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Randagi
Libro incluso tra i sette finalisti del Premio Strega 2022Con una trama ricca di personaggi sgangherati e commoventi, e una voce in grado di rinnovare linguaggi e stili senza rinunciare al calore della tradizione, Randagi è un abbagliante romanzo sulla giovinezza e su quei fragilissimi legami nati per caso che nascondono il potere di cambiare le nostre vite. Un affresco che restituisce tutta la complessità di una generazione: ferita, delusa e sradicata dal mondo, ma non ancora disposta a darsi per vinta. «Con Randagi Marco Amerighi s'impone come uno scrittore dal quale non si potrà più prescindere. Fin dalle prime pagine la scrittura avvolge e coinvolge, si concentra e si distende, unisce personaggi per poi separarli. Magistrale, non c'è altra parola. Voce, lingua, grana, timbro, luce, trazione: la scrittura di Amerighi splende in questo romanzo e si colloca nel perimetro entro il quale stanno i grandi affabulatori della nostra tradizione – molti dei quali toscani come lui, da Collodi a Fabio Genovesi, passando per Malaparte, Pratolini, Palazzeschi, Pardini ed Edoardo Nesi. Tra essi Marco Amerighi, con questa sua seconda opera, così bella, così potente, prende definitivamente posto» - Sandro Veronesi, autore di Il colibrì, Premio Strega 2020 «Un libro che contiene la questione più importante: il coraggio di esplorarsi. Ed è lo stesso coraggio che Amerighi mette nella scrittura e nello sguardo di questo implacabile viaggio letterario» - Marco Missiroli, autore di Fedeltà, Premio Strega Giovani 2019 A Pisa, in un appartamento zeppo di quadri e strumenti musicali affacciato sulla Torre pendente, Pietro Benati aspetta di scomparire. A quanto dice sua madre, sulla loro famiglia grava una maledizione: prima o poi tutti i Benati maschi tagliano la corda e Pietro – ultimogenito fifone e senza qualità – non farà eccezione. Il primo era stato il nonno, disperso durante la guerra in Etiopia e rimpatriato l'anno dopo con disonore. Il secondo, nel 1988, quello scommettitore incallito del padre, Berto, tornato a casa dopo un mese senza il mignolo della mano destra. Quando uno scandalo travolge la famiglia, Pietro si convince che il suo turno è alle porte. Invece a svanire nel nulla è suo fratello maggiore Tommaso, promessa del calcio, genio della matematica e unico punto di riferimento di Pietro; a cui invece, ancora una volta, non accade un bel niente. Per quanto impegno metta nella carriera musicale, nell'università o con le ragazze, per quanto cambi città e nazione, per quanto cerchi di tagliare i ponti con quel truffatore del padre o quella ipocondriaca della madre, la sua vita resta un indecifrabile susseguirsi di fallimenti e delusioni. Almeno finché non incontra due creature raminghe e confuse come lui: Laurent, un gigolò con il pallino delle nuotate notturne e l'alcol, e Dora, un'appassionata di film horror con un dolore opposto al suo. E, accanto a loro, finalmente Pietro si accende. Proposto da Silvia Ballestra al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:«I randagi di Marco Amerighi sono cuccioli, e poi giovani cani sciolti, alla ricerca di sé in un... -
Salvamento
Storia di noi due, di noi tre.«Salvamento procede senza lesinare crudeltà, disincanti, sentimenti sempre sfaccettati, recapitati al lettore senza strillare, eppure senza mai demordere. La sensazione finale è che vivere sia una cosa non facile, ma tutto sommato sopportabile se si impara a dondolare tra compassione ben distribuita e cinico divertimento» – Davide Longo«Quando le vite dei protagonisti di un romanzo diventano in qualche modo le nostre, allora quel romanzo è davvero un romanzo. Ma quando questo succede e, nello stesso tempo, il linguaggio è una sorpresa, un'aria nuova, puro ossigeno, allora quel romanzo è davvero un romanzo. Ecco: Salvamento è quel davvero scritto così, in corsivo» – Elena Varvello«Colta, raffinata, scorrevole, sensuale, diretta, elegante, venata di nostalgia e sostenuta da un ironico disincanto: la scrittura di Francesca Zupin è da non perdere» – Dario VoltoliniGiulio è un tredicenne gracile e appassionato di libri quando, in una lunga estate condivisa al campeggio, si innamora di Stella, figlia della nuova compagna del padre vedovo. Stella è diversa da lui: forte, raffinata, ribelle. Negli anni a venire, convivendo nella stessa casa, i due ragazzi passano dall'essere un po' fratelli a fidanzati, ma non senza sofferenza. La famiglia li osteggia, in particolare il padre di Giulio, irascibile e deluso, che al figlio ha sempre preferito uno dei suoi amici: Bobo, veloce sulle moto e con le parole, che si sente un nuovo Rimbaud. Anche Stella è da sempre attratta da Bobo, ma il loro rapporto – intenso e altalenante – non si è mai trasformato in una vera relazione. Stella, alla perenne ricerca di qualcuno che la salvi da Bobo e da se stessa, pare aver trovato in Giulio il candidato perfetto. Eppure, a un passo dalle nozze, rinuncia alla tranquillità per inseguire l'emozione. Con una scrittura evocativa e insieme precisa, chirurgica, Francesca Zupin, bravissima nel dare voce a un io narrante maschile, sa sorprenderci nel raccontare la verità dei suoi protagonisti, senza mai fare loro sconti, immergendoli in atmosfere sospese tra nostalgia e disincanto. Il tempo, con le sue acrobazie e le sue accelerazioni, i suoi ritorni e i suoi rimpianti, diventa quasi un personaggio aggiuntivo che agisce e interagisce con gli altri: sfidandoli, deludendoli, ingabbiandoli, ma anche creando quegli squarci di luce e bellezza che sono possibili, forse, solo guardandosi indietro. -
