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Surya namaskara. Lo yoga del sole
Nato come atto di devozione verso il sole, la divinità che dona la vita con i suoi raggi energetici, il Surya Namaskara, o 'saluto al sole', è costituito da una serie di dieci asana praticati all'alba. Abbinati a esercizi di respirazione, mantra e mudra, questi asana generano un profondo benessere psicofisico e costituiscono un'ottima introduzione alle posture dello Hatha Yoga. L'autore, un noto diplomatico indiano, ha coltivato questa pratica per tutta la vita dopo averla appresa dal padre, a cui va il merito di averla introdotta nelle scuole. -
Il femminile tra mancanza e desiderio. Saggio sulla condizione umana
L'esperienza della mancanza o del limite si può dire connaturata all'essere umano, ma da sempre rifiutata e negata in molteplici modi, fra i quali la proiezione, vale a dire l'attribuzione ad altri dei propri limiti e mancanze; altri che verrebbero in tal modo svalutati e, di conseguenza, considerati inferiori. Ora, da sempre e in tutte le culture, ad essere considerate inferiori sono state due categorie di persone: le donne e gli anziani. Ma mentre per questi ultimi la proiezione avviene sulla base di una reale e progressiva inferiorità, per la donna si tratta di una proiezione puramente culturale, anche se fondata su un vissuto psichico universale: l'angoscia di castrazione. Viceversa, sono proprio il riconoscimento e l'accettazione della mancanza a essere necessari al fine di attivare quella spinta e quella ricerca senza sosta e senza appagamento definitivo che è il desiderio, anziché rimuoverla o declinarla nel senso dell'avidità o del potere. E così 'il femminile', in quanto culturalmente portatore di questo senso di mancanza e incompletezza, nella misura in cui viene riconosciuto, accettato e valorizzato, viene a costituire una dimensione umana non inferiore e negativa, ma fondamentale e necessaria ad attivare, in entrambi i sessi, il processo di ricerca, sviluppo e realizzazione del proprio sé desiderante. -
L' arte di scomparire. Il sentiero del Buddha verso una gioia non fugace
Frutto di una serie di insegnamenti dati da Ajahn Brahm al Bodhinyana, monastero di cui è abate, ""L'arte di scomparire"""" illustra la via di pratica monastica fondata sulle quattro nobili verità del Buddha e tuttora seguita fedelmente dalla tradizione theravàda della foresta. In parole semplici, con esempi tratti da esperienze quotidiane condivise da tutti, Ajahn Brahm spiega che la sofferenza è insita nella vita e che non c'è modo di evitarla, controllarla o porvi rimedio. Che si tratti di piccole difficoltà o di vere e proprie crisi, l'unica soluzione possibile è contemplare la sofferenza e comprendere quanto sia assurdo pretendere che le cose vadano sempre come vorremmo. Così si arriva a sperimentare direttamente uno stato naturale di pace e sicurezza, a scoprire la gioia del momento presente. In quello spazio, scopriamo cosa vuol dire scomparire: spogliarsi, togliersi l'abito dell'io, e vedere in profondità la vera natura di noi stessi e del mondo."" -
Come essere adulti. Un manuale di integrazione psicologica e spirituale
Per diventare degli adulti sani e generosi è necessario intraprendere un vero e proprio viaggio dell'eroe, grazie al quale sarà possibile accantonare le abitudini inefficaci e giungere alla coscienza spirituale'. Salute psicologica e spiritualità sono i due poli della piena vita adulta: se si riesce a gestire la propria esistenza con responsabilità, integrando questi due aspetti, accogliendo il qui e ora e imparando a lasciare andare, non ci si sentirà più vittime degli eventi, ma attori di un percorso in continua evoluzione. Il cambiamento non sarà fonte di paura e incertezza ma occasione di rinnovamento. Attraverso una scrittura diretta e ricca di esempi pratici, Richo guida il lettore in questo viaggio alla scoperta di se stesso. -
Persefone. Risvegliare l'eroina interiore
