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Dries Mertens Napoletano, Belga. Come un belga è diventato il più grande goleador della storia del Napoli
Il rapporto tra Dries Mertens, la città di Napoli, le persone e la squadra, resterà nella storia. Non solo per un record impensabile, difficile da immaginare diversi anni fa, ma anche perché nessuno meglio del campione belga ha rappresentato la felicità del gioco, l'amore fanciullesco per quella sfera di cuoio, che si respira ancora in ogni angolo della città. La storia di Mertens è però anche quella di un cambiamento, anzi di una vera migrazione, sul campo come nella vita. Un uomo che ha deciso di farsi adottare da un'altra terra, di amarla incondizionatamente. Un atto spensierato ma fondamentale, che ci racconta ben più della vita di un grande talento che preferisce scaldarsi al sole di una città del Sud Italia. Il popolo napoletano non ha mai chiesto fedeltà eterna, ha invece sempre preteso di dare e ricevere amore senza riserve. Dries Mertens ha accettato questa proposta, l'ha ricalcata ad ogni gol, l'ha ribadita ad ogni esultanza. -
La storia editoriale del Diario romano di Vitaliano Brancati
Questo libro offre degli spunti interessanti, innovativi e inediti per lo studioso di Vitaliano Brancati e in particolare del Diario romano, un testo postumo che, al di là degli indubbi meriti riconosciuti ai curatori Sandro De Feo e Gian Antonio Cibotto, fin dalla prima edizione nel 1961 sollevò delle perplessità sulla sua attendibilità. Nel 2001 Massimo Schilirò avanzò una proposta di nuova edizione del Diario romano, accolta due anni dopo nei Meridiani Mondadori a cura di Marco Dondero. Pur partendo dagli stessi presupposti, la ricerca di Mugnai nel primo capitolo, riferita all'edizione del 1961, giunge tuttavia a esiti diversi rispetto a quella del 2003. A un'ulteriore, quindi, possibile versione del Diario romano. Nei restanti due capitoli la disamina del diario si estende fino a comprendere, sinteticamente, le altre scritture dell'io dell'autore. Un estratto di questo libro nel 2014 è giunto secondo nella sezione saggistica al concorso ""La nostra terra"""" indetto da Giambra Editori."" -
Facci sognare
Figlio di un marinaio, Joe, tranne quella con la sua squadra del cuore, non ha mai davvero concepito relazioni stabili. Mentre insegue i sogni perduti di una Coppa Campioni e una Supercoppa Europea che il destino gli ha negato, si imbatte in Krystal, maliziosa californiana che tenterà di mettere in fuorigioco i suoi conflitti con il passato. Un libro che esplora le vicende più curiose delle storie di Everton e Liverpool, che a loro volta si intrecciano con quelle storico-sociali della città più ribelle del Regno. Federico Farcomeni è giornalista pubblicista, videomaker e scrittore. A Liverpool ha conosciuto amici, prestato la sua voce ad un'azienda privata di scommesse sportive, e frequentato persino un corso universitario. Oltre all'accento musicale (che qualcuno potrebbe scambiare per...""tedesco""""), il tratto distintivo che gli piace di più della città è la voglia dei suoi abitanti di mettersi in gioco, sfidando costantemente pronostici e pregiudizi. """"Facci sognare"""" è il suo primo romanzo. Con Urbone ha già pubblicato """"Superclásico, più che un derby""""."" -
Parole a forma di giglio
«Domenico Mungo gioca con le parole, le spreme, le maneggia, le rispetta, palleggia elegantemente con gli aggettivi, si dedica alla memoria, rispecchiandosi nel presente. Domenico Mungo è uno scrittore dalle vene aperte, non conosce maschere o reticenze, è duro, tenero, esagerato, romantico, racconta il calcio attraverso l'abbaglio degli spalti e del verde del prato e si affida alle letture matte e disperatissime, recuperando il corsaro Pier Paolo Pasolini e portandoci dentro il calci dei ""perdenti vestiti di sogno"""" di Osvaldo Soriano(...) Domenico Mungo ci affida il suo testamento calcistico. Noi lo leggiamo così come si leggono i classici: con rispetto, consapevolezza e timore. Già pronti a rileggerlo. E rileggerlo ancora. Perché ogni volta, di sicuro, troveremo una nuova rosa: con i suoi petali, con le sue spine.» (Darwin Pastorin - tratto da Prefazione a forma di canto)"" -
