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Lo spettacolo dell'asta. Dalla vendita delle collezioni del Chevalier d'Éon (1792) alle aste del Duca bianco (2016)
Che cosa sono le aste? Com'è fatto il mondo di questa affascinante e misteriosa tradizione legata all'arte? Dalla vendita delle collezioni del Chevalier d'Eon (1791) a quelle del Duca Bianco (2016) fino alle nuove forme in epoca Covid ce lo racconta Wanda Rotelli, responsabile stampa in Finarte e Sotheby's per oltre trent'anni. La vendita all'asta viene di norma indagata per ragioni economiche relative all'arte come investimento, per gli scandali che spesso ad essa si legano o per ipotesi di riattribuzione e studi in campo prettamente specialistico. Qui invece, pur nella difficoltà di selezione tra le infinite aste, l'attenzione si è indirizzata ad alcune di esse alla ricerca degli specifici cambiamenti del modo di ""far asta"""" e di comunicarla. L'intento è quello di individuare le relazioni che legano le premesse e le intuizioni del passato con l'aggressivo art marketing delle aste odierne e la loro risonanza sui media. Celebrities Sales, Memorabilia Sales, House Sales, Single-Owner Sales, Evening Sales, Streaming Sales, Charity Sales, di oggi e di ieri, con rimandi, intrecci e analogie, figurano in un volo di oltre due secoli e mezzo al fine di coglierne, in sintesi, la continuità e le innovazioni nel tempo. Un libro che non parla solo di aste (e di prezzi record), ma anche di personaggi, degli uomini e donne che le mettono in scena, fino a comporre un'altra storia."" -
Come la bestia e il cacciatore. Proust e l'arte dei conoscitori
Alla vigilia centenario della morte di Proust, uno sguardo inedito sull'autore della Recherche. Che cosa accomuna fra loro Proust, Balzac, Sherlock Holmes e i protagonisti della nuova arte dell'attribuzione tra XIX e XX secolo come Morelli e Berenson? Lo sguardo e il fiuto. Uno sguardo che, oltre la superficie opaca delle cose, penetra nel profondo attraverso le fessure di dettagli nascosti, indizi impercettibili, e che scruta con l'attenzione del curioso o della spia, dell'uomo di mondo o dell'amante, del detective o del conoscitore d'arte, con la spietata brama del cacciatore in agguato sulla preda. Rileggendo la Recherche a fianco dei testi di questi autori si scoprono spazi ove il potere d'intuizione diviene chiave di lettura e interpretazione del reale, sia che si tratti della natura umana o dell'assegnazione di un quadro. Navigando negli ambienti cosmopoliti della cultura e della società del tempo, tra scrittori e intenditori, artisti, mercanti ed esteti della Belle Époque, questo libro, aperto ad un pubblico di non soli addetti ai lavori, edito alla vigilia del centenario della morte di Proust, cala quest'ultimo e la sua opera in un tessuto inedito e di grande fascinazione. Qui la sensibilità del grande romanziere emerge con le sue mille curiosità, compresa quella della critica d'arte rappresentata in quegli anni dalla carismatica personalità di Bernard Berenson: uno Swann più impegnato e acuto di quello letterario, che dello scrittore ci ha lasciato uno dei ritratti più forti e impietosi. -
Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta
La Giuditta decapita Oloferne di Caravaggio, della Galleria di Arte Antica di Palazzo Barberini, è uno dei dipinti più famosi del maestro, entrato per la sua forza e la sua bellezza nell'imagerie contemporanea. Tuttavia pochi sanno che il quadro, realizzato per il banchiere ligure Ottavio Costa, tra i più appassionati collezionisti di Caravaggio a Roma, ebbe una scarsissima visibilità nel Seicento, essendo tra le opere che Costa custodiva gelosamente, tanto che non se ne conoscono vere e proprie copie antiche. La mostra intende svelare i misteri del capolavoro, indagando le possibili origini iconografiche del dipinto e analizzando le componenti storiche e antropologiche che diedero vita all'opera e ne determinarono l'incondizionata fortuna. Questa non rimase confinata alla storia della pittura barocca: la Giuditta di Caravaggio costituì invece un effettivo punto di svolta nell'immaginario collettivo del suo tempo, vera e propria eroina, ed esempio di donna virtuosa nella Roma del Seicento. Nonostante il proliferare di iniziative dedicate a Caravaggio, la scelta di concentrare l'attenzione su uno solo dei suoi capolavori, nel tentativo di testare la rivoluzione pittorica, storica e culturale attuata dall'artista, è del tutto inedita. -
Il vizio dei libri