La storia di Persefone e di sua madre Demetra passa attraverso la penna di Carol Pearson e ne esce illuminata da una profonda analisi, nella linea dell'approccio psicologico e mitico già espresso nei due libri precedenti. Persefone, andata in sposa a Plutone e divisa tra i sei mesi nell'oltretomba e i sei mesi sulla terra, sua madre Demetra, in disperata ricerca della figlia, insieme a Zeus e Dioniso diventano figure archetipiche. In quest'ottica dischiudono il loro significato profondo e sprigionano un grande potere di trasformazione, che può essere utilizzato per sviluppare qualità nascoste e per identificare più precisamente il proprio progetto di vita. -
Il canto dello zen. Il senso vivente di otto fondamentali testi zen
La nostra esistenza è come una mano. Ogni dito è indipendente, ha un'unica forma e un'unica funzione, eppure opera sempre insieme alle altre dita. È lo stesso per gli esseri umani in quanto individui: possiamo essere un dito solo in relazione ad altre dita che operano come un'unica mano. Sebbene questa sia la realtà della vita umana, ne siamo inconsapevoli e siamo convinti di essere il centro dell'universo. Dobbiamo ritornare alla realtà che precede l'egocentrismo. Shòhaku Okumura róshi esplora in questo libro la ricca tradizione zen della liturgia cantata, dimostrando quanto sia efficace sia nel sostenere la meditazione, sia nell'esprimere e al tempo stesso incoraggiare il voto di condurre una vita improntata alla ricerca della libertà e alla compassione. La salmodia di questi versi è anzi, secondo Okumura, l'espressione stessa di tale realtà di reciproca compenetrazione con tutti gli esseri. Maestro e profondo studioso di buddhismo zen, Okumura attinge alla sua esperienza per illustrare il significato, le implicazioni e l'importanza pratica dei sutra e dei canti. La sua vasta conoscenza della letteratura gli consente di mettere in luce la complessa rete di influssi culturali e storici che permeano questi testi. Vengono commentati testi fondamentali della tradizione zen: i Quattro voti del bodhisattva, la strofa del pentimento, la strofa dei Tre rifugi, la salmodia della vestizione, le salmodie del pasto, il Sùtra del cuore, il Sandòkai. -
Il nulla è tutto. Discorsi inediti
Quest'ultimo volume di discorsi e dialoghi emerge innanzi tutto per la grande accuratezza con cui sono state trascritte le parole del Maharaj, un lume della spiritualità advaita vedanta del novecento. Tratto per lo più dalle registrazioni dei satsang pomeridiani di novembre e dicembre 1979 e poi redatto da uno dei suoi traduttori personali, il testo è una riproduzione assai fedele di quanto veniva detto nella piccola sala di Bombay, dove Sri Nisargadatta incontrava ogni giorno i visitatori e i ricercatori spirituali che venivano a trovarlo. Ma non solo ragioni storiche pesano sul grande valore del libro. Proprio a motivo della completezza del testo, l'insegnamento del grande saggio viene qui esposto in ogni suo risvolto essenziale: l'identificazione col corpo, l'illusione dell'individualità, l'io-sono (ossia la sensazione di essere), che è la lente attraverso cui la manifestazione appare davanti al testimone di tutto, l'assoluto, il parabrah-man. Per questo la lettura è quanto mai toccante, profonda, chiara, e non mancherà nel suo grande intento di sconvolgere e cancellare l'ordine concettuale con cui di solito diamo forma al mondo e agli eventi che costituiscono la nostra esperienza. -
La cura dell'etica (2016). Vol. 42
"Siamo tutti, certamente, 'pazienti' della nostra singolarissima vita. Il desiderio di dedicare un volume della nostra rivista all'etica e alla cura, e non, semplicemente, all'etica della cura, ha preso corpo, per noi, nel corso dei nostri confronti redazionali, quando - spesso - la discussione portata sul fuoco vivo della clinica incontrava il limite del già detto, del già fatto, il limite delle nostre teorie, del nostro orizzonte di coscienza e delle sue pratiche relazionali consolidate. Situazioni in cui le rassicuranti scansioni del nostro sapere, modelli, metodi, tecniche, sembravano sciogliersi come neve al sole di fronte alle impreviste difficoltà dell'incontro analitico e umano. Situazioni in cui sorge, scomoda, la domanda: che fare?"""" (dall'Introduzione di Daniela Pallicela)" -
