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Le tre libertà. Fotogrammi di un'evasione e altri modi di uscita dalla prigione
"La nozione liberatoria è una concezione, un modo di guardare la galera. Guardarla individuando i punti deboli dell'organizzazione carceraria e i punti forti dell'ingegno collettivo dei reclusi. Guardarla in funzione dell'evasione. La libertà che si conquista mettendo insieme un saper fare collettivo. Tante mani che lavorano insieme"""". Partendo da qui si sviluppa il racconto di un'evasione dal carcere di Favignana, nel lontano 1975. Un'evasione il cui piano viene sventato, ma vissuta come l'esperienza più bella e liberatrice della sua vita nella percezione di uno dei suoi protagonisti. """"Un infame però lo venne a sapere e pensò bene di venderci"""". La libertà comprata, al prezzo di quella conquistata, si misura nel racconto con quella concessa dai poteri che detengono la vita dei reclusi. """"Camminavo dietro la guardia con i piedi che non toccavano terra. All'improvviso, a pochi metri dalla garitta, gli occhi chiusi dal sole, mi assale prepotente un fottuto pensiero: «Ora si inventano qualcosa e non mi fanno uscire!». Questo pensiero diventò talmente intenso e totalizzante che mi paralizzò. Rimasi temporaneamente bloccato, immobile, cieco e senza coscienza..."""". Prefazione di Nicola Valentino. Postfazione di Salvatore Esposito." -
L' evaso. Partita a bocce con la libertà
Il 25 febbraio 1997, circondato da filo spinato e recinzioni invalicabili, tenuto d'occhio da centinaia di sorveglianti, unità cinofile, telecamere a circuito chiuso ed elicotteri, lo Smilzo evade, senza alcun aiuto esterno, dall'aula bunker in cui si sta celebrando un maxiprocesso alle organizzazioni criminali. Egli passa inosservato tra carabinieri, poliziotti, guardie carcerarie e burocrazie del tribunale perché gli sguardi di costoro, ciechi alle persone, vedono soltanto gli abiti identitari che l'istituzione ha cucito addosso a ciascuno. Le modalità di questa fuga inducono a riflettere sull'intima natura del carcere e sul potere delle istituzioni totali che fanno sparire i corpi dentro le etichette e annichiliscono il tempo. Libero dal dispositivo carcerario, nei dodici giorni della latitanza, lo Smilzo ha la possibilità di rielaborare il cammino che lo ha portato a far parte della malavita. Così ricostruisce le strategie di chi ha trascinato lui e tanti altri giovani nella guerra di mafia. -
Soli soli. Morire a Regina Coeli
Questo libro, tra il romanzo di formazione e quello di denuncia, attraverso una storia di vita e di ricerca della verità sulla tragedia che ha segnato la vita della protagonista, racconta un dispositivo tipico delle istituzioni repressive. Il marito di Isabella muore, nel maggio 1987, a Regina Coeli. Non è dato sapere se suicida o suicidato. La prassi istituzionale ha cancellato i dati di fatto con una narrazione sostitutiva della verità. ""La tua morte è stata un danno collaterale nella fantasmagorica lotta al terrorismo e, in forza di quella guerra santa, la tua vita è stata ritenuta sacrificabile"""". Un danno che si riverbera e moltiplica sui famigliari, lasciandoli """"soli soli"""". La dimensione letteraria di questa storia non toglie nulla alla forza della realtà, visto che, negli ultimi diciassette anni, un migliaio di detenuti si è tolto la vita in carcere e che la società preferisce lasciare nell'ombra queste vicende, come se non la riguardassero. Isabella, trentadue anni dopo, forte del suo amore, ci chiede di non distogliere lo sguardo."" -
Razzismo e indifferenza