Il grande gioco del Sahel. Dalle carovane di sale ai Boeing di cocaina
Con stile chiaro, in presa diretta, Marco Aime e Andrea de Georgio ci portano in questo territorio complesso, in cui si snodano i destini di un'umanità in lotta per la sopravvivenza, mostrando traffici ancora troppo poco conosciuti al lettore europeo.La fascia subsahariana, chiamata Sahel («sponda» in arabo), è da secoli caratterizzata da un clima aleatorio, legato alla caduta irregolare delle piogge. Qui, da sempre, la convivenza tra allevatori e contadini è necessaria, ma è anche fonte di conflitti per le risorse. Negli ultimi anni, però, gli scontri si sono trasformati in veri e propri eccidi, anche a causa dell'intreccio delle questioni territoriali con il nuovo jihadismo. Diversi massacri hanno insanguinato i villaggi dei Paesi Dogon, in Mali, e della regione saheliana del Burkina Faso, causando decine di migliaia di sfollati. Nel 2009 un Boeing 727 è atterrato in pieno deserto, su una pista d'atterraggio fai-da-te: una colata di cemento nel mezzo del nulla. Il velivolo, ribattezzato «Air Cocaine», trasportava diverse tonnellate di cocaina destinate all'Europa. Quello che sta avvenendo in Sahel, quindi, ci riguarda da vicino, perché quella regione è diventata uno dei principali snodi della politica internazionale, specie quella sommersa. Sul Sahel convergono interessi diversi, che vedono coinvolte grandi potenze europee come la Francia, i nuovi piani espansionistici in Africa della Cina, le mire egemoniche delle più radicali fazioni jihadiste, il mercato internazionale di droga e di armi e la lucrosa tratta dei nuovi schiavi verso l'Europa. -
Vetrinizzazione. Individui e società in scena
A quasi quindici anni di distanza dalla prima edizione di questo libro, Vanni Codeluppi rielabora e aggiorna con chiarezza, agilità e sintesi puntuale il lento ma inesorabile processo di spettacolarizzazione degli individui, mettendo in luce tutti i paradossi e le idiosincrasie della prolungata esposizione della nostra vita online.La vetrinizzazione sociale ha avuto inizio nel Settecento con la comparsa della vetrina che, per la prima volta, metteva in scena e valorizzava oggetti in precedenza inerti e passivi. L'individuo si è trovato così da solo di fronte alle merci e ha dovuto imparare a interpretare il loro linguaggio senza l'aiuto del venditore, abituandosi a leggere la comunicazione visiva, ma anche ad affrontare la vita in solitudine, nella nuova condizione sociale imposta dall'urbanizzazione e dalla modernità. Negli ultimi due secoli spettacolarizzazione e valorizzazione hanno poi investito i principali ambiti delle società occidentali: gli affetti, la sessualità, il corpo, l'attività sportiva, i media, il tempo libero, i luoghi del consumo, gli spazi urbani e persino le pratiche relative alla morte; fino ad approdare, nel corso del Novecento, da un modello di fruizione collettiva (manifesti, cinema, televisione) a uno fondato sul consumo sempre più solitario (pay tv, streaming, Internet). All'alba del secondo decennio di questo nuovo millennio, la maggior pervasività dell'uso dei social media ha portato ancor di più l'individuo a «esporsi» online e a condividere ogni ambito della sua vita, da quello pubblico al più privato, nello spettacolo della rete. Con il risultato che tutto oggi viene trasformato in fenomeno da «esporre in vetrina» – comprese la malattia e la morte –, e per gli individui la vetrinizzazione digitale è diventata difficile, se non impossibile, da evitare. -
Neandertal. Vita, arte, amore e morte
Questo libro fa per i Neandertal quello che Sapiens di Harari ha fatto per noi. Rivelando una storia più profonda e sfumata, dove l'umanità stessa cessa di essere nostra esclusiva prerogativa. E si rivela invece una comune, antichissima eredità condivisa.«Una nuova storia completa dei Neandertal... che sintetizza migliaia di studi accademici in un unico, accessibile racconto. Una lettura importante per chiunque sia interessato all’umanità» – Yuval Noah Harari, The New York Times«Una combinazione di competenza scientifica e talento di scrittura» – The Guardian«Un libro splendido, evocativo, autorevole» – Brian Cox, fisico e presentatore televisivo«Vivido e coinvolgente... Distrugge gli stereotipi» – Nature«Di una portata impressionante... Splendidamente dettagliato» – ScienceNeandertal è un viaggio straordinario. Che è iniziato con una fascinazione d'infanzia verso il passato; ha guadagnato slancio con la scoperta della ricchezza del Pleistocene; ed è infine diventato una carriera accademica spesa alla scoperta dell'archeologia dei Neandertal. In questo stesso viaggio, Rebecca Wragg Sykes accompagna anche noi: scavando siti antichi, tenendo in mano gli eleganti manufatti che i Neandertal hanno lasciato, ma anche provando a esplorare – grazie a un amore di lunga data per la letteratura e la poesia come strumenti per evocare luoghi, tempi e sentimenti – connessioni emotive più profonde, attivate dai dettagli sorprendenti che possiamo ricostruire sulle loro vite. Dalla