Esperienze di disintegrazione. Psicoterapia del DDAI adulto, dei disturbi autistici e di alcuni disturbi somato-psichici
Sebbene alcuni disturbi trattati in questo testo siano molto noti e diffusi, non sempre sono facili da diagnosticare e identificare. Presentano infatti tratti comuni che spesso si sovrappongono e a volte, nelle forme più lievi, si mescolano con la normalità. Il carattere ricorrente che l'autore ha scelto come elemento comune a tali disturbi è un'esperienza di disintegrazione da parte del paziente, in particolare nel caso del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (DDAI) e dei disturbi dello spettro autistico. Il paziente si sente in pericolo, percepisce una vera e propria minaccia all'integrità (psicologica e/o fisica) del proprio Io, e ha estremo bisogno di risposte empatiche organizzanti e regolanti dall'esterno. Ciò denota secondo l'autore, all'origine di questi disturbi, un difetto nella funzione di autoregolazione dell'Io. Sulla base della sua esperienza clinica come psicoanalista, psicologo e psicoterapeuta, Mollon propone una prospettiva che integra i diversi piani che coinvolgono tali disturbi: psicologico, neurobiologico, energetico. Il suo approccio fa dialogare in maniera feconda la psicoanalisi classica, la psicologia del Sé di Kohut, le teorie di Bion, l'approccio farmacologico e la prospettiva energetica, sempre su una base di profondo rispetto e desiderio di comprensione globale del paziente. -
Quantum mind. La mente quantica al confine tra fisica e psicologia
È seguendo il Bianconiglio nella tana che Alice si cala nel Paese delle meraviglie, cioè nel mondo che sta sotto alla realtà fisica: un mondo governato da altre leggi, un mondo in cui lo spazio si curva e il tempo si espande, abitato da esseri che comunicano in modalità sconosciute nella realtà ordinaria. Alice e il Bianconiglio, spesso interpretati come metafora della scoperta del mondo quantico, introducono il lettore a un viaggio nella scienza e nella coscienza: il coniglio, che una volta calato nel buco scompare alla vista e alla misurazione, è come una sorta di particella subatomica, minuscola e quasi invisibile; Alice è la metafora di una scienza (e di una coscienza) capace di cambiare punto di vista e paradigma e di confrontarsi con questa realtà non misurabile. La sfida di questo ambizioso e pluri-disciplinare volume è ricongiungere la fisica, la psicologia e il sapere spirituale tradizionale dell'umanità. Per farlo l'autore si avvale dell'aiuto dei più grandi pensatori e testi della cultura occidentale e orientale, nel campo della scienza, della psicologia, della spiritualità: da Einstein a Jung, da Bohm a Heisenberg, dall'i King allo sciamanesimo tradizionale. Nella prima parte si analizza il rapporto tra matematica, percezione e meditazione, con un approccio pratico e sperimentale. Nella seconda si passa alla fisica quantistica e al suo legame con la psicologia degli stati alterati di coscienza, si discute delle particelle elerncntari e del loro rapporto con la percezione, i sogni e la mitologia. Si mostra in particolare quanto il nostro metodo di percezione e Ìa coscienza siano codificati nella matematica usata in fisica. ella terza parte si esaminano gli schemi psicologici che stanno dietro alla teoria della relatività di Einstein e le idee di Hawking sulla struttura e sull'origine dell'universo: quella che i fisici chiamano curvatura e gravità viene messa in relazione con gli stati di trance e l'uso dei 'complessi' in psicoterapia. La quarta parte, infine, riconfigura la psicologia in base a una nozione più vasta di coscienza, derivata dalla matematica e dalla fisica delle tre parti precedenti. Si tratta di un nuovo approccio alla psicologia individuale e elci processi di gruppo, con nuovi modelli per lavorare sulla guarigione psicosomatica e sulle relazioni. -