La prima edizione di ""Razzismo e indifferenza"""" è stata pubblicata nel 2010. Da allora molte cose sono cambiate, ma non il filo conduttore intorno a cui si svolge l'intenzione di ricapitolare in uno sguardo d'insieme il pensiero e le pratiche del razzismo di matrice italiana. È qui ripercorsa la storia degli orientamenti razzisti nella colonizzazione del Sud dell'Italia, durante le avventure coloniali in Africa e nella guerra per l'annessione della Slovenia. Una storia rimossa, che tuttavia continua a produrre il frutto avvelenato del pregiudizio razziale contro gli africani, gli ebrei, gli zingari, e anche contro chi proviene dai Paesi dell'est europeo. La nuova edizione aggiunge un capitolo sul razzismo antiserbo e antisloveno. Ci si sofferma poi sull'attualità del razzismo italiano e sui dispositivi che sottendono la sua fabbricazione. Vengono presi in considerazione i processi di inferiorizzazione degli stranieri e le tecniche di produzione delle paure e dei capri espiatori. Si porta l'attenzione sulle """"folle fredde"""", mediatiche e sempre più virtuali, aggiungendo un nuovo capitolo sul razzismo freddo, biometrico, ultima e più attuale frontiera del controllo istituzionale. Con introduzione dell'editore."" -
Angeli sulla strada
Antonella è una bambina difficile e, a undici anni, viene messa fuori casa dalla madre. Inizia così il suo percorso ai margini di tutto, sempre pronta a difendere i più deboli e sempre più debole lei stessa: drogata, alcoolizzata, incinta a quattordici anni, rinchiusa in galera, in manicomio, sottoposta a elettrochoc, stuprata, sfregiata. E la litania della violenza, il corteggiamento disperato con la morte, sembrano essere l'unico punto fermo della sua esistenza. Tenta il suicidio, ma non ce la fa... a morire. La sua Buona Stella, i suoi Angeli sono lì per sostenerla, per trattenerla. È in questa misteriosa ed estrema altalena tra la vita e la morte che nascono le scritture di Antonella. Frammenti narrativi semplici dove non contano tanto le parole e la struttura quanto l'espressione di emozioni vibranti e autentiche, che comunicano con la loro energia un estremo appello. Un po' di poesia infilata in una bottiglia e lanciata con passione nelle acque indifferenti della società dei ""normali"""". Una richiesta anomala di amore e di vita, sempre in bilico, ma a tutti i costi."" -
Fumo e specchi. Quando ero diventato uno psicopatico?
Un trentenne, in seguito a una permanenza all'estero, comincia una personale crociata contro la società, che lo porterà gradualmente a perdere il contatto con la realtà, fino a commettere un terribile delitto. Varca allora i cancelli delle istituzioni totali, dal carcere all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario, fino all'approdo in una Comunità terapeutica. Un tortuoso e personale percorso gli consente di acquisire una nuova conoscenza di sé e dei propri errori. Una storia in cui si intrecciano frammenti di altre derive esistenziali, che mostra come anche gli eventi più gravi ed eclatanti abbiano un tempo di incubazione nella quotidianità e nella vita ordinaria. Nella parte finale, il passaggio alla prima persona chiarisce la stretta relazione tra questo romanzo e l'esperienza di vita dell'autore. -
Diario di dismissione. Un periodo senza psicofarmaci
Un diario per raccontare una sfida con sé stessi: la scelta di interrompere un trattamento psicofarmacologico e poter vivere di nuovo a pieno le emozioni. La scrittura diaristica e poetica accompagna chi legge in un vissuto senza filtri, ""un inferno distorto, fatto di disturbi percettivi e atmosfere allucinatorie o semideliranti"""" ma dove emergono anche le ambiguità della pratica psichiatrica."" -
Già fantasmi prima di morire
Questo libro racconta cosa significa essere persone malate in carcere. Si è già fantasmi agli occhi degli operatori carcerari e sanitari in un contesto che di per sé produce malattia piuttosto che curarla. Si è già fantasmi per la società, che non ritiene di dover gettare lo sguardo di là dalle sbarre. I dati noti documentano che i due terzi dei detenuti in Italia soffrono di qualche patologia e che ogni anno muoiono una media di cento persone nelle patrie galere. Monica Scaglia, ""detenuta oncologica"""" per cinque anni, in carceri del Nord, descrive alcuni fatti, momenti della sua esperienza. Una drammatica testimonianza..."" -
Il futuro colonizzato. Dalla virtualizzazione del futuro al presente addomesticato