Afonso Cruz conduce il lettore tra le pagine di scrittori dell'età antica, come Plutarco, e di quella contemporanea, come Amos Oz, Cartarescu e Faciolince, passando da Wharton, Kafka e Lorca, invitandolo a rendersi conto di far parte di una comunità tanto antica quanto attuale: quella accomunata dal vizio delle pagine scritte e delle storie. L'autore ha la straordinaria capacità di unire la leggerezza della raccolta di racconti i capitoli sono molto brevi a un tono profondo tipico del saggio, supportato da un apparato di note. La scrittura di Cruz è asciutta, intima e immediata: parla al lettore,ad esempio quando racconta le proprie esperienze di scrittore, che si tratti dei Libri che ci sposano o della storia del lettore galeotto. Cruz parte dalla lettura per parlarci della nostra condizione esistenziale di uomini, di uomini-lettori, come quando afferma: «Aprire un libro vuol dire aprire persone ed esplorare il nostro mondo attraverso l'esperienza degli altri. ... I personaggi dei libri che leggiamo sono il mezzo di trasporto per raggiungere ciò che non siamo, o meglio, ciò che siamo senza essere. Credo che questa nozione sia fondamentale: essere profondamente ciò che non siamo». Ne Il vizio ritroviamo i temi già trattati nel romanzo I libri che divorarono mio padre, ad esempio il ruolo salvifico e allo stesso tempo nefasto dei libri, come nel caso dello scrittore Al-Jahiz e del pianista Charles-Valentin Alkan, entrambi morti per essere stati schiacciati dal peso - non metaforico - dei propri libri. O gli attentati compiuti contro i libri, come quello della via Al-Mutanabbi, a Bagdad, una strada piena di librerie dove nel 2007 ci fu un attacco suicida. La lettura è qui concepita come un processo capace di cambiare ogni lettore grazie al potere di trasformazione dei libri. Alla fine del libro si ha voglia (come sempre, con Afonso Cruz) di leggere tutti gli autori citati nell'appendice bibliografica, il volume è inoltre impreziosito da opere d'arte sui libri e la lettura dal Medioevo al Novecento -
Storie dalla foresta strana
Un'innocente principessa vaga per la foresta ritrovandosi intrappolata tra un lupo dall'appetito vorace e una casetta di zucchero che custodisce un segreto. Nel mentre, un pescatore disperato conclude un pessimo accordo con una scimmia assetata di potere. E, nel maligna-mentre, un sarto minuscolo e malandrino fa una promessa a cui neanche la più magica delle piante di fagioli magici potrà aiutarlo a sottrarsi. In questo indisciplinato arazzo di racconti, l'autore satirico Shaun Micallef disfa le trame delle favole tradizionali e vi intesse nuove avventure dei personaggi preferiti. Illustrata dall'artista Jonathan Bentley, questa trilogia sovversivamente poco seria catturerà i genitori quanto i bambini, e perfino gli indignati favolisti. Età di lettura: da 7 anni. -
Donatello berlinese
Donatello (1386 circa-1466) è stato uno dei più grandi artisti del Rinascimento italiano, al quale sono stati dedicati numerosi studi monografici nel corso dei secoli. L'importanza di alcune opere, tuttavia, ha portato gli studiosi a concentrarsi prevalentemente su un numero limitato di creazioni, spesso monumentali, a Firenze o in altre città italiane, tralasciando in parte una produzione mobile che ha molto contribuito alla fama dell'artista nel suo tempo. Un eccezionale nucleo di tali opere è stato raccolto dai musei statali di Berlino grazie a uno studioso, Wilhelm (von) Bode (1845-1929), conoscitore straordinario e agguerrito esperto delle pratiche del mercato dell'arte. La maggior parte di questo insieme si trova tuttora a Berlino, ma la storia tragica del Novecento ha portato alla distruzione o alla dispersione di alcune opere - come due importanti sculture recentemente riscoperte nel Museo Pus?kin di Mosca a seguito delle ricerche di Neville Rowley, curatore a Berlino e autore del presente libro. Rowley ripercorre qui la storia di Donatello a partire dalle opere conservate nel suo museo, spaziando con naturalezza dalla Firenze del Quattrocento alla Berlino prima ottocentesca e poi occupata dall'Armata rossa. Accanto ai capolavori consacrati, come la Madonna Pazzi o il Putto con tamburello, compaiono opere ingiustamente trascurate e talvolta scambiate per falsi, ma anche il San Giovanni Battista di bronzo e la Flagellazione marmorea ritrovati a Mosca nel 2015. Questo libro non è né una nuova monografia su Donatello né un catalogo delle opere donatelliane di Berlino, e neppure una storia dei musei berlinesi: è un po' tutto insieme, in una volta sola. -
Caterina Medici di Brono