Un capitano, c'è solo un capitano. 20 capitani per 20 irripetibili storie
La voglia di raccontare delle storie particolari legate al mondo del calcio, non racconti qualsiasi ma vicende di personaggi simbolo di un calcio che non c'è più, mi ha spinto a selezionare delle figure simboliche, dei capitani, più o meno conosciuti, che hanno contribuito a far sognare i propri tifosi, entusiasmare le folle, e soprattutto lasciare un ricordo indelebile nel corso degli anni anche a chi non li ha visti giocare o avuto l'opportunità e il privilegio di conoscerli. 20 storie di 20 capitani, con almeno 200 presenze con la stessa maglia, non tutti ugualmente noti al grande pubblico, ma ognuno simbolo e mito nella squadra e nella città in cui ha militato. Storie belle, alcune in crescendo con vere e proprie apoteosi, altre tristi e malinconiche con addii improvvisi, senza alcuna riconoscenza da parte delle società di appartenenza, ed altre infine, accomunate da tragici destini. Una maglia che non è stata solo indossata, ma che col passare del tempo si è ""appiccicata"""" sulla pelle, rimanendone tatuata anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo."" -
È complotto. Considerazioni di uno psicolabile interista
Perché bastano due pareggi di fila per leggere sui giornali ""È crisi Inter""""? Perché Moratti è stato così criticato durante la sua presidenza ed altrettanto rimpianto subito dopo? Perché tanti Signor Nessuno vivono la loro giornata di gloria quando affrontano i nerazzurri? (Ehi, Enynnaya: dove sei?) Un attento osservatore di cose interiste prova a dare risposta a queste e a molte altre domande. Partendo dal racconto dei tre cognomi che hanno segnato il calcio italiano degli ultimi quarant'anni (Agnelli, Berlusconi, Moratti), il libro confronta eventi simili che sono però raccontati in maniera totalmente diversa a seconda della squadra presa in esame, dato che """"Il senso del discorso è questo: l'Inter ha sempre qualcosa da dimostrare, poco da guadagnare e molto da perdere."""" Con la psiche contorta (e di certo un poco rancorosa) del tifoso sfegatato, Mario Rucano prende in esame uno per uno tutti i maltrattamenti mediatici subìti dalla sua squadra del cuore, ma al tempo stesso sa essere il critico più inflessibile dei tanti peccati di leggerezza di cui l'universo interista si è macchiato nel corso degli anni."" -
Mamma mollami! Diario di una mamma ansiosa con due figli adolescenti
"È la vigilia dei suoi diciotto anni. Io mi alzo con la visione del piccolo avviluppato in una tutina bianca a orsetti blu, e mi trovo davanti un tale con una canotta rosso fluo che mi fissa senza sentimento. Il salto tra il ricordo ovattato e costui, più alto di me, è tale che mi devo un attimo sintonizzare, come una canale mal connesso"""". Saprà la madre navigare a vista nel mare magnum dell'adolescenza dei figli, tra privacy intoccabili e doveri aleatori? Situazioni tragicomiche, ansie materne, dialoghi surreali e silenzi assordanti: le vicende semiserie di una famiglia imperfetta." -
Da grande voglio fare l'ultrà. Storia e riflessioni sul movimento ultras italiano
