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Con animo imprescrittibile: diario di un disertore
Negli anni ottanta del Novecento l'Autore di queste pagine viene condannato per il reato di diserzione. Egli racconta la sua storia personale, l'esperienza del carcere militare, della fuga all'estero e dei trattamenti che vi subisce da parte di opache figure istituzionali, e motiva le sue vicissitudini: «Desidero disapprendere la violenza instillata gradualmente nei nostri cuori attraverso sentimenti d'inadeguatezza e diffidenza. Sono un giovane ragazzo europeo che non sogna conquiste e trionfi, non esige patrimoni disseminando insegne e stendardi». «Il libro è più che un resoconto di avventure, fatiche, gioie e dolori vissuti come un poema epico omerico, o come una tragedia shakespeariana, è un richiamo, un memorandum all'umanità, attraverso un appello testimoniale, dei valori più importanti della vita, delle ragioni che danno senso allo sforzo e al sacrificio, anche quando il dubbio, perenne, eterno e benedetto, minaccia talvolta di disintegrare il forziere delle convinzioni». (dalla prefazione di Martín Guevara Duarte) -
Morti in una città silente. La strage dell'8 marzo 2020 nel carcere Sant'Anna di Modena
L'8 marzo 2020 scoppiano rivolte in tutte le carceri della penisola. I detenuti si ribellano alla sospensione dei colloqui con i familiari, delle attività trattamentali con gli operatori esterni, e alla paura dei contagi in un luogo in cui è praticamente impossibile mantenere il ""distanziamento sociale"""". Nella Casa Circondariale di Modena si conteranno nove morti, tredici in tutta Italia. Quella del Sant'Anna diventerà la rivolta carceraria che conterà più morti della storia repubblicana. A corpi ancora caldi queste morti verranno attribuite a overdose di metadone e benzodiazepine, ipotesi che verrà confermata senza un dibattimento processuale quindici mesi dopo. Morti i cui corpi freddi parlano di violenze subite, morti di cui non parlerà quasi nessuno, morti in un contesto sociale totalmente indifferente al destino dei migranti, in mare come in carcere. Solo una piccola parte di questa città decide di non tacere e dà vita al Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant'Anna, che fin dai primi momenti s'impegnerà a tenere alta l'attenzione su questa tragica pagina di storia cittadina e nazionale, e da cui nasce l'idea di questo libro."" -
Sguardi ritrovati
In una sezione del primo volume del Progetto memoria, La mappa perduta, abbiamo presentato informazioni relative agli eventi in cui 68 militanti delle organizzazioni armate hanno incontrato la morte nel corso del conflitto che ha attraversato l'Italia dal 1969 e che ha lasciato tracce ed irrisolti fino ai nostri giorni. Ciascuno dei 68 capitoli nominali articola un profilo biografico sociale su più dimensioni: notizie biografiche essenziali; eventuali scritture del militante deceduto; documenti prodotti da organizzazioni armate e da altri gruppi sociali per la persona o per l'evento in cui ha incontrato la morte; frammenti di altre pubblicazioni in cui viene ricordata la persona; testimonianze dirette prodotte per questa ricerca e donate al Progetto memoria da chi ha conosciuto i militanti e ha voluto ricordare quegli incontri. L'introduzione illustra metodi e criteri della ricerca, ricchezze umane e ostacoli incontrati nel reperimento della documentazione, ed alcune riflessioni sul complesso rapporto tra la memoria e il rimosso, soprattutto quando quest'ultimo ha a che fare con la morte. -
Vito il recluso. OPG: un'istituzione da abolire
Vito De Rosa è rimasto internato in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario per oltre cinquanta anni. Il suo caso è stato sollevato all'attenzione dell'opinione pubblica dal consigliere regionale Francesco Maranta, curatore di questo libro, e dall'Associazione Antigone, A seguito di questa mobilitazione, il Presidente della Repubblica, nell'ottobre del 2003, ha concesso la grazia a Vito. La sua storia è qui ripercorsa come simbolo di una ferita mai sanata, che si è aperta quando la psichiatria ha incontrato il carcere e sono nati gli OPG. Di questa istituzione sono qui presentate le informazioni generali e alcuni frammenti delle voci di colore che, loro malgrado, la abitano. -