loro scoperta – avvenuta più di 160 anni fa – i Neandertal si sono trasformati, da perdenti dell'albero genealogico umano, in ominini di serie A. Rebecca Wragg Sykes usa la sua esperienza all'avanguardia nella ricerca paleolitica per condividere la nuova comprensione che abbiamo di loro, mettendo da parte il cliché dei bruti vestiti di stracci in una terra desolata e gelida. Ci rivela invece che erano curiosi, intelligenti conoscitori del loro mondo, tecnologicamente inventivi ed ecologicamente adattabili. Soprattutto, sono sopravvissuti con successo per più di 300.000 anni, durante tempi di massicci sconvolgimenti climatici. Pianificazione, cooperazione, altruismo, artigianato, senso estetico, immaginazione, forse anche un desiderio di trascendenza che guarda oltre la mortalità: molto di ciò che ci definisce era anche dei Neandertal, e il loro DNA è ancora dentro di noi. Questo libro fa per i Neandertal quello che Sapiens di Harari ha fatto per noi. Rivelando una storia più profonda e sfumata, dove l'umanità stessa cessa di essere nostra esclusiva prerogativa. E si rivela invece una comune, antichissima eredità condivisa. -
Keynes e l'instabilità del capitalismo
L'introduzione di Riccardo Bellofiore fornisce una sintesi della teoria economica di Minsky e li aggiorna per tenere conto delle nuove forme assunte dal capitalismo e dall'instabilità finanziaria dopo la neweconomy e la bolla immobiliare.Formulando un'interpretazione alternativa della ""Teoria generale"""", Minsky analizza l'opera di Keynes da un punto di vista non tradizionale e sottolinea come dagli aspetti meno frequentati della sua dottrina si possa trarre una politica economica adeguata al capitalismo sviluppato. L'incertezza, la speculazione e la complessità del sistema finanziario fanno sì che la stabilità sia destabilizzante. Secondo Minsky, Keynes ha elaborato da una parte una teoria del ciclo fondata sugli investimenti e dall'altra una teoria degli investimenti fondata su elementi """"finanziari"""" II protrarsi di un periodo di floridità economica fa insorgere un boom speculativo, il quale a sua volta mette in essere rapporti finanziari fragili e destinati a condurre alla crisi. Le autorità fiscali e monetarie si trovano di fronte alla drammatica alternativa di allentare le tensioni sui mercati finanziari riproponendo le condizioni di una instabilità finanziaria aggravata, o di prendere misure che potrebbero provocare una deflazione creditizia e conseguentemente una profonda depressione. Il volume si conclude con una proposta strategica di politica economica in linea con le idee di Keynes ma alternativa a quella basata sugli investimenti privati e sulla speculazione."" -
Sulle tracce degli indoeuropei. Dai nomadi neolitici alle prime civiltà avanzate
È da oltre tremila anni che in Europa, così come in Persia e in India, si parlano lingue indoeuropee. Ma quali sono le origini di questa importantissima e affascinante famiglia linguistica? E come ha fatto a diffondersi così rapidamente? Il celebre studioso Harald Haarmann offre qui un'accurata panoramica sullo stato attuale delle nostre conoscenze relative all'origine delle lingue e delle culture indoeuropee, mettendo in relazione i lasciti linguistici con i ritrovamenti archeologici e le più recenti ricerche sulla genetica umana e sulla storia del clima. In modo chiaro e coinvolgente l'autore illustra i sistemi economici, le forme sociali e le idee religiose comuni ai primi parlanti delle lingue indoeuropee dal Mediterraneo orientale fino alle rive dell'Indo. Particolare attenzione è dedicata ai percorsi migratori e ai processi di fusione con le civiltà preindoeuropee, senza le quali non si possono capire gli sviluppi culturali successivi. Il risultato è un quadro caleidoscopico di questa misteriosa protolingua e dell'arcaica «globalizzazione indoeuropea», dai nomadi della steppa neolitica fino alle civiltà avanzate in Grecia, Asia Minore, Persia e India. Uno studio imprescindibile che getta nuova luce sulle nostre origini e riflette sulle possibili traiettorie dell'umanità. -
Storia universale delle lingue. Dalle origini all’era digitale
Una panoramica impressionante sulle lingue del mondo e il loro sviluppo, in una prosa chiara e accessibile.«Un'opera di tutto rispetto, basata su un'immensa ricchezza di letteratura in parte remota» – Frank Ufen, Spektrum«Harald Haarmann è riuscito a scrivere un libro magnifico che, in modo scorrevole, presenta le ultime scoperte della linguistica e dell'antropologia. L'alterità e il multilinguismo sono diventate esperienze quotidiane nelle moderne società occidentali, questa Storia universale delle lingue potrebbe diventare un bestseller» – Stefana Sabin, Neue Zürcher Zeitung«Harald Haarmann, che per decenni ha studiato le maggiori lingue al mondo, ma soprattutto quelle minori, sapeva che cosa stava facendo quando ha iniziato questo progetto. Voleva colmare una lacuna. E come forse nessun altro, solo lui, con la sua profonda conoscenza delle più diverse famiglie linguistiche, ha gli strumenti giusti per farlo. [...] Questo libro offre una panoramica a chiunque voglia sapere come la mappa linguistica mondiale è arrivata a essere quella che è oggi» – Florian Coulmas, Süddeutsche ZeitungQuesta Storia universale delle lingue offre per la prima volta al pubblico italiano una panoramica