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Le disavventure di Margaret
Nel romanzo possiamo vedere gli effetti devastanti che un manoscritto libertino può avere su di una giovane intellettuale newyorchese. La sovrapposizione tra vita vera e imitazione di un personaggio letterario innesca tutta la trama di questo romanzo dell'autrice della notissima Lettera d'amore. -
Pnin
Nella carrozza semideserta di un treno che corre attraverso la campagna siede un uomo dalla grande testa calva, forte di torace e con un paio di gambette sottili su cui ricadono i calzini allentati di lana scarlatta a losanghe lilla. Il passeggero solitario altri non è che il professor Timofej Pavlovic Pnin, esule negli Stati Uniti e titolare di un corso di lingua russa all’Università di Waindell, in viaggio per recarsi a tenere una conferenza presso il circolo femminile di un’altra località della sterminata provincia americana. Ma il professor Pnin – tradito dalla sua passione per gli orari ferroviari, che lo ha indotto a ignorare ogni suggerimento e a elaborare personalmente il proprio itinerario – si trova sul treno sbagliato. Comincia così, in modo emblematico, il ritratto ironico e affettuoso, esilarante e patetico di uno di quei personaggi che Nabokov sa disegnare con arte insuperata: un buffo émigré caparbiamente determinato a ricercare l’impossibile adattamento a un’altra civiltà, in lotta impari con un mondo in cui tutto – lingua, ambiente, gli oggetti stessi – pare rivoltarglisi contro. Perde tutte le sue battaglie, Pnin: con l’ex moglie Liza, ormai inesorabilmente «americana»; con il figlio Victor, nel cui personalissimo e un po’ lunare universo non riesce a far breccia; con le beghe e mene e manovre accademiche del campus, dalle quali uscirà sopraffatto; persino con la piccola comunità dei suoi compatrioti, chiusa nelle proprie diatribe meschine e nel disperato tentativo di reiterare un passato irripetibile. Anche Pnin si rifugia talvolta, oniricamente, in quel passato: e sono pagine mirabili, affidate a una gamma di intonazioni che trascorre dalla pura comicità alla malinconia. -
La casa del giudice
«Un attimo dopo l’inverosimile accadde. L’uomo era di nuovo lì, curvo su una lunga massa che trascinava nel fango. «Doveva essere pesantissima. Fatti quattro metri si fermò a riprendere fiato. La porta di casa era rimasta aperta. Mancavano ancora venti o trenta metri al mare. «“Ah...”. «Intuirono quel gemito e lo sforzo di tutti i muscoli. La pioggia continuava a cadere. Aggrappata alla manica di Maigret, la mano del doganiere tremava in modo convulso. «“Vede!...”. «Eh sì! Era andata proprio come aveva detto la donna e come il doganiere aveva previsto. L’ometto era senz’altro il giudice Forlacroix. E quello che trascinava nel fango era certamente il corpo inerte di un uomo!». -
La dama di picche e altri racconti
Nella traduzione di Landolfi i tre più celebri racconti di Puskin: Il fabbricante di bare, Il mastro di posta, La dama di picche. Landolfi riversa nella traduzione italiana la febbrile ricerca di novità e perfezione verbale del testo russo, insieme a quel dinamismo narrativo che pone il lettore in un nuovo sorprendente rapporto con l'idea di libertà. -
L' occhio
Questo breve romanzo – scritto dapprima in russo nel 1930 e poi in inglese nel 1965 – si fonda su una vertiginosa scommessa: raccontare come, dopo un suicidio, il pensiero umano possa continuare a vivere «per inerzia» e costruirsi un romanzo alternativo alla realtà, con la quale poi finirà per collidere. La scena è quella degli emigrati russi a Berlino, mondo fragile e illusorio, congeniale a una narrazione dove Nabokov scatena tutti i suoi estri in tema di specchi, riflessi, sdoppiamenti – come dire il terreno peculiare su cui si svilupperà la sua arte. -
Dell'uomo nobile. Trattati
I quattro trattati raccolti in questo volume – Istruzioni spirituali, Del distacco, Il libro della consolazione divina e Dell’uomo nobile – attingono alla grande tradizione medioevale, da Origene ad Agostino ad Avicenna, ma solo per introdurre il percorso originalissimo di Eckhart, proteso all’evento unico della Nascita: la nascita eterna di Dio nel fondo silenzioso dell’anima. La virtù suprema che dispone l’anima a tale evento è il distacco, che, svuotando il pensiero di ogni contenuto, obbliga Dio a scendere in noi con la necessità di una legge fisica, allo stesso modo in cui un liquido viene attratto in un contenitore vuoto – giacché «essere vuoto di ogni creatura è essere pieno di Dio, ed essere pieno di ogni creatura è essere vuoto di Dio». E, come ammonisce Eckhart con quel forte, incandescente gesto che fa vibrare dalle fondamenta il linguaggio dei trattati: «Nulla sa più di fiele del soffrire, e nulla sa più di miele dell’aver sofferto; nulla di fronte agli uomini sfigura il corpo più della sofferenza, ma nulla davanti a Dio abbellisce l’anima più dell’aver sofferto. Il più saldo fondamento su cui può sorreggersi questa perfezione è l’umiltà, giacché lo spirito di colui la cui natura striscia quaggiù nella più profonda bassezza, si innalza in volo verso le supreme altezze della Divinità». Chi realizza dunque questo distacco è l’«uomo nobile» di cui parla il Vangelo: come la Grande Aquila di Ezechiele, egli sale verso il Regno al di là delle forme e delle immagini e ne prende possesso, per riportarne sulla terra il nocciolo prezioso e indistruttibile. -