"Caterina Medici di Brono"""" è un romanzo di Achille Mauri uscito a puntate sull'Indicatore lombardo nel 1829 e poi nel 1831 in volume a Livorno. L'autore descrive la vita di Caterina rendendola un'eroina da romanzo, le cui vicende si intrecciano con la storia di Milano. Nella realtà fu una serva che, prima, ebbe due figlie dal capitano Squarciafico presso cui lavorava, e poi nel 1613 lavorò presso il capitano Vacallo, dalla cui casa fu cacciata perché accusata di aver compiuto un maleficio ai danni del padrone. La fama di strega la seguì e, quando, nel 1616 andò a servizio presso il senatore Luigi Melzi d'Eril, fu accusata di aver causato dei misteriosi mal di stomaco al senatore con alcuni malefici. Nel 1617, dopo essere stata torturata, fu impiccata e bruciata in piazza Vetra. La sua storia è documentata da un riassunto del processo trovato nell'archivio di famiglia Melzi d'Eril. Fu Pietro Custodi ad inserire nella Storia di Milano del conte Pietro Verri, che andava portando a termine una digressione sulla storia di Caterina Medici. Mauri intendeva inserire il suo romanzo storico nel solco delle ricerche verriane e manzoniane sui processi agli untori, contribuendo a raccontare la Milano del primo Seicento e a denunciarne le ingiustizie. Nel Novecento si è occupato della storia di Caterina anche Leonardo Sciascia con il suo La strega e il capitano, facendo luce su qualche punto poco chiaro della vicenda. Mauri intendeva inserire il suo romanzo storico nel solco delle ricerche verriane delle Osservazioni sulla tortura e manzoniane della Storia della colonna infame, contribuendo a raccontare la Milano del Seicento e a denunciarne le ingiustizie, in questo caso in tema di processi per stregoneria." -
Il ritorno di Martin Guerre. Un caso di doppia identità nella Francia del Cinquecento
L'astuto contadino Arnaud du Tilh aveva quasi persuaso i dotti giudici del tribunale di Tolosa, quando, un giorno dell'estate 1560, nell'aula della corte entrò spavaldamente un uomo con una gamba di legno, denunciò Arnaud e rivendicò la sua identità, la sua proprietà e la moglie di Martin Guerre. Questo caso giudiziario straordinario catturò l'immaginazione del continente e per secoli e stato narrato e rinarrato tanto da diventare leggenda, ancora ricordata nel villaggio dei Pirenei dove l'impostore fu impiccato più di 400 anni fa. Una delle più celebri storiche americane, Natalie Zemon Davis, fu ingaggiata come consulente per il film ""Il ritorno di Martin Guerre"""" (con Gérard Depardieu e Nathalie Baye, 1983, tre premi César) e condusse una lunga ricerca negli archivi e sui libri di legge del tempo per aggiungere ulteriore profondità a una storia assai misteriosa. Da questi studi nacque anche il libro. Come poteva diventare un impostore un uomo del Cinquecento? Perché Bertrande de Rols, un'onesta contadina, accettò un tale uomo come marito? Perché avvocati, poeti e letterati, come Montaigne - che assistette al processo -, furono così affascinati da questo episodio? L'Autrice ricostruisce le sensibilità e i desideri degli abitanti illetterati di un villaggio di campagna. Uomini e donne che cercano di costruire la propria identità in un mondo di idee tradizionali sulla proprietà e sulla famiglia e con idee sulla religione che vanno mutando. Impariamo cosa succede quando persone comuni sono coinvolte nel funzionamento di una corte penale del Cinquecento, e come i giudici faticano a decidere chi quell'uomo sia in un'epoca in cui impronte digitali e fotografie non esistevano. Addirittura ci fa sentire la segreta affinità tra gli eloquenti uomini di legge e l'impostore dalla lingua veloce e melliflua, un raro caso di identificazione che ignora le barriere di classe. Tradotto nel 1984 per i tipi di Einaudi, e da tempo esaurito, viene ora riproposto nella collana """"Storie"""". Postfazione Carlo Ginzburg."" -
The Mongol Empire in global history and art history
Lo studio dei Mongoli è cresciuto esponenzialmente in anni recenti, in concomitanza con il progetto di scrivere storie globali meno etnocentriche e storie dell’arte globali strutturate intorno a reti, contatti e scambi come motori del cambiamento storico ed estetico. L’ascesa dei Mongoli nel tredicesimo secolo non serve solo come paradigma privilegiato per la ricerca, ma anche come punto di partenza per una nuova periodizzazione: i bagliori iniziali della prima modernità definita come una sempre più rapida accelerazione nei sistemi di contatto e comunicazione. I saggi del volume, dettagliati nel sommario qui accanto, sono opera di storici e storici dell’arte specialisti degli studi sui Mongoli e di campi strettamente correlati. Gli studi vanno dal Giappone alla Catalogna ed esplorano l’ascesa dei Mongoli sia come spartiacque storico nell’arte, nella lingua, nella diplomazia e nella politica, sia come caso di studio nelle moderne storiografie di un mondo moderno interconnesso. -
