro di “tanti”, si fa per salvaguardare, proteggere e restaurare il “monumento” veneziano. I saggi degli studiosi e del Proto, architetto Piana, spiegano quanto si è fatto dopo l’acqua alta del 2019, per restaurare parti fondanti della Basilica. E se Piana illustra i restauri eseguiti della cupola del Coro, del pulpito dell’Epistola, degli arconi del portale centrale, illustra anche quanto si porta avanti per restaurare il mosaico pavimentale con una coppia di pavoni, i mosaici della Tomba Falier nel nartece, e i due altari rinascimentali di San Paolo e San Giacomo. Sono poi i saggi di Simonetta Minguzzi e Gabriele Canuti, a spiegare la intricata e straordinaria storia dei pavoni marciani. Ad impreziosire la riflessione sui “pavoni” il saggio di Antonella Fumo mette in luce le articolate diatribe sviluppatesi sui restauri portati avanti nell’Ottocento. Il saggio di Matteo Ceriana ci porta ad una descrizione di due splendidi altari – di San Paolo e San Giacomo – ed alle vicende artistiche ricondotte a chi, come Antonio Rizzo, li realizza con una interessante illustrazione di Anna Pizzati di importanti documenti conservati in Archivio di Stato di Venezia circa la realizzazione degli altari. Venezia, la Basilica Marciana e le acque sono tenute insieme per spiegare che la salvaguardia, la protezione e il restauro, sono attività strategiche per una città ed i suoi monumenti con le preziose eredità di una storia millenaria.""