Tre racconti
Tre donne (e una quarta nell'ombra) sono al centro di questi racconti in vario modo d'amore, usciti per la prima volta nel 1964. Tre destini eccentrici, accomunati dal segno di un'anomalia palese o profonda. La muta, la troppo bella, l'insignificante e opaca, tutte si concedono, senza darsi. Perché? E' in questo mistero e nell'incapacità maschile a penetrarlo, il filo che lega le loro sorti. -
Un antropologo su Marte. Sette racconti paradossali
Dopo ""L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello"""", una sequenza di «romanzi neurologici» raccontati dallo scrittore che più di ogni altro sa entrare nel mondo a parte della malattia, talora distante da noi come un pianeta che aspetti di essere visitato e capito da un antropologo."" -
Maigret
Non si può dire che sia contento, l'ex commissario di divisione Jules Maigret, di essere svegliato in piena notte, nella casa di campagna dove si è ritirato da quando è in pensione, dal nipote di sua moglie, giovane poliziotto imbranato che un testimone accusa di omicidio. Né è contento di dover abbandonare le sue canne da pesca e i suoi lucci per ritrovarsi, in un'alba gelata, a correre verso Parigi dentro un taxi per cercare di tirare fuori dai pasticci quell'imbecille di Philippe. Ed è ancor meno contento quando si rende conto di essere tagliato fuori dal mondo che per tanti anni è stato il suo, e di sentirsi ""vecchio e privo di energie, di risorse e di idee""""."" -
Dolore e ragione
"Dolore e ragione"""" apparve a New York nel 1995, poche settimane prima della scomparsa dell'autore, offrendosi così, inevitabilmente, come opera testamentaria. Di fatto, leggendo i tre grandi saggi su Frost, Hardy e Rilke, che fanno da perno al libro, risulta difficile immaginare un grado ulteriore di tensione. Se si uniscono i saggi qui presentati a quelli su W. H. Auden e Marina Cvetaeva pubblicati in precedenza, si intravede un paesaggio della poesia moderna nuovo, ben più convincente di quelli offerti in varie scuole accademiche. Ma parlare di poesia per Brodskij ha sempre significato parlare di tutto e del tutto, poiché per lui la poesia era """"l'unica assicurazione disponibile contro la volgarità del cuore umano""""." -
Zenone di Elea. Lezioni 1964-1965
Discepolo di Parmenide, geniale ideatore dell'arte dialettica, Zenone noto ai moderni per le sue famose aporie sulla divisibilità infinita (Achille e la tartaruga), aporie sulle quali si sono misurati numerosi maestri della filosofia e che persino Aristotele dichiarava di non saper confutare facendo appello al solo piano razionale e logico. In realtà Zenone mostra nei suoi argomenti un istinto eccezionale al rigore dimostrativo, al punto che Colli attribuisce a lui la scoperta del principio di contraddizione, facendone così un pensatore cruciale della filosofia e della scienza moderne. -
Amore cieco
"Amore cieco"""" narra una storia fondata su sentimenti elementari, come l'amore e la vergogna, ma stravolti e riscoperti come nuovi per l'angolo peculiare sotto cui si presentano." -
Paesaggi italiani con zombi
I paesaggi, in questo bel paese apatico e feroce, si vanno affollando di zombi stralunati e cloni attoniti. E si diffonde l'oscura percezione che nell'Italia degli ultimi anni sia avvenuta ogni sorta di mutazioni sfuggenti e insidiose, lasciandosi dietro un brulichio che tutto ingloba e stravolge: come in quei gremitissimi quadri dei Bruegel dove i più gravi incidenti si confondono tra la ressa sgangherata. Ma i romanzeschi o drammatici fatti italiani sono spesso anche ridicoli; e inspiegabili o inattendibili: tanto che, al di là di generiche effusioni di malessere, preferibilmente si evita di affrontarli a caldo. Ed ecco invece che, a sorpresa, Arbasino - e chi altri se no? - dedica a un così imbarazzante «stato della nazione» un libro che con brutale lucidità nomina e cataloga, descrive e deride, seziona e insolentisce tutto il repertorio dei temi ricorrenti e delle manie e smanie vecchie e nuove nel «gran casino» peninsulare. Sfilano i luoghi comuni ossessivi e le classificazioni deliranti, lo sciocchezzaio del «politicamente corretto» a destra e a sinistra, il paleo e il retro e il neo e il post, il Nord e l'Est e il Sud e il West, le secessioni, le immigrazioni, le televisioni, gli inquinamenti culturali compromettenti, le colpe e scuse loquaci e tattiche, le figurette e le figuracce - sino al gran silenzio di fine millennio circa l'Aldilà. -