Sticomanzie. Sortilegi ecofemministi
La sticomanzia è un insieme di pratiche divinatorie che, oltre a fondarsi su responsi e previsioni emanati da entità superiori, si basa sul sorteggio. Tra le sticomanzie più comuni l'estrazione casuale di una frase-oracolo dall'epica o dai testi religiosi - come l'Odissea e la Bibbia -, o il rituale del tsujiura senbei: il tipico biscotto della fortuna asiatico. Ma al di là dell'ambito ludico e magico, la sorte è ancora ampiamente contemplata e utilizzata, come modalità di scelta, anche in contesti molto seri e illustri. Questa silloge racchiude permanenze, certamente non casuali, tra le pareti domestiche e di altri edifici, mentre è questo tempo umano di emergenza, disparità e iniquità. Tuttavia ancora troppi aspetti difficoltosi della vita, a partire dai linguaggi, più che essere concretamente e coscientemente affrontati, vengono affidati al caso, randomizzati. Sticomanzie non tenta predizioni, ma riflessioni su un presente che spesso, invece di reggersi su comprovate realtà, poggia su metafore di voleri ultraterreni e su mitologie del potere antropocentrico. Cioè proprio dove non andrebbero rintracciate le soluzioni, ma le radici delle disuguaglianze. -
La Rocca. Storie tra dentro e fuori
Molte vicende confluiscono in questo romanzo sociale ambientato in un immaginario, ma verosimile, carcere di una città di provincia. Tra le altre quelle di Aurelia, direttrice della Rocca, e il suo progetto di dare la possibilità ai detenuti di lavorare all'esterno; quella di Padre Angelo, che vuole portare la città dentro, a cominciare da Fabrizia e la sua amica, per accompagnare con la chitarra i canti della Messa alla Cappella del Penitenziario. Si intrecciano i pensieri di Vincenzo, detenuto per rapina, di Maurizio, agente di custodia, dello scrittore Andrea e della psicologa Alice. Tre capitoli, ambientati in altre prigioni italiane, arricchiscono queste storie con quelle di altrettanti detenuti. L'ultimo capitolo chiude il cerchio, mostrando come, talvolta, l'incontro tra esperienze diverse possa suggerire un cambiamento di percorso. -
Maldicura. Storia di un infermiere che si ammala
Anche chi cura si ammala. Anche chi cura sta male. Vi potrà sembrare banale, ma il sistema nervoso di chi lavora in ambito sanitario non è quello di una seppia o di un calamaro, è come il vostro, umano e troppo umano. A scuola non insegnano la morte. In biblico tra confessione e invenzione, Maldicura è il viaggio di un infermiere lungo il confine tra malattia e assistenza, dai morti per Covid nelle RSA alla psichiatria, dalle cure domiciliari per i pazienti terminali alla burocrazia patologica del Sistema Sanitario. Un viaggio in sei tappe, sei modi diversi di affrontare o abbracciare la morte, qualche volta con ironia, qualche volta ammettendo la tristezza. Perché, sotto la divisa, il sistema nervoso di chi cura è come quello di una rana in laboratorio: un groviglio che scatta, reagisce e vorrebbe volare, ma può solamente saltare. -
La contaminazione dei corpi nelle istituzioni totali
Attingendo a testimonianze di reclusi di ogni tempo - dai campi di concentramento alle case di cura per anziani, dal carcere ai manicomi, dalle strutture per disabili a quelle per migranti - sono qui messi in evidenza i principali metodi di contaminazione - definita da Erving Goffman come una invasione, una vera e propria violazione del corpo o di qualcosa che è strettamente collegato con il Sé - propri delle istituzioni totali. È portata l'attenzione sulle modalità con le quali esse operano sul soggetto, modificandone progressivamente la percezione di sé e mortificandolo. Sono le istituzioni reclusive stesse a risultare inadeguate a ospitare degli esseri umani, a partire dagli ambienti contaminati e contaminanti, passando per l'alimentazione, le pratiche igieniche, le mortificazioni quotidiane fino alla violenza fisica, della contenzione e degli psicofarmaci. La distruzione identitaria dei reclusi che ne è il fine e contemporaneamente la conseguenza costituisce un allarme per qualsiasi società voglia dirsi civile. -