Diversamente dolci, deliziosamente sani. 120 ricette creative per torte, gelati e dessert senza zucchero, cereali e latticini
È possibile cedere alla tentazione di una cheesecake, un tiramisù, una crostata o un pasticcino senza conseguenze nefaste sulla linea o sulla salute? Di solito no, ma con queste straordinarie ricette a base di ingredienti naturali e di facile esecuzione, potrete preparare torte, gelati e dessert non solo squisiti ma anche sani! Sì perché Morena ha raccolto in questo libro 120 delle sue rivisitazioni di dolci: da quelli regionali tipici, come il bonet piemontese o la sbrisolona al Kaiserschmarren tirolese e il clafoutis francese, fino all'esotico flan caraibico al cocco; dalle preparazioni classiche come la crema pasticcera e il pan di Spagna ai dolci tradizionali delle feste, come il panettone, o a creazioni inedite come il rotolo al matcha e crema di fragole, senza tralasciare muffins, crêpes, biscotti, tartufini e gelati. Ce n'è per tutti i gusti e per tutte le esigenze: che vogliate restare in forma senza rinunciare al piacere del dolce, che seguiate un regime Paleo o Keto, che abbiate la necessità di evitare certi alimenti come il glutine per intolleranze, allergie o problematiche autoimmuni o di limitare il più possibile gli zuccheri per il diabete, infine che siate degli irriducibili golosi o semplicemente curiosi. I dolci creati da Morena sono infatti tutti privi di zuccheri raffinati, farine di cereali, latticini, soia e legumi; il segreto è l'utilizzo di ingredienti alternativi, di facile reperibilità e di antico consumo come il miele, la frutta secca, le uova e il cacao, o noti in altre cucine come il cocco in tutte le sue forme (zucchero dai fiori, latte e ""farina"""" dalla polpa), lo sciroppo d'acero, la farina di castagne o quella di chufa e naturalmente la frutta, come avocado, datteri e fichi o certi ortaggi come la zucca, usati fin dall'antichità. Nell'introduzione del medico dello sport e nutrizionista Fabrizio Rapuzzi scoprirete inoltre perché siamo così naturalmente e ancestralmente attratti dal dolce, fino a sviluppare vere e proprie dipendenze, quali ripercussioni ha l'abuso di zucchero sulla nostra salute e come (e quando) è invece possibile mangiare questi dolci senza compromettere la forma fisica. Infine una pratica tabella vi guiderà nella scelta di ricette Paleo, Keto e AIP (protocollo autoimmune) in base agli ingredienti."" -
Colore, stucco, marmo nel Cinquecento. Il percorso di Giulio Mazzoni
Il volume ritesse la trama delle vicende di Giulio Mazzoni (Piacenza 1518/1519-1590), pittore, stuccatore e scultore ricordato da Giorgio Vasari in un breve medaglione biografico che ne elogia la versatilità e le abilità nelle diverse arti. Mettendone in luce la poliedrica personalità rispetto a quella dei protagonisti della decorazione nell'età della Maniera con cui si trovò a contatto più o meno diretto - Giorgio Vasari, Perino del Vaga, Daniele da Volterra, Michelangelo - se ne ricostruisce il catalogo delle opere e si rende ragione della posizione di grande prestigio raggiunta a Roma e nel ducato farnesiano. L'analisi dei documenti, delle fonti e della letteratura critica, affiancata all'esame autoptico delle opere superstiti, studiate con il sussidio della documentazione di restauro, capovolge la consolidata lettura di un artista nato come scultore in marmo e solo in un secondo tempo passato alla pittura e alla pratica dello stucco, suggerendo una nuova prospettiva interpretativa. Del tutto ripensate sono le prime esperienze di Mazzoni accanto a Vasari, la sua posizione nella bottega dell'aretino e il comune soggiorno a Napoli del 1544-1545, così come il forte legame che unì i due artisti sino alla morte. Novità emergono anche in merito all'apprendistato con Daniele da Volterra e alle successive relazioni intrattenute, nella Roma degli anni Sessanta e Settanta, con gli allievi e collaboratori di quest'ultimo. La maggiore impresa di Mazzoni - la campagna decorativa del palazzo di Girolamo Capodiferro - è analizzata attraverso una disamina capillare che, oltre a illuminare i modelli e le responsabilità progettuali di Giulio, mira a restituire la composizione e il funzionamento dell'intero cantiere architettonico-decorativo. Il percorso di Mazzoni così ricostruito offre un punto di vista utile per ripensare le vicende della grande decorazione del Cinquecento a Roma - fondata sulla sinergica unione dei diversi media: pittura, stucco, scultura - e la diffusione fuori dall'Urbe. -