Le parole del mio perfetto maestro
Le parole del mio perfetto maestro è la traduzione del ""Kunzang Lama'i Shelung"""" di Patrul Rinpoche, testo che spiega i cosiddetti 'preliminari', le essenziali pratiche che costituiscono la base del buddhismo tibetano. Insegnamento ricco di riflessioni e chiarimenti, fu ritenuto sin dalla sua pubblicazione, intorno alla metà del xix secolo, un'opera fondamentale per coloro che si interessano a questo profondo cammino spirituale. Come afferma l'autore, l'opera è essenzialmente la trascrizione degli insegnamenti che egli ricevette dal suo maestro per la pratica dei preliminari del Longchen Nyingthig o Intima essenza del cuore del vasto spazio, un ciclo di insegnamenti che si iscrive nella Grande Perfezione (il più elevato dei nove veicoli del sistema nyingmapa) e un """"terma"""", o tesoro spirituale, rivelato da Jigme Lingpa (1729-1798), uno dei più grandi maestri, eruditi e poeti del suo tempo. L'opera è divisa in tre parti: la prima è dedicata ai comuni preliminari esteriori, praticabili da chiunque; la seconda affronta il prendere rifugio, la generazione del """"bodhicitta"""" e gli altri straordinari preliminari interiori fino al guru yoga, mentre la terza si concentra sulle istruzioni cruciali per il momento della morte. La profondità dell'insegnamento e i preziosi e sinceri consigli elargiti con stile semplice e diretto da Patrul Rinpoche, conosciuto ma anche temuto per la sua realizzazione e per la sua incondizionata franchezza, fanno di questo testo un'opera autentica e unica nel suo genere. Se si ascolta il consiglio di Patrul Rinpoche, che instancabilmente, dopo ogni insegnamento, esorta a meditare, a sentire e fare proprie le varie riflessioni, si riuscirà a scoprire il vero senso di questo testo."" -
La musica nello stile galante
Durante il diciottesimo secolo un vasto, ma non enorme, numero di modelli pre-compositivi paragonabili a blocchi di costruzioni (l'autore li chiama 'schemi') era coscientemente impiegato, in pratica, da qualsiasi compositore, e molti di essi venivano trasmessi alle generazioni successive. L'addestramento dei giovani compositori, specialmente in Italia, consisteva nell'imparare a praticare quegli schemi. Di questo, tuttavia, non è quasi rimasta traccia nei trattati, che sono stati finora l'unica fonte su cui si è basata la ricerca sulla storia delle teorie musicali. Al contrario, i modelli, o schemi, abbondano, nella loro forma più pura e riconoscibile, nelle raccolte manoscritte di esercizi di composizione (partimenti, regole per accompagnare il basso, esercizi di contrappunto, solfeggi) che a migliaia si trovano nelle biblioteche musicali di tutta Europa. Nella storiografìa musicale tradizionale, lo 'stile galante' occupa un periodo limitato a una trentina d'anni, schiacciato tra il 'barocco maturo' e lo 'stile classico'; esso era caratterizzato come ""elegante, scherzoso, naturale, brillante, raffinato e ornato"""". La ricerca di Gjerdingen propone di guardare alla musica del Settecento tenendo conto in primo luogo di quello che pensavano e di come imparavano a comporre gli stessi protagonisti di quella storia musicale, per i quali termini come 'barocco' o 'classico' erano completamente sconosciuti in quanto applicabili alla musica. L' autore sostiene che il tratto distintivo dello stile galante consisteva in un particolare repertorio di frasi musicali standardizzate da usare in determinate successioni convenzionali. È la presenza degli schemi, dunque, a costituire il contrassegno dello stile galante, e non le caratteristiche di eleganza, scherzosità, naturalezza, brillantezza, raffinatezza e ornamentazione, che, se pure esistono nello stile galante, non ne sono però il tratto essenziale. L'idea è che la parola 'composizione' presa nel suo significato letterale, come cum ponere, descriva esattamente il sistema di produzione della musica del Settecento, e anche di una parte significativa dell'Ottocento. Inteso così, lo 'stile galante' inizia col diciottesimo secolo ed estende la sua influenza a lungo anche nel diciannovesimo. Il presente libro è il tentativo di esplorare questi modelli o blocchi, che l'autore chiama 'schemi galanti', isolandoli dai contesti musicali in cui compaiono e mostrandone concretamente l'uso in un impressionante corpus di composizioni i cui autori spaziano da Corelli (1653-1713) a Chopin (1810-1849)."" -