La mia guerra. Diario dal fronte
Il 4 novembre del 1918 si chiudeva la grande guerra d'Italia. A cent'anni dalla vittoria, riemerge il diario di un soldato che, di lì a pochi anni, avrebbe segnato la storia italiana: Benito Mussolini. In una forma inedita, il diario del futuro capo del fascismo è stato trasformato per la prima volta in un fumetto storico. Le pagine dal fronte di Mussolini prendono vita, mostrandosi in una forma inedita capace di soffermarsi tanto sulla spettacolarità delle scene alpine di guerra quanto sugli aspetti più umani e psicologici della vita in trincea. La sceneggiatura del fumetto muove, innanzitutto, proprio dalle riflessioni più profonde di un Mussolini pre-fascista che, nelle trincee di ghiaccio e di fuoco della grande guerra, porta a definitivo compimento la propria formazione umana e politica. -
Jan Palach. Praga 1969. Una torcia nella notte
Jan Palach, la ""torcia n.1"""", il 16 gennaio 1969, in Piazza San Venceslao a Praga, scelse di darsi fuoco come estremo atto di protesta contro il fagocitante comunismo sovietico che invadeva la Cecoslovacchia impedendole di evolvere, di riunire la propria comunità in un socialismo moderno, dal """"volto umano"""". La Primavera di Praga veniva fermata militarmente dalla Russia in un bagno di sangue negli anni in cui, come scrive Marcello Veneziani, «i sessantottini incendiavano il mondo pensando a sé stessi, mentre Palach incendiava sé stesso pensando al mondo». Jan Palach si mostra ora in un fumetto originale nel tratto (che qua e là sembra appena abbozzato per poi prendere vigore, forza, materia) e nella sceneggiatura (un crescendo di veri e propri versi - leggeri, privi di retorica). Il ricordo vivo di uno degli ultimi grandi, giovani europei. «Io non sono un suicida» disse Jan, «sono la luce che ha illuminato il buio che è sceso sulla Cecoslovacchia. Anche una piccola torcia, nel buio, può diventare un faro che illumina il mondo. I giovani cecoslovacchi sono disposti a morire per dare luce». Prefazione di Emanuele Ricucci e postfazione di Umberto Maiorca."" -
Yukio Mishima. Ultimo samurai
La sera del 24 novembre 1970, Yukio Mishima consumò una cena di addio insieme a quattro membri del Tatenokai (l'Associazione degli scudi) con cui il giorno seguente avrebbe portato a termine il suo eclatante suicidio pubblico. Gli uomini mangiarono al Suegen, un piccolo ristorante del quartiere di Shimbashi, Tokyo. Poi Mishima andò a trovare i suoi genitori. Fu una visita breve, apparentemente consueta e ordinaria. Rientrato a casa, raggiunse il suo studio e, come faceva abitualmente, cominciò a lavorare nel pieno della notte. Firmò l'ultima versione de ""Lo specchio degli inganni"""", il quarto volume della tetralogia del """"Mare della fertilità"""", apponendovi la data del 25 novembre 1970. Scrisse poi una breve frase su un foglio di carta, lasciato sulla scrivania: """"La vita umana è così breve e io vorrei vivere per sempre"""". Ebbe così inizio l'ultima notte del grande scrittore giapponese del Novecento, dell'uomo che poche ore dopo sarebbe diventato definitivamente l'ultimo, autentico samurai. Una notte di ricordi, fantasmi, tormenti raccontata nel fumetto dedicato a Yukio Mishima. Un viaggio tra le pieghe segrete e più autentiche della sua vita. Prefazione di Mario Vattani."" -
Fiume o morte. L'epica impresa di d'Annunzio e dei suoi uomini
Il racconto a fumetti della mitica impresa di Fiume di Gabriele d'Annunzio e dei suoi legionari. A distanza di un secolo, si torna così ad assaporare lo spirito pionieristico, il clima goliardico e le tensioni eroiche nel capolavoro ideato da Carlo Sicuro, sceneggiato da Manlio Bonati e disegnato da Yildirim Örer e Mauro Vecchi. Oltre 140 pagine di pura, audace, sfrontata, entusiasmante italianità: dal preambolo della Grande Guerra con il mitico volo su Vienna del 1918 alla Vittoria mutilata, dalla marcia di conquista della città di Fiume del 1919 all'incredibile stagione della Reggenza italiana del Carnaro. È la storia di meravigliosi eroi, tutti italianissimi: Guido Keller, Giovanni Comisso, Antonio Locatelli, Ettore Muti, Costanzo Ranci, Tito Testoni, Vittorio Montiglio, Alceste De Ambris, Filippo Tommaso Marinetti... -