Dopo aver passato in rassegna i vari modelli di futuro che vengono avanzati dalle grandi aziende dell'oligarchia digitale, l'Autore si sofferma e s'interroga in particolare su alcuni fondamentali territori: le biotecnologie faustiane di intervento sul DNA; le ambigue previsioni sull'intelligenza artificiale; gli approcci disciplinari a cui si ispirano i nuovi paradigmi della sorveglianza; le ridefinizioni del lavoro - stretto tra l'obsolescenza di alcune sue figure novecentesche e l'emersione di nuove professioni dalla vita breve - e infine, le retoriche sulla necessità di un riallineamento dei cittadini al nuovo contesto digitale attraverso strategie di formazione lungo l'arco dell'intera vita. Nel contesto iper-capitalistico in cui viviamo, l'oligarchia digitale, assumendo nei fatti i propositi dell'ideologia transumanista, si è data l'obiettivo di colonizzare il pianeta, superando definitivamente i limiti dell'umano. A fronte di questa prospettiva, sembrerebbe urgente e necessario cominciare un percorso di decolonizzazione della rete e dell'immaginario. -
La fenice. L'autobiografia come cura di sé
«Quella notte, quei tre elettroshock illegali che mi fecero non furono dettati da scopo terapeutico ma dall'intento assolutamente non lecito di rendermi ""inoffensiva"""", cioè volevano che dimenticassi con la forza gli eventi appena accaduti con la terapia elettroconvulsiva che causa artificiali crisi epilettiche le quali provocano un'amnesia momentanea. I due infermieri professionali mi tenevano per le braccia. (...) Dopo tre scosse avevano ottenuto l'amnesia, almeno momentanea. """"Sei svenuta"""" si giustificarono. Peccato per loro che la memoria mi tornò nel giro di poco tempo». La testimonianza di una donna alla quale un ricovero in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di un ospedale del Nord Italia ha cambiato per sempre la vita. Un'esperienza che potrebbe toccare a chiunque e che viene proposta in chiave autobiografica per sollecitare le istituzioni statali e i cittadini a prestare attenzione, a intervenire per garantire i diritti delle persone psichiatrizzate. Un invito a rompere il silenzio, per la salute mentale del malato e della società."" -
Il modello recluso: dal branco al gruppo. Prospettive psico-educative e interventi nel gruppo di adolescenti
L'oscillazione dall'individuale al sociale, il lavoro in un contesto limite come il carcere e su adolescenti difficili sono i termini di una sfida lavorativa intensa, vissuta da chi, come le autrici, continua a credere nel cambiamento sociale. Le condotte violente del branco sono un fenomeno socio-psicologico che denuncia un'evoluzione collettiva verso modelli relazionali primitivi caratteristici dell'Italia e della società postmoderna. Un progetto fatto anche di resistenza rispetto ai percorsi interrotti, alle recidive dei ragazzi, alle difficoltà lavorative, alla rabbia spesso vissuta. Nessun obiettivo salvifico, ma un intervento che consente di aprire spazi interiori che ogni singola individualità valorizzerà al meglio allontanandosi dall'espressione dell'impulso primitivo caratteristico del ""branco""""."" -
Una storia incontra la storia. Una vita con poeti e rivoluzionari di tutto il mondo
Tante figure note al grande pubblico si intrecciano in questo racconto autobiografico, tracciando una personale mappa delle tensioni rivoluzionarie che hanno percorso diverse parti del pianeta in questi ultimi quarant'anni. L'insegnante, che vede la cultura come uno strumento di emancipazione individuale e collettivo, ci porta all'incontro con la lotta contro l'apartheid e la grande letteratura Sudafricana, la Palestina, i grandi autori dell'America Latina, i poeti attivisti e irriducibili, gli scrittori arabi. L'avvocato ci fa incontrare combattenti curdi e palestinesi che lottano per il loro diritto a esistere nella loro terra, ci porta in Turchia, a ridosso di nuove strutture repressive, nel Salvador con il Fronte Farabundo Martí, e in Colombia, nel cuore delle trattative fra la guerriglia delle FARC e il governo, nel Venezuela di Chávez. L'autore ci accompagna in questo viaggio con uno stile narrativo colloquiale, per dirci che le storie individuali sono strettamente intrecciate a quella collettiva. E che in questa collettività, ampia come lo è il pianeta, ci sono ancora persone che non si sono stancate di credere che un altro mondo sia possibile. -