La «calunnia» di Botticelli. Politica, vizi e virtù civili a Firenze nel Rinascimento. Ediz. illustrata
Il piccolo e prezioso dipinto di Sandro Botticelli conservato agli Uffizi (62x91 cm) si presenta, sotto diversi rispetti, come un enigma figurato: per la complessità della genesi del soggetto erudito, tratto dalla descrizione del quadro di Apelle di Luciano, e mediato dalle traduzioni di Guarino e di Leon Battista Alberti; per il montaggio e la scelta dei temi dei pannelli che compongono il fondale; per la datazione e le circostanze dell'esecuzione; e, più in generale, per il suo significato complessivo. Dall'inizio del XX secolo si è andata cristallizzando nella critica una costellazione di luoghi comuni: l'interpretazione del dipinto in chiave intima e personale, come atto di rivendicazione, o di protesta o di vendetta, dell'artista contro i suoi detrattori; la lettura dell'opera come espressione della crisi umana e spirituale di Botticelli dopo la morte del Magnifico, nel clima greve della censura savonaroliana; la collocazione cronologica liminare della Calunnia, tra i dipinti di soggetto profano e quelli a tema religioso. Una catena di argomentazioni, non sempre verificate con la dovuta attenzione critica e spesso chiamate a confermarsi l'un l'altra, in una sorta di cortocircuito ermeneutico. L'analisi puntuale dell'opera, del corteo delle figure in primo piano, animate da una forte energia patetica, ai particolari del fondale in cui Botticelli si rivela vero ""orefice del dettaglio"""", fa emergere una lettura sorprendentemente ricca e articolata. L'artista mette in scena un discorso allegorico-didascalico in una sorta di allestimento concettuale dei temi più rilevanti della riflessione culturale e della propaganda politica contemporanea. In questa luce, la Calunnia si presenta come un'opera-manifesto della temperie politico-culturale del tempo, un condensato delle tensioni e dei conflitti che agitano Firenze tra XV e XVI secolo, ma anche, insieme, un esercizio esemplare della tecnica di Botticelli e della sua poetica. ll volume è l'esito degli studi ventennali delle autrici sul tema, condotti incrociando la strumentazione della metodologia della ricerca storico-artistica, dell'iconologia e della storia della tradizione classica."" -
Il vecchio Thiess. Un lupo mannaro baltico tra caso e comparazione
Nel 1691, un contadino della Livonia, noto come ""il vecchio Thiess"""", dichiarò a un tribunale distrettuale di essere un lupo mannaro. Ma alla corte spiegò di non essere un mostro diabolico, bensì uno dei """"cani di Dio"""", che combattevano contro stregoni, streghe e persino Satana per proteggere campi, greggi e persone: un'ammissione sconcertante, che attirò l'attenzione dei giudici di allora e che continua ad attirare quella degli storici da almeno un secolo a questa parte. In questo libro, Carlo Ginzburg e Bruce Lincoln discutono in una prospettiva comparata il processo e la sorprendente testimonianza del vecchio Thiess. Oltre alla prima traduzione italiana degli atti processuali, dove pare quasi di sentire la voce del protagonista, il libro presenta le diverse analisi dell'evento: dai tentativi di collegare il vecchio Thiess a pratiche sciamaniche, all'idea che egli stesse reagendo allo stereotipo del lupo mannaro che l'élite germanica usava per giustificare il proprio dominio sui contadini del Baltico. Intrecciando e discutendo meriti e rischi delle proprie prospettive di ricerca e di quelle di altri studiosi, Ginzburg e Lincoln riflettono anche su più ampie questioni di metodo storico: fino a che punto è rappresentativo un caso eccezionale? Quale deve essere lo statuto della prova quando si tratta di ricostruire una sfera di oralità perduta per sempre? Che ruolo hanno i nostri presupposti nell'accertamento della verità storica? Il Vecchio Thiess apre una prospettiva nuova su una serie di problemi fondamentali che caratterizzano il mestiere dello storico oggi."" -
I ritratti dei Medici alle Gallerie degli Uffizi. Guida