completa delle origini e degli sviluppi del linguaggio nel lungo percorso dell'umanità, seguendo le interazioni fra diverse culture e l'evoluzione linguistica contemporanea. Nell'affascinante intreccio di epoche e civiltà, Harald Haarmann esplora le varie fasi del linguaggio dell'Homo sapiens e ripercorre la teoria nostratica, un'ipotetica superfamiglia linguistica originaria. In modo chiaro e accessibile, l'autore dischiude ai lettori la complessa storia evolutiva delle lingue, la trasformazione e la ramificazione di antichi ceppi, la nascita di nuovi idiomi, senza tralasciare il rapporto fra linguaggio e tecnologia. La sua analisi è resa solida e convincente dalla commistione delle più moderne conoscenze nel campo della genetica umana, dell'archeologia e della storia delle migrazioni, che negli ultimi anni hanno arricchito di molto la linguistica storico-comparativa. Dalla prima edizione nel 2006, questo saggio così imprescindibile nel settore ha avuto numerosi aggiornamenti e traduzioni. La presente edizione comprende una riflessione ampliata sui recenti sviluppi della disciplina, inclusi gli studi sul multilinguismo, sulla progressiva scomparsa delle lingue minori e sul ruolo dell'inglese, che oggi si confronta con processi simili a quelli subiti a suo tempo dal latino. Conoscere la storia delle lingue diventa allora indispensabile per comprendere anche le future tendenze di interazioni culturali sempre più articolate. -
Tra le nostre parole
Con echi di Un cuore così bianco di Javier Marías, Tra le nostre parole affronta la ricerca del segreto nascosto dentro ogni essere umano. Come in un thriller, una forte suspense caratterizza una vicenda dove le motivazioni personali spesso si scontrano contro una realtà molto diversa da come era stata immaginata, e Katie Kitamura è bravissima nello scandagliare i sentimenti e il disorientamento dei suoi protagonisti.«Un romanzo che lancia un incantesimo. Uno dei talenti di Katie Kitamura è instillare sempre nella narrazione una punta di tensione. Uno dei migliori romanzi del 2021» – The New York Times«""Tra le nostre parole"""" rivela un'attenzione jamesiana per ogni minimo movimento di corpi e parole, e affonda il suo motore narrativo nelle esperienze quotidiane della sua voce narrante, nelle piccole gelosie, nei sospetti passeggeri. Kitamura è bravissima nel mettere in scena aspetti sopiti e inspiegabili della dimensione morale della vita moderna» – The Washington Post«Finiamo per perderci fra personaggi di cui probabilmente non ricorderemo il nome, ma sicuramente carattere e fisionomia, raccontate magistralmente da Kitamura, per lasciarci trascinare in una tensione narrativa che mai avremmo pensato potesse provenire da avvenimenti così quotidiani.» – MaremossoUna giovane donna di origine giapponese, nata a Singapore, cresciuta in Francia e poi trasferitasi negli Stati Uniti, arriva all'Aja per lavorare come interprete alla Corte penale internazionale. Multilingue, ma senza radici, è in cerca di un luogo in cui sentirsi se stessa, un luogo da chiamare «casa». Nel tessere una prima rete di relazioni, si ritrova presto coinvolta in un ribollire di drammi personali: con Adriaan, l'uomo separato dalla moglie ma ancora legato a quel matrimonio, con cui comincia una storia d'amore; con Jana, l'amica gallerista che assiste a un apparentemente casuale atto di violenza che diventerà un'ossessione per la nostra protagonista; e con l'imputato, un ex presidente di Stato cui deve prestare la sua voce in traduzione, colpevole di crimini così orrendi da crearle importanti problemi etici. Silenziosa e introversa, dominata da passioni tranquille, la giovane interprete si ritrova ad affrontare dubbi legati all'amore, al potere, alla violenza, sia nelle sue relazioni più private, sia nel lavoro alla Corte. Tutto questo minaccia di sopraffarla, ma la condurrà a capire che cosa, nella vita, vuole davvero."" -
Le piccole pensate di Kant e altre ragioni per cui scrivo. Un'autobiografia in saggi
Con ""Le piccole pensate di Kant e altre ragioni per cui scrivo"""", autobiografia letteraria e artistica, Claire Messud ci regala uno sguardo inedito e affascinante sulla sua formazione, sui modi in cui la famiglia, i viaggi, i libri, le mostre d'arte abbiano plasmato la sua personalità fin dalla prima adolescenza. E se, come dice il «New York Times», le protagoniste dei suoi romanzi si distinguono per una vita interiore dominata da un'immaginazione feroce, Messud prova qui a ricostruire le origini di tale temperamento, fino a trovarne le radici negli anni vagabondi dell'infanzia, nella convivenza con una famiglia affettuosa ma anche complicata, nella innata devozione all'espressione artistica sia per parole sia per immagini. In ventisei saggi, intimi, brillanti e divertenti, Messud riflette sugli anni dell'infanzia in Connecticut e il trasferimento in Australia ancora bambina; sul rapporto complesso tra la madre canadese e l'ostinata zia cattolica francese; sul viaggio a Beirut, dove un tempo aveva vissuto suo padre, un pied-noir. Messud medita sui classici contemporanei, da Kazuo Ishiguro a Teju Cole, da Rachel Cusk a Valeria Luiselli; esamina diversi aspetti di Albert Camus e Lo straniero; rivisita le sue opere d'arte preferite al Museum of Fine Arts di Boston. Nel saggio omonimo del titolo, esplora la sua urgenza per la scrittura - convinta com'è della magia insita nella condivisione del linguaggio - e il potere catartico di una sola frase riuscita."" -