Adam. Una storia di immigrazione
"I profeti dell'invasione, i cantori dell'immigrazione di massa - un sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo che non ha eguali - ci hanno ripetuto fino allo sfinimento che coloro che sbarcavano sulle nostre coste erano sempre, soltanto vittime. I cattivi, invece, erano quelli che volevano chiudere i porti, che volevano fermare il commercio di esseri umani. Di sicuro, gli stranieri giunti in Italia irregolarmente non sono tutti violenti e pericolosi. Ma una parte di loro lo è o lo è stata. E di questa parte nessuno ha mai voluto parlare fino in fondo. Il cattivo doveva essere l'uomo bianco, ricco e razzista. Il buono doveva essere l'uomo nero. Così nasce Adam: volevo raccontare una storia di immigrazione che fosse allo stesso tempo completamente inventata e completamente vera. Adam non è uno stereotipo. Adam è il grande rimosso. Adam è il personaggio di cui, negli anni passati e in parte ancora oggi, si è parlato poco, pochissimo, praticamente mai."""" (L'autore)" -
Nino Benvenuti. Il mio esodo dall'Istria
L'autobiografia a fumetti di Nino Benvenuti, uno dei più grandi pugili italiani, è il racconto di un ragazzo e del suo sogno, ma, anche, di un dramma... Il dramma degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia costretti all'esodo, dopo la Seconda guerra mondiale, per sfuggire alle terribili violenze, agli omicidi, agli infoibamenti scatenati dalle truppe comuniste jugoslave di Tito. Nino Benvenuti, istriano, è il simbolo del riscatto: la sua indimenticabile conquista della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Roma 1960 rappresenta una vittoria per sé e per la sua gente. ""Ci sono storie che non si possono dimenticare. La mia è una di quelle. Di un popolo intero. Cacciato, umiliato, calpestato, strappato dalla propria terra senza che nessuno, dico nessuno, abbia alzato un dito per difenderlo. Di un popolo dimenticato, la cui storia è stata oscurata per anni, cancellata dai libri di storia, negata. A chi per oltre mezzo secolo ha negato le migliaia di morti, le violenze, le foibe. A chi, ancora oggi, nega. Io non ho mai dimenticato. Chi sono, da dove vengo, le mie origini. Mi chiamo Nino, Nino Benvenuti. Questa è la mia storia"""". Postfazione di Emanuele Merlino."" -
Les affreux. I terribili. Soldati di ventura in Africa
Sudafrica. Oggi. Località nei pressi di Pretoria. Italo, classe 1944, sta trascorrendo una serata nella propria farm, in compagnia della famiglia e di Giorgio, suo vecchio amico... ben presto, la conversazione finisce sull'ennesima aggressione, feroce, subita da farmers bianchi e sul clima di terrore e di violenza a cui sono sottoposti. Improvvisamente, la corrente elettrica viene interrotta. Rumori provengono dall'esterno della casa. I due uomini si preparano al peggio... in loro, l'istinto è ancora quello di una volta; gli amici sono pronti ad affrontare l'ennesima sfida, forse l'ultima. In un lampo, nella mente di Italo riaffiorano i ricordi dei giorni del suo arrivo in Africa... Prima metà degli anni Sessanta, la guerra civile sconvolge l'ex Congo belga. Migliaia di uomini, donne e bambini vengono massacrati. Nessuno sembra in grado di respingere questo orrore. Ad un certo punto, arrivano loro. Per molti, sono semplici avventurieri. Per altri, sono reduci sconfitti di guerre passate o assassini al soldo del migliore offerente. In patria, li chiamano ""mercenari"""". Per i loro nemici, diventano, semplicemente """"les affreux"""". I terribili."" -
Le verità negate. Bologna, 2 agosto 1980