Infanzia di Nivasio Dolcemare
«Il giorno in cui Nivasio Dolcemare uscì dal grembo materno, il sole picchiava a martello sulla città della civetta». Con questa mitica «espulsione» prende avvio uno dei libri più euforici, esuberanti e visionari di Savinio: libro che è insieme ricostruzione dell’infanzia, della pubertà e dell’adolescenza del protagonista (ma in realtà dell’infanzia, della pubertà e dell’adolescenza tout court) e affresco smagliante e iperreale di un’Atene solare e irrimediabilmente decaduta. Memorabili sono i momenti che scandiscono la formazione di Nivasio a opera dei due bizzarri genitori, il commendatore Visanio e la signora Trigliona, ma non meno memorabile è la capitale, con la luna che brilla sulle vetrate della fabbrica di birra, i corvi che volano nel cielo a due a due, le ossa calcinate dei somari che tracciano le strade bianche; e altrettanto memorabili sono le mille figure che la animano, dal marchese Raúl detto l’imbecille al barone e alla baronessa von Ràthibor, dal pittore Ermenegildo Bonfiglioli, specializzato in «tondeggiamenti tiepoleschi», alla giovane Pertilina «lieve come ombra» e «profumata di purezza». Il tutto in una prosa vorticante ed esplosiva, dove una sintassi classicistica si carica di invenzioni lessicali sontuose o grezze, creando un impasto sonoro senza precedenti nella prosa italiana. La prima edizione in volume dell’Infanzia di Nivasio Dolcemare è del 1941. -
Le origini del pensiero europeo. Intorno al corpo, la mente, l'anima, il mondo, il tempo e il destino
Questo libro è dedicato alle radici del nostro essere: a quelle parole, per lo più greche e latine, con cui è stato dato nome alla vita, allo spirito, all'anima, al corpo, alla sorte fin dagli inizi di quella civiltà composita, sfaccettata, innovatrice che, a un certo punto (tardo) della sua storia, fu chiamata ""europea""""."" -
La fine della scienza
Si insinua sempre più spesso il sospetto che la scienza stia per esaurirsi, almeno per quanto riguarda le scoperte essenziali. L'autore compie un viaggio fra gli scienziati più discussi e le loro idee su questo tema. Horgan riesce a darci il senso della vertiginosa complessità dei problemi, mantenendo tuttavia il tono di una discussione chiarificatrice e insieme facendoci sentire nei tic, nelle eccentricità, nei rancori, nelle ingenuità, nelle ironie, di quale tessuto si compone la vita intellettuale di alcuni fra i più grandi scienziati di oggi, visitati nel loro habitat. -
Manuale del boia
Un magistrale pamphlet di pura vena swiftiana racconta lorrore della pena di morte sollevando il velo della generale ipocrisia. «Se ne avessi il potere, vorrei che su ogni tavolino di Londra, per la prima colazione, ci fosse una copia di questo libro» - Norman Douglas -
L' isola del tesoro
Il romanzo ""L'isola del tesoro"""" (1883) venne inizialmente pubblicato a puntate su un giornale per ragazzi e solo successivamente fu stampato in volume. Al suo debutto l'opera fu stroncata. Stevenson scrisse queste righe in risposta alla stroncatura: """"Non è mai esistito un bambino (fatta eccezione per il signor James) che non abbia cercato oro, non sia stato pirata o capitano di soldati o bandito di montagna; che non abbia mai fatto battaglie, non sia naufragato e non sia stato fatto prigioniero, e non abbia bagnato di sangue le sue piccole mani, o che bravamente non si sia ritirato da una battaglia perduta e che infine, con manifesto orgoglio, non abbia protetto l'innocenza e la bellezza""""."" -
Al culmine della disperazione
In questo libro, concepito come una ""sfida al mondo"""", tutto è negazione della misura, violazione del limite, talora sino al paradosso; e tuttavia tra sangue, fuoco, risa demoniache, slanci lirici e interrogativi che sconfinano nell'iperbole, si insinuano osservazioni acutissime, sintesi taglienti che fanno intuire le future folgorazioni: sotto il ribollire di un magma denso di detriti letterari, sotto le esplosioni di un lirismo sfrenato già si colgono un piglio personalissimo, una mano sicura e impietosa."" -
Migrazioni. Vol. 2
La prima parte di ""Migrazioni"""" si chiudeva con il ritorno del nobile Vuk Isakovic dalla guerra, all'inizio dell'estate 1745. Siamo ora nell'anno 1752: il governo di Maria Teresa ha deciso la smobilitazione delle truppe serbe e quel sogno - raggiungere una nuova patria, una terra slava, la Russia - viene raccolto dal nipote di Vuk, Pavle Isakovic. Sarà lui a guidare il suo popolo attraverso le steppe, i fiumi, le foreste e i laghi dell'Est. Ma solo per scoprire che nulla è come doveva essere, e che la terra promessa non esiste: mai Pavle potrà convincersi che """"un'acacia sul Don o sul Begej è sempre un'acacia"""".""