Materiali per la vita. Le incredibili storie dei biomateriali che riparano il nostro corpo
Con uno stile avvincente e grande competenza, Materiali per la vita racconta le vicende dei biomateriali, i protagonisti che li hanno studiati e il travagliato percorso che infine ne ha consacrato l’uso.«Partendo dalle più antiche protesi fino ad arrivare ai recenti sviluppi dell’ingegneria tissutale, la scienza dei biomateriali si è mossa con l’intento di trovare un’intesa, un parlare comune tra le cose che ci circondano e la sostanza vivente di cui siamo fatti. In questa vasta terra di confine, illuminata dalle leggi della fisica e della chimica e bagnata da un misterioso oceano biologico, si dibattono alcuni dei nostri più profondi desideri: scrollarci di dosso il tempo, appianare le imperfezioni, abbattere se non la mortalità della natura umana, almeno i segni del suo impietoso avvizzire.»La scienza dei materiali è una disciplina affascinante e misteriosa. Capire di cosa sono fatte le sostanze che ci circondano, quale sia la loro struttura chimico-fisica e la tecnologia che le produce è un’avventura appassionante. Esiste poi un’intera classe di materiali del tutto speciale: sono quelli che inseriamo nei nostri corpi per vivere meglio. In alcuni casi, proprio per poter continuare a vivere. Li chiamiamo biomateriali e hanno una storia peculiare, fatta di ricerche pionieristiche e visionarie, di svolte scientifiche inaspettate, esperimenti eroici e, in più di un caso, di sfacciata fortuna. I nostri tessuti, normalmente, non amano i corpi estranei, ma i biomateriali aggirano le difese dell’organismo ed è proprio a loro che è dedicato questo libro. Scopriremo perché il titanio è così straordinario, di cosa è fatta l’amalgama che ripara i nostri denti, che uso facciamo del silicone, del collagene e dell’acido ialuronico e che legame c’è tra un coraggioso pilota della Royal Air Force della Seconda guerra mondiale e i cristallini artificiali che oggi donano la vista a tante persone che altrimenti l’avrebbero perduta. Scopriremo anche i segreti degli stent coronarici e la struttura delle leghe a memoria di forma, per giungere all’ultima frontiera dei biomateriali: le tecnologie al servizio dell’ingegneria tissutale, capace di rigenerare i tessuti malati dove e quando serve. Forse non siamo ancora dei cyborg, metà umani e metà artificiali, ma certamente negli ultimi decenni stiamo diventando creature sempre più ibride proprio grazie ai biomateriali, che in maniera crescente ci stanno garantendo un’esistenza più sana, più lunga e migliore. -
Dialoghi sul male. Tre storie
Wang, Sophie e Telma sono le protagoniste di queste tre storie. Nulla le lega tra loro se non l'essere donne, l'aver visto il male da vicino e il fatto che le loro vite incontrano la psicoanalisi. Wang è una ragazzina cinese che, al tempo della Rivoluzione Culturale, compie un gesto assurdo e malvagio. Sophie, negli anni di piombo, sfiora a Zurigo il terrorismo rosso. Il dolore di Telma affonda le radici nella sanguinaria dittatura argentina. Le vicende sono accomunate dal dialogo, da una volontà di comprendere e dal bisogno, solo a volte cosciente, di trovare un posto al male nella nostra vita. Le tre donne vengono descritte con lo sguardo della psicoanalisi, ma anche della tragedia collettiva che cerca di bilanciare orrore e pietà. Wang, che all'epoca dei fatti era troppo bambina per comprendere davvero l'enormità delle sue azioni, si è fatta «adoperare» da una cosa più grande di lei; Sophie ondeggia tra due tensioni, due imperativi, e con lei anche l'analista finisce per ondeggiare, tra due fedeltà inconciliabili; Telma cerca le proprie radici, che non sono dove pensava fossero, in una famiglia frantumata dalla dittatura. L'esperienza in campo analitico dà a Luigi Zoja la possibilità di raccontare questi tre ritratti del male e della sofferenza con grande cura, coinvolgendo emotivamente il lettore in ciascuna di queste storie. Grazie a lui, e alle tre protagoniste, scorgiamo l'abisso e una possibile rinascita, sollevati nel vedere che alla fine Sophie «si è sorrisa», se si può chiamare così il lieve riaccendersi dell'affetto per se stessi, che è il motore trainante di ogni psicoterapia. -
Gli anelli della vita. La storia del mondo scritta dagli alberi
Anche i bambini sanno che basta contare i cerchi concentrici di un tronco per conoscere l'età di un albero. Pochi però sanno che l'apposita branca che studia questi anelli, la dendrocronologia, ha dato uno straordinario contributo alla conoscenza del clima sulla Terra e delle complesse relazioni uomo-ambiente. La datazione comparata di questi preziosi archivi geo-biologici permette di studiare anche il passato più remoto, non solo analizzando quanta anidride carbonica un albero ha immagazzinato - o quali siccità o perturbazioni antropiche ha attraversato - ma ricostruendo le dinamiche climatiche di zone molto distanti fra loro. Valerie Trouet, una delle massime esperte internazionali di dendrocronologia, entra nelle pieghe di questa affascinante disciplina a partire dalle sue avventurose ricerche sul campo, dai remoti villaggi della Tanzania alla taiga siberiana, sulle tracce di alberi da campionare. Attraverso gli esemplari più antichi, datati dalla paleodendrocronologia con maggiore precisione del radiocarbonio, l'autrice spiega il declino di grandi civiltà del passato, causato dallo sfruttamento intensivo delle foreste, intercalando storie sul bottino dei pirati, sul violino di Stradivari o sul segreto delle vittorie di Gengis Khan. Non restano dubbi: i risultati della dendrocronologia, se opportunamente recepiti da governi e organizzazioni intergovernative, possono contribuire ad affrontare le sempre più drammatiche sfide climatiche dell'Antropocene. -