"Leggendo la storia giudiziaria della strage di Bologna, così magnificamente illustrata da questo fumetto verità, si apre un mondo. Quello drammatico di una parte dello Stato che per anni ha voluto vedere solo da una parte. (...). Non abbiamo sicurezza di quello che sia successo... ma il fumetto e una grande messe di documenti, note e interviste posti al termine del libro, ci raccontano un dubbio legittimo su mandanti ed esecutori della strage e ci raccontano una granitica certezza: quelle indagini volevano un colpevole ben identificato sin da subito."""" (Nicola Porro, vicedirettore de """"Il Giornale"""")" -
Yukio Mishima. Ultimo samurai
La sera del 24 novembre 1970, Yukio Mishima consumò una cena di addio insieme a quattro membri del Tatenokai (l'Associazione degli scudi) con i quali, il giorno seguente, avrebbe portato a termine il suo eclatante suicidio pubblico. Gli uomini mangiarono al Suegen, un piccolo ristorante del quartiere di Shimbashi a Tokyo. Poi Mishima andò a trovare i suoi genitori. Fu una visita breve, apparentemente consueta e ordinaria. Rientrato a casa, raggiunse il suo studio e, come faceva abitualmente, cominciò a lavorare nel pieno della notte. Firmò l'ultima versione del quarto volume della tetralogia del ""Mare della fertilità"""", apponendovi la data del 25 novembre 1970. Scrisse poi una breve frase su un foglio di carta, lasciato sulla scrivania: «La vita umana è così breve e io vorrei vivere per sempre». Ebbe così inizio l'ultima notte del più grande scrittore giapponese del Novecento, dell'uomo che, poche ore dopo, sarebbe diventato definitivamente l'ultimo, autentico samurai. Una notte di ricordi, fantasmi, tormenti raccontata nel primo fumetto al mondo dedicato a Yukio Mishima. Un viaggio straordinario e profondo tra le pieghe segrete e più autentiche della sua vita. Prefazione di Mario Vattani."" -
Nietzsche. La stella danzante
Creare un legame tra l'universo della filosofia di Friedrich Wilhelm Nietzsche e quello del disegno, tradurre in un linguaggio tratteggiato, a colori, i tormenti della sua vita e i suoi straordinari insegnamenti: la matita di Maximilien Le Roy ha così tradotto in fumetto ""L'innocence du devenir"""", sceneggiatura cinematografica dedicata alla vita di Nietzsche scritta dal celebre filosofo francese Michel Onfray. """"Nietzsche, la stella danzante"""" è un affresco che, come scrive Adriano Scianca nella prefazione, ha il merito di farci vedere l'esteriorità di una grande opera alchemica come """"Così parlò Zarathustra"""", le tinte pastello dei paesaggi autunnali e nordici che cedono il passo alle esplosioni psichedeliche delle crisi, i morigerati costumi borghesi che cadono di fronte a quel demone scapigliato e che si piega in due su taccuini in cui riversa visioni e lampeggiamenti d'avvenire..."" -
1984
Stefano Zecchi scrive, nella prefazione dell'edizione italiana dell'adattamento grafico di Xavier Coste, che «""1984"""" è un'atroce denuncia non solo del totalitarismo, della comunicazione globale e del Grande Fratello che ci osserva instancabile da chissà dove, ma, in particolare, della stupidità e della miseria dell'uomo. Di un uomo incapace di credere in se stesso, di avere coraggio, di pensare in grande, di un uomo in grado di difendere soltanto la propria miserabile (spiritualmente) mediocrità, pauroso di perdere la sanità del corpo, vile e traditore. Questo è """"1984"""": una spaventosa e inappellabile accusa dell'essere umano»."" -
Time-0. Non puoi sfuggire alla libertà
Disastri naturali, scontri razziali e collassi politici hanno cancellato il vecchio mondo. L'umanità è gestita dalle grandi corporation che hanno creato il Meccanismo di Equilibrio Sociale. Il nuovo mondo è completamente privo di confini, globale, costantemente interconnesso. L'uomo è stato liberato da ogni forma di identità, da ogni antico vincolo di famiglia, nazione, comunità, da ogni legame biologico. Il Meccanismo di Equilibrio Sociale controlla completamente gli esseri umani, facendo leva sui loro desideri e concedendogli, in cambio, ogni tipo di piacere. Agli uomini è concessa la libertà di scegliere la propria schiavitù. L'umanità sembrerebbe così giunta alla fine della sua storia... ma, forse, si trova solo al suo tempo zero, al suo Time-0...