Nella veste di una maneggevole guida riccamente illustrata, il volume offre uno strumento per apprezzare i ritratti medicei conservati nelle Gallerie degli Uffizi proponendo allo stesso tempo una narrazione coinvolgente per l’intreccio delle vicende umane e storico-artistiche nell’arco di cinque secoli. I membri di quella che si può considerare la famiglia più rappresentativa del Rinascimento italiano e dell’età moderna ebbero modo di costruire la propria immagine pubblica in un sofisticato ambiente culturale in cui erano attivi artisti celebri come Raffaello, Pontormo, Bronzino, Vasari nonché poeti, letterati, scienziati, umanisti e studiosi di fine intelletto. In questo milieu vivace sono stati concepiti i dipinti di epoche e autori diversi che interpretano variamente la richiesta di una ritrattistica raffinata e di corte. Le opere vengono presentate nel volume in ordine cronologico, permettendo di orientarsi tra le tappe principali della storia e della genealogia dei Medici e, al contempo, di ripercorrere un segmento fondamentale della storia dell’arte in Italia. Ne emerge un racconto collettivo, un lungo dialogo ideale tra volti, corpi, personalità descritto in una sequenza di testi brevi, redatti con un linguaggio divulgativo, che accompagnano ciascuna opera dando conto delle notizie storiche, dei documenti sopravvissuti, dei risultati più significativi e aggiornati degli studi, presentando con le loro fattezze e le loro vicende i protagonisti di quella irripetibile stagione culturale e politica. Dal capostipite Giovanni di Bicci, nel passaggio tra Tre e Quattrocento, fino all’ultimo granduca di Toscana della famiglia nel Secolo dei lumi, il lettore è condotto a godere appieno delle misteriose invenzioni di Vasari, che ritrae Lorenzo il Magnifico tra maschere bizzarre, o della maestria di Bronzino nel restituire la preziosità del broccato d’oro dell’abito di Eleonora di Toledo. Immergendosi nella lettura ci si trova vis à vis con l’intensità espressiva di Giovanni dalle Bande Nere concentrato per respingere i lanzichenecchi o con la regalità consapevole di Caterina e Maria de’ Medici, le due fiorentine salite sul trono di Francia come semplici consorti che il fato portò invece a regnare, lasciando la loro impronta nella Storia ben al di là delle rive dell’Arno. -
Medici portraits at the Gallerie degli Uffizi. Guide
Nella veste di una maneggevole guida riccamente illustrata, il volume offre uno strumento per apprezzare i ritratti medicei conservati nelle Gallerie degli Uffizi proponendo allo stesso tempo una narrazione coinvolgente per l’intreccio delle vicende umane e storico-artistiche nell’arco di cinque secoli. I membri di quella che si può considerare la famiglia più rappresentativa del Rinascimento italiano e dell’età moderna ebbero modo di costruire la propria immagine pubblica in un sofisticato ambiente culturale in cui erano attivi artisti celebri come Raffaello, Pontormo, Bronzino, Vasari nonché poeti, letterati, scienziati, umanisti e studiosi di fine intelletto. In questo milieu vivace sono stati concepiti i dipinti di epoche e autori diversi che interpretano variamente la richiesta di una ritrattistica raffinata e di corte. Le opere vengono presentate nel volume in ordine cronologico, permettendo di orientarsi tra le tappe principali della storia e della genealogia dei Medici e, al contempo, di ripercorrere un segmento fondamentale della storia dell’arte in Italia. Ne emerge un racconto collettivo, un lungo dialogo ideale tra volti, corpi, personalità descritto in una sequenza di testi brevi, redatti con un linguaggio divulgativo, che accompagnano ciascuna opera dando conto delle notizie storiche, dei documenti sopravvissuti, dei risultati più significativi e aggiornati degli studi, presentando con le loro fattezze e le loro vicende i protagonisti di quella irripetibile stagione culturale e politica. Dal capostipite Giovanni di Bicci, nel passaggio tra Tre e Quattrocento, fino all’ultimo granduca di Toscana della famiglia nel Secolo dei lumi, il lettore è condotto a godere appieno delle misteriose invenzioni di Vasari, che ritrae Lorenzo il Magnifico tra maschere bizzarre, o della maestria di Bronzino nel restituire la preziosità del broccato d’oro dell’abito di Eleonora di Toledo. Immergendosi nella lettura ci si trova vis à vis con l’intensità espressiva di Giovanni dalle Bande Nere concentrato per respingere i lanzichenecchi o con la regalità consapevole di Caterina e Maria de’ Medici, le due fiorentine salite sul trono di Francia come semplici consorti che il fato portò invece a regnare, lasciando la loro impronta nella Storia ben al di là delle rive dell’Arno. -
Galleria Borghese catalogo generale. Ediz. illustrata. Vol. 1: Scultura moderna.