Samatha. Insegnamenti tratti da «L'essenza vajra» di Düdjom Lingpa
Opera tra le più venerate dalla scuola nyingma del buddhismo tibetano, “L’essenza vajra” è un “terma”, un 'tesoro della mente' apparso alla coscienza di Düdjom Lingpa, un rinomato maestro del diciannovesimo secolo. La sezione qui tradotta e commentata da Wallace è dedicata allo samatha, la quiete meditativa ritenuta essenziale per il successo delle pratiche più avanzate, come ad esempio la meditazione sulla vacuità, le pratiche tantriche dello stadio di generazione e di completamento, e lo Dzogchen. Nel buddhismo tibetano, la pratica dello samatha viene suddivisa in nove fasi di sviluppo dell'attenzione, in cui i pensieri gradualmente diminuiscono all'aumentare del potere di concentrazione, fino al punto in cui si può mantenere senza sforzo la concentrazione su un oggetto scelto per almeno quattro ore. Il raggiungimento dello samatha è accompagnato da un'intensa esperienza di gioia, luminosità e non concettualità. A differenza di altre pratiche meditative, quali il ""tonglen"""" e i quattro incommensurabili, lo samatha richiede un ambiente sereno e favorevole. La sua capacità di riequilibrare la mente in preda a stati di agitazione e di torpore si rivela decisiva per troncare alla radice le afflizioni mentali e avanzare lungo il sentiero dell'illuminazione. L'ampio commento di Wallace ha l'ambizione di rendere chiaro e accessibile agli studenti moderni del Dharma un testo esoterico e sottile anche per i tibetani."" -
Incontri visionari. Gli insegnamenti dzogchen del bönpo Shense Lhaje
Frutto di ricerche decennali e insegnamenti diretti da parte dei principali maestri della tradizione dzogchen, ""Incontri visionari"""" offre al lettore la traduzione di quattro testi dzogchen della tradizione bön contenuti nel Trenpa Serdam, o L'insegnamento d'oro di Trenpa Namkha, un ciclo di insegnamenti riscoperto da Shense Lhaje, un maestro bönpo del tredicesimo secolo. Di Shense Lhaje non esiste una vera e propria biografia. La si può in parte dedurre da episodi autobiografici sparsi nelle sue opere e nei testi da lui riscoperti. Nato probabilmente nel 1215, sappiamo per certo che fu un tertön, o scopritore di tesori (terma) della tradizione bön. I terma, nel buddhismo tibetano come nel Bön, possono essere oggetti o testi sacri, occultati da maestri realizzati in un luogo o nella coscienza di un individuo allo scopo di essere successivamente riscoperti. Nei testi tradotti e commentati da Adriano Clemente), Shense Lhaje coinvolge il lettore in esperienze visionarie che lo mettono in comunicazione con i detentori della conoscenza e le dakini, personificazioni dell'energia della saggezza in forma femminile. Si tratta di una dimensione di totale apertura, svincolata dai preconcetti limitanti della mente dualistica, che viene comunicata a un livello simbolico, tramite visioni di esseri soprannaturali che prendono forme ora terrificanti ora piacevoli. Accanto alla dimensione visionaria, ulteriore valore è dato ai testi dalla qualità umana di Shense Lhaje, che traspare dal racconto di episodi autobiografici. L'impresa della traduzione, iniziata da Clemente nel 1982 grazie alle indicazioni Chögyal Namkhai Norbu), si è avvalsa degli insegnamenti orali di Lopön Tenzin Namdak e dei consigli dello stesso Chögyal Namkhai Norbu. L'edizione è corredata di svariate appendici che chiariscono il percorso di pubblicazione del Trenpa Serdam, di dettagli iconografici e ortografici sui diversi personaggi che compaiono nel testo e di un vasto apparato critico."" -
Il sogno lucido. Una via tibetana all'illuminazione