Filante La Berta. Dentro e fuori la follia
Questo libro è il frutto di un percorso introspettivo sviluppato nell'arco dell'ultimo anno dall'Autore, che qui descrive parzialmente la sua ultima crisi psicotica. Attraverso un linguaggio onirico e allucinatorio è descritta la realtà psichica di Filante La Berta, figura letteraria che consente ai lettori di entrare nell'esperienza di una persona che soffre, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, di quello che è definito un ""disturbo schizoaffettivo"""", condizione patologica nella quale i sintomi della schizofrenia si associano alle manifestazioni tipiche della depressione o del disturbo bipolare. La narrazione di Filante mescola situazioni vissute nell'infanzia ad altri elementi immaginari. Questo lavoro, di messa a distanza e allo stesso tempo di elaborazione, nel quadro di una psicoterapia mirata, ha permesso all'Autore di riequilibrare i suoi conflitti interiori consentendogli di ridurre significativamente la terapia farmacologica, impiegata vanamente o con difficoltà per venticinque anni."" -
Razzisti a prescindere. il mutato clima intorno a noi
Questo libro si interroga sul processo che ha condotto l'Italia a diventare un Paese che, a fronte delle migrazioni di uomini e donne in fuga da carestie e guerre, sembra aver smarrito i valori fondanti lo Stato di diritto e la Costituzione. Un processo di disumanizzazione dell'Altro (per il colore della pelle, perché ritenuto in competizione con i poveri fra gli autoctoni), di crescente radicalizzazione e progressivo imbarbarimento sia dei comportamenti quotidiani sia del linguaggio sui social, che ha permesso alle forze e ai movimenti di destra di legiferare sulla chiusura dei porti e sull'incriminazione dei migranti, per il solo fatto di essere tali, senza che le aree antirazziste sapessero contrapporre un'altra cultura, altrettanto forte. In un contesto in cui il sistema produttivo da un lato va a depredare risorse nei Paesi di provenienza e dall'altro rende irregolari i migranti, per poterli sfruttare nel mercato illegale e nel lavoro nero. Si propone di ridisegnare i nostri confini mentali, di cui quelli fisici sono soltanto una conseguenza, per costruire quella società plurale, aperta e solidale che è nella natura stessa del nostro essere umani. -
L' orso metalmeccanico. Una storia operaia
Franco, operaio metalmeccanico, partecipa a un inedito corso di scrittura creativa dedicato a lavoratori con bassa scolarità e scrive un suo racconto: ""L'orso metalmeccanico"""". Assieme a lui si forma un gruppo di donne e uomini, delegati sindacali che attraversano gli anni in cui irrompe la grande crisi economica e sociale dell'ultimo decennio. Non senza strascichi nei vissuti e nell'immaginario collettivo. Domande, riflessioni, gioie, disillusioni e personali contraddizioni si intrecciano al racconto di gesti e sentimenti di chi vuole dare senso e dignità al proprio lavoro. Una storia vera, di gente concreta, impegnata a dare valore e significato al lavoro e alle relazioni sociali che ne derivano, per sottrarlo alla marginalità e all'oblio in cui lo si vorrebbe relegare nei tempi dell'economia """"immateriale"""". Una storia proposta nella convinzione non si possano """"smaterializzare"""" gli uomini e le donne, ma neanche la consistenza dei sentimenti e delle idee. Un racconto ricco di ironia, che ripercorre i passi dell'impegno sindacale nel nostro Paese e si affaccia sull'insondabile esito che le vite umane possono avere."" -
Seduti e zitti! Invettiva sull'istituzione scolastica
Da sempre si parla della scuola come di un luogo sacro. Ma non è detto che l'istituzione scolastica sia veramente un santuario del sapere e gli insegnanti siano davvero sacerdoti di cultura e apostoli dell'educazione. Nella sua invettiva, lo studente narratore che parla a nome collettivo sgretola l'ideologia su cui si fonda la scolarizzazione di massa, si libera di tutti i preconcetti e non risparmia nessun terreno d'indagine. -
Educazione come lasciar essere. Dai Disability Studies a una pedagogia partigiana della vita