Gli ultras oggi sono un'esperienza rara, unica nel suo genere perché diversissima da quello che la società è. In un mondo sempre più appiattito dalla globalizzazione è da preservare qualsiasi differenza, cultura popolare, espressione giovanile, particolarità: il movimento ultras è un esempio di visione alternativa. Si basa su valori ormai tramontati e giudicati dalla massa molto discutibili. Ma nonostante la loro vena nostalgica gli ultras sono quasi dei rivoluzionari, persone che vogliono andare oltre il limite e che lo fanno combattendosi perché annoiati e alienati da un contesto molle, con pochi ideali, nessun eroismo, pochi momenti davvero emozionanti perché fuori dagli schemi: questo contesto è la società odierna, perlomeno in Occidente. -
Il genio e la tigre. Balkani, Feronikeli e altre storie
Gangster che viaggiano su Cadillac rosa e chiamano Tigri gli ultras della curva mandati a massacrare i nemici nei boschi della Bosnia. Ponti secolari distrutti dalle granate, bestemmie e tramonti dalmati, gatti che parlano, libri incendiati, donne umiliate, poliziotti presi a calci a centrocampo. Il calciatore che vede angoli impossibili e diventa il Genio. Un rigore sbagliato che spegne i sogni dell'orso. L'eroe del popolo che ama Liz Taylor e ogni sera guarda un film con sua moglie Jovanka, il vampiro che aizza i suoi nella polvere del Kosovo, registi e musicisti che fanno mangiare vecchie automobili ai maiali e suonano in romanés sulle rive del Danubio. Infine i riccioli neri di Baka e di Diego che diventano d'oro. Le vicende dei Balcani, in particolare quelle della fine della Jugoslavia e delle guerre che l'hanno accompagnata negli anni Novanta, si intrecciano a doppio filo con quelle dello sport. I ventidue racconti sviluppano le innumerevoli trame tra storia, cultura, società e sport e rappresentano la complessa relazione che esiste tra la genialità delle persone in quell'area del mondo. -
Un canestro di ricordi. Storia di cinquant'anni di pallacanestro
In questo libercolo rimetteremo in moto la nostra personale Delorean, ossia quella vettura che divenne famosa in tutto il mondo per la sua apparizione in Ritorno al futuro, e mediante la quale i protagonisti viaggiavano nel tempo. Il titolo del libro è esplicativo ed eloquente. Il filo conduttore, è l'impegno degli autori di far entrare il lettore nelle pieghe di uno sport meraviglioso. Abbiamo raccolto pareri, emozioni, ricordi, aneddoti non solo sportivi delle diverse componenti della pallacanestro. Troverete testimonianze di giocatori, giornalisti, tifosi, arbitri, allenatori, general manager. La speranza è quella di far innamorare del basket anche coloro che non lo seguono abitualmente. Quando la passione per la pallacanestro arrivò travolgente, il fustino del detersivo o quei canestrini di plastica con le ventose diventarono oggetti preziosi per interminabili partite di fantasia. Un cerchione di bicicletta attaccato al muro, un tabellone con ferro realizzato con gli amici, un qualsiasi playground, i legni del PalaMaggio'. Può cambiare la location, ma quando hai il pallone in mano la fantasia ti porta sempre lontano. La pallacanestro è un turbinio di emozioni. -
U.K. Football Rivalries. Rivalità calcistiche, religiose, storiche e socio-culturali del calcio britannico. Vol. 1
Gianluca Di Leo nato a Matera ex collaboratore di Supertifo e Sodalizio Lazio, e collaboratore di Sportpeople, dopo aver pubblicato il saggio ""Ultras il nostro modo di essere"""" e omaggiato la tifoseria laziale con il libro """"Quelli della capitale"""" e gli ultras romanisti con il libro """" Unici eredi di un grande impero"""", con U.K. Football Rivalries rivalità calcistiche, religiose, storiche e socio-culturali del calcio britannico v.1"""" approfondisce la natura di molte rivalità del Regno Unito e Repubblica d'Irlanda, un libro denso di informazioni, aneddoti molto interessanti sul perché le rivalità in queste piovose terre siano così sentite e di varia natura rendendo le atmosfere durante questi incontri di calcio uniche al mondo."" -
Sottoporta review. Il calcio internazionale (2021). Vol. 1: Dicembre.