L' azione politica del filosofo. La vita e il pensiero di Alexandre Kojève
Attraverso un uso sapiente di materiali d'archivio, testi inediti, carteggi, testimonianze scritte e orali, Filoni crea un riferimento irrinunciabile per gli studi kojèviani, capace di tratteggiare, nell'intreccio inestricabile tra la dimensione umana e quella teorico-politica, una delle figure intellettuali più influenti del Novecento: «quest'uomo enigmatico» in cui tutto - nelle parole di Allan Bloom - «era fatto per incantare».Alexandre Kojève è una delle figure più seducenti e intriganti del Novecento. Proveniente dalla borghesia commerciale russa (era nipote del pittore Vasilij Kandinskij), fu - a seconda dei punti di vista - un funzionario sin troppo zelante o un agente segreto infiltrato nell'alta burocrazia. Dopo la seconda guerra mondiale entrò infatti nell'amministrazione francese: diventò così «il filosofo della domenica» - unico giorno in cui poteva dedicarsi alla filosofia - trascorrendo gli ultimi vent'anni della sua vita negli ambienti della diplomazia mondiale e dell'alta finanza. Ma prima della guerra Kojève era stato una figura cruciale del milieu filosofico. Aveva portato Hegel in Francia, influenzando gran parte della futura élite intellettuale. Fra il 1933 e il 1939, lui, che era immigrato a diciott'anni dalla Russia, tenne all'École Pratique des Hautes Études il celebre seminario sulla Fenomenologia dello spirito : fra gli studenti vi erano Lacan, Bataille, Merleau-Ponty, Queneau, Caillois, Hyppolite, Aron, Marjolin, Breton. Il meglio della cultura francese del dopoguerra si lasciò sedurre da questo esule russo e dalla sua immagine del sistema hegeliano: una lettura sconcertante, fondata sui concetti di «desiderio» e «riconoscimento», di «lavoro», di «morte», e sulla dialettica incandescente delle due figure del «Signore» e del «Servo». Marco Filoni ci restituisce tutte queste anime di Kojève: gli ambienti culturali di provenienza, gli studi, le passioni filosofiche, le scelte teoriche fondamentali, la rete intellettuale entro cui presero forma i suoi scritti. -
Il secolo nomade. Come sopravvivere al disastro climatico
Un grande sconvolgimento è in arrivo. Trasformerà tutti noi e il nostro pianeta. Nei prossimi cinquant'anni, temperature più elevate unite a un'umidità più intensa faranno sì che vaste aree del pianeta saranno inabitabili per 3,5 miliardi di esseri umani. In fuga dai tropici, dalle zone costiere e dalle terre un tempo coltivabili, enormi masse di persone dovranno cercare nuovi luoghi in cui poter vivere; e tutti noi o saremo tra di loro o tra coloro che li dovranno accogliere. Dall'Europa centrale al Bangladesh al Sudan, dagli Stati Uniti occidentali all'Oceania, e nelle città da Cardiff a New Orleans a Shanghai, la minaccia di siccità, calore, incendi e inondazioni ridefinirà completamente la geografia umana della Terra. Per ogni grado di aumento della temperatura, un miliardo di persone sarà sfollato dalla zona in cui l'uomo ha vissuto per migliaia di anni e, anche se faremo tutto il possibile per mitigare l'impatto del cambiamento climatico, la brutale verità è che vaste aree del mondo diventeranno presto inabitabili. Cosa sta succedendo esattamente? E come questa nuova grande migrazione rimodellerà tutti noi, come specie? Gaia Vince, vincitrice del Royal Society Science Book Prize, descrive come possiamo pianificare e gestire l'inevitabile migrazione climatica che dovremo affrontare (e che alcuni stanno già affrontando) mentre tentiamo – con i mezzi offerti dalla tecnologia – di riportare il pianeta a uno stato pienamente abitabile. Il messaggio vitale di questo libro è che la migrazione non è il problema, ma la soluzione: la migrazione ci salverà, perché è la migrazione che ci ha resi ciò che siamo. Come specie dovremo spostarci verso le estreme pendici del pianeta, nelle frange abitabili di Europa, Asia e Canada e nel Circolo polare artico, sempre più verde, e in Antartide, libero dai ghiacci; i cambiamenti già in atto trasformeranno il nostro cibo, le nostre città, il modo in cui pensiamo all'energia e alle risorse, e le nostre politiche dovranno essere riconcepite e modulate in accordo alle mutate condizioni ambientali, e solo mettendo in campo la capacità di adattamento che ci ha portato ad evolverci fino ad oggi, Homo sapiens potrà continuare a prosperare sulla Terra. Ricco di dati, informato, dettagliato e puntuale, ""Il secolo nomade"""" delinea un quadro realistico sul futuro prossimo dell'umanità e del nostro pianeta e, soprattutto, dopo averci aperto gli occhi, offre le migliori possibili soluzioni che potranno salvarci."" -
Innamorato