Il fascino che il sogno ha esercitato sull'uomo è evidente in ogni epoca e cultura. Già i greci, che distinguevano i sogni in veri e falsi, a seconda dell'intento della divinità che li aveva inviati, lo consideravano uno strumento eccellente per la divinazione e la guarigione. Ma è soprattutto nella religione tibetana e nelle tradizioni sciamaniche di tutto il mondo che il sogno rivela il suo potere: i sogni di chiarezza dei maestri tibetani, come i viaggi dei guaritori sciamanici, hanno alimentato il progresso religioso e culturale, consentito il contatto con altre dimensioni e la predizione del futuro, la rivelazione di testi sacri, la diagnosi delle malattie, la guarigione spontanea, e infine l'illuminazione. Infatti, rimanere consapevoli durante il sogno consente non solo di utilizzare le ore di sonno per proseguire la pratica spirituale, ma aiuta a comprendere la natura irreale dei fenomeni e prepara ad affrontare le esperienze sconvolgenti del bardo. In questo libro Michael Katz ci conduce in un lungo viaggio tra le varie culture alla scoperta delle possibilità spirituali rappresentate dai sogni di chiarezza, illustrando le molte tecniche di lavoro sul sogno, dallo yoga del sogno tibetano all'induzione ipnotica del sogno lucido, la drammatizzazione del sogno, il viaggio onirico e l'applicazione del sogno alla medicina. -
Cammina come un Buddha. Consigli per le complicazioni della vita
Questo libro vuole offrire una guida a chi tenta, seppure modestamente, di incamminarsi lungo il sentiero buddhista e di muoversi nel mondo moderno come un buddha. Lodro Rinzler, giovane americano cresciuto in una famiglia di praticanti buddhisti, è la persona ideale per risolvere gli innumerevoli dubbi che tormentano i meditanti di oggi a proposito di questioni che semplicemente non trovano spazio nel Canone: si può essere buddhisti e ubriacarsi o drogarsi, andare a caccia di rapporti sessuali, tradire il partner, passare la vita su internet o frequentare i locali a luci rosse? E ancora: è lecito tatuarsi o il corpo è sacro? Come posso reagire con compassione quando un tifoso della squadra rivale mi aggredisce? Il vero buddhista come si comporta sul lavoro, quando deve combattere con colleghi arrivisti e superiori prepotenti? I cinque capitoli del libro individuano cinque temi principali: meditazione e aspirazione spirituale, esperienze di vita reale (vizi e passatempi accettabili e non), amore più o meno sensuale, impegno sociale e, infine, esperienze di lavoro. Lodro Rinzler affronta ogni argomento con la saggezza e l'onestà che gli viene sia da anni di pratica della meditazione nella tradizione shambhala, sia dall'esperienza diretta di tutte le complicazioni della vita che assillano, oggi come non mai, l'apprendista bodhisattva -
La raccolta di Lin-Chi. Rinzai Roku
Vissuto verso la fine della dinastia T'ang, l'epoca d'oro del buddhismo ch'an cinese, Lin-chi I-hsüan (Rinzai Gigen, m. 866) diede origine a una delle scuole principali dello zen, tuttora seguita in Giappone e nel mondo. La raccolta dei suoi detti, compilata dal discepolo Hui-jan, mette in luce uno stile di insegnamento spesso iconoclasta e non convenzionale che, liberando gli studenti dall'influsso di concetti e dottrine, li porta a vivere pienamente, da illuminati, la loro vita ordinaria. -
Istruzioni per l'uso del cervello
Che una mente sana e un corpo sano siano strettamente collegati, la cultura occidentale lo sostiene da secoli: tuttavia si tratta spesso di una verità acquisita, che per i più rimane lontana da una consapevolezza reale del funzionamento concreto di questa stretta interrelazione. ""Istruzioni per l'uso del cervello"""" colma la lacuna che separa i dati scientifici dalla conoscenza accessibile ai non addetti ai lavori, e in particolare ai pazienti che sono all'interno di una relazione psicoterapeutica. Il testo di Arden si snoda su tre livelli: quello principale, che porta avanti un nuovo modello integrato e fondato sulle neuroscienze; un secondo, che scende su un piano neuroscientifico più tecnico, rivolto ai terapeuti; e un terzo livello