Sottoporta review vuole essere un prodotto che racconta il meglio del calcio internazionale con storie inedite, originali e curiose, interviste e rubriche esclusive. È qualcosa di differente rispetto a quello che già esiste. Gli scritti sono in tutto e per tutto dei brevi saggi, che spaziano dall'antropologia alla letteratura, dalla storia alla geopolitica. In questa uscita il pezzo saliente è l'intervista a Zico, un'icona del calcio anni '80. L'incredibile sviluppo del Qatar, la storia di un calciatore inglese in Colombia, il calcio in Canada e al Polo Sud, il ristretto club delle squadre più antiche del mondo, il Mondiale di Soriano, Frédéric Kanouté e tanto altro ancora. -
Gli eroi dello stretto. L'impresa del Messina stagione 2004 - 2005
Ci sono squadre che rimangono impresse nella memoria degli sportivi e sicuramente, tra il novero, merita una menzione particolare il Messina 2004-2005. Una compagine che si riaffaccia dopo ben 40 anni in Serie A, capace di sovvertire ogni pronostico e soprattutto di stupire l'intero mondo del calcio con prestazioni ed imprese che, a distanza di oramai 20 anni, sono ancora vivide nella mente dei tanti appassionati ed in particolare nei cuori dei supporters messinesi. Un percorso avvincente è stato quello del Messina che porterà la squadra peloritana a sfiorare un'incredibile quanto meritata qualificazione europea. Un racconto che, oltre a soffermarsi sulle tante vittorie di quella annata, si incentra sugli uomini che hanno reso possibile un vero e proprio miracolo sportivo. -
Un pirata in cielo. 18 volte Pantani... le sue gesta impresse nella memoria eterna delle montagne
Il 14 febbraio è il diciottesimo anniversario della morte di Pantani. 18 anni. Un'età importante, quella della maturità. Anche la memoria di Marco raggiunge la maggiore età. Un momento in cui si tirano le somme, si mette un punto al tempo dell'adolescenza e ci si avventura lungo il sentiero dell'età adulta. L'epopea del Pirata in questi 18 anni è diventa grande, ha cambiato aspetto e pian piano si è rivelata agli occhi delle persone per quello che è realmente, sia dal punto di vista giudiziario sia per quanto concerne la memoria collettiva dello sport. A proposito di memoria, questa nuova edizione di ""Un pirata in cielo"""" vuole continuare a far vivere Pantani attraverso il racconto delle sue imprese in bicicletta, opere d'arte da consegnare ai posteri. Scriveva Aristotele che """"la memoria è lo scriba dell'anima"""". Oggi, spesso, le parole sono dette a vanvera, buttate là per ferire e creare caos. Ma in verità possiamo utilizzarle per fare cose buone, per elevare mente e cuore, per edificare il bene comune. In qualsiasi ambito, le parole fanno la differenza perché raccontano di noi, tessono relazioni, vivono di un significato che non svanisce. Come gli scatti di Pantani."" -
Life on the terraces. An act of love
Se è vero che il calcio è lo specchio del paese in cui si gioca, l'Inghilterra non può essere rappresentata dalla Premier League. L'anima del football inglese va cercata tra i dilettanti, in quel mondo non league tenuto in vita dai volontari che al loro club danno tutto senza pretendere nulla. Un calcio che ancora si regge sugli stessi principi che furono alla base della formazione dei primi football clubs, dove il risultato conta fino ad un certo punto, e dove l'orgoglio campanilistico non è una cosa da nascondere ma da celebrare. Stefano Faccendini negli anni ha abbandonato il calcio di vertice per concentrarsi sempre di più su un mondo lontano dai riflettori e dall'attenzione dei media, in cui ha potuto continuare a vivere quegli stessi aspetti del football inglese che lo avevano fatto innamorare da bambino. Questa volta invece delle parole l'autore ha deciso di lasciar parlare le immagini, conservate negli anni come semplici ricordi, che forse meglio di ogni cosa descrivono il cuore pulsante del calcio inglese. -
La regia di Pippo
"La regia di Pippo"""" è un titolo che può essere letto in due modi. Regia (con l'accento sulla i) in senso cinematografico, visto che Marchioro ha diretto in modo mirabile e mettendoci sempre del suo le squadre allenate. Dal Cesena """"all'olandese"""" che raggiunse la qualificazione per la Coppa Uefa alla delusione Milan, dove forse era troppo avanti per i tempi. Dal successo di Como, dove in due periodi diversi collezionò tre promozioni, tra cui il primo """"filotto"""" consecutivo della storia dalla serie C alla serie A, per arrivare alla prima, storica promozione del Barletta in serie B. Regia (senza l'accento sulla i) è anche l'affettuoso appellativo con il quale i tifosi chiamano la propria squadra, la Reggiana. E qui Marchioro ha compiuto il suo capolavoro, rimanendo per ben sei anni, raccogliendo una squadra in serie C portandola fino alla massima serie. Dai dirigenti ai giocatori, tutti a distanza di trent'anni, sono ancora legati tra di loro e a Pippo come a un padre o un fratello. C'è chi lo sente ancora tutte le settimane o va o trovarlo nella sua casa a Cesena." -