«Un'ossessione, se ben gestita, non fa male a nessuno, basta sapere di che cosa si tratta e ormai io lo so di che cosa si tratta, in quarant'anni le fasi dell'ossessione le ho passate tutte almeno dieci volte». Si può davvero pensare per tutta la vita al primo amore nato e cresciuto sui banchi di scuola? Il narratore di questa storia a quell'amore pensa almeno una volta al giorno da così tanto tempo che quasi non se ne rende più conto. E allora prova a scriverne allenando il muscolo della memoria, ricavando dal pozzo profondo dei ricordi piccoli sorsi di un'epoca consegnata alla storia, piccoli sorsi di vita forse vissuta e forse immaginata. Ne risulta una messa a nudo coraggiosa e rara della passione e dei sentimenti maschili, una confessione sincera che non cede mai all'autocommiserazione e che con lucidità e distacco non sfoca le ragioni e la potenza degli altri personaggi e del mondo attorno. ""Innamorato"""" è un affresco asciutto e ironico sull'essere adolescenti nella profonda provincia italiana degli anni Ottanta, accompagnato dalla musica, la moda e gli stili di vita di un decennio indimenticabile per chi l'ha vissuto."" -
Fondamenti di psicoterapia fenomenologica. Cura di sé e psicologia non razionalista
La sofferenza dei pazienti non è omologabile a un guasto da riparare. Non si tratta di ripristinare la funzionalità di un organismo ancora inteso – sulla base dell'ontologia antica che si declina variamente fino a Kant e a Fichte, e attraverso la loro influenza sulla fisiologia ottocentesca arriva alle neuroscienze – come quel che permane e dev'essere ogni volta compreso alla luce di una qualsivoglia teoria e di principi invarianti che si suppone reggano lo sviluppo di ciascuno. Ma è pensabile di collocarsi fuori da un simile paradigma? Il sé si può cogliere scientificamente, e curare, senza presupposti teorici vincolanti e modelli a priori? È quanto si prefigge la psicoterapia fenomenologica, di cui Giampiero Arciero, Guido Bondolfi e Viridiana Mazzola delineano qui i fondamenti, con un rigore epistemico e degli snodi metodici diversi da quelli delle scienze naturali. Se, in questa prospettiva, la psicologia diventa scienza dell'esperienza personale e del suo significato, l'accesso all'altro, alla sua assoluta singolarità, deve affidarsi anche alla subtilitas, la finezza di spirito raccomandata dagli ermeneuti. E mentre il dominio della cura si apre a convitati inusuali per le terapie della psiche, dai Padri del deserto a Heidegger, una concettualità rinnovata sgretola le paratie tra il senso e i fatti, i processi psichici e gli avvenimenti, sovvertendo la metafisica corrente dell'intersoggettività: la motilità della vita si attualizza già sempre in contesti di significatività, il corporeo si dilata oltre i confini della carne, perché partecipa alla relazione con l'altro prima di ogni mediazione empatica. L'affrancamento dalle psicoterapie scientifiche abituate a strappar via l'esperienza dalla vita ha oggi il nome di fenomenologia. -
Ripartire dalla conoscenza. Dalle aule svuotate dal virus alla nuova centralità dell'Università. Dialogo con Ferruccio de Bortoli
Ripartire dalla conoscenza non è solo il titolo del libro, ma è un impegno programmatico: la formazione, quella superiore in particolare, è la base sulla quale dobbiamo investire e puntare per rendere l’Italia un paese più forte, capace di affrontare le sfide che il nostro mondo in rapido cambiamento ci sta urgentemente ponendo.«Mi piace paragonare la situazione globale a quella di un Gran Premio automobilistico bloccato da un incidente. La pandemia è esattamente come un imprevisto all’interno di una competizione. La nostra auto non era tra quelle in testa nella gara, dobbiamo ammetterlo, anzi perdeva posizioni su molti fronti. Ma quando la safety car è entrata in pista, improvvisamente ha rallentato anche tutte le altre. Ha quasi annullato i ritardi, ha accodato tutte le vetture dietro di sé. Le distanze si sono ridotte e la pausa ai box è diventata fondamentale. Qui si gioca la classifica finale: servono strategia, pianificazione, manutenzione e gomme. Serve cioè prepararsi alla ripartenza per quando la safety car lascerà il circuito». L’idea che sta all’origine di questo libro-intervista è la volontà di lasciare una testimonianza intorno al momento più drammatico che il nostro paese abbia attraversato dal dopoguerra, dalla prospettiva di chi ha vissuto la crisi pandemica da Covid-19 all’interno di uno dei punti più nevralgici della nostra società. Ma l’incalzare delle domande di Ferruccio de Bortoli all’autore e la contestualizzazione a tutto tondo del ruolo della formazione universitaria in un grande paese moderno come il nostro, travalicano presto la pur grave urgenza sanitaria e finiscono per delineare un quadro ampio, che porta a interrogarci sul tipo di futuro che l’Italia vuole costruirsi.rnIn queste pagine il rettore del Politecnico di Milano – un’istituzione che ha una storia lunga e importante e che rappresenta una delle eccellenze del nostro sistema formativo – racconta in che modo l’ateneo abbia reagito all’emergenza del 2020. Il lockdown dei primi mesi, le aule vuote e la difficile situazione successiva, affrontata dal Politecnico come da tutti gli atenei italiani, hanno messo a nudo al contempo le potenzialità e le criticità del sistema universitario, oltre a quello degli altri settori del paese. Ferruccio Resta, dal suo punto privilegiato d’osservazione, anche in quanto presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, forte di questa esperienza indica da quali basi si debba ripartire per dare al nostro paese un futuro migliore. -