La Galleria Borghese raccoglie una straordinaria raccolta di scultura antica e moderna (Cordier, Algardi, Bernini, Houdon, Valadier e Canova) e pittura (Raffaello, Tiziano, Caravaggio) all'interno di una villa splendidamente decorata. Non è esagerato definirla uno dei più bei musei del mondo. Con questo volume, dedicato alla scultura moderna, prende avvio la realizzazione di un nuovo catalogo generale delle collezioni, ricco di aggiornamenti e scoperte, inedite ricerche d'archivio e l'analisi di pezzi mai schedati. Di grande rilevanza l'apparato iconografico con le immagini di altissima qualità di Luciano Romano. I due saggi introduttivi di Anna Coliva e Marina Minozzi narrano delle vicissitudini storiche della villa e della collezione, dalla sua creazione a opera di Scipione Borghese agli inizi del Seicento sino alla vendita allo Stato di fine Ottocento, passando per la dolorosa ferita del 1807, quando Camillo Borghese alienò a Napoleone alcune delle opere antiche di maggior pregio. Le schede, affidate tanto a studiosi e conoscitori nel campo della scultura e della storia della galleria (Maria Giulia Barberini, Anna Coliva, Francesco Leone e Marina Minozzi) quanto a più giovani esperti di scultura dal Quattro all'Ottocento, sono ricche di precisazioni cronologiche, nuove attribuzioni, notizie sui restauri e danno conto dei diversi allestimenti storici grazie a un accurato studio della documentazione inventariale della villa. Proprio la necessità di integrare la collezione archeologica indusse i Borghese alla commissione di opere di ispirazione antica, la cui analisi anima le pagine della sezione a cura di Simona Ciofetta e Maria Grazia Chilosi, basata sui concetti di copia, rifacimento e interpretazione «in stile». Il catalogo si chiude con una sezione sul restauro curata da Giulia Salvo, che dà conto in senso diacronico del fondamentale ruolo degli scultori nella manutenzione e, talvolta, trasformazione della collezione archeologica in rapporto alle esigenze di allestimento della villa. Premessa di Francesca Cappelletti. -
Sulle tracce di Manzù. Indizi per una biografia, 1927-1977
Fotografie inedite o poco note che provengono dal prezioso archivio conservato alla Fondazione Giacomo Manzù di Ardea costituiscono un dossier di fonti utili ad intraprendere un viaggio ""Sulle tracce di Manzù"""". Le immagini sono gli indizi privilegiati per una futura biografia dove Manzù ritorni protagonista, liberato dalle semplificazioni di una indiscriminata agiografia cresciuta con le esposizioni che si sono succedute dagli anni Settanta agli anni Novanta. Attraverso quelle esposizioni è stata costruita, di Giacomo Manzù, un'immagine stereotipata: un artista al di sopra del tempo e della storia, consegnato ad una leggenda che ha determinato la completa rimozione della sua opera da parte degli storici dell'arte contemporanea. Gli anni giovanili e della prima maturità, sacrificati od offerti come pimento leggendario a vantaggio della produzione più tarda da una bibliografia convenzionale, riacquistano finalmente, nella documentazione fotografica raccolta per questo libro, un luminoso spessore e segnano un primo avvio per disegnare, di Giacomo Manzù, un veridico ritratto di scultore. Scatti anonimi o di famosi fotografi come David Lees, Douglas Glass e Aurelio Amendola, lo consegnano alla nostra memoria in una galleria di ritratti che si snoda dagli anni Venti agli anni Settanta; l'emozione di un dialogo con Quasimodo, alla mostra romana del 1947, ci rende partecipi di una storia ingiustamente dimenticata; prende forma sotto i nostri occhi la sua attività di docente a Salisburgo dal 1954 al 1956; negli atelier Manzù posa accanto alle opere e agli strumenti della sua professione; e nella fonderia milanese MAF si concede all'obiettivo fotografico mentre modella un seducente ritratto femminile."" -