Jugoplastika. L'oro di spalato
La Jugoplastika sembrava un manipolo di ragazzi, una ciurma di monelli vestiti di giallo strappati dagli scogli e gettati su un campo da basket, senza lode e senza infamia. Diventarono l'oro di Spalato, una banda terribile di talentuosi artisti del gioco guidati da colui che a Spalato diventerà un santone della pallacanestro: Bozidar Maljkovic. Appariva uno scherzo vincere, un lancio di dadi senza mai timore di essere battuti, neppure nelle condizioni più avverse. Nella primavera del 1991 una schiacciata in contropiede di Toni Kukoc contro il Partizan chiuse l'ultimo campionato della Jugoslavia unita nell'angosciosa attesa che il magma balcanico scivolasse lungo i canali dell'odio. Ciò nonostante ecco l'ultimo sigillo della squadra passata a Zeljko Pavlicevic, che in una strana ordalia del fato, compirà l'ennesima impresa vincendo la terza Coppa dei Campioni consecutiva in una notte di gioia malinconica, dentro una Parigi infiorettata, battendo il Barcellona del maestro 70 a 65. Tris, e sipario, sulla squadra più forte di sempre mai vista a est di New York. -
Il tempo dei lupi. I Wolves da Buckley a Cullis
A volte la storia di un club cambia radicalmente quando un singolo personaggio incrocia il suo cammino e ne forgia il destino. Per i Wolves i personaggi sono stati due: un maestro e un allievo. Frank Buckley, il Maggiore, ha portato la sua filosofia nel club delle West Midlands, una squadra storica (tra i fondatori della Football League), ma incapace di uscire dalla mediocrità di inizio secolo. Stan Cullis, che dei ragazzi allenati da Buckley è stato il capitano e leader in campo, ne ha raccolto l'eredità e completato il lavoro, riempiendo di titoli la bacheca dei Wanderers. Due uomini legati non solo dall'amore per il calcio e per il gold and black, ma anche dalle esperienze belliche. Dai titoli sfiorati da Buckley ai trionfali anni Cinquanta di Cullis, dominatore del decennio insieme all'amico Matt Busby e al suo Manchester United. La nascita e l'evoluzione di una dinastia calcistica. Il visionario che ridestò dal torpore un antico gigante addormentato. L'allievo che incarnò in campo lo spirito del suo allenatore e realizzò in panchina i suoi sogni di gloria. Buckley e Cullis, due manager per un'unica grande storia gold & black. -
Sottoporta review. Il calcio internazionale. Vol. 3
"All'inizio degli anni '10 del nuovo millennio, mentre Cipro porta per la prima volta un club, l'APOEL Nicosia, ai quarti di finale della Champions League, il campionato del Nord, dominato nelle ultime decadi da Çetinkaya, Yenicami e Ma?usa TG continua ad essere un torneo semi-amatoriale, pesantemente condizionato dall'embargo sportivo a cui è sottoposto. Così nel 2013, l'allora presidente della KTFF Hasan Sertoglu compie una mossa disperata e coraggiosa..."""". """" Ferguson ha a disposizione dei giovani nel fiore degli anni e del talento; con essi ha intenzione di sfidare la ruota delle probabilità di portare alla gloria loro e una squadra sulla carta modesta, lontana da quella Glasgow che regnava incontrastata grazie al dualismo tra Celtic e Gers. E vince la scommessa, portandosi a casa il jackpot, in una notte piovosa dell'11 maggio 1983, nella svedese Göteborg, di fronte a 12.000 entusiasti e increduli tifosi Dons, realizzando quello che tuttora è da molti ritenuto il suo più grande trionfo, vista la portata dell'impresa""""." -
Vincere non è l'unica cosa che conta
"In qualche misura il Toro mi ha insegnato a gestire e metabolizzare le delusioni della vita, a cercare di trarre sempre qualcosa di positivo da ogni situazione e trovare un po' di forza per ripartire dopo una batosta. È anche grazie al Toro che so che domani c'è sempre un altro giorno, comunque vada, e che per quanto oggi le cose non abbiano girato per il verso giusto domattina ci sarà occasione per riprovare e rimediare, e così per sempre, giorno dopo giorno. Per qualche insondabile ragione, ricordo che già da bambino i momenti in cui mi sentivo più attaccato alla mia squadra erano proprio quelli in cui lei mi deludeva di più: il mio senso di appartenenza cresceva masochisticamente ad ogni nuova cicatrice che il Toro mi lasciava sulla pelle. Come se con il mio Toro in difficoltà sentissi ancor più forte l'esigenza, quasi il dovere, di non lasciarlo solo e fargli sentire il mio supporto""""."