L' ombra del diavolo. Una storia dei demoni della scienza
Jimena Canales rivela come i più grandi pensatori scientifici hanno usato i demoni per esplorare i problemi, testare i limiti del possibile e comprendere meglio la natura. Sono questi servi immaginari al servizio della scienza che hanno aiutato a svelare i segreti dell'entropia, dell'ereditarietà, della relatività, della meccanica quantistica e di altre meraviglie scientifiche, e sono sempre loro che continuano a ispirare le scoperte nei regni dell'informatica, della fisica e dell'intelligenza artificiale di oggi.«In questo fantastico libro Jimena Canales mostra come i demoni siano una presenza costante della nostra comprensione scientifica. Il demone Maxwell, il demone Cartesio, il demone di Searle: per secoli queste guide preternaturali di pensiero hanno rappresentato le contraddizioni che hanno dato il via a un'innovazione radicale» – Peter Galison, Università di Harvard«Cosa c'entrano i demoni con la scienza? In diversi casi scienziati e filosofi hanno fatto ricorso a entità (scherzosamente) demoniache per illustrare i problemi posti dalle loro teorie. Ecco il racconto della storica della scienza Jimena Canales che ha pubblicato un saggio sull'argomento. Dove si fanno correlazioni anche con le tecnologie più innovative» – Giuliano Aluffi, la Repubblica«""L'ombra del diavolo"""" insiste mirabilmente nel registrare la semplice storia della scienza. Ma si dà il caso che la storia della più razionale delle imprese umane si legga a volte come un racconto gotico, pieno di geni malvagi, viaggiatori nel tempo e intelligenze misteriose in agguato negli angoli oscuri della realtà» – The Washington PostLa scienza è senza dubbio la disciplina che più d'ogni altra ha contribuito a sconfiggere, esorcizzare – ed espungere per sempre – il soprannaturale dalla nostra visione del mondo. Eppure, proprio mentre il mondo infestato da entità soprannaturali veniva emendato dal potere rischiarante della ragione, un nuovo tipo di demone si materializzò con malizia nell'immaginazione degli scienziati, i quali cominciarono a impiegare esseri ipotetici per svolgere determinati ruoli nei loro esperimenti mentali. E questi impavidi, e loro malgrado ignari, assistenti aiutarono gli scienziati di ogni epoca a spingere le conoscenze del reale oltre il limite. Attraversando quattro secoli di scoperte – da René Descartes, il cui genium poteva dirottare la realtà sensoriale, a James Clerk Maxwell, il cui «diavoletto» di dimensioni molecolari ha abilmente infranto la seconda legge della termodinamica, a Darwin, Einstein, Feynman, su fino ai demoni quantistici di Planck e ai diavoli dei computer di Minsky e oltre ancora – Jimena Canales racconta una storia della scienza e dei demoni poco conosciuta, una storia nascosta e oscura dei diavoli che l'hanno segretamente animata. Canales rivela come i più grandi pensatori scientifici hanno usato i demoni per esplorare i problemi, testare i limiti del possibile e comprendere meglio la natura. Sono questi servi immaginari al servizio della scienza che hanno aiutato a svelare i segreti dell'entropia, dell'ereditarietà, della relatività, della meccanica quantistica e di altre meraviglie scientifiche, e sono sempre loro che continuano a ispirare le scoperte nei regni dell'informatica, della fisica e dell'intelligenza artificiale di oggi. Magari il mondo non è più infestato dal diavolo come una volta, ma i demoni dell'immaginazione... -
Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo. Nuova ediz.
Sin dall'immediato dopoguerra, via via che emerge l'enormità del crimine, il negazionismo si presenta come un'impresa di igiene ideologica volta a sgombrare il presente dell'Europa dal passato fasullo: «la bugia di Auschwitz». Viene così rilanciata l'accusa della truffa, chiave di volta del secolare odio antiebraico. Per gli esponenti della nuova propaganda antisemita i sopravvissuti sono falsari, altrimenti dovrebbero essere stati annientati, le prove sono fandonie, altrimenti si conoscerebbe il numero esatto di vittime. Se ancora nel Novecento gli attacchi prendono di mira il dispositivo dello sterminio - le camere a gas -, nel XXI secolo il negazionismo mette allo scoperto il cardine intorno a cui da sempre ruota il mito del «complotto ebraico». Maestri nello sfruttare il «culto olocaustico», la nuova religione sorta dalla sacralizzazione della memoria, gli ebrei avrebbero tratto profitto da quella gigantesca menzogna sulla Shoah non solo per creare abusivamente Israele, ma anche e soprattutto per riprendere in mano più che mai le fila del nuovo ordine mondiale. Questo volume, scaturito dall'esperienza di un processo, e costato anni di minacce, comprende tre saggi di cui il primo, intitolato ""Il nuovo negazionismo"""", è inedito, mentre l'ultimo, """"L'antisemitismo nel XXI secolo"""", è uscito in altro contesto. Il saggio centrale """"Se Auschwitz è nulla"""" è la rielaborazione del testo pubblicato nella prima edizione. Costituiscono un insieme interrelato che offre al lettore il quadro filosofico e politico su uno dei fenomeni più inquietanti di quest'epoca.""