Trittici in smalto di Limoges del Museo del Bargello. Tre capolavori della collezione Carrand. Ediz. illustrata
Quando nel 1852 Léon de Laborde pubblicò la Notice des émaux exposés dans les Galeries du Musée du Louvre, la collezione di smalti di Jean-Baptiste Carrand comprendeva già esemplari tanto importanti da essere descritti nel testo. E che in quelle pagine si parlasse proprio di ben due delle tre opere cui è dedicato questo volume è davvero una coincidenza straordinaria. Lasciati in eredità al Museo del Bargello nel 1888 da Louis Carrand con tutta la sua collezione, questi trittici, restaurati dal Settore Oreficerie dell'Opificio delle Pietre Dure, tornano oggi a splendere in una nuova vetrina donata al museo da Carolina Bucci tramite i Friends of the Bargello. Con un saggio e schede di Paola Venturelli. -
Le carnet Meuricoffre: portraits d'Antoine Jean Gros
La riproduzione in facsimile dell'album Meuricoffre, acquistata dal Louvre nel 2018, è l'occasione per sfogliare uno degli unici due libri di ritratti attribuiti ad Antoine Jean Gros (l'altro è in una collezione privata). È una preziosa testimonianza dell'attività di Gros come ritrattista in Italia (1793-1800) e illustra il rapporto privilegiato che il pittore aveva a Genova con la famiglia del banchiere franco-svizzero Jean-Georges Meuricoffre (1750-1807) e sua moglie, la famosa cantante d'opera Celeste Coltellini (1760-1828). Quest'ultima, a cui apparteneva l'album, è probabilmente l'autrice di molti disegni del quaderno, eseguiti sotto l'influenza del maestro. La bella galleria di ritratti, disegnata nell'intimità di questa famiglia, restituisce le fisionomie dei rappresentanti dell'alta società franco-svizzera che erano in contatto con la famiglia Meuricoffre e, attraverso loro, con Gros. Lo studio che accompagna la pubblicazione del quaderno rivela l'identità finora sconosciuta di questi personaggi. Una descrizione materiale dell'album, un supporto scientifico essenziale per la sua comprensione, completa il soggetto. -
«Scultore in parole». Francesco Sansovino e la nascita della critica d'arte a Venezia
Figlio di uno dei più famosi scultori e architetti del Rinascimento italiano, Jacopo Tatti detto Sansovino, Francesco è noto soprattutto per essere l'autore della ""Venetia città nobilissima et singolare"""" (1581), la più bella opera che sia mai stata dedicata a Venezia. Nato a Roma nel 1521 sotto il pontificato di Leone X, dopo aver assistito ai tragici eventi del Sacco (1527) seguì il padre a Venezia e successivamente si trasferì a Padova nel 1536 dove frequentò i corsi dello Studio patavino e le riunioni dell'Accademia degli Infiammati, instaurando rapporti di profonda amicizia con alcuni fuoriusciti fiorentini. Il libro è articolato in due parti principali. La prima, dal taglio biografico, approfondisce i legami con i poligrafi e con gli ambienti accademici tra Padova, Venezia e Firenze. La seconda parte del volume, dedicata al dialogo intitolato """"Tutte le cose belle e notabili che sono in Venetia"""" (1556) affronta le origini del testo, le fonti e le motivazioni che hanno spinto l'autore a un'impresa editoriale di questo tipo. Attraverso un approfondimento degli artisti e delle opere citati nel dialogo: Donatello, Andrea Riccio, Giovanni Bellini, Giorgione, Tiziano, Pordenone, Bonifacio de' Pitati, Paris Bordon, Veronese, Tintoretto, Michelangelo e naturalmente Sansovino senior, è stato possibile mettere in evidenza la precocità di certe posizioni rispetto al rinnovato clima artistico lagunare del sesto decennio, confermando quanto Rodolfo Pallucchini aveva dichiarato nel 1943, nel momento in cui riportò questa fonte all'attenzione degli studi: «Il Sansovino, informato e certo addentro alle cose artistiche per via dell'educazione paterna, ci dà alcuni cenni delle arti figurative contemporanee di grande interesse, proprio per la freschezza con cui sono caratterizzate certe figure di quel momento artistico».""