Il lavoro qui proposto, utilizzando come sfondo di ricerca i Disability Studies, si inserisce in quella scuola di pensiero che analizza la disabilità come un fenomeno sociale, politico, storico e culturale. Si esaminano i concetti di normalità? e anormalità? a partire dal legame che questi intessono con il binomio salute-malattia, proponendo una visione alternativa, orientata a considerare il condizionamento ambientale e sociale come una variabile capace di rendere disabile una persona. È portata l'attenzione sull'istituzione scolastica, con particolare riguardo alle scelte di gestione che si sono succedute nel tempo nei confronti di alcune categorie di alunni. Si cercherà di proporre una riflessione in ottica istituzionalista e libertaria che vada oltre l'idea di inclusione e che operi nel rispetto della specificità di ogni bambino. È attribuita alla relazione educativa la responsabilità? etica di condurre la persona alla scoperta della propria unicità?. In questo percorso, l'educatore potrà? avvalersi dell'aiuto della narrazione, quale mediatore pedagogico, affermando il diritto di ognuno a essere riconosciuto come una delle infinite espressioni della vita. -
Il canto di Yemaja. Poesie dal carcere
La poesia come risorsa per sopravvivere alla reclusione, ma anche per intraprendere un percorso di ricerca dell'identità. Una identità ferita, in cerca di un suo posto nel mondo, sospesa sull'abisso, tra ciò che è stato e ciò che non è ancora. La stessa sospensione che caratterizza la condizione delle 2.663 donne a oggi detenute nelle carceri italiane. Le poesie si susseguono con il passare degli anni, dal 2012 al 2019, e ci mostrano l'urgenza espressiva di una donna ""con delle cicatrici indelebili, sfregiata nell'anima"""", che cerca di stare vicina a sé stessa e di superare le sbarre che la circondano offrendoci le sue parole e quanto della sua difficile esperienza esse ci svelano. """"Ti ritrovi a essere colpevole perché hai subìto violenza"""" scrive l'Autrice, sovrapponendosi alle voci di quelle 15.300 donne che, nei primi nove mesi dello scorso anno, si sono rivolte al 1522 per chiedere aiuto e sostegno contro le violenze subite in famiglia."" -
Sono morto come un vietcong. Leucemie di guerra
"Sono morto come un vietcong"""" è un viaggio nella Sardegna contemporanea militarizzata e colonizzata da eserciti di tutto il mondo, che scelgono i suoi Poligoni per testare le armi utilizzate nei vari teatri di guerra della Terra. La voce narrante è il padre dell'autrice, un professore di scuola media in un piccolo centro nel sud dell'Isola, che racconta capitolo dopo capitolo ciò che accade intorno a lui: persone che muoiono di leucemie e tumori, animali che nascono deformi, l'attività della base militare vicina al paese. L'autrice sceglie la forma del racconto per sollecitare una parola sociale intorno agli orrori della guerra in casa nostra, e nello specifico per offrire un ribaltamento di sguardo e riflettere sul fatto che in questi luoghi non si muore solo di leucemie o tumori, ma di guerra, e che dunque chi rimane sono orfani, orfane, vedovi e vedove di guerra. Prefazione di Marilina Rachel Veca." -
Madre materno
Pochissima felicità?, Madre, hai avuto / e sempre l'affanno di doverci togliere la fame / e per farlo, lavori che solo te / in soma sorridendo / e per farlo, giorni che solo te / in alba sorridendo. Tantissima felicità?, Madre, hai dato / a noi che amandoti ti abbiamo ammazzato / e nel farlo, nessuno di noi sorridendo / e nel darsi, solo tu sorridendo. Trentasei canti compongono il poema che Guido Celli scrive per ri-significare a distanza di anni l'esperienza della propria vita familiare e in particolare la relazione con sua madre. Strettamente legato a ""Era solo un ragazzo"""", nel quale l'autore racconta il corpo a corpo tragico tra un figlio bambino e un padre ragazzo, in questo poema egli riguarda la propria relazione con la madre e con il materno in senso anche simbolico, e ce lo mostra come l'altro lembo di una stessa ferita che il tempo ha cicatrizzato imprimendo al corpo-figlio un modo doloroso di stare nell'esperienza dell'amore e tra le parole che l'adornano.""