appositamente formulato per il paziente, che contiene la 'traduzione' dei dati scientifici in indicazioni pratiche. L'autore spiega su questi piani paralleli cosa succede nel cervello quando il paziente si trova in uno stato di ansia, depressione, oppure fronteggia un disturbo post-traumatico da stress o un disturbo ossessivo-compulsivo: quali circuiti cerebrali sono iper o ipo-attivati, e cosa può fare concretamente il terapeuta per insegnare al paziente ad attivare determinate aree cerebrali o a ripristinare l'equilibrio in condizioni di iper-attivazione. Il paziente può in parte modificare e migliorare il proprio stato intervenendo su alcuni ambiti che hanno una profonda incidenza sul funzionamento cerebrale: le relazioni sociali, l'esercizio fisico, l'apprendimento, l'alimentazione e il sonno. Nella convinzione che l'alleanza terapeutica sia uno degli aspetti basilari per l'efficacia di una terapia, fornire al paziente spiegazioni e suggerimenti pratici e coerenti rafforza l'alleanza. Il sapere del terapeuta esce da un recinto inaccessibile e segreto e va incontro al paziente nella concretezza delle sfide quotidiane."" -
Lo sguardo in movimento. Arte, trasformazione e metodo Feldenkrais
Quando un'opera d'arte ci colpisce e rapisce il nostro sguardo, si innesca un duplice movimento: osservando, entriamo nell'opera d'arte, mentre l'opera d'arte entra in noi trasformando le nostre sensazioni e modificando la nostra corporeità. Si può dire che amiamo una particolare opera perché evoca in noi pensieri e stati d'animo, ma in che modo ciò avviene? Cosa cambia nel corpo e nella percezione quando si entra in un quadro, quando ci si sente in relazione con una scultura? Il dialogo che si genera tra chi osserva e l'opera è di fatto un dialogo con se stessi, un percorso di conoscenza e consapevolezza di sé. Unica allieva italiana diretta di Moshe Feldenkrais, l'autrice dialoga in questo testo con alcune opere d'arte, scelte non tanto in base alla loro (indiscussa) bellezza, ma in ragione appunto di un'attrazione istintiva. Utilizzando principalmente gli strumenti della sua lunga esperienza di pratica e insegnamento del metodo Feldenkrais, propone un percorso estremamente 'corporeo' di esplorazione artistica, in cui l'esperienza somatica assume un ruolo guida. A fianco all'osservazione di ogni opera d'arte, vengono proposte al lettore alcune brevi pratiche di auto-esplorazione o minisequenze di movimento. Attraverso movimenti inusuali, eseguiti con lentezza e senza voler ottenere un risultato predeterminato, sarà possibile affinare le capacità percettive, ottenere una comprensione più ricca, precisa e personale delle opere d'arte e collegarle al momento presente. L'opera d'arte si fa veicolo di individuazione e trasformazione, guida alla scoperta di spazi interiori e apre a nuove modalità di percezione e azione. -
Fili di seta. Introduzione al pensiero filosofico e religioso dell'Asia
Uno studio approfondito del pensiero filosofico e religioso dell'Asia rivela il reciproco gioco di interdipendenze e influenze di una cultura sull'altra. Questo volume ha l'ambizione di analizzare tale complessità, e per farlo interpella alcuni fra i più importanti studiosi di vari settori disciplinari. Dopo il primo contributo dedicato al buddhismo indiano, curato da Bruno Lo Turco, il testo si dispiega seguendo un criterio geografico-culturale che dal Tibet - esaminato da Francesco Maniscalco e Filippo Lunardo - prosegue verso l'Estremo Oriente, con la Cina (Fabrizio Pregadio ed Ester Bianchi), la Corea (Antonetta L. Bruno e Tonino Puggioni) e il Giappone (Paolo Balmas e Aldo Tollini). Per ciascun paese vengono prima illustrate e analizzate le tradizioni autoctone (bon, taoismo, sciama-nesimo, shintò) e poi il buddhismo, ponendo particolare attenzione alla storia e alle evoluzioni filosofico-religiose di ciascuna tradizione. Ogni contributo è corredato di bibliografia e indici con riferimenti in lingua originale, così da offrire al lettore un comodo e diretto